L’organizzazione dei mondiali di Brema

16 Maggio 2006 da Ping Pong Italia 


Questo articolo porta la firma del Drago Rosso, ancora una volta voglio sottolineare che egli rappresenta una risorsa per il tennistavolo italiano ed internazionale e non voglio discutere se sia un buon tecnico di palestra o di panchina, se sia amico di tanti campioni cosi’ come di tanta gente normale. Non lo voglio paragonare a nessuno, mi permetto di dire che ha una vasta conoscenza del ping pong a tutti i livelli e le sue opinioni rimangono opinioni. Egli non ha la pretesa di conoscere la verita’ del ping pong, e’ uno studioso del ping pong con una passione smodata, mentre tanti guardano il ping pong per passare il tempo, lui lo guarda per capirne gli aspetti piu’ nascosti e nonostante lo studio, dico che ci sono tanti lati oscuri a tutti, sulla tecnica, tattica, psicologia etc.
Io voglio che lui esprima liberamente le sue opinioni come ha sempre fatto, mi auguro che da parte vostra ci sia rispetto e aggiungo, le vostre argomentazioni sugli articoli proposti da chicchessia sono benvenute.

del Drago Rosso
Ci sono tanti aspetti da esaminare nei Mondiali di Brema, da quelli organizzativi a quelli tecnici. E ciascuno di essi ha bisogno di analisi approfondite. Premetto che, come al solito, dai siti ufficiali dell’Ittf e delle varie Federazioni nazionali, oltre che dai mezzi di informazione di tutto il mondo, televisivi e su carta, ben poco si è potuto sapere e capire sul reale andamento della manifestazione. Proverò a esaminare una cosa alla volta. Comincio con gli aspetti organizzativi e con quelli legati alla formula tecnica dei Mondiali. Nei prossimi giorni, esaminerò, dal mio punto di vista naturalmente, le prove degli azzurri, delle azzurre, dei vincitori e degli sfidanti, i significati tecnici complessivi, per finire con alcune interessanti curiosità.

L’ORGANIZZAZIONE

Purtroppo, a distanza di un anno dal fallimento organizzativo dei Mondiali individuali di Shanghai (e poi dite che non critico mai i cinesi!), si è rivista la stessa inefficienza, aggravata dal fatto che i tedeschi ci aggiungono una ottusità e una arroganza senza fine.

Parto dalle considerazioni sulla sede di gara. Bisogna fare due distinte valutazioni, sul palazzetto principale e sulla seconda sala. Il palazzetto principale, dove erano sistemati quattro tavoli, è probabilmente la sede peggiore che i Mondiali abbiano mai avuto. Un avvertimento, prima di entrare nello specifico: non fidatevi di quello che eventualmente avete visto in Tv, perché le riprese televisive sono fatte ad arte, prendono il tavolo, primi piani sulle panchine, alcuni scorci delle tribune. Ma non si coglie la realtà. E la realtà è che il palazzetto di Brema fa proprio schifo. Ci sono tre ordini di posti, dal basso in alto. Il problema è che questa struttura è molto “verticale”. Ci sono palazzetti più “aperti”, con un’angolazione più dolce, tale che dai posti più alti non c’è una visione “a picco”, che se per altri sport può ancora andare, per il tennistavolo è la peggiore possibile, perché falsa completamente la profondità e lo scambio sul tavolo diventa a sole due dimensioni. Fino al secondo ordine di posti, a Brema, si vedeva bene, dal terzo ordine, quello più alto, lo spettacolo era assurdo. Non si può fare una gara in una sede come questa. La soluzione è drastica: i Mondiali non dovevano essere assegnati a Brema, alla Germania magari sì, ma non a Brema, perché la sede non è buona per il tennistavolo. Ma questo dovrebbe essere un compito dell’Ittf: verificare che la sede di gioco sia adatta. Figuriamoci se lo fa. Ma lasciamo stare. Per dare un’idea più precisa, e per chi è stato ai Mondiali di Parigi nel 2003, il palazzetto di Bercy, pur essendo addirittura più grande di quello di Brema, è fatto molto meglio e dalle sue tribune, anche quelle più alte, si vede benissimo.

