I Pro Tour di KWA e QTR

17 Aprile 2007 da Ping Pong Italia 

Dal D.R. ho ricevuto questo lungo ma necessario resoconto sui Pro Tour del Kuwait e del Qatar.
Buona lettura.

del Drago Rosso

PIOGGIA
L’Open del Qatar si è giocato nel modernissimo palazzetto (che sarebbe meglio chiamare palazzone) chiamato Aspire, inaugurato in occasione dei Giochi Asiatici svoltisi a dicembre. Questa gigantesca struttura non ha un unico spazio interno, eventualmente da suddividere in più parti, ma è già divisa in più palestre di diverse dimensioni, da quelle grandissime del velodromo e della pista indoor di atletica, a quelle per ginnastica, pugilato, pallavolo, basket, alcune delle quali possono essere usate anche per altri sport. Nello stesso spazio in cui si è giocato l’Open di tennistavolo, si erano svolte le gare di badminton dei Giochi Asiatici. E a quelle gare risale un episodio molto più che curioso.
In quello spazio, erano stati creati tre campi di badminton. Nel primo giorno di gare, la partita prevista su uno di questi campi, quello che si trovava sotto un’arcata di cemento, non fu disputata. Sapete perché? Al centro di quel campo… pioveva. Sì, cadevano gocce d’acqua. Era stato messo un secchio proprio lì, per raccogliere l’acqua. Stava piovendo da
due giorni e la moderna struttura presentava già una falla che faceva passare l’acqua. Ora, pensiamoci bene. Il Qatar è un paese completamente immerso nel deserto, il deserto vero. Succede che si mette a piovere per due giorni nel deserto, e questo è già strano, e poi che piova addirittura dentro un palazzetto appena inaugurato. Una beffa.
E poi, un palazzetto nato bucato, sembra di essere in Italia.
blrtv.jpg TV BIELORUSSIA
Durante il primo giorno di gare dell’Open del Qatar, sulle tribune si è notato uno strano capannello di gente: giocatori, allenatori e dirigenti della Bielorussia. Uno di loro aveva acceso un computer e aveva fatto partire la registrazione di una partita di Champions League maschile giocata pochi giorni prima, fra Samsonov e Boll. Il tedesco conduceva 2-1 e 10-3, aveva ben 7 matchball. Samsonov ha vinto quel set 12-10 e poi ha vinto la partita. Tutti lì a vedere il set della clamorosa rimonta e a ignorare le gare che si stavano svolgendo nel palazzetto.
lichingqtr.jpg LI CHING

Mentre si stanno svolgendo le gare, all’improvviso, si ode un urlo disumano: “Mamma mia”. Proprio così, in italiano, dal tavolo centrale. Non c’è un azzurro impegnato lì, ma il più pazzo di tutti i pazzi, Li Ching, di Hong Kong. Ha appena commesso un errore clamoroso e ha gridato “mamma mia” per esprimere la sua delusione.

WANG LIQIN

wangliqinkwa.jpgIl campione del mondo continua a non mostrare una grandissima forma, anche se sono chiari alcuni miglioramenti rispetto a Croazia e Slovenia. In Qatar perde in finale 4-2 con Ma Lin, in Kuwait si arrende 4-2 in semifinale a Ma Long, che poi vincerà il torneo, battendo Ma Lin in finale. Wang Liqin, nei due tornei, supera agevolmente forti avversari (come Chen Qi, Hao Shuai, Lee Jung Woo, Li Ching, Smirnov, ma non dà mai la sensazione di devastante potenza e superiorità che è solito fornire. Nel 2006, la finale degli Open del Qatar, contro Ma Lin, fu uno spettacolo, con Wang Liqin nettamente superiore. Adesso, la sensazione è che abbia qualche difficoltà a raggiungere il massimo. Dal Kuwait ai Mondiali passano tre mesi, quindi, Wang Liqin ha tutto il tempo per pianificare un programma di allenamenti che lo porti alla migliore condizione, ma rimane il dubbio che, a 28 anni, debba faticare un po’ di più per stare davvero al massimo.

MA LONG
malongkwa.jpgGli mancava una vittoria in un Open internazionale, l’ha raggiunta in quello del Kuwait. In Qatar, perde con Ma Lin. Poi, in Kuwait, si scatena e batte i primi tre della classifica mondiale Wang Hao, Wang Liqin e Ma Lin in ordine di tempo, inframezzando un 4-1 a Schlager e un 4-0 a Suss, ridicolizzato nel gioco. Ma Long aveva già dimostrato la sua forza, in particolare con un grandissimo rovescio, cui sta abbinando poco alla volta un diritto quasi altrettanto forte, ma aveva mostrato più volte difetti di personalità. La sconfitta con Samsonov nella finale degli Open di Germania 2005, a soli 17 anni (dopo aver distrutto Boll in semifinale), era stata indicativa in questo senso, perché Ma Long giocò un po’ “frenato”. Agli Open di Croazia, pochi mesi dopo, ebbe il matchball proprio contro Samsonov, ma, dopo che il bielorusso glielo annullò con un gran flip, non fu più in grado di reggere il ritmo. E agli Open di Croazia quest’anno ha perso di nuovo con Samsonov, nonostante avesse dato
l’impressione di potercela fare. Poi, in Qatar, il primo segnale importante: battuto per la prima volta Samsonov, con un 4-1 netto anche nei parziali. Al turno successivo ha perso con Ma Lin, ma la maturità era molto più vicina. E infatti, in Kuwait, ecco un Ma Long irresistibile. Adesso, è una mina vagante per tutti, e intendo i cinesi più forti, visto che gli
europei, a parte Samsonov, li aveva già surclassati. Non può essere l’erede di Kong Linghui e Wang Liqin, ma si può avvicinare molto a quei livelli. Considerato che non ci sono nuovi giocatori di classe, non solo in Europa, ma nemmeno in Cina, lui potrebbe dominare per molti anni dopo il ritiro degli attuali primi tre cinesi. L’unico a potergli stare a fianco è Hao Shuai.
HAO SHUAI

