Il Drago Rosso e il libro sui 60 anni

15 Agosto 2007 da Ping Pong Italia 

Un libro sul tennistavolo non può essere un semplice libro. Deve essere qualcosa di più. Inutile prendersi in giro, il nostro sport è uno dei più sconosciuti, uno dei meno considerati. A dirla tutta, dovremmo meravigliarci ogni volta che vediamo un ragazzino scegliere di giocare a ping pong. Perché mai dovrebbe farlo? Ci sono tantissimi altri sport più famosi, che possono anche dare fama e ricchezza, che invogliano chiunque a praticarli. E invece vediamo questo
ragazzino che sceglie il ping pong. E non lo ringrazieremo mai abbastanza.
Ecco perché dico che un libro sul tennistavolo deve essere qualcosa di più. Deve essere un atto d’amore per il nostro sport. E quello pubblicato dalla Fitet, in occasione dei 60 anni della Federazione (che sono invece 61 al momento della pubblicazione, e già si comincia malissimo), non lo è, per niente. Anzi, è il contrario di un atto d’amore. Perché non si può chiamare Yang Min, in tutto il libro, Yang Ming. Non è la “g” in più, da sola, a guastare (tra l’altro il nome, nella lingua cinese, cambia completamente con quella “g”), ma quella “g” indica qualcosa di più
importante: l’assoluta noncuranza, l’assoluta mancanza di rispetto per il nostro sport. Ve l’immaginate un libro sul calcio in cui Rivera è chiamato Riversa o, per restare nell’ambito dei campioni non nati in Italia, Maradona è chiamato Maradonac e così via? E’ il segno che non si vuole bene al ping pong.
Questo è il punto da cui si deve partire. E tutto il resto del libro non si riscatta, perché è una sequenza di informazioni sbagliate, alcune delle quali davvero grossolane. E per qualcuna sarebbe bastato veramente poco per correggerla. Segno che il libro è stato stampato in fretta e furia, senza nemmeno farlo passare attraverso una revisione. E neanche attraverso una correzione, visto che è pieno di refusi.
Ma andiamo con ordine. Autore del libro è Erminio Marcucci. Era l’addetto stampa della Federazione negli anni Settanta e Ottanta, poi fu assunto dalla Gazzetta dello Sport, giornale in cui ha scritto pochissime volte di tennistavolo, visto che lì l’esperto è un altro. Marcucci, però, non proviene dal tennistavolo.
Era stato assunto dal Coni e fu destinato alla Fitet, che decise di utilizzarlo come addetto stampa. Quindi, la sua esperienza del nostro sport, prima del suo incarico alla Fitet, era nulla. Su quella che è stata la sua esperienza dal momento dell’incarico in federazione fino al momento dell’assunzione alla Gazzetta dello Sport, e anche dopo, non mi esprimo.
Ventuno anni fa, in occasione dei 40 anni della Fitet, Marcucci, a quell’epoca ancora addetto stampa della federazione, scrisse il libro sulla storia dei primi 40 anni, commissionato dall’allora presidente federale Vito Penna. Il libro sui 60 anni, pubblicato adesso, è il riassunto di quel primo libro nella parte relativa ai primi 40 anni (chi ha entrambi i libri può constatarlo facilmente: il primo era molto più lungo), con l’aggiunta degli ultimi 20 anni. Non so se la fretta di riassumere il primo libro e di scrivere i nuovi capitoli sia la causa di tantissimi errori e imprecisioni (certo, anche nella versione dei 40 anni gli errori sono tantissimi), fatto sta che il risultato è quello di un libro che non può essere usato come riferimento storico. E, fatto ancora più grave, ci sono dimenticanze inammissibili, che almeno la Federazione si sarebbe dovuta preoccupare di recuperare prima della stampa, visto che è lei a pagare il libro, e in fondo siamo tutti noi a pagarlo, con i contributi pubblici. Inoltre, c’è la parte sulle società ritenute fondamentali nella storia del tennistavolo italiano che è semplicemente allucinante.
Non è indicato nel libro se questa parte sia dovuta allo stesso Marcucci o se sia stata la Federazione a curarla (questa seconda ipotesi credo sia la più realistica). Comunque, il risultato non cambia: l’elenco di queste società è una vergogna, perché ne dovrebbero comparire ben altre, anziché un paio di queste che non avevano assolutamente i titoli per essere nella lista. E allora, andiamo a esaminare più a fondo il libro. Scopriremo cose incredibili.
COPERTINA

