Il Drago Rosso e i Campionati Asiatici

26 Settembre 2005 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

I Campionati Asiatici disputati a Jeju, in Corea del Sud, hanno riservato conferme e sorprese, anche se queste ultime vanno comunque interpretate, visto che non significano cambio di rotta nel tennistavolo mondiale. Una grandissima sorpresa, per esempio, è la sconfitta delle cinesi nella gara a squadre e in quella del singolo, ma questo non vuol dire che il loro dominio stia per essere interrotto. Si tratta solo di un incidente di percorso, che comunque può dare qualche indicazione interessante su cosa sta succedendo in Cina e nell’Est in generale. Le conferme, invece, arrivano dal grandissimo Wang Liqin, che porta la Cina a vincere la gara a squadre, si impone nel singolo e nel doppio misto, cede solo nel doppio, insieme a Chen Qi, contro l’argento olimpico Ko Lai Chak-Li Ching, di Hong Kong, scontando soprattutto il fatto di doversi ancora assestare con il suo nuovo compagno. Ma vediamo meglio come sono andate le cose, con tutte le implicazioni tecniche.

GARA A SQUADRE
Tutto normale in quella maschile, con la Cina che distrugge tutti e che in finale rifila un 3-0 senza discussioni agli avversari più forti, i sudcoreani. In questa partita, un solo brivido per i cinesi, con Wang Hao che deve arrivare al quinto set per battere Yoo Seung Min, rimontando da 0-2. E’ anche vero però che nei tre set successivi Wang Hao non concede alcunché a Yoo Seung Min: 11-3, 11-5, 11-8. Curiosità: si è scritto che è stata la rivincita della finale olimpica di Atene, lì vinse a sorpresa Yoo Seung Min (che non aveva mai battuto Wang Hao in precedenza). E allora è meglio precisare che la finale olimpica non può avere alcuna rivincita. Chi vince l’oro olimpico poi può pure perdere altre mille volte con quell’avversario, la situazione non cambia: lui rimane campione olimpico, l’altro si mangia il fegato. Quindi, meglio cancellare questi ridicoli commenti, che purtroppo appaiono sui siti ufficialmente dedicati al tennistavolo. Tornando alla finale a squadra agli Asiatici, nessun problema per Wang Liqin contro Oh Sang Eun e per Chen Qi con la rivelazione sudcoreana, il giovane Lee Jung Woo.
E passiamo alle donne. La Cina perde 3-2 in semifinale con la Corea del Sud. Bisogna risalire al 1992 per trovare la Cina sconfitta nella gara a squadre, allora contro Hong Kong che schierava Chai Po Wa (traduzione in dialetto cantonese del nome Qi Baowa, sorella della Qi Baoxiang che giocò anche in Italia e che adesso è una dei tecnici della nazionale cinese) e Chan Tan Lui. Allora, c’era una formula diversa, la Davis, con quattro singolare incrociati e un doppio, per cui potevano bastare due sole giocatrici per fare una squadra. Adesso, la formula è una Davis particolare, con quattro singolare incrociati e uno, fra le numero 3 delle formazioni, che sostituiscono quello che una volta era il doppio. Con quella formula, quindi, era più facile che si verificassero sorprese, perché una nazione poteva anche contare su solo due giocatrici, quindi non su una base più consistente. Adesso, invece, bisogna avere anche una terza giocatrice molto forte per sperare di battere la Cina. O, ed è questo il caso specifico, bisogna sperare che qualche cinese non stia bene o che il tecnico della Cina sbagli qualcosa. La sorpresa è ancora più grande se si pensa che la Cina si trova con la Corea del Sud già nel gruppo eliminatorio (passano le prime due) e vince nettamente, 3-0. Le sudcoreane schierano due difese. Kim KyungAh e Kim Bok Rae, che perdono con Niu Jianfeng e Guo Yue, e Lee Eun Hee, battuta da Guo Yan. Poi, la Cina si ritrova la Corea del Sud in finale e succede il pasticcio. Le sudcoreane cambiano formazione, inseriscono Moon Hyun Jung (la pennaiola che ha battuto Wang Nan nel singolo ai Mondiali di Shanghai), insieme alle due difese e la piazzano come numero 2. Guo Yan, schierata come terza, batte facilmente Kim Bok Rae. Niu Jianfeng perde due punti con Kim Kyung Ah e Moon Hyun Jung. Guo Yue vince con la Moon e perde con la Kim, che aveva facilmente superato nella gara del gruppo eliminatorio. Il nervosismo fa anche la sua parte, ma il problema principale è un altro. Niu Jianfeng non è in forma, lo si è visto già ai Mondiali e lo confermerà anche dopo, tanto da saltare alcuni Open internazionali. Ciò nonostante, il tecnico Lu Yuansheng la schiera come numero 1. In pratica, lui piazza in ordine le tre cinesi in base alla loro classifica mondiale: Niu Jianfeng n.2 della classifica internazionale, Guo Yue n.4, Guo Yan n.5. Nella finale, inverte le prime due, ma non cambia il significato, perché lo stato di forma è nettamente diverso da quello rappresentato dalla classifica. Guo Yan, arrivata in finale nel singolo ai Mondiali di Shanghai (sconfitta 4-2 dal fenomeno Zhang Yining), è sicuramente più in forma di Niu Jianfeng e forse anche di Guo Yue, ma rimane n.3 nella formazione. E gli effetti si vedono, perché può anche succedere che una cinese perda una partita su due, ma non che le perda tutte e due, cosa che non sarebbe successa con Guo Yan schierata fra le prime due, insieme a Guo Yue. Si ripete quello che era accaduto nel 2002, ai Giochi Asiatici, quando la Cina perse in finale, anche quella volta clamorosamente, con la Corea del Nord. Quella volta, fu Wang Nan, numero 1 della formazione, a perdere due punti. In quella occasione, il tecnico era Li Xiaodong, cui fu tolta la conduzione della nazionale femminile proprio dopo quella batosta. Appariva chiaro a tutti che Wang Nan non era in forma, ma nessuno in Cina si sarebbe mai sognato di schierarla come numero 2 o addirittura come numero 3 (come sarebbe dovuto essere quella volta). Zhang Yining, schierata come numero 2, vinse il suo primo incontro e nemmeno giocò il secondo perché la gara si chiuse sul 3-1 (con una sconfitta anche di Niu Jianfeng, da numero 3). Poi, Zhang Yining confermò di essere la più forte vincendo il titolo di singolo, battendo in finale proprio Wang Nan, e dimostrò che con lei numero 1 (con Niu Jianfeng numero 2 e Wang Nan numero 3) la gara a squadre avrebbe avuto un’altra storia.
La Corea del Sud, comunque, ha giusto il tempo di esultare perché in finale torna a sbattere contro la realtà di una Cina più forte. Si trova di fronte, infatti, Hong Kong, con tre giocatrici che, come ho spiegato più volte, vengono direttamente dalla nazionale cinese, uscitene perché considerate non più abbastanza forti da rimanerci (e questo dà un’idea di cosa sia la nazionale cinese). Ebbene, Lin Ling, Tie Yana e Lau Sui Fei stroncano le sudcoreane, 3-0, con la sola Lin Ling in difficoltà contro la difesa Kim Kyung Ah: in svantaggio 6-8 al quinto set, azzecca 5 punti di fila e vince. Così, Hong Kong torna a vincere i Campionati Asiatici dopo 13 anni.
Ultima notazione, importante, è sull’assenza di Zhang Yining. Non si è trattato di una decisione tecnica, ma legata a un infortunio che la campionessa olimpica e mondiale ha subito proprio dopo aver vinto il titolo mondiale a Shanghai. In allenamento, mentre stava provando il doppio misto con Ma Long (in preparazione alle qualificazioni ai Giochi Nazionali) ha cercato di attaccare in topspin un servizio al limite del tavolo e ha urtato il bordo del tavolo stesso, si è fratturata la mano alla base del pollice. E’ stata due mesi con la mano ingessata e poi ha ripreso gli alenamenti lentamente. Quindi, per precauzione non è stata iscritta ai Campionati Asiatici. Ha poi ripreso l’attività internazionale con gli Open di Cina a Shenzhen.

