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22 Maggio 2016 da Ping Pong Italia · 6 Commenti 

di Massimo Costantini

La questione sta diventando quasi quotidiana: “torna in Italia!” “Il pingpong italiano ha bisogno di te!” Salvaci!” tanto per citare alcune delle esclamazioni che giungono da tanti luoghi anche diversi fra loro. Prima di tutto non sono il salvatore di nessuno, però questo continuo invito mi ha stimolato a rivedere alcune cose del passato, stavo ricontrollando così la mia storia con la FITeT. Si, è vero, ci sono stati oltre 23 anni di carriera come giocatore, qualche collaborazione come tecnico di base, l’elezione in Consiglio Federale, di seguito anche in quello del CONI per poi finire con il diventare Responsabile delle Nazionali e tecnico di quella assoluta maschile dal Luglio 2002 a Luglio 2005 poi una breve parentesi come tecnico di club. Ecco la mia storia italiana finisce qui, poi ho intrapreso altri sogni, belli e non meno importanti che mi hanno dato grandi soddisfazioni.
Come dicevo, con l’avvicinarsi delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Federale e del suo Presidente, tanti appassionati stanno enfatizzando il sentimento che io potessi rientrare in Italia. Non ho mai nascosto che il mio desiderio più grande sia quello di poter tornare a dare il mio contributo all’Italia pongistica; dopo il mancato rinnovo del contratto del 2005 qualunque allenatore che si fosse trovato nella stessa situazione, avrebbe avuto lo stesso sentimento, ossia di qualcosa di incompiuto, di troncato sul crescere.
Tornando quindi alla mia esperienza italiana, occorre ricordare che dal 2002 al 2005 c’è stata un’impressionante sequenza di risultati, qualcuno ha detto i migliori di sempre, il merito è stato di una buona squadra dirigenziale, tecnica e naturalmente il talento e la bravura degli atleti. Ma la cosa che ricordo, nonostante le tensioni di quel tempo, fu una splendida armonia tra le persone, i settori, la segreteria e il movimento che in quegli anni dava cenni di rinnovato entusiasmo. Quelle persone le ricorderete, erano Stefano Bosi, un Presidente che aveva promesso di non ricandidarsi nel 2004 e così fece, Giovanni Bisi responsabile dell’Area Tecnica che venne rimosso dal suo incarico dopo nemmeno 10 giorni dall’insediamento di  Sciannimanico cioè Dicembre 2004, e poi Maurizio Errigo e altri ancora. Data la mia limitata esperienza mi sento di dire che ho fiducia in queste persone, se esse dovessero determinare il futuro della FITeT, sono convinto che farebbero un lavoro ottimo. Ecco io credo che ci sia bisogno di questo, ritrovare serenità, armonia e restituire entusiasmo al movimento che, anno dopo anno, sta pagando il prezzo più elevato. Ci sono vecchie generazioni di giocatori e dirigenti che continuano a vedersi come nemici, l’uno costruisce l’altro distrugge e viceversa, ci sono vecchi rancori, veti incrociati, persistenti convinzioni che frenano lo sviluppo del pingpong, ci sono nuove generazioni che invece ne pagano le conseguenze, infine c’è un potenziale enorme di appassionati che non vede nessuna attrattiva verso il nostro sport.
Serve un cambiamento. Beh, lo dicono tutti, dai candidati ai dirigenti, dagli atleti ai tecnici, insomma è la frase più inflazionata del momento, ma c’è modo e modo. Come mi ha insegnato qualcuno, per cambiare occorre convincere le persone e per farlo bisogna essere convincenti e sicuri di ciò che si intende perseguire.

A questa tornata elettorale ci sono ben 5 candidati presidenti ognuno pare con oltre il 55% dei voti, tutti pronti a mostrare muscoli e successivamente le deleghe, eccoli: da una parte Francesco Sciannimanico, Presidente uscente e dall’altra Alberto Vermiglio, Bruno Di Folco, Marcello Cicchitti e Stefano Bosi. Li conosco tutti e mi sembrano tutti “papabili”.
Prima però di illustrare i vari candidati e i loro progetti, vorrei fare qualche considerazione di natura politica, che forse nessuno dei candidati ha espresso o se lo ha fatto non lo ha enfatizzato come io avrei auspicato. lo so, sono un tecnico e nemmeno dovrei dirle queste cose ma spero mi perdonerete, la mia è solo un’opinione, dopodiché torno ai tavoli ad insegnare il pinpong.
Ho letto le varie proposte dei candidati dell’opposizione, tra le righe e le intenzioni ci sono diverse, anzi molte cose che li accomuna, quindi credo ci siano buone possibilità che l’opposizione non arrivi in assemblea frazionata, ma forte, unita e con intenti condivisibili. Se l’opposizione arrivasse alle elezioni in modo disorganizzato, ciò sarebbe un grandissimo regalo a Sciannimanico e non credo che i 4 moschettieri siano in vena di regali da fare al Cardinale Richelieu.