haoshuaihrv.jpgE arriviamo proprio ad Hao Shuai. Dopo la bella vittoria in Croazia, si addormenta un po’: perde
addirittura con Rosskopf in Qatar. Poi, un piccolo risveglio in Kuwait, ma si deve arrendere a Wang
Liqin. Questo, però, non cambia il giudizio su lui. Sta diventando sempre più forte, anche se ha già 23 anni, e dire “ha già 23 anni” può suonare assurdo, visto quello a cui siamo abituati in Europa, ma in Cina questa comincia a essere un’età critica. Però, proprio perché negli ultimi anni il ricambio è più lento che nel passato (come avevo già fatto notare nei miei articoli sui Campionati nazionali cinesi), Hao Shuai può essere ancora considerato “giovane”. Il suo livello tecnico è vicino a quello di Ma Long, ma sa mostrare anche una maggiore solidità nel gioco, oltre a un rendimento più costante.
BOBOCICA

Ormai, Mihai ha firmato col Saarbrucken, squadra di seconda divisione tedesca, quindi è entrato in una nuova fase della sua carriera, si spera quella decisiva. bobocicakwa.jpgSoprattutto, si spera che finalmente riesca ad avere un rendimento costante, senza gli alti e bassi che hanno caratterizzato anche gli Open di Qatar e Kuwait. In Qatar, subisce uno 0-4 dal cinese-croato Tan Ruiwu (ricordiamo che ha giocato i Mondiali 1999 a Eindhoven per la Cina), anche se i punteggi non sono male. Il vero problema è che arriva sempre il momento in cui Bobocica molla per 4-5 palle consecutive e compromette il set. E nell’under 21, inaspettata sconfitta con Zmudenko. In Kuwait, invece, ecco la bella prova contro il ceko Klasek, un avversario comunque tosto, ma con un gioco aperto, non troppo veloce, col quale Mihai si trova bene. In effetti, il vero problema di Bobocica è la mancanza di allenamento ad alti livelli, oltre che dello scarso numero di ore al tavolo. E questo porta mancanza di sicurezza nei colpi proprio nei momenti delicati, oltre che una velocità ridotta negli scambi. Ora che andrà ad allenarsi a Ochsenhausen, insieme al suo idolo Crisan, i miglioramenti si dovrebbero vedere. Comunque, in Kuwait fa vedere qualcosa di buono. Contro Klasek, nel
girone di qualificazione, potrebbe vincere 4-0, non sfrutta un vantaggio che potrebbe essere decisivo e finisce 4-2, con un colpo da favola che tira fuori alla fine, un colpo che d’ora in poi sarà chiamato Tatanka, dal nome del grande capo indiano che l’ha ispirato Mihai nel momento decisivo, come lui stesso ha detto subito dopo la gara. Dopo uno scambio veloce e potente di rovescio, la palla va fuori del tavolo sul rovescio di Klasek, che riesce però a colpirla con ancora più potenza, imponendole una traiettoria molto tesa e bassa, verso il rovescio di Bobocica. E qui arriva la prodezza: Mihai, invece di colpirla di piatto, fa un movimento di rovescio al contrario, da destra verso sinistra, e dà alla pallina un effetto
laterale e allo stesso tempo una grande accelerazione. La pallina torna sul rovescio di Klasek, schizzando letteralmente sul tavolo, velocissima, e rendendo vano il tentativo del giocatore ceko. Nel tabellone principale, poi, Bobocica trova Chila e sfiora una bella vittoria, conduce 3-2 e nell’ultimo set perde 9-11 dopo un gran lotta. Bobocica non si ferma qui, perché nell’under 21 continua a dimostrare il suo valore. Batte il russo Grigoryev e poi il sudcoreano Lee Jin Kwon, entrambi 4-3, dimostrando una grande maturità di gioco. In particolare, contro il sudcoreano, in vantaggio 3-1, si fa raggiungere sul 3-3, ma poi ha la forza di ricominciare a martellare e a vincere. In semifinale, si trova di fronte il russo-tedesco Ovtcharov. La sconfitta per 4-0 non rispecchia il significato tecnico della partita. Bobocica praticamente non gioca nel primo set, ma poi si batte alla pari col più quotato avversario. Va quasi sempre in vantaggio, regge lo scambio potente di rovescio sia sul tavolo che fuori. Poi, purtroppo, le solite pause apparentemente inspiegabili, che invece una spiegazione ce l’hanno eccome: la mancanza di sufficiente allenamento, di abitudine allo sforzo prolungato e ad alti livelli. Bobocica gioca bene in alcune fasi e mostra il suo potenziale, poi si blocca. Comunque, contro Ovtcharov fa intravedere cosa potrebbe diventare con allenamenti duri e costanti.

ITALIANI
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Cancellate le iscrizioni per il Qatar, a eccezione di Bobocica, in Kuwait è arrivato Piacentini, che nelle qualificazioni ha vinto con Al Abbad e poi perso 4-1 col sudcoreano Cho Eon Rae, con cui aveva già perso, ma per 4-2, agli Open di Croazia, nello spareggio per entrare in tabellone. Piacentini mostra una forma migliore rispetto agli ultimi anni, ma, non appena l’impegno si prolunga, non regge.

