I Mondiali del Drago Rosso 3

2 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · 4 Commenti 

del Drago Rosso

Due cinesi fuori dal tabellone del singolo maschile. Indovinate chi sono? Bravi, li avete centrati: Zhang Chao e Xu Xin, proprio quelli che non avrebero dovuto giocare i Mondiali e che si sono guadagnati la convocazione grazie alla baggianata colossale del torneo interno di selezione. E infatti, eccoli qui, fuori dal tabellone, con gli altri 5 che continuano la corsa. La seconda giornata di gare porta poche altre sorprese, oltre alla definitiva scomparsa di qualsiasi traccia di azzurro. Come al solito, andiamo avanti per argomenti.

CINESI
Il torneo interno di selezione, come ho già spiegato, è davvero la cosa più stupida che possa esistere. I giocatori si conoscono benissimo fra loro e i valori vengono sparigliati, oltre al fatto che le caratteristiche tecniche di ciascuno vanno a incidere sul risultato. Può vincere un giocatore che poi, nella gara vera, crolla. E’ stato esattamente così. Zhang Chao, fra l’altro, è un giocatore che va verso i 30 anni e che, in passato, quando è stato convocato per qualche Open, non ha mai brillato, in una occasione finì fuori addirittura nelle qualificazioni. Insomma, un giocatore la cui fragilità, tecnica e mentale, era evidente da tanti anni. Ma i cinesi lo hanno portato a Yokohama solo perché in un torneo interno, in cui non aveva alcunché da perdere, ha fatto il colpaccio. Poi, arrivato alla gara vera, ha fallito di nuovo. E’ vero che ha perso contro il sudcoreano, Kim Jung Hoon, che aveva eliminato Samsonov, e che ha avuto 2 match-ball nell’ultimo set, ma, intanto, il suo avversario non è questo grande campione, e poi ha comunque perso dopo aver condotto 3-1, altro segno di debolezza. E ha fallito anche Xu Xin, anche se in maniera diversa e meno negativa. E’ stato eliminato dall’altro cinese Chen Qi, 11-9 al settimo set. Potrebbe quindi aver dimostrato di meritare la convocazione, ma, e qui sta il punto, c’è una grande differenza: nel torneo interno, anche lui senza avere alcunché da perdere, ha vinto con i suoi compagni, nella gara vera ha perso, per un soffio ma ha perso. La differenza è tutta là. Zhang Jike, l’illustre escluso, visto anche lo stato di forma di Wang Liqin e Ma Lin, avrebbe potuto arrivare in semifinale se non addirittura in finale. Quelli che restano in gara, comunque, non brillano. Ma Lin soffre all’inizio Apolonia, poi va avanti. Wang Hao dorme nel primo set con Keinath, si sveglia, ma non dà mai la sensazione del suo solito strapotere. Wang Liqin va liscio solo nel primo set contro il giovane francese Mattenet, tipo interessante, poi soffre, va avanti 3-0, subisce fino al 3-2, chiude 4-2. Ma Long batte primorac, ma questo incontro merita un capitoletto a parte.

MA LONG-PRIMORAC
Primorac è arrivato fino a questo punto solo grazie all’esperienza e agli errori degli avversari, ma è evidente che il suo valore tecnico non regge il confronto non appena l’avversario ingrana la marcia. Contro Ma Long, riesce a sorprendere con qualche attacco di rovescio sul quale il cinese non trova il tempo giusto, tanto da mandare più palle fuori. Nel primo set, Primorac conduce 5-1. Servizio a Ma Long, la palla ha una strana traiettoria, come se avesse colpito la faccia o la maglietta dello stesso Ma Long. Gli arbitri non giudicano che ci sia stato questo tocco, Primorac ferma il gioco e chiede il punto. Ma Long fa segno che la pallina non ha toccato né la sua faccia, né la maglietta. Primorac si rivolge anche a Liu Guoliang, in panchina, ma il tecnico lo invita a visionare il filmato della sua videocamera per constatare che Ma Long ha servito correttamente. Si riprende con la ripetizione del servizio (a stretta norma di regolamento, il
punto dovrebbe essere assegnato a Ma Long perché Primorac ha fermato indebitamente il gioco). Ma Long rimonta e vince il primo set. Finisce 4-0, con un po’ di difficoltà di Ma Long nel secondo set e il dominio del cinese negli altri due. Finita la gara, Primorac dà il via a una sceneggiata vergognosa. Si avvicina a Liu Guoliang e comincia a gridargli contro, a gesticolare, facendo segno che, su quel servizio di Ma Long, la pallina aveva toccato la maglietta. Liu Guoliang un po’ sorride, un po’ si infastidisce quando vede che Primorac non la vuole smettere. Poi, tutto finisce. Ma qualcuno dovrebbe ricordare a Primorac che proprio lui è il primo a non poter parlare di scorrettezze, visto quello che combinò nella Coppa del Mondo del 2002, a Jinnan, nei quarti di finale contro Ma Lin. Si inventò tutta una serie di scorrettezze e di perdite di tempo per dare fastidio a Ma Lin. La prodezza la compì quando chiese il time-out e, alla fine del
minuto, si tolse la maglietta per cambiarla. La partita durò un’ora e 20 minuti, per un totale di gioco effettivo di soli 12 minuti. Ma Lin si innervosì e perse. I cinesi protestarono con gli arbitri, ma Primorac si fece beffe di loro, ridendogli in faccia. I cinesi non hanno dimenticato quello che lui fece. Adesso, in qualsiasi occasione, sono pronti a fargliela pagare. Non è un atteggiamento sportivo, certo, ma tutti possono protestare contro eventuali scorrettezze dei cinesi tranne Primorac.

