Mano-occhio-orecchio (HEH)

23 Aprile 2016 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

Ecco la traduzione del pezzo che avevo pubblicato solo in inglese su LinkedIn

Per le sue uniche peculiarità, il pingpong recentemente ha attratto l’attenzione dell’opinione pubblica. Non è un caso isolato, in realtà con l’avvicinarsi delle Olimpiadi il pingpong suscita fascino, tutti sappiamo che è uno sport molto popolare nell’intero globo e i media mostrano interesse per rinnovarne il fenomeno.

Semplice e complicato, lento e veloce, facile e difficile, aerobico e anaerobico, estremamente tecnico e niente di ciò, tutto in una volta e non è infrequente che ciò accada durante un singolo punto giocato. È considerato uno sport dove la velocità e la strategia sono amalgamate insieme per formare una sorta di superman capace di correre velocissimamente i 100m e pianificare una sottile strategia allo stesso tempo.
Ha essenzialmente le cose migliori che si possano trovare in uno sport al fine di sentirsi meglio: gareggiare (vincere o perdere è irrilevante dal mio punto di vista poiché ogni partita ti insegna sempre qualcosa), fare esercizio (mantenere il corpo giovane e in forma), nutrire il cervello (mantenere la materia grigia flessibile, adattabile e reattiva). Non sono uno scienziato, la mia esperienza è del tutto empirica, maturata sul campo, e sulle indicazioni dei soggetti che mano a mano vengono da me per esplorare il pingpong in tutte le sue sfaccettature. Sono fortunato a lavorare in un ambiente dove i miei allievi sono tanto principianti quanto olimpionici. È come insegnare all’asilo, alla scuola elementare, alla media, alle superiori, all’università, ai laureati e anche più. Credetemi è un’esperienza incomparabile.
Tornando alla prima frase! Il pingpong sta attirando più di una curiosità.
Ho trovato molto interessante il lavoro e la ricerca effettuata da una professoressa della New York University, tale Wendy Suzuki e anche quelle di altri scienziati che hanno indicato come diverse aree del cervello siano insieme coinvolte e stimolate nella disciplina del pingpong. Altre ricerche hanno identificato nel pingpong una buona terapia per ridurre gli effetti della malattia di Alzheimer. Questi lavori confermano le mie convinzioni. Ma vorrei aggiungere qualcosa in più, qualcosa che molti scienziati omettono o magari considerano irrilevante, nuovamente dico che sono solo un allenatore e valuto la mia sensazione sull’osservazione dei giocatori.

