L’articolo su Parigi 2013

2 Giugno 2013 da Ping Pong Italia 

Articolo e foto del Drago Rosso

Per capire meglio cosa hanno rappresentato i Mondiali a Parigi, al di là dei semplici risultati tecnici, ci sono due cose importanti da considerare.
La prima. Il quotidiano sportivo L’Equipe, il più importante della Francia, martedì 22, vale a dire il giorno dopo la finale maschile, ha pubblicato una foto di Zhang Jike con le informazioni su lui (età e altro) e i titoli vinti. Inoltre, un piccolo riquadro con 4 (quattro!) cifre riguardanti i Mondiali: zero le medaglie dell’Europa, 1 l’unico non cinese a battere un cinese nel singolo (Matsudaira contro Ma Lin), 25 l’età media dei quattro uomini semifinalisti (22 per le donne), 70.000 gli spettatori nelle 8 giornate di gare. Ora, a prescindere da errori, bugie e interpretazioni sbagliate (ne parlerò dopo), è assolutamente ridicolo che non ci sia nemmeno uno straccio di articolo sulla conclusione dei Mondiali sul quotidiano sportivo francese. E questo già la dice lunga sull’interesse che il tennistavolo suscita.
La seconda. Ma tutto questo viene superato da quanto arriva dalla Cina. Nelle ultime due giornate di gara, la televisione nazionale, sul canale sportivo, il CCTV5, ha trasmesso in prima serata le finali, in diretta. Sapete qual è stata la reazione dei telespettatori? Sono arrivate proteste, per telefono e e-mail, perché non è stato trasmesso il calcio, invece del tennistavolo!!! Non è uno scherzo, è la verità. Poi, possiamo stare a discutere per tutto il tempo che vogliamo sul fatto che i cinesi si annoiano a vedere finali con soli cinesi, resta il fatto che anche in Cina si stanno rompendo i coglioni del tennistavolo. E che l’Ittf meni vanto delle grandi cifre degli spettatori Tv in Cina non cambia assolutamente la situazione, perché un conto è il numero di spettatori, un altro il gradimento. I cinesi guardano comunque il tennistavolo in Tv, ma un numero sempre maggiore preferiscono il calcio e il basket. Aggiungo, a proposito delle bugie di cui parlavo prima, che i 70.000 spettatori citati dall’Equipe esistono solo nella fantasia dei francesi e dell’Ittf. La stessa Equipe dice che, comunque, i biglietti venduti sono stati 43.000, invocando così la presenza di ben 27.000 “infiltrati”. Sul sito dell’Ittf, poi, a proposito della serata della finale del doppio misto, sabato, si parla di 12.000 spettatori, vale a dire l’intera capienza del palazzetto di Bercy. La realtà è tutt’altra. Sabato c’erano 4.000 spettatori, domenica 8.000, lunedì di nuovo 4.000. Nei giorni precedenti, si arrivava a stento a mille. In totale, poco più di ventimila spettatori in totale. In Tv inquadravano solo la tribuna di fronte a quella centrale, piena, non i vuoti delle curve e delle parti superiori del palazzetto. Nelle mie foto si può vedere quale sia la realtà. Nel 2003, negli ultimi tre giorni il palazzetto era pieno davvero, quindi con 36.000 spettatori certi. Sì, c’era Schlager, un europeo, in finale, ma non spiega la differenza fra 36.000 e 16.000 negli ultimi tre giorni. La conclusione è scontata e inevitabile. Iltennistavolo si avvia sempre più velocemente verso la distruzione totale, è già morto in Europa, lo sarà fra qualche anno anche in Cina se nel frattempo non succede qualcosa, e a questo punto non so nemmeno io più cosa, visto che i dirigenti mondiali e asiatici, riconfermando Sharara, hanno dimostrato di volersi buttare a capofitto nel precipizio. Detto questo, mi passerebbe pure la voglia di parlare di questi Mondiali, ma credo sia comunque importante esaminare la situazione del nostro sport, magari sperando che qualcuno cominci a rinsavire, anche se non ci spero più.

TENNISTAVOLO E OLIMPIADI

Sempre sulla scia del discorso sulla popolarità del nostro sport, l’Ittf ha annunciato trionfalmente che il tennistavolo è “salito di categoria” nella suddivisione per la distribuzione dei contributi del Cio agli sport olimpici: dal gruppo D a quello C. L’Ittf dimentica di dire, però, che il miglioramento è fittizio. In effetti, il Cio ha semplicemente “aumentato” il numero di gruppi, da 4 a 5. In quello più basso sono stati messi gli sport appena inseriti nel programma olimpico, come Golf e Rugby a 7, e quello che più rischiava l’esclusione, il Pentathlon moderno. Tutti gli altri sport, di conseguenza, hanno scalato una posizione: insieme al tennistavolo, infatti, sono stati “promossi” Arco, Badminton, Pugilato, Judo, Tiro e Sollevamento pesi. Non sono stati promossi, invece, Lotta (che però è stata addirittura esclusa dai Giochi), Sport equestri, Pallamano e Hockey su prato, vale a dire i più scarsi di tutti. Quindi, l’Ittf non può stare a prendere in giro la gente con questi trucchetti. Inoltre, andando a vedere i criteri in base ai quali si fa questa classifica, si capisce ancora di più che il tennistavolo si trova nel gruppo C solo grazie all’aiuto della Cina. Infatti, ecco i criteri: 40% dal numero di telespettatori; 20% dal numero di pagine internet e social network; 15% da un sondaggio sugli sport preferiti; 10% dal numero di biglietti venduti; 10% dal numero di articoli sui giornali; 5% dal numero delle Federazioni nazionali. Come si può constatare, il peso maggiore è dato da telespettatori e collegamenti internet, con la Cina che porta il tennistavolo a livelli inimmaginabili. Ma stiamo parlando comunque di numeri, non di gradimento, perciò questa presunta promozione del tennistavolo non cancella il pericolo di involuzione, anzi, lo fa diventare più grande proprio perché lo ignora.

DOPPIO MISTO ALLE OLIMPIADI

Rimango in argomento, sulla caduta del tennistavolo, parlando della nuova iniziativa dell’Ittf: la richiesta al Comitato olimpico internazionale di inserire la gara di doppio misto nelle Olimpiadi, facendo salire a 5 le gare nel programma dei Giochi. I giocatori sarebbero presi fra quelli già qualificati per le gare a squadre o di singolo, in modo da non far aumentare la quota totale di 86 uomini e 86 donne, altrimenti il Cio nemmeno esaminerebbe la richiesta. La limitazione del numero totale di atleti ai Giochi è infatti il principio base da alcuni anni. Si tratta quindi di convincere il Cio semplicemente a mettere in palio un oro, un argento e un bronzo in più, e questo sarebbe un problema di più facile soluzione. L’iniziativa, però, nasconde un altro trucco vergognoso dell’Ittf, a tutto vantaggio delle nazioni che non valgono un cazzo. Secondo il nuovo regolamento infatti, in caso di inserimento del doppio misto, ogni nazione avrebbe diritto a partecipare a solo 4 delle 5 gare in programma. Se una nazione è riuscita a qualificarsi in tutte e 5 le gare, come possono fare comodamente la Cina e gli altri Paesi più forti, deve scegliere le 4 gare a cui partecipare. Naturalmente, vista l’importanza tecnica, la Cina, come le altre nazioni più forti, escluderà il doppio misto. Quindi, a partecipare a questa gara saranno le nazioni più deboli. Quindi, un oro, un argento e un bronzo olimpici saranno letteralmente regalati a chi non vale un cazzo. E, naturalmente, tutte le nazioni più scarse saranno a favore di questa proposta, a conferma che ormai il tennistavolo mondiale è composto da pezzenti che non vanno nemmeno a elemosinare, ma semplicemente a rubare qualche vittoria della minchia e qualche medaglia da vergogna. Non  c’è più bisogno di farsi un mazzo tanto per diventare forti, si può addirittura diventare “campioni olimpici” grazie a questa Ittf. E ancora una volta congratulazioni alla Cina che, con il suo tradimento nei confronti di Bosi, permette a Sharara di continuare con queste scandalose nefandezze.

DOPPI REGALATI

A proposito di regali, rimetto in evidenza che la Cina ha rinunciato a vincere il doppio misto e quello maschile, con iscrizioni ridicole, fra cui risalta quella, nel misto, con Chen Qi, attaccante, e Hu Limei, difesa. Come dire: e prendetevela questa cazzo di medaglia d’oro, branco di scarsi e incapaci. E per non rischiare di vincere hanno affiancato a Wang Liqin una scarsa che più scarsa non si può, Rao Jingwen, una che fece l’esordio nei tornei internazionali addirittura nel 2004, agli Open di Singapore, perdendo nelle qualificazioni, e che adesso, da “vecchietta”, viene premiata con un viaggio a Parigi e una medaglia di bronzo di cui si dovrebbe vergognare. Il bello è che la Cina aveva già tentato, nelle ultime edizioni dei Mondiali, di regalare l’oro nel misto, schierando doppi giovani, sottovalutando però il fatto che i giovani prendevano l’occasione per mettersi in luce, e così distruggevano gli avversari. Stavolta, la Cina non ha voluto rischiare: vecchietti e scarse! Non contenta del regalo, la Cina ha messo a disposizione anche l’oro del doppio maschile, rinunciando a schierare i primi 5 del singolare (nel femminile c’erano tutte le più forti nei doppi e hanno dominato) e mettendo su doppi imbarazzanti, a cominciare da Fang Bo-Chen Qi, per passare ai pensionati Hao Shuai-Ma Lin e finire a Wang Liqin-Zhou Yu, questi ultimi con la qualità più alta, tanto da poter persino vincere, ma senza alcuna esperienza, mai giocato insieme. Così, ecco due ori regalati. Ma la cosa più incredibile è stato ascoltare i commenti del branco di cosiddetti esperti, fra giornalisti e dirigenti, che si interrogavano sui “grandi cambiamenti” in atto, con la Cina che perde due ori!!! Siamo oltre il ridicolo, è tutto estremamente patetico.

