Elezioni e dintorni

10 Dicembre 2012 da Ping Pong Italia · 54 Commenti 

del Drago Rosso

Il mio solito ritardo nello scrivere articoli su alcuni argomenti stavolta è voluto. Avrei voluto sparare subito fuoco e fiamme dopo l’assemblea elettorale, ma ho preferito aspettare per inquadrare meglio alcuni aspetti, non certo per far affievolire il mio disgusto e il mio disprezzo per un mondo, quello del tennistavolo italiano, che ha mostrato tutto il suo squallore, la sua meschinità. È stata una corsa a leccare il culo a chi si pensava potesse detenere il potere. La cosa più schifosa è stata vedere “campioni” della lotta a Sciannimanico prostrarsi davanti a lui e diventare cagnolini obbedienti, pronti a guaire di piacere nel venire usati come stracci. E poi, che spettacolo vedere società, che avevano fatto dell’opposizione a questa Fitet e al suo presidente la loro bandiera, votare senza vergogna proprio per lui. Fra tutte, merita una speciale citazione il Dragorosso Ameno, cui dedico un capitoletto a parte. Ma che dire della Sandonatese, la cui delega non si sapeva a chi fosse stata affidata? Magari il suo rappresentante, Fenini, se ne uscirà dicendo di aver votato per l’Alternativa, magari di aver votato per Obama, magari, magari…
Ancora più divertente il fatto che i candidati della lista di Sciannimanico, salvo qualche intervento folkloristico, se ne siano stati buoni e zitti nell’assemblea, mica potevano dire perché stavano dalla parte di Sciannimanico, ma stiamo scherzando? Già, perché parlare significa, nel loro mondo, disubbidire al grande capo. Di un consigliere che aveva votato contro le delibere del Consiglio in scadenza il presidente ha detto ufficialmente che “si opponeva per partito preso”. Insomma, puoi solo votare a favore e stare zitto, altrimenti non fai il bene del tennistavolo. E infatti, i “coraggiosi” se ne sono stati zitti. Altri, invece, si sono distinti nella raccolta delle deleghe, anche qualcuno che viene spacciato come persona dal carattere di ferro. E alla fine è arrivata puntuale la ricompensa. Complimenti!
Ovviamente, non tutto il tennistavolo italiano è di questa fatta. Che ci sia stato più del 30 per cento di veri coraggiosi ad aver votato per Vermiglio (e, implicitamente, per Cavalli), quindi per due persone di dirittura morale superiore, è un risultato sensazionale se si considera il clima di ricatti e di minacce in cui si vive. Certo, l’Alternativa avrà commesso qualche errore, ma stiamo davvero parlando del nulla, considerato che siamo in presenza di persone serie che hanno sfidato il potere in un confronto impari, nel quale hanno avuto comunque parte i soliti traditori, i soliti falsi e compagnia bella. E comunque, l’Alternativa ha dalla sua la maggioranza delle società, che però, a causa di una infame tabella voti, risultano minoranza.
E allora, per capire meglio per quali motivi il 70 per cento dei voti, non delle società, ha ribadito la fiducia a Sciannimanico, ricordo che:
1) Agli Europei l’Italia femminile retrocede in Seconda divisione.
2) Ai Mondiali l’Italia femminile retrocede in Seconda divisione.
3) Agli Europei nessun azzurro entra nel tabellone
4) Ai Mondiali e agli Europei l’Italia, sia con gli uomini che con le donne, ottiene i peggiori risultati dell’intera storia del tennistavolo in queste manifestazioni.
5) Tan Wenling si qualifica per l’Olimpiade di Londra e subito dopo rilascia dichiarazioni contro la Fitet e Sciannimanico. Poi annuncia che va via da Castel Goffredo e dall’Italia.
6) Il marito di Tan Wenling dichiara alla Gazzetta dello Sport che Sciannimanico fa trattative coi i giocatori come responsabile del Castel Goffredo.
7) Nikoleta Stefanova rifiuta di giocare per la Nazionale le qualificazioni olimpiche continentali. Infine, gioca quelle mondiali, ma solo per non perdere il posto nell’Aeronautica.
8) Mihai Bobocica, subito dopo aver vinto il titolo italiano nel singolo, dichiara alla Rai che in Italia non ha allenatori all’altezza e che è costretto ad andare all’estero per allenarsi bene.
10) Il segretario della Fitet, in una lettera ufficiale, dichiara che i tesseramenti degli stranieri, negli ultimi anni, erano irregolari in moltissimi casi, ma che la Federazione aveva comunque deciso di considerarli validi.
11) Campionati a squadre: tre anni fa, a metà stagione si ritira Roma, campione in carica; quest’anno, Siracusa, campione in carica, non si iscrive al campionato; in A-1 maschile si iscrivono solo 4 squadre; in A-1 femminile si iscrivono solo 6 squadre, non c’è nemmeno Castel Goffredo, squadra vincitrice di 13 scudetti.
Potrei continuare con tante altre prove del fallimento delle ultime gestioni Fitet, compreso il deferimento del vicepresidente Renato Di Napoli, di cui non si è saputo più nulla, o della casa della moglie di Sciannimanico data in affitto alla Fitet come alloggio per la Batorfi, ma mi pare che tutto questo sia già abbastanza per illuminare il disastro del tennistavolo italiano negli ultimi 8 anni, quelli della presidenza Sciannimanico. Ma, naturalmente, il bello deve ancora venire. E allora, cominciamo dalla Nazionale, perché le prime novità arrivano proprio qui.

