Puntualizzazioni di Storia Federale

23 Ottobre 2016 da Ping Pong Italia · 9 Commenti 

Ho ricevuto questo post da Giovanni Bisi e volentieri lo pubblico.

Puntualizzazioni di Storia Federale

di Giovanni Bisi

E’ frequente  trovare sulle pagine del blog di Massimo interventi dai toni diffamatori di tal  lelesguizzero il quale, riferendosi peraltro a vicende ormai lontane nel tempo, lancia accuse a Massimo, il quale, dopo essere stato eletto consigliere di opposizione all’ultimo mandato di Bosi, avrebbe preferito rinunciare al suo posto in Consiglio in cambio di un contratto da tecnico retribuito, come se si fosse fatto corrompere per “vili 31 denari” ed espressioni simili.
Visto che io sono stato testimone diretto e anche protagonista di quel passaggio storico, forse vale la pena, anche se a distanza di ormai 15 anni, chiarire una volta per tutte la faccenda.
Occorre prendere le mosse dall’assemblea del 2000, a Terni: fu la prima elezione dopo l’introduzione dei rappresentanti atleti e tecnici. Massimo fu l’unico candidato dell’opposizione (con candidato alla presidenza Curcio) ad essere eletto, in quota atleti. Io rimasi fuori perché tra i candidati atleti proposti da Bosi fu Francesco Manneschi ad ottenere più voti. Già da questa premessa emerge come almeno all’inizio era stato rispettato lo spirito dell’innovazione voluta dal CONI, quella di dare voce nel consiglio federale a una rappresentanza di atleti e tecnici (per questi venne eletta Sonia Milic), intendendo per essi veri atleti e veri tecnici, con lunghe e prestigiose esperienze internazionali alle spalle e quindi idonei a dare un forte contributo di idee. Spirito che in parte si è progressivamente perso nelle successive elezioni.
All’indomani dell’ assemblea del dicembre 2000, il nuovo consiglio, con Bosi presidente, Renato Di Napoli (sì, già lui), vice presidente insieme al compianto Lucio Martini, nominò i due principali capi area, affidando il settore tecnico a Paolo Lentini e l’area agonistica al sottoscritto.
Nel corso dell’anno successivo (2001) Lentini si vide costretto ad affrontare il rifiuto dell’intera nazionale maschile (Yang Min, Mondello, Piacentini, Chen Yu Wei, Crotti e Tomasi) e vestire la maglia azzurra: i ragazzi era giunti a tale decisione per solidarietà al loro mentore di sempre, Patrizio Deniso, che era stato esonerato dalla panchina per accese divergenze con la dirigenza federale, dovute a sue pretese economiche (galvanizzato dalla leggendaria medaglia di bronzo dell’anno precedente a Kuala Lumpur) non accolte da Bosi e dai suoi consiglieri. La panchina rimase diversi mesi senza una guida, con Sarkoyan a fare da supplente in attesa che qualcuno avesse qualche buona idea.
Per quanto riguarda Costantini, il suo ruolo di (unico) consigliere di opposizione, solo contro tutti, lo rendeva inevitabilmente frustrato ed ingessato, non potendo lui dare alcun contributo concreto. Conosco bene la spiacevole sensazione per averla provata personalmente alcuni anni più tardi.
In questo contesto, nella primavera del 2002, io proposi a Bosi di apportare due cambiamenti.
Il primo, quello di disporre una inversione dei ruoli tra me e Lentini, entrambi rispettivamente più adatti all’incarico inizialmente ricoperto dall’altro: io con la mia lunga esperienza di giocatore avrei potuto essere più utile al coordinamento del settore tecnico e delle squadre nazionali (incarico totalmente gratuito, a differenza di chi lo ha ricoperto prima e dopo di me); parimenti, Paolo Lentini, notoriamente un grande lavoratore e ottimo conoscitore dei regolamenti dei campionati, dei tornei, del settore arbitrale avrebbe senz’altro fatto bene quale coordinatore dell’area agonistica.
Il secondo cambiamento che proposi fu quello di dare a Massimo Costantini la guida delle squadre nazionali e la panchina di quella maschile assoluta, sopperendo alla vacanza che ormai si prolungava nei mesi, mantenendo Maurizio Errigo alla femminile assoluta, Nannoni e Gatti alle giovanili. Per l’effetto, io sarei diventato anche consigliere federale al posto di Massimo, come primo dei non eletti.
Bosi e gli altri consiglieri furono d’accordo e condivisero questo organigramma da me suggerito; tra i principali consiglieri di peso c’era Franco Sciannimanico, particolarmente attento alle questioni delle squadre nazionali, il cui organico nella squadra femminile coincideva con quello della sua società di Castelgoffredo. Per inciso, l’abitudine di Sciannimanico di attingere alle casse federali a favore di suoi atleti (si pensi ai premi Cini e Mazzi, ai corpi militari, al progetto giovani), riducendo così le richieste di questi verso la sua società, come ben si sa si è protratta ed accentuata negli anni della sua presidenza federale.
Questi due cambiamenti di cui ho detto risalgono al giugno del 2002. Quella di inserire Massimo a capo delle nazionali, senza falsa modestia, fu un’intuizione vincente. Dicano quello che vogliono quel tal lelesguizzero (che deve essere uno che sia io che Massimo abbiamo conosciuto bene) e tutti i detrattori di Costantini che nel corso del tempo, spesso senza cognizione di causa, sono stati per lo più animati da sentimenti di invidia verso il più grande campione di tennistavolo che abbia avuto l’Italia, seguito da Massimiliano Mondello e Stefano Bosi. Massimo, come sappiamo, ha poi dimostrato nel tempo e lo sta ancora facendo, le sue doti di allenatore in giro per il mondo. Durante il suo incarico ha tra l’altro messo in atto una serie di provvedimenti che erano punti fissi dell’opposizione come le Nazionali itineranti, la meritocrazia, l’allargamento della rosa della nazionale.
Pensando a Stefano, colui che ha “inventato” il tennistavolo in Italia, dico che gli sta molto, ma molto stretto il trattamento che gli ha riservato il nostro ambiente nei mesi scorsi. Le dirette video che abbiamo seguito tutti con molto interesse hanno dato conferma della statura e della competenza di Stefano che non hanno paragoni nell’Italia pongistica.
Tornando all’estate del 2002, Massimo ed io, con l’aiuto del presidente Bosi, iniziammo fin da subito a provare a convincere i ragazzi della nazionale a farvi rientro, incentivandoli anche con l’introduzione di premi in denaro, in caso di buoni risultati. Purtroppo, l’ostinazione di chi stava dietro di loro, non ci consentì almeno fino alla stagione successiva, di riportare i sei nostri campioni a vestire la maglia azzurra. Dato che erano in programma gli europei assoluti in Italia (Courmayeur 2003), la federazione avrebbe avuto piacere ad avere entrambe le nazionali competitive; ci riuscimmo con quella femminile, con l’inserimento della Tan Wen Ling (non senza fatica, perché Errigo era stato a lungo contrario) e l’istituzione di premi in denaro molto consistenti (senza precedenti) in caso di medaglie e, in aumento, in caso di vittoria, ipotesi che all’epoca sembrava fantascientifica.
A seguito della vittoria della gara a squadre (leggendaria) a Courmayer, le ragazze ottennero dalla Federazione premi (meritati) molto importanti; di ciò, in un certo senso le ragazze devono ringraziare l’ostilità dei maschi che, per cercare di convincerli a rientrare, ci aveva spinto a promettere tutti quei soldi (i premi previsti erano gli stessi sia per i maschi che per le femmine).
La storia narra che le nostre tre fuoriclasse, Nicoletta, Laura e Tan, guidate in panchina da Maurizio Errigo, vinsero incredibilmente il campionato europeo a squadre; la Tan raggiunse la finale nel singolo battendo in semifinale proprio la Stefanova.
L’anno successivo, 2004, con il rientro finalmente dei nostri maschietti ribelli, ai mondiali a squadre di Doha entrambe le nostre nazionali ottennero brillanti piazzamenti, ottava la maschile e un gradino indietro la femminile ma solo per differenza set, unica nazione europea insieme alla Germania, a piazzare entrambe le nazionali nei primi dieci posto al mondo.
Si tratta del momento più alto (2003-2004), a livello di risultati, dell’intera nostra storia, al pari di quello ottenuto appena pochi anni prima con la medaglia di bronzo a Kuala Lumpur.
Nel 2004, a fine anno, vi fu l’assemblea federale che nominò presidente Sciannimanico, unico candidato come successore di Bosi che fin dall’inizio del suo ultimo mandato aveva dichiarato di non volersi più candidare dopo 14 anni di presidenza.
Tra le prime iniziative del nuovo presidente Sciannimanico vi fu la nomina alla guida del settore tecnico di Matteo Quarantelli e pochi mesi più tardi l’esonero contemporaneo sia di Costantini che di Errigo il quale nel frattempo, era diventato anche l’allenatore della squadra di Castelgoffredo, alimentando la questione del cd. conflitto di interessi. È certo che l’allontanamento di Errigo dalla nazionale era dipeso da contrasti personali con Sciannimanico all’interno della società che si erano inevitabilmente riverberati a livello federale.
Il motivo della scelta di fare a meno nel settore tecnico di Costantini e del sottoscritto resta tuttora un mistero: forse derivò da promesse fatte in fase elettorale e dalla scarsa dimestichezza di un presidente che non proveniva dal nostro ambiente, che non aveva “storia” nel tennistavolo. E’ indiscutibile infatti che nel periodo precedente, durato meno di tre anni, il settore delle squadre nazionali aveva operato in armonia, tra esperti e conoscitori del tennistavolo giocato, ottenendo i migliori risultati di sempre e, cosa di non poco conto, l’aver lavorato in totale autonomia. E il mio compito di capo dell’area tecnica era stato molto facilitato dall’avere avuto la costante collaborazione di persone capaci e nomi così prestigiosi del nostro mondo (in primis Bosi e Costantini e poi Nannoni, di cui non possiamo dimenticare i recenti super risultati con la nazionale juniores): si tratta di persone che rappresentano la storia del nostro sport con i loro innumerevoli titoli ottenuti al tavolo con la racchetta in mano e poi con i prestigiosi riconoscimenti conseguiti all’estero nel tennistavolo.