GERMANIA

E cominciamo a entrare nel vivo, parlando comunque di regali. In questo caso, devo fare un passo indietro, all’Olimpiade di Londra e al bronzo di Ovtcharov nel singolo. Lo avevo definito ridicolo e i Mondiali di Parigi non hanno fatto altro che confermare la mia tesi. Ovtcharov è eliminato da Baum, nettamente, e non è nemmeno una sorpresa, semplicemente perché Baum gioca meglio di Ovtcharov. Potenzialmente, Dima può arrivare a livelli più alti, ma, nella realtà, Baum gioca meglio, è più lineare e solido, regge meglio lo scambio potente e soprattutto non si sbilancia con improbabili colpi storti, cosa che invece fa Ovtcharov, sempre più prigioniero delle sue paure, della sua ansia di usare il rovescio da tutte le posizioni, tanto da far saltare tutti i meccanismi del diritto, che pure potrebbe essere di grande livello. Insomma, uno sfacelo. E che il bronzo olimpico venga eliminato negli ottavi dei Mondiali fa capire ancora di più lo scempio che è stato fatto dall’Ittf ai Giochi olimpici, con un tabellone da vergogna, da miserabili livelli tecnici. A maggior ragione, il fatto che poi Baum sia stato sbattuto fuori da Zhang Jike con una dimostrazione imbarazzante di superiorità dimostra che l’Europa, ma la Germania in particolare, sia la tomba del tennistavolo. Zhang Jike, contro Baum, non gioca fino all’1-1 e 10-5 per il tedesco, sta lì, ancora a dormire, sperando di non doversi impegnare. Poi, con l’aria di uno che dice “guarda un po’ che mi tocca fare, impegnarmi contro un tedesco”, si sveglia e piazza un terrificante parziale di 29-5, fra l’altro con un paio di punti regalati a Baum sul 9-1 nell’ultimo set. Di rilievo c’è che su quel 10-5 per Baum, non c’è alcun rischio per Zhang Jike, nessun punto tirato o salvato, perché il cinese letteralmente frantuma il tedesco con punti di terza palla, sul proprio servizio, o direttamente sulla risposta al servizio di Baum, che nemmeno riesce a toccare la pallina. Insomma, come dire: abbiamo finito di scherzare.
L’altro episodio che esprime la differenza fra la Cina e il resto del mondo è il quarto di finale fra Ma Long e Boll. Il tedesco, intervistato subito dopo la gara, dice: “Ho spinto al massimo, ma non è ancora abbastanza”. E questo fa capire, pure in un match giocato tatticamente malissimo da Ma Long, quale sia la situazione e quanto sia stata falsa la conquista della semifinale, da parte di Boll, due anni fa a Rotterdam. Ma Long insiste per tutta la gara col servizio lungo, favorendo le aperture e gli attacchi di Boll, insistendo sui suoi punti forti, non riesce mai a trovare il ritmo giusto e deve soffrire fino alla fine, rischiando di andare sul 3-3. Eppure, anche contro un Ma Long che gioca male tutto il Mondiale, Boll appare comunque di livello inferiore e senza più prospettive, visto che è ormai oltre i 30 anni. E dalla Germania non arriva qualcuno in grado di sostituirlo. Di Baum ho già detto, bravo fino a un certo punto ma poi “disabilitato” quando gioca coi cinesi, di Ovtcharov pure, ormai imballato, e giovani non se ne vedono. Certo, i tedeschi puntano orgogliosamente su Franziska e Mengel, dimostrando una volta di più che non capiscono uno stracazzo di ping pong. Se questi due si fossero presentati da un allenatore vero, dicendo di voler praticare il tennistavolo, l’unica risposta seria sarebbe stata: “Meglio che andiate a fare gli spaccalegna”. Invece, gli allenatori tedeschi, che sono falegnami, essendo falegnami, invece di approfittare e mandarli a spaccare legna per loro, hanno detto che Franziska e Mengel hanno un grande futuro. A Parigi, hanno avuto due lezioni tali da indurli all’abbandono immediato, Franziska da Chuan Chih Yuan, Mengel da Xu Xin, ma possiamo stare sicuri che troveranno sostenitori che li spingeranno a dare ancora il peggio di sé, distruggendo ulteriormente la già scarsa reputazione del tennistavolo.

GIAPPONE

A prima vista, sembrerebbe che il Giappone si sia messo in luce in questi Mondiali, grazie soprattutto al risultato di Matsudaira, arrivato ai quarti di finale. Andando a vedere meglio, si scopre che anche il Giappone è vicino alla recessione. Continuo a ritenere Mizutani l’unico e vero talento espresso dal Giappone negli ultimi anni. E’ indubbiamente quello meglio impostato tecnicamente, col gioco più completo e al tempo stesso spettacolare. Purtroppo, l’ultimo anno è stato pieno di tensione per lui, che ha provato a mettersi da solo contro tutto l’apparato dell’Ittf, con la lettera a Sharara sul problema della colla e la minaccia di non partecipare più alle gare internazionali. Alla fine, non sorretto nemmeno dalla sua Federazione, Mizutani ha giocato, ma si è visto chiaramente che non era nelle migliori condizioni, tanto da perdere al primo turno col ceko Sirucek. Gli altri giapponesi, in un modo o nell’altro, hanno evidenti limiti tecnici, con un gioco che va bene contro alcuni avversari e per niente contro altri, magari più deboli. Fra l’altro, non c’è nemmeno l’impronta di una scuola, ognuno va per conto suo e ognuno mostra difetti. Per conto mio, ciascuno di loro è un “mezzo giocatore”, sia pure di  buon livello, ma non certo in grado di fare grandi risultati. Kishikawa appare in declino, Niwa non sa impostare un suo gioco e pensa solo a spezzettare quello dell’avversario, per poi ripartire in velocità, con movimenti stretti e brutti. Gli riesce di imbrigliare per un po’ Ma Long, che si porta dietro il peso di piombo di un tecnico come Qin Zhijian, bravo a sbagliare qualsiasi impostazione tattica della partita, ma non appena Ma Long riesce a sviluppare il suo gioco, ecco che Niwa si affloscia miseramente. Matsudaira appare più intelligente, tanto da riuscire a coprire meglio i difetti di impostazione, ma alla fine anche lui deve arrendersi. Difetto principale: gioca in base all’avversario, non ha un suo gioco da imporre, tant’è che si affida tantissimo a un servizio difficile da interpretare all’inizio, ma poi di facile lettura. Come Niwa, finché riesce a spezzare il gioco avversario, a rompergli il ritmo, tiene il passo ed è bravo a contrattaccare. Quando l’avversario parte in velocità o riesce a sviluppare attacchi più potenti, ecco che Matsudaira scompare. In questi Mondiali, la sua fortuna è stata essersi trovato in tabellone dalla stessa parte di Ma Lin, che sarebbe dovuto restare a casa. Così, prima ha battuto il cinese, lento e spento, così da ritrovarsi la strada da testa di serie, affrontare uno scarso di Taipei, Chiang Hung Chieh, e poi un invecchiato Samsonov, contro il quale però ha rischiato di perdere. In verità, è stato Samsonov a regalargli la vittoria, sprecando un 9-3 che lo avrebbe portato sul 2-0, forse decisivo, visto il resto della gara. A questo punto, ecco Xu Xin, e qui Matsudaira ha sfruttato al massimo le sue qualità, mettendo nello stesso tempo a nudo i difetti del cinese, a torto numero 1 del mondo per  motivi che ho già spiegato altre volte. Matsudaira si è trovato sul 2-1 e a un passo dal 3-1 grazie soprattutto alla bravura nel non forzare il block sul topspin di Xu Xin, con un ottimo controllo di polso e col braccio “trattenuto”, tanto da rallentare la pallina e far andare fuori tempo il cinese, che non trovava più il ritmo e finiva con buttare in rete l’ennesimo top, forzato per disperazione. Il problema per Matsudaira è che quando Xu Xin, invece di proseguire con i top, ha rallentato l’azione per poi ripartire in velocità, lui non è stato più in grado di contrastarlo né di impostare a sua volta un gioco valido e il cinese ha chiuso il match. Perciò, davvero non vedo come i giapponesi possano sperare di lanciare qualcuno ai livelli più alti. Né va meglio con le donne. La Fukuhara mostra ancora una volta i suoi limiti, nascosti dalla gommaccia sul rovescio, ma destinati comunque a venir fuori. La Hirano, con mia grande tristezza, comincia a sentire il peso degli anni  (magari qualcuno se la ricorda agli Open d’Italia nel 2002!) e non regge più certi ritmi. La Ishikawa, che ha il gioco migliore, non sta mantenendo le promesse. Le altre non appaiono in grado di arrivare a certi livelli. Insomma, questo Giappone non mi convince. E’ sicuramente sopra quasi tutte le altre nazioni, ma con limiti ben precisi.

COREE

E’ un momento difficile anche per la Corea del Sud, che si è presentata a Parigi con una squadra quasi tuttanuova. In particolare, fra gli uomini non ci sono più Oh Sang Eun, Yoo Seung Min e Joo Se Hyuk, che continuano a giocare ma non in Nazionale, che ha avviato definitivamente il nuovo corso, partendo dai già conosciuti Lee Sang Su, Kim Min Seok e Jung Young Sik, oltre a Cho Eon Rae che non è più giovanissimo e non dovrebbe restare a lungo. Io continuo a pensare che il migliore sia Jung Young Sik, che ha un rovescio a mio parere eccezionale e una sensibilità di braccio da grande campione, anche se continua a buttare al vento grandi occasioni. Se si sblocca, penso che possa arrivare fra i primissimi del mondo. Resta il fatto, però, che dopo tanti anni non vedo più la compattezza di una grande squadra. Dagli anni Ottanta, con la mitica formazione composta da Yoo Nam Kyu, Kim Ki Taek (i primi finalisti olimpici nella storia del tennistavolo) e Kim Taek Soo, a oggi, c’era sempre stata una Corea del Sud che si batteva alla pari con la Cina, ora appare molto al di sotto. Fra le donne, ricordo che Kim Kyung Ah si è ritirata a dicembre dello scorso anno, la sua ultima gara furono le Finali del Pro Tour ad Hangzhou. Ha ormai 36 anni, si è sposata e vuole un figlio. L’altra ottima difesa, Park Mi Young, più giovane, continua a giocare, ma non in Nazionale. Le nuove, comunque, promettono bene, con la difesa Seo Hyo Won a svettare e le varie Park Young Sook e Park Seong Hye, attaccanti, in crescita. Sempre a proposito delle difese, da citare anche la Corea del Nord, con la Ri Myong Sun, che ha impegnato molto Ding Ning, a dispetto del 4-1 finale. Ogni punto è stata una lotta. Fra l’altro, questo match ha fatto capire ancora di più come quello fra la campionessa mondiale uscente e la connazionale Hu Limei fosse stato nient’altro cheuna barzelletta. Contro una difesa forte come Hu Limei, non c’erano stati problemi per Ding Ning, che tirava top senza problemi e senza sforzo. Contro la Ri Myong Sun, invece, la pallina era diventata improvvisamente pesante. Ma guarda un po’! Dal che si deduce quanto sia stata brava Hu Limei a far finta di tagliare la palla e buttarla invece quasi senza effetto per non far stancare Ding Ning e ubbidire così agli ordini dei dirigenti cinesi. Infine, una considerazione non tecnica. Come potete vedere sul sito dell’Ittf, i nomi dei sudcoreani, contrariamente a quanto avveniva in passato, appaiono uniti e in qualche caso anche leggermente cambiati. Quindi, invece di Joo Se Hyuk, si trova Joo Saehyuk. E’ un’altra barzelletta degli ignoranti dell’Ittf, che già si erano distinti per la prodezza nel cambiare il nome di Yoo Seung Min in Ryu Seung Min (ma nell’albo d’oro delle Olimpiadi, almeno fino a poco tempo fa, si trovava ancora il nome originale!). Non si sa in base a quale nuova cervellotica decisione si sia provveduto a questo cambio, ma faccio notare solo una cosa: se l’Ittf ha saputo che i nomi coreani si scrivono in questo nuovo modo, perché ha cambiato solo quelli di giocatori e giocatrici del Sud e ha lasciato invariati quelli del Nord? La lingua è la stessa. Magari l’Ittf si accorgerà di aver fatto un’altra vaccata?