NAZIONALE

Prima di analizzare la nomina di Patrizio Deniso a direttore tecnico di tutte le Nazionali, bisogna ricordare la notizia sconvolgente appresa dal sito Fitet e contenuta, come se niente fosse, nel comunicato di giubilo per la grande “svolta tecnica” che sarà garantita da Deniso: la notizia è che Joze Urh si è dimesso, anzi, si “era” dimesso da tecnico delle giovanili. Cioè: si era dimesso, ma la Fitet non lo aveva comunicato. Ha aspettato che ci fosse la nuova nomina, di Valentino Piacentini, per dire che Urh se n’era andato. Un sistema informativo da leggenda per il suo tempismo e la sua trasparenza.
Comunque, andiamo avanti con le cose più importanti. Quindi, Deniso, come annunciato da Sciannimanico, è stato nominato direttore tecnico. Adesso dovrà decidere chi saranno i suoi collaboratori. Ma cerchiamo di capire meglio la situazione: vuol dire che Deniso deciderà chi saranno i c.t. delle Nazionali maggiori? Se è così, è la prima volta che la Federazione delega a un d.t. una scelta che è anche politica, nel senso che c’è comunque un indirizzo politico nell’impostazione dell’organizzazione tecnica: per esempio, una Nazionale senza naturalizzati o con soli giovani, o con un sistema di qualificazione basato anche sui risultati (in altre nazioni, chi vince il titolo ai campionati nazionali entra di diritto nella Nazionale) e così via. Pare strano che la Fitet rinunci a certe scelte. Comunque, se sarà Deniso a decidere, vuol dire che deciderà anche se Nannoni deve restare c.t. della Nazionale maggiore maschile e la Ostejrsek di quella femminile? E che fine faranno, in questo caso, Nannoni e Ostejrsek? E Deniso potrà decidere che magari sarà lui stesso a dirigere la Nazionale maschile o prendere un altro, o richiamare magari Errigo per quella femminile? Tutto questo, in base al comunicato trionfale della Fitet non è chiaro.
Ma non è finita. Ora tutti esaltano Deniso, ma bisogna ricordare alcuni fatti per capire meglio che c’è qualcosa che non va. Deniso, come si ricorderà, fu esonerato dalla guida della Nazionale nel 2002, dopo che aveva protestato, con una lettera durissima contro la Federazione, per le scarse attenzioni verso la Nazionale, chiedendo maggiori stanziamenti per l’attività. Chi faceva parte del Consiglio che decise, col presidente Bosi in testa, che Deniso dovesse andare via? Tre nomi spiccano su tutti gli altri: Sciannimanico, Di Napoli e Scardigno. Che sorpresa! E chi ritroviamo adesso a magnificare Deniso e a dire che lui sarà la salvezza della Nazionale? Sciannimanico, Di Napoli e Scardigno! Scusate, ma qui c’è qualcosa che decisamente non va. Hanno cambiato idea? Possibile, ma almeno spieghino bene cosa è successo. Non si riesce a vedere un solo motivo per cui la loro idea dovrebbe essere cambiata. E Sciannimanico può spiegare cosa ne sarà di Nannoni? Lo ha scelto lui, dopo aver cacciato Costantini. Poi, sono venuti 7 anni di fallimenti delle Nazionali, maschile e femminile, e di continui arretramenti nelle gare europee e mondiali. Allora, sarà pure il caso che Sciannimanico dica se ritiene che Nannoni abbia operato bene o no. Lo ha scelto lui e ne è responsabile. Così come è responsabile della cacciata di Costantini ed Errigo. Invece, tutto tace. Perciò, con quale coerenza si richiama Deniso e non si dice cosa succederà di Nannoni? Nannoni era il “campione” che avrebbe fatto dimenticare Costantini, adesso Deniso è il “campione” che deve far dimenticare Nannoni?
