Palline e tecnica.

9 Novembre 2016 da Ping Pong Italia 

Forse ho taciuto per troppo tempo ed è ora di fare ordine sul discorso sull’adozione delle palline di plastica e le conseguenze sul gioco. A dire il vero avevo già parlato della pallina di plastica durante la chiacchierata con il Drago Rosso, avevo sottolineato come questa soprattutto penalizzi o induca un atteggiamento frustrante dell’allenamento. Oggi vorrei dare ulteriori elementi per far capire lo stato delle cose e chiarire ulteriormente se mai ce ne fosse ancora bisogno. Lo so che si è detto e si è scritto tanto ma come per le puntinate o le gomme “strane”, l’argomento è sempre attuale.

Premetto che nel pingpong per comodità o scarsa conoscenza, si tende a dare più enfasi all’abilità del giocatore nel colpire la palla, la chiameremo “abilità condizionale”, piuttosto che all’attenzione tecnica su come colpire la palla “abilità reale”, sembrano concetti simili ma non lo sono, ciò rimane uno dei grandi dilemmi del pingpong, infatti vediamo tanti giocatori cosiddetti “limitati” che in qualche modo riescono a fare risultati eccezionali e credetemi sia a livello nazionale sia a livello internazionali ce ne sono un bel po’.
Partiamo quindi dallo strumento, la pallina. C’è tanta confusione e disorientamento in mezzo ai pongisti che spesso si trovano a dover giocare con palline troppo diverse tra loro, (per me fondamentalmente è questo il vero e unico problema) la cosa che hanno in comune è il fatto di essere di plastica, pertanto ci sono le Nittaku (nessuno si lamenta di loro a parte che costano uno sproposito e a fatica si trovano sul mercato), DHS (odiatissime), Butterfly (strane), Joola (neutre) fino a quelle meno conosciute come la ChenVul Maruara, o Kinson, Nexy, Peace, Yinhe. Palio, Tribax (di queste non ho commenti da fare), ma ce ne sono altre anche di più astruse. Nello specifico si contano ben 53 tipi di palline a 3* approvate dall’ITTF e sono suddivise per 37 differenti produttori.
Questi ultimi dal canto loro non hanno dirette responsabilità, loro seguono la logica del business, del mercato, per loro la palla deve produrre un ritorno economico, non è compito loro salvaguardare la tecnica o lo spettacolo, questo modo di interpretare il pingpong ovviamente non coincide con l’aspetto tecnico dei giocatori e le difficoltà che ne derivano.
La responsabilità più grande sarebbe quindi da attribuirsi all’ITTF, ma non perché abbia dato le licenze in modo troppo leggero, superficiale ma perché non sarebbe stata in grado di dare indicazioni precise sulle specifiche tecniche di produzione a cui le aziende avrebbero dovuto fare riferimento, oh naturalmente ci avranno provato, ma a giudicare dalle risultanze della qualità delle palline potrebbe dare l’impressione che le indicazioni suggerite fossero del tipo: di plastica, possibilmente anzi ovviamente sferica, lasciando l’opzione di produrre la palla con giuntura o senza giuntura (seamless o with seam), mi immagino vaghi riferimenti sul punto di rottura della palla, hanno certamente indicato un rimbalzo di riferimento minimo o medio (se volete) rispetto alla caduta della palla; pertanto, con le specifiche tecniche troppo flessibili e poco accurate, si è andati incontro ad una vera e propria giungla della qualità della palla. Palline che sembrano leggerissime, ma non lo sono; quelle con la giuntura producono un colpo diverso a seconda di dove viene colpita la palla e di conseguenza anche il rimbalzo ne subisce l’influenza, alcune suonano come palline da sagra del paese, altre sono assolutamente normali, insomma un bel caos. Un’altra delle conseguenza è l’usura precoce della gomma e del telaio, ovvio, si tende a picchiare la palla, si sottopone a forti stress l’impugnatura e a esasperare il topspin e quindi la gomma si consuma molto più velocemente rispetto a quando si utilizzava le palline di celluloide. Calcolo diabolico dei produttori in combutta con l’ITTF? non lo so ma in ogni caso cerchiamo di vedere le cose dal punto di vista del gioco del pingpong e non dal punto di vista della dietrologia del pingpong.
Certo, io sono dalla parte dei giocatori quando lamentano la scarsa qualità ma allo stesso tempo bisogna anche fare riferimento a quelle abilità di cui parlavo precedentemente che, fra le altre cose, andrebbero distinte in abilità maschili e abilità femminili.
Ho avuto modo di parlare con tanti campioni e colleghi, sembra che in coro dicano la stessa cosa, almeno quando sono di fronte a un microfono, anche il New York Times durante le Olimpiadi si è occupato del caso e proprio durante Rio 2016 onestamente a parte la pallina ne ho sentite di tutti i colori, aria condizionata troppo potente o completamente assente, umidità, tavoli diversi fra loro, luce, transenne, spettatori si, spettatori no, chi per un modo e chi per un altro si sono manifestate delle lamentele, a parte i cinesi naturalmente, ovvio loro vincono a prescindere.
A me i campioni e allenatori hanno detto cose diverse, si certo c’è un generale malcontento di cui ho espresso le ragioni poco sopra, poca adattabilità degli atleti che ovviamente preferiscono avere condizioni di gioco con uno standard sempre uguale. Ma dal punto di vista prettamente tecnico non sembra che il loro gioco ne stia subendo o abbia subito delle trasformazioni, magari come dicevo questioni di adattamento, aggiustamento ma non profonde trasformazioni tanto da dire che il gioco è più lento, che non si riesce a dare potenza, che la palla gira meno e, in definitiva, che il gioco è cambiato. A parziale conferma e lo avete visto tutti, c’è la prestazione di Samsonov che a 40 anni riesce a sfiorare la medaglia di bronzo proprio come fece Waldner nel 2004. I tempi passano, i materiali cambiano ma se c’è la tecnica di fondo, quella paga sempre.
Sembra che gli atleti si trovano in particolare disagio quando si trovano nella “impossibilità” di chiudere il punto di potenza quando l’avversario difende con i “lob” oppure facendo “fishing”, questo è vero, verissimo ma era vero anche negli anni della pallina di celluloide per giunta a 38mm, vi ricordate le grandi partite di Secretin o Gergely o Appelgren? Epiche. L’unica differenza è la mancanza del contro attacco di potenza; per contro attaccare si continua a usare il topspin, ma è sotto gli occhi di tutti, uno difende, difende, contrattacca di top e l’altro rimane sorpreso, ma non perché non riesce a sovrapporre un attacco, ma perché rimane sorpreso dal semplice cambio di ritmo. Se questo fosse vero, cioè se il fatto di fare lobbing o fishing fosse vincente come mai i cinesi non adottano questo “gioco vincente”? E aggiungo facendo una divagazione, come diceva una volta il “Dottor Divago” parlando delle famigerate gomme cinesi, le Hurricane, come mai se sono così efficaci e funzionali non vengono adottate anche da altri atleti? Mi pare evidente che ci sia una questione tecnica di fondo a cui dobbiamo fare riferimento.