EUROPA

E arriviamo all’Europa, nobile decaduta. Della Germania ho già parlato. Per il resto del continente non è che le cose cambino, anzi, vanno peggio. I tedeschi, almeno, una cosa buona l’hanno fatta: hanno saputo mantenere una base ampia. Negli altri Paesi, siamo alla distruzione, con la sola Francia che presenta nuovi giocatori (ma l’unico in grado di fare il salto di qualità è Gauzy, gli altri sono medio-scarsi) e la Romania che si sforza di andare oltre le sue difficoltà economiche. Poi, dovrei ripetere quello che già feci notare in occasione dell’Olimpiade di Londra: a Parigi, in tabellone c’erano ancora Saive, arrivato a 22 Mondiali, Primorac, Kreanga, Schlager. Insomma, il cimitero degli elefanti, con tutto il rispetto per campioni che sono comunque da prendere come esempio per la loro passione e la loro bravura. Ma il risultato non cambia: l’Europa non sta morendo, è già morta! E se troviamo un paio di tedeschi nei quarti di finale del singolo maschile è solo perché, misericordiosamente, l’Ittf riesce ancora a preparare tabelloni appositi per loro, facendo giocare un Fan Zhendong-Zhang Jike nei sedicesimi di finale, lo ripeto ancora una volta, una vergogna assoluta. Fra le donne, men che meno. Le “bandiere” dell’Austria e della Turchia negli ottavi di finale del singolo femminile sono false, visto che a giocare sono due cinesi. E nei sedicesimi di finale, su 32 giocatrici solo 5 sono europee, le altre “europee” (tra Francia, Germania e Spagna) sono ancora cinesi. Negli ottavi, una sola europea vera, l’ucraina Tatiana Bilenko, meglio nota col suo nome da non sposata, Sorocinskaya, già in gara ai Mondiali addirittura nell’edizione del 1999 a Eindhoven (che qualcuno in quella occasione soprannominò Sorcaskaya per via della superminigonna da paura che indossò al party finale), quindi non una ragazzina. Detto che, secondo me, le atlete non dovrebbero cambiare cognome da sposate, sia perché ritengo giusto così in assoluto, sia perché è opportuno che vengano riconosciute e che non si creino equivoci negli albi d’oro, resta l’amara considerazione che in Europa il tennistavolo è avviato verso l’estinzione.

L’EQUIPE

All’inizio ho citato i numeri pubblicati dall’Equipe. Si capisce ancora di più adesso il significato dell’unica sconfitta di un cinese contro un non cinese, Ma Lin contro Matsudaira. Il quotidiano sportivo francese, comunque, commette i suoi bravi errori quando prova a fare qualche considerazione più profonda. Inoltre, ribadendo che è falso il dato dei 70.000 spettatori, va fatto notare che gli organizzatori avevano fissato a 50.000 la quota per tentare di andare in pareggio nel bilancio economico dei Mondiali. Per la Francia, quindi, è stata una bella botta. Infine, l’Equipe prova a fare una considerazione sul tennistavolo, sostenendo che è uno sport “a lenta maturazione”, convinzione che scaturisce dall’età media dei semifinalisti. Il punto è che due anni fa, a Rotterdam, tre dei quattro semifinalisti erano gli stessi, Zhang Jike, Wang Hao e Ma Long, con in più Boll. Quindi, due anni in meno per tre di loro, di cui due in finale. Allora la maturazione era meno lenta? E fra le donne si arriva al paradosso. Due anni fa, tre semifinaliste uguali (Li Xiaoxia, Ding Ning, Liu  Shiwen) e in più Guo Yue, che aveva 23 anni. Quattro anni fa, ancora due semifinaliste uguali a Parigi (Li Xiaoxia e Liu Shiwen), una uguale a Rotterdam (Guo Yue) più Zhang Yining. Insomma, ma di quale “lenta maturazione” stiamo parlando? Purtroppo, i competenti sono sempre di meno.

ESIBIZIONE GATIEN-SAIVE

In parallelo alla brutta figura dell’Europa, gli organizzatori hanno pensato bene di preparare una rievocazione del titolo mondiale vinto da Gatien venti anni fa, a Goteborg nel 1993. Così, ecco l’esibizione con Saive, l’ultimo giorno, fra la finale del doppio femminile e quella del singolo maschile. L’esibizione, a dire la verità, è stata meno patetica di quanto mi aspettassi da questo genere di “spettacolo”, anche se si è conclusa con un  kitsch terribile, la ripetizione della cerimonia di premiazione. Senza volerlo, comunque, è stato messo il dito nella piaga. Venti anni fa, la Svezia dominava, Gatien diventava campione del mondo di singolo, ai Mondiali del 1993 non c’era neanche un cinese in semifinale. Adesso, ci troviamo di fronte alla desolazione assoluta, con l’aggravante, come ho detto prima, che Saive è ancora in gara. Saive contemporaneamente in gara e in esibizione, c’è un quadro più efficace per descrivere lo squallore dell’Europa?

CINA

Per la Cina, quindi, diventa tutto più facile. Ormai è una questione interna e basta visto che stanno venendo meno anche gli avversari che, in qualche occasione, erano riusciti a strappare qualche titolo mondiale e olimpico. Né si intravede un possibile cambiamento. Non resta altro che discutere dei diversi stili all’interno della squadra cinese e quindi delleprobabili evoluzioni del tennistavolo. In generale, resto convinto che, a parità di livello tecnico e di capacità fisiche, chi impugna all’europea è in netto vantaggio rispetto ai pennaioli. Questi Mondiali sono stati un’ulteriore dimostrazione che il confronto è impari. Del resto, la Cina ha inventato il moderno stile del pennaiolo (colpire la palla con entrambe le facce) sia per porre un argine allo strapotere dell’impugnatura all’europea, sia per convincere i cinesi a giocare ancora a penna, visto che tutti stavano orientandosi verso quella europea, e a difendere ciò che è considerato anche un patrimonio culturale. Anche i dati che, anno per anno, ho registrato nei Campionati nazionali cinesi, confermano questa tendenza. Ormai, siamo quasi all’80% di donne che impugnano all’europea e a oltre il 70% di uomini. Si tratta a mio parere di dati impressionanti. Questa è dunque la realtà e i Mondiali non fanno altro che rispecchiarla.

MA LONG

Prima di passare al vincitore, ritengo sia utile soffermarsi sul grande sconfitto. Ma Long ha perso la terza semifinale mondiale consecutiva, tutte contro Wang Hao. Ormai, non è solo un problema tecnico, ma anche mentale, oltre che di conduzione tattica da parte della panchina. Ricordo che Liu Guoliang è l’allenatore capo e va in panchina nelle partite più importanti, ma ogni giocatore ha il suo tecnico personale, che lo segue anche in panchina. Quello di Ma Long è Qin Zhijian, giocatore di non eccelso livello, anche se campione del mondo di doppio misto. Come ho anticipato in un intervento su questo blog, non lo ritengo un tecnico molto bravo. E penso che abbia sbagliato molte volte nell’impostazione tattica delle partite di Ma Long, in particolare di quelle contro Niwa, Boll e infine Wang Hao. Ovviamente, Ma Long può rimediare per conto suo agli eventuali errori di impostazione tattica, ma appare chiaro che non è stato capace di farlo e quindi deve cominciare a fare un esame di coscienza personale, senza coinvolgere il suo allenatore. Dal punto di vista tecnico, Ma Long è l’unico alla pari di Zhang Jike ed è nettamente superiore a tutti gli altri. Ma ha anche qualche difetto che sta diventano cronico, in particolare una certa interpretazione del rovescio. Ma Long ha un ottimo rovescio di block spinto, tant’è vero che lui stesso ritiene essere, in assoluto, proprio il rovescio il suo colpo migliore. La sua tecnica del rovescio però non è perfetta. Il movimento è da dietro in avanti con il braccio teso, il che gli permette di andare bene sull’attacco avversario e di spingere la palla con potenza, ma lo pone in svantaggio nello scambio veloce rovescio contro rovescio perché, poco alla volta, perde il tempo giusto e si ritrova in ritardo, tanto da mandare la palla in rete la maggiorparte delle volte. La tecnica perfetta del rovescio, invece, prevede che il gomito sia il perno dell’azione, il polso effettua una rotazione che comincia da quando il braccio è parallelo al corpo e finisce quando il braccio è perpendicolare. Questa azione, che è svolta impeccabilmente da Zhang Jike, permette non solo di dare potenza e precisione alla pallina, ma anche di imprimerle rotazione e accelerazione. L’errore più grande di Ma Long nella semifinale con Wang Hao è stato quello di accettare lo scambio di rovescio contro un pennaiolo che proprio nell’anticipo e nell’accelerazione dello scambio di rovescio ha la sua forza. In finale, invece, Wang Hao si è trovato contro uno che fa la stessa cosa, ma con l’impugnatura europea, quindi con maggior sicurezza e controllo, ed è stato lui a mandare la palla in rete. Ma Long ha commesso molti errori, contro Niwa e contro Boll, prima ancora di arrivare a Wang Hao, e se non li esamina approfonditamente rischia di ritrovarsi a ripeterli all’infinito. Ormai Ma Long non è più un ragazzino, a questo punto deve raddrizzarsi, altrimenti rischia di diventare un grande campione incompiuto e non ritengo sia giusto, né per lui né per il tennistavolo.