La mia opinione è che, in modo incorretto, il pingpong sia inteso come sport principalmente di coordinamento di vista-tatto (in inglese Hand-Eye) indicando ciò come abilità primaria, ad esempio l’abilità nel combinare quello che si osserva in quello che si potrebbe fare. Ciò non è completamente vero.
Pingpong, iniziamo proprio dal nome, dal suono prodotto dalla palla, racchette e tavolo, questo specifico suono è fondamentale nell’attivazione dell’abilità di coordinamento vista-tatto. Dunque uno dei cinque sensi, l’udito, è decisamente coinvolto in questo processo, senza percepire il ritmo della palla, semplicemente non si sarebbe in grado di giocare, provate, indossate degli auricolari, ascoltate della musica mentre giocate a pingpong. È un semplice esperimento che vi dà l’idea di come l’intervallo di tempo intercorso tra due suoni sia, quello che chiamo, pre-abilità.
Quindi, d’ora in poi, mi piacerebbe classificare il pingpong come un attività di coordinamento vista-tatto-udito.
Se gurdate una partita tra due giocatori, noterete che ad ogni livello, l’errore più comune nel pingpong sia una sbagliata valutazione della palla con la conseguenza di agire in modo incorretto mentre si colpisce la palla. Non ci sono rimedi a ciò, è nella natura di qualunque sport, alla fine uno dei due contendenti dovrà sbagliare. Però qualcosa si può tentare di fare per formare giocatori migliori o almeno insegnare loro il modo corretto.
Di base, quando insegniamo siamo soliti consigliare ai nostri studenti: “guarda la palla” oppure “rimani concentrato sulla palla” che dal mio punto di vista suona in modo astratto. Tuttavia questo consiglio davvero di uso planetario non è completamente vero. L’occhio non è abbastanza veloce a determinare la velocità, la traiettoria, e, ahimè, la rotazione (vera piaga del pingpong) della palla.
Durante il processo evolutivo, ci dimentichiamo del ritmo, in effetti lo diamo per scontato, qualcosa che non serve insegnare, al contrario, serve, altroché se serve. Un semplice esempio? Di solito diciamo ai nostri allievi: “ prepara il colpo non appena vedi la palla partire dalla racchetta dell’avversario però non li invitiamo mai a preparare il colpo nel momento in cui si sente il suono della palla sulla racchetta. Provate a casa e poi fatemi sapere.
Infine la domanda è: siamo sicuri che i nostri bambini o adulti hanno il giusto controllo della coordinazione? Allora invito gli allenatori, genitori, scienziati a considerare i 3 sensi tutti insieme, nessuno escluso. Succede che chiedi al ragazzo di guardare la palla, il risultato è: sguardo nel vuoto. Succede di chiedere di impugnare la racchetta gentilmente, il risultato è: stringere la racchetta come un bastone, una clava. Succede che chiediamo di ascoltare il suono del pingpong, il risultato è: cosa? come? A malapena sentono la tua voce.
Dopo aver descritto quanto sopra, possiamo indicare che giocare a pingpong dà alle attività del cervello risultati ricchi di interesse. L’obiettivo finale del pingpong è di avere 3 dei 5 sensi coinvolti allo stesso tempo, non male per una completa esperienza ed è ciò che dobbiamo ottenere.
Bene, da oggi ascoltate, guardate e giocate a pingpong in modo differente.
Divertitevi e buona fortuna.

Il Programma dell’Alternativa Sostenibile 2013-2016

8 Settembre 2012 da Ping Pong Italia · 37 Commenti 

Finalmente ci siamo, ecco a voi il Programma dell’Alternativa Sostenibile di cui tanto si è parlato. Forse ve lo potevate aspettare ma ora c’è l’ufficialità, Massimo Costantini farà parte del progetto come Responsabile Tecnico n.1. Ovviamente questa proposta mi ha fatto e mi fa piacere, ho contribuito a dare una consulenza tecnica e la possibilità di realizzare il progetto tecnico mi stimola, mi appassiona e mi rende motivato, il tutto con un’unica finalità: portare il Tennistavolo ad un ruolo di prim’ordine sia in Italia sia all’estero.
La squadra che avrà il compito di realizzare il Programma è pronta e verrà resa nota il 14 di Settembre in occasione di un incontro/dibattito previsto per le ore 16 presso la SEDE POLIVALENTE - LEGALE CRAL G.T.T. Gruppo Torinese Trasporti Via Avondo, 26 (ex 20) - 10154 Torino

PROGRAMMA DELL’ALTERNATIVA SOSTENIBILE QUADRIENNIO OLIMPICO 2013-2016

ASSEMBLEA ELETTIVA F.I.Te.T – TERNI 27.10.2012

Cari Amici del Tennistavolo, questo Programma Elettorale, predisposto dal Gruppo denominatosi “Alternativa Sostenibile”, traccia le linee fondamentali di un progetto di svolta della nostra disciplina che ci deve far trovare coscienza dell’attuale situazione del nostro movimento, che necessità di una virata verso altri ideali ed obiettivi da raggiungere. Un Nuovo Tennistavolo che ottenga finalmente una sua dimensione e riconoscimento “Italiano”, abbandonando la strada del risultato a breve e dell’interesse di ognuno solo alle proprie cose per prendere una “Nuova Via”, sulla quale condividere e coinvolgere nuove idee che ottengano e sviluppino le aspettative naturali di una disciplina così adatta a tutte le fasce di età e sociali. Promuovere il “PingPong” e tramutarlo in “Tennistavolo” avviando il cammino verso la costruzione di una cultura e di una tradizione sportiva recuperando il passo di altre nazioni.