Ma andiamo avanti. Deniso dovrebbe ricostruire la Nazionale. Ora, a prescindere dalle valutazioni che chiunque possa avere sulle sue capacità, dopo il disastro tecnico della doppia gestione federale di Sciannimanico, saremo fortunati se ritroveremo una Nazionale decente fra 10 anni. FRA DIECI ANNI. Lo scrivo in maiuscolo affinché si capisca bene. E quanto è divertente il consigliere federale Di Folco (a cui dedico comunque un capitolo subito dopo) quando dice, sul forum di Giorno, che questa Nazionale maschile ci darà soddisfazione!!! Sarà un miracolo (e io non credo che si verificherà) se l’Italia maschile riuscirà a risalire in Prima divisione ai Mondiali. Dopo anni di impoverimento tecnico, anni in cui molti giocatori potenzialmente forti hanno abbandonato, anni in cui sono stati privilegiati quelli che accettavano di passare in certe società e non quelli davvero forti, anni in cui le minacce e i ricatti hanno fatto venire la nausea a tanti giocatori, dirigenti e società, ora bisogna ripartire da sottozero, con giocatori disillusi come Bobocica e Stoyanov, con giovani promesse come Mutti che si sono già bloccati tecnicamente, con una organizzazione tecnica composta da moltissimi ignoranti e incompetenti.
In tutto questo, si pensa che Deniso possa riportare l’Italia in alto? Che illusione. E comunque, per concludere con Deniso, lui è davvero libero di scegliere chi vuole? Anche Costantini eventualmente? Per favore, non fateci ridere.
Chiuso il discorso su Deniso, un paio di parole su Piacentini. Sempre in riferimento all’esonero di Deniso, va ricordato che Piacentini fu autore di uno sciopero dei giocatori azzurri, che rifiutarono di giocare in Nazionale per due anni, come protesta per l’esonero di Deniso, tanto che, con Costantini c.t., l’Italia giocò gli Europei in casa, a Courmayeur nel 2003, con una squadra di giovani. Fu davvero un brutto episodio per l’Italia del tennistavolo. Che lui ora diventi tecnico della Nazionale è un altro paradosso. Inoltre, bisogna anche ricordare che lui è stato squalificato 2 anni per doping. Come opinione personale, ribadisco che per me quello non è doping da punire in ambito sportivo perché non ha come obbiettivo il miglioramento della prestazione, ma resta il fatto che comunque Piacentini ha avuto una condanna per doping. Tutti hanno il diritto di ricominciare, ma ci sono ruoli e ruoli, oltre al fatto che nel Coni e in altre federazioni ci sono regole che fanno riferimento all’etica e vietano determinati incarichi a chi ha avuto squalifiche di durata superiore a certi limiti. In base a queste regole, sarebbe opportuno sapere se chi ha avuto una squalifica per doping poi possa essere chiamato a guidare una squadra di ragazzi.