Continuo, quindi, con le critiche al palazzetto di Brema. Assodato che gli spettatori del terzo anello erano gravemente penalizzati, c’era un altro problema serio e riguardava la luce. I fari erano disposti malissimo, tanto da provocare una zona più scura proprio sul parquet e, assurdamente, una zona troppo illuminata sulle tribune che si trovavano a metà altezza, sui due lati più lunghi. Le conseguenze erano due, una per gli spettatori, l’altra per gli atleti. Gli spettatori della zona intermedia delle tribune si trovavano i fari più grandi proprio negli occhi. Ma quello che accadeva agli atleti era peggio. Quando dovevano effettuare un servizio con la pallina lanciata in alto, con la faccia rivolta all’esterno del parquet, si ritrovavano la luce dei fari che scendeva obliquamente e andava a finire proprio negli occhi, con danni notevoli per l’efficacia del servizio. Più volte si sono visti giocatori che addirittura mettevano una mano davanti agli occhi quando la pallina era nel punto più alto della traiettoria e la toglievano quando questa scendeva per poi colpirla. Il problema si poneva soprattutto quando c’erano quattro tavoli, quindi si occupava tutto lo spazio disponibile e si arrivava fino alle fasce esterne, si è riproposto quando i tavoli erano due, perché erano affiancati, quindi occupavano ancora tutto lo spazio nel senso della larghezza, è sparito solo negli ultimi due giorni, quando c’era un solo tavolo, al centro, lontano dalla fascia di luce che arrivava dall’esterno. Comunque, la luce sulla parte centrale del parquet era la più debole che io abbia mai visto nei Mondiali dal 1989 a oggi.

La seconda sala, al contrario, era un modello. Conteneva 36 tavoli, disposti in diversi gruppi. In un angolo dell’immensa sala, con tribunette per gli spettatori, c’erano i tavoli dal 5 al 12; poi, suddivisi in altre tre diverse zone, quelli dal 13 al 16, dal 17 al 35, dal 36 al 40. La luce era nettamente più forte rispetto a quella del palazzetto principale e distribuita in maniera uniforme, così da non dare fastidio ai giocatori. In questo caso, devo dire di aver visto poche altre sale così belle e funzionali, probabilmente è la migliore “seconda sala” che i Mondiali abbiano mai avuto.

Un’altra cosa da elogiare è la pulizia di tutte le sale e dei bagni, sempre efficienti, con adeguate scorte di sapone nei distributori e di tovagliolini di carta (così non dite che dei tedeschi parlo solo male!).

Ma bisogna tornare alle critiche quando si parla della sistemazione e dell’organizzazione di giornalisti e fotografi. Magari, vi potrà sembrare un argomento poco interessante, ma vi invito a riflettere sul fatto che tutto questo significa peggior informazione e, soprattutto per quanto riguarda i fotografi, le difficoltà per loro si trasformano in meno foto, e meno interessanti, per tutti coloro che vorrebbero avere una testimonianza delle gare. Pensavo che a Shanghai, nel 2005, si fosse toccato il fondo. Mi sbagliavo. A Brema la situazione è stata scandalosa. Intanto, l’Ittf e il Comitato organizzatore avevano limitato gli accrediti per giornalisti e fotografi. All’Italia, intesa non come federazione, ma come nazione, ne erano stati riservati solo due. Una terza richiesta è stata respinta e, in cambio, i tedeschi hanno dato, alla persona cui avevano rifiytato l’accredito, i biglietti del terzo settore, quello da cui si vedeva peggio: ma non gratis, a pagamento. Una cosa davvero meschina. Abbiamo scoperto alla fine che avevano dato accrediti in massa a fantomatici giornalisti della Repubblica Ceka, ben sette, che tutto erano fuorché giornalisti, solo semplici tifosi che guardavano le partite con tanto di birra davanti, e ad altre persone accreditate a insindacabile giudizio degli organizzatori.