XU XIN E WANG HAO

I Mondiali di Parigi sono stati anche la conferma che Xu Xin non è assolutamente il numero 1 del mondo, a dispetto del fatto che anche dopo questa sconfitta ha mantenuto la prima posizione. Dal punto di vista tecnico, invece, si è vista la netta differenza con un giocatore come Zhang Jike. Non credo sia il caso di stare ad approfondire ulteriormente cose di cui ho già parlato ampiamente. Ribadisco soltanto che, nella gara contro Matsudaira, ha mostrato quasi un senso di impotenza di fronte a un certo tipo di gioco che ha messo in luce i suoi punti deboli, che sono parecchi. Per quanto riguarda Wang Hao, invece, la quarta sconfitta consecutiva contro Zhang Jike in finali di Mondiali, di Coppa del Mondo e di Olimpiade, lo relega definitivamente a un ruolo di secondo piano (ovviamente rispetto ai campioni più grandi) nella storia del tennistavolo. Ha vinto un Mondiale di singolo e 3 Coppe del Mondo, sì, ma ha perso 3 finali olimpiche e 2 mondiali, quasi a rimarcare un limite ben preciso, un senso di incompiutezza. Il significato tecnico di Wang Hao nella storia è notevole, come primo giocatore a colpire di rovescio “sempre” con lo stile moderno del pennaiolo (al contrario, per esempio, di Ma Lin che alterna i colpi di rovescio pennaiolo vecchio e moderno), ma il suo valore appare un po’ diminuito. A Parigi, comunque, si vede il miglior Wang Hao degli ultimi due anni, anche se io ho qualche sospetto sulla sua racchetta, in particolare sulla gomma del rovescio. La pallina, colpita dal rovescio di Wang Hao, sembra quasi che subisca una violenta accelerazione, come non avevo mai visto con lui, mantenendo fra l’altro una traiettoria molto tesa e bassa. Certo, ci sono stati i controlli, ma quei colpi davvero non mi convincono. E’ stato favorito, comunque, quando ha incontrato chi, come Ma Long, ha accettato uno scambio suicida da quella parte. Contro giocatori più accorti, come Yan An e Zhang Jike, la sua efficacia è diminuita. In effetti, le sue partite contro questi due sono state fra le più brutte dei Mondiali, con gioco bloccato e corto. Apro una parentesi su Yan An, che si conferma giocatore da possibile grande futuro. Il suo allenatore è lo stesso di Zhang Jike, vale a dire Xiao Zhan, e questo spiega molte cose. Come ho già detto altre volte, Yan An fino a 3-4 anni fa era un giocatore medio, senza prospettive. Poi, dopo il passaggio a Xiao Zhan, si è trasformato, diventando un esempio di gioco completo e moderno. Contro Chuan Chih Yuan ha fatto cose incredibili, con spettacolari e potenti attacchi a fil di rete, specialmente di diritto. Fatto sta che riesce a giocare alla grande da qualsiasi distanza. Contro Wang Hao è apparso un po’ nervoso, ha dovuto fare i conti con l’esperienza dell’avversario che non ha accettato il gioco aperto, ma lo ha ugualmente impegnato in sei set. Secondo me, presto supererà anche Xu Xin, oltre che lo stesso Wang Hao. E torno proprio a Wang Hao. In conferenza stampa gli hanno chiesto se pensa di arrivare a Rio 2016, visto che Liu Guoliang ha dichiarato ufficialmente che punta sui giovani. La sua risposta è stata diplomatica ma chiara: “Io continuerò a giocare e spero di arrivare all’Olimpiade di Rio, ma è anche vero che i giovani stanno ottenendo ottimi risultati e bisogna prenderne atto”. Quindi, lui non ha la minima intenzione di ritirarsi, ma i candidati per Rio, fin da adesso, sono Zhang Jike e Ma Long nel singolo, con Xu Xin terzo nella gara a squadre. Yan An ha un handicap che non dipende da lui in prospettiva Rio: ha lo stesso allenatore di Zhang Jike e per gli equilibri “politici” all’interno della squadra nazionale di tecnici sarebbe opportuno “distribuire” le convocazioni. Comunque, questo è un gioco in evoluzione. Chiudendo con Wang Hao e i pennaioli, ho una supplica da fare: qualcuno dica a Eurosport di smetterla con il commento che indica in Ma Lin il primo pennaiolo a usare anche il rovescio, oltre a essere l’unico insieme a Wang Hao a usare questo modo di giocare. Quindi, ennesimo avviso ai naviganti-esperti di Eurosport: il primo pennaiolo moderno è stato Liu Guoliang, che ha fatto vedere il colpo di rovescio, sia pure un po’ grezzo, ai Mondiali 1993 a Goteborg. Dalla fine degli anni Novanta, TUTTI i cinesi e TUTTE le cinesi che giocano a penna usano il metodo moderno, con entrambe le facce, anzi, SONO OBBLIGATI a giocare da pennaioli moderni, altrimenti non giocano. Capito, Eurosport?

ZHANG JIKE

Chi invece vede il suo valore moltiplicarsi è Zhang Jike, che si risveglia al momento opportuno per imporre la sua classe. Il suo allenatore personale, Xiao Zhan, dopo la vittoria a Parigi, mi ha detto che vorrebbe prendersi un mese almeno di vacanza perché “seguire Zhang Jike è uno stress incredibile, soprattutto dopo l’oro olimpico”. E’ successo semplicemente che Zhang Jike è già un po’ matto di suo, è pigro come i più grandi campioni (a cominciare da Waldner e Kong Linghui, che nella loro carriera si sono fumati l’impossibile), poi appare ancora più svogliato quando gioca tornei che ritiene poco importanti, a maggiorragione dopo il trionfo a Londra. Così, per il suo allenatore diventa un tormento fargli trovare gli stimoli giusti. Fatto sta che, comunque, quando decide di accelerare, è un portento. A Parigi ha mostrato praticamente tutto il tennistavolo, facendo fare brutta figura anche alla mitica “terza palla” dei cinesi pennaioli, lui con l’impugnatura europea. E poi, tutto un festival di attacchi e contrattacchi di diritto, di aperture di rovescio dal lato del diritto e così via, tanto da scherzare letteralmente con gli avversari. Se non si sveglia Ma Long, è davvero possibile che batta tutti i record di vittorie.

DONNE CINESI

E chiudo il discorso sulla Cina con le donne. Li Xiaoxia vince e oscura Ding Ning che, da Londra in poi, non aveva perso occasione per polemizzare e dire che meritava la vittoria. Fermo restando che era stata davvero danneggiata dall’arbitro, bisogna dire che nella finale olimpica comunque Li Xiaoxia aveva giocato meglio e meritato l’oro. Ding Ning, dopo Londra, aveva avuto un atteggiamento che dava fastidio. Li Xiaoxia, al contrario, ne aveva sofferto un po’, indicata come quella che aveva vinto grazie all’arbitro. Adesso, ha dimostrato quale sia la realtà, e cioè che è superiore tecnicamente a Ding Ning. E’ anche vero, però, che è rimasta fuori dei giochi nel singolo quella che io ritengo tuttora la più forte, Guo Yue. Basta rivedere la gara del doppio, con la vittoria di Li Xiaoxia e Guo Yue, percapire come i colpi più belli, spettacolari e difficili tecnicamente li abbia fatti proprio Guo Yue. Ufficialmente, è rimasta fuori dal singolo nei tornei internazionali nell’ultimo anno a causa di problemi alla schiena. Nella realtà, ci sono problemi con i tecnici, che però appaiono risolti. Guo Yue, infatti, è nell’elenco delle iscritte agli Open di Cina, a metà giugno. Se ricomincia a giocare con continuità, bisognerà fare i conti di nuovo con lei. Intanto, segnalo la mancata partecipazione ai Mondiali di Guo Yan, una giocatrice che avrebbe meritato molto di più nella carriera. L’anno scorso era la numero 1 della classifica mondiale e avrebbe avuto il diritto di andare all’Olimpiade, insieme a Li Xiaoxia, ma i dirigenti cinesi scelsero Ding Ning e Guo Yan fu dichiarata ufficialmente “infortunata”. Adesso, partecipa ai Giochi Nazionali Cinesi, sua ultima gara, poi si ritirerà. Un peccato per il tennistavolo perdere una vera campionessa.

ARBITRI

In mezzo a tanti disastri, fa piacere trovare qualcosa di positivo che, tral’altro, arriva dall’Italia. Nel precedente articolo sui Mondiali, avevo già fatto notare la positiva presenza di due arbitri italiani: Francesco Nuzzo come vice del capo della giuria, Andrea Abascia ai tavoli. Nuzzo è stato considerato il migliore fra i 6 vice, un punto di riferimento per tutti gli arbitri. Abascia ha diretto, da primo arbitro, la finale del doppio maschile. La cosa migliore che credo si possa dire della sua prova è che nessuno si è accorto che ci fosse un arbitro. L’attenzione è stata tutta per gli atleti e il gioco, senza che l’arbitro diventasse mai protagonista. Abascia ha avuto un incarico importante, poi, anche in una delle due semifinali maschili. Insomma, una nota di grande merito per la classe arbitrale italiana, che era uscita con le ossa rotte dall’Olimpiade di Londra. In proposito, qualcuno ha scherzato con i cinesi dopo la semifinale femminile vinta da Li Xiaoxia su Ding Ning e ha detto loro che Paola Bongelli, subito dopo la semifinale, ha spedito un messaggio a Ding Ning: “Hai visto che non è colpa mia se hai perso con Li Xiaoxia? Stavolta non ho arbitrato io e tu hai perso lo stesso”. Il bello è che qualcuno dei dirigenti cinesi ci ha creduto che la Bongelli avesse davvero spedito il messaggio.

VECCHIE CONOSCENZE

Un paio di curiosità che riguardano i partecipanti ai Mondiali. Forse qualcuno ricorderà una giocatrice dell’Uzbekistan che è stata in Italia per qualche anno: Saida Burkhankhodjaeva. Adesso fa l’allenatrice della sua Nazionale, in cui gioca anche sua sorella minore, Nodira. Saida è sposata e di cognome fa Makhmudova, ha due figlie. Parla ancora benissimo l’italiano e manda tanti cari saluti alle persone che le sono state vicine nella sua esperienza in Italia. L’altra partecipante speciale è di Hong Kong, si chiama Guan Mengyuan, è la figlia di Guan Jianhua, che riporta alla memoria un episodio controverso della storia del tennistavolo. Guan Jianhua, giocatrice cinese di difesa, giocò la semifinale del singolo ai Mondiali 1987, contro l’altra cinese He Zhili. A quest’ultima era stato ordinato di perdere perché in finale c’era una sudcoreana a disagio contro le difese, Yang Young Ja. He Zhili, però, disubbidì agli ordini e vinse. Poi, in finale, battè la sudcoreana, ma questo non impedì al c.t. cinese, Zhang Xielin, di cacciarla dalla Nazionale. He Zhili poi andò a giocare per il Giappone col nome di Chire Koyama. A Guan Jianhua, per risarcirla del danno subito, fu concesso di andare a giocare all’estero per prendere un po’ di soldi (all’epoca era praticamente vietato per i cinesi). Così, Guan Jianhua venne a giocare in Italia, in Sardegna. E adesso, troviamo sua figlia sul tavolo.