SINGOLO MASCHILE
Non è uno spettacolo bello il singolo maschile, visto che, a parte i cinesi, le vette tecniche sono assicurate solo da Joo Se Hyuk. Per il resto buio assoluto. Ovtcharov continua la sua marcia stentata solo grazie ai regali di Ko Lai Chak, un trentenne pennaiolo vecchio stile che rischia di dargli una bastonata e si suicida, favorendo il recupero del tedesco. Ko Lai Chak domina sul piano del gioco, Ovtcharov è in ritardo su ogni palla, su ogni attacco veloce. Sul 3-1 e 10-8, Ko Lai Chak spreca due palle e permette la rimonta. Sul 3-2, si ritrova di nuovo avanti, 6-1, ma comincia a buttare palle alle stelle, senza che Ovtcharov faccia chissà cosa per capovolgere il match. Da 6-1 si passa a 6-10 (senza richiesta di time-out, fra l’altro, a riprova di una panchina molto allegra). Nell’ultimo set, iniziale vantaggio di Ko Lai Chak, che ricomincia a steccare e a sparare palle fuori. Solo nel finale Ovtcharov, più tranquillo, comincia a mostrare qualche buon colpo, ma la sua prova rimane un disastro dal punto di vista tecnico. Peggiora di giorno in giorno. E, peggio ancora, comincia ad avere atteggiamenti sempre più irritanti, il giocatore corretto che era una volta sta rapidamente sparendo. L’altro tedesco, il buffone Suss, è eliminato da Jiang Tianyi, un cinese di Hong Kong che, anche se è arrivato a essere n.20 del mondo, non vale certo questa classifica, ottenuta solo grazie alla partecipazione a tantissimi tornei. Per il resto, un po’ di spettacolo c’è grazie a Joo Se Hyuk, che deve impegnarsi più del previsto contro Illas, uno slovacco che, a dispetto della sua stazza (bella pancia) e della sua classifica da n.232 del mondo, ha un braccio eccezionale, con una sensibilità da grande talento: contro il sudcoreano fa i topspin praticamente senza caricamento delle gambe, solo col braccio, un vero fenomeno. I giapponesi si consolano con 3 giocatori negli ottavi: Yoshida, Mizutani e Kenta Matsudaira. Mizutani batte il mitico Persson, che subito dopo la sconfitta annuncia il suo ritiro. Lo aveva già fatto nel 2005, ai Mondiali di Shanghai. Poi era andato ad allenare in Qatar e aveva cancellato quel ritiro con il ritorno e l’impresa olimpica (semifinale). Adesso, sembra proprio che sia la volta definitiva, a 43 anni, dopo una carriera da favola. Yoshida supera Tokic, giustiziere di Yoo Seung Min. Kenta Matsudaira liquida Gardos. Oggi, negli ottavi, non ci dovrebbe essere scampo per loro, favoriti anche da un tabellone strano, nel quale i giocatori con classifica più alta si sono ritrovati in posizioni peggiori rispetto a quelli con classifica anche notevolmente più bassa. Chiarisco che non si è trattato di danneggiare i cinesi (tra l’altro, tutti teste di serie, ma semplicemente di un tabellone fatto male. Così, c’è Maze negli ottavi, grazie a una strada senza ostacoli di rilievo. E contro di lui giocherà Gionis, che batte l’indiano Sharat Kamal. Gionis, anche se non ha avuto risultati eclatanti, è un gran giocatore, difensore che attacca a tutto spiano, con un diritto portentoso. Così, un europeo fra lui e Maze arriverà di sicuro nei primi 8. Grazie a un tabellone fatto male, certo, ma se ci arriva Gionis il disappunto tecnico è meno grave.