MAZE

mazeqtr.jpg

Si è rivisto Maze, sempre più incerottato, sempre più indecente nei suoi movimenti di gambe e di braccia. Ormai, il suo fisico è a pezzi e la causa sta proprio in tutti i suoi movimenti sbagliati, che provocano sforzi innaturali soprattutto nella colonna vertebrale. In effetti, è sempre la schiena a dolergli. In Qatar e Kuwait è apparso pimpante all’inizio, poi si è andato rapidamente spegnendo. La mancanza di basi tecniche corrette (in Maze ancora più grave che in Boll) può non importare a chi guarda al tennistavolo con superficialità, ma alla fine si paga. Maze la sta pagando molto più in fretta del previsto. E’ un giocatore già finito. E per evitare le solite critiche di chi dice che io esagero, faccio subito la precisazione: magari può ancora vincere i campionati nazionali danesi! Sperare di più sarebbe ridicolo.
hrvboll1.jpg BOLL-MA LIN malinqtr.jpg

Dopo le sconfitte in Coppa del Mondo 2005 e nella semifinale dei Mondiali a squadre, Ma Lin sembrava ormai un fuscello in balia di Boll. Tanti “esperti” avevano sentenziato che ormai Boll aveva superato Ma Lin e che la lunga serie di vittorie di Ma Lin nei suoi confronti apparteneva al passato, la realtà tecnica era cambiata. Stesso discorso per Wang Hao, che aveva perso due partite con Boll, una delle quali nella stessa Coppa del Mondo 2005. Mi ero sforzato di spiegare che quella Coppa del Mondo, dal punto di vista tecnico, non aveva significato perché i cinesi (anche Wang Liqin) erano arrivati a Liegi alla 3 di notte, si erano dovuti svegliare alle 10 di mattina per poi cominciare a giocare alle 13. E avevano pagato tutto questi nei due giorni successivi, perdendo tutti e tre da Boll (tutti 4-3), con Wang Hao che comunque aveva buttato la vittoria (3-2 e 8-4, con Boll buttato fuori dal tavolo e sbaglio clamoroso di Wang Hao per il mancato 9-4). Ai Mondiali, era poi successo che Ma Lin se la fosse fatta sotto e, in vantaggio 2-0, si era fatto rimontare da Boll per perdere 2-3. E gli stessi “esperti” a sentenziare che Boll era veramente numero 2 del mondo. Sostenni, allora e dopo, che Boll al massimo può essere considerato il numero 5, se proprio tutto va bene, e comunque ancora per poco.
Adesso, sta venendo fuori la verità tecnica che io ho sempre sostenuto. Wang Hao, come ho già fatto notare, ha già strapazzato due volte Boll. Mancava all’appello Ma Lin, e puntuale è arrivato anche lui a far vedere la differenza con Boll: 4-0 e 4-1 nelle due semifinali degli Open di Qatar e Kuwait. In tutti e due i casi, Ma Lin ha dato una severa lezione a Boll e non è una questione di punteggio, ma di gioco. Molte volte io parlo di “significato tecnico”, che è indipendente dal
singolo risultato e purtroppo vedo che tanti non riescono a capire questo concetto. Se dico che il “significato tecnico” di queste due vittorie è lo stesso della sconfitta di Ma Lin ai Mondiali a squadre (non di quella della Coppa del Mondo) può apparire qualcosa di incomprensibile. Ma, se esaminiamo bene il “tipo di gioco” mostrato dai due giocatori in questi
tre incontri, si può capire meglio cosa io voglio dire. Ma Lin è quello che comunque costruisce il gioco. Non bisogna farsi ingannare dal fatto che, in alcuni momenti, Boll sia quello che attacca di più, perché lo fa in seguito a un errore di Ma Lin, che controlla male una palla e la manda lunga, o perché rischia al massimo una risposta al servizio. Questo
significa che l’attacco di Boll (almeno contro Ma Lin, perché contro altri giocatori può non essere così) è casuale o forzato, non è mai la conseguenza di un “piano programmato di azione”. L’azione di Boll dipende, comunque, da quella di Ma Lin, che infatti costruisce il gioco, sempre. A Brema, Ma Lin conduceva 2-0 senza problemi, un paio di belle risposte corte di
Boll all’inizio del terzo set, la difficoltà ad attaccare ed ecco che il cinese se l’è fatta letteralmente sotto, ha cominciato a non attaccare più, ma solo ad aspettare l’attacco di Boll sperando di poterlo contrastare col block di rovescio (eseguito
nella maniera classica dei pennaioli e non in quella moderna, ulteriore errore decisivo). La vittoria di Boll fu meritata, ma il significato tecnico non era quello. E infatti, in Qatar e Kuwait, Ma Lin ha giocato esattamente nella stessa maniera, ha impostato il gioco: palla corta e attacco, con il rovescio da pennaiolo moderno, non classico. Ed è stato un attacco continuo, con Boll che ha dovuto forzare quando ha visto che Ma Lin, contrariamente a quello che era successo a Brema, non aveva più paura della risposta corta: la ribatteva corta a sua volta o l’attaccava col rovescio moderno. E sul gioco aperto Boll era sempre in ritardo. In Qatar, a dispetto del terzo e quarto set finiti a 9, il dominio di Ma Lin è stato
totale. I punti Boll li ha fatti solo quando Ma Lin ha avuto una pausa, ma il cinese ha poi dato un’accelerazione con serie impressionanti da 8-1 o 7-0 e ha spaccato Boll. In Kuwait, c’è stato un po’ più di equilibrio, ma solo parziale, poi è stato ancora una marcia da schiacciasassi per Ma Lin, che ha rischiato solo nel terzo set, quando si è trovato 8-10, ma ha
continuato ad attaccare senza paura e ha poi chiuso con una spaventosa dimostrazione di superiorità. Il commento più efficace a quest’ultima vittoria è arrivato proprio da Ma Lin, e c’erano pochissimi a raccoglierlo. Sul pulmino che doveva riportare i giocatori in albergo, ci siamo trovati io, Wang Liqin, Wang Hao, Ma Long e Hao Shuai. Dopo un po’, è arrivato
Ma Lin. E’ entrato nel pulmino, ha guardato i suoi compagni e ha detto: “Tale pu hao”. Traduzione: “Ho giocato male”. Non sto scherzando, è andata proprio così. Non stava scherzando nemmeno Ma Lin, che era serissimo. Chi gioca può capire meglio di chiunque altro. Dopo una partita, vinta o persa, quando si parla coi compagni di squadra, senza estranei davanti, si dice davvero quello che si pensa della propria prestazione. Così è stato per Ma Lin. Che ha ammesso di aver giocato male. E se avesse giocato bene, che fine avrebbe fatto Boll? Se qualcuno poi, a proposito degli “estranei”, pensa che Ma Lin non avrebbe potuto parlare liberamente di fronte a me, ebbene, significa solo che io non sono un estraneo. Comunque, per concludere, ricordo solo i numeri dei confronti fra Ma Lin e Boll: 10-3. Le tre vittorie di Boll sono le due
citate di Coppa del Mondo e Mondiali a squadre, più una nel primo confronto diretto, nel 1999. Poi, dominio di Ma Lin, che ha dimostrato che il “significato tecnico”, che qualcuno pensava fosse cambiato nel 2006, è rimasto lo stesso: due categorie diverse.
TABELLONI STRANI