STAMPA

Concludo con altre note negative, che stavolta riguardano la stampa. Gli organizzatori avevano annunciato la bellezza nientepopodimenochè di 500 accreditati dei mezzi di informazione. E facevano anche sapere di aver addirittura respinto molte richieste. La verità, come ho potuto scoprire in seguito, è che c’è stata una sola richiesta respinta: quella di Alberto Vermiglio, per non precisati motivi. Il punto è che Vermiglio, insieme a me, è l’unico fuori del giro della “grande famiglia dell’Ittf dei giornalisti che non sono giornalisti” e quindi è stato fatto fuori dai francesi, che già hanno gli italiani sul culo. Avrebbero voluto fare lo stesso con me, ma sanno che non possono. Il risultato finale è stato quello che si può vedere nella foto: una tribuna stampa vuota dal primo all’ultimo giorno. Ecco spiegato il mio riferimento ai giornalisti che non sono giornalisti. L’accredito come stampa è praticamente un lasciapassare per tutti quelli che vanno a fare i turisti ai Mondiali, si guardano una partita o due delle finali, il resto del tempo lo passano in giro per la città. A Parigi, in particolare, non si sono visti nemmeno nelle finali, considerate le attrazioni della città. A parte i cinesi e i giapponesi, non ci sono giornalisti professionisti accreditati per i Mondiali, e questo spiega ancora di più la vera situazione del nostro sport. E non c’è neanche uno con la tessera di giornalista della Commissione media dell’Ittf, che è semplicemente la Commissione dove vengono scaricati quelli che non possono entrare in Commissioni più importanti. Entrarci dà diritto a viaggio e alloggio pagati per i Mondiali. Ecco la miseria a cui si riduce il nostro sport. E tutto questo, naturalmente, vale per tutte le Commissioni dell’Ittf. I grandi dirigenti mondiali del nostro sport vanno ai Mondiali, vanno nella lounge Vip, mangiano, vanno in giro da turisti, tutto gratis, e alla fine, qualche volta, entrano persino nel palazzetto per guardare le gare, a meno che non si addormentino, come è successo, con tanto di foto (non mie) che li ritraggono spaparanzati nelle poltrone a ronfare. Ecco cos’è diventata l’Ittf, ecco cos’è diventato il tennistavolo.

Appendice all’articolo.

Avevo dimenticato due cose nell’articolo sui Mondiali di Parigi, rimedio subito e ricordo che in questo momento sono in Cina, dove il blog di Costantini è invisibile, quindi non posso rispondere a eventuali interventi, torno in Italia l’11 giugno.

MA LONG

Al termine della semifinale fra Wang Hao e Ma Long era accaduto un episodio che aveva sollevato qualche domanda: Wang Hao, mentre dava la mano a Ma Long, gli diceva qualcosa. Di lì è anche venuto fuori il dubbio che la partita non fosse pulita. La verità è più semplice, anche se inusuale. L’ho saputa dai diretti interessati, oltre che da qualche altra fonte. Wang Hao ha chiesto a Ma Long se fosse infortunato e Ma Long ha risposto che non lo era. Il punto è che Wang Hao aveva avuto la sensazione che qualcosa non andasse nella prova di Ma Long e gli è venuto il dubbio che non stesse bene. Wang Hao ha poi riferito al suo allenatore che gli era sembrato che Ma Long avesse qualche problema alle gambe, come se gli cedessero. Lo stesso allenatore di Ma Long, dopo aver visto lo scambio di battute e dopo aver saputo cosa si erano detti, gli ha chiesto anche lui se stesse bene. Ma Long gli ha risposto che aveva solo un piccolo fastidio all’ascella destra, tanto che non aveva ritenuto di accennarglielo prima della gara, ma che non gli aveva provocato problemi nel gioco, aveva perso per aver giocato male, e basta.

STATI UNITI

La baby di Costantini continua a fare passi avanti. Zhang Lily, 17 anni, è arrivata al secondo turno dei Mondiali. Nel primo, ha corso qualche rischio con la malese Ng Sock Khim, con cui si è ritrovata sotto 1-3, ma poi si è svegliata e il match è stato senza storia (12 punti in 3 set lasciati all’avversaria). Al secondo turno si è ritrovata di fronte la sudcoreana Park Seong Hye, una delle rivelazioni del torneo, che all’esordio ha battuto la giapponese Fukuhara, n.12 del mondo. Nel gioco il match è stato equilibrato, 1-1 e Zhang Lily che ha lottato bene, punto su punto, ma la Park era più forte, così la statunitense ha ceduto nei finali del terzo e quarto set per poi mollare nel quinto. Una prova positiva che fa intravedere ulteruiori progressi. Male invece l’altra americana, Ariel Hsing, che ha perso al primo turno con Lin Chia Hui, di Taipei, classificata peggio di Lei (117 contro 95). Ricordo ancora una volta che la Hsing ha cominciato a perdere colpi dopo cambiato club e non essere più allenata da Costantini. Della serie: se è una coincidenza, io sono più bello di Brad Pitt.
Altre foto del Drago Rosso

Commenti

16 risposte per “L’articolo su Parigi 2013”

  1. bonfanti marco ha scritto il 2 Giugno 2013 09:23

    Grazie al Drago per questo articolo che arricchisce il sito.

  2. about.blank ha scritto il 3 Giugno 2013 08:09

    Ho visto solo due partite di doppio di Wang Liqin, una con la Rao (che fosse scarsa lo capivo anch’io (e WLQ si girava spesso verso il coach allargando le braccia) e un’altra con un discontinuo Zhou Yu. La classe di WLQ è sempre cristallina e qualche magia me l’ha regalata.

    Drago: dici che è pieno di “non giornalisti” e vuoi imbucare pure l’Albertone Regional-Nazionale? Non si fa! Se Alberto è giornalista (forse.. ma forse.. ha la tessera di pubblicista) io ho vinto il Pulitzer!

    :-D

  3. about.blank ha scritto il 3 Giugno 2013 12:35

    @ Drago Rosso: sopra scrivi:

    “qualcuno in quella occasione soprannominò Sorcaskaya per via della superminigonna da paura che indossò al party finale”.

    E poi:

    “qualcuno ha scherzato con i cinesi dopo la semifinale femminile vinta da Li Xiaoxia su Ding Ning e ha detto loro che Paola Bongelli, subito dopo la semifinale, ha spedito un messaggio a Ding Ning: “Hai visto che non è colpa mia se hai perso con Li Xiaoxia? Stavolta non ho arbitrato io e tu hai perso lo stesso”.

    Qualcuno? Ma da quando sei diventato così modesto? :-D

  4. sacramen ha scritto il 3 Giugno 2013 20:30

    Come scritto nell’articolo precedente, la solita minestra…
    La situazione è talmente critica che per vedere qualche miglioramento ormai si dovranno attendere come minimo 10 anni a partire da adesso. Per il momento il pingpong è in coma vigile in attesa di staccare la spina…
    Concordo con quasi tutto a parte un particolare di Ma Long: capisco la disanima sul rovescio e i relativi “problemi” nell’affrontare un determinato tipo di gioco ma stiamo parlando dell’attuale punta di diamante della nazionale cinese. Lo reputo tale perchè appunto Zhang Jike attualmente ha un tale scazzamento a giocare che si rischia sempre sconfitte tipo quella nella gara a squadre olimpica contro Boll… Cioè, ha fatto tutto il mondiale in modalità “scazzo estremo” tranne nei finali di set dove si metteva a giocare il minimo indispensabile per portare a casa il punto… Certo che se dall’altra parte c’è il nulla (a confronto con la nazionale cinese) è logico avere le stesse motivazioni di un 1° cat. che va a farsi un torneo NC qui in Italia…
    Ora, Ma Long non è certo il giocatore di “primo pelo” come lo si potrebbe definire Fan Zhendong (che senza Zhang Jike probabilmente avrebbe avuto anche una possibilità di vincere il mondiale) e a guardar bene è l’unico in grado di battere Zhang Jike anche quando gioca al 100%. Però dall’inizio dell’anno sembra tutto un altro giocatore tant’è che perde da Xu Xin ai trials di inizio anno, ci perde nuovamente in aprile all’open di Korea (con un finale del 6° set da barzelletta…) dopo una semifinale vinta su Wang Hao pur giocando male…
    Purtroppo nella semifinale mondiale è riuscito a giocare ancora peggio del mese prima tanto da far pensare ad un vero e proprio “crollo” anche a livello psicologico, visto l’atteggiamento che assume dopo alcuni punti subiti.
    L’impressione non è quella di un giocatore con un calo improvviso bensì quella di un giocatore tendenzialmente in piena “cottura”. A 25 anni c’è il rischio che vada già in una fase “calante” (data anche dal suo gioco molto più fisico rispetto a quello di Zhang) con solamente altre due finestre utili per poter vincere qualche titolo di peso come il mondiale singolo fra 2 e 4 anni (quindi a 27 e 29 anni) e le prossime olimpiadi (sempre a 29 anni)… Anche perchè sotto ci sono già 2 giocatori come Yan An e Fan Zhendong che se anche non diventeranno dei campioni rischiano di scalzarlo nella lotta interna al posto da titolare…

    Riguardo Eurosport: è una battaglia persa, sopratutto dopo che hanno tolto la possibilità delle domande dal pubblico… Le ultime che ho registrato me le sono riguardate senza l’audio.

    Riguardo le tribune: la prossima volta, se ci sono posti liberi, fai un fischio che magari mi imbuco io…

  5. about.blank ha scritto il 4 Giugno 2013 13:37

    L’articolo del Drago mi ha anche messo un po’ di tristezza, dopo il buonumore.