Punto di vista

21 Ottobre 2016 da Ping Pong Italia · 9 Commenti 

In questi e nei giorni scorsi molti dei partecipanti, e non solo, all’Assemblea Generale hanno dato le loro opinioni sui fatti accaduti durante l’evento e i risultati prodotti alla fine dell’evento per la elezione dei massimi organi federali.
Come tanti sapranno non ero presente e la mia valutazione è solo di un addetto ai lavori cioè quelli al tavolo, quelli dell’allenamento, della preparazione e dell’alta prestazione, pertanto lo riconosco, non sono un politico e ho una percezione incompleta soffermandomi solo su alcuni punti che per me sono essenziali.

Col senno di poi si può dire tutto e il contrario di tutto: si può dire che l’opposizione ha avuto successo, un enorme successo ma che al tempo stesso ha anche fallito, che la continuazione voluta da Sciannimanico non è stata sufficientemente orchestrata bene; si può dire che se non ci fosse stato un errore madornale, Di Napoli avrebbe tutti e 10 i consiglieri e chissà cosa ci si inventerebbe in questo momento; si può dire che sia l’opposizione sia l’attuale governo hanno dimenticato per strada oltre 1200 voti tutti derivanti dalle quote atleti e tecnici; si può dire che se il presidente vuole governare fino al 2020 ha una sola alternativa, il dialogo. Come vedete, si può dire di tutto e di niente, il problema vero è che non si è fatta menzione di ciò che si sarebbe dovuto dire e fare. Mi riferisco ai temi principalmente inerenti alla nostra attività sportiva, e quali sarebbero tali temi? altro non sono che i risultati agonistici per i quali il CONI contribuisce al nostro sostentamento economico/finanziario. Lo sapete si, che più si vince e più soldi il CONI ci dà? Questo dobbiamo ricordarlo, e lo statuto federale lo recita già all’art. 3 quando dice che:
1) la Federazione ha lo scopo di promuovere l’attività sportiva
2) sviluppare l’attività agonistica compresa la partecipazione alle Olimpiadi.

Le buone intenzioni rilevate e riscontrate nel programma di Di Napoli e della sua squadra indicano tutt’altro; buone intenzioni si, non ci sono dubbi ma più adattabili ad uno dei 15 enti di promozione sportiva come l’UISP, ACLI, AICS, CSI, ENDAS, PGS, CSAIN, MSP, OPES, ASC, CNS Libertas, ACSI, MSP, ASC, CUSI, ma non della FITeT, per favore, non della FITeT. Pertanto questa federazione, già prima di iniziare, è venuta meno all’art. 3 secondo capoverso dello statuto federale approvato dal CONI; quindi con il mancato adempimento dell’art. 3 questa federazione sarebbe già da mandare a casa.

Sempre da questa federazione:
Sapete quante volte la parola Progetto Tecnico è stata usata? 0
Sapete quante volte la parola Olimpiadi è stata usata? 0
Sapete quante volte la parola Tabella Voti è stata usata? 0

Siamo di fronte ad un nulla siderale rispetto a ciò che la federazione dovrebbe esprimere, dovrebbe ispirare, dovrebbe invogliare.

Parlando di storia, perché solo la storia alimenta il presente e influisce sul futuro, è evidente che il grado di opposizione politica ad una gestione federale aumenta in maniera inversamente proporzionale alla qualità dei risultati agonistici. Ed è questo che io definisco il grande paradosso FITeT e dello sport in genere.
Nel 2000 ci fu un opposizione a Bosi dovuta a una serie di strappi e ripicche all’interno della maggioranza, Bosi ne uscì con una vittoria risicata per alcune centinaia di voti contro l’avversario Raffaele Curcio, già da allora si parlava di scarsa democrazia per via della tabella voti. Il quadriennio che ne seguì in termini di risultati agonistici fu uno dei migliori di tutti i tempi, c’era già stato il bronzo a Kuala Lumpur (2000, per la verità appunto prima delle elezioni) e poi il titolo a squadre femminile europeo e medaglie vinte a Courmayeur 2003 e poi piazzamenti nei primi 8 a squadre ai mondiali 2004 e poi 5 atleti alle Olimpiadi di Atene 2004; il movimento era contento dei risultati degli italiani all’estero, il giocatore medio, il terza o seconda categoria e perché no anche il prima categoria, si sentiva orgoglioso che i suoi beniamini vincessero a livello internazionale ed era stimolato da ciò. Morale, nel 2004 Bosi se ne andò e nessuno parlava di scarsa democrazia tanto è vero che subentrò Sciannimanico, unico candidato, addirittura senza presentare un programma, ovvio il biglietto da visita erano i risultati tecnici, non aveva bisogno di altro.
Poi iniziò il declino. 2004-2008 disastroso, automaticamente l’idea di democrazia e di ingiustizie vennero in superficie. Ci fu un’opposizione latente, scomposta e anche virulenta, ma non manifestò un candidato adeguato.
Sempre più giù. 2008-2012 ancora disastro e la sete di democrazia si fece più insistente dando luogo a un’opposizione capeggiata da Vermiglio che ottenne il 35% (forse più forse meno).
Profondità abissali, 2012-2016 tracollo totale se si fa eccezione degli juniores maschili agli europei giovanili, e così la voglia di democrazia esplode dappertutto generando 3 diverse opposizioni con Bosi portatore di una proposta inedita, Vermiglio per sancire il suo ruolo di oppositore storico e Bruno Di Folco per la coerenza alle sue azioni in contrasto alla federazione (dimissioni da consigliere) tuttavia, difetto più grave opposizioni non organizzate fra loro, divise, molto egoiste e capaci di pensare all’eliminazione dell’alleato pur di tenersi tutto per se. Ciò che si chiama essere ghiotti.