In Qatar e Kuwait si è ripetuta la barzelletta dei tabelloni strani, in cui la strada di Boll è spianata fino alla semifinale. Nel quarto di tabellone in cui viene piazzato Boll, non c’è mai un cinese, mai. In Croazia, il quarto di tabellone in cui sarebbe dovuto esserci (poi ha rinunciato alla gara, ma il tabellone non è stato cambiato) non solo era senza cinesi, ma
con giocatori di classifica inferiore a quelli che si trovavano negli altri tre quarti. E nella parte superiore del tabellone si trovava pure un certo Samsonov, per completare il quadro. In Qatar e Kuwait, poi, è andata persino peggio. E se in Qatar nel quarto di tabellone di Boll era possibile almeno trovare Smirnov e Oh Sang Eun, in Kuwait non c’erano nemmeno
loro, solo giocatori che non vincono più una partita nemmeno a pagarla, come Chuan Chih Yuan e Yoo Seung Min (quest’ultimo perde con Tan Ruiwu (cinese di Croazia) che arriva fino ai quarti di finale. Il bello è che in Qatar Boll ha rischiato di perdere con Smirnov (sotto 1-3) e si è trovato in difficoltà con Oh Sang Eun (2-2). Il torneo successivo, ecco che anche Smirnov e Oh Sang Eun spariscono dal quarto di tabellone di Boll. Ma guarda un po’ che combinazione.
In compenso, i cinesi si massacrano fra loro in un tabellone scandaloso: in Kuwait, sei cinesi in gara, cinque nella parte superiore del tabellone, uno in quella inferiore, ma non nel quarto di Boll, che così non ha trovato nessuno per arrivare in semifinale, dove è stato poi mazzolato ancora una volta da Ma Lin. Certo, uno può avere il dubbio: non è possibile che i
tabelloni vengano aggiustati. Bene, allora è meglio sapere alcune cose. Il sorteggio dei giocatori già in tabellone avviene prima che comincino le qualificazioni, in generale quando la squadra cinese non è ancora arrivata, quindi senza nemmeno un rappresentante cinese a controllare la regolarità del sorteggio. E per favore nessuno mi venga a dire che
devono arrivare prima, perché il discorso è che le cose si devono fare onestamente, ci sia o no qualcuno a controllare. Comunque, piccolo esempio di quello che può succedere quando i cinesi sono già arrivati. Open di Svezia di qualche anno fa. Un dirigente cinese chiede a che ora e dove avverrà il sorteggio. Gli viene risposto (c’ero anch’io e posso testimoniare): a quest’ora in questa stanza. Il dirigente cinese ci va, a quell’ora, e non trova nessuno. Va in giro a
chiedere, trova un arbitro che gli dice: “Ma come? Il sorteggio si è fatto a quest’ora (un’ora prima di quello che avevano detto al cinese) e in quella stanza (una stanza diversa da quella che era stata indicata”. Volete che vi dica che i cinesi si sono trovati misteriosamente tutti, tranne uno, dalla stessa parte del tabellone?
Andiamo ancora sul concreto.
Ecco la presenza di giocatori cinesi nei quattro quarti dei tabelloni di Croazia, Qatar e Kuwait, dall’alto in basso. Croazia:
3-1-0-2. Qatar: 1-3-0-2. Kuwait: 3-2-0-1. Ovviamente, lo zero rappresenta il quarto di tabellone in cui era inserito Boll. Non succede mai che i cinesi si trovino 3 nella parte superiore e 3 nella parte inferiore, mai. Si trovano 4 sopra e 2 sotto, o 5 sopra e uno sotto. Possibile che non accada mai che ce ne sia uno nel quarto di tabellone di Boll? Vediamo cosa è
successo all’Open di Slovenia, quando Boll non c’era Ecco la disposizione dei cinesi dall’altro in basso nei quattro quarti: 1-1-2-2. Stavolta erano presenti dappertutto, ma proprio quando mancava Boll. E poi, visto che Wang Liqin e Ma Lin sono piazzati in alto e in basso, essendo i primi due della classifica mondiale, come mai quando si va a fare il sorteggio
per le posizioni 3 e 4 fra Wang Hao e Boll, finisce che Wang Hao va sempre in alto e Boll sempre in basso, ma proprio sempre?
Una riprova? Guardiamo cosa succede con il tabellone femminile. Una volta piazzate Zhang Yining e Wang Nan in alto e in basso, come prime due teste di serie, si procede al sorteggio per le posizioni 3 e 4 fra Guo Yan e Guo Yue. Potete controllare i tabelloni: una volta Guo Yan va sopra e Guo Yue sotto, un’altra volta l’inverso. E così le altre cinesi, “ballano” fra parte superiore e inferiore. Con Wang Hao e Boll non succede mai: Wang Hao sempre sopra, a incontrare Wang Liqin, passando prima per qualche altro cinese, Boll sempre sotto, a non incontrare mai cinesi fino alla semifinale. Potete avere ancora dubbi? Bene, vi racconto cosa accadde nella Coppa del Mondo maschile 2001 a Courmayeur per il sorteggio dei quarti di finale. Il competition manager, europeo, eseguì il sorteggio, col giudice arbitro che gli permise di
farlo nonostante toccasse a lui questo compito. Il competition manager chiese all’allenatore di Taipei di scegliere le carte: gliele mise sotto il naso con la faccia quasi scoperta. Io e altre persone eravamo in seconda fila e vedemmo chiaramente i numeri delle carte, che furono visti ovviamente dall’allenatore di Taipei, che scelse il numero di posizione che faceva andare Chiang Peng Lung da una parte, poi scelse il numero che faceva andare i due cinesi ancora in gara
tutti e due dall’altra parte, in modo che si eliminassero fra loro. Ma Lin, che si trovava in fondo alla sala, si accorse del trucco e chiese di essere lui a scegliere la carta, ma fu respinto dal competition manager che disse: “Troppo tardi, il
sorteggio è stato già fatto”. Seduto vicino a me c’era un giornalista svedese, Per Hallstrom, che vide tutto, vide anche lui i numeri esposti spudoratamente, e rimase letteralmente schifato. In conclusione, non credo possiate rischiare di mettere la mano sul fuoco per dire che i sorteggi sono al di sopra di ogni sospetto. Se lo sono, vuol dire che io sono George Clooney e mi trombo tutte le strafiche del mondo.
COMPAGNI DI SQUADRA