Da osservatore esterno, cerco di vedere la FITeT temporalmente un po’ più in là, pensando non troppo all’immediato domani, ma diciamo un po’ più in là. Io trovo che l’opposizione debba farsi carico di un aspetto prioritario: quale sarà la FITeT che vogliano in futuro? Qui non si tratta di fare un programma 2016-2020 ma si tratta di gettare oggi le premesse per pensare al 2024, 2028, 2032. Lo so questi numeri mettono paura, a me per primo, ma nello sport non bisogna avere paura delle date cronologiche per un semplice motivo, perché possiamo contare sulle nuove generazioni, sono loro il nostro presente. E ancora, pensiamo per un attimo alla politica di 12, 24 o 36 anni anni fa e vi renderete conto che i numeri non dovrebbero far paura, ma se non prepariamo ora il percorso per quelle nuove generazioni tutti avremmo fallito all’idea di un’Italia pongistica ad alto livello, non solo dal punto di vista dei risultati ma dal punto di vista dello sport come azione sociale e come azienda che opera nel sociale. Ecco perché sono tifoso dell’opposizione, non mi voglia male Sciannimanico, ma credo che la sua politica, sebbene abbia avuto dei momenti indiscutibilmente positivi (atleti nelle forze armate), non ha prodotto quel terreno fertile di cui il nostro movimento aveva bisogno 12 anni fa e ha bisogno ora.

Dalla parte dell’opposizione ci sono figure importanti a partire dal Presidente del CR Emilia Romagna Alberto Vermiglio il quale detiene la paternità dell’opposizione, la chiamerei l’opposizione storica, lo zoccolo duro anti Sciannimanico, che nei passati 4 anni non ha demorso, anzi si è galvanizzato sempre più in virtù dello strappo di alcuni seguaci dell’attuale Presidente. Alberto ci aveva provato 4 anni fa ottenendo il 34% dei voti, e ci riprova anche nel 2016, forte dell’apparente indebolimento di Sciannimanico.
Il suo slogan mi piace molto, “#semplicementeSport”, lo trovo azzeccato. La priorità del suo programma sta nel fatto che il tutto è una priorità. Si passa direttamente alle varie aree, da quella Normativa a quella Tecnica, per passare alla Promozionale, Gestionale, Marketing etc.
Vermiglio non ha perso tempo e ha già indicato la squadra lasciando qualche spiraglio nel caso di adesioni importanti. Ho visto che c’è il nome di Giovanni Bisi e questo per me è già una buona garanzia.
Anche Alberto come chi seguirà vorrebbe cambiare la tabella voti ma otterrà tutti quei consensi che è convinto di avere? E se gli altri candidati gli “rubassero” voti, si sentirebbe sempre il più forte? Ma la domanda principale è un’altra: come convincerà gli altri che il suo programma è migliore?
In bocca al lupo.

Un’altra figura di spicco è quella di Bruno Di Folco, a lui si deve un atto forte nella storia della FITeT, le dimissioni dal Consiglio Federale avvenute nel Giugno del 2014. Persona impegnata nello sport, passione smisurata per il pingpong e per il suo club il TT Giovanni Castello dove ricopre la carica di Presidente. I suoi muscoli si gonfiano e si sgonfiano, certamente rappresenta una spina nel fianco per Sciannimanico. A Bruno si dà anche il merito di altre battaglie, non ultima quella di aver sollevato la vicenda del doppio tesseramento che vedeva coinvolti alcuni atleti, alcune società sportive civili e l’Aereonautica Militare. I suoi punti di forza sono la trasparenza degli Atti Federali (streaming delle sedute di Consiglio), la Promozione e la Competenza delle persone che ricopriranno ruoli strategici.
C’è chi dice che la sua influenza sia territorialmente ben definita nei confini, c’è invece chi dice che ha lavorato bene, che ha creato intelligentemente le varie premesse, piantato buoni semi e ora è pronto per il raccolto, tutto a discapito di qualcun altro. La domanda è: saprà scoraggiare gli altri 3 candidati tanto da farli retrocedere a ruoli di comprimari?
In bocca al lupo.