EQUITA’ E DEMOCRAZIA NELLA POLITICA E FEDERALE

Al primo punto del Programma dell’Alternativa Sostenibile c’è, nel primo anno di mandato e comunque entro le direttive guida istituzionali, la Riforma della Tabella Voti e del Sistema Elettivo che non può più restare fuori dei tempi e della realtà del nostro movimento. Seguendo i principi informatori del C.O.N.I. dobbiamo cercare di trovare un giusto equilibrio che riconosca meriti alle società che operano con risultati Nazionali e Regionali e che distribuisca equamente le forze nella geografia in tutto il territorio. Il Tennistavolo Italiano deve trovare in ogni parte del Paese le risorse ed i talenti che devono garantire il futuro della nostra disciplina. Attraverso una commissione di studio e modifica del sistema di voto bisognerà verificare e testarne il funzionamento.

Bisognerà creare vere rappresentanze per Tecnici ed Atleti con Commissioni Nazionali previste dalle direttive del C.O.N.I. e che altre Federazioni Sportive hanno saputo sfruttare. Commissioni che propongano adeguate attività nell’interesse delle diverse esigenze delle varie categorie che le compongono.

Servirà un sistema di voto che spinga a confrontarsi e ad una alternanza creando una nuova coscienza che si identifichi col nuovo stile che si intende dare al Tennistavolo Italiano. Non possono più esistere rapporti e proporzioni di accumulo voti elettivi come ora, che non si riscontrano in altre Federazioni Sportive. Poche società che rappresentino una minoranza numerica non possono controllare né gestire i diversi interessi e bisogni dell’intero movimento. Regole che curano solo la vita sportiva di chi gestisce grandi pacchetti voto, di fatto annullano le figure di rappresentanza dei vari settori, le rendono impotenti e cancellano l’interesse a partecipare alla vita sociale e politica federale. Semplicemente una proporzione più ragionevole non distruggerà gli stimoli di chi gioca per stare al vertice né demoralizzerà chi gioca per creare la base ed il serbatoio per mantenere il movimento intero.page1image22752

PROGRAMMA TECNICO DELL’ALTERNATIVA

Occorre prendere le mosse dalla constatazione, purtroppo amara, tuttavia incontrovertibile, che il livello tecnico in Italia è del tutto insoddisfacente soprattutto se confrontato con la realtà di altri Paesi. Se ne trae conferma dai risultati scadenti ottenuti negli ultimi anni delle nostre squadre nazionali.

E’ necessario un cambiamento di rotta e questo potrà avvenire soltanto attraverso l’affermazione di una nuova cultura sportiva che fondi un rinnovamento nell’organizzazione del settore tecnico, rivolta all’intero territorio nazionale, con la creazione di un “Sistema Italia”, che potremmo definire Scuola Italiana di Tennistavolo (S.I.T.T.), che sia in grado di coinvolgere tutte le componenti della nostra federazione, dirigenti, tecnici e atleti, attribuendo un ruolo centrale ai tecnici e alle società.