SINGOLI
Anche in questo caso, troviamo sorprese fra le donne e risultati scontati, o quasi, fra gli uomini. Comincio da questi ultimi. Wang Liqin, che aveva vinto i Campionati Asiatici nel 1998 (in finale contro Iseki, finto giapponese, più conosciuto come Wei Qingguang, oro olimpico per la Cina in doppio nell’88) e che era stato eliminato in semifinale nel 2000 da Kim Taek Soo, torna a vincere facilmente il titolo. Da segnalare che a Jeju non ci sono Ma Lin e Kong Linghui. In questo caso, non ci sono infortuni a provocare queste assenze, si tratta semplicemente di scelte dei tecnici, che ad appuntamenti non ritenuti fondamentali, come i Campionati Asiatici, preferiscono non portare tutti i migliori. Comunque, anche se ci fosse stato Ma Lin, difficilmente il risultato finale sarebbe cambiato, visto lo stato di forma di Wang Liqin.
Parto comunque da qualche sorpresa che pure c’è stata fra gli uomini. E una sorpresa “non sorprendente” è la sconfitta di Wang Hao. Il gioco di parole è obbligato, visto che Wang Hao continua a provocare delusioni. Sconfitto nella finale olimpica, da Yoo Seung Min con cui non aveva mai perso prima, sconfitto da Maze ai Mondiali di Shanghai, si fa sorprendere di nuovo, addirittura al secondo turno, 4-2 dal giapponese Mizutani, quindi non da un fenomeno, anzi. Le potenzialità di Wang sono grandissime, ma la sua fragilità psicologica comincia a essere imbarazzante e inspiegabile. L’altra sorpresa è la sconfitta di Chen Qi, che perde 4-2 con un sudcoreano, Choi Hyun Jin, più forte di Mizutani, ma comunque di categoria inferiore al cinese. Chen Qi sta attraversando un periodo di involuzione, misterioso se si considerano i suoi mezzi tecnici (grandissima velocità e potenza), ma probabilmente qualche difetto tecnico (scarso bilanciamento delle forze e mancato equilibrio del corpo) comincia a influire sul suo rendimento.
La parte bassa del tabellone, quindi, causa le sconfitte di Wang Hao e Chen Qi, è un po’ monca. Si deve aggiungere anche la sconfitta di Ma Long con il giapponese Yoshida, ma in questo caso si può concedere qualcosa al giovane cinese, 16 anni, che ha diritto ad avere qualche alto e basso. In effetti, negli Open di Cina e Giappone, a settembre, dimostrerà il suo reale valore. Così, il sudcoreano Choi Hyun Jin, dopo aver superato anche Chiang Peng Lung (sempre più deludente il taiwanese) e Leung Chuyan (di Hong Kong), va a sbattere contro Li Ching, anche lui di Hong Kong, ex nazionale cinese, che si è premurato di battere Mizutani e di stracciare il campione olimpico Yoo Seung Min. La semifinale è combattuta, ma Li Ching, dopo essersi trovato 1-2, innesta una marcia superiore e non ha difficoltà a vincere 4-2.
Nella parte alta del tabellone, Wang Liqin distrugge tutti, fino al 4-0 a Chuan Chih Yuan (quest’ultimo sempre più in caduta libera) nei quarti di finale. In semifinale trova l’altro cinese Hao Shuai, che ha superato 4-2 il sudcoreano Oh Sang Eun. Wang iqin ha un avvio lento, come gli capita spesso, va sotto due set a zero, ma poi comincia a impestare Hao Shuai con topspin sempre più potenti e il suo compagno di squadra deve cedere. In finale, c’è un po’ di resistenza da parte di Li Ching nei primi tre set, tutti sul filo, ma poi Wang Liqin parte e chiude lasciando a Li appena 7 punti negli ultimi due set.
Fra le donne, non c’è solo la sorpresa della vincitrice, ma addirittura di una finale senza cinesi, ufficiali almeno, visto che Ling Ling e Lau Sui Fei provengono dalla nazionale cinese. Lin Ling è stata già campionessa asiatica di singolo, nel 2000 in Qatar, ma allora rappresentava la Cina. Tra l’altro, la finale degli Asiatici, contro Lau Sui Fei, è esattamente la stessa degli Open d’Italia 2002, ultima edizione di una manifestazione la cui perdita, per colpa della Federazione italiana, non è mai abbastanza rimpianta. Le cinesi ufficiali si comportano davvero male, probabilmente perché ancora scioccate dalla sconfitta nella gara a squadre. Così, Guo Yan, finalista ai Mondiali, perde 4-2 nei quarti di finale con Lin Ling. E Lau Sui Fei fa fuori le altre due cinesi più forti: Guo Yue nei quarti, Niu Jianfeng in semifinale. Guo Yue, in particolare, butta via la vittoria quando, nel settimo set, conduce 8-4: servizio a Lau Sui Fei e Guo Yue butta due volte la palla in rete, poi sbaglia il suo servizio e a quel punto impazzisce e perde. Guo Yue è una fuoriclasse assoluta, seconda solo a Zhang Yining (e sto parlando di “tutta” la storia del tennistavolo, non solo di questi anni), ma ogni tanto si addormenta. E così spreca l’occasione per diventare la più giovane campionessa asiatica di sempre nel singolo (è invece la più giovane campionessa nella gara a squadre per aver vinto i Campionati Asiatici nel 2003 a Bangkok, a 14 anni e mezzo). Sempre a proposito di giovanissime, in gara c’è anche Liu Shiwen, cinese di 14 anni e mezzo, della provincia del Guangdong (o Canton, come è conosciuta in Italia). Vincerà il doppio insieme a Guo Yan, e ci tornerò dopo, ma nel singolo ha un’imprevista battuta d’arresto. Prima batte Tie Yana (Hong Kong), poi si inceppa contro la giapponese Fukuhara, indicata come grande speranza dai giapponesi ma in realtà non eccelsa. Al turno successivo, infatti, Fukuhara perde nettamente con Niu Jianfeng, campionessa in carica nel singolo, che poi cede a Lau Sui Fei. Nella parte bassa del tabellone, detto di Ling Ling che elimina Guo Yan, nel’altro quarto di finale arrivano la difesa sudcoreana Kim Kyung Ah (che elimina per un soffio, 4-3, negli ottavi la cinese Li Xiaoxia) e la singaporese Li Jiawei, con quest’ultima che vince facilmente, 4-0, prima di cedere alla grande tecnica di Lin Ling in semifinale, 4-2 dopo un incontro comunque combattuto. La finale è una formalità per Lin Ling, 4-0 alla sua compagna di squadra Lau Sui Fei.