    Leggere che anche in Cina il tennistavolo sta calando d’interesse mi preoccupa.
    Forse c’era d’aspettarselo, per le moltitudini è forse un residuato maoista (con tutto ciò che di positivo e di negativo ciò comporta: positivo perchè autentico sport aggregante, popolare ed economico ad ogni latitudine dell’ “Impero”, negativo perchè inevitabile come la dottrina) e si sa quanto la nuova Cina sia ammaliata dalla pseudo cultura occidentale. Ma speravo che almeno lì riuscissero a cogliere sempiternamente la raffinatezza del gioco.

    In Italia non abbiamo troppe illusioni da farci: Severgnini, che da ragazzo ha militato nei campionati regionali di tennistavolo, scrisse che il peccato originale del ping pong sta nel fatto che tutti lo hanno “giocato” e credono di conoscerlo bene se non addirittura di esserne stati dei campioni.

    Che fare? Snaturarlo ancora di più e renderlo più “amerikano” con trovate kitsch o conservarlo in una sfera iniziatica e catacombale?
    C’è una terza via perchè sopravviva a tutto? Che tutto cambi perchè tutto resti com’é?

    Un Drago o un Gattopardo mi risponda, please!

  6. sacramen ha scritto il 5 Giugno 2013 12:00

    Grazie Drago per l’aggiornamento all’articolo…
    La prima impressione avuta nell’episodio della semifinale Wang Hao-Ma Long è stata proprio quella che Wang Hao chiedesse che problemi avesse avuto Ma Long. Stranamente (almeno per me) ha detto che aveva un fastidio all’ascella cosa che però mi fa storcere un pò il naso visto che riguardando la partita il grosso dei problemi li ha avuti negli spostamenti laterali. A Wang Hao bastava cambiare direzione della palla per mandarlo in crisi e questo accadeva anche nei mesi precedenti. Non lamentarsi del fastidio magari è stato un modo di non accampare scuse, ma il riconoscere di aver giocato male può dire tutto e niente.
    Puoi sbagliare tattica, puoi avere la giornata storta, ma era evidente quanto non ci fosse proprio a livello fisico, tant’è che sia Wang Hao e i tecnici se ne sono accorti subito…

    P.S.: Ma visto che sei in Cina, non è che avresti la possibilità di spiegare il metodo di lavoro dei cinesi a livello giovanile? Intendo una spiegazione sugli esercizi svolti “normalmente” in una sessione d’allenamento tipica.
    Visto che qua ci si deve arrangiare…

  7. DANY ha scritto il 5 Giugno 2013 14:26

    @about.blank
    io ripeto quello che credo essere una ragionevole intuizione di ogni persona spettatore di un evento sportivo. Come esempio prendo il tennis che è lo sport più vicino al ping pong dal punto di vista degli strumenti usati e delle tecniche di gioco. E’ più bello vedere un incontro con tutti ace o è più divertente vedere un incontro con scambi lunghi da fondo campo con volèè, pallonetti e recuperi all’ultimo respiro ? La risposta è ovvia……
    Se prendiamo uno sport dove le regole più o meno sono le stesse sin dai tempi che furono e lo completiamo con del materiale umano e tecnico completamente modificato non c’è equazione che regga . Il tennis è fatto ormai di giocatori potentissimi e altissimi con in mano racchette in fibra di carbonio e quant’altro… il tutto lontanissimo anni luce dai vecchi campioni stile Borg normodotati con racchette di legno e corde naturali. I servizi infatti giocano un ruolo troppo fondamentale e già ai tempi di Sampras non tutti riuscivano a rispondere alle bombe dell’americano. Risultato : oggi lo spettacolo si è appiattitto rispetto ad incontri del calibro di McEnroe - Connors degli anni 80. Malgrado ciò il tennis resiste.
    Nel tennis tavolo più o meno vedo la stessa cosa. Regole sempre quelle ma gomme molto più performanti e atleti sempre più potenti. Quindi spesso vediamo servizi che condizionano il gioco e scambi corti che annoiano chiunque veda il ns. sport.
    Allora è giusta la domanda di @about.blank con la quale si interroga e dice : vogliamo uno sport fatto per pochi intenditori con le sue regole conservative che molto velocemente lo porteranno alla scomparsa oppure lo snaturiamo rendendolo più nazionalpopolare ?
    Io opterei per renderlo più praticabile…..e non sò se ciò significhi renderlo più nazionalpopolare o se ciò sia parlare di fantapingpong. Un ragazzino su due che si cimenta in questo sport spesso lo abbandona perchè già alle prime partite di campionato, (spesso contro il cinquantenne di turno con tanto di puntino e ginocchiera alla Fantozzi), non riesce a leggere i servizi, a contrastare il puntino, non ha un appoggio adeguato di un tecnico qualificato, e quindi dice : chi cazzo me lo fa fare ????? Meglio andare a a prendere a calci un pallone con i miei coetanei…..più semplice, più divertente e più apprezzato dalle ragazze.
    Io voglio quindi immedesimarmi in una situazione di ping pong in cui:
    - campionati divisi per fascie di età in cui i giovani possano giocare liberamente tra di loro il massimo numero possibile di partite.
    -limitare al massimo i servizi nascosti ( o irregolari ) , oggi se ne vedono in continuazione malgrado esistano delle regole precise, quindi se ci sono delle regole queste devono essere applicate. Anzi…..direi proprio di mettere la regola che il servizio non sia mascherato, chi serve dovrebbe lasciar vedere assolutamente e perfettamente all’avversario con un movimento chiaro e leggibile che il servizio è tagliato sotto…. oppure che è un servizio liscio….
    -abolizione dei materiali truccati, gomme puntinate, antitop, booster, e quant’altro.
    -set a 15/21 punti con eventuale introduzione del servizio in diagonale anche sul singolo.
    Ribadisco che quanto sopra possa portare ad un appiattimento del gioco per i palati più fini del nostro sport ma secondo me porterebbe ad una fisicità maggiore con scambi lunghi, difese alte, ed un numero maggiore di appassionati e praticanti. Diciamo che anche i più normali potrebbero cimentarsi in questo sport e non solo i pochi talentuosi e intelligenti che lo fanno oggi.
    Certo..molti si vedrebbero depapuperati del loro scettro di giocatori e della loro classe sopraffina…..ma secondo me è un rischio da correre se vogliamo rendere più avvincente il nostro sport. Altrimenti lasciamo tutto così comè, dentro una sfera iniziatica e catacombale, e non lamentiamoci poi del vuoto dei palazzetti ai campionati del mondo.
    Io proverei a fare qualcosa……..forse non tutto quello che ho detto porterebbe a miglioramento del gioco ma io ci proverei. Aspetto con ansia anche la nuova pallina, che malgrado qualcuno nutri dei dubbi, io mi aspetto dia possibilità di gioco maggiori e pemetta una spettacolarizzazione trasversale del gioco.
    Buon Ping Pong A tutti.

  8. Ping Pong Italia ha scritto il 5 Giugno 2013 19:36

    Commento del Drago Rosso

    Approfitto dell’aiuto di Massimo, che mi ha mandato i primi commenti al mio articolo sui Mondiali, per cominciare a rispondere e dare ulteriori informazioni. Come ho già fatto notare, in Cina questo blog è invisibile, probabilmente a causa di un video youtube che fa scattare la censura. Premetto che fra qualche giorno manderò a Massimo l’articolo sui Campionati nazionali cinesi 2012, con tutti i risultati, per poi passare alle qualificazioni dei Giochi Nazionali, in svolgimento in questi giorni, e quella sarà l’occasione per esaminare più a fondo la situazione del tennistavolo in Cina, con più approfondite indicazioni sulla crisi di interesse, di spettatori e di giovani leve (molti club sono già scomparsi o stanno scomparendo).
    Vado quindi al punto principale, sollevato da Sacramen. Volendo scherzare un po’, dico che questa non è una minestra riscaldata. E’ proprio fredda e non c’è la minima speranza di riscaldarla. E, parlando più seriamente, io vorrei essere ottimista, ma non riesco davvero a trovare qualcosa che mi spinga a farlo. Se Sacramen dice che ci vogliono minimo 10 anni per ripartire, io sono decisamente più catastrofico: secondo me, fra 20 anni, non ci sarà più il tennistavolo come sport, olimpico o meno, ma solo circoli ricreativi dove verrà praticato per diletto, preferibilmente da vecchi. E ne sono davvero convinto. Il punto di partenza di questa distruzione, lo ripeto, è stata la pallina da 40 millimetri, che ha stravolto tutto e cancellato gli scambi più spettacolari del nostro sport.
    Arrivo a Ma Long. Una informazione preliminare, a proposito degli Open di Corea: lì Ma Long ha avuto problemi con la racchetta. Naturalmente, questo non cambia la situazione generale e non inficia l’analisi di Sacramen, sulla quale sono assolutamente d’accordo in linea di principio. Devo solo fare una precisazione, a uso soprattutto di chi conosce meno i campioni del tennistavolo, perché si è avvicinato da poco o perché non ha la possibilità di seguirne bene le vicende. Tutti i miei discorsi tecnici sono “relativi” ai giocatori di cui ci occupiamo. Per cui, se dico che Ma Long ha un limite, intendo dire che lo ha nel momento in cui gioca in condizioni “estreme”, quindi solo contro pochissimi giocatori. Per lo scambio di rovescio sul tavolo, solo contro Zhang Jike e Wang Hao, contro i quali ha bisogno di usare di più il suo improvviso, veloce e devastante attacco di diritto. Ma è chiaro che contro chiunque altro il discorso non si pone nemmeno. Se questo serve a “delimitare” un po’ i “difetti” di Ma Long, è altrettanto vero che il significato più profondo del discorso di Sacramen rimane giusto, tant’è vero che io stesso ho detto che Ma Long rischia di diventare un campione incompiuto se non diventa “adulto” dal punto di vista mentale. Sono meno preoccupato, invece, del fatto che possa vincere a 27 e 29 anni, perché ormai l’età, anche in Cina, si è spostata in avanti, e, come già ho ricordato, Xu Xin ha solo un anno meno di lui, mentre Yan An, che ne ha 21, è più probabile che superi Xu Xin invece che Ma Long. E Fan Zhendong, che diventerà fortissimo, ha molta meno tecnica di Ma Long e, pur riconoscendogli che vincerà tanto, avrà sempre un limite che lo terrà al di sotto dei livelli raggiungibili da Ma Long, oltre che da Zhang Jike. Comunque, il punto fondamentale, nel caso di un talento puro come Ma Long, non è nemmeno il confronto con gli altri o la paura di essere scavalcato, ma il fatto che riesca a esprimere le sue potenzialità, come ha già mostrato in molte occasioni, perché ne guadagnerebbe lui, ma soprattutto perché ne guadagnerebbe il tennistavolo e tutti noi. Che io sia assolutamente convinto della forza di Ma Long lo testimonia il fatto che quando i giornalisti cinesi o gli stessi tecnici mi chiedono chi secondo me è il più forte, io rispondo che è ancora Ma Long e che Zhang Jike è pochissimo dietro, e che loro due sono i veri fuoriclasse in grado di arrivare ai livelli di un Kong Linghui o di un Wang Liqin, superiori, senza alcun dubbio ai vari Liu Guoliang, Ma Lin, Wang Hao e altri con tanti titoli in tasca. Infine, mio parere strettamente personale, Ma Long, oltre a dover maturare psicologicamente, ha bisogno di cambiare tecnico e di avere, al di là delle capacità che pure sono importantissime, uno che abbia giocato all’europea e non un pennaiolo, come lo è stato Qin Zhijian che è il suo attuale allenatore.
    Infine, per quanto riguarda i buchi da riempire, Sacramen non ha bisogno di avvisi particolari, basta che si presenti a qualsiasi manifestazione mondiale e sarà sicuro di trovare quanti biglietti vuole, visto che i palazzetti rimangono quasi vuoti e lo rimarranno sempre di più. E così sono riuscito a chiudere anche stavolta con amarezza!