Ecco questo è il punto di vista su cui serve confrontarsi e va fatto subito senza il procrastinarsi perché il tempo di organizzare un piano per fare risultati e portare l’Italia ai massimi livelli almeno a livello europeo non c’è, invece c’è il tempo dove si parla di tutto, delle poltrone, delle ipotesi, chi va qui chi va di là, un posto per me, un posto per te, cosa pensano i 5 della maggioranza, e cosa pensano quelli della minoranza, dei forse, dei vediamo, del fatto che le persone sono intelligenti e quindi verranno a sani principi, che un sacco di cose ma niente di ciò che è veramente importante. Se non si ottengono risultati agonistici saremo sempre a litigarci fra di noi e saremo sempre disponibili o vulnerabili a ipocrisie generalizzate e qualunque opposizione si abbevererà di una qualunque fonte di rivendicazione democratica e di ingiustizia sociale.
Guardate gli Europei di Budapest, le donne fuori nei gironi con risultati imbarazzanti, nemmeno una nel tabellone principale; 2 su 3 degli uomini nel tabellone poi fuori al primo turno. Ma perché non vi incazzate su queste cose. Ma perché voi dell’opposizione e della maggioranza non battete i pugni per queste miserie, ma come fate a essere così indifferenti, voi che oggi potete.

Io non sono cosi ottimista su questa federazione 2016-2020. Il dialogo, il confrontiamoci, il veniamo ai patti e così via, la realtà è tutt’altra poiché come dicevo poc’anzi, siamo lontani, davvero lontani dall’affrontare le cose reali, le cose per quali sudiamo tutti i giorni e ci danniamo il fegato tutti i giorni. Inoltre a essere sinceri, c’è un’anomalia di fondo in questo strano equilibrio che tanto si decanta come possibile futuro: il presidente Di Napoli deve tener conto delle richieste dei suoi, Borella in primis, è lecito, più che lecito; poi deve tener conto delle richieste dell’opposizione n.1 quali Gabba, Paglia & Co ancora più lecito, sacrosanto direi; l’opposizione n.1 deve poi tenere conto del suo leader Bruno Di Folco il quale deve tenere conto dell’opposizione n.2 Carloni, Bisi & Co che deve tenere conto del suo leader Vermiglio e di tutto il 19-20% che unanimemente l’ha sostenuta anche se era fuori dai giochi, anche questo estremamente lecito, accidenti se è lecito: ma che razza di equilibrio è questo, ma pensate davvero che le cose andranno bene? Siamo fuori da ogni logica e lo dico con la stretta al cuore, non ne sono contento ma è così.

Bosi aveva dato tantissima importanza ai programmi, ed aveva ragione, ricordo l’enfasi che aveva espresso in diversi dei suoi interventi live, perché è sui programmi che si costruisce il dialogo per il futuro, mi dispiace che non abbia avuto la possibilità di rinnovare l’invito in assemblea, sarebbe stato intrigante vederlo all’opera; qualcuno ha detto: “Stefano hai perso con onore, sei un signore, hai tutta la nostra stima” io dico che uno perde quando gareggia, non quando viene screcciato (termine puramente e unicamente pongistico) per via di una norma limitativa alla partecipazione democratica.

Ora l’opposizione dei 5 consiglieri ha indicato delle priorità per governare insieme, le elenco:
1) Trasparenza degli atti
2) Drastica riduzione della forbice…(voti)
3) Federazione di tutte le società.

Trasparenza: con 5 consiglieri all’interno del consiglio mi sembra davvero improbabile che non la si possa ottenere, non serve certo un atto di generosità del Presidente.
La tabella voti, oggi come oggi è la cosa più umana che si possa fare, soprattutto quando si è 6 contro 5.
Federazione di tutte le società. Altra cosa più che naturale.
Insomma richieste niente di eccezionale se si pensa di avere quasi il 50% del peso politico e mi dispiace che fra le priorità indicate non ci sia quella che è la madre di tutte le priorità che tutto il movimento aspetta, ossia fare risultati internazionali per far si che i tesserati tornino a essere orgogliosi come un tempo, ispirarsi ai propri campioni e risolvere una volta per tutte il paradosso FITeT.
Concludo con un invito.
Voi che avete votato, fatevi sentire sin da ora, non aspettate 4 anni, esigete dei fatti concreti, pretendete degli impegni da chi vi rappresenta; a chiunque ricoprisse una carica, abbiate il coraggio di dire: “questo è l’obiettivo, lo eseguo in questo modo e se non l’ottengo in un certo periodo di tempo me ne vado via, lo ripeto, me ne vado via”. Non serve dire vinco le Olimpiadi ma serve qualcosa di raggiungibile per la quale si conquisti la fiducia in sé stessi e il consenso del movimento, e non la certezza di stare comodamente al proprio posto a colpi di scuse e di arroganza. Ricordate, lo sport più di altri settori vive di meritocrazia, abbiate la forza di affermare questo principio, sempre. Sapete quale è la regola dello sport? Vinco vado avanti, perdo sono eliminato. Ce l’avete di fronte tutti i giorni, basta applicarla.

I segreti di Rio

9 Ottobre 2016 da Ping Pong Italia · 6 Commenti 

del Drago Rosso

Non sono riuscito a intervenire sul blog di Massimo per un mese a causa dell’inspiegabile blocco che questo ha in Cina, dove sono stato per i Campionati nazionali (ne parlerò in un altro articolo, in seguito). Pare che a causa dei video presenti nel blog si attivi un sistema di “protezione” legato, senza motivo in questo caso, ai divieti stabiliti dal Governo cinese su diversi siti o sistemi di comunicazione come google, youtube e altro. Perciò, non ho potuto far altro che assistere, come tante altre volte, alla consueta scorrettezza degli utenti del Forum di Giorno (questo non viene bloccato in Cina) che, invece di intervenire su questo blog per discutere di argomenti sollevati “qui”, mettono il link e ne discutono “lì”. Ancora una volta: applausoni e complimentoni! Poi sono gli stessi che dicono che il blog di Massimo “è morto”. Ma che profonda riflessione da parte di geni del pensiero contemporaneo!!! Ovviamente, sono liberi di fare quel che vogliono e decidere di discutere dove vogliono, ma rimangono profondamente scorretti. Detto che soltanto uno (Eta Beta/about blank) ha ritenuto opportuno spostarsi qui per chiedere un chiarimento a Massimo, adesso posso finalmente riprendere i discorsi interrotti dopo la Conversazione con Massimo, spiegare ancora meglio la mia opinione sull’Olimpiade di Rio e dare qualche altra notizia “divertente”, se così posso definirla. Comincio proprio da queste ultime. Ovviamente, siamo sempre nel campo delle “miserie” nostrane.