DOPPI
Si può parlare di piccola sorpresa nel doppio, ma nemmeno tanto, perché Li Ching e Ko Lai Chak, di Hong Kong, hanno vinto l’argento all’Olimpiade di Atene e comunque sono davvero forti, tanto che battono senza problemi i sudcoreani Yoo Seung Min e Choi Hyun Jin in semifinale. Inoltre, Wang Liqin e Chen Qi sono alla prima volta come compagni di doppio e qualcosa la devono scontare. In Cina, si stanno ristrutturando tutti i doppi, per il rinnovo causato dall’età di qualcuno e dall’addio di qualche altro. Così, Wang Liqin non ha più il suo storico compagno Yan Sen, con cui ha vinto titoli olimpici e mondiali, e sta provando con Chen Qi, anche lui mancino come Yan Sen, ma con impugnatura all’europea (Yan Sen è pennaiolo). E, comunque, Wang Liqin e Chen Qi danno subito un’impressione di forza (sono due incredibili sparapalle), battono facilmente i sudcoreani Oh Sang Eun e Lee Jung Woo in semifinale e conducono 3-2 in finale su Li Ching e Ko Lai Chak, per poi cedere di misura.
Il doppio femminile riserva la novità della giovanissima Liu Shiwen, vincitrice in coppia con la più esperta Guo Yan. In questa gara, le favorite sono Guo Yue e Niu Jianfeng, ma Niu Jianfeng conferma la sua crisi e Guo Yue non è in grado di risollevare le sorti del doppio. Arrivano comunque in finale, dopo un 4-1 in semifinale alle giapponesi Fukuhara e Fujinuma, ma poi non reggono ai topspin di Guo Yan e Liu Shiwen. Queste ultime, con un gioco fatto proprio di topspin, eliminano le due difese sudcoreane Kim Kyung Ah e Kim Bok Rae, poi superano Tie Yana e Zhang Rui di Hong Kong. Infine, la vittoria, sorprendente ma che ha un significato tecnico, visto che Niu Jianfeng, quando non è in forma fisica come è accaduto in questi campionati, è un peso per Guo Yue.
Il doppio misto, infine, è una conferma dei Mondiali, con la vittoria di Wang Liqin e Guo Yue. In semifinale trovano, imprevisto, un doppio giapponese, Yoshida e Fukuoka, che hanno fatto fuori Chen Qi e Guo Yan (con Chen Qi autore di una pessima prova). In maniera altrettanto imprevista Wang Liqin e Guo Yue si ritrovano sotto 1-2, ma poi ingranano la marcia giusta e i giapponesi si devono inchinare. Ricordo che anche in questo caso Wang Liqin ha un compagno/a mancino, a conferma che è la migliore combinazione possibile. Inoltre, si tratta anche in questo caso, come per Chen Qi, di due sparapalle, dagli attacchi micidiali. In finale, concedono in totale 23 punti nel 4-0 a Ko Lai Chak e Zhang Rui (Hong Kong), che hanno superato in semifinale i sudcoreani Lee Jin Kwon e Moon Hyun Jung, autori a loro volta dell’eliminazione di Wang Hao e Niu Jianfeng, un campionato disastroso per questi due cinesi.