Il programma del Settore Tecnico per il quadriennio 2013-2016 avrà quindi le seguenti finalità:

  1. Creare la prima Scuola Italiana di Tennistavolo
  2. Creare una struttura e un parco tecnici su tutto il territorio nazionale
  3. Aumentare il numero dei tecnici e degli atleti su tutto il territorio nazionale
  4. Favorire la crescita delle competenze dei tecnici, della qualità di gioco e del livello degli atleti su tutto il territorio nazionale
  5. Ottenere migliori risultati a livello internazionale

La Scuola Italiana di Tennistavolo sorgerà dal lavoro di un collettivo, che potremmo definire “Consulta dei Tecnici”, in cui verranno coinvolti i migliori tecnici nazionali, sia quelli facenti parte della struttura federale, sia quelli che operano nelle società, aperto anche al contributo degli atleti che vorranno portare la loro esperienza e confrontarla con quella dei tecnici. Verranno così riunite e approfondite le conoscenze sulla tecnica, sulla gestualità, sulle tattiche di gioco, sulle componenti fisiche e psicologiche e sui metodi di allenamento. Saranno coinvolti anche tecnici e atleti che hanno rappresentato in passato e di recente il meglio del nostro tennistavolo, onde dare continuità e non disperdere le memorie storiche e il frutto delle loro esperienze. La Consulta dei Tecnici si riunirà almeno due volte all’anno, avrà finalità propositive e dovrà creare uno stile (anche di comportamento) italiano. La S.I.T.T. si dovrà affermare e verrà aggiornata permanentemente attingendo anche da informazioni provenienti dai Paesi più evoluti in ambito pongistico, mettendo a disposizione di tutti gli appassionati nel sito federale, anche in formato mutimediale, una banca dati contenente filmati di gioco, rapporti di seminari tenuti all’estero, articoli di contenuto tecnico anche con traduzione in lingua italiana. In questo lavoro di divulgazione del “sapere pongistico” verranno coinvolti anche gli atleti delle squadre nazionali che si renderanno disponibili a trasmettere le loro esperienze e le conoscenze da loro acquisite, anche mediante l’organizzazione degli stage di allenamento presso strutture societarie sparse sul territorio, purchè dotate di impianti idonei. Per quanto riguarda le squadre nazionali si terrà conto dei risultati ottenuti a livello nazionale: il merito sarà la colonna portante del sistema delle convocazioni.

Per poter raggiungere le suesposte finalità il Settore Tecnico avrà il compito di

  • Realizzare linee guida per stage tecnici e didattica sportiva
  • Organizzare una struttura periferica di tecnici
  • Organizzare impianti periferici
  • Avviare i rapporti tra i tecnici nazionali periferici, i C.R. e tutte le società; ogni società deve sentire di essere parte importante della riuscita tecnica del Programma.

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Struttura e Compiti
Capo Allenatore (Responsabile Tecnico Nazionale - RTN):
E’ la figura principale che dirigerà tutta la struttura con il compito di:

  • Dettare le linee guida della S.I.T.T., occupandosi dello studio e dell’evoluzione del tennistavolo a livello internazionale e delle metodiche della Scuola Italiana di Tennistavolo
  • Pianificare i programmi delle attività di tutte le squadre nazionali e adattarli al budget
  • Proporre su indicazione degli Allenatori delle rispettive squadre nazionali le convocazioni degli atleti secondo criteri di trasparenza e meritocrazia
  • Pianificare e coordinare il programma periferico e riunire almeno 2 volte l’anno gli allenatori Allenatore Nazionale Maschile (Tecnico Internazionale di Alta Specializzazione – TIAS)

Gestisce di concerto con il Capo Allenatore l’alto livello e l’attività Internazionale del gruppo d’eccellenza maschile, programma e sviluppa tutta l’attività di tale gruppo.

Allenatore Nazionale Femminile: (Tecnico Internazionale di Alta Specializzazione – TIAS)

Gestisce di concerto con il Capo Allenatore l’alto livello e l’attività Internazionale del gruppo d’eccellenza femminile, programma e sviluppa tutta l’attività di tale gruppo.

Lo staff tecnico delle Nazionali sarà composto dal Responsabile Tecnico Nazionale, dai Rispettivi Tecnici Internazionali di Alta Specializzazione, dal Preparatore Fisico, dallo Psicologo dello Sport, dal Medico Sportivo, dal Fisioterapista, dal Foto/Video Analista e dal Match Analyst, esperto nella lettura tecnico tattica degli incontri disputati dai nostri atleti.