MISERIE NOSTRANE

Piccolo passo indietro alle finali scudetto a squadre: Tv solo per le gare di ritorno, vedi caso a Castel Goffredo. Ma guarda un po’ che combinazione. Ricordate la Steshenko, che aveva rischiato la radiazione da parte dell’Ittf per colpe non sue ma della Federazione italiana e che aveva lasciato Castel Goffredo? Dopo qualche anno, è tornata a Castel Goffredo e, guarda un po’ quest’altra combinazione, è stata riconvocata negli stage della Nazionale!
Torniamo alle atmosfere olimpiche. La Fitet ha rinunciato alla possibilità di mandare Stefanova a Rio, argomento di cui si è parlato a lungo. Ma quello che non sapete è che c’era anche una seconda chance azzurra. Tan Wenling, infatti, ha fatto sapere alla Fitet che era disposta a giocare di nuovo per l’Italia in modo da qualificarsi per Rio. Anche per lei, la qualificazione era meno lontana di quanto si possa pensare, perché le sarebbe bastato anche un solo torneo internazionale per rientrare in classifica in posizione avvantaggiata, a ridosso delle qualificate, e poi provare a rimontare con 3-4 tornei, cosa non impossibile. Ma Sciannimanico ha detto no anche a lei. Se si fosse trattato di dare la precedenza a chi era rimasta a giocare in Nazionale sarebbe stato comprensibile il “no” a Tan Wenling, ma visto che la possibilità di qualificazione per le altre azzurre non esisteva, perché rinunciare alla possibilità di essere rappresentati a Rio? Fra l’altro, si sarebbe fatto anche un grande favore al Coni che è sempre in cerca di numeri più grandi, come partecipanti, per acquisire meriti e finanziamenti maggiori dal Governo. E quindi si sarebbe potuto contare sulla “riconoscenza” dello stesso Coni. Ma, a quanto pare, sono più importanti le simpatie e le antipatie.

OLIMPIADI PATETICHE

E adesso passiamo all’Olimpiade. Per me, è una rappresentazione sempre più miserevole quella che offre il tennistavolo, sia come livello tecnico che come spettacolo. Ricordo ancora una volta che l’Olimpiade (come la Coppa del Mondo) è la gara più “bassa” tecnicamente. Qualsiasi Open di medio-alto livello ha un tabellone con giocatori complessivamente più forti rispetto a quello dell’Olimpiade o della Coppa del Mondo. Un “suicidio”, tecnico e spettacolare, voluto dall’Ittf quando, dopo Pechino 2008, ha deciso di ridurre a 2, da 3 che erano, i giocatori per nazione, in modo da regalare ai non cinesi una medaglia, cosa avvenuta puntualmente a Londra con la patacca al collo di Ovtcharov, il giocatore più scarso di sempre a essere salito sul podio olimpico. Altra conseguenza nefasta è che è più facile essere testa di serie e, considerando che le prime 16 teste di serie entrano in gara direttamente nei sedicesimi di finale, basta avere una posizione medio-alta nella classifica mondiale per trovarsi direttamente fra i primi 32 dell’Olimpiade e ottenere automaticamente ulteriori punti, anche perdendo subito, che vanno a falsare ulteriormente una classifica mondiale già tecnicamente insostenibile di suo. Il risultato finale è uno spettacolo indegno, niente a che fare con le “battaglie” olimpiche del passato. E’ vero che anche prima, con 3 giocatori per nazione, il tabellone olimpico era comunque “più scarso” dei Mondiali e dei principali Open, oltre che delle Finali del Pro Tour (così come la Coppa del Mondo che permetteva 3 giocatori, anziché i 2 attuali), ma almeno c’era un po’ più di consistenza tecnica e si poteva anche ammirare una certa varietà di stili e di concezione di gioco, adesso ci sono al massimo 4-5 partite interessanti, l’Olimpiade è ormai patetica e ridicola. Di conseguenza, non è nemmeno una sorpresa, tanto per fare un esempio, che una giocatrice sopravvalutata come la tedesca Petrissa Solja perda al primo incontro con la nordcoreana Ri Myong Sun, nemmeno questo gran fenomeno, visto che al turno successivo si becca un 4-0 dall’altra sopravvalutata, ma almeno un po’ più consistente, Fukuhara. Insomma, stiamo parlando del niente. Non mi azzardo neanche a fare esempi in campo maschile, tanto è il disgusto che provo a vedere quel tabellone. L’unica cosa che mi sento di fare è invitare chiunque ad andarsi a vedere il corrispondente tabellone dei Mondiali, turno per turno, e notare le differenze. Certo, all’Olimpiade non si possono avere 5 giocatori per nazione, ma anche non considerando i cinesi si può osservare quanto sia indecente la gara olimpica. A ulteriore conferma di tutto questo, una considerazione sul pubblico. Il regista televisivo si preoccupava di far inquadrare solo le parti delle tribune piene di spettatori. La realtà, però, è che l’impianto per il tennistavolo, che già era fra i più piccoli di tutti quelli di Rio, era pieno appena a metà, al massimo si è arrivati a 1500 spettatori. Questo può notarlo solo chi è presente, perché la Tv nasconde e l’Ittf fa il resto, coprendo le sue magagne che stanno affossando il tennistavolo.

IL SENSO DEL RIDICOLO

Ma dove si raggiunge il massimo del ridicolo, al di là delle preferenze personali su questo o quel giocatore, è nella gara a squadre. Qui siamo al teatro dell’assurdo, stile Ionesco. Intanto, bisogna ricordare come è nata la formula della gara a squadre olimpica. Dopo Atene 2004, l’Ittf, che già aveva realizzato l’immonda cazzata dei due doppi di una nazione nella stessa parte del tabellone per evitare una finale tutta cinese, decise che una medaglia in regalo alle altre nazioni non bastava più, ce ne volevano due, perciò si inventò la gara a squadre. Il compito di individuare la formula fu assegnato al responsabile tecnico dell’Ittf, il cinese Yao Zhenxu, che si inventò una formula in base alla quale la Cina non potrà mai perdere la gara a squadre. E già, perché potrebbe bastare un giocatore molto forte con accanto un buon doppista nel caso di Davis con doppio o un secondo giocatore un po’ più forte nel caso di Davis con soli singoli per dare qualche fastidio anche alla Cina. Esempio concreto, la semifinale dei Mondiali 2006 a Brema, con Boll vicino a fare 2 punti (battuto da un fenomenale Wang Liqin, ma vincitore di un impaurito Ma Lin), con Wang Hao tranquillo contro Fejer-Konnerth e con Ma Lin che già si stava cacando sotto in vista del possibile incontro con Suss sul 2-2. Così, Yao Zhenxu escogita la formula attuale, un’autentica vergogna accettata dall’Ittf perché ai suoi dirigenti bastava assegnare una medaglia in più alle altre nazioni, il resto non importava. Ed ecco una formula in base alla quale i due numeri 1 non si affrontano! Potrebbero incontrarsi solo se un tecnico inverte la formazione e allora lo scontro potenzialmente più interessante si ha in uno dei primi due incontri. Altrimenti, è un film senza sorprese: la squadra più compatta vince per forza, con gli ultimi due incontri che nella maggiorparte dei casi sono una barzelletta, il n.1 contro il n.3 e il n.2 contro il n.3, o quantomeno, se non sono ridicoli dal punto di vista tecnico, hanno il risultato già scontato. Al massimo, come a Rio, si può solo verificare che Xu Xin, in vistoso calo di forma nell’ultimo anno, perda con Mizutani e renda necessario un incontro in più, ma nessuna emozione, nessun dubbio sul risultato finale. Nella gara maschile, sei 3-0, otto 3-1 e appena due 3-2, entrambi al primo turno (Gran Bretagna sulla Francia, Giappone sulla Polonia), poi un appiattimento generale, una noia senza fine. Fra le donne, ben nove 3-0, quattro 3-1 e tre 3-2. Anche qui, sbadigli a volontà, a eccezione dei tre incontri finiti 3-2 (Sud Corea sulla Romania, Singapore sulla Sud Corea e Germania sul Giappone). In quest’ultimo caso, cinque ore di gioco, per riproporre ancora una volta l’assurdità delle nuove regole volute dall’Ittf. Non sto a rifare discorsi già fatti, faccio solo notare: i tempi morti si sono dilatati a dismisura, cambio palla ogni 2 punti e ogni volta si perde tempo, ogni servizio è preceduto da una infinità di movimenti preparatori e da tic nervosi, ogni 6 punti un mezzo timeout per asciugarsi il sudore, il tempo effettivo di gioco è ormai un quinto o un sesto di quello totale. Una volta, con la pallina da 38 mm, il set a 21, cambio palla ogni 5 punti, ci voleva un incontro finito 5-4 per arrivare alle 5 ore, adesso ne basta uno da 3-2: quasi la metà delle partite per lo stesso tempo, adesso avete capito dove cazzo siamo andati a finire? Ultima considerazione sulla gara a squadre femminile: la Germania sul podio con due cinesi e una sola tedesca! La “grande Germania” dai 700.000 tesserati si riduce a giocare con due cinesi (e non è la prima volta che accade) per raccattare una medaglia: Shan Xiaona e Han Ying, 33enni (Shan Xiaona giocò nel 1999 per l’ultima volta i Campionati nazionali cinesi con la squadra dell’Henan) che in Cina la Nazionale nemmeno potevano sognarsela. In finale contro la Cina, comunque, uno spettacolo desolante, a ulteriore dimostrazione della differenza di valori e del danno che si fa al tennistavolo.