Avete visto i cinesi come sono composti e corretti quando si incontrano fra loro nelle gare internazionali? Bene, vi siete persi una scena da cinema all’Open del Qatar. Giocano Wang Hao e Chen Qi, quest’ultimo conduce 2-1 e 10-9, è al servizio. Lo esegue e Wang Hao manda la pallina in rete, con una traiettoria strana. Wang Hao guarda la gomma della sua racchetta e scopre una traccia di bagnato. Chiama Chen Qi, gliela fa vedere e gli dice che ha bagnato la
pallina prima di servire. Chen Qi, con una faccia da impunito, spalanca gli occhi, allarga le braccia e fa segno che non ha fatto niente. Il set successivo Wang Hao nemmeno lo gioca, butta i colpi di qua e di là e perde rapidamente. Torna nel gruppo dei cinesi che stanno in tribuna (fra loro ci sono anche io, che seguo in diretta la sceneggiata), è incazzato nero e
si mette a parlare con Hao Shuai, gli dice che Chen Qi ha bagnato la pallina. In quel momento, arriva Chen Qi, che continua ad avere l’espressione del figlio di buona mamma e, quasi ridendo, fa segno che, prima di servire, si è asciugato la mano sulla maglietta. E poi ripete il gesto per sfottere Wang Hao. Che compagni di squadra, eh?
GUO YUE
guoyuekwa.jpgLa bambina prodigio, che ormai ha 18 anni e mezzo, è sempre più scatenata, anche se le capita di
addormentarsi in Qatar contro la Fukuhara. Da ricordare che Fukuhara, giapponese di soli 4 mesi più giovane di Guo Yue, ha giocato nel Liaoning nella Superlega cinese, vale a dire nella stessa squadra di Guo Yue e Wang Nan, quindi ha potuto assuefarsi un po’ al gioco di Guo Yue, che comunque dovrebbe vincere sempre con lei. Dopo la pausa in Qatar, Guo Yue ha ripreso a vincere e in Kuwait ha dato una dimostrazione impressionante della sua forza. In semifinale c’è stata una vera battaglia con Zhang Yining. La campionessa del mondo, dopo aver giocato senza impegnarsi in Croazia e Slovenia, e dopo aver perso con una grande Li Xiaoxia in Qatar, ha mostrato chiaramente la voglia di tornare a vincere. Così, la semifinale fra queste due fuoriclasse (l’ho già detto e lo ripeto: per me, le due più grandi giocatrici di tutta la storia del tennistavolo) è stata una partita grandiosa, con scambi da favola. Alla fine, ha vinto Guo Yue, che poi ha distrutto Wang Nan in finale (4-1)
ed è così arrivata al terzo Open vinto su quattro (prima anche in Croazia e Slovenia). Presenta in questo modo la sua candidatura per i Mondiali.
ZHANG YINING