Tecnico di Coordinamento e Responsabile delle squadre Nazionali Giovanili:

  • Programma le attività di formazione giovanile e formazione tecnici
  • Funge da collegamento tra l’attività periferica e la struttura tecnica nazionale
  • Programma le attività delle Nazionali Giovanili Il tutto a stretto contatto con il Responsabile Tecnico Nazionale. Struttura Tecnica Periferica: L’organizzazione della struttura tecnica periferica parte con l’individuazione di 10 macroaree ove si operi secondo dettami comuni in modo da creare un tessuto allenatori su scala nazionale che parli un linguaggio tecnico comune, finalizzato alla crescita tecnica nazionale. Per la creazione di tale struttura si suddividerà il territorio in 10 Macroaree da definire, che verranno coperte tecnicamente da dieci tecnici (Tecnici di Riferimento Periferico – TRP) di comprovata esperienza che opereranno a fianco delle società e dei C.R.; a rotazione seguiranno le attività estere e nazionali giovanili, affiancati dai tecnici societari che abbiano atleti giovanili convocati in modo da creare e dare l’opportunità in periferia a tecnici societari di valore di partecipare ad esperienze in campo internazionale.

Il Tecnico di Riferimento Periferico si occuperà della formazione giovanile e dei tecnici secondo le linee guida della Scuola Italiana di Tennistavolo, di concerto con le strutture regionali e societarie avvierà le attività di promozione, che comunque resteranno di competenza dei settori tecnici regionali.

Quindi il progetto prevede di costruire una scuola di tecnici utilizzando le risorse umane esistenti, mirando a costruirne di nuove e la responsabilità sarà del settore tecnico nazionale, il tutto partendo dal principio che un tecnico o un atleta devono avere la possibilità di crescere nel loro territorio, in tal modo la loro crescita per caduta contribuisca a far crescere anche la realtà territoriale d’appartenenza.

Quanto sin qui esposto sappiamo essere molto ambizioso, ma allo stesso tempo si può ottenere con un dialogo a tutti i livelli e con continuità territoriale, in modo da dare pari dignità e opportunità a tutto il territorio nazionale, in modo da contrastare il fenomeno della concentrazione geografica che si è dimostrato altamente fallimentare nella precedente gestione. Occorre entrare nelle società e portare al loro interno il seme della conoscenza , del metodo di lavoro, della soluzione ai problemi tecnici che gli atleti evidenziano, occorre dare la base ai tecnici locali e fornire loro gli strumenti per poter insegnare ai giovani e agli adulti, per trasmettere entusiasmo e voglia di fare e di migliorare. La base fondamentale del progetto sono le società e questo mira a mantenere, integrare e far progredire ogni singola società. Insieme si cresce!

Obiettivi di risultato delle Squadre Nazionali

Gli obiettivi per il quadriennio olimpico 2013-2016 devono essere semplici e ragionevolmente raggiungibili. La storia recente ha visto i seguenti risultati:
2004 (Atene): 5 atleti qualificati
2008 (Pechino): 3 atleti qualificati

2012 Londra): 2 atleti qualificati
È evidente che bisogna fare meglio. Ecco un primo obiettivo, portare 3 o 4 atleti a Rio 2016, 6 atleti nel 2020, pensando anche di qualificare le squadre. Vogliamo creare e istituire “il Sogno Olimpico”. Vogliamo che tutte le energie del paese pongistico si riuniscano per uno scopo comune, vogliamo un coinvolgimento collettivo dove la competizione interna diventi il trampolino di lancio per la competizione internazionale. Tutto questo avverrà nel modo più trasparente e meritocratico.
Ecco l’andamento degli azzurri ai Campionati Mondiali a squadre, ricordando che quello del 2004 fu l’ultimo anno per la gestione di Bosi-Bisi-Costantini-Errigo:
2004 (Doha): uomini 8 donne 9
2006 (Bremen): uomini 16 donne 15
2008 (Guangzhou): uomini 16 donne 14
2010 (Mosca) uomini 24 donne 19
2012 (Dortmund) uomini 31 donne 28
Per quanto riguarda il dettaglio dei Campionati Europei a Squadre, nel 2003 vincemmo il titolo a squadre femminile (momento più alto per il tennistavolo Italiano) mentre nel 2011 siamo retrocessi in Seconda Divisione sia con i maschi che con le femmine (risultato peggiore della storia del tennistavolo Italiano).