L’INDIA DI COSTANTINI
E proprio la vittoria di Gionis riporta alla ribalta l’India e Massimo Costantini. Gli indiani avevano già ottenuto un risultato di rilievo, con Sharat nei sedicesimi del singolo e con lo stesso Sharat, in coppia con Saha, nei sedicesimi del doppio. In tutte e due le gare, si sfiora la grande impresa. Nel doppio, contro i brasiliani Tsuboi e Monteiro, gli indiani conducono, sprecano, arrivano al 3-2 e al matchball, ma si perdono in qualche errore banale dovuto alla mancanza di esperienza internazionale e a un calo di concentrazione. Nel singolo, Sharat mostra tutte le sue doti tecniche, tiene botta contro un avversario durissimo come Gionis e dà la sensazione di potercela fare. Ma anche in questo caso è decisiva la mancanza di abitudine alla fatica mentale, più che fisica. Sharat ha buchi di 3-4 punti concessi senza lottare e Gionis su quei punti costruisce un piccolo vantaggio che riesce a tenere sino alla fine. Resta il rammarico per un possibile
doppio ingresso negli ottavi, ma questo servirà sia da esperienza sia per avere maggiore convinzione nei propri mezzi. Fra l’altro, l’India ha alcuni giovani molto interessanti alle spalle dei 5 che hanno partecipato ai Mondiali. Fra un po’, probabilmente l’anno prossimo ai Mondiali a squadre di Mosca, ci potrebbe essere il sorpasso sull’Italia (su cui torno fra poco).

SINGOLO FEMMINILE
La cosa più sorprendente è che ci sarà sicuramente un’europea fra le prime otto: Strbikova o Vacenovska (entrambe ceke). Ciò è dovuto al tabellone, fatto male anche in questo caso, una parte del quale è senza cinesi e con la strada aperta per una giapponese, che si sarebbe ritrovata solo una giocatrice di Singapore per arrivare ai quarti. Caduta la giapponese (Hirano con Odorova) e anche la cinese di Singapore (Wang Yuegu proprio con Strbikova) ecco il risultato a sensazione, una europea fra le prime otto. Naturalmente, è una bestemmia tecnica, ma, quando si cerca di favorire qualcuno, poi capita che si sviluppi un pasticcio del genere. Le 6 cinesi rimaste in gara faranno giustizia di questi piccoli imbrogli, ma rimane la sensazione di squallore. Comunque, oltre alle 6 cinesi ufficiali, negli ottavi ce ne sono 2 di Singapore (Yu Mengyu e Feng Tianwei), una di Hong Kong (Jiang Huajun), una della Corea del Sud (Dang Ye Seo, originalmente Tang Na)
e una olandese (Li Jiao): 11 in totale. Poi, oltre alle due ceke, la sudcoreana vera Park Mi Young, la giapponese Ishikawa e l’ungherese Toth: 13 asiatiche e 3 europee. Parto da quest’ultima, una grande campionessa, un esempio per tutte: Krisztina supera la cinese-spagnola Zhu Fang, dopo una prova in cui mette ancora una volta tutta la sua classe e la forza fisica che le rimane dopo anni di battaglie. Toth si distingue per le sue difese alte, per i suoi contrattacchi in topspin lontano dal tavolo, per una tecnica sopraffina, per una classe che poche altre possono vantare. Purtroppo per lei, si ritrova adesso Zhang Yining, ma il suo Mondiale è ancora una volta una limpida dimostrazione di quali risultati si possano ottenere col talento, la serietà e lo spirito di sacrificio. L’ultima segnalazione è per l’eliminazione di Kim Kyung Ah, la difesa sudcoreana, contro una compagna di squadra, Dang Ye Seo. Il fatto di conoscersi bene (in special modo quando giocano un’attaccante e una difesa) ha provocato la sorpresa.

DOPPI
I cinesi hanno fatto di tutto per concedere la chance di un oro al resto del mondo, togliendo tutti i più forti dal doppio misto. Risultato: 5 doppi cinesi nei quarti di finale, uno di Hong Kong, uno tedesco e uno slovacco. Insomma, se gli altri non riescono a raccattare medaglie nemmeno quando i cinesi gliele sbattono in faccia, allora siamo arrivati davvero alla fine del tennistavolo. Che Suss e Schall o Pistej e Odorova vincano è quantomeno inverosimile (ma non si sa mai), c’è una speranza per Hong Kong (Ko Lai Chak e Tie Yana), ma rimarremmo nel campo dei cinesi comunque. Intanto, nel doppio maschile, tutti i favoriti ancora in gara, in quello femminile identica situazione.