Il Drago Rosso - Mondiali di Shanghai parte 4

21 Settembre 2005 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

Chiudo l’analisi dei Mondiali di Shanghai con i doppi. C’è bisogno però di una premessa, che risale all’anno prima, all’Olimpiade di Atene. In quella occasione, purtroppo, si è verificato uno dei casi più gravi di politica sportiva che cerca di influenzare i risultati sul campo di gara. Mi riferisco al regolamento, varato dall’Ittf, in base al quale se una nazione ha due doppi in gara all’Olimpiade (il massimo consentito, per la gara di singolo invece il massimo è 3 giocatori di una stessa nazione) questi devono per forza stare dalla stessa parte del tabellone. Si tratta della più scandalosa decisione che sia mai stata presa da una qualsiasi Federazione internazionale, di qualsiasi sport, in tutta la storia delle Olimpiadi e, in generale, dello sport mondiale. In questo modo, si decide a tavolino chi può vincere una medaglia e chi no. A vincere l’oro sarà il più forte, certo, ma tutti gli altri si trovano ad avere una assurda limitazione che va contro tutti i principi sportivi.
Il bello è che l’Ittf, al momento in cui ha preso la decisione, l’ha definita “un miglioramento nella distribuzione delle medaglie”, come è possibile constatare se si vanno a rivedere gli articoli dell’epoca apparsi sul sito della stessa Federazione internazionale. E’ il caso più eclatante di boicottaggio ai danni della Cina e a vantaggio degli europei, che si è trasformato nel ridicolo bronzo ai danesi Maze e Tugwell. Si tratta del doppio di livello tecnico più basso fra tutti i medagliati olimpici e mondiali. Eppure, l’Ittf ha mostrato grande soddisfazione dicendo che il tennistavolo si sta espandendo in tutto il mondo, grazie a queste medaglie olimpiche che sono invece un grandissimo imbroglio. Ricordo solo che in nessun altro sport esiste un regolamento di questo genere.
Faccio questa premessa per spiegare come mai il doppio composto da Kong Linghui e Wang Hao, che vince il titolo mondiale “a sorpresa”, come hanno detto gli incompetenti, sia stato fatto fuori in malo modo all’Olimpiade. Perciò, sono opportuni ulteriori chiarimenti riguardanti l’Olimpiade. In Cina, era sorto un problema serio al momento di decidere i tre singolaristi per Atene. Kong Linghui, campione in carica, non aveva la sicurezza di poter difendere il titolo. I dirigenti cinesi avevano ufficializzato la partecipazione di Wang Liqin e Ma Lin. Per il terzo posto erano in ballottaggio Kong Linghui e Wang Hao. Gli Open di Atene a inizio 2004 erano decisivi. In quella occasione, Kong Linghui fu eliminato da Samsonov, Wang Hao arrivò in finale, dove perse con Ma Lin. Così, fu deciso che Wang Hao avrebbe partecipato alle qualificazioni asiatiche per il terzo posto a disposizione all’Olimpiade (una formalità per i cinesi). In Cina a quel punto si è scatenato l’inferno, perché i tifosi cinesi, tutti per Kong Linghui, hanno cominciato a protestare sia con la Federazione internazionale (in questo caso incolpevole perché il campione olimpico in carica non ha automaticamente diritto a partecipare all’Olimpiade successiva, e questo vale per tutti gli sport), sia con quella cinese. In più, ci sono stati gli articoli critici su molti giornali cinesi. Così, i dirigenti cinesi si sono trovati nella scomoda posizione di trovare un posto per Kong Linghui ad Atene. L’unica possibilità era nel doppio, ma anche in questo caso si presentava un nuovo problema: i cinesi consideravano come doppio numero 1 quello formato da Ma Lin e Chen Qi. Quindi, se si voleva portare Kong Linghui, bisognava escludere il doppio campione in carica, Wang Liqin-Yan Sen. Non c’erano più tornei internazionali per fare un test e si decise di far giocare ai doppi alcune partite di spareggio durante gli allenamenti nel Centro nazionale a Pechino. Il bello è che non sarebbe contato il risultato, ma il giudizio che i tecnici avrebbero dato di quelle partite fra Kong Linghui-Wang Hao e Wang Liqin-Yan Sen. Insomma, il quadro era chiaro: i tecnici avrebbero comunque scelto Kong Linghui-Wang Hao, e così fu.
Il risultato di tutto questo fu che ad Atene i cinesi arrivarono con un’enorme pressione mentale, in particolare nei doppi. In Cina, i giornali di Shanghai, città in cui è nato Wang Liqin, avevano apertamente polemizzato con la sua esclusione dal doppio. Perciò, Kong Linghui e Wang Hao scesero in campo ad Atene dovendo dimostrare che erano i più forti e crollarono subito, alla prima partita, contro Waldner e Persson, che erano ancora un doppio di buon livello, ma nemmeno minimamente paragonabile a quello cinese, tant’è vero che gli svedesi, al turno successivo persero nettamente con Maze e Tugwell. Kong Linghui e Wang Hao non avevano retto. Invece, Ma Lin e Chen Qi, designati sin dall’inizio come doppio numero 1 e sicuri di partecipare, giocarono tranquillamente e vinsero il titolo olimpico, anche se dovettero superare più di una difficoltà, visto che l’esigenza di dare uno schiaffo all’Ittf comportava comunque un peso psicologico.
E arriviamo ai Mondiali di Shanghai. Kong Linghui e Wang Hao, stavolta, giocano senza l’assillo di dimostrare chissà cosa e distruggono tutti quelli che trovano sul loro cammino. L’unico doppio col quale trovano difficoltà è, gli scherzi del destino, Wang Liqin-Yan Sen, in semifinale. Finisce 4-2, ma è una partita tirata. Dall’altra parte, Boll e Suss non trovano nessuno fino alla semifinale (nei quarti battono 4-2 i “bronzi” olimpici Maze e Tugwell, a riprova del fatto che non incontrano nessuno dei forti), quando si trovano di fronte Ma Lin e Chen Qi, che non stanno giocando bene e continuano a non giocare bene, tanto da perdere 4-1. Dall’altra parte del tabellone, invece, ci sono i doppi più forti. Oltre ai due cinesi, c’è quello dei sudcoreani Yoo Seung Min, campione olimpico di singolo, e il giovane Lee Jung Woo, molto bravo, che vanno a sbattere contro Wang Liqin-Yan Sen, e Cheung Yuk e Leung Chuyan di Hong Kong, battuti da Kong Linghui e Wang Hao. La finale è una passeggiata per Kong e Wang, che si addormentano un po’ nel quarto set, sul 3-0, ma poi non concedono più spazio ai tedeschi. Boll e Suss hanno approfittato di un tabellone fortunato e del fatto di trovare Ma Lin e Chen Qi fuori forma, ma il loro livello tecnico, come doppio, non è assolutamente da finale mondiale. Per quanto riguarda il doppio vincente, c’è da dire che Kong Linghui, oltre a essere il fuoriclasse che è in assoluto, si conferma anche come il più grande giocatore di doppio di tutta la storia del tennistavolo. Ha vinto i titoli mondiali di dppio nel ’97 e nel ’99 in coppia con Liu Guoliang, oltre a quello olimpico nel 1996, sempre con Liu. Ha dimostrato di poter giocare in coppia con qualsiasi tipo di giocatore, anche se gli sono capitati quasi sempre pennaioli. Questi ultimi, in effetti, hanno sempre bisogno di un giocatore speciale al fianco per esprimersi al meglio nei doppi. Kong Linghui è il tipo di giocatore che sopperisce a qualsiasi difetto del compagno, sia nei movimenti delle gambe, sia nell’ingombro degli spazi (i pennaioli hanno esigenze particolari e i loro compagni devono fare loro spazio), sia nelle soluzioni tecniche sul tavolo. Per un cinese, tra l’altro, vincere un titolo mondiale a 29 anni e mezzo, è un record, visto che escono dalla nazionale molto prima. Un’ulteriore prova della grandezza di Kong Linghui.
DOPPIO FEMMINILE
Anche qui una premessa, stavolta piccola. All’Olimpiade di Atene, la vittoria era andata, un po’ stranamente, a Zhang Yining e Wang Nan. Dico “stranamente” perché in quasi tutti i tornei Zhang e Wang avevano perso con l’altra coppia cinese formata da Guo Yue e Niu Jianfeng. Nella semifinale (lo scandalo dell’Ittf di cui parlavo prima), si sono viste improvvisamente Guo Yue e Niu Jianfeng arrendevoli: non forzavano i colpi, erano lente. C’era più di un sospetto che dovessero lasciare il passo non tanto a Zhang Yining quanto a Wang Nan. A Shanghai, la questione è stata tutta cinese, senza i vergognosi regolamenti dell’Ittf. Così, la finale, giustamente è stata fra le coppie della semifinale olimpica, ma in precedenza si sono viste tante altre cinesi a dare spettacolo. Così, in semifinale, Guo Yue e Niu Jianfeng devono vedersela con Guo Yan e Bai Yang (quest’ultima, molto bella, diventata famosa l’anno scorso per essere stata esclusa dalla nazionale, accusata di essere la fidanzata di Ma Lin e quindi di provocargli distrazioni, per poi rientrare qualche mese dopo, con l’impegno di non essere più la fidanzata di Ma Lin). Zhang Yining e Wang Nan trovano le cinesi di Hong Kong, ex giocatrici della nazionale cinese, Tie Yana e Zhang Rui, e hanno qualche difficoltà a batterle. Nei quarti arrivano due coppie europee (Toth-Batorfi e Boros-Vaida) e una giapponese (Fujinuma-Fukuhara), ma davvero non c’è paragone con quelle cinesi e di Hong Kong. La finale, poi, è meno bella e appassionante di quanto ci si possa aspettare. Come ad Atene, Guo Yue e Niu Jianfeng non giocano. Torna il sospetto di ordini dati dall’alto, ma stavolta (contrariamente ad Atene) mi giungono informazioni che la partita è regolare. Comunque brutta.
DOPPIO MISTO
Ai Mondiali di Eindhoven, nel ’99, la Cina stabilì un record incredibile: 8 doppi misti nelle prime 8 posizioni. I cinesi avevano un nono doppio iscritto in quei Mondiali, ma perse con un’altra coppia cinese negli ottavi di finale. A Shanghai, non si ripete quel record, ma ci siamo vicini. Nei quarti di finale, 6 doppi cinesi, uno giapponese e uno austriaco (ma quest’ultimo con la cinese Liu Jia). E negli ottavi c’è stato lo scontro fratricida fra due doppi cinesi, oltre a 3 doppi di Hong Kong che sono andati a sbattere contro quelli cinesi. Come dire che fra i primi 16 doppi ce ne sono 10 di cinesi ed ex cinesi. Wang Hao e Wang Nan, che sono dati per favoriti, ma che non lo sono nei miei pronostici, confermano le mie previsioni e perdono nei quarti di finale contro i giovani cinesi Qiu Yike (quello che battè Boll nel singolo al secondo turno dei Mondiali di Parigi) e Cao Zhen. Dopo due anni, sono ancora in gara Liu Guozheng e Bai Yang, finalisti a Parigi in una drammatica e sconcertante gara, finita 4-3 per Ma Lin-Wang Nan. A quel tempo, Ma Lin e Bai Yang erano ancora fidanzati (ho già ricordato, in proposito, l’esclusione di Bai Yang dalla nazionale nel 2004) e si trovarono a giocare contro. La vittoria di Wang Nan era obbligata perché il titolo mondiale di doppio misto era l’unico che le mancava. Ma Lin non poteva fare regali alla fidanzata, ma ci provò ugualmente. Nei primi set, cominciò a commettere errori che solo un occhio esperto poteva distinguere e anche quando chiudeva il punto, apparentemente con uno smash impietoso, era capace di offrire comunque a Bai Yang la possibilità di ribattere. Faccio due piccoli esempi. Punti regalati: movimento più ampio del braccio, quindi in ritardo, nel top di diritto, con palla più alta e possibilità per Bai Yang o Liu Guozheng di attaccare; palla corta alta da attaccare e finta di scivolata per arrivare in ritardo sulla palla e concederla a sua volta corta e alta agli avversari. Punto vinto: palla corta alta, schiacciata potente, ma proprio sulla racchetta di Bai Yang, che poi lei riesca a tirarla dentro è un altro discorso, ma l’importante è dargliela giusto sulla racchetta. Ala fine, però, Ma Lin non potè continuare e, in rimonta da 2-3, lui e Wang Nan vinsero, con Bai Yang che scoppiò a piangere, immortalata dalla Tv francese e dai fotografi. A Shanghai Liu Guozheng e Bai Yang sono di nuovo in finale, ma stavolta si trovano di fronte una coppia inedita, Wang Liqin e Guo Yue, che non hanno mai giocato insieme prima. Finisce che perdono di nuovo 4-3, ma stavolta senza avere mai la possibilità vera di arrivare a un passo dalla vittoria. Sono loro che rimontano da 2-3, ma nel settimo set Wang Liqin e Guo Yue se ne vanno. Il doppio costituito da Wang Liqin e Guo Yue è un’autentica macchina da punti, due attaccanti che fanno sfracelli con i loro topspin e le palle piazzate in angoli impossibili. Per la piccola Guo Yue, che nei giorni dei Mondiali di Shanghai ha ancora 16 anni e 9 mesi, è il secondo titolo mondiale, dopo quello a squadre conquistato in Qatar a febbraio 2004, a 15 anni e mezzo (quest’ultimo è un record assoluto) ed è la conferma che ci troviamo di fronte a un fenomeno, secondo per il momento solo a quello rappresentato da Zhang Yining.