L’obiettivo raggiungibile è quello di rientrare a far parte dell’elite maschile e femminile Europea e Mondiale e portare entro 2 anni almeno 4 atleti nelle prime 100 posizioni del mondo.

PROGRAMMA TECNICO PARALIMPICO

Il recente passaggio sotto la Federazione delle attività paralimpiche deve obbligatoriamente tenere conto della necessità di questo settore di programmarsi esattamente come quello degli atleti normodotati, in linea con i principi emanati dal C.I.P. ed in stretta collaborazione con i programmi tecnici da esso emanati.
La Federazione deve essere orgogliosa e riconoscente al C.I.P. di atleti simili che portano soddisfazioni e successi rappresentativi che devono servire da esempio a tutto il movimento pongistico italiano.

Il programma del settore paralimpico dell’Alternativa per il prossimo quadriennio è piuttosto articolato e per certi versi ambizioso. Negli ultimi anni, purtroppo, non si è certo pensato al fattore importante del ricambio generazionale che permette di puntare e a confermare obiettivi importanti. Un maggior lavoro mirato ai allargamento della rosa dei probabili nazionali o olimpici ci terrà al passo con gli altri Paesi. Contemporaneamente bisognerà creare però anche quel clima e quella mentalità che nella recente gestione sono mancati. Nel settore paralimpico ancor più diventa necessario interagire con le società che avviano e seguono tutti i giorni gli atleti diversamente abili, che rappresentano un potenziale per la nostra disciplina coinvolgendo e condividendo soprattutto le esperienze dei tecnici periferici, spesso “personali” nel rapporto con l’atleta paralimpico e coordinandone lavoro e programma tecnico. Come per gli atleti normodotati la programmazione e la cadenza di raduni brevi e periodici sono certamente più consoni e pratici rispetto a lunghi stage, soprattutto per sfruttare le possibilità federali di mettere a disposizione sparring di qualità che imparino a sostenere il lavoro con questi atleti che spesso, dimostrano ancor più volontà e spirito di sacrificio.

Il numero delle diverse categorie che raccoglie le tipologie di gioco va attentamente studiato e programmato, soprattutto per quanto riguarda i giocatori in piedi. I nostri atleti ( ad esempio di classe 9 e 10, ma anche alcuni di classe 8 ) spesso incontrano avversari nei tornei internazionali che dimostrano una preparazione ed una capacità pari a normodotati di alta classifica. A nostro avviso va quindi cambiata profondamente la mentalità con la quale finora si è gestito il settore paralimpico. I tecnici della nazionale devono anche costantemente tenersi in contatto con i tecnici delle società che curano la preparazione dei giocatori migliori, e costantemente far visita alle società stesse per i necessari scambi.

La formula vincente per riuscire a portare un atleta disabile, in special modo quelli in carrozzina, ad alti livelli internazionali, è quella di creare binomi vincenti fra atleta e tecnico della sua società. Ed è questo binomio che la Federazione deve sostenere e aiutare pretendendo da questo il massimo impegno, ma creando allo stesso tempo un team allargato di cui facciano parte tutti. Quanto sopra va inteso come linee generali che necessitano di un attento sviluppo, come già esposto nel Programma Tecnico Generale, ma è significativo perché rappresenta un cambio di mentalità fondamentale rispetto al passato. Nelle parti specifiche di programma la Federazione dovrà occuparsi non solamente dei giocatori di vertice, ma anche delle fasce più basse incentivando le partecipazioni ai tornei ed all’attività agonistica perché spesso, a livello di atleti disabili, il ricambio o nuovi risultati provengono proprio da atleti che avendo un’adeguata possibilità di confronto riescono a mettere a frutto le fortissime motivazioni che caratterizzano la vita sportiva di questo settore. Praticamente a tutti andrà data la possibilità di svolgere attività nazionale e giocare e confrontarsi in un livello il più possibile allargato per far crescere il settore. L’attività internazionale per molti ha dei costi quasi proibitivi perciò noi dobbiamo aiutare gli atleti a crescere anche attraverso le manifestazioni di carattere regionale e nazionale.