ITALIA DESAPARECIDA
E concludiamo con l’Italia. Nel senso di concludere per davvero, visto che gli azzurri hanno finito la loro avventura mondiale. Dopo un giorno e mezzo di tabelloni, tutti a casa. In ordine di tempo, le ultime a cedere sono Stefanova e Tan Wenling, che perdono con le tedesche Barthel e Silbereisen. In teoria, avrebbero dovuto vincere, in pratica arrancano, cercano di resistere, ma non hanno alcuna possibilità. In mattinata, tutti fuori i doppi misti. Bobocica e Stefanova resistono ai coniugi giapponesi Tasei fino al settimo set, Tomasi e Negrisoli hanno un compito impossibile contro i cinesi Li Ping e Cao Zhen, Yang Min e Tan Wenling sono stroncati dai sudcoreani Lee Jin Kwon e Park Young Sook, nettamente più bassi in classifica, ma altrettanto nettamente più forti e più in forma di loro.
La sensazione generale, oltre allo scandalo della mancata convocazione di Stoyanov, è che gli azzurri siano arrivati ai Mondiali in uno stato disastroso di forma fisica e mentale. Ma che razza di preparazione è stata fatta per l’appuntamento più importante dell’anno? Dalle notizie apparse sul sito Fitet si intuisce che qualcosa non è filato liscio, se è vero che le ragazze non hanno fatto la preparazione insieme, per i più svariati motivi: Tan Wenling in Cina per motivi personali, Stefanova a un raduno dell’Ettu (ridicolo che ci sia questa concomitanza, scandaloso che la Fitet non abbia imposto la rinuncia e ordinato a Stefanova di fare la preparazioen con la nazionale). Insomma, ognuna per conto suo. Non è una preparazione, è una barzelletta. Fra i maschi, il vero problema è che Yang Min non è più un giocatore professionista, anche se ha fatto una preparazione accurata con la nazionale sconta tutto il lavoro che non fa più come
giocatore professionista, ora che è allenatore. Non si reinventa un giocatore da Mondiali dall’oggi al domani, e infatti Yang Min non ha retto la distanza di una sola partita perché non può più farcela fisicamente, a 46 anni e senza più allenamento da professionista. Ma l’importante è tenere fuori Stoyanov, questo “pazzo e spostato” che si ostina a studiare ingegneria e a giocare a tennistavolo da numero 1 della classifica nazionale. Ma guarda un po’!
Tornerò subito dopo i Mondiali sullo sfacelo della nazionale italiana, per il momento non resta che mettere in evidenza la vergogna di un movimento che caccia i suoi allenatori vincenti e distrugge tutto quello che di buono era stato fatto. Abbiamo una nazionale vecchia, senza ricambi, e se ci sono vengono discriminati. E gli stessi giovani della nazionale, come Bobocica, mostrano imperdonabili ed evidentissimi difetti tecnici che nessuno sa curare (sarà pubblicato su questo blog uno studio accurato, con foto dimostrative). I ragazzi e i giovani alle spalle della nazionale non sono in grado di vincere una sola partita che conta, quelli dotati di talento si sono fermati nel loro sviluppo tecnico (vedi Rech e Bisii). E la Fitet sa solo celebrare le “grandi vittorie” nei tornei di Malta e dintorni, sparando una copertina della rivista federale con il titolo “Cadetti d’Oro” (oro con la O maiuscola!!!). Siamo ben oltre il ridicolo. E’ la morte del tennistavolo in Italia.
E le pecore belano, belano, belano…

I Mondiali del Drago Rosso 2

1 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · 16 Commenti 

del Drago Rosso

Fuori Samsonov, Yoo Seung Min e Oh Sang Eun, oltre a Crisan e a Chuan Chih Yuan (ma questa non è più una sorpresa). Ovtcharov rischia contro un ragazzino giapponese, e fa una figura penosa e patetica col suo comportamento: proteste contro l’arbitro, grida, gesti scomposti, tensione. Una figuraccia! Quindi, i Mondiali di Yokohama fanno il botto e dimostrano che la situazione tecnica, ormai, è irreparabilmente compromessa. Nessuno è in grado di contrastare i cinesi, c’è un altro mondo che si scanna per avanzare di qualche passettino, ma poi va a frantumarsi contro una muraglia di titanio. Nella prima giornata dei Mondiali “veri”, vale a dire con l’avvio dei tabelloni di singolo e doppio (quello di doppio misto, il più scemo, aveva avuto un prologo la sera prima), l’Italia non si fa attendere per confermare la brutta figura che era stata ampiamente annunciata: tutti fuori nel singolo. Ma andiamo con ordine.