Intervista esclusiva a Patrizio Deniso

16 Settembre 2005 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

Il pensiero dei pongisti è oggi riferito da Patrizio Deniso, coach dell’ASTT Pieve Emanuele, Campione d’Italia, allenatore della squdra nazionale italiana maschile dal 1992 al 2001, con la nazionale italiana ha conquistato la medaglia di bronzo ai campionati del mondo a squadre di Kuala Lumpur del 2000.
Come è già successo per Lorenzo Nannoni rivolgiamo 10 domande altecnico lombardo.
Siamo anche in attesi di ricevere le autorizzazioni per conoscere il pensiero anche di Roman Plese allenatore della squadra femminile.

buona lettura

Nella tua carriera hai vinto davvero tanto e hai portato alcuni atleti a competere ad alti livelli, che cosa spinge un tecnico a perseverare nella strada del lavoro? E’ solo un compito al quale deve assolvere? E’ un lavoro come un altro? C’è qualcos’altro di più?

E’ un lavoro che ti piace e che svolgi con grande passione, ma la molla che ti spinge a lavorare duramente e’ il mettersi in continua discussione, la ricerca del risultato, della vittoria.
Vittoria intesa non solamente come obiettivo agonistico, ma anche umano.
Un atleta con la A maiuscola deve essere un vero uomo. Quando tu allenatore capisci che i tuoi atleti hanno appreso rispetto e disciplina (cultura del rispetto), hai vinto e forse loro potranno diventare dei grandi giocatori.

Hai una vasta esperienza, sei cresciuto prima con i tecnici cinesi e poi con Milan Stencel, vero tuo maestro, hai provato diverse metodologie, se dovessi avere un gruppo di tecnici da istruire quale è secondo te la filosofia di lavoro ideale?

La mia filosofia e’ il costante lavoro, un lavoro di qualita’, dove tecnica e preparazione fisica ricoprono una grandissima importanza e l’aspetto mentale diventa determinante nel riuscire a sviluppare una tattica efficace.
I miei giocatori devono comprendere quello che fanno.
E’ fondamentale che sappiano quanto e’ importante gestire la propria forma fisica con un lavoro costante e continuo in cui il giusto riposo rientra nella preparazione e crescita del giocatore .
Quindi lavoro costante e continuo, ottima tecnica e preparazione fisica, grande tattica.
Un bravo tecnico deve capire le varie differenze fisiche, mentali e tecniche di ogni suo atleta cosi’ da costruire un personale modello di gioco sviluppando, di conseguenza, una tecnica ed una tattica adeguate (stile).
Per me e’ importante capire se hanno capacita’ di reagire alle difficolta’, reagire positivamente alle mie provocazioni, ai miei stimoli volutamente stressanti, resistere alla fatica.
Rifiuto di lavorare con chi reagisce negativamente, incapace di sostenere pressione psicologica ed elevati carichi di lavoro e, per concludere, non sopporto i genitori invadenti, poco obiettivi e che vogliono sostituirsi all’allenatore.

Parlaci delle differenze di lavoro tra quello di club e quello di nazionale.

Sotto l’aspetto dell’impegno non e’ cambiato molto. Ero full time prima, lo sono ora, ma con una qualita’ di vita migliore e posso, finalmente, godermi la famiglia.
Il confronto tecnico e competitivo e’ sicuramente differente. Con la Nazionale ero costantemente sottoposto ad uno stress agonistico di alto livello. Il confronto era sempre con giocatori e teams di elevato valore tecnico, in Italia, salvo rari casi, non e’ così, anche se quest’anno, grazie alla Coppa Campioni, sto assaporando le stesse sensazioni.
Gli obiettivi erano differenti; inizialmente a lungo termine, per poi passare ad obiettivi a medio-lungo, medio termine. Costruita una squadra competitiva, l’obiettivo principale e’ diventato quello agonistico, ottenere risultato negli appuntamenti piu’ importanti della stagione.
In sintesi, ho inizialmente sviluppato un lavoro che tralasciasse la ricerca del risultato agonistico a favore di una faticosa crescita tecnica e mentale, nella continua selezione di atleti disponibili a lavorare quotidianamente in modo continuo e costante.
Nel Club gli obiettivi sono a breve scadenza. La gestione della squadre è quotidiana, mentre in Nazionale il lavoro più importante era effettuato prevalentemente in determinati periodi, inseriti in un programma che poteva fare parte di una periodizzazione a breve, medio, o, nel caso delle Olimpiadi a medio-lungo termine.
Il lavoro era più organizzativo. Dovevo creare una mentalità competitiva, dare un indirizzo tecnico a tutta la base. Inizialmente, come già detto, non era importante il risultato agonistico, ma quello tecnico, fisico e mentale.
Era fondamentale programmare gli impegni agonistici internazionali, tenendo presente il contesto agonistico Nazionale, inserendo stages di preparazione che rientrassero in una periodizzazione di lavoro che tenesse in considerazione di volta in volta gli obiettivi tecnici-agonistici prefissati.
Quindi obiettivi differenti, programmazione e periodizzazione differente, differenti i contenuti degli allenamenti.
Nel Club il programma di lavoro è inserito nel quotidiano contesto sociale.
L’atteggiamento nei confronti degli atleti e la loro gestione è diversa rispetto alla Nazionale che aveva allenamenti più concentrati in giornate di lavoro dettagliatamente organizzate.
Nel Club i giocatori hanno esigenze di vita personali che vanno diversamente gestite.

Hai portato il Pieve Emanuele ai vertici italiani, secondo te questa squadra a che cosa può ambire nell’immediato e questo club in futuro?

Nell’immediato vogliamo entrare fra le prime otto squadre d’Europa .
Questo e’ il primo obiettivo della stagione .
Nel futuro, considerata la grande e vulcanica determinazione del Presidente D’Ambrosio c’è la volontà di creare un settore giovanile competitivo in Europa, con una struttura tecnica e dirigenziale altamente professionale.
Una organizzazione che possa essere di riferimento non solo in Italia, ma anche in Europa.

Hai giocato per tanti anni, hai allenato per tanti anni, come si sta muovendo la tecnica del pingpong.

Sono ormai diversi anni che la tecnica è indirizzata ad una gestualità essenziale, fatta di movimenti brevi e molto rapidi in cui l’utilizzo dell’avambraccio è determinante.
Questo costringe il giocatore a rimanere molto vicino al tavolo (prima posizione) nella ricerca continua dell’impatto con la pallina sopra la sua linea di base.

Il punteggio a 11 punti ha creato senz’altro maggior equilibrio tra giocatori, infatti i risultati a sorpresa sono più frequenti rispetto al passato, puoi dirci qualcosa di come la tattica sia cambiata rispetto al punteggio?

E’ vero, c’è maggiore equilibrio. Il punteggio a 11 punti non ti permette di smarrire mai la concentrazione, basta un attimo per perdere 1 o 2 punti e perdere set ed incontro.
Per questo motivo ci sono punti meno spettacolari, non bisogna rischiare e concedere niente.
I primi punti del match diventano decisivi.
E’ fondamentale cercare di giocarli il più semplice possibile con grande qualità di servizio e risposta.
E’ necessario conoscere molto bene l’avversario ed avere bene in testa cosa fare da subito, idee chiare fin dall’inizio, senza sperimentare, ma dando grande concretezza al proprio gioco, con una tattica e strategia ben stabilite e studiate in anticipo.

Dalla tua esperienza raccolta, cosa puoi suggerire ai nostri lettori sull’utilizzo del time-out?

Il time-out può essere richiesto dal giocatore o dall’allenatore. Sono due filosofie di scelta diverse.
Per quanto mi riguarda sono io a deciderlo, ma in questo caso, ti assumi una grande responsabilità con tutte le conseguenze.
Per tale motivo devi conoscere benissimo il tuo giocatore e devi rimanere sempre molto concentrato ancor più del tuo atleta.
Solitamente chiamo il time-out in tre circostanze particolari:

1) quando si sta perdendo la linea di gioco (si sta sbagliando tattica, smarrimento tattico) o perche’ sta diminuendo il livello di concentrazione o perche’ l’avversario è riuscito a modificare la propria tattica di gioco.