Poi c’è Marcello Cicchitti, a lui si deve il centro milanese di pingpong Alberto Bonacossa. Finalmente, ho sempre pensato, Milano si merita un centro come si deve, con un allenatore capace e dirigenti validi. La Lombardia è stata sempre una regione trainante, e Marcello crede fermamente di averne il timone e guidarla dove meglio lui pensi. Imprenditore, appassionato da sempre di pingpong, legato alla società Milano Sport Tennistavolo, attualmente è Consigliere in quota dirigente del CR Lombardia, in precedenza aveva ricoperto la carica anche di Vice Presidente.
Il suo programma mette al centro di tutto la Società, il Club come vero elemento vitale.
7 per lui sono le priorità:
1) Incremento dei tesserati (35000 nel giro di 4 anni)
2) Realizzazione di Centri Societari Regionali (35-40 nel giro di 4 anni)
3) La Scuola Tecnica Italiana
4) Attività Agonistica
5) Attività Regionale
6) Revisione Tabella Voti e Inserimento dell’Area Promozionale
7) Conflitto di Interessi.
Molti dicono che si tirerà indietro o comunque farà confluire i suoi voti (non si sa quanti) verso un altro candidato dell’opposizione, molti dicono che andrà a testa bassa fino in fondo, una cosa è sicura, un accordo con Sciannimanico è visto con molta improbabilità. Anche per lui c’è una domanda: come farà a convincere gli altri che le sue priorità sono più vincenti di quelle degli altri?
In bocca al lupo.

Infine Stefano Bosi, è indubbiamente il dirigente di maggior spicco, già Presidente Federale dal 1990 al 2004, Presidente Europeo e Vice Presidente Mondiale. Profondo conoscitore della macchina federale, annovera innumerevoli contatti internazionali in ogni parte del mondo. Svincolato da ogni logica societaria, credo abbia una missione da compiere a tempo determinato e cioè ricostruire un nuovo ordine a cominciare dalla revisione del sistema dei voti plurimi che lui stesso aveva creato e di cui se ne è fatto un uso scellerato, antidemocratico.
Bosi ha dalla parte sua un potenziale indefinito, non ha di suo i voti, quindi i suoi muscoli sono flosci, ma basta poco a dargli tono e diventare forte come Schwarzenegger, io non lo sottovaluterei.
La sensazione è che i voti che tutti gli altri candidati credono di avere potrebbero non essere veritieri poiché Bosi è decisamente trasversale a tutti. Il suo, per ora, progetto, è limpido e sincero, come altri del resto, uno dei punti di forza che si discosta dagli altri programmi è senza dubbio la base professionale del Presidente e delle persone che avranno la responsabilità operativa delle 3 aree: Tecnica, Agonistica Paraolimpica, in America direbbero il CEO (Chief Executive Operation) e i vari COO (Chief Operating Officer).
Vedrei Bosi come un investimento garantito, la garanzia non deriva solo dalla persona bensì da chi gli sta intorno, lo chiamerei “governo tecnico a tempo determinato”. Il progetto di Bosi messo a confronto con gli altri sembra dare l’idea che sia l’unica vera proposta in contrapposizione Sciannimanico.
Il personaggio è di spessore, pertanto non avulso a giudizi contrastanti, infatti gli si riconoscono alcune riserve: sarà davvero così? Non è che poi rimarrà per altri 12 anni! Ma c’è da fidarsi? Si, ma lui pensa solo a sé stesso.
Ripeto, io ho avuto a che fare con lui per un periodo di 3 anni e non mi sono potuto lamentare, mi ha dato autonomia e fiducia. Ora si tratta di vedere come metterà in campo le sue abilità e quale sarà la spinta carismatica per far capire agli altri candidati che è lui l’uomo ideale.
In bocca al lupo.

Quindi per concludere, come si è capito, tutti vogliono il cambiamento, il requisito minimo essenziale è una sostanziale revisione alla tabella voti, a tal fine, per ottenerne la modifica, non sarebbe sufficiente un 51% risicato. Tutti vogliono più promozione. Tutti vogliono che le cose funzionino meglio e che il tennistavolo abbia il dovuto riconoscimento che si merita, ecco perché auspico una larga convergenza su di un progetto che sia il trampolino di lancio per guardare il futuro del pingpong con più fiducia.
Viviamo un momento in cui il nostro movimento continua a soffrire e più si va avanti e più soffre. È arrivato il tempo di suturare le lacerazioni e avvicinare le distanze.