DRAGOROSSO AMENO

E torniamo alle elezioni, con una nota che è anche di carattere personale. C’è una società, il Dragorosso di Ameno, che aveva deciso di chiamarsi così, nel momento della sua istituzione, facendo riferimento al mio nickname. Ovviamente, c’era anche una affinità più profonda, come riconosciuto da uno dei fondatori, ZZTop, vale a dire la necessità di un tennistavolo fuori dagli schemi di questa federazione. Ero stato anche invitato a mandare un messaggio in occasione del lancio del sito della società, cosa che io ho fatto, riconoscendomi nello spirito di quei dirigenti e di quei giocatori. A Terni, il Dragorosso Ameno ha votato per Sciannimanico, con un incredibile ribaltamento di tutti quelli che erano stati annunciati come suoi principi ispiratori. Ognuno ha diritto di fare quello che crede, quindi la società Dragorosso può votare per chi vuole. Ma un paio di cose credo che vadano chiarite.
Se la società ha deciso di votare per Sciannimanico per paura che un suo ragazzo, Bonetti, non sarebbe stato più convocato in Nazionale in caso di voto per l’Alternativa, faccio sapere ai dirigenti che questa preoccupazione non ha motivo di essere: il loro ragazzo è già stato rovinato tecnicamente dai grandi “esperti”, arriverà al massimo a una discreta posizione da allievo e da junior, per poi scomparire da senior, perduto nell’immenso mare dei ragazzi il cui talento è stato bruciato da incompetenti e ignoranti. Inoltre, li compatisco, perché dover vivere costantemente sotto la mannaia del ricatto non è un bel vivere, la gioia che aveva caratterizzato l’inizio di questa avventura già non c’è più. Quello che però non posso perdonare loro è un’altra cosa. Hanno avuto nella loro palestra Massimo Costantini, che ha fatto qualche lezione, ha insegnato tanto ai ragazzi, ha creato entusiasmo, e loro gli hanno fatto credere che credevano in lui. Ma nel momento in cui hanno dovuto votare, sapendo che l’unica speranza di Costantini di tornare in Italia, anche per stare vicino alla famiglia, era che l’Alternativa vincesse le elezioni, loro hanno scelto Sciannimanico. Congratulazioni! Solo per questo motivo, se qualcuno di loro pensa anche lontanamente di poter ancora rivolgermi la parola, non ha capito uno stracazzo di niente! Nessuno di loro esiste più per me.
Infine, per una semplice questione di coerenza, credo che i dirigenti dovrebbero cambiare nome alla loro società: avevano deciso di chiamarsi Dragorosso in contrapposizione a questa gestione della Fitet, ora che hanno cambiato bandiera ripongano quella che è un simbolo di battaglia all’ingiustizia e che sputa fiamme. Certo, non posso obbligarli a cambiare, se vogliono tenersi questo nome se lo tengano, ma davvero a loro piace tenerselo, con tutto quello che significa? Una cosa, però, dovrebbero farla: cancellare il mio messaggio augurale dal loro sito. Non hanno più la mia stima, per un minimo di decenza dovrebbero toglierlo. Se poi non hanno nemmeno quella, beh, è un loro problema. Il Drago Rosso è tutt’altra cosa.

