Intervista esclusiva a Lorenzo Nannoni

3 Settembre 2005 da Ping Pong Italia 

Come promesso abbiamo l’opportunità di leggere ciò che i protagonisti pensano del pingpong, abbiamo così rivolto 10 domande a Lorenzo Nannoni a cui gentilmente ha risposto.
Lorenzo Nannoni nato a San Giovanni Valdarno il 10 Luglio 1968 medaglia d’argento ai Giochi del Mediterraneo dell’87, vincitore di 2 titoli assoluti di singolo, 7 titoli di doppio maschile, 4 titoli a squadre, oltre ai titoli di categoria. E’ stato vice campione europeo a squadre allievi nell’82 insieme a Francesco Manneschi, Gennaro Di Napoli, medaglia di bronzo nel doppio junior nell’85 con Manneschi Francesco.

1) Sei il nuovo CT della squadra azzurra, da ex azzurro ed ex campione che sensazioni ti da questo nuovo lavoro?

Le sensazioni sono un po’ le stesse dei primi giorni con la giovanile 4 anni e mezzo fa.
Cioè una grande responsabilità che per prima cosa deve essere di tipo educativo e poi naturalmente tecnica. La grossa differenza sta nel fatto che ora mi trovo a gestire l’attività di atleti che sono professionisti o semiprofessionisti e che alcuni dei quali erano compagni stessi di nazionale verso la metà degli anni 90.

2) Che differenze o che difficoltà pensi di incontrare passando da un lavoro part-time come ct dei giovani ad un lavoro full-time come ct dei Senior?

L’attività è sicuramente molto più impegnativa. I giorni sono molti di più e le trasferte più lunghe. Le difficoltà per adesso sono relative al far si che la programmazione dell’attività della nazionale scorra via di concerto ed in modo fluido con quella dei clubs, per il bene dei giocatori che hanno il diritto di trarre il massimo beneficio sia dall’una che dall’altra.

3) A giudicare dalla prima convocazione di Col Di Nava si capisce che intendi lavorare con tutti gli atleti che hanno avuto esperienza di nazionale, puoi illustrare quelle che sono le linee guida del tuo incarico?

Intanto per questa prima convocazione c’era bisogno da parte mia di prendere confidenza con il nuovo incarico e soprattutto con certi giocatori, che peraltro conoscevo molto bene ma con i quali non avevo mai lavorato. Una volta verificato lo stato attuale delle cose per il futuro c’è la volontà di inserire, compatibilmente con il loro livello, alcuni giovani che hanno già dimostrato o dimostreranno forte passione ed attaccamento alla maglia azzurra.

4) Conosci la storia dell’Italia Nazional Pongistica, quali pensi siano gli obiettivi oggettivamente possibili da poter raggiungere?

La speranza, com’è ovvio che sia, è quella ottenere i migliori risultati possibili. In concreto sappiamo molto bene che il panorama Internazionale è infarcito di atleti professionisti che si allenano duramente e che hanno la cattiveria agonistica che li farà emergere. Noi credo si debba andare in quella direzione anche perché ciò alzerebbe il livello medio che sarebbe già un buon risultato.

5) Oggigiorno i clubs italiani sono meglio organizzati, hanno allenatori professionisti e chiedono che i propri atleti rimangano il più possibile nel club, come pensi di poter far conciliare l’attività della squadra nazionale con quella dei clubs?

Una volta se ti volevi allenare bene (e non è detto che succedesse), dovevi fare scelte di vita drastiche. Oggi per fortuna ci sono delle realtà dove ti puoi allenare duramente stando a casa tua che è senz’altro la miglior soluzione. Purtroppo spesso succede che nonostante le buone condizioni possibili queste non siano sfruttate per cui il lavoro rimane a mezzo. Ritengo quindi che nonostante la buona organizzazione che si vede in giro per l’Italia negli ultimi anni, l’attività della nazionale sia uno step imprescindibile per gli atleti che abbiano obiettivi di alto livello. Ecco quindi che le due attività devono coesistere con l’avallo dei rispettivi Allenatori e Dirigenti.

6) C’è un problema oggettivo “atleti con passaporto non italiano” il CONI ha indicato espressamente l’obiettivo di lavorare con i vivai italiani, come pensi di gestire questa delicata questione?

L’obiettivo di tutti noi è quello di far ottenere la nazionalità ai giocatori che dimostrano attaccamento alla maglia azzurra, anche perché si tratta di giocatori pongisticamente cresciuti in Italia e con mentalità spiccatamente Italiana. Per quel che riguarda le direttive del CONI prendo atto e mi muoverò in questa direzione, anche perché sono in pieno accordo.

7) C’è un dibattito continuo a proposito le modifiche ai regolamenti dell’ITTF, cambiamenti ai quali atleti e tecnici devono adeguarsi, come valuti queste situazioni riguardo i servizi, il punteggio e la colla.

Devo dire che il punteggio ad undici mi piace molto. I set scontati sono molti meno ed anche i non addetti ai lavori con cui mi sono trovato a parlare si sono espressi positivamente. I servizi non coperti sono stati altrettanto migliorativi. Ricordo agli ultimi Europei Giovanili (Praga) l’incontro Francia-Austria, sul 2 a 2 c’è stata un partita molto spettacolare fra i numeri due anche grazie al fatto che i servizi erano talmente visibili che si andava sempre avanti con lo scambio. Sulla colla non sono così convinto che la sua abolizione porterebbe ad un miglioramento della spettacolarità dell’incontro. E’ vero, ci sarebbero meno errori di risposta, ma non vedremmo certi scambi in controtop che ormai è uno dei colpi principali in campo Internazionale. Più in generale ritengo che la direzione deve essere quella che porta alla spettacolarizzazione se l’obiettivo è quello di coinvolgere i Media ed è difficile ipotizzare strade diverse.
8) Secondo te, per gli obiettivi che ti sei posto, l’attività pongistica nazionale deve essere rivolta a favorire più quella individuale o quella di squadra?

L’allenatore è portato ad essere più coinvolto dall’attività di squadra, però non dobbiamo dimenticare che è uno sport in cui si va in campo singolarmente. Trovo che sia fondamentale la presenza di società molti forti in grado di programmare e gestire professionalmente questo sport. Di conseguenza l’attività è inevitabilmente sbilanciata in questa direzione.

9) Se dovessi dare un consiglio ai tanti tecnici che ci sono in Italia, che cosa diresti loro?

Il primo che mi viene in mente è quello di essere aperti ai confronti con altri tecnici senza dare per scontato che quello che sappiamo noi sia la verità assoluta.

Il secondo è di curare di più gli aspetti legati al condizionamento fisico. Questo è un campo dove i tecnici italiani devono lavorare molto. Non si può pensare di allenare (soprattutto ad alti livelli) senza conoscere un minimo i principi della periodizzazione dell’allenamento ad esempio.

10) Immagino che la tua famiglia sia molto contenta di questo prestigioso incarico, che cosa ti hanno consigliato in modo particolare.

Niente in particolare. Le cose che si dicono in questi casi più che altro relative ai complimenti per l’incarico ottenuto.

Commenti

una risposta per “Intervista esclusiva a Lorenzo Nannoni”

  1. luca ha scritto il 3 Settembre 2005 13:24

    Complimenti per la bella intervista e per il sito che non conoscevo e che ritengo tra i più appassionati e puntuali del panorama pongistico.
    Penso che lo visiterò spesso.
    Grazie
    Luca

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