zhangyiningkwa.jpgQuattro tornei consecutivi senza vittoria sono un evento unico per Zhang Yining, che nel 2006 ha
stracciato tutte le avversarie. Bisogna risalire ai primi anni della sua esperienza internazionale per
trovare un intervallo così lungo (e comunque ricordo che quando aveva 16 anni vince gli Open di Libano e Italia consecutivamente). Ma è comprensibile che abbia bisogno di un po’ di riposo, più mentale che fisico, per trovarsi al massimo della forma nel momento più importante. Fra l’altro, è numero 1 della classifica mondiale da ormai 4 anni e questo fa capire, oltre alla sua enorme forza, anche lo stress che deve sopportare. Comunque, per me rimane ancora lei la grande favorita per i Mondiali.
LI XIAOXIA

lixiaoxiaqtr.jpg
Fra le tre vittorie di Guo Yue, si inserisce Li Xiaoxia con un successo in Kuwait. Li Xiaoxia ha 19 anni (ufficialmente, secondo me ne ha 20) e, pur essendo molto forte, è sempre stata un po’ in ombra
nella nazionale cinese, dopo le prime. Nella realtà, per me lei è la numero 3 dal punto di vista tecnico, dopo Zhang Yining e Guo Yue. Ha esattamente lo stesso stile di Zhang Yining, che per lei è n idolo. E infatti, da bambina, ha cominciato a copiarla perché voleva diventare come lei. Naturalmente, è impossibile che sia una copia di Zhang Yining, ma lo stile è simile, con il braccio che non si piega quando esegue il topspin, col gioco potente e veloce di mezzavolata, con il topspin di rovescio che è davvero una copia di quello di Zhang Yining. E batte il suo idolo in Qatar, per poi perderci in Kuwait, quando Zhang Yining si è svegliata. Comunque, siamo davanti a una grandissima giocatrice, che farà meraviglie anche lei in futuro.

DODEAN

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Il Top 12 disputato ad Arezzo, spacciato dalla Fitet per una grandiosa manifestazione di livello
“mondiale”, ha avuto come finale femminile Li Jiao-Stefanova. All’Open del Qatar, si è visto quanto valesse davvero quella finale (e tutto il misero Top 12 femminile; quello maschile almeno ha avuto 5-6 partite stratosferiche): zero assoluto. Tutte e due le finaliste sono andate fuori al primo turno del tabellone. Stefanova ha perso con la sudcoreana Kwak Bang Bang, che però è cinese: si chiamava Guo Fangfang, poi è andata a Hong Kong e si è chiamata Kwok Fong Fong, poi ha sposato un sudcoreano e speriamo abbia finito di cambiare nome. Comunque, mancava da qualche anno dai tornei internazionali, è rientrata un po’ arrugginita, ma si è rivelata ancora troppo veloce per Niko. Li Jiao è stata battuta, molto più nettamente di quanto possa far pensare il 4-2 finale, da quella che diventerà la più forte giocatrice europea, Daniela Dodean (col dente avvelenato per i due matchball che le erano stati annullati dalla Li Jiao in Champions League), che potrà anche arrivare a dare un po’ di fastidio alle
cinesi, magari non tantissimo, ma un po’ sicuramente gliene darà, come alcuni anni fa aveva già fatto un’altra grande rumena, Steff, ora purtroppo in fase calante. La Dodean, dopo aver battuto la Lin Ling in Croazia, ha dato un’altra dimostrazione delle sue qualità. Se pensiamo che Li Jiao ha preso a pallate tutte ad Arezzo (due set concessi soltanto alla Wosik, poi 4-0 e 4-1 in serie), possiamo comprendere ancora di più il valore della Dodean. Che avrebbe potuto vincere ancor più nettamente, almeno 4-1, ma che ha sprecato tanto, soprattutto per ingenuità dovuta al fatto che ha solo 18 anni. E i 18 anni di una europea sono diversi dai 18 anni di una cinese, meglio ricordarselo. E Dodean ha scontato questo aspetto nel secondo turno, quando ha gettato al vento una facile vittoria con la Wosik. Dodean ha creato e dominato il
gioco, ha mostrato una tecnica di altissimo livello, ma poi si è persa nelle palle strambe della tedesca, nei giochetti che fanno innervosire, nella pause studiate ad arte per far perdere la concentrazione. Resta però la sostanza: Dodean è il futuro dell’Europa, in attesa di un’altra bambina rumena che, vi annuncio sin da ora, diventerà fortissima anche lei. Si chiama Bernadette Szocs, ha compiuto 12 anni il 5 marzo, destra, attaccante, un’altra campionessa della migliore scuola femminile europea, la Romania.
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Le turbolenze che si stanno verificando all’interno della nazionale femminile hanno come conseguenza anche le brutte prove delle azzurre. Purtroppo, non si vede un’inversione di tendenza rispetto alle prove di Croazia e Slovenia, Senza infamia e senza lode Negrisoli e Wang Yu. Laura perde con la tedesca Silbereisen nelle qualificazioni in Qatar, batte la francese Hanffou, poi si scontra con Zhang Yining nel tabellone e non c’è niente da fare, anche se riesce a strappare un set. In Kuwait perde con Stumper (avversario abbordabile) e Zhang Rui (sconfitta inevitabile). Wang Yu ha alti e bassi perché in Qatar perde con Wang Chen (naturalizzata Usa, n. 5 del mondo 12 anni fa), vince con Krekina e nel tabellone va a sbattere con Wang Yuegu (cinese emigrata a Singapore). In Kuwait batte la Grundish ed è prima nel girone perché Struse si ritira. Nel tabellone, altro avversario impossibile, Li Xiaoxia, comunque si comporta bene e vince un set.
Tan Wenling è quasi un disastro. In Qatar gioca con Hain-Hoffman, tedesca. Dovrebbe essere 4-0 per Tan, che infatti conduce 2-0, ma poi si imballa letteralmente e perde 4-2 senza storia. Incredibile. In Kuwait, costretta a giocare le qualificazioni, va peggio, perché perde 4-0 con l’ungherese Lovas, brava ma non irresistibile, e il successivo 4-1 alla
Vacenovska non le basta per qualificarsi al tabellone. Tan Wenling mostra più di un problema: di mobilità, di concentrazione, di forma tecnica e fisica.
E concludo con Stefanova, anche lei in condizioni pessime. In Qatar perde al primo turno, sia pure 4-3, con Kwak Bangabang, che gareggia per la Sud Corea, di lei e dei suoi nomi ho già parlato sopra, è una pennaiola classica, molto potente e veloce, ma che stava fuori dai tornei internazionali da 3 anni. Ha perso molto della sua velocità, sia di gambe sia di esecuzione dei colpi, ma quello che le è rimasto è sufficiente per battere Niko, lenta e a disagio negli spostamenti laterali. In Kuwait, Niko rischia addirittura l’eliminazione nelle qualificazioni: si trova 0-3 e 7-7 con la slovena Safran, brava ma non certo una campionessa. Si salva a stento, è brava a rimontare e vincere 4-3, per poi battere anche la
croata Vaida, ma il significato tecnico della sua prova è davvero basso. Nel tabellone, incontra Niu Jianfeng, cinese che mancava dalle gare internazionali dalla primavera 2005, quando aveva perso ai Campionati Asiatici. Dopo quella sconfitta, era stata esclusa dalle gare, anche se era rimasta in nazionale. E’ rientrata proprio in Qatar e Kuwait, con uno stato di forma non al massimo. Comunque, rimane troppo forte per Niko, che vince il primo set e poi si ferma. In particolare, è possibile notare che Niko forza sempre più il servizio di diritto disincrociato (vale a dire eseguito dal rovescio, in diagonale sul diritto delle avversarie destre), ma quando le avversarie cominciano ad assuefarsi, Niko non ha altre soluzioni. Forzare il rovescio sin dall’inizio della partita è un chiaro segnale della crisi di gioco. Non si costruisce più
un’azione, mirando a far andare la palla in un punto preciso per sfruttare i propri colpi migliori e chiudere il punto, ma si cerca di fare il punto subito. Era accaduto lo stesso anche al Top 12 di Arezzo, contro la Struse e la Liu Jia, ma è un
giochetto che non può andare avanti per molto. E infatti, appena trova avversarie più toste, ecco che anche il suo ottimo servizio diventa un’arma spuntata. Fra l’altro, questa forzatura è un segno evidente anche della mancanza di fiducia in se stessa. Ormai, Niko gioca con due sole azioni: servizio di diritto forzato in diagonale, dal suo rovescio, e scambio di
rovescio in diagonale, senza mai alternare la direzione della pallina. E’ una evidente crisi digioco che i tecnici e lei stessa non sanno affrontarla.
QUALIFICAZIONI CINESI