  9. sacramen ha scritto il 5 Giugno 2013 21:07

    @ Dany:

    Per certi versi sono d’accordo con te nel ritenere la difficoltà iniziale del tennistavolo il vero grande scoglio per farlo crescere.
    Purtroppo, per quanto lo semplifichi e lo rendi accessibile, ci si deve sempre scontrare con la concorrenza. La pallina da 40 mm è stata introdotta per rallentare il gioco e per incrementare i fatturati delle varie case produttrici. Tutti i giocatori hanno fatto la corsa agli armamenti sbattendosene dei costi, tant’è che ci sono NC che giocano con racchette da 150 euro e più pur non sapendo come si tira un topspin… Però la usa Boll quindi è sicuramente una buona racchetta… Purtroppo questo passaggio non solo non ha rallentato il gioco ma l’ha reso anche più complicato perchè la palla da 40 mm deve essere “lavorata” molto di più rispetto la 38 mm.
    Sono stati eliminati i servizi nascosti (che trovo giusto, anche se sotto sotto trovo sempre utile allenarmi a guardare come gira la palla senza sapere com’è stata tirata…) e ridotto il numero di servizi a disposizione in modo da limitarne l’influenza nello svolgimento del set.
    Però il risultato non è cambiato, la Cina domina in lungo e in largo e non c’è verso di modificare questa tendenza. Perchè? Perchè mentre TUTTI sono andati alla ricerca della potenza con i materiali, la Cina ha puntato sull’atleticità dei propri giocatori mantenendo set up delle racchette quasi invariati sia nel passaggio della palla da 38 a 40 mm sia dopo il ban colla fresca.

    Purtroppo dall’80 al 2000 le varie federazioni europee hanno avuto la fortuna/sfortuna di trovarsi fra le mani dei talenti che hanno portato fuori strada il lavoro tecnico alla base. So che il Drago mi maledirà, ma la stessa Svezia ha avuto una grande fortuna a trovarsi talenti assoluti come Waldner e Persson, stesso dicasi della Germania con Boll o la Francia con Gatien… Purtroppo questi giocatori non sono venuti fuori esclusivamente da una “scuola” consolidata bensì dal talento innato dei singoli. Però questo ha cementato un’idea di base secondo la quale si doveva cercare di replicare il gioco di questi singoli atleti, cosa di fatto impossibile.
    La Cina invece sforna giocatori che non sono solo potenti ma hanno anche una grande mobilità in campo, cosa che in europa passa in secondo piano. Il problema è che puntare allo sviluppo fisico del giocatore non è semplice e richiede un’ottima organizzazione oltre che una buona intensità negli allenamenti. Aggiungiamoci poi che qui da noi il gioco non vale assolutamente la candela perchè dopo anni di allenamenti o si arriva ai vertici mondiali o non hai futuro (almeno in ambito sportivo) nemmeno a livello nazionale.

    Per quanto rendi nazionalpopolare uno sport alla fine quello che conta è il singolo giocatore e purtroppo a livello atletico la Cina è lontana anni luce dal resto del mondo (cioè, Fan Zhendong a 16 anni ha un fisico che qui in europa non lo trovi manco fra i 30enni…). Non è che semplificando il gioco automaticamente porti alla pari il resto del mondo alla Cina perchè la differenza non la si fa certo nella potenza del singolo colpo bensì nella capacità di recuperare e ripetere i colpi in qualsiasi situazione, nell’ATTITUDINE a comandare il gioco. Questa attitudine è palese nel gioco di Zhang Jike e la si è vista all’ultimo mondiale: quando lasciava giocare l’avversario limitandosi a buttare di là la palla c’era un minimo di partita/scambio ma nel momento in cui si metteva a comandare il gioco era un massacro…

    E’ questo che manca qui da noi…

  10. about.blank ha scritto il 6 Giugno 2013 07:05

    Ottima disamina Sacra. Magari non tutta condivisibile ma molto ben illustrata.

    Ció che peró mi interessa, è ció che puó servire a capire la malattia del pingpong per trovare la cura per guarirlo. Il pessimismo del Drago è condivisibile ma sarebbe una sconfitta troppo grande lasciar morire il ping pong senza lottare, tanto quanto all’opposto incaponirsi in in accanimento terapeutico.

    La base del problema è culturale, solo intervenendo sulla cultura si puó invertire la rotta. Se il tt cala di popolaritá in Cina, figuriamoci laddove nessun cinese costituisce un modello estetico. Per l’Occidente sono tutti uguali… figuriamoci quanti non asiatici prendano a modello un Yao Ming, il cestista, pur ragazzone bello, grande e grosso. Boll forse riesce a catturare l’attenzione di qualche ragazzino tedesco.

    Le discipline emergenti sono quelle piú spendibili televisivamente. É la televisione il centro di tutto, lo show, il glam. Come si puó intervenire?

    Fare il tavolo piú grande? Mettere il fluo nella pallina? Eliminare il let per net? Sperare che Abramovich o Murdoch si innamorino del pingpong? Che Paris Hilton si innamori di Bobo?

    CHE FARE ????

  11. DANY ha scritto il 6 Giugno 2013 09:35

    Tutto vero caro Sacramen…..hai ragione quando dici che possiamo semplificare il ping pong ma la Cina sarà sempre imbattibile. Vero anche tutto li discorso sulla mobilità cinese e sul cesso di preparazione fisica di noi europei sin dal settore giovanile, direi scarsa professionalità del ns. sport sotto questo punto di vista, quasi da vergognarsi all’interno delle ns. palestre.
    Iniziamo però intanto a cercare soluzioni per rendere più spettacolare questo sport. Io forse ho dato indicazioni sbagliate……ma vorrei che ci provassimo a cercare soluzioni, soprattutto da chi ne capisce più di me. In sostanza vorrei rendere il ping pong più praticabile sin dall’inizio e più godibile allo spettatore che si accinge a guardarlo. Mi secca sentirmi dire : ma che cazzo di sport è questo….. Che poi ci sia il cinese che straccia a tutti perchè atleticamente ha alle spalle un percorso di preparazione fisica che noi neanche ci sognamo questo è vero …… ma è un altro discorso. Tanto anche adesso il cinese è superiore a noi fisicamente …..solo che oltre a questo abbiamo anche l’handicap della carenza di pubblico e di appassionati. Se riusciamo a modificare il trendy del pubblico lasciando comunque il primato alla Cina abbiamo già fatto un passo da giganti. Poi si cercherà di compiere il passo successivo per arrivare al livello cinese. Almeno lo spero.
    In molti sport ci sono nazioni numero uno con cui non è facile lottare, vedi USA nel basket o nell’atletica, New Zealand nel rugby, Pakistan nel cricket, ma tutti e dico tutti stanno tentando di scalare la montagna e arrivare al primato. Nel calcio ad esempio, essendo molto popolare, il gioco si stà livellando tra la maggior parte delle nazioni. Più rendi uno sporto popolare più secondo me aumentano le possibilità di far crescere atleti, allenatori, spettatori, interesse dei media.
    Con una ventata di ottimismo potrei anche dire che ci potrebbero essere più preparatori fisici di tennis tavolo e qualche giovane potrebbe anche avvicinarsi allo strapotere fisico del cinese……magari perchè invogliato a lavorare sul fisico dallo sport che pratica e dal quale riesce ad ottenere migliori risultati rispetto a prima. Ma siamo noi che dobbiamo semplificare e rendere meno aristocratico uno sport con molte potenzialità come il ping pong.

  12. sacramen ha scritto il 7 Giugno 2013 00:12

    @ Dany:

    La semplificazione del pingpong sarebbe possibile e nemmeno tanto “problematica”, sopratutto in questo momento di transizione tecnica: perchè non tornare alla cara, vecchia e tanto rimpianta pallina da 38 mm visto che si devono comunque cambiare con quelle in PVC?
    So che molti saranno stanchi di sentire sempre le solite storie ma il grosso del gap odierno è venuto fuori proprio a seguito dell’introduzione della pallina da 40 mm.
    La cal.38 era sì più veloce ma al tempo stesso era molto più gestibile: era più semplice imprimerle spin con movimenti corti, permetteva colpi quasi impensabili al giorno d’oggi tipo le controschiacciate sui topspin avversari dalla lunga distanza, in generale una variazione dello spin senza paragoni rispetto la nuova palla. Per non parlare di una differenza di stili di gioco che sono andati a scomparire perchè non più vantaggiosi, uno su tutti il gioco con doppia puntinata corta. Oppure nelle differenti “visioni” di gioco e di tattica nell’affrontare i vari giocatori, molto più semplici all’epoca.
    E’ stata accusata di essere troppo veloce per i neofiti ed essere poco “televisiva”, ma entrambi i problemi in realtà sono stati accampati per giustificarne il passaggio visto che lo scoglio della velocità c’è pure adesso. Non parliamo poi delle menate sulla televisione perchè ci sono video del ‘95 in cui la pallina si vede chiaramente. Alla fine è stata tutta una manovra commerciale per incrementare gli introiti alla Butterfly & Co. ed all’ITTF con le nuove omologazioni delle gomme…
    La butto lì: Waldner e tutta la Svezia dei bei tempi con questa pallina non sarebbe mai “uscita” e la Cina avrebbe fatto il bello e il cattivo tempo senza nessuno a contrastarli (anche se sono i primi a ringraziare l’esplosione della Svezia a fine anni ‘80)

    Il passaggio ad un diametro maggiore non ha livellato la forza della Cina a quella del resto del mondo perchè le difficoltà le hanno trovate TUTTI, a prescindere dalla nazionalità. La grossa differenza l’ha fatta il metodo applicato per andare contro le difficoltà tecniche generate dal cambio: la Cina ha puntato sullo sviluppo del gioco e del fisico dei giocatori, il resto del mondo sulla velocità dei materiali (che alla fine richiedono anche una maggiore accuratezza nei colpi, quindi una doppia difficoltà).
    Questa differenza di approcci magari è determinato anche da una differenza di pensiero, magari anche socio-culturale, visto che qui in europa (ma sopratutto in Italia) abbiamo perso quella “fame” di successo che tanto ci ha dato in ambito sportivo nei decenni passati. Una volta si faceva sport per passione e per la gloria e non erano in tanti quelli che sguazzavano nell’oro nonostante le vittorie. Anzi, molti sono finiti nel dimenticatoio soffocati da sport ben più pompati dagli sponsor e dalle televisioni.