DI FOLCO

Arriviamo così ad altri protagonisti, uno in particolare, Bruno Di Folco, ex opposizione che è entrato nel Consiglio federale per “tentare di cambiare le cose dal di dentro”. Nobilissimo intento! Fatto sta che distinguere le sue parole da quelle degli altri consiglieri, che invece facevano già parte della maggioranza, è impresa ardua. Ecco cosa scrive il coraggioso Di Folco sul forum di Giorno a proposito della iniqua tabella voti che consente a chi sta al potere di rimanerci per sempre.
“Il sistema dei voti plurimi è ancora troppo incidente sull’esito della competizione elettorale. Sono ancora convinto che il peso “politico” debba essere diverso a seconda dell’attività svolta e che bisogna far contare di più le Società che “investono” nel nostro sport in struttura, allenatori, dirigenti, impegno e sudore, ma la forbice deve essere stretta ancora. In campo regionale certamente il nuovo Statuto ha avuto maggiori effetti che in campo nazionale. D’altro canto, vedo molto difficile, per come siamo strutturati, poterlo fare dal nostro interno e solo un preciso, quanto improbabile intervento del CONI, potrebbe migliorare questo sistema elettorale”.
Avete capito bene? A parte il fatto che, secondo la concezione del nostro “infiltrato nel Consiglio”, chi ha più soldi (e investe nel nostro sport) ha diritto ad avere più potere, un principio sportivo di nobilissimi ideali, Di Folco lancia un avvertimento fondamentale: la tabella voti la può cambiare solo il Coni perché le società della Fitet non hanno la forza per farlo, ma, badate bene, “per come sono strutturate”. E allora, andando sul concreto: voi avete la maggioranza, se volete cambiare la tabella voti potete farlo, ma il punto è che non volete. Come la mette Di Folco, sembra quasi che sia l’opposizione a non volerla cambiare. E allora si arriva al punto: se Sciannimanico non vuole, non si cambia. Di Folco lo ha capito questo? L’impressione è che lo abbia capito benissimo, ma che abbia anche capito che non si debba farlo capire. Capito l’inghippo? E se ne esce con la favoletta della difficoltà a cambiare la tabella voti, “per come siamo strutturati”. Magari Di Folco non sarà riuscito a “cambiare le cose dal di dentro”, ma è diventato un vero consigliere federale. Vogliamo fargli un applauso? Forza, tutti insieme. Avete già smesso? Ma per carità, ancora applausi, Di Folco li merita tutti.
Ma le altezze più sublimi Di Folco le raggiunge quando parla di Costantini. L’occasione scaturisce da un botta e risposta con Alberto Vermiglio, sempre sul forum di Giorno. A una delle argomentazioni di Vermiglio, su vari argomenti, Di Folco risponde così (testuale):
“Tu menzioni il lavoro del Tecnico della nazionale di allora, Massimo Costantini, tralasciando che a Massimo, l’incarico gli venne proposto dal Consiglio Federale che lo vedeva in carica (eletto nella quota dell’allora Alternativa!!!). A tempo lui preferì dimettersi da Consigliere federale (con la gioia, immagino dell’Alternativa che ce lo aveva portato) per assumere l’incarico di C.T. della nazionale”.
Purtroppo, anche Di Folco ripropone la vecchia e infamante litania su Costantini, con punti esclamativi che sono tutto un programma. Non per l’intrepido Di Folco, che non mi pare abbia mai avuto il coraggio di contestare a Costantini quello che ha scritto sul forum, ma per i normali lettori che conoscono Costantini per quello che veramente è, ricordo quanto segue:
1) Dopo l’esonero di Deniso, la Nazionale si era ritrovata allo sbando, senza nemmeno i giocatori più forti che, come ho ricordato prima quando ho parlato di Piacentini, decisero di non rispondere più alle convocazioni, e nessuno appariva in grado di mettersi alla guida di una barca che affondava. Costantini letteralmente salvò l’Italia da quella situazione, andò avanti con i giovani e ne lanciò altri.
2) Da c.t. della Nazionale, riuscì a mettere in atto tutta una serie di iniziative tecniche che facevano parte del suo programma come consigliere di opposizione (eletto peraltro col numero maggiore di voti, scelto quindi anche dagli elettori della maggioranza), garantendo così un successo delle idee dell’opposizione che, da semplice consigliere, molto probabilmente non sarebbe riuscito a realizzare.
3) Insieme a Giovanni Bisi, responsabile del settore tecnico, diede il via a una riorganizzazione che portò ad avere più contributi economici per gli atleti della Nazionale e per l’attività internazionale, con la partecipazione a un numero di tornei come non era mai successo nel passato, esattamente quello che chiedeva Deniso, con la differenza che Costantini riuscì a ottenerlo senza ribellioni. E alla fine riuscì anche a far tornare in Nazionale i giocatori più forti che l’avevano abbandonata.
4) Ai Mondiali a squadre del 2004, in Qatar, con una squadra composta da Yang Min più vecchio di 3 anni rispetto ai precedenti Mondiali del 2001 in Giappone e con Mondello e Piacentini che venivano da due anni di totale assenza dall’attività internazionale, riuscì a ripetere l’ottavo posto del 2001, allora con Deniso alla guida. Quando si parla di grandi imprese e si cita, giustamente, il bronzo ai Mondiali del 2000, seguito appunto dall’ottavo posto in quelli del 2001, si dimenticano i Mondiali del Qatar del 2004 e quella che è a sua volta un’impresa eccezionale realizzata da Costantini, con atleti logori o da due anni fuori dai tornei internazionali, con tutto ciò che significa, come qualunque vero esperto di tennistavolo comprende benissimo.
5) E infine, ai Giochi del Mediterraneo 2005, porta Yang Min alla conquista della medaglia d’oro nel singolo. Poi, per ringraziamento, viene cacciato.
Ma tutto questo è stato sempre dimenticato da chi in tutti questi anni si è divertito a gettare fango su Costantini. Poi, arriva Di Folco e riscopre tesi che sono semplicemente da buttare nella fogna. Ma chi gliele ha raccontate queste favole? Non mi resta altro che sollecitare altri applausi per Di Folco, per favore, non fermatevi più.