GIOCHI SPORCHI

E passiamo alle situazioni più importanti e complesse, quelle che riguardano le gare di singolo, sia maschile che femminile, quelle per le quali si scatenano gli “osservatori acuti”, quelli che sono troppo furbi e non possono essere imbrogliati, che capiscono da un semplice sguardo del giocatore, da un suo sorriso appena accennato, che la partita è falsa. Credo sia inutile stare a discutere su questo argomento, visto che qualsiasi ragionamento logico è inutile con questi fuoriclasse della dietrologia, che alla fine hanno sempre ragione: se un cinese vince è perché hanno ordinato all’altro di perdere, se nella successiva partita fra gli stessi due il risultato non cambia è perché non devono destare sospetti e quindi si deve confermare il primo risultato, se invece il risultato cambia è perché si potrebbe destare il sospetto del sospetto e così via. Insomma, non c’è possibilità di ragionamento, uno si inventa un risultato falso e poi adatta alla sua tesi qualsiasi altra cosa. Quindi, Zhang Jike doveva perdere con Ma Long a Rio, poi si sono incontrati agli Open di Cina e Zhang Jik,e ha dovuto perdere di nuovo altrimenti, se avesse vinto, si sarebbe sospettato che avrebbe potuto vincere anche a Rio, ma non  lo ha fatto perché gli avevano ordinato di perdere. Io davvero non so se chi spara simili puttanate si renda conto della paranoia in cui è precipitato. L’unica cosa che posso dire è che tutti quelli che si inventano cose del genere non sanno un beneamato cazzo di quello che succede nel mondo del tennistavolo e in particolare in quello cinese. Se ne stanno seduti a migliaia di chilometri di distanza e si inventano teorie complottesche della straminchia. La cosa più divertente, per me, è che i casini all’interno della Cina del tennistavolo ci sono davvero, ma sono di tutt’altra natura e ci sono anche le partite truccate, ma sono quelle che i grandi geni italiani della poltrona davanti alla Tv nemmeno sospettano. Ve lo dico con tutto il cuore: siete ridicoli. Ma siete anche pietosi, perciò vi faccio un favore: vi racconto cosa è veramente successo non a Rio, perché lì non è successo uno stracazzo di niente, tutti gli incontri sono stati regolari, ma “prima” di Rio, perché è allora che ci sono stati i giochi sporchi, sia fra gli uomini che fra le donne, con due grandi “raccomandati”: Zhang Jike e Li Xiaoxia. Ovviamente, ognuno è libero di dire che sono io quello che spara cazzate. Nessun problema. Ognuno pensi quello che vuole. La realtà, però, nessuno può cambiarla e la realtà è che io conosco tutti i giocatori, gli allenatori e i dirigenti cinesi, ma proprio tutti, che moltissimi di loro mi raccontano cosa succede davvero nel tennistavolo cinese, dicendomi PRIMA quello che accadrà e che poi puntualmente si verifica. Così come tanti giornalisti amici miei, che non possono scrivere quello che succede veramente, vengono a raccontarlo a me. Ce ne sono molti di più allineati col potere che non mi raccontano una mazza, ma il punto è che me ne basta anche uno solo (giornalista, giocatore, allenatore, dirigente) che mi dica cosa succede e che quello diventi realtà per sapere che le informazioni sono vere e che la verità di cui sono a conoscenza è la vera verità. Tutto il resto sono chiacchiere. Perciò, i grandi “esperti” italiani continuino pure a scoprire la verità dall’espressione di un giocatore in tv, da una sua smorfia e, perché no, da una sua scorreggia di cui solo loro possono annusare il profumo, e poi sparino pure minchiate galattiche. Io mi accontento di scrivere quello che succede veramente.

FINALE FEMMINILE BIS

Parto dalle donne. Già assegnato un posto a Ding Ning, argento a Londra 2012 e campionessa mondiale in carica, sembra che l’altro debba essere riservato a Liu Shiwen, n.1 della classifica mondiale, finalista nel singolo ai Mondiali 2015 (quelli della sceneggiata di Ding Ning, finta infortunata per spezzare il cammino di Liu Shiwen verso una vittoria che sembrava assicurata), vincitrice della Coppa del Mondo 2015. Insomma, non c’è storia, anche tenendo conto che Li Xiaoxia, campionessa olimpica uscente, negli ultimi due anni non ha avuto alcun risultato di rilievo, anzi, ha perso tutto quello che c’era da perdere e in classifica mondiale è stata superata anche da Zhu Yuling e Chen Meng, della Cina, e soprattutto da Feng Tianwei, cinese emigrata a Singapore. A luglio 2016, ultima classifica prima dell’Olimpiade, si ritroverà ancora quinta, ma addirittura con poche decine di punti davanti alle giapponesi Ishikawa e Fukuhara. A parte quindi la discesa dal punto di vista tecnico, che non dovrebbe comunque pregiudicare i confronti con le giocatrici di altre nazioni, c’è il rischio che, con questa classifica mondiale, Li Xiaoxia, non essendo testa di serie n.2 perché questa spetterebbe a Feng Tianwei, potrebbe essere sorteggiata dalla stessa parte del tabellone con Ding Ning, precludendo alla Cina la possibilità di oro e argento. Tutte queste considerazioni, però, vengono messe da parte perché le decisioni vengono prese ad altri livelli, anche con l’influenza politica e sportiva di rappresentanti della Provincia dello Shandong, quella di Li Xiaoxia (e anche di Zhang Jike), a scapito del Guangdong, quella di Liu Shiwen, che ha perso potere negli ultimi anni. Alla fine, prevale la tesi che non si può lasciar fuori la campionessa olimpica, tesi discutibile perché in passato è successo che il vincitore della precedente edizione sia stato lasciato fuori dal singolo, clamoroso il caso di Kong Linghui ad Atene 2004, quando giocò solo il doppio. E allora erano tre i rappresentanti per nazione, quindi un posto su tre si poteva anche lasciare al campione o alla campionessa in carica, perché, ammesso che non fosse più ai livelli di quattro anni prima, incideva meno sulla gara. Nel caso di Li Xiaoxia, il fatto che i posti nel singolo all’Olimpiade siano solo due fa aumentare i rischi, a cominciare dalla posizione nel tabellone, che con tre giocatori era ininfluente. Per Li Xiaoxia, comunque, viene preso in considerazione anche un vecchio “debito”, quello del 2008, quando per l’Olimpiade di Pechino fu favorita Wang Nan, ormai alla frutta, proprio a scapito di Li Xiaoxia, che era più forte di Wang Nan. Ma anche in quel caso la designazione fu fatta sotto pressioni politiche e sportive, non dimenticando che Wang Nan aveva già intrapreso la carriera politica nel Partito comunista.