Ancora Niko Nazionale

17 Maggio 2016 da Ping Pong Italia · 2 Commenti 

Ennesima esposizione televisiva sulla vicenda Nikoleta Stefanova, dopo le Iene, le interrogazioni parlamentari, stavolta è il TG3 delle 19:00 del 16 Maggio 2016 ad occuparsene.

Da qui potete accedere al servizio televisivo.

Sport per tutti con pari dignità

15 Maggio 2016 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

Sport per tutti, quando parliamo di sport in generale lo associamo a 2 immagini: la prestazione e la salute fisica, fare sport fa davvero bene, anticamente i Latini dicevano “mens sana in corpore sano” mente sana per un corpo sano, molto vero. Poi abbiamo altri tipi di immagini come tempo libero e business, non per niente il settore sport è un importante elemento che influisce il PIL non solo in USA ma in tutto il mondo. Non sono qui a fare nessuna analisi sull’impatto dello sport nell’economia americana, so solo che lo sport muove incredibili risorse di denaro. Vorrei focalizzare l’attenzione sul mio sport, tennistavolo e fare alcune osservazioni che vorrei condividere con voi.

Ecco una serie di costanti aggettivi per indicate il pingpong, preferisco chiamarlo così:
sport per tutti, si può giocare a pingpong dall’età di 5 anni fino a nessun limite;
sorprendente, la gente gioisce nel vedere traiettorie funamboliche;
meraviglioso, la gente diventa pazza nel vedere scambi interminabili;
straordinario, la gente si rende conto di cosa sono capaci i giocatori con una racchetta e una piccola pallina;
molto divertente, per favore indicatemi qualcuno che non si sia divertito a colpire la pallina o a mancarla, tra l’altro, la cosa buffa è che anche se la palla andasse ovunque eccetto che sul tavolo, il pingpong è sempre divertente, capace di scatenare risate;
socializzante la gente ama socializzare attorno a tavolo da pingpong, (in tutta verità, qualche volta il tavolo da pingpong è usato per mangiarci, infogni caso sempre social è;
semplice, la gente ha il giusto senso, basta guardare la pallina e colpirla (beh possibilmente inviandola nel campo avversario);
Olimpico, dal 1988 è uno sport Olimpico;
non così costoso certamente si trova materiale per tutte le tasche;
nutrimento per il cervello, beh questo ormai è stato più che provato dagli studiosi della materia
pacificatore, non dimentichiamoci come fu importante la diplomazia del pingpong durante la Guerra Fredda o quando in altre occasioni le due Coree schierarono un’unica squadra a rappresentare un’unica nazione
estremamente popolare, chi non conosce il pingpong, più di 210 federazioni aderenti all federazione internazionale, qui negli States è stato calcolato qualcosa come 30 milioni di appassionati che almeno una volta alla settimana giocano a pingpong. Vivo nella Silicon Valley dove molte aziende Hi Tech hanno un tavolo nelle lobby o nelle palestre, solo Google, il gigante di Mountain View, giusto per citarne una, ha 50 tavoli;
sfida, duello, personalmente è la cosa che mi attrae maggiormente il pingpong è l’unico sport non di contatto che puoi guardare negli occhi il tuo avversario a poca distanza immaginando di dirgli: ” vincere il prossimo punto,stanne certo” quel momento è così intenso, davvero unico, e se in quel momento abbassi lo sguardo, è un segno di debolezza, nessuno lo fa.

Dopo ciò esposto, è spontaneo affermare che la ragione della sua popolarità deve essere da qualche parte, ma ciononostante il pingpong è considerato uno sport minore, in realtà un’attività da scantinato. Da Nord a Sud, da Est a Ovest, a parte poche nazioni, milioni di appassionati si domandano: “come mai?”

Nella mia carriera ho avuto svariate esperienza in giro per il mondo e ovunque abbia avuto la fortuna di lavorare, mi hanno sempre sottoposto 2 domande, a giudicare dai vari contesti, direi 2 domande universali: come diventare uno sport di pari dignità con gli altri? Possiamo vincere contro la Cina?

Inizio dalla seconda, mi sembra la più facile e allo stesso tempo collegata alla prima. La risposta è si, possiamo battere la Cina se solo adottiamo differenti sistemi e metodologie. Occorre cambiare il sistema, abbiamo bisogno di un miglior sistema professionistico, occorre pensare differente in termini di strategia su come implementare il nostro sport nella nostra società, Se il pingpong è considerato socialmente importante e utile sotto l’aspetto della salute fisica, allora la società civile deve prendersi delle responsabilità. Non trovo assurdo inserire il pingpong nelle scuole e insegnare il pingpong nelle scuole. Non trovo assurdo avere maggiori controlli medici sui nostri atleti, in alcuni paesi europei come l’Italia per poter competere a livello agonistico è obbligatorio il certificato di buona salute firmato da un medico dello sport. Non trovo assurdo pertanto avere delle borse di studio per le nostre eccellenze. La nostra presenza nelle scuole e nelle università è vitale per avere una crescita esponenziale del nostro sport.