GUIDO ALIBERTI

Vorrei chiudere col ricordo di una persona buona e sfortunata, Guido Aliberti. Ed è un suo momento di felicità che mi piace testimoniare. Ai Mondiali del 1997, a Manchester, lui c’era come spettatore, si aggirava fra i tavoli “affamato” di tennistavolo e di campioni. Venne da me e, sapendo che andavo in Cina a vedere i campionati nazionali, mi fece una richiesta particolare: “Senti, voglio stupire Cai Zhenhua, fammi il nome di un giocatore cinese che diventerà forte, così vado da lui e gli dico che l’ho scoperto io”. Era una cosa totalmente folle e divertente, perciò gli suggerii di dire a Cai che aveva visto un nuovo campione del mondo, Wang Liqin. Quelli erano i primi Mondiali per Wang Liqin, aveva già fatto tornei internazionali con alcuni buoni risultati, ne aveva anche vinto uno di doppio, ma non era ancora conosciuto bene in Europa. Perciò, era il nome giusto per fare impressione su Cai, che pensava di averlo nascosto bene. Il nostro caro Conte andò da Cai, che allora parlava ancora discretamente l’italiano, e gli fece la sparata. Poi tornò da me e raccontò che Cai era rimasto stupito, che gli aveva chiesto come mai facesse a conoscerlo e lui gli aveva risposto: “Caro Cai, ho i miei informatori, niente può essere un segreto per me”. Avrei voluto riprendere l’espressione sul viso di Guido Aliberti: era la gioia pura e assoluta, come di un bambino, era riuscito a stupire il c.t. della Cina e a fare bella figura con lui. In quel momento, ebbi la percezione di una persona dall’animo buono e gentile, una persona che cercava affetto, che voleva essere amata, da tutti. E penso che tutti quelli che hanno conosciuto Guido Aliberti non abbiano potuto fare altro che volergli bene.

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