Una volta deciso che Li Xiaoxia deve andare a Rio, bisogna anche trovare una “giustificazione” tecnica, giusto per non rendere pubblico l’imbroglio e tenere zitti qualche giornalista meno inquadrato e il popolo del web, che in Cina può costituire un fastidio quando non si parla del Partito comunista (lì interviene la censura). Considerando che nell’ultima gara importante, i Mondiali di Suzhou 2015, Li Xiaoxia è arrivata in semifinale trovando un tabellone ridicolo per poi essere stroncata da Liu Shiwen, considerato che alle Finali del Pro Tour 2015 non si è nemmeno qualificata, che ha fatto brutte figure dappertutto, in campo nazionale e internazionale, c’è bisogno di qualche risultato. Così, si decide che vincerà gli Open del Kuwait, ordinando alle altre cinesi di perdere. Andando a guardare i risultati di quel torneo, si nota che Li Xiaoxia fatica contro una sudcoreana non eccelsa, Jeon Ji Hee, 4-2 rischiando di andare al settimo, per poi passeggiare con Liu Shiwen, 4-0 (5, 9, 6, 6), punteggio ridicolo, e poi battere 4-1 in finale Ding Ning. Della serie “scansiamoci, arriva Li Xiaoxia”. Subito dopo, viene rispedita in Cina, mentre le altre si fermano per gli Open del Qatar, in programma la settimana dopo. Non si vuole rischiare che perda con qualche non cinese e annulli l’effetto della vittoria in Kuwait, cosa che invece accadrà, in campo maschile, a Zhang Jike, già, perché per lui è stata organizzata la stessa pastetta in Kuwait e Qatar, come vedremo dopo. Rimane solo un ultimo passo, il torneo asiatico di qualificazione olimpica, che si svolgerà a Hong Kong. Per l’assurdità dei nuovi regolamenti Ittf, anche chi sarebbe già qualificato in virtù della classifica mondiale deve partecipare, pena l’esclusione dall’Olimpiade. Per la Cina, partecipano Liu Shiwen, Ding Ning, Zhu Yuling e Li Xiaoxia. La classifica finale può anche non contare ai fini dell’individuazione delle due giocatrici per Rio, perché alla fine la nazione decide per conto suo, ma in questo caso Li Xiaoxia ha bisogno di vincere per un motivo più importante: convincere l’opinione pubblica che merita di andare a Rio. I risultati sono ridicoli, con l’ecatombe delle cinesi più forti, costrette a perdere contro avversarie molto più deboli, per lasciare campo libero a Li Xiaoxia e poter far dire ai dirigenti cinesi che lei merita la convocazione per Rio nel singolo. Così, Liu Shiwen perde 4-2 al primo turno con Doo Hoi Kem, di Hong Kong! Quello che basta per permettere ai tecnici cinesi di dire che non si può puntare su lei per il singolo. Ding Ning perde 4-2 al secondo turno con la giovanissima giapponese Mima! Zhu Yuling perde 4-2 il confronto diretto con Li Xiaoxia, anche lei al secondo turno. Giova ricordare che Zhu Yuling è reduce da un anno di successi in campo nazionale (vincitrice dei Campionati nazionali 2015) e internazionale, ma di fronte a Li Xiaoxia cade come una pera cotta, giusto la finta di vincere un paio di set. Così, ecco la “strage” delle più forti cinesi, che ubbidiscono agli ordini, e Li Xiaoxia resta l’unica sopravvissuta e vincitrice del torneo, così che tutti possono dire che il secondo posto nel singolo a Rio è meritatamente suo.
Ecco cosa è successo veramente, ecco quali sono state le partite fasulle, quelle di cui nessuno dei perspicaci sherlock holmes italiani si è accorto mentre stavano tutti attenti alle smorfie di Zhang Jike, quelle sì che erano importanti. E non è finita, perché adesso passiamo al settore maschile.