Da qui si passa alle abilità riferite agli i uomini e alle donne: tra gli uni continua un proliferarsi di attaccanti puri, non si vedono molti giocatori di block o di difesa, d’altra parte gli allenatori hanno paura di impostare i propri ragazzini di block o di difesa, un po’ come nel calcio, solo se si ha la vocazione di giocare in porta allora si diventa portieri. Tuttavia per me il block rimane il miglior gioco da fare in preparazione del contro attacco. A Rio nella gara di singolare maschile su 70 atleti c’erano solo 3 difensori e credo nessuno dei 67 adotta i puntini da scambio, se avete osservato le gare dal punto di vista tattico avreste notato come ancora la terza palla o la quinta palla di potenza fanno la differenza, ad alto livello è questo il gioco che si produce, perché in quesi pochi attimi si riesce ad avere il massimo dell’esplosività, della pura potenza unita alla abilità di controllarla con lo spin. Se non si chiude il punto velocemente allora in qualche caso sporadico si raggiunge il gioco di controtop e occasionalmente il lob e il fishing; per contro, a basso livello si tende a difendere di più poiché l’abilità di chiudere il punto con la terza o la quinta palla è fortemente condizionata da due fattori, la poca regolarità del colpo (si sbaglia spesso e sovente) e avere un servizio non efficace abbastanza da rendere possibile la terza palla.
Le abilità delle donne sono opposte, loro sono speciali, hanno delle doti che noi maschi ci sogniamo di avere. Con l’esperienza americana dove per sei anni ho potuto crescere una giocatrice come Lily Zhang ho imparato quanto talento hanno nel gestire la velocità del gioco, i riflessi, la posizione del corpo rispetto alle traiettoria della palla, velocità di piazzamento, sono incredibili, per loro sembra tutto così facile. Questa abilità non procede di pari passo con l’abilità di essere esplosive, di giocare di potenza. La conseguenza è il proliferarsi di giocatrici di difesa, puntini corti sul rovescio o sul dritto, sporadiche combinazioni di gomme come antitop o puntini lunghi senza gommapiuma, la Corea del Nord, fuori da qualunque circuito, si è presentata con due difese una delle quali ha vinto il bronzo, non sarà un caso.
Il sogno sarebbe quello di sfruttare la tremenda velocità di reazione che hanno le femmine con la potenza del colpo che hanno i maschi e viceversa, purtroppo per la mia esperienza non ho trovato ancora un esemplare che sintetizzi le due cose.
Vedete come da un’analisi un po’ più approfondita delle cose si passa ad una sorta di superamento del problema pallina, ma il nostro è uno sport “carogna” dove il dubbio, la scusa, lo scaricare le proprie responsabilità sulla gomma, la luce, il pavimento, la pallina appunto, trovano terreno fertile in quel marasma di emozioni che il giocatore prova quando è in campo.

