Intervista esclusiva a Mondello Massimiliano
7 Novembre 2005 da Ping Pong Italia
Innanzitutto grazie per questa intervista, è la prima ad un atleta italiano che pingpongitalia propone ai suoi lettori e spero che ne siano contenti.
Sento il dovere di farti i complimenti per il record di vittorie agli assoluti, è un prestigioso traguardo. Ci dici qualcosa a proposito?
Arrivare a 9 titoli è una cosa bella, superare il traguardo che tutti desiderano. Entrare nella storia e farne parte. Per me superare un idolo come Costantini Massimo era importantissimo.
Max, allora niente da fare per i pro tour di Germania e Svezia?
No. Nulla da fare. Sabatino ha preso il mio posto, tra qualche giorno sarò da Tavana, il medico del Milan e da mercoledì dovrei iniziare a giocare. Faccio terapia, cyclette, muscolarmente sto bene. Faccio tutto per tenere alto il tono muscolare.
Ci sono molti giocatori che si domandano quali sono i segreti per diventare forte, qual è il tuo?
Il lavoro paga sempre, secondo me occorre avere una base dentro, essere predisposto. Sono cresciuto in un paese piccolo Piscopio, poi mi hanno detto che potevo diventare forte e io c’ho creduto, il lavoro e la costanza hanno fatto il resto.
Sappiamo quanto sia importante l’allenamento, ma nella storia di ogni giocatore forte e debole che sia c’è un evento, un fatto, un episodio che ti segna in qualche modo, qual è stato secondo te il momento in cui ti sei sentito così migliorato da essere un giocatore di fama internazionale?
Kuala Lumpur ai mondiali del 2000 , prima e durante quella gara credevo di essere uno qualunque poi con le vittorie su Korbel, Heister, Persson, Cioca etc mi sono sentito un altro e poi quando vinci tante partite non è più il caso che te le fa vincere.
In relazione alla tua carriera, ti sei ispirato a qualcuno come tipologia di gioco?
Non mi sono mai ispirato ad una tipologia di gioco, mi piace molto Primorac perchè è completo, ma non ho mai seguito nessuno, il mio gioco è saper fare un pò di tutto, un allround di potenza.
Secondo la tua opinione i quasi 24 mesi di stop dovuti alle tensioni con la federazione ti hanno fortificato nel carattere o sono stati solo dannosi alla tua carriera?
Tutte e due le cose. Allora presi una decisione importante, ma i 2 anni passati sono stati pesanti. Personalmente però sono cresciuto, nel bene e nel male.
A causa degli infortuni e dell’attività internazionale ridotta, sei uscito dai primi 100 nel mondo con le conseguenze se vogliamo anche di natura economica, pensi di poter rientrare alla svelta e quindi di vederti ripristinati gli incentivi federali?
Assolutamente si, potenzialmente mi sento forte e presto voglio arrivare nei primi 60-70, sperando che la federazione ci faccia giocare ad alto livello, non come in Bulgaria dove ero testa di serie n.4. Penso che ci sia una differenza tra le donne e uomini come qualità di gare, loro vanno in Giappone al pro tour e noi in Bulgaria.
Tu pensi che l’attività deve essere diufferenziata?
Secondo me si, io, Yang Min e Valentino dovremmo fare più pro tour e gli altri, i giovani più open.
Dal 2001 ad oggi si sono alternati alcuni allenatori: Deniso, Costantini e Nannoni. Come valuti questa situazione?
Dopo Patrizio Deniso, Massimo Costantini era il più giusto. Questa decisione di cambiare non è arrivata nel momento giusto. Costantini ha fatto risultati. Non era il proprio il momento ideale. Penso che Massimo abbia avuto poco tempo per lavorare e nonostante tutto ha ottenuto i migliori risultati possibili, Yang Min ed io alle Olimpiadi, 8ì ai mondiali, l’oro di yang Min in Spagna.