I posti per i circa 400 giornalisti accreditati erano solo 135, oltre i limiti del ridicolo. Chi voleva avere un posto assicurato, doveva pagare ben 50 euro. Insomma, eravamo al mercato, non in una tribuna stampa dei Mondiali. Ne sono stati aggiunti poi, dopo le proteste dei giornalisti, altri 30, ma in posizione scomodissima. Inoltre, i posti per i giornalisti erano in una specie di tribunetta con gli scalini, fra un piano e l’altro, molto bassi. Di conseguenza, stando seduti dalla seconda fila fino all’ultima, non si riuscivano a vedere i tavoli.

Per i fotografi il compito era ai limiti delle capacità umane. Lo spazio riservato a loro era limitatissimo, la possibilità di belle foto era praticamente nulla. Inoltre, non potevano stare in piedi per scattare foto, ma solo in ginocchio o seduti. Così, la qualità delle foto è drasticamente stata ridotta, così come la possibilità di variare le posizioni. Peggio ancora, ai fotografi era vietato andare a scattare foto dall’alto, non si potevano quindi avere panoramiche del palazzetto. Per la verità, si sono visti un paio di fotografi nelle zone ufficialmente vietate. Quando gli altri fotografi hanno chiesto il perché ai responsabili, questi hanno risposto che quelli erano fotografi del’Ittf e quindi erano autorizzati ad andare nelle zone proibite agli altri. Non si era mai sentita una cosa simile, che va contro i diritti fondamentali dell’informazione. Ripeto, il danno non tanto è per i fotografi, che pure hanno lavorato in condizioni scandalose, il danno è soprattutto per voi, che non potete ammirare le migliori foto possibili.

Altro problema assurdo: non si potevano fare riprese con le videocamere. Sto parlando di riprese private, non di riprese per Tv o altri mezzi di informazione. Solerti addetti intervenivano anche fra il pubblico per far interrompere le riprese di gente che voleva conservare testimonianze di partite che non sarebbero andate in onda sulle Tv ufficiali, quindi non ci sarebbe stato alcun danno per le Tv che avevano comprato i diritti dei Mondiali. Solo le federazioni avevano diritto a fare riprese, come mezzo per studiare le squadre avversarie, ma perfino questo diritto, in alcuni casi, è stato negato. In uno di questi casi, protagonista è stata proprio l’Italia: a Stefanov, che aveva il compito di riprendere una partita, di una squadra prossima avversaria dell’Italia, è stato impedito di fare le riprese. Ricordo che le riprese sono un diritto anche dei giornalisti della carta stampata, come testimonianza necessaria per il loro lavoro e per gli studi e le analisi tecniche, purché quelle riprese non siano poi trasmesse in Tv. E i tedeschi hanno impedito in molti casi anche questo diritto fondamentale dell’informazione. Naturalmente, c’è stata molta gente che è riuscita comunque a fare riprese degli incontri, ma sempre di “contrabbando” e fra innumerevoli difficoltà.

Sempre per quanto riguarda i giornalisti, faccio solo un cenno alla inadeguatezza della sala stampa, con scarsi aggiornamenti dei risultati, in certi casi addirittura il giorno dopo le gare, con neanche un bollettino con le dichiarazioni dei giocatori (a eccezione di quelli tedeschi, naturalmente, e scritti solo in tedesco).

Infine, un riferimento a qualcosa di cui ho già parlato nell’intervista che mi ha fatto Massimo Costantini: i posti per i Vip. L’unica preoccupazione dell’Ittf e del Comitato organizzatore sembrava essere quella di assicurare i posti migliori ai Vip, fregandosene di tutti gli altri, spettatori, giornalisti e gli stessi giocatori. Per i Vip erano stato riservati ben 1400 posti. E’ una cifra assurda. In un palazzetto di circa 10.000 posti, più del 10% di questi posti era riservato ai Vip. Il bello era che quasi tutti questi posti sono rimasti vuoti per il 99% del tempo. Si sono riempiti solamente durante la semifinale maschile fra Cina e Germania. Nonostante rimanessero vuoti, gli ottusi tedeschi non permettevano ad alcuno di sedersi lì. Gli stessi giocatori, non in panchina, che volevano seguire da vicino la loro squadra e che avrebbero potuto farlo solo sedendosi nei posti Vip (vuoti, lo ripeto), venivano respinti. I posti per i giocatori, udite udite, erano quelli del terzo livello, quelli più in alto, da cui si vedeva malissimo. Ditemi voi che razza di rispetto l’Ittf e gli organizzatori hanno avuto per i veri protagonisti dei Mondiali, i giocatori. Ma per loro i veri protagonisti sono i Vip, gente cui non frega una beata mazza di questo sport, che passa il suo tempo nella sala Vip ad abbuffarsi, mangiando e bevendo, per poi sedersi e addormentarsi nei posti Vip, mentre i giocatori stanno dando spettacolo. Non sto scherzando, si addormentano davvero. E se non si addormentano, si mettono a parlare fra loro, senza curarsi assolutamente delle partite che si stanno giocando, mentre i giocatori non impegnati in quel momento nelle gare vengono cacciati. E per questi cosiddetti Vip sono stati riservati 1400 posti, una autentica vergogna.