Alcuni cinesi sono apparsi un po’ stanchi in questi primi tornei dell’anno. Una delle ragioni sta nel fatto che in questo periodo stanno avendo un superlavoro a causa delle qualificazioni ai Mondiali di Zagabria. I giocatori e le giocatrici della
nazionale maggiore, una ventina, hanno affrontato una vera e propria battaglia, girone all’italiana, tutti contro tutti, al meglio però dei 5 set, per stilare una classifica interna che servirà per stabilire chi andrà ai Mondiali. Queste gare sono state annunciate in pompa magna anche dal sito dell’Ittf, che come al solito non ha capito una beata mazza. Ufficialmente, queste sono le qualificazioni ai Mondiali, nella realtà sono soltanto un altro sistema per vendere il
tennistavolo in Tv in Cina. Infatti, come era già accaduto per le qualificazioni ai Mondiali a squadre 2006, c’è una piccola clausola che tutti fanno finta di non vedere: l’ultima decisione spetta comunque all’allenatore capo della nazionale maschile e di quella femminile. Capito il trucco? Le qualificazioni serviranno sì e no a decidere chi sarà il numero 7 della squadra (sette sono i cinesi ammessi ai Mondiali nel singolo). Ma allora, perché si giocano queste cosiddette qualificazioni? Perché in Cina c’è un’offerta spropositata di sponsor che vogliono entrare nel mondo del tennistavolo e che per farlo chiedono sempre più gare, offrendo tantissimi soldi. E la Tv è uno dei mezzi principali che affiancano queste
iniziative. Ho già parlato del Torneo dei Campioni, gara di esibizione che si è svolta a dicembre, voluta dalla Hunan Tv e colpevolmente approvata dall’Ittf come gara ufficiale che vale per la classifica mondiale. Bene, queste qualificazioni ai Mondiali non sono altro che gare da vendere in Tv, sulla spinta di offerte economiche sempre più grandi. Gli stessi
giocatori cinesi, quando ne parlo con loro, si mettono a ridere, perché sanno che è tutto un bluff. Secondo voi, se Wang Liqin arrivasse ottavo sarebbe escluso dai Mondiali? O Zhang Yining? In realtà, la squadra femminile è già fatta per le prime 5: Zhang Yining, Wang Nan, Guo Yue, Guo Yan, Li Xiaoxia. Per gli altri due posti sono in lizza: Peng Luyang, Cao Zhen, Chang Chenchen, Niu Jianfeng, Chen Qing, Ding Ning, Liu Shiwen, e ne potrei mettere altre ancora. Chi arriverà
sesta e settima nella classifica non avrà la sicurezza di andare ai Mondiali, sarà Shi Zhihao a decidere. Il mio pronostico è per Chen Qing e Peng Luyang. Ma non metto scommesse! Capito Alessio? Fra gli uomini, sicuri Wang Liqin, Ma Lin, Wang Hao, Ma Long, Hao Shuai, Chen Qi. Per l’ultimo posto parecchi i pretendenti, a cominciare da Li Ping, Lei Zhenhua, Zhang Chao.
“SOLA” ARBITRALE