SORPRESE
Il risultato più clamoroso è l’eliminazione di Samsonov, che perde 4-1 col sudcoreano Kim Jung Hoon, n. 52 del mondo, tarchiato, veloce e potente, ma niente di eccezionale. Samsonov è sempre anticipato nelle soluzioni d’attacco, non controlla i top di diritto dell’avversario e il suo block di rovescio è fuori fase, tant’è che si vedono numerose “steccate”, con la pallina che salta in aria dopo aver colpito il bordo della racchetta. In più, c’è un atteggiamento quasi rassegnato di Samsonov, che non riesce mai a reagire e conferma i problemi che ha sempre avuto nei Mondiali, a eccezione di quello del 1997, quando, giovanissimo, arrivò in finale e perse con Waldner. E’ un comportamento davvero strano, soprattutto perché ha sprecato, non solo in questi Mondiali, anche molti tabelloni favorevoli per arrivare in semifinale.
Altra sorpresa è l’uscita di Yoo Seung Min, battuto dallo sloveno Tokic, n.53 del mondo, che gli italiani conoscono bene visto che gioca nel Circolo Milano (a proposito del quale, dopo il ritiro del Circolo Roma, ci sarà da fare un discorso più approfondito fra qualche giorno). Secondo me, comunque, la sorpresa è relativa, perché Yoo Seung Min ha avuto pochi picchi di rendimento nella sua carriera e tantissimi periodi di crisi. Dopo l’oro olimpico nel 2004, cominciò la serie nera, interrotta solo ai Mondiali di Zagabria, quando batté Boll 4-0 e fece soffrire Wang Liqin in semifinale (4-3 per il cinese), poi di nuovo prestazioni incolori, che contrastano con le sue grandi potenzialità. Con Tokic c’è stata lotta solo nei primi set, poi lo sloveno ha comandato il gioco, dimostrando di meritare la vittoria. E per la Corea del Sud, subito dopo, si è aggiunta un’altra mazzata, quando Oh Sang Eun è stato battuto dal più piccolo dei fratelli
Matsudaira, Kenta (il più grande, Kenji, ha perso con Wang Liqin, non al massimo ma in grado di andare avanti). Oh Sang Eun è sempre stato una specie si sfinge sul campo di gara, mai un segno di insofferenza, di tensione, tanto da far pensare che non si impegnasse davvero e che abbia sprecato tante occasioni proprio per colpa di questo suo carattere dimesso. Con Matsudaira è stata la ripetizione di tutto quello che si era già visto, la sensazione di mancanza di grinta di fronte a un ragazzo che invece si esaltava sempre di più, spinto da un pubblico casinaro (ma correttissimo) all’inverosimile. E alla fine Oh Sang Eun ha fallito un’altra occasione per arrivare fino in fondo. Per i sudcoreani è rimasto solo Joo Se Yhuk a reggere la possibile bandiera di una medaglia. Contro Baum ha avuto qualche sitazione, ma poi si è sciolto e ha chiuso la questione.
Per il resto, c’è da segnalare la sconfitta di Crisan da Fegerl, che però ha poi perso da Mattenet (vincitore di Tomasi al primo turno), a conferma che la sconfitta del rumeno non era dovuta all’incontro con chissà quale astro nascente. E poi quella di Chuan Chih Yuan dal difensore greco Gionis, in una partita lunghissima, spettacolare e piena di emozioni. Chuan Chih Yuan, che sotto la guida di Leo Amizic era arrivato a vincere addirittura il Master nel 2003, continua la sua discesa tecnica senza fine, determinata proprio dalla nuova guida tecnica. Mezza sorpresa, per via dell’età, è la sconfitta di Chen Weixing, che ha comunque dovuto arrendersi a un giovane molto interessante come Apolonia. Chiarisco, comunque, che quando parlo di “giovane interessante” c’è sempre di mezzo un discorso di proporzioni: “interessante” per diventare uno dei più forti europei, ma nessuna possibilità di competere con i cinesi.  Infine, si nota un Ma Lin completamente scoglionato, che arriva a stare 2-2 con Carneros, prima di impegnarsi e chiudere 4-2 con gli ultimi due set entrambi 11-2. I cinesi più in forma, stando a quanto si è visto nella prima giornata, sono Wang Hao e Ma Long. E’ sempre più probabile (salvo strane sorprese) che la loro semifinale sarà la vera finale.