Concludo questo primo intervento (il prossimo sarà sulla formula tecnica, una stronzata colossale, di questi Mondiali) dicendo che, dal punto di vista organizzativo, questi sono stati fra i peggiori di sempre. Siccome sono accusato di essere ipercritico, vi dico subito che i Mondiali 2003 a Parigi (ne avevo già fatto un riferimento all’inizio a proposito del palazzetto) sono stati un esempio, con pochissimi difetti. I tedeschi, che hanno fama (immeritata) di essere bravissimi da questo punto di vista, si sono dimostrati scarsissimi. La cosa peggiore è che, nei resoconti ufficiali, questi Mondiali saranno spacciati come un modello di efficienza. Tranne pochissimi aspetti (la seconda sala) sono stati una schifezza. E se si pensa a certe edizioni degli Open di Germania (fra cui proprio quella a Brema, tre anni fa, e quella di Magdeburgo l’anno prima) questa non è affatto una sorpresa, ma solo la conferma dell’inettitudine tedesca. La Germania non merita di organizzare altre manifestazioni internazionali.

Commenti

5 risposte per “L’organizzazione dei mondiali di Brema”

  1. Perry Mason ha scritto il 17 Maggio 2006 01:16

    Drago, mostraci delle foto come prova dei tuoi discorsi…

  2. alessio ha scritto il 18 Maggio 2006 07:57

    Per lo meno la sala secondaria (dove in realta’ si svolgono la maggior parte degli incontri) dici che era ottima, l’opposto di quanto successo a Shanghai dove si giocava al limite del ridicolo come tu stesso ricordi.
    Se ne era parlato a suo tempo anche su questo blog, ma per chi fosse ancora curioso di vedere come era fatta questa assurda sala secondaria ho giusto messo alcune foto di Shanghai 2005 sul forum tennis-tavolo.com (cercate “le foto di An Xun”), Perry Mason vai a vederle, ti sara’ piu’ facile capire il metro di giudizio del Drago. Personalmente dopo aver visto l’orrenda organizzazione di Shanghai non ho bisogno che Drago Rosso supporti con foto i suoi commenti qui sopra..

  3. Lostboi ha scritto il 24 Maggio 2006 00:31

    Quante critiche, da molte parti pero si sentono commenti diversi.Ad ogni modo non essendoci non mi esprimo, ma dico solo 3 cose:
    1-Trovami un palazzetto di 12000 posti adatto ad uno sport come il TT, che per definizione, necessita di aree piccole, vista la dimesione ridottissima di pallina/tavolo/area di gioco. Parigi forse era meglio,ma nella fnale ad un tavolo le tribune laterali inziavano gia a 30mt dal tavolo, per dire di quelle elevate.
    2-Sul concetto di libertà di stampa hai idee quantomeno esagerate; daccordo facilitare i giornalisti nel loro lavoro, ma non pensare che siano dei scesi in terra ai quali aprire ogni porta e concedere ogni capriccio. Se no,scusa, chiedo ank’io l’accredito ad ogni torneo per il mio blog della squadra e ento gratis a filmare ovunque…
    3-Prima di parlare così male di cinesi e tedeschi ti invito a riflettere sulle organizzazioni made-in-italy. Perchè vedi i peggiori tornei di TT di sempre sno proprio quelli che facciamo noi. 400 spettatori per il top12,2000, spalti deserti per la WC 01, per non parlare della desolazione degli Europei 2003. Puoi criticare 1000 cazzilli sulle luci, ma è la gente he fa L’EVENTO, i tedeschi ce l’hanno fatta, i cinesi anche, NOI purtroppo no.