La Fitet si fa vanto del modo in cui presenta le sue iniziative: l’eleganza, la sfarzosità. Bene, guardate il libro. Grande formato, sovracopertina plastificata, i caratteri del titolo in grossolana evidenza e poi, sulla destra, alcune foto di personaggi storici del nostro sport. Bene, guardate la qualità delle foto: pessima, addirittura qualcuna non è a fuoco. Ma è mai possibile fare una cosa del genere? Il grande sforzo editoriale cade miseramente sulla qualità delle foto, e addirittura in copertina. Che vergogna. Ma non èfinita. Le foto sono messe lì senza alcuna indicazione
sui nomi dei giocatori raffigurati. Certo, sono conosciuti (ma uno di loro un po’ meno), ma sono riconoscibili anche dai ragazzini che cominciano adesso a giocare? E non ci sono indicazioni nemmeno nei risvolti di copertina, come accade per qualsiasi immagine che venga pubblicata sulla copertina di un libro. Complimenti alla federazione, comincia a sbagliare sin dall’inizio.

DEDICHE

Nel libro sono riportate alcune dediche di giornalisti e personaggi famosi. Solo uno di loro (lo scomparso
Francesco Campanella, del Corriere dello Sport) proviene dal mondo del tennistavolo, gli altri no: Jader Jacobelli (Rai), Giovanni Bergese (Tuttosport), Daniele Redaelli (Gazzetta dello Sport), Giorgio Lo Giudice (Gazzetta dello Sport), Giancarlo Dotto (Mediaset). Anche in queste dediche c’è qualche perla. Dotto: «Ho visto a Tokyo l’incontro Waldner-Cai Zhenha finale mondiale». A parte il fatto che il nome corretto è Cai Zhenhua, non c’è mai stata una finale mondiale Waldner-Cai Zhenhua, né di singolo, né a squadre, né a Tokyo, né altrove.
SOCIETA’

Nella parte finale del libro, come già detto, c’è un elenco di nove società che sono indicate come fondamentali nella storia del tennistavolo italiano.
Ecco l’elenco, con gli scudetti vinti fra parentesi:
Ctt Parma (4 scudetti), Senigallia (2), Aig Bari (8), Pieve Emanuele (2), Castel Goffredo (10), Fortitudo Bologna (5), Dipendenti Comunali Milano (12), Ginnastica Torino (2), Cus Firenze (3).
Faccio subito notare che ho indicato il Pieve Emanuele come vincitore di soli 2 scudetti, anziché i 4 che detiene. Il fatto è che, al momento della pubblicazione del libro, il Pieve Emanuele ne aveva vinti solo 2. E questo è illuminante sui criteri che hanno portato all’inclusione e all’esclusione di questa e quella società. Si potrà obbiettare che anche
Senigallia ha soli 2 scudetti, ma in quel caso le considerazioni da fare sono ben altre: Senigallia è stata l’unica scuola tecnica italiana, guidata da Enzo Pettinelli, è stata la prima ad avere un palazzetto esclusivo per il tennistavolo che è diventato Centro olimpico, premiato anche dal CONI, ha “prodotto” tanti giocatori, a cominciare
da Costantini, ha segnato un’epoca del tennistavolo italiano. Pieve Emanuele esiste da solo una decina di
anni, ha vinto 2 scudetti e si ritrova fra le società che hanno fatto la storia del tennistavolo. Ma stiamo scherzando? Ma non è finita, perché troviamo anche la Ginnastica Torino, 2 scudetti in tempi remoti, in questo elenco. Anche in questo caso, bisogna chiedersi se stiamo scherzando. Ma guardiamo le cose da un altro punto di vista, così è possibile capire.
Torino è la società del vicepresidente Di Napoli, e mica si poteva tenere fuori. Pieve Emanuele è la società di D’Ambrosio, che, dopo essere stato fiero oppositore di Sciannimanico, ha trovato un accordo con lui, e bisognava festeggiare l’accordo, mica si poteva tenere fuori. Bene, stiamo parlando di scelte politiche, di nient’altro. Altro che elenco delle società che hanno fatto la storia del tennistavolo. La storia, in questo caso, se la scrive a suo uso e
consumo chi ha il potere. Ed esclude chi è stato veramente protagonista. E fra le esclusioni ce ne sono due davvero clamorose, che fanno gridare allo scandalo: Marcozzi Cagliari e Alfaterna Nocera Inferiore. La Marcozzi Cagliari, oltre a rappresentare un’intera regione come la Sardegna da ben 35 anni, ha avuto e ha un ruolo importantissimo, non solo grazie al suo palazzetto esclusivo per il tennistavolo, non solo per le sue innumerevoli iniziative, per gli
incontri internazionali degli azzurri che ha organizzato, per le coppe europee cui ha partecipato (semifinale Ettu nell’89), ma anche perché ha vinto 4 scudetti, perché dall’84 ha sempre giocato in A, garantendo una continuità che nessun’altra società italiana ha, perché dal ’98, tranne in due occasioni, ha sempre partecipato ai playoff scudetto. E la Marcozzi Cagliari non c’è. E, dulcis in fundo, l’Alfaterna Nocera Inferiore: ha vinto 5 scudetti ed è
arrivata una volta in semifinale e due volte in finale di Coppa Campioni maschile, prima e unica squadra
italiana maschile in assoluto ad aver raggiunto quest’ultimo risultato. E l’Alfaterna Nocera Inferiore non c’è. Ma ci sono le squadre degli amici di Sciannimanico. Congratulazioni!