LA SCENEGGIATA DI OVTCHAROV
Parlando di Apolonia, ho fatto riferimento ai giovani europei. E a questo proposito, ecco Ovtcharov, che conferma di essere arrivato a un punto morto della sua evoluzione tecnica. Al primo turno stenta contro un cinese-turco, Kou Lei, che non ha alcunché di particolare. Poi, si trova di fronte il 14enne giapponese Koki Niwa, che è molto bravo, ma non mi dà affatto la sensazione di poter diventare uno dei primi del mondo. Comunque, Ovtcharov è in difficoltà sin dall’inizio, molti suoi attacchi potenti vengono facilmente bloccati di rovescio da Niwa. Ovtcharov diventa sempre più nervoso ed esplode clamorosamente quando l’arbitro gli chiama un punto sul servizio (il suo solito servizio ridicolo, inventato sicuramente da un demente): comincia a protestare, appoggiato dal suo tecnico Prause. Dopo un po’, altra chiamata sul servizio e punto perso. Ovtcharov dà il via a una sceneggiata indegna, chiede l’intervento del giudice arbitro e quando
questi arriva si mette a dire cose allucinanti: “Nella mia carriera non mi è mai stato chiamato un servizio” (e non è vero, gli è stato chiamato eccome), e poi, “Questo arbitro non parla nemmeno inglese”. Insomma, una arroganza senza pari. Fatto sta che trasforma l’incontro in una rissa, l’arbitro non gli chiama più nemmeno un servizio, nonostante ne faccia ancora tanti scorretti. Davvero da vergognarsi. Niwa, con la sua inesperienza, ha un momento di esitazione, perde punti importanti e fatica a riprendersi. Quando ricomincia a essere più sicuro, riesce a rimontare e a mettere di nuovo in crisi Ovtcharov. Alla fine, il tedesco ce la fa ed esulta come se avesse vinto un titolo mondiale. Di fronte ha un ragazzino di 14 anni che, con un atteggiamento serio e corretto, rende ancora più ridicolo il suo comportamento sguaiato e irrispettoso di avversari e arbitri. Purtroppo, questo è diventato Ovtcharov, che all’inizio della sua carriera, sotto ben altri allenatori, non certo tedeschi, era un modello di educazione. Della tecnica, poi, meglio non parlarne, dovremmo scendere al livello delle cloache.

LE DONNE
Sorprese ci sono state anche fra le donne, anche se in misura molto minore rispetto agli uomini. Una però risalta: fuori una delle 7 cinesi in gara, Yao Yan, considerata dai tecnici cinesi (ma non da me) una grande promessa. Intendiamoci, diventerà molto forte, ma non è la campionessa con qualcosa in più, e infatti lo ha dimostrato a Yokohama, perdendo da una sudcoreana non certo irresistibile, Park Young Sook. Yao Yan ha un fisico particolare: è alta e pesante, non nel senso che sia grassa, ma ha un fisico robusto che le causa difficoltà contro avversarie veloci. Per capirci meglio, faccio l’esempio di un’altra cinese dal fisico robusto, Guo Yan, che ha gambe con grossi muscoli, ma è più proporzionata rispetto a Yao Yan e ha una esplosività fisica che sopperisce a una minore velocità di spostamenti. Yao Yan ha una sensibilità notevole nel braccio e nel polso, ma è lenta. Così, contro Park Young Sook, che è velocissima nei suoi attacchi improvvisi, soffre. Va sotto, rimonta, ma alla fine deve cedere. Rimango dell’idea che sia stato un errore non portare a Yokohama la giovane campionessa nazionale in carica Wen Jia. Le altre sorprese, non eclatanti, riguardano le giapponesi. In negativo, ci sono le uscite delle due più forti, Fukuhara e Hirano. Fukuhara è una diva in Giappone, pur non avendo alcuna potenzialità di campionessa. Fu lanciata tanti anni fa come una sicura grande promessa, non ha mai vinto una mazza, ma continua a essere considerata, sulla spinta di una campagna di stampa orchestrata dagli sponsor, una giocatrice in grado di competere con le cinesi. Una autentica bestemmia tecnica. E infatti, ecco che perde con la Schall, mica con una giocatrice di alto livello, ma semplicemente con una di categoria media, per giunta di una certa età, che non può sperare, nei tornei internazionali, di andare avanti più di un turno o due, se le va bene. Fukuhara, proprio nell’occasione più importante, dimostra di essere un gigantesco bluff. Diverso il discorso per Sayaka Hirano, che è una giocatrice vera, e, anche se è di livello inferiore rispetto alle cinesi, è superiore a tutte le altre. Ma per lei, probabilmente, gioca un ruolo decisivo il fatto di scendere in campo subito dopo l’eliminazione della Fukuhara, con la pressione per essere rimasta l’unica speranza giapponese per una medaglia. E così, in una partita che dovrebbe essere una formalità, contro la slovacca Odorova, finisce col non ritrovarsi. Conduce 2-1 e 7-3 e in quel momento crolla. Resiste con la sua eccezionale grinta, sciupa tante occasioni per riportarsi in vantaggio, ma poi cede e scoppia in lacrime. Sempre per il Giappone, in positivo c’è la piccola Ishikawa che, sotto per 3-0 e tanti a pochi contro Tie Yana (Hong Kong), n.10 del mondo, rinasce e vince. E va fuori anche la n.9 del mondo, Wang Yuegu (Singapore): conduce 3-1 contro una giocatrice pazza come la Strbikova, ma stavolta è lei a fare la parte della pazza e perde 4-3. Infine, sorpresa più in piccolo, ma comunque di un certo rilievo: Samara perde 4-3 con Huang Yi Hwa (Taipei), una gara nervosissima per lei, che nei precedenti Mondiali era entrata negli ottavi.