Parlando di metodologie, da un lato all’altro del paese attualmente abbiamo decine, centinaia di centri di pingpong con tanti bravi allenatori, in questi centri stiamo provando a creare futuri campioni grazie a 2 fattori: investimento economico dei genitori e manager illuminati che lavorano per ingaggiare allenatori capaci dagli USA e da tutto il mondo. Avendo un cospicuo numero di centri dove giocare a pingpong, la nostra forza comune è di evitare che gli sforzi siano vani e non uniti. La tecnica nel pingpong è molto importante, per ottenere determinati risultati abbiamo bisogno di essere guidati da una luce comune, attualmente ognuno di noi è come una semplice candela che giorno dopo giorno inesorabilmente alla fine si spegne, ci occorre una torcia durevole che ci indicasse il sentiero di dove vogliate andare, con determinazione e senza nessuna esitazione.

Dunque se cambiamo il sistema e le metodologie allora automaticamente possiamo anche ottenere lo status di sport maggiore, la strada è in salita ma presto o tardi vedremo la vetta.

Infine, detto ciò, non trovo assurdo pensare il pingpong come altri sport, con pari dignità.

Stefanova, Olimpiade & more

9 Maggio 2016 da Ping Pong Italia · 12 Commenti 

del Drago Rosso
Il patatrac olimpico è solo l’ultima delle vergogne della Fitet targata Sciannimanico, ma è quella che ha finalmente convinto il Coni a mollare al suo destino l’uomo che venne da Castel Goffredo, e che ci tornerà a passare le sue giornate in qualche dopolavoro senza più i fasti dei viaggi intercontinentali, i grandi alberghi, le foto insieme ai personaggi più importanti dello sport e tutto il resto che gli consentiva una vita da Vip. Questo, però, non significa che il Coni lo abbia costretto a non presentarsi alle prossime elezioni per la presidenza della Fitet, come qualcuno dice. Non è vero per due ragioni: 1) il Coni può farglielo anche capire (e glielo ha fatto già capire), ma non ha assolutamente i mezzi per costringerlo; 2) Sciannimanico farà di tutto, fino all’ultimo minuto, per ripresentarci candidato, perché smettere di fare il presidente per lui è un disastro, l’abbandono della bella vita cui si era abituato dal 2004, quando fu eletto per la prima volta, e anche un po’ prima, quando era in Consiglio nazionale. Questo non vuol dire che riuscirà a essere eletto, perché è spacciato, senza speranza, ma lui fino alla fine lotterà come un disperato perché sa che da ex presidente lo aspetta, appunto, un dopolavoro da vecchietto pensionato.

Ma il problema vero, per il tennistavolo italiano, sono le macerie in cui si trova dopo anni di distruzione totale: tecnica e dirigenziale. Per il momento, vorrei soffermarmi sugli aspetti più clamorosi venuti fuori in queste ultime settimane, in particolare quelli tecnici, riservandomi per le settimane successive analisi più precise sulle elezioni. Vado quindi con ordine