Noi dobbiamo pensare ad un tennistavolo globale, un tennistavolo per tutti e di tutti, nessuno escluso, ebbene su questa strada il lavoro da fare è enorme e non siamo certamente spaventati ad affrontare questa sfida.page5image33856

ATTIVITA’ AGONISTICA

La precedente Presidenza ha sempre mirato a svolgere una attività agonistica sospinta da un’imponente campagna incentrata sulla visibilità e la “spendibilità del prodotto Tennistavolo”. Tale scelta, inizialmente accompagnata anche da organizzazione di grandi eventi che hanno impegnato, senza grandi ritorni tecnici, risorse umane ed economiche della FITeT, non ha purtroppo dato i frutti sperati. I grandi campioni sono raramente approdati nei nostri campionati ripartendone velocemente. L’impegno profuso in Tv, Riviste luccicanti, soubrettes, presentatori, comici e veline ha visto perdersi i nostri atleti che faticosamente trovano spazio per migliorare il gioco. I campionati a squadre non devono creare un divario tra il tennistavolo che dovrebbe fare da serbatoio ed il livello di eccellenza. Sotto gli occhi di tutti, anno dopo anno, sono calate iscrizioni ed interesse per le società verso il campionato a squadre maggiore, sia femminile e infine ancor più maschile, quest’ultimo ha spesso visto la squadra campione ritirarsi la stagione seguente. Siamo arrivati al minimo storico dell’interesse e della garanzia che una Federazione da nell’attività che i propri atleti titolari di nazionali dovrebbero svolgere. Questi sono invece i principali punti cui mira l’Alternativa che si candida. Una Attività Agonistica adeguata ai livelli di gioco e di atleti che crescano di pari passo col progetto tecnico studiato. Un iniziale livellamento dei campionati con meno atleti stranieri e più italiani impegnati a fronteggiarsi per avere più riscontri di attività, più risultati partita, più movimento di classifiche valutative. E parimenti una apertura delle attività ai sempre più stranieri di diverso livello presenti sul territorio che integreranno meglio le proprie culture pongistiche. Serve una svolta nel vecchio sistema di campionati che risenta meno dei costi e della crisi che investe tutti i settori del Paese, un sistema che possa il più possibile diversificare incontri, risultati, partite di atleti e squadre. Serve un rinnovamento ed una ristrutturazione geografica. Serve necessariamente smuovere l’immobilismo critico a cui è arrivato il settore femminile che aveva ricevuto la promessa di crescita con un’attività mista ferma al primo anno di prova. Si dovrà guardare ad attività internazionali che, partendo da livelli e mire più semplici, offrano a rose di nazionali più ampie una crescita dell’esperienza internazionale e un conseguente innalzamento del livello medio di gioco. Così come un tentativo di promozione e spostamento più verso l’attività individuale che consenta gare più stimolanti a fronte dei sacrifici di partecipazione degli atleti. Gare di campionato con tribune deserte sono certamente meno stimolanti di tornei con più alte partecipazioni e convivialità. E’ forse quindi il momento di dare si importanza alle società ma farlo in modo che queste interagiscano e socializzino di più tra loro.