ERRORI

Nella presentazione del libro, il presidente Franco Sciannimanico dice: «Oggi è un bel giorno perché con questo libro si arricchisce il nostro patrimonio di conoscenza. La memoria storica è un qualcosa che spesso nel nostro paese viene relegata all’angolo. Ed invece è la base per poter parlare di futuro».
Bene, visto che il «patrimonio di conoscenza» e la «memoria storica» sono così importanti, sarebbe utile avere informazioni esatte e precise.
Invece, ecco cosa si può trovare nel libro. Fra virgolette c’è il testo pubblicato. Fuori virgolette, la versione esatta.

1-1945 - «Il 15 novembre 1945 a Genova viene fondata la Federazione Italiana Tennistavolo con la sigla Fitet… Ma il bel sogno dura poco perché cominciano a nascere problemi di organizzazione e ci si mette anche il fascismo che osteggia la neo disciplina in quanto ritenuta non formativa per la gioventù».
Il fascismo nel 1945? Bisogna cambiare i libri di storia, visto che il regime fascista cadde nel 1943.

2-1958 - «All’età di 68 anni muore Marcel Corbillon, vicepresidente dell’Ittf. A lui si deve la creazione della formula di gioco Tourbillon».
Avesse azzeccato una volta il nome: Courbillon.

3-1959 - Non sono riportati risultati dei Mondiali nel libro dei 60 anni. Nella versione originale (il libro sui 40 anni) era scritto: «Nel singolare maschile vince a sorpresa il coreano Jung Kuo Tuan».
Era cinese: Jung Kuotuan, poi chiamato Rong Guotuan dopo la riforma della grafia cinese, avvenuta negli anni 80.

4-1961 - «I Mondiali si disputano a Pechino. Vince il primo titolo della sua storia la Cina».
La Cina vinse il primo titolo mondiale della sua storia nel 1959: Rong Guotuan nel singolo maschile.
Nella versione originale era scritto: «Il primo titolo mondiale a squadre». Era giusto. Per il libro dei 60 anni ha sbagliato.

5-1965 - Non sono riportati risultati dei Mondiali nel libro dei 60 anni. Nella versione originale (quella dei 40 anni), era scritto: «I Mondiali sono dominati dagli asiatici. La Cina vince le gare a squadre, nel singolo maschile Li Fu Jung».
Li Fu Jung (poi chiamato Li Furong, dopo la riforma della grafia cinese) fu secondo. A vincere fu l’altro cinese Chuang Tse Tung (poi chiamato Zhang Zedong, dopo la riforma della grafia cinese).

6-1979 - «Il 16 giugno il Consiglio federale prende atto delle dimissioni del consigliere Longi e al suo posto viene nominato consigliere il primo dei non eletti, il dirigente di Senigallia, Domenico Ubaldi. Ma Ubaldi resta in carica per breve tempo perché la Commissione Disciplina gli infligge la squalifica di 18 mesi per alcuni fatti compiuti nella sua qualità di dirigente di società».
Ubaldi non ha compiuto alcun fatto nella sua qualitàdi dirigente di società. In un articolo pubblicato sulla rivista «Tavolo verde», aveva definito la Federazione «obsoleta». Traduzione di obsoleta: superata, non più attuale. Ecco la gravissima colpa di Ubaldi!