    La popolarità è utile per livellare le forze a livello mondiale ma per fare questo è inutile modificare i regolamenti introducendo difficoltà tecniche con la speranza di danneggiare solo una parte… Gli USA sono sì forti nel basket ma per merito loro, gli All Blacks sembreranno imbattibili nel rugby eppure erano anni che non vincevano i mondiali (scavalcati da Australia, Sud Africa, Inghilterra e anche Francia…); pure nel calcio c’è chi punta a ricucire il divario tecnico ma alla fine sono sempre quelle le nazioni favorite… Ma quali di questi sport ha modificato il proprio regolamento per permettere una risalita da parte dei più “scarsi”? NESSUNO!!! A parte il pingpong…
    Allo stato attuale l’unica soluzione è introdurre un sistema ad handicap ma uno come Zhang Jike ha dimostrato di poter vincere anche con 5-6 punti di svantaggio. Quindi di cosa stiamo parlando? Migliorare il livello tecnico del resto del mondo o peggiorare quello cinese in modo da portarli al livello del resto del mondo?

    A meno che non si voglia tornare al vecchio stile tipo hard-bat… Allora a quel punto rispolvero il vecchio cavallino a dondolo e mi dò all’ippica in salotto davanti la tv…

    @ Drago:

    Pure io ho il timore che manco fra 40 anni la situazione europea migliorerà, però sotto sotto sono ottimista.
    I 10 anni da me ipotizzati sono il periodo “minimo” per capire se un ragazzo ha la stoffa per sfondare: alla fine tutti i grandi campioni hanno iniziato a mettersi in mostra a livello mondiale verso i 16-17 anni e bene o male tutti iniziano dai 5 agli 8 anni d’età…
    Certo che però continuando a ragionare sulla Cina si rischia solo di farsi grossi castelli di carta…

  13. sacramen ha scritto il 7 Giugno 2013 00:24

    @ Dany again:

    Vogliamo trovare metodi per rendere più appetibile il ping pong?
    Ne butto lì un paio che magari sono anche già state applicate da “qualcuno”:

    1- Riduzione dei tempi morti fra un punto e l’altro con palline a disposizione ai giocatori senza le perdite di tempo (a volte bibliche) per il recupero della palla;

    2- Maggiore varietà nelle impugnature senza puntare esclusivamente sulla shakehand. E magari provare ad introdurre fra i ragazzini la Pistol Grip tipo quella creata da Yasaka o Sanwei (che permetterebbe un approccio più immediato agli spin senza la necessità iniziale di disarticolarsi il polso…);

    3- Studiare metodi di lavoro (sempre per i bambini) che non prevedano esclusivamente il gioco sul tavolo bensì esercizi fisici (magari anche giochi) propedeutici ai movimenti richiesti per l’azione di gioco.

  14. DANY ha scritto il 7 Giugno 2013 09:17

    @sacramen
    io comunque non voglio modificare il regolamento per permettere una risalita da parte dei più scarsi. Io ho detto che voglio rendere più spettacolare il ping pong per facilitare la popolarità e l’interesse della gente. Fatto questo più gente si appassiona a questo sport, più atleti nascono, più possibilità di creare talenti, di creare bravi allenatori, di catturare gli interessi di sponsor, tv, il che significa più concorrenza possibile e quindi potenzialmente potrebbe esserci qualcuno che arrivi o tenti di arrivare alla CINA.
    Per fare questo non vogliamo modificare il regolamento per non danneggiare una parte ? Benissimo….. troviamo allora altre soluzioni. Interessante quella da te suggerita sui tempi morti del raccoglimento della pallina….ma studiamone anche altre.
    Non credo comunque che modifiche particolari di regolamento possano danneggiare la CINA in favore degli altri paesi. La CINA si trova ai vertici mondiali del ping pong perchè ci sono milioni di milioni di abitanti ed il ping pong è sport nazionale. E’ chiaro che in Italia o in Germania il ping pong sia uno sport minore. Già questo preclude allo sfornare di grossi competitors a livello giovanile. Se invece popolarizziamo il ping pong con qualche intervento mirato sono sicuro che la CINA si adeguerà come ha fatto con il cambio palla e noi ci potremmo permettere il lusso di aumentare gli iscritti e di risollevarci dalla crisi.
    Tu ridi sentendo parlare dell’hardbat ????
    Io assolutamente no.
    Vedo ragazzini con in mano telai superoff e gomme Tenergy…..ma con movimenti tecnici sbagliati e fisici ridicoli.
    Bene.
    Io gli darei in mano telai in legno con delle gomme lisce massimo spessore 1,5.
    Poi gli direi : ora vai a tirare i topspin e fammi vedere un movimento bello lungo e lo sforzo fisico che tutto ciò richiede.
    Se tutti giocassimo con questa tipologia di racchette secondo me lo spettacolo è garantito e non occorre l’utilizzo del puntino o dell’antitop per bleffare al tavolo.
    Non occorrono tante regole.
    Vedrai che se il movimento di polso e di braccio è corretto la pallina gira e come gira…..Non siamo all’hardbat ma neanche al superutilizzo di materiali costosi e ultraperformanti a discapito dell’atletismo.
    Vista la tua ironia finale sul cavallo a dondolo mi viene da pensare che sei forse un puntinaro ?????
    Ciao.
    DANY

  15. about.blank ha scritto il 7 Giugno 2013 15:52

    Non ci dobbiamo chiudere in una torre d’avorio!

    La tecnica c’entra fino ad un certo punto. Se avessimo ancora il calibro 38 (della pallina naturalmente) secondo voi saremmo il calcio?

    Non volete uscire dalla torre e guardare il volgo, l’aspetto para-pseudo-culturale.

    Ma lo sapete che molti ragazzi arrivati alla pubertà si vergognano di dire che giocano a pingpong perchè sarebbe da sfigati nei confronti dei modelli emergenti (e quindi delle “tipe”) ? Non ne fanno menzione su facebook.. e io mi diverto a sfotterne qualcuno di quelli che conosco che lo fa.

    Il tt (Cina docet) può essere muscolare, oltrechè tecnico, perchè non prende piede?

    Il tt è elegante nei colori delle divise (forse poco sexy rispetto a volley e beach volley) .. perchè non prende piede?

    PERCHE’ ?

    e intanto noi cultori snob ci chiudiamo nella torre d’avorio. Sob! :-(

  16. sacramen ha scritto il 11 Giugno 2013 12:18

    @ Dany:

    Io non rido affatto sull’Hardbat anzi, ho avuto modo di provare a giocarci e l’ho ritenuto un ottima divagazione sul tema. Mi ci diverto un casino però preferisco di gran lunga il gioco attuale con le gomme.
    Attualmente gioco con 2 liscie ma in quasi 14 anni sono passato dalle 2 liscie iniziali senza nessun allenatore all’antitop sul rovescio (pensando che mitigasse i problemi di gioco col rovescio), passando poi alla puntinata lunga per poi passare alla corta da scambio sul rovescio non appena in società è arrivato un giocatore con un minimo di esperienza ed un gioco superiore al mio (complice anche un infortunio alla spalla che mi ha impedito di eseguire il topspin per quasi 6 mesi). Alla fine sono tornato alle 2 liscie ma solamente dopo aver spulciato ore e ore di video e rallenty per capire come eseguire bene i movimenti. Peccato che le ore a disposizione per gli allenamenti sono prossime allo zero.
    Però io non sono un fondamentalista delle 2 liscie anzi, godo un mondo a giocare contro le LP perchè sostanzialmente mi annoio a portare sempre il solito gioco in topspin. Per me il tennistavolo non è formato dai 2 colpi che si vedono oggi ma da tutti i colpi che si vedevano 15/20 anni fa con la pallina da 38 mm. Se un domani l’ITTF deciderà di aumentare i diametri delle palline per rallentare ulteriormente il gioco sarà la volta buona che mollo tutto.

    In ogni caso l’unico modo per rendere appetibile uno sport (non solo il pingpong) e portarlo agli occhi del pubblico. Chi si ricorda dello scalpore che fece il curling alle olimpiadi di Torino? Tutti a parlare di questo “nuovo” sport introdotto nel programma olimpico “solo” 80 anni prima, uno sport giocato addirittura 4 secoli fa e probabilmente uno dei più antichi nel panorama sportivo internazionale.
    Nuovo… Agli occhi degli ignoranti semmai!
    Chi non conosce il pingpong? Chiedi a chiunque abbia frequentato un oratorio e tutti ti diranno più o meno di averci giocato. Peccato che è quello il livello conosciuto, un livello che pure io ritenevo elevatissimo a 10 anni (ero uno dei più forti al mio paese e nella mia scuola alle medie) ma poi ho capito che in realtà ero una chiavica…
    Pure i miei amici dicono di voler giocare contro di me, che mi battono, addirittura mio zio afferma che perderei ancora contro di lui… L’unica cosa che ricordo sono le bestemmie del giorno dopo per i dolori alle gambe per riuscire a prendere le palle che rimandavo di là a velocità ridicole…

    Basterebbe mandare in onda clip di azioni di 3-4 minuti come se ne vedono a milioni su youtube, macchè, anche solo 2 minuti con azioni di 10 secondi al massimo. Purtroppo i palinsesti televisivi programmano calcio, calcio e poi ancora calcio. Con tanto di interrogazioni parlamentari se la nazionale finisce fuori ai gironi mondiali…

    Il problema non è nel pingpong… Siamo noi e la nostra idea di sport ad essere il problema. Fintanto che non modificheremo la visibilità dello sport in generale non risolveremo nulla anche perchè non è solo il pingpong a navigare in cattive acque ma tutti gli altri sport italiani…

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