2) per interrompere una fase negativa del proprio giocatore o una serie positiva dell’avversario

3) per comunicare un consiglio tattico che potrebbe essere decisivo per il risultato in un momento molto delicato del match.

Il time-out e’ una soluzione estrema che in alcuni casi, se ben gestito, (giusto timing) puo’ permettere di risolvere una situazione critica.
Non ritengo abbia senso chiamarlo quando c’è un’evidente superiorità tecnica, tattica e psicologica. In questo caso sarebbe necessario un time-out di un anno e …forse, non sarebbe ancora sufficiente. Se fossimo su un ring getteremmo la spugna.

Il distacco dalla Nazionale è stato un trauma per tutti, che cosa ti è rimasto di buono di quel lavoro e che cosa ti ha lasciato l’amaro in bocca?

Tutta l’esperienza che ho maturato, la devo al mio impegno in Nazionale.
Il ricordo della medaglia conquistata a Kuala Lumpur mi rimarrà sempre impresso. La gioia e le lacrime dei ragazzi, la felicità dei dirigenti (probabilmente vera), la commozione degli allenatori, indimenticabile!
Salire sul podio accanto a squadroni come Svezia e Cina è stata una grande emozione.
Purtroppo l’irriconoscenza di una parte dirigenziale, la mancanza di rispetto di alcuni dirigenti e non, mi ha enormemente amareggiato.
Pochi hanno riconosciuto ed apprezzato obiettivamente il risultato del mio lavoro.
Il più grande rimpianto è quello di non avere mai avuto la possibilità di difendere e spiegare il mio operato, le scelte, le decisioni, la mia strategia tecnica, nelle sedi opportune (ad es.in un consiglio federale).
Troppe volte il mio indirizzo tecnico è stato strumentalizzato per un fine politico, intorpidendo ed offuscando, volutamente, l’importanza dei risultati ottenuti. Era evidente l’esistenza di una forte opposizione politica che non accettava l’efficacia di un progetto tecnico ben sviluppato e che stava esprimendo risultati tecnici ed organizzativi di grande qualità. Risultati invidiati in tutto il mondo.

L’esperienza maturata con la Federazione, i risultati, le soddisfazioni e le delusioni, che cosa hanno rappresentato nella tua carriera?

L’esperienza maturata con la FITeT è stata interessante e costruttiva.
Sono grato a coloro che mi hanno offerto questa grande possibilità, ma tantissimo ho dato in termini di sacrificio, impegno e passione.
La piu’ grande soddisfazione, a parte i risultati ottenuti, è stata la riconoscenza, il rispetto e l’affetto dimostratemi dai miei giocatori.
Questi ragazzi mi rimarranno sempre nel cuore. Mi hanno confermato che il lavoro paga ed io, grazie a loro, sono stato completamente ripagato.
Mentre, nei confronti di alcuni presunti dirigenti ed amici, la delusione e’ stata grande, ma prima o poi tutti i nodi verranno al pettine e come diceva un grande mio amico :”non sputare in alto che ti ritorna in bocca…”

Si sa che in Italia, almeno quella pongistica, l’informazione è piuttosto latente, in giro c’è solo un gran passaparola, ci puoi dire a che punto è la vicenda legale con la FITeT e se secondo te ci potranno essere elementi per i quali potresti tornare a fare il ct?

Riguardo quest’ultima domanda, riporto quanto comunicatomi dal mio Avvocato.
Il giudice ha accolto la richiesta nei confronti della FITeT, che è stata condannataa pagare la somma di 8.251,02 euro, mentre ha respinto la domanda nei confronti del CONI, in quanto il Giudice ha ritenuto equivalente il nuovo incarico conferitomi dalla FITeT dopo l’esonero da responsabile delle Squadre Nazionali.
Siamo intenzionati a fare ricorso ed ottimisti. Non sara’ difficile spiegare che tra un incarico di responsabile di un presunto progetto formazione allenatori e quello di responsabile di una squadra nazionale c’è una notevole differenza.
Purtroppo, il giudice, donna, non ha, probabilmente le giuste competenze e conoscenze sportive. Adesso dite che Deniso e’ un misogeno.

Intervista a Wang Liqin

9 Settembre 2005 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

Ho recuperato un’intervista all’attuale Campione del Mondo Wang Liqin apparsa in una rivista cinese e poi divulgata in inglese che risale a fine 2002. L’ho trovata interessante e sono sicuro che anche voi la possiate trovare tale. La traduzione è di pingpongitalia.com.

Giornalista) Ci sono alcune voci secondo le quail il livello tecnico degli allenatori della squadra nazionale sia basso. Cosa ne pensi?
Wang Liqin) Per dirla più precisamente, ci sono molti ottimi allenatori nella squadra nazionale. Forse qualcuno di loro è troppo giovane e non hanno abbastanza esperienza, e comunque non hanno poi tutta quella fretta di fare risultati rispetto agli allenatori più vecchi

G) Abbiamo saputo che hai un nuovo allenatore, la necessità di cambiare, è dovuta ai tuoi risultati mediocri?
W) Questa è una cosa ridicola. Chi ha detto che ho un nuovo allenatore? Il mio allenatore è ancora Shi Zhihao. Anche se avessi un nuovo allenatore, dobbiamo renderci conto che il pingpong non è il calcio, dove l’allenatore decide la conduzione di gara. Il giocatore di pingpong è da solo in gara ed I risultati dipendono dalla sua performance. Come possiamo lamentarci di un coach quando perdiamo?

G) Molti dicono che Liu Guoliang sarà il successore di Cai Zhenhua? Cosa ne pensi?
W) E’ troppo presto per parlarne. Penso che Liu Guoliang sia adatto a fare l’allenatore, e lui il lavoro lo conosce bene. Quando giocava, ci allenavamo insieme e ci parlava molto delle novità tecniche. Insomma è qualificato ad allenare I giocatori. Ha le idee chiare quando si entra in gara. Penso che ha bisogno di fare esperienza alla guida della squadra. Ma per il momento non è un grosso problema. Gli altri allenatori come Lu Lin e Shi Zhihao sono campioni del mondo e sono altamente qualificati.

G) Ci puoi dire qualcosa riguardo Boll e Chuan Chi-Yuan, i vostri più accreditati avversari per il prossimo futuro?
W) Questi due giocatori sono migliorati molto rapidamente, e negli ultimi tempi hanno avuto una grande considerazione. Boll ha un’ottima abilità nel servire, e non commente errori banali. E’ valido anche nell’attacco continuato. E’ abile nel confronto, e il suo passaggio tra la difesa e l’attacco è davvero buono. Possiede un ottima scelta di tempo e un ottimo tocco di palla. Chuan è feroce. Tratta la palla corta in maniera ineccepibile e ha una grande velocità. E’ particolarmente efficace vicino al tavolo quando prende lui l’iniziativa con l’attacco di rovescio. Appena attacca di rovescio riesce poi a mantenere l’attacco coprendo tutta l’area di gioco. Tuttavia da media distanza ha qualche lacuna e non è poi così potente. Questi due giocatori in definitiva saranno i nostri più accaniti avversari alle prossime Olimpiadi.

G) I coreani credono di essere superiori a voi nel doppio. Cosa ne pensi? Anche tu e Yan Sen vi siete divisi. Chi è secondo il tuo miglior partner?
W) Quest’anno i doppi coreani si sono comportati bene, ciò non significa che sono migliori di noi. E poi, devo chiarire una cosa: io e Yan non ci siamo affatto divisi. Yan sta giocando in Giappone, così io e Qin temporaneamente stiamo giocando insieme. Yan ha giocato molto all’estero quest’anno, e così non ci siamo allenati molto insieme. Se dovessimo riprendere ad allenarci non saremo molto peggio dei coreani.