LA SPINTA A ZHANG JIKE

Per parlare della massima stronzata galattica, l’ordine a Zhang Jike di perdere con Ma Long, devo prima fare un riferimento a qualcosa che ho già fatto notare molto tempo fa. In qualsiasi sport, gli appassionati, in Italia o in altri Paesi, sono informatissimi su tutto quello che succede nello scenario internazionale, ovviamente, ma anche su tutto ciò che riguarda avvenimenti e personaggi dei campionati delle nazioni che più rappresentano quello sport. Così, se parlate con qualche appassionato italiano di basket, vi accorgete che conosce perfettamente il basket Usa, ma proprio tutto, giocatori, squadre, tecnici, albi d’oro, percentuali di tiro e così via. Se andate in Cina e parlate con qualche tifoso di calcio, vi stupisce raccontandovi tutto dei campionati europei, citandovi anche gli infortunati di qualsiasi squadra e quanto si prevede che torneranno in campo. Ci spostiamo fra gli appassionati, chiamiamoli così, italiani di tennistavolo e c’è solo da inorridire. Ovviamente, non mi sogno nemmeno di fare paragoni con me, ammetto di essere malato e quindi il fatto di conoscere tutto della Cina (oltre che di tutto il resto del mondo), dai risultati dei Campionati nazionali sin dagli anni Sessanta ai giocatori dell’ultimo club dell’ultima sperduta provincia (ho le schede e le foto degli oltre seimila giocatori e giocatrici che hanno partecipato ai Campionati nazionali dal 1996 a oggi, non ce li ha nemmeno la Federazione cinese di tennistavolo!), dicevo che tutto questo lo mettiamo da parte. Ma almeno conoscere i nomi dei giocatori più famosi, evitare lo sconcio di scrivere Wang Liquin anziché Wang Liqin (ve l’immaginate un appassionato di basket che scrive Michael Jiordan?!?), leggere i risultati delle gare internazionali sul sito dell’Ittf, almeno questo è lecito aspettarselo? E allora, per capire meglio da quale pulpito nascano puttanate sesquipedali come la teoria di uno Zhang Jike che fa apposta a perdere la finale olimpica, invece di badare al suo sguardo perso nel vuoto, come fanno quelli troppo furbi dal divano di fronte alla tv in Italia, andiamo a vedere i suoi risultati sulla via per Rio. Li divido in quelli veri, il 99,99%, e quelli falsi, uno solo, ma importante. Parto dalle Finali Pro Tour 2015, a Lisbona, per un motivo fondamentale: dopo i risultati negativi di Zhang Jike successivi al bis iridato a Parigi 2013, con la sola eccezione della Coppa del Mondo individuale 2014, col 4-3 in finale (12-10 al settimo set) su Ma Long, ultima sua vittoria “vera” su Ma Long, i tecnici cinesi, Liu Guoliang in testa, hanno grandi dubbi se puntare ancora su lui per l’Olimpiade. Così, dicono chiaramente a Zhang Jike che non può più sperare di vivere di rendita sui titoli mondiali e olimpico, gli chiedono una prova concreta sul campo, che nel loro linguaggio significa una sola cosa: la vittoria. Io vengo a saperlo perché me lo dice un tecnico della Nazionale, direttamente coinvolto nella scelta. Ovviamente non posso fare il suo nome, anche se qualcuno più attento è in grado di capirlo. Altrettanto ovviamente, qualcuno potrebbe anche credere che mi sto inventando tutto e in questo caso è inutile che continui a leggere, sia perché non ne ha motivo, sia perché lo mando io a cacare.
A Lisbona, l’avvio di Zhang Jike non è esaltante, a dispetto di quanto gli abbia chiesto Liu Guoliang, vince solo 4-2 col sudcoreano Lee Sang Su in una partita nella quale ha i soliti alti e bassi. Al secondo turno vince 4-1, ma contro un avversario di media levatura come il giapponese Oshima e con tutti i set, a eccezione dell’ultimo, molto combattuti (ognuno dei due ne vince uno 17-15). Al terzo turno, c’è Ma Long, che ha superato 4-1 il portoghese Freitas, un set perso ma superiorità netta, e schiantato 4-0 Ovtcharov. Per questa partita, senza tecnici in panchina, Liu Guoliang e Xiao Zhan, allenatore personale di Zhang Jike in Nazionale, vengono a guardare la partita in tribuna stampa, proprio vicino a me. Posso quindi osservare le loro reazioni. Nei primi due set, Ma Long lascia Zhang Jike a 5, quasi non c’è gioco, un po’ come avverrà nella finale olimpica a Rio. Zhang Jike finalmente ha una reazione, vince i successivi due a 8 e 12, ma si vede che è al limite, tanto che nel quinto e sesto Ma Long riprende il comando e chiude 4-2. Liu Guoliang guarda Xiao Zhan e scuote la testa, Xiao Zhan allarga le braccia. Il destino di Zhang Jike sembra segnato. Ma Long poi vince il torneo battendo in finale 4-3 Fan Zhendong, in una partita durissima. Tornando per un momento al confronto fra Ma Long e Zhang Jike, bisogna ricordare che anche nelle Finali Pro Tour del 2013, disputate a Dubai a gennaio 2014 (ultime disputate dai cinesi prima di quelle a Lisbona perché a Bangkok 2014 la Cina non partecipò per protesta contro l’Ittf), Ma Long superò Zhang Jike, quella volta 4-3, anche se poi cedette in finale 4-3 a Xu Xin. Insomma, andando a vedere la storia dei confronti fra Ma Long e Zhang Jike si nota che dal 2014 in poi si passa dal 4-3 per Ma Long e dal 4-3 per Zhang Jike nella già citata Coppa del Mondo di quello stesso anno a risultati sempre più netti e continui per Ma Long, in un crescendo che passa dal 4-2 per arrivare ai 4-0. Basterebbe questo per capire la cosa più naturale: la crescita di Ma Long e la frenata di Zhang Jike. Torniamo alle Finali Pro Tour di Lisbona 2015. Al ritorno in Cina, si discute su cosa fare, se dire a Zhang Jike che non andrà a Rio perché non è più affidabile. La decisione deve essere presa nelle “alte sfere”, quindi con Cai Zhenhua. A questo punto, però, il destino di Zhang Jike si intreccia con quello di Li Xiaoxia perché, considerato che la campionessa olimpica in carica viene da due anni persino peggiori di quelli di Zhang Jike e che il posto per Rio per lei invece è assicurato, non si potrebbe giustificare la differenza. Combinazione: tutti e due sono della Provincia dello Shandong, che ha la potenza politica giusta per spingere Li Xiaoxia, quindi anche per Zhang Jike arriva la stessa spinta. I dubbi però rimangono e si fa un ultimo tentativo, visto che ci sono alcuni importanti Open in programma fra gennaio e marzo, quelli classificati Super Series: Germania, Kuwait e Qatar. La Cina vi partecipa con i migliori, ma non tutti, perché mancano Fan Zhendong e Xu Xin agli Open di Germania, proprio perché, per definire le scelte in vista di Rio, si vuole mettere ancora alla prova Zhang Jike contro il più forte, Ma Long. In Germania, a gennaio, Ma Long va avanti a botte di 4-0, Zhang Jike sembra in miglioramento, ma concede sempre qualcosa, 4-1 a Gionis, 4-2 a Won Chunting, 4-1 a Fang Bo ma con quasi tutti i set sul filo. In semifinale, di nuovo di fronte Ma Long e Zhang Jike. E’ un’altra occasione per Zhang Jike per convincere i tecnici, ma l’esito è disastroso per lui, Ma Long lo supera 4-0, con i set vinti a 7, 4, 7, e 7. Insomma, Ma Long è ormai uno schiacciasassi e Zhang Jike non è più in grado di reggere il confronto. Ma è anche vero che una decisione va presa al più presto e le pressioni all’interno della Federazione cinese sono sempre più pesanti. C’è una pausa per gli Open perché ci sono i Mondiali a squadre in Malesia a fine febbraio. Altra occasione per Zhang Jike per convincere i tecnici di puntare su lui per Rio. E per i tecnici è anche l’opportunità per esaltare Zhang Jike, visto che nella gara a squadre non ci dovrebbero essere problemi per lui. Non ci dovrebbero, ma ci sono, anche se vengono nascosti. Zhang Jike è il cinese, fra i primi quattro insieme a Ma Long, Xu Xin e Fan Zhendong, che perde più set di tutti gli altri, anche contro avversari scarsi, a riprova di uno stato di forma che non torna a essere quello di una volta. Nelle partite del girone eliminatorio, Zhang Jike perde un set con Chen Chien An (Taipei) e Fegerl (Austria); in quelle del tabellone finale, ne perde uno con Jiang Woo Jin (Sud Corea) e Oshima (Giappone). Ma gioca la finale e viene esaltato come un campione. Così, prima degli Open di Kuwait e Qatar, i dirigenti e i tecnici cinesi fanno la scelta: Zhang Jike andrà a Rio come secondo nel singolo, Xu Xin sarà il terzo per la gara a squadre. Una volta presa questa decisione, bisogna giustificarla agli occhi non dei “concorrenti”, perché gli altri giocatori sanno benissimo come funziona la faccenda, ma a quelli dei tifosi e dei giornalisti. Vorrei solo ricordare in proposito, che quando Kong Linghui non fu convocato per il singolo dell’Olimpiade di Atene 2004, da campione uscente, e gli venne concessa solo la possibilità di giocare in doppio, ci fu una vera sollevazione popolare dei tifosi, con milioni di messaggi di protesta riversati sulla Federazione cinese. Da allora, i dirigenti hanno messo in conto anche questo aspetto della situazione. Così, allo stesso modo di Li Xiaoxia, Zhang Jike viene designato come vincitore degli Open del Kuwait, l’unica differenza è che per lui è previsto il raddoppio, vale a dire che è designato a vincere anche gli Open del Qatar. E allora, ecco come va in Kuwait: Zhang Jike vince 4-2 al primo turno con Karakasevic, poi 4-0 con Gacina e nei quarti, contro Ovtcharov, rischia di perdere, è 4-3 con 11-8 al settimo e quasi tutti i set tiratissimi. E dopo queste prove “esaltanti” cosa succede? Che Zhang Jike in semifinale fa 4-1 a Fan Zhendong e in finale 4-1 a Ma Long, sia pure con la concessione di punteggi tirati. Un miracolo! E ancora più miracolosa appare questa vittoria di Zhang Jike se si considera cosa succede una settimana dopo in Qatar. Zhang Jike (lo ripeto, designato a vincere anche questi Open) stenta al primo turno addirittura con Chen Weixing, 4-2 contro un giocatore di 44 anni, dopo essere stato sotto 2-1 e aver rischiato di andare sul 3-1 per Chen!!! Al secondo turno ancora uno stentato 4-2, contro Gacina. Al terzo turno, il crollo: perde 4-1 con Ovtcharov, che al turno successivo si becca 4-1 da Ma Long, con quest’ultimo che, non più obbligato a perdere come avvenuto in Kuwait con Zhang Jike, dà 4-1 anche a Fan Zhendong in finale. Quella che vi sto raccontando, e che ognuno avrebbe dovuto conoscere prima di sparare minchiate sulla finale olimpica, è una discesa all’inferno. Discesa che non si ferma in Qatar.
Ad aprile, ci sono le qualificazioni continentali per l’Olimpiade. Come già raccontato per le donne, si svolgono a Hong Kong. Al primo turno, sta per succedere il patatrac, anche se non fondamentale per la qualificazione all’Olimpiade (come già detto, poi è la nazione a decidere i due partecipanti), ma sicuramente compromettente per la figura di merda che ne deriverebbe: Zhang Jike vince 4-3 con Chen Chien An, dopo essere stato sotto 3-1 e aver rischiato la sconfitta nel sesto set, vinto 12-10. Al secondo turno, si riscatta un po’ superando 4-2 Mizutani. E’ in semifinale, contro Ma Long, che stavolta però non è obbligato a perdere, come in Kuwait e come lo sarebbe stato in Qatar, proprio perché le posizioni non sono decisive per andare a Rio e ai tecnici cinesi bastava che Zhang Jike arrivasse in semifinale. Così, la partita è vera e Ma Long vince 4-2, per poi battere di nuovo Fan Zhendong in finale, 4-1. La superiorità di Ma Long è sempre più clamorosa, così come è sempre più evidente l’incapacità di Zhang Jike di stargli dietro, di reggere il confronto quando ritmi del gioco e livello tecnico si alzano al massimo. Incapacità che si manifesta, ancora una volta con fin troppa evidenza, nei successivi Open di Giappone e Sud Corea, a giugno. In Giappone, Zhang Jike batte 4-2 Kenta Matsudaira, poi 4-1 l’altro cinese Lin Gaoyuan, di medio livello e in viaggio premio per dare un contentino alla Provincia del Guangdong, ormai senza giocatori di rilievo dopo il ritiro di Ma Lin. Poi dà 4-2 a Samsonov e infine perde 4-2 con Fan Zhendong. Una settimana dopo, in Corea, altra botta: perde 4-3 al primo turno con Chen Chien An. Anche qui, come in Qatar, si nota come Zhang Jike non sia in grado di reggere fisicamente due impegni ravvicinati, a causa della sua ormai inesistente preparazione fisica, di cui ho parlato ampiamente in altri articoli. In Qatar, dopo la vittoria fasulla di una settimana prima in Kuwait, perde da Ovtcharov, che aveva battuto in Kuwait; in Corea, si ferma addirittura al primo turno. Per la cronaca, Chen Chien An poi arriva in semifinale, a riprova che non è scarso, ma lì si prende un 4-0 da Ma Long, ancora una volta a sottolineare la differenza di rendimento in qualsiasi circostanza, contro qualunque avversario e nei confronti diretti fra Zhang Jike e Ma Long. Ribadisco ancora una volta: basterebbe mettere in fila tutti questi risultati per accorgersi che il 4-0 della finale olimpica è nient’altro che la logica conclusione di un percorso, fisico, tecnico e mentale, così chiaro ed evidente che può risultare invisibile o incomprensibile soltanto agli ignoranti e agli incompetenti. Ma come cazzo mai avrebbe potuto fare Zhang Jike a fermare Ma Long dopo essere stato malmenato da lui e da altri nettamente inferiori per quasi due anni rimediando figure di merda dovunque? Non era in grado di competere con Ma Long, non lo è stato negli ultimi due anni e non lo sarà finché non riprenderà ad allenarsi seriamente. E per una volta tanto spero che vogliate apprezzare la mia diplomazia! Ah, stavo per dimenticare: gli “sherlokki sciocchi” (per evitare equivoci e polemiche inutili, faccio notare che il riferimento non è alla persona per la quale utilizzai questo appellativo, non c’entra in questo discorso) hanno spiegato anche la successiva sconfitta di Zhang Jike contro Ma Long negli Open di Cina, anche questa fasulla perché altrimenti la vittoria di Zhang Jike sarebbe stata la prova che aveva fatto apposta a perdere la finale olimpica. Fantasmagorico! Come ai dadi: esce 2 e vinci tu, esce 3 e perdo io. Comunque la finale di Rio è farlocca e ne viene data la dimostrazione scientifica. E non è finita, perché Ma Long, secondo gli acuti osservatori, ha fatto apposta a perdere la finale degli Open di Cina con Fan Zhendong. Magari sarebbe utile sapere che, dopo Rio, Ma Long non ha fatto più neanche un giorno di allenamento, letteralmente, perché tutti i medagliati cinesi, di qualsiasi sport, dopo l’Olimpiade vengono portati in giro per cerimonie pubbliche e amenità del genere per almeno un mese. Ma Long si è retto in piedi nei primi due set della finale, arrivando vicino a vincerli, poi è crollato. Ma di che cavolo stiamo parlando? Anche le invenzioni e le cazzate megagalattiche hanno un limite. Tanto per raccontare la realtà. Sull’aereo per Anshan, sede dei Campionati nazionali cinesi, seduto vicino a me (in prima classe ovviamente perché io sono un signore) c’era Ma Long. La sera prima, fino a mezzanotte, era stato in diretta in Tv, insieme a Zhang Jike e altri campioni cinesi (la tuffatrice Wu Minxia e la nuotatrice Fu Yuanhui, la squadra di pallavolo femminile e altri ancora) in una trasmissione in cui si celebravano i medagliati olimpici, ennesima trasmissione tv cui ha partecipato Ma Long, fra l’altro ballando e cantando. Poi, c’era stata la festa. Alle 4 era andato a dormire, alle 7 si era svegliato per andare in aeroporto. In aereo, mi dice che non ce la fa più e avrebbe bisogno di dormire un mese. Poi crolla e si mette a dormire davvero, lo sveglia la hostess che poi si fa un selfie con lui. Ad Anshan ha giocato un paio di partite a squadre e i doppi, niente singolo. E questa vita l’ha fatta da Rio in poi, tant’è vero che ha rinunciato alla Coppa del Mondo di singolo proprio perché non si regge più in piedi. E in Italia vengono fuori i geni incompresi che guardano una partita in tv e decidono che Ma Long ha fatto apposta a perdere con un Fan Zhendong affamato di vittorie come una bestia.