PROCESSO PER ILLECITO

Il 28 aprile si è svolto il processo per il caso del doppio tesseramento, con società civili e Aeronautica, di quattro atleti: Bobocica, Rech, Mutti e Stefanova. Ricordo, per scrupolo, che la Procura federale Fitet aveva respinto il ricorso che aveva sollevato il problema, ma la Procura generale del Coni l’aveva costretta a riaprire il caso e quindi a instaurare il processo. Era stato questo il primo e più importante segnale che il Coni aveva mollato Sciannimanico. Sempre a questo proposito, ribadisco che tutte le informazioni da me date in anteprima sul deferimento sono esatte, visto che la mia fonte è direttamente all’interno del Coni e che quello che ho scritto è in pratica la trascrizione dei documenti ufficiali dello stesso Coni. Poi, ognuno ha il diritto di avere dubbi, ma la realtà è che le informazioni da me fornite sono esatte. Sempre per scrupolo, ricordo che l’accusa contenuta nel deferimento non deve essere necessariamente la stessa citata nel ricorso, perché la Procura, dopo aver svolto le indagini, può stabilire che l’illecito in questione sia di altro tipo rispetto a quello che il denunciante aveva ipotizzato, ci sono sempre particolari che possono differire, anche se la sostanza del discorso rimane la stessa e cioè che è stato commesso un illecito riguardante il tesseramento e non solo. Torniamo alla cronaca. Il 28 aprile la Procura della Fitet ha chiesto l’assoluzione per i quattro atleti (e questa è una buona notizia), la semplice deplorazione per le società civili e, qui c’è la richiesta più pesante, l’annullamento di tutte le vittorie e dei conseguenti benefici che ne sono derivati per l’Aeronautica. Attenzione: agli atleti restano, individualmente, i titoli vinti, alla società Aeronautica viene tolto tutto, secondo la richiesta della Procura. La sentenza, nel momento in cui scrivo, non è ancora stata emessa, ma il significato delle richieste dell’accusa è chiaro: chi ne esce con le ossa rotte, in caso di accoglimento, è l’Aeronautica, che oltre a perdere i titoli si vede annullati anche tutti i voti che ha guadagnato con quelle vittorie. Quindi, considerato che sono sempre stati voti per Sciannimanico nelle assemblee federali, questa è un’altra brutta botta per il presidente uscente (definitivamente), oltre alla brutta figura per l’Aeronautica, che a mio parere non è artefice dell’illecito, anche se deve prendersene la responsabilità. In questi casi, le informazioni per evitare pasticci dovrebbero arrivare dalla Fitet. Ma, come al solito, ci sono troppi equivoci. Fra le società civili interessate, c’è Castel Goffredo, con cui era tesserata Stefanova. Quando Stefanova è andata via da Castel Goffredo per tesserarsi con Norbello, la sua posizione di doppio tesseramento è stata sanata, con apposita procedura, tant’è che la società Norbello non è stata deferita. E allora, ci voleva tanto a seguire le corrette procedure anche prima? Ancora una volta, spunta il nome di Castel Goffredo, la società in cui Sciannimanico era coinvolto pienamente prima di diventare presidente. Certo, poi ne è ufficialmente uscito, ma gli equivoci sono rimasti, con le testimonianze di atleti, tesserati con Castel Goffredo, a cominciare da Tan Wenling, che hanno ufficialmente dichiarato di discutere proprio con lui gli ingaggi. Quindi, ci voleva tanto, da parte di Castel Goffredo, a evitare la situazione di incompatibilità, come ha fatto Norbello? Alla fine di tutto questo, posso solo immaginare cosa penserà adesso l’Aeronautica della Fitet e di Sciannimanico, che avrebbero potuto avvertirla ed evitare tutto questo. Insomma, altra bella pubblicità per il tennistavolo e proprio con chi garantisce soldi e stipendi agli atleti.