G) Ultimamente i cinesi non hanno ottenuto grandi risultati. Oltre ai regolamenti cambiati, ci sono altri fattori?
W) Credo che la ragione più importante sia il punteggio a 11. Quando un buon giocatore incontra uno più scarso in un set a 21, generalmente i primi 10 punti vengono conseguiti con certezza da parte di entrambe. Poi, nella parte centrale quando si conosce il valore dell’avversario esce la differenza di livello. A 11 punti se non inizi bene la partita, subisci subito la pressione di gara e te le porti dietro per l’intera partita. Così è facile innervosirsi, e non riesci ad esprimerti al tuo normale livello. Gli incontri sono più difficili da giocare. Molti giocatori sono diventati molto forti in virtù del punteggio.

G) Ho sentito che per il prossimo anno si proporrà di tornare ai 21 punti. Credi che sia probabile?
W) Io non ho sentito nulla in proposito. Penso che se anche la federazione cinese lo proponesse l’ITTF non l’adotterebbe. Hanno impiegato tantissime energie per ridurre la nostra forza ed il punteggio a 11 ha già dato i risultati che volevano, perchè dovrebbero tornare indietro?

G) Dopo I Giochi Asiatici, non hai avuto fatto un granché bene nei successive tornei come la Coppa del Mondo e le Grand Finals. Dicono che hai problemi di concretezza di gioco, e di fragilità psicologica. Sei d’accordo?
W) No, non sono d’accordo. Dopo I Giochi Asiatici, non ero in buona forma. Ho perso contro Boll in Coppa del Mondo e nelle Gran Finals, ma non credo di aver perso a causa della troppa fragilità e della paura di perdere. In linea di principio, questa è la differenza tra le mie sconfitte precedenti, e cioè che la ragione principale sia di non aver ancora trovato l’ideale adattamento agli 11 punti e mentalmente non ero a posto. Sento molta più pressione rispetto ai 21 punti. Se faccio un paio di errori, divento nervoso, questo poi contribuisce alla performance successiva. Penso che devo migliorare la mia capacità ad adattarmi alla gara. Per quanto riguarda i recenti incontri, sto lentamente cambiando la tattica e l’approccio, e ho aggiunto qualcosa alla mia tecnica. La regola del servizio non mi ha dato particolari effetti negativi, non così come la regola degli 11 punti. Sono solido nel tipo di gioco allround, e le nuove regole avvantaggiano coloro i quali hanno un gioco aggressivo. Penso. Ma mi devo abituare agli 11 punti rapidamente. Non ci vorrà molto.

G) Hai perso contro Boll diverse volte. E’ una partita che ti dà particolarmente fastidio o ci sono alter ragioni?
W) Non penso che per me sia un match problematico, perché l’ho battuto anch’io diverse volte, A Stoccolma nelle Gran Finals, ci ho giocato meglio rispetto a Jinan. In Coppa del Mondo ho perso troppo velocemente; non ho neanche iniziato a giocare la partita che era già finita. E’ stata una sconfitta che non ho capito, e devo dire che ero anche ben preparato. Ma ho risposto male. Ero troppo preso a non perdere punti direttamente dal suo servizio, quindi la risposta era senza qualità. Non ho neanche variato bene la risposta. In genere in partita il primo che attacca vince il punto. Boll rispondeva meglio, e non ho avuto tante opportunità come le ha avute lui. Ero in posizione passiva, e ciò ha contribuito a rendere più difficle la gara. Boll aveva un gran tempismo, in special modo nella risposta al servizio.

G) L’amministrazione sportiva di Shanghai si auspica di ottenere ad Atene 3 medaglie d’oro, e la speranza è riposta su di te. Ovviamente la pressione per te sarà maggiore. Riuscirà Wang Liqin a resistere alla pressione?
W) Non ho sentito nulla riguardo questa responsabilità. Mi sento onorato, ma sento anche l’intensa pressione. Darò il mio meglio per portare gloria al mio paese e alla mia città.

G) La Provincia di Shanghai non ha vinto medaglie d’oro ai 9ì Giochi Nazionali. Ci puoi dire qualcosa sui 10ì?
W) Abbiamo avuto ottime occasioni l’anno scorso. Avevamo una buona squadra e le possibiltà di vittoria erano per la gara squadra e per quella di singolo maschile. Ma alla fine non è andato bene come volevamo, e abbiamo subìto troppo la pressione psicologica, specialmente dopo aver perso il titolo nella gara a squadre, a quel punto non eravamo più capaci di giocare al nostro livello Ora la nostra squadra non è in buona forma. Probabilmente avremo una squadra più debole ai 10ì Giochi Nazionali. Feng Zhe ha lasciato la nazionale, e Xin Minjie ha smesso di giocare. Non ci sono altri giocatori da Shanghai nella squadra nazionale ad eccezione di me e Guo Jinhao. Per fare bene ai prossimi giochi nazionali dobbiamo far crescere subito nuovi talenti. La provincia di Jiangsu sta facendo molto bene in questo settore: il loro più giovane Chen Qi ha ottenuto grandissime vittorie nella Super Lega e adesso è in squadra nazionale. Alla squadra di Shanghai mancano questi nuovi talenti

G) Cosa pensi del fatto che i mondiali del 2005 si svolgeranno a Shanghai?
W) Shanghai ha un gran bisogno di eventi importanti come questo. Ora stiamo toccando il fondo. La nostra squadra non sta facendo bene e non abbiamo particolari attenzioni dai media. Ci sono pochi tifosi e nella maggior parte delle gare di Super Lega il pubblico è scarso. Abbiamo dovuto giocare alcune partite nella provincia di Jiangsu. Penso che il pingpong di Shanghai abbia bisogno dell’attenzione di tutti. I mondiali per noi sarebbero un grande oppportunità per riportare Shanghai all’apice. I mondiali del 95 a Tianjin hanno generato interesse per lo sport locale e spero che anche i mondiali di Shanghai portino ugualmente buoni risultati.

Intervista esclusiva a Lorenzo Nannoni

3 Settembre 2005 da Ping Pong Italia · 1 Commento 

Come promesso abbiamo l’opportunità di leggere ciò che i protagonisti pensano del pingpong, abbiamo così rivolto 10 domande a Lorenzo Nannoni a cui gentilmente ha risposto.
Lorenzo Nannoni nato a San Giovanni Valdarno il 10 Luglio 1968 medaglia d’argento ai Giochi del Mediterraneo dell’87, vincitore di 2 titoli assoluti di singolo, 7 titoli di doppio maschile, 4 titoli a squadre, oltre ai titoli di categoria. E’ stato vice campione europeo a squadre allievi nell’82 insieme a Francesco Manneschi, Gennaro Di Napoli, medaglia di bronzo nel doppio junior nell’85 con Manneschi Francesco.

1) Sei il nuovo CT della squadra azzurra, da ex azzurro ed ex campione che sensazioni ti da questo nuovo lavoro?

Le sensazioni sono un po’ le stesse dei primi giorni con la giovanile 4 anni e mezzo fa.
Cioè una grande responsabilità che per prima cosa deve essere di tipo educativo e poi naturalmente tecnica. La grossa differenza sta nel fatto che ora mi trovo a gestire l’attività di atleti che sono professionisti o semiprofessionisti e che alcuni dei quali erano compagni stessi di nazionale verso la metà degli anni 90.

2) Che differenze o che difficoltà pensi di incontrare passando da un lavoro part-time come ct dei giovani ad un lavoro full-time come ct dei Senior?

L’attività è sicuramente molto più impegnativa. I giorni sono molti di più e le trasferte più lunghe. Le difficoltà per adesso sono relative al far si che la programmazione dell’attività della nazionale scorra via di concerto ed in modo fluido con quella dei clubs, per il bene dei giocatori che hanno il diritto di trarre il massimo beneficio sia dall’una che dall’altra.

3) A giudicare dalla prima convocazione di Col Di Nava si capisce che intendi lavorare con tutti gli atleti che hanno avuto esperienza di nazionale, puoi illustrare quelle che sono le linee guida del tuo incarico?

Intanto per questa prima convocazione c’era bisogno da parte mia di prendere confidenza con il nuovo incarico e soprattutto con certi giocatori, che peraltro conoscevo molto bene ma con i quali non avevo mai lavorato. Una volta verificato lo stato attuale delle cose per il futuro c’è la volontà di inserire, compatibilmente con il loro livello, alcuni giovani che hanno già dimostrato o dimostreranno forte passione ed attaccamento alla maglia azzurra.