Ci dai un tuo parere sulla Serie A giocata il venerdì?
Guarda, purtoppo è quasi impossibile giocare in Italia, perchè ci sono tanti giocatori che lavorano, secondo me bisognava fare un campionato a 6 squadre. Ci sono pochi professionisti. Capisco le motivazioni della federazione, la promozione ma a livello tecnico siamo penalizzati.
Oggi la federazione si sta impegnando per la promozione dell’immagine pongistica, cosa pensi di questo aspetto?
Sono d’accordo, spero che la promozione e l’immagine sia distribuita in maniera proporzionale al valore degli atleti. Ben venga un ping pong più popolare ma bisogna anche promuovere i campioni stessi.
Secondo te quali devono essere le doti di un buon giocatore e di un buon allenatore?
Le doti? Bisogna rispettare gli altri, avere un buon fisico, una buona tecnica. L’allenatore deve sapere tutto, sia molto in contatto con gli atleti, amico di loro e deve conoscere tutto degli avversari.
Non si parla mai di un atleta e dei materiali che utilizza, in nessuno sport calcio, tennis, etc. Secondo te è una questione di sponsorizzazione quindi un materiale vale l’altro o c’è una ricerca ben precisa di che cosa utilizzare.
È questione di soldi. Per noi è imporatnte il feeling con il legno, la gomma, la maglietta. Ma alla fine in tutti gli sport se ci guadagni di più usi quel materiale.
Veniamo al Club
La storia ci ha insegnato che dove va il numero uno d’Italia 9 volte su 10 il club a cui appartiene vince il campionato, Possiamo dire che dove vai tu la vittoria è garantita?
Anche dove andavi tu vincevi sempre. Continuo e sto continuando la storia di quello che hai fatto tu.
Bisogna dare atto a qualche club di aver valorizzato la propria squadra con il tecnico professionista, secondo la tua esperienza quanto ha influito la presenza del tecnico nei tuoi campionati vinti?
Fino a qualche anno fa non è stato molto importante perchè il livello era decisamente più basso, ma ultimamente il gioco in Italia è cresciuto, ci sono tanti stranieri e negli ultimi 4-5 anni l’allenatore è stato importantissimo.
Deniso, il tuo allenatore di club ed ex allenatore della nazionale ha detto proprio a pingpongitalia.com che un atleta con la A maiuscola deve essere un vero uomo perchè oltre a saper giocare deve aver assimilato rispetto e disciplina. Dal tuo punto di vista concordi con questa affermazione
Assolutamente si, confermo, a volte supero la linea dell’ineccepibile comportamento ma me ne rendo conto immediatamente e vorrei migliorare da questo punto di vista.
Mi ritengo comunque un leader.
Sappiamo che la vita pongistica di un’atleta si è allungata, che cosa cosa ti manca per fare un salto di qualità importante?
Se fossi nato in Germania sarebbe stata un’altra carriera, quando Milan Stencel mi aveva invitato in Germania per me è stata un’occasione persa perchè là sei sempre sotto stress, ogni gara di campionato è una gara ad alto livello, non come quà che occorre aspettare diverse settimanet se non mesi prima di fare una gara decente. Ecco manca lo stress agonistico, e quindi la quantità e qualità media delle gare.
Supponiamo che hai un microfono in mano e volessi dire qualcosa a ruota libera, cosa diresti?
Ringrazio Patrizio, se sono arrivato dove sono lo devo a lui. Secondo me ancora oggi, manca la sintonia tra la federazione e gli atleta in cui si parla bene della fitet, e la fitet parla bene di noi. Troppe cose non chiare, troppi sprechi. Si può fare di più (come diceva Tozzi).
Grazie a Massimiliano Mondello per il suo tempo e la gentilezza dimostrata.
Nel sito FITeT oggi si dice che domani Massimiliano Mondello partirà per il pro tour di Germania!?