7-1985 - «Ai Mondiali, Costantini perde dal cinese Chen Logan».
Chen Longcan.

8-1987 - «Dopo Senigallia, sorge ad Arezzo un altro impianto esclusivo per il tennistavolo. Ideatore del progetto è il consigliere federale Dino Ciommei».
A Terni, non ad Arezzo.

9-1988 - Durante gli Europei a Parigi. «Ma la Fitet gioca una coraggiosa battaglia a livello politico. Il presidente Vito Penna legge una infuocata relazione sullo scandalo delle qualificazioni olimpiche a Karlsruhe. La protesta di Penna a Parigi e i suoi interventi nelle alte sfere sportive sortiscono un effetto devastante sulla traballante dirigenza
dell’Ittf e a maggio l’Italia ottiene con Costantini una wild card per le Olimpiadi di Seul».
L’Italia chiese una wild card per Nannoni. L’Ittf la assegnò a Costantini.
10-1989 «Comincia a splendere la stella di Laura Negrisoli che a Verona conquista l’argento al Top 12
giovanile. In finale si arrende alla fuoriclasse russa Ekaterina Tauschkanova».
E chi cazzo è questa «fuoriclasse» Tauschkanova? Qualcuno l’ha mai sentita più nominare?

11-1991 «Ai Mondiali (l’Italia) riconquista la Prima divisione. Nella partita decisiva battono la Spagna e poi sfiorano il colpaccio con la Germania per la 12a piazza».
La partita con la Germania valeva l’ingresso fra le prime 8, altro che 12a piazza. L’Italia poi perse 3-2
con l’Austria, vinse 3-0 con la Polonia e perse col Giappone 3-0 finendo 14a.

12-1994  Italia donne 6a agli Europei. «L’assoluta protagonista del successo azzurro è ancora una volta
la Bulatova».
E Arisi e Negrisoli?

13-1996 «A Charleroi appuntamento con il Top 12. Arisi finisce 9a, il cinese italiano Yang Ming è terzo. Ma quanto poco sapore d’azzurro ha questo risultato!».
Il cinese italiano Yang Ming dà poco sapore d’azzurro. Ma la Bulatova, russa italiana, era «assoluta protagonista del successo azzurro» nel 1994. Come mai questa disparità di trattamento?

14-1996 L’Alfaterna di Nocera Inferiore arriva in semifinale di Coppa Campioni maschile, prima squadra italiana a ottenere questo risultato, ma sul libro non c’è nemmeno una parola su questa impresa.

15-1996 «I buoni risultati hanno un seguito a livello politico dove Bosi, sempre più stimato a livello internazionale, viene eletto presidente dell’Ettu. Santifaller entra nel Council dell’Ittf, Flori nella Commissione arbitrale, Ciommei per le manifestazioni veterani, Morino nella commissione tecnica e Montisci nella commissione per le coppe europee. Davvero uno straordinario risultato per la Fitet e il merito va tutto al carisma e alle sue doti
di mediatore di Bosi».
Una critica durissima e coraggiosa!

16-1996 Open d’Italia a Bolzano. «Le cose più belle per l’Italia arrivano dal “cinese” Yang Ming che realizza un’impresa storica: elimina negli ottavi Waldner con uno spettacolare 2-0».
Deve essere davvero spettacolare, visto che si gioca al meglio dei 5 set. Il vero risultato è 3-0. Si continua a sbagliare il nome di Yang Min (Ming) e lo si definisce cinese fra virgolette.

17-1996 «A Manchester gli Europei».
Sono i Mondiali.

18-1997 Europei giovanili a Topolcany. «Vince l’oro la squadra juniores femminile composta da Ding Yan e Wang Yu. (Giuro non è un errore)».
La parentesi è dell’autore, che evidentemente non apprezza le cinesi in azzurro. Ma apprezzava la russa in azzurro. E comunque: nella squadra vincitrice c’era anche Denisa Zancaner. Dimenticata dall’autore.

19-1997 L’Alfaterna di Nocera Inferiore arriva nella finale della Coppa Campioni, contro il Borussia Dusseldorf, prima e unica squadra italiana maschile a ottenere questo risultato (dopo la semifinale del 1996), ma nel libro non c’è nemmeno una parola su quest’altra impresa.