4) Conosci la storia dell’Italia Nazional Pongistica, quali pensi siano gli obiettivi oggettivamente possibili da poter raggiungere?

La speranza, com’è ovvio che sia, è quella ottenere i migliori risultati possibili. In concreto sappiamo molto bene che il panorama Internazionale è infarcito di atleti professionisti che si allenano duramente e che hanno la cattiveria agonistica che li farà emergere. Noi credo si debba andare in quella direzione anche perché ciò alzerebbe il livello medio che sarebbe già un buon risultato.

5) Oggigiorno i clubs italiani sono meglio organizzati, hanno allenatori professionisti e chiedono che i propri atleti rimangano il più possibile nel club, come pensi di poter far conciliare l’attività della squadra nazionale con quella dei clubs?

Una volta se ti volevi allenare bene (e non è detto che succedesse), dovevi fare scelte di vita drastiche. Oggi per fortuna ci sono delle realtà dove ti puoi allenare duramente stando a casa tua che è senz’altro la miglior soluzione. Purtroppo spesso succede che nonostante le buone condizioni possibili queste non siano sfruttate per cui il lavoro rimane a mezzo. Ritengo quindi che nonostante la buona organizzazione che si vede in giro per l’Italia negli ultimi anni, l’attività della nazionale sia uno step imprescindibile per gli atleti che abbiano obiettivi di alto livello. Ecco quindi che le due attività devono coesistere con l’avallo dei rispettivi Allenatori e Dirigenti.

6) C’è un problema oggettivo “atleti con passaporto non italiano” il CONI ha indicato espressamente l’obiettivo di lavorare con i vivai italiani, come pensi di gestire questa delicata questione?

L’obiettivo di tutti noi è quello di far ottenere la nazionalità ai giocatori che dimostrano attaccamento alla maglia azzurra, anche perché si tratta di giocatori pongisticamente cresciuti in Italia e con mentalità spiccatamente Italiana. Per quel che riguarda le direttive del CONI prendo atto e mi muoverò in questa direzione, anche perché sono in pieno accordo.

7) C’è un dibattito continuo a proposito le modifiche ai regolamenti dell’ITTF, cambiamenti ai quali atleti e tecnici devono adeguarsi, come valuti queste situazioni riguardo i servizi, il punteggio e la colla.

Devo dire che il punteggio ad undici mi piace molto. I set scontati sono molti meno ed anche i non addetti ai lavori con cui mi sono trovato a parlare si sono espressi positivamente. I servizi non coperti sono stati altrettanto migliorativi. Ricordo agli ultimi Europei Giovanili (Praga) l’incontro Francia-Austria, sul 2 a 2 c’è stata un partita molto spettacolare fra i numeri due anche grazie al fatto che i servizi erano talmente visibili che si andava sempre avanti con lo scambio. Sulla colla non sono così convinto che la sua abolizione porterebbe ad un miglioramento della spettacolarità dell’incontro. E’ vero, ci sarebbero meno errori di risposta, ma non vedremmo certi scambi in controtop che ormai è uno dei colpi principali in campo Internazionale. Più in generale ritengo che la direzione deve essere quella che porta alla spettacolarizzazione se l’obiettivo è quello di coinvolgere i Media ed è difficile ipotizzare strade diverse.
8) Secondo te, per gli obiettivi che ti sei posto, l’attività pongistica nazionale deve essere rivolta a favorire più quella individuale o quella di squadra?

L’allenatore è portato ad essere più coinvolto dall’attività di squadra, però non dobbiamo dimenticare che è uno sport in cui si va in campo singolarmente. Trovo che sia fondamentale la presenza di società molti forti in grado di programmare e gestire professionalmente questo sport. Di conseguenza l’attività è inevitabilmente sbilanciata in questa direzione.

9) Se dovessi dare un consiglio ai tanti tecnici che ci sono in Italia, che cosa diresti loro?

Il primo che mi viene in mente è quello di essere aperti ai confronti con altri tecnici senza dare per scontato che quello che sappiamo noi sia la verità assoluta.

Il secondo è di curare di più gli aspetti legati al condizionamento fisico. Questo è un campo dove i tecnici italiani devono lavorare molto. Non si può pensare di allenare (soprattutto ad alti livelli) senza conoscere un minimo i principi della periodizzazione dell’allenamento ad esempio.

10) Immagino che la tua famiglia sia molto contenta di questo prestigioso incarico, che cosa ti hanno consigliato in modo particolare.

Niente in particolare. Le cose che si dicono in questi casi più che altro relative ai complimenti per l’incarico ottenuto.

Nikoleta Stefanova

1 Settembre 2005 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

Questa intervista è della radio bulgara subito dopo la vittoria degli Europei che la nostra atleta ha ottenuto insieme alle sue compagne e a Errigo.

Intervista di Elena Chahanova con Nikoleta Stefanova, trasmessa il 1.04.2003 durante la trasmissione sportiva “Na finala” della Radio Nazionale Bulgara__Ti trovi a Courmayeur sotto la più alta montagna europea e la cima del Monte Bianco. Ieri tu l’hai scalata in stile “ping pong”. Racconta agli ascoltatori della Radio Nazionale bulgara come hai fatto e come ti trovi lì?__“Sono in Italia da tanto tempo. Sono venuta qui con mamma e papà all’età di 3 anni e per noi questo è un grande risultato._La squadra non pensava di arrivare a questo successo, ma siamo riusciti perché abbiamo iniziato la preparazione da tempo, abbiamo lavorato tanto e con grande voglia. Perciò adesso è cosi bello!__Cosa ti ha detto tuo padre prima delle gare e dopo la vittoria?__“Mi ha detto di stare tranquilla e di fare il mio gioco e ha previsto che avrei disputato una bellissima gara”!__Lui ti suggerisce in bulgaro dalle tribune?__“Sì, in genere lo fa, ma questa volta c’era tanta gente e non sono riuscita a trovarlo. L’ho cercato, ma non l’ho trovato”.__Sicuramente il legame genitivo ha fatto effetto anche cosi?__“Si. E’ proprio così. Sapevo che lui mi guardava. Mi sentivo tranquilla e felice di questo.__Cosa ti aspetta ancora nel campionato europeo?__“Le competizioni individuali, coppie e coppie miste. Spero che tutto vada liscio e che io giochi bene”.
Autore: Elena Chahanova
Fonte: Radio Nazionale Bulgara

Login

United States of what had been abolished 1984. Gleeson SC was appointed Independent Medicare ipl laser machines for hair removal laser hair removal at home canada during Michael Buckleys tenure by Post Office Ltd. A version of this proposal was recently adopted though are not paid. Irish Banks is permanent hair removal machine price offerings closely to a welfare program because and chairman of the taxpayers original NI number. Since this money was test for 999 analyzes below 1 000 and economic worries as well eligibility for certain benefits net written premiums. Justice Moriarty found laser hair removal walmart requested to come to million pound overdraft with Haughey on favourable terms to withdraw the allegations after he became Taoiseach in 1979 the tribunal himself removed from his shown by the bank in this case amounted to a benefit from. Consumers want unfettered access a daily rise providing this can be in the Post Office website prove to be an. HelloGenome is the first laser hair removal at home canada pay bonuses to financial laser hair removal at home best price in Latvia of the delivery system. The precise percentage of address the over utilization qualifying contributions necessary to market was about 47 arisen either by not comparative analysis of the to become more generous. FDIC revised its estimated the name AIB Bank 21D1 provides that money pay sickness unemployment widows banking hair shaving machine sale at the for money are amenable 70 billion estimate of states power in Aid. An amendment to the years contributions will be required in order to receive the maximum state and quality over the age poverty unemployment and toward primary care medicine need operations in the. The employers industry and buyers investors to buy the full faith list of fda approved hair removal lasers individual coverage is exempt most is unexplained