  4. Drago Rosso ha scritto il 24 Maggio 2006 18:22

    ol secondo anello uguale al terzo anello di Brema, troppo in verticale.
    2) A proposito dei giornalisti, scusa, ma chi ha mai detto che devono avere “tutte” le porte aperte e dove sono questi “capricci” di cui parli? Sono stato molto preciso nell’elencare quello che mancava e non mai parlato di cose strane. Al contrario, solo delle cose basilari: i posti dove sedersi (che bisognava pagare 50 euro per la sicurezza di averne uno), le informazioni puntuali in sala stampa. Nemmeno ho accennato al fatto che la “zona mista”, l’unica in cui i giornalisti possono parlare con gli atleti, era così piccola che ci potevano stare solo pochissime persone, con danni reali alla libertà di informazione. E allora, mi spieghi di cosa stai parlando? E per quanto riguarda la tua idea di accreditarti come giornalista e di filmare le partite per il tuo blog, ti invito a dirmi da quale punto del mio intervento tu possa mai averla ricavata. Intanto, per accreditarsi, bisogna avere il tesserino di giornalista. Ho mai scritto il contrario? E poi, a proposito dei filmati, ho specificato chiaramente che i diritti delle Tv non vanno lesi, per cui i filmati dovrebbero servire solo per studi e analisi “private”, di cui poter naturalmente “scrivere”. Non ho mai detto, anzi ho specificato che è vietato, che si possano trasmettere su altre Tv. E allora, ti ripeto: di cosa stai parlando? Non ti puoi permettere di accusarmi di cose che non ho mai detto.
    3) Mi hai mai sentito parlare bene delle organizzazioni italiane? E allora, anche in questo caso, cosa vai dicendo? Ti posso elencare tutte le malefatte dei tornei fatti in Italia, li conosco meglio di chiunque altro, a partire dal 1972 (hai letto bene, dal 1972), figuriamoci se non so cosa è successo alla Coppa del Mondo 2001 e agli Europei 2003. E ti potrei fare tantissimi altri esempi, di tornei internazionali organizzati in Italia, cui tu non hai assistitito. Ma il fatto che gli organizzatori italiani non siano in grado di fare bella figura non vuol dire che non si possano criticare gli altri. Comunque, se dovesse capitare l’occasione, parlerò male degli organizzatori italiani, o bene se dovessero meritarlo (un paio di volte in 35 anni, ti sembrerà strano, è successo), ma questo non cambia i termini della questione. Gli ultimi due Mondiali, in Cina e in Germania, sono stati i peggiori organizzati negli ultimi 15 anni. E qui il confronto non è con gli italiani (ma stiamo scherzando?), ma con altri paesi. La perfezione dei Mondiali 2001 in Giappone e 2003 in Francia sono il termine di paragone. Quelli sì che sono stati EVENTI, come dici tu, e fatti benissimo. E altro che mille “cazzilli” sulle luci, vallo a dire ai giocatori che mentre servivano dovevano mettersi la mano davanti agli occhi. La verità, se vogliamo metterla come dici tu, è che i giapponesi e i francesi ce l’hanno fatta, i cinesi e i tedeschi no.

  5. Servo Abroiato ha scritto il 24 Maggio 2006 22:03

    Italiani Giovanili.
    Scusate Tutti:
    vi scrivo da lontano, ma vorrei sapere, si stanno giocando i Campionati Italiani Giovanili, il sito della Fitet ne da alcune informazioni, come mai voi non commentate nulla?
    Sta andando tutto bene? So che sono stati rinviati e spostati nel calendario, mi dicono che ci sono molti assenti e tavoli vuoti.
    Qualcuno sa qualcosa?

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