L’INDIA DI COSTANTINI
Fra le sorprese, piccole e grandi, della prima giornata dei Mondiali, c’è da mettere anche l’India di Massimo Costantini. Per la prima volta nella storia dell’attuale squadra nazionale (voglio dire di “questi” giocatori) ci sono un singolo al terzo turno e un doppio al secondo turno. L’impresa più importante è quella di Sharat Kamal (che sul tabellone è indicato come Achanta). Gioca in Spagna, è n.85 del mondo, ma non era mai arrivato così lontano ai Mondiali. Al primo turno batte il cinese-norvegese Wang Jianfeng (4-2), poi si trova il tedesco Steger, n.39 del mondo, che sembra un ostacolo difficilmente superabile. Invece, Sharat costruisce una prestazione notevolissima e schianta Steger (4-1). I suoi limiti sono soprattutto mentali, perché ha grandi alti e bassi (o sarebbe meglio dire che in alcuni set si addormenta completamente), ma ha notevoli qualità tecniche, che garantiscono anche spettacolo in alcune azioni di gioco. Adesso, si
trova di fronte Gionis e sarà una bella sfida. Arrivare al quarto turno sarebbe un risultato sensazionale per l’India. E Sharat è protagonista anche nel doppio: in coppia con Saha compie una autentica prodezza, contro un doppio esperto come Grujic/Karakasevic: è un 4-0 incredibile, tirato soprattutto negli ultimi due set ma netto. Certo, Costantini è arrivato da appena due mesi, stiamo parlando di giocatori già impostati, ma è evidente che qualcosa è già cambiato, soprattutto nell’approccio mentale alla partita, qualcosa che molti tecnici, acclamati dagli incompetenti, ignorano totalmente.