20-1998 L’Alfaterna di Nocera Inferiore arriva di nuovo in finale di Coppa Campioni, ancora col Borussia
Dusseldorf. Anche in questo caso, nemmeno una parola nel libro.

21-2000 «L’anno si apre con un ampio dibattito sul campionato a squadre e fa sentire forte la sua voce
Franco Sciannimanico che dice: “Basta con le improvvisazioni e dilettantismi”. Sciannimanico, manager del Castel Goffredo, unisce in un progetto 30 società».
Una notizia di fondamentale importanza, con Sciannimanico protagonista. Ma guarda che coincidenza!

22-2000 Bronzo dell’Italia ai Mondiali a squadre. «Mondello, Piacentini e Yang Min entrano nella storia
del tennistavolo italiano».
C’era anche Umberto Giardina in squadra. Lui non è entrato nella storia del tennistavolo italiano, secondo l’autore.

23-2000 «Storiche decisioni prese dal Congresso Ittf. Pallina a 40 millimetri, set a 11 punti».
Il set a 11 punti sarà deciso nel 2001.
24-2000 «Il 1° aprile viene inaugurato il Centro Olimpico Fitet. Sorge a Terni. A tagliare il nastro il presidente dell’Ittf Sharara che dice: “Non vi è al mondo niente di uguale esclusivamente per il nostro sport. Una meraviglia”».
Senza stare a citare tutti gli altri impianti nel mondo «migliori» dell’impianto di Terni, è interessante far notare che questo Centro olimpico non è omologabile per la gare internazionali assolute (altezza insufficiente).

25-2000 «Gli Open d’Italia in programma a Courmayeur saltano a causa della calamità in Valle d’Aosta e l’appuntamento è posticipato al 2001».
La «calamità» avviene più di un mese prima degli Open. Alla data prevista degli Open, è tutto a posto da
almeno 20 giorni. L’appuntamento non è posticipato al 2001, ma al 2002.

26-2001 «Coppa del Mondo a Courmayeur. La formula è quella a invito per 16 giocatori».
La formula non è a invito. Partecipano: detentore della Coppa, un rappresentante per ogni continente
(deciso dalla Federazione continentale), a seguire i migliori della classifica mondiale, un posto per la
nazione ospitante, due wild card.

27-2001 Gli azzurri protestano. «La lettera è firmata da Mondello, Piacentini, Yang Min».
E’ firmata anche da Tomasi, Crotti, Chen Yuwei.

28-2001 Sempre sulla protesta degli azzurri. «La lettera fa seguito alle dimissioni del c.t. Patrizio Deniso, il quale non accetta la riduzione del suo ingaggio e la politica federale sulla commissione tecnica».
Deniso non parla del suo ingaggio, protesta per la riduzione dei finanziamenti per gli impegni della nazionale.

29-2002 «Svolta epocale per la Rivista federale. Nasce la Rivista del tennistavolo Ping Pong. La pubblicazione tratta temi non solo del tennistavolo ma anche di costume, gossip e di altre discipline sportive».
E’ quella con la gnocca in copertina. Fallirà dopo un anno e ci saranno reciproche cause per danni fra la Federazione e la società editrice.

30-2002 Open d’Italia a maggio. «Data inedita. Lo slittamento è dovuto a una scelta della Federazione internazionale. In programma solo gare individuali. Vincono lo svedese Karlsson e la coreana Ling Ling».
Lo slittamento non è stato deciso dall’Ittf. Quando, nel 2000, la Federazione italiana rinunciò a organizzare gli Open a fine ottobre, la Federazione olandese approfittò per organizzare i suoi Open al posto di quelli d’Italia e acquisì il diritto ad avere quella data. Di conseguenza, l’Italia, se voleva gli Open, doveva prendere l’unica data rimasta libera: maggio. In programma singoli e doppi, non solo gare individuali. Lin Ling non è coreana, è cinese e gioca
per Hong Kong.

31-2002 Tricolori a Vasto. Mondello e Piacentini non giocano la finale. «Il titolo resterà vagante».
Sì, “vagante”: un po’ qua, un po’ là.

32-2003 L’Italia vince l’oro a squadre femminili agli Europei. «Le neo campionesse d’Europa sono
Negrisoli, Stefanova e Tan Monfardini».
Ci sono anche Wang Yu e Ding Yan, ma non sono nominate.