CASO STEFANOVA

Ma lo sputtanamento più grande è quello che è venuto fuori dalla rinuncia a Niko Stefanova per l’Olimpiade di Rio, con la sequela di articoli sulla Gazzetta, servizi televisivi delle Iene e interrogazioni parlamentari, con il Coni a dover tentare una improbabile difesa d’ufficio. Il presidente Malagò non ha potuto far altro che dire che il Coni non può entrare nelle decisioni tecniche. Ma il punto fondamentale è proprio questo: non è una decisione prettamente “tecnica”, è una decisione “pretecnica”. Infatti, il c.t. Deniso non dice (e non può dirlo) che secondo lui ci sono tre giocatrici migliori della Stefanova (anche perché ci sono i risultati sul campo a smentirlo clamorosamente), perciò si rifugia nella presunta rinuncia di Stefanova alla Nazionale. Ovviamente non è vera, perché proprio Niko ha dimostrato, facendo vedere le e-mail mandate alla Fitet e a Deniso, che lei aveva semplicemente chiesto informazioni sui programmi da seguire, considerando la sua situazione di atleta 32enne e madre di due figli. Questa richiesta è stata considerata da Deniso una rinuncia alla Nazionale, visto che per lui si può stare in Nazionale solo se ci si allena 8 ore al giorno. Ma allora: è possibile sapere se le tre azzurre convocate per le qualificazioni olimpiche svolgono allenamenti per 8 ore al giorno? O questo tipo di lavoro è stato chiesto solo alla Stefanova? E poi, per Deniso i carichi di lavoro devono essere gli stessi sia per una ragazza di 18-20 anni, sia per una di 32? Se andiamo a verificare il tipo di lavoro che si svolge nelle Nazioni che dominano il tennistavolo mondiale scopriamo che nessuno segue questo tipo di prescrizione “talebana”: fino a una certa età i carichi sono uguali per tutti, a cominciare dalla Cina, poi ci sono adattamenti a seconda dell’età, delle condizioni fisiche, della muscolatura e quant’altro. Se qualcuno dubita del fatto che i tecnici cinesi applichino queste variazioni, ricordando i duri metodi di lavoro lì applicati, faccio notare che ci sono stati alcuni cambiamenti di rilievo. Fino alla fine degli anni 90, in Cina si poteva restare in Nazionale fino ai 25 anni al massimo, quindi i sistemi e i carichi di lavoro erano uguali per tutti. Poco alla volta, le cose cambiarono, tant’è che si cominciò ad avere in Nazionale anche atleti di 30 anni e oltre, come Kong Linghui, Wang Liqin, Ma Lin, Wang Hao e così via. Si cominciò, di conseguenza, a variare i sistemi di lavoro, perché il fisico di un atleta a 30 anni non può essere equiparato a quello di un ventenne. E se lo fanno i cinesi (e tutto il resto del mondo comunque) perché mai solo in Italia si dovrebbe fare il contrario. Fra l’altro, non mi sembra che la stessa imposizione sia stata fatta alla Stefanova quando giocava nel Castel Goffredo, altra strana coincidenza che riguarda la società della città di Sciannimanico. Magari mi si può obbiettare che allora non era Deniso il c.t., ma anche prima che arrivasse lui, con altri c.t., la Stefanova era stata messa da parte, guarda caso dopo che era andata via da Castel Goffredo. Quindi, la coincidenza, con qualunque c.t., è la stessa: fino a quando giocava nel Castel Goffredo, Stefanova poteva anche non allenarsi ma era titolare fissa in Nazionale, dopo aver lasciato Castel Goffredo sono spuntati tutti i vincoli che le impediscono di giocare in Nazionale. Ma che strano!!!
Il bello è che la Fitet non si fa bastare nemmeno queste scuse, né le imposizioni di Deniso, ma vuole affondare i colpi. Pare che ci sia una registrazione della telefonata fra Le Iene e Sciannimanico a proposito di Niko e del fatto che il suo rendimento sul campo, anche senza 8 ore di allenamento al giorno, sia di primo ordine. E pare che Sciannimanico abbia ribattuto alle Iene che Niko ha vinto sì 10 partite in campionato, ma non è poi così brava perché “ne ha persa una”! E qui i punti esclamativi dovrebbero essere un centinaio, ve li risparmio. Quindi, il presidente controbatte con una argomentazione decisiva: Niko ha perso una partita in campionato. Direbbero in Terronia, la mia terra: cap d stu cazz! Davvero scarsa questa Stefanova, ha perso una partita! E poi ha vinto anche il titolo italiano individuale, ma “ha perso una partita in campionato”. Questi sì che sono argomenti forti per escluderla dalla Nazionale.

RIO SENZA AZZURRI

Il risultato finale è che all’Olimpiade di Rio non ci saranno azzurri. E’ la seconda volta che accade da quando il tennistavolo è entrato nel programma olimpico, nel 1988 a Seul. L’altra volta senza azzurri fu nel 2000, a Sydney. E anche allora il c.t. era Deniso. A scanso di equivoci, preciso che non sto riprendendo la notizia dal forum di Giorno, in cui si è parlato di questa singolare coincidenza. Sono stato io il primo a notarlo, poi mi sono travestito da uccellino e l’ho suggerita a qualche mio ex collega giornalista, che infatti l’ha pubblicata, e poi a qualche amico, che si è affrettato a verificarla e poi a renderla nota sul forum. Certo, non è semplice che un Drago si travesta da uccellino, ma ci sono riuscito. Ad ogni modo, la realtà è che l’Italia per due volte non ha avuto giocatori all’Olimpiade ed entrambe le volte il c.t. è Deniso. Sfortunato? Può anche essere, ma almeno nel caso della Stefanova non si può parlare di sfortuna, bensì di precisa volontà. Se poi andiamo a esaminare cosa successe nel 2000, scopriamo che in quell’anno l’Italia maschile aveva vinto il bronzo ai Mondiali a squadre in Malesia. Yang Min non potè andare a Sydney perché non aveva ancora il passaporto italiano (lo ottenne nel 2001), ma in squadra c’erano Mondello e Piacentini, potenzialmente in grado di conquistare il pass olimpico. Tanto per capirci, Mondello nella semifinale dei Mondiali a squadre, contro la Svezia, batté Persson, allora n.9 del mondo, che in finale poi vinse con Kong Linghui, che quell’anno avrebbe poi vinto l’oro olimpico individuale a Sydney, quindi nel pieno della forma. Ebbene, con un Mondello in quelle condizioni, almeno un posto all’Olimpiade si sarebbe dovuto conquistare. Invece, niente. E qui le coincidenze cominciano a non essere più tali, ma diventano un filo logico ben preciso. Vale la pena ricordare che 4 anni dopo, ad Atene, con Massimo Costantini responsabile delle Nazionali e c.t. della maschile, e con Maurizio Errigo c.t. della femminile, si stabilì il record di partecipanti all’Olimpiade, 5: Yang Min, Mondello, Tan Wenling, Stefanova, Negrisoli. Poi, guarda un po’, l’anno dopo, alla scadenza del loro contratto, il nuovo presidente Fitet, Sciannimanico, li fece fuori entrambi, sostenendo che non li aveva esonerati, ma che semplicemente non aveva rinnovato il contratto. Una profonda differenza!!!