Il mio consiglio ai giocatori…lavorate di più sul servizio, troppo spesso si serve in modo casuale e soprattutto troppo lungo. Nel caso di risposta al servizio opterei per una palla tesa lunga in modo da preparare il block.
Agli allenatori dico, aprite la mente non siate convenzionali, i ragazzi ogni giorno ci rivelano tante di quelle abilità che nostro malgrado ignoriamo, ma se fossimo più attenti e umili ne potremmo invece trarre grossi benefici.

Presto aprirò un canale di consulenza online, rimanete collegati.

Grazie e buon pingpong.

Commenti

6 risposte per “Palline e tecnica.”

  1. costantini fanzz clu ha scritto il 11 Novembre 2016 09:52

    buongiorno , due o tre cosette ,ma anche quattro tutti si lamentano , mi chiedo come mai nessuno deponga la racchetta e dica ora basta ci avete rotto le scatole..evidentemente tra il dire e il fare …ci son i business, i pro come mai al prossimo open non se ne stanno tutti a casa ?
    darebbero una mano a tanti disperati che … amano questo sport … in continuo degrato con tutti i cambiamenti che stanno avvenendo ..non veniteci a parlare di impatto ambientale ! non insultate la nostra intelligenza
    Se le donne hanno doti che non hanno gli uomini , una donna pro , puo’ devastare un disperato , quindi benvengano le donne che usano i puntini e quant’altro
    ci dimostrano che si puo’ ancora giocare in difesa !
    Le palline anche le piu’ ” remarkable” … hanno una durata limitata … quindi ancora una volta ..
    agli allenatori lei dice aprite la mente ? ma lo dovrebbe dire ad altri di aprire la mente ..

  2. ZZ top ha scritto il 11 Novembre 2016 13:54

    @COACHMAX : “Presto aprirò un canale di consulenza online, rimanete collegati”

    buongiorno coach la interpellero’ per la NEOnascente o la RInascente

    ASSOCIAZIONE NAZIONALE TECNICI e ALLENATORI

  3. Ping Pong Italia ha scritto il 11 Novembre 2016 16:33

    @costantini fanzz clu
    protestare? si lo hanno fatto, magari non in modo plateale come vorrebbe vederlo lei infatti, all’interno dell’ITTF c’è un gran discutere, conoscono il problema e sanno l’impatto sui giocatori, d’altronde anche Weichart (Presidente ITTF in sostituzione di Sharara) lo ha ammesso e vorrebbe lavorare in quella direzione, tuttavia mi auguro che a Dusseldorf ai mondiali 2017, in occasione dell’AGM (Annual General Meeting) Jean-Michel Saive possa diventare Presidente e quindi augurare che possa portare più benefici al movimento in termini di palline, boosters, materiali, classifiche etc.
    Agli allenatori dico: “aprite la mente: perché vedo tanta stagnazione, vedo una moltitudine di allenatori che insegna a propria immagine e somiglianza, senza tenere conto delle abilità o delle disabilità dei propri giocatori.
    P.S.
    quando c’è stata l’occasione, ho avuto modo di invitare “gli altri” ad aprire la mente.

    Coach Max

  4. Ping Pong Italia ha scritto il 11 Novembre 2016 16:41

    @ZZ top
    ciao ZZ top, felice di diventare membro dell’associazione, d’altra parte è dal 2005 che con questo blog ho voluto condividere tanti pensieri e idee proprio a beneficio degli allenatori.
    Coach Max

  5. ZZ top ha scritto il 11 Novembre 2016 18:41

    @coach max , mi auguro stai bene ti salutano da Dubai i vecchi amici .
    per me oltre tante altre cose sei sempre quello del palleggio sincopato … un grande ricordo …a parte tutto bentrovato , qua vedo un sacco di doppie ZZ che girano , non diffidare dalle imitaZZioni …mi raccomando
    Coach Max piu’ che farne parte secondo me dovresti se l’idea di attizza … pensarci su e vedere come si puo’ fare … scusa spetta che fargo chiamato giggio lu lungo / lunghezza totale 50 cm ) ..quadrupede 3 , ( tu ne hai conosciuti 2 ,ploepje e fargo) ora siamo a 4 c’è anche dadà , fargo lui adora le palline da ping pong e ora è nella mia borsa degli allenamenti a cercarne qualcuna … ;)

    pensaci su , puo’ essere uno spunto di riflessione nei tuoi scritti futuri , io faccio quello che so fare bene , tasto gli umori … e solletico gli animi …
    in ogni caso come ideatore del movimento hai giaà la presidenza ad honorem
    un saluto zz

  6. ZZ top ha scritto il 11 Novembre 2016 18:42

    tu hai conosciuto ploepje e tato … sorry

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