33-2003 «Castel Goffredo arriva in finale di Coppa Campioni, ma è sconfitto dalla tedesche del Kroppach».
L’Alfaterna in finale di Coppa Campioni non era mai stata nominata, Castel Goffredo sì.

34-2005 «A luglio viene rivoluzionato lo staff tecnico».
A luglio sono licenziati i c.t. Massimo Costantini, dopo l’oro di Yang Min ai Giochi del Mediterraneo, e il c.t. Maurizio Errigo, un oro, un argento e tre bronzi agli Europei con le donne.
35-2005 «Luglio regala all’Italia prestigiose medaglie ai Giochi del Mediterraneo».
La notizia delle medaglie ai Giochi del Mediterraneo viene data dopo quella della «rivoluzione» dello staff
tecnico, quindi il lettore che non conosce la situazione può pensare che sia stato il nuovo staff ad averle conquistate. Nemmeno una parola sul fatto che in panchina ai Giochi del Mediterraneo c’erano ancora Costantini ed Errigo.

36-2005 «Jesolo segna un passo davvero importante a livello organizzativo e il regista è il vicepresidente
Renato Di Napoli. “Sono un dirigente che per passione ha fatto tanta gavetta ma ha avuto anche grandi soddisfazioni”. Di Napoli si guadagna meritatamente i complimenti del presidente del Coni, Gianni Petrucci,
per la riuscita della manifestazione».
Dopo le citazioni del presidente Sciannimanico, mancava quella del vicepresidente, anche questa
fondamentale nella storia del tennistavolo italiano!

37-2006 Mondiali a squadre a Brema. «Gli azzurri si prendono la grande soddisfazione di battere la Danimarca campione d’Europa in carica con Mondello superbo protagonista autore di 2 punti».
Maze ha giocato zoppo l’incontro con Mondello, poi non ha giocato il secondo incontro.

CONCLUSIONE
Ci sarebbero tanti altri errori da segnalare, tante altre incongruenze, ma penso che tutto questo basti per avere un’idea del libro. Qui non si tratta di essere ipercritici, il problema è che tutti gli appassionati di ping pong hanno il diritto di PRETENDERE che l’unico libro (purtroppo l’unico) sulla storia del tennistavolo in Italia sia quantomeno
preciso sui riferimenti. Non sto parlando dei commenti, della visione politica (che pure giudico negativamente e di cui ho riportato alcuni esempi, ma che aprirebbero un’altra lunga pagina di vergogne), ma dell’informazione di base. Non è possibile, ripeto, sbagliare il nome di Yang Min per tutto il libro, non è possibile dimenticare giocatori (come Giardina) e giocatrici (Arisi, Negrisoli, Ding Yan, Wang Yu) che sono saliti su podi mondiali ed europei o che li hanno sfiorati, non è possibile dimenticare società (l’Alfaterna Nocera Inferiore) che sono arrivate due volte in finale di Coppa Campioni maschile. E non è possibile sbagliare le nazionalità di campioni mondiali, cinesi che diventano coreani. Ma davvero, ve l’immaginate un libro sul calcio in cui è scritto che Pelè è messicano? Sarebbe bruciato sulle piazze di tutto il mondo e l’autore dovrebbe andare a nascondersi. In una parola: non si può scrivere un libro sul tennistavolo se non si ama questo sport. E la Federazione, con il libro sui 60 anni, questo ha dimostrato: che non vuole bene al ping pong. E’ il delitto più grave che si possa concepire.

Commenti

6 risposte per “Il Drago Rosso e il libro sui 60 anni”

  1. claudiosax ha scritto il 17 Agosto 2007 11:13

    un delitto…
    sapete che possiamo fare? non comprarlo, capiranno quel che hanno fatto. Io scrivo libri di critica musicale e discografie di artisti italiani e internazionali. Se il mio editore (Giunti, con cui collaboro da diverso tempo) si accorgesse di tanti errori da me commessi, non mi farebbe più scrivere per loro e comunque UN LIBRO CON TANTI ERRORI NON AVREBBE MAI VISTO LA LUCE. Si ci sta l’errorino, la sbavatura, anche l’imperfezione o la dimenticanza, ma così mi sembra esagerato sul serio.