All’Open del Kuwait, era presente anche un arbitro italiano, Francesco Nuzzo, che era stato anche giudice arbitro supplente all’Open di Croazia. La sera del penultimo giorno di gare, il giudice arbitro della manifestazione, un egiziano, gli comunica che il giorno dopo lui dovrà arbitrare la finale del singolo femminile. Il pomeriggio del giorno dopo, Nuzzo è in panchina senza la divisa da arbitro, ad arbitrare la finale del singolo femminile c’è un croato, Solar, di nome e di fatto (visto che a Roma la fregatura si chiama “sola”). Solar ha anche arbitrato la finale del doppio femminile. Cosa è successo? Il giudice arbitro egiziano si inventa scuse puerili per dire a Nuzzo che hanno provato a chiamarlo per comunicargli un cambiamento di programma, ma non sono riusciti a trovarlo. Il discorso è: se cambiate programma,
comunque lo escludete dalle finali. Perché? Poi, si nota la solita strana coincidenza: i Mondiali si faranno a Zagabria, il giudice arbitro egiziano “potrebbe” essere convocato, meglio fare un favore all’arbitro croato, assegnandogli due finali, e
fottere l’italiano. Il bravo Nuzzo è rimasto a terra, ma soprattutto si è notato ancora una volta come l’Italia sia la pezza da piedi dal tennistavolo europeo e mondiale. Ma sarà mai che la Federazione protesti per questo scippo?

Commenti

3 risposte per “I Pro Tour di KWA e QTR”

  1. Alessio ha scritto il 17 Aprile 2007 09:28

    Una sola precisazione: Kwak Bang Bang non cambia nome, non ha mai cambiato in effetti. Cambia solo il modo di pronunciare gli ideogrammi del suo nome a seconda del posto in cui si trova: in Mandarino (China mainland) si legge Guo Fangfang, in Cantonese si legge Kwok Fong Fong (a Hong Kong si parla cantonese, e come saprai per esempio Gao Li Ze diventa Ko Lai Chak, ma si scrive sempre uguale). Non conosco il coreano ma mi pare che alcuni caratteri siano comuni a quelli cinesi (è così anche per il giapponese per quelli che si chiamano Kanji) ed è quindi probabile che Kwak Bang Bang sia la pronuncia di tali ideogrammi. Quindi il suo nome non è mai cambiato, si scrive sempre nello stesso modo.
    Questo dovrebbe spiegare anche il perchè (come qualcuno mi chiese sul forum tempo fa) Yoo Seung Ming non protesti perchè lo chiamano Ryu: il suo nome vero si scrive in ideogrammi, il fatto di scrivere Ryu o Yoo con le lettere arabe è semplicemente un artifizio occidentale per permettere a noi di tentare a pronunciare un carattere altrimenti a noi senza senso.
    Fine della lezione di lingue..i prossimi interventi saranno meno OT!!

  2. Per Una Triste Fitet ha scritto il 17 Aprile 2007 22:51

    Sulla disanima del gioco espresso da Stefanova, vorrei aggiungere che Niko fa il servizio sul dritto dell’avversaria e conseguentemente forza li anche il rovescio perchè se cambia quella diagonale si espone ad altra traiettoria e quindi deve muoversi. Poichè spostare le gambe prive di fibre muscolari (sia rosse che bianche) e tutto il resto sotto l’elastico del calzoncino diventa oltremodo difficile, faticoso e bisognoso di forza veloce e quant’altro, …
    ma che stai a scherzà!?
    Vedrai che adesso si prepara duramente per i mondiali per ben figurare.
    Per i mondiali? Mumble, mumble! Ma non era più facile prepararsi per gli europei e vincerli? Mumble, mumble! Gulp! Splash! Sigh! Ed eccovi un altro fumitet in tv!

  3. Drago Rosso ha scritto il 21 Aprile 2007 16:32

    Ovviamente, ho detto che Kwak Bang Bang ha cambiato nome perché volevo semplificare il discorso. E’ vero quello che dice Alessio, tant’è che in passato avevo già parlato proprio di lei e avevo chiarito i vari passaggi dalla lingua cinese mandarino a quella cinese cantonese.
    Devo invece precisare su Yoo e Ryu: sono due caratteri diversi, che hanno la stessa pronuncia. Quindi, Yoo e Ryu sono due cognomi diversi. Yoo Seung Min è il nome corretto, Ryu Seung Min è sbagliato e deriva da un assurdo errore dell’Ittf, che con arroganza ha voluto imporre questa stronzata. Con il cognome Ryu si può ricordare la giocatrice sudcoreana Ryu Ji Hae, in nazionale fino a pochi anni fa, che ha giocato anche in Francia.

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