FIGURACCIA AZZURRA
E, invece che “dulcis in fundo”, ecco l’amarissimo nel finale: la brutta figura degli azzurri nel singolo. Certo, ci sono attenuanti per alcuni di loro, ma il problema è che, nel complesso, non si intravede uno spiraglio per un buon risultato. E’ l’impostazione generale a essere sbagliata, col doversi affidare per forza a giocatori sempre più anziani, con la rinuncia immotivata ad alcuni giocatori come Nyagol Stoyanov in certi casi, e con la mancanza di alternativa in altri. Insomma, è una nazionale che precipita sempre più in basso e che non ha un ricambio generazionale, frutto degli errori di tante gestioni federali. E se qualcuno vuole fare lo spiritoso dicendo che c’era anche Costantini come guida tecnica per un certo periodo, ricordo soltanto che le sue scelte, per i Mondiali del 2005, furono bocciate dalla Fitet: Costantini voleva portare i giovani Bobocica e Spinicchia, il Consiglio federale cancellò quelle iscrizioni (che erano già
state fatte, come risulta dagli atti ufficiali dell’Ittf). Così, Bobocica dovette aspettare per fare esperienza, Spinicchia si vide la carriera in nazionale troncata da quell’episodio. Come si vede, quando arriva qualcuno che cerca il ricambio, viene bloccato dall’alto.
Il risultato è che abbiamo un 46enne nel singolo maschile a Yokohama, mentre il giovane Stoyanov, numero 1 della classifica nazionale, viene lasciato fuori con spiegazioni allucinanti. Anzi, senza alcuna spiegazione, visto che si dice che a Yokohama sono stati portati i “tre azzurri più forti”, secondo il bollettino ufficiale Fitet. E il risultato è che abbiamo due giocatrici oltre i 30 anni a Yokohama e solo una giovane, ma non più giovanissima, che tecnicamente si è fermata e non ha più alcuna speranza di crescita. Che poi meritino di giocare è un altro discorso, ma il problema è che alle loro spalle,  c’è il vuoto, l’abisso.
Così, possiamo giustificare la sconfitta di Laura Negrisoli, che si ritrova di fronte la giapponese Fukuoka con una gomma “distruttrice di gioco”, quella di Nikoleta Stefanova con la campionessa olimpica Zhang Yining, quella di Stefano Tomasi col francese Mattenet, di classifica superiore alla sua. Ma poi vengono fuori tutte le cose che non vanno. Partendo dalle donne, è vero che Stefanova non può alcunché contro Zhang Yining, ma, tranne una partenza sorprendente, il resto dell’incontro non esiste e i punteggi lo stanno a dimostrare. E poi, al primo turno, contro una difesa come la Sorochinskaya, ormai sovrappeso e in caduta libera, Niko deve arrivare all’ultimo set per vincere. E’ già un progresso che non stia perdendo più con giocatrici intorno alla 200ma posizione mondiale, come avveniva fino a 2 anni fa, ma è evidente che Niko è al limite delle sue possibilità: vince con le giocatrici più deboli, perde con quelle più forti. E, per
favore, lasciamo stare la vittoria ottenuta pochi mesi fa con Lin Ling, n.29 del mondo: ha 32 anni, è usurata nel fisico dopo una grandissima carriera e il suo livello non è più da n.29, ma molto più basso. Insomma, Niko ha ritrovato un minimo di decenza tecnica, visto il bel braccio che si ritrova, ma gli anni perduti con un lavoro non all’altezza non sono più recuperabili. E continuiamo con le donne. Tan Wenling vince senza problemi al primo turno con la cinese-irlandese Liu Na. Poi le tocca la difesa cinese-olandese Li Jie: molto forte, sì, ma Tan Wenling contro le difese gioca benissimo. Non dimentichiamo, tanto per fare un esempio, che ai Mondiali a squadre del 2006, a Brema (3 anni fa, non un’eternità), fece fuori senza problemi le due difese sudcoreane Kim Kyung Ah e Park Mi Young, di un’altra categoria rispetto a Li Jie. Invece, stavolta, Tan Wenling perde 4-0. Non credo che contro una difesa abbia mai disputato una così brutta gara. In particolare, Tan riesce ad attaccare in topspin, a far allontanare Li Jie dal tavolo, ma non esegue nemmeno una schiacciata, permettendo così all’olandese di recuperare sempre. Non è possibile che in una partita non si faccia nemmeno una schiacciata ed è probabilmente il segno di un cattivo lavoro di preparazione ai Mondiali. Non avere il coraggio o il tempismo per schiacciare significa che la giocatrice non si sente sicura, non ha alle spalle l’automatismo che si costruisce solo con tante ore di lavoro.
Fra gli uomini, detto di Tomasi, che ha fatto il suo dovere, dovremmo dire che, paradossalmente anche Yang Min ha fatto il suo, perdendo 4-1 con Korbel. Non si tratta di prendere in giro Yango, ma di prendere atto che lui non può fare più di quello che ha fatto. E badate bene che il suo avversario è un altro “vecchietto”, anche se meno di lui, usurato da una lunghissima carriera con un gioco spettacolare e dispendioso. La dimostrazione sta nel fatto che, al turno successivo, Korbel perde 4-1 con Keinath, un giocatore più che normale, senza alcuna particolare qualità tecnica. Insomma, fra Korbel e Yang Min c’è stata una specie di “guerra fra poveri”. Le difficoltà fisiche di Yango, tra l’altro, sono state evidenti nel corso della partita: in più di un set, si è trovato avanti nel punteggio, ma è sempre calato nel finale, segno evidente di limiti fisici resi ancora più gravi dal fatto che lui non è più un giocatore professionista, ma un
allenatore. Quindi, non svolge più gli allenamenti di un giocatore professionista, ma quelli di un allenatore che fa da sparring ai suoi giocatori. E’ un impegno completamente diverso. Chiunque sappia un minimo di tennistavolo lo capisce bene, ma la Fitet ha deciso di convocarlo di nuovo in nazionale, escludendo fra l’altro Stoyanov. Non mi stancherò mai di ripeterlo: è uno scandalo. E lo scandalo si ripeterà coi Giochi del Mediterraneo. Stoyanov sarà di nuovo escluso. A proposito, prima che la Fitet se ne venga fuori con un’altra scusa, dicendo che ai Giochi del Mediterraneo (che si svolgono sotto l’egida del Coni) possono partecipare solo quelli che hanno il passaporto italiano, faccio notare che Stoyanov ha avuto il passaporto: è italiano a tutti gli effetti. Anche per questo motivo, è uno scandalo che Stoyanov non sia stato convocato per i Mondiali, è uno scandalo che non abbia giocato in nazionale finora, è uno scandalo che non vada ai Giochi del Mediterraneo. E poi ci ritroveremo con un altro comunicato della Fitet nel quale si dice che a Pescara, ai Giochi del Mediterraneo, vanno gli azzurri più forti, quelli con la migliore classifica mondiale. Applausi!
Concludiamo con Bobocica. Bruttissima e grave la sua sconfitta con l’islandese Stephensen. Non è possibile perdere con un avversario tecnicamente tanto inferiore. Tutto sbagliato in questa partita da parte di Bobocica, tutto sbagliato nella conduzione tecnica. Mi sono persino stancato di spiegare tutto quello che non va. Adesso ci sono rimasti solo il doppio femminile e i tre doppi misti. Aspettiamo la fine dell’agonia, ma si può dire fin d’ora che questa Italia è da rottamare.

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