CONCLUSIONI

Analizzare il torneo olimpico, a questo punto, è superfluo, anche perché nel dialogo con Massimo Costantini sono stati messi bene in evidenza gli aspetti principali. Purtroppo, c’è sempre chi non vuol capire o non ci riesce. Addirittura, sul Forum di Giorno, ho letto un intervento in cui, citando quello che ha detto Massimo di Ma Long, si parlava del “tanto decantato ‘sempre in movimento’”. Non so se scompisciarmi dalle risate leggendo quel “tanto decantato” o mettermi a piangere per l’affronto e il dileggio che queste parole rappresentano per Costantini. Magari, chissà, posso immaginare che chi l’ha scritto non si sia reso conto che parlare in quel modo possa nascondere una presa in giro del concetto espresso da Massimo, ma resto convinto che studiare un po’ di tennistavolo aiuterebbe a capire le cose profonde che dice Massimo. Per me, comunque, restano perle per i porci. Il tennistavolo italiano non se le merita, come non si merita di avere uno come lui. Poi, magari, la memoria gli fa qualche scherzetto e ricorda male di aver visto la finale a Rio nel salotto insieme a Xiao Zhan (la mia tesi è che in quel salotto, ma in un altro momento, stessero vedendo un film porno e lì il cervello ha fatto un po’ di confusione!), ma le sue osservazioni sono oro puro per chi ha voglia di comprendere “perché” il punto, il set o la partita li vince uno anziché l’altro, “che cosa” sta succedendo sul tavolo e fuori, e non solamente la semplice successione di punti, di top e di schiacciate.

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