L’OMBRA DI COSTANTINI

Il risultato, alla fine, è che Sciannimanico si è tagliato le palle da solo. A parte i grandi casini che hanno sputtanato la Fitet, è proprio la mancanza di qualificati nel tennistavolo che ha sancito il colpo di grazia per Sciannimanico da parte del Coni. Ripeto: il Coni non può imporgli di non presentarsi candidato, ma i muri che in passato lo stesso Coni aveva inalzato in sua difesa ora sono stati tolti, tant’è che è stato proprio il Coni a imporre alla Procura federale Fitet la riapertura del caso del doppio tesseramento. E adesso, se verranno rispettate le procedure, non ci sarà spazio per Sciannimanico nella delegazione dell’Italia a Rio de Janeiro, perché all’Olimpiade vanno solo i presidenti delle federazioni che hanno atleti qualificati. Sarebbe bastato che avesse permesso la convocazione di Stefanova, con la molto probabile qualificazione per Rio, per conservare il posto sull’aereo per il Brasile. Bella figura adesso con il Coni e con gli altri presidenti federali. Del resto, se non gli garbavano Costantini ed Errigo, alla fine giustizia è fatta. E, tanto per essere precisi, non dimentichiamo che anche a Pechino e Londra il rischio di mancata qualificazione c’è stato eccome, evitata solo grazie a ripescaggi indecenti consentiti dall’Ittf che, con un cavillo regolamentare, allargò a dismisura il numero di qualificati. Insomma, la gestione olimpica di Sciannimanico è fallimentare e si conclude nel modo più ignominioso. Brutta fine per un’esperienza che si aprì con Costantini giocatore, a Seul 1988, per la quale c’è bisogno di un’ultima precisazione, vista la labile memoria di chi fa il saputello su qualche forum. E’ stato ricordato che Costantini fu ripescato, perché non aveva superato le qualificazioni. A quei tempi, le procedure erano diverse, per cui a Costantini fu assegnata una specie di wild card. Si è detto che fu merito dell’allora presidente federale Penna. Beh, qui bisogna essere precisi. Bisogna ricordare, perciò, che ci fu una grande polemica nelle qualificazioni perché, per la prima volta, c’erano cinesi naturalizzati in alcune squadre, a cominciare da Ding Yi nell’Austria, che sbarrarono il passo agli europei. Ne venne fuori un dibattito all’interno dell’Ittf, sulla spinta delle proteste di diverse nazioni, fra cui effettivamente l’Italia del presidente Penna. Alla fine, l’Ittf assegnò una wild card all’Italia, che permise a Costantini di andare a Seul. Il presidente Penna si prese il merito di aver consentito a Costantini di partecipare all’Olimpiade. Si scoprì però, grazie alla corrispondenza fra la Fitet e l’Ittf scoperta e resa pubblica dal TT Senigallia, che la Fitet aveva proposto Nannoni, e non Costantini, per la wild card. L’Ittf però aveva risposto che la wild card spettava a Costantini, sia perché era stato lui il danneggiato dalla particolare situazione internazionale con i primi naturalizzati cinesi, sia perché, carta canta, era lui l’azzurro con la migliore classifica internazionale. Ripeto: il TT Senigallia rese pubblica la corrispondenza fra Fitet e Ittf in cui il nome proposto era quello di Nannoni. Come si vede, Costantini stava sul cazzo anche allora ai massimi dirigenti. Brutta cosa l’invidia, brutta cosa la cattiveria. Niente è cambiato. In più, adesso, ci sono tutti gli “ex Castel Goffredo” a fare le vittime sacrificali. Col risultato che la vera grande vittima è tutto il tennistavolo italiano.

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