  2. eugenio bertagna ha scritto il 25 Agosto 2007 23:59

    Righe e righe a sparare su uno che scrive Yang Ming anzichè Yang Min. E tu allora che scrivi Vlassov anzichè Vlasov? Dobbiamo mettere in croce anche te?

  3. Alessio ha scritto il 26 Agosto 2007 18:16

    veramente anche l’ITTF chiama VLASSOV Grigori in questo modo (puoi verificarlo sia nelle classifiche che nei ranking details http://www.ittfranking.com/cgi-bin/ttplayer.cgi?number=109865&lang=0&format=summary)
    Ma si sa che l’ITTF scrive anche Ryu Seun Ming invece di Yoo SM, percio’ probabilmente hai ragione tu che credo lo conosca personalmente.
    Pero’ anche la Fitet scrive VLASSOV GRIGORY nelle classifiche e allora mi rendo conto che ognuno fa quello che gli pare, una S, due S, con la Y o con la I…boh… forse solo lui stesso si chiama nel modo giusto!

  4. Drago Rosso ha scritto il 26 Agosto 2007 18:25

    Confermo che si scrive Vlassov. C’è differenza fra la lingua russa originale e il sistema in cui viene traslata in occidente. Per informazione di chiunque: ho studiato pure il russo, anche se non lo parlo. Posso leggere i caratteri cirillici.

  5. eugenio bertagna ha scritto il 26 Agosto 2007 23:24

    Non trovo le parole, giuro mi sforzo di restare nell’ambito della buona educazione ma sto facendo una fatica bestia. Facciamo così: énumero, faccio un respiro profondo e scrivo: 1) Il cognome russo Vlasov si scrive in cirillico con una lettera simile alla B che suona come V, poi viene una specie di p greco, poi C che suona come una esse, dura ma sempre UNA, esse, poi una 0 e per finire un’altra B (o simile). 2) Grigori Vlasov ha chiesto gentilmente al suo presidente se poteva far riscrivere sul dorso delle maglie di gara il suo cognome che era appunto scritto errato. Aveva il diritto di farlo oppure il Drago Rosso é in grado di convincerlo che siccome legge il cirillico il nome giusto é come lo scrive lui e cioè con due esse? Anche il presidente di Grigori era incorso nel medesimo errore ma non ha la stessa supponenza del Drago Rosso e ha fatto ristampare le maglie. 3) Sul passaporto dell’atleta il nome é scritto con una sola “s” ma il Drago Rosso sta facendo pressione sul ministero dell’interno russo affinché correggano. 3) se tutto ciò non basta all’ineffabile poliglotta, visto che legge il cirillico c’é anche questo: http://tabletennis.hobby.ru/other/lenta05-2002/11-05-2002.shtml Buona lettura e buona…..vergogna.

  6. eugenio bertagna ha scritto il 27 Agosto 2007 19:09

    Non perchè voglia avere l’ultima parola ma so per certo che Grigori Vlasov ha chiesto al suo presidente di scrivere il suo cognome sul retro della maglia con una esse sola. Credo possa bastare a chiudere l’argomento. Non possiedo il libro celebrativo dei 60 anni della FITeT, per cui non ho motivo di dubitare delle inesattezze e delle mancanze segnalate dal Drago. Ritengo che l’omissione circa la vicenda sportiva dell’ Alfaterna di Nocera Inferiore costituisca una grave mancanza dal punto di vista storico, per esempio. E’ come sempre sul piano dell’ interpretazione “politica” che viene fuori la solita faziosità. Un esempietto piccolo piccolo per non tediarvi oltremodo: Ad un certo punto il Drago dice che nell’elenco delle società che hanno fato la storia del tt italiano, viene ricompresa la Soc. Ginnastica Torino ed i suoi 2 scudetti col fine di omaggiare il vicepresidente Di Napoli. Ora molti degli appassionati piemontesi ,e non, sanno che il T.T.Torino é l’evoluzione di una società che si chiamava Dopolavoro Poste e che nulla ha a che vedere con la citata Ginnastica Torino. A Torino vi sono altre titolate società tra le quali ,cito a memoria, il C.U.S. Torino e la Sisport Fiat, tra le altre. Perciò citare la Ginnastica Torino per rendere omaggio a Di Napoli, equivarrebbe a menzionare l’ Ambrosiana Calcio, ora Inter, per fare un piacere a…..Galliani! Un Saluto.

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