I PROGETTI E LA PROMOZIONE SPORTIVA

Il nuovo obiettivo è quello di cambiare, aumentando, la cultura sportiva del Tennistavolo in collaborazione con Regioni e Comuni, avviando progetti mirati alla diffusione della disciplina, attraverso percorsi completi di formazione e promozione per indirizzare la gente (di tutte le età) al Ping Pong organizzato che si tramuti in Tennistavolo. Dobbiamo perseguire i principi del proselitismo mirati ad uno stile di vita sano, volto a ridurre la sedentarietà a salvaguardare la salute delle persone e a contrastare fenomeni di razzismo ed esclusione, nessuna disciplina sportiva è così adatta , per sua natura, ad assolvere un ruolo socialmente rilevante come il tennistavolo. Il progetto didattico educativo è pronto e sarà lanciato sul territorio in forma sperimentale, a macchia di leopardo per un primo momento in modo da testarne l’efficacia . I progetti saranno coordinati a livello nazionale ma affidati a Comitati Regionali in grado di implementarne l’azione. Il “pacchetto promozione” verrà seguito centralmente e sostenuto finanziariamente - In pratica la linea di sviluppo del progetto seguirà le linee tracciate dal Libro Bianco dello Sport editato recentemente dal CONI e con il supporto degli Enti Locali e del mondo della Scuola che miri in un quadriennio almeno al raddoppio dei tesserati che gravitano nelle attività agonistiche e promozionali della Federazione.

Altro punto fondamentale in osservanza alle aspettative del C.O.N.I. è l’aumento delle “Quote Rosa” ed il sostegno delle atlete nelle loro più delicate necessità. L’incremento del numero di donne atlete, tecnici ed anche dirigenti è fondamentale per raggiungere la crescita che ci si propone e va perseguito in ogni modo.page6image33576 page6image33736

IL PROGETTO TECNICO/AMMINISTRATIVO DEL TERRITORIO

-I Progetti di Promozione che il C.O.N.I. studia e mette a disposizione sono le carte che la FITeT deve giocare per far rilanciare le attività promozionali dalla periferia, serbatoio di sopravvivenza per la nostra disciplina. Tali progetti, completi di supporto finanziario vanno sempre proposti dalla struttura centrale federale che ha poi il compito, ed il dovere, di monitorarli.

-La Periferia deve ottenere un più forte supporto amministrativo, ad esempio con almeno una visita annuale della Segreteria Nazionale presso i Comitati Regionali di tutto il Paese con una campagna di miglioramento e di spiegazione delle procedure amministrative, contabili ed organizzative.

-Anche i programmi tecnici demoltiplicati verso le zone o macroaree periferiche, seppur supportati durante gli eventi, non dovranno rimanere fini a se stessi ma costantemente monitorati attraverso la programmazione tecnica con la creazione di moduli di apprendimento non solo pongistici ma anche con nozioni di psicologia, alimentazione, postura, regolamentari ed eventuali esperienze internazionali o di accesso ad archivi tecnici anche multimediali.

-Bisognerà creare una cultura dirigenziale attraverso corsi per dirigenti di società e federali al fine di migliorare la conoscenza riguardo normative fiscali e amministrative, marketing ed obblighi sanitari così come i rapporti con le istituzioni e le Pubbliche Amministrazioni locali attraverso la Scuola dello Sport del CONI. I Comitati Regionali dovrebbero diventare delle appendici della gestione centrale in grado di fornire la stessa preparazione e capacità di supporto che appaia sempre più professionale alle società che ne richiedono l’aiuto, una sicurezza ed una certezza dell’essere sempre nelle regole giuste dell’attività sportiva che svolgiamo, abbandonando la superficialità che ancora si vede, loro malgrado, in numerose regioni, salvo qualche rara eccezione.

LA TRASPARENZA GESTIONALE E L’INFORMAZIONE

Nell’era di internet, delle notizie in tempo reale, bisogna recuperare l’interesse per l’informazione di tutti i settori che andremo a riformare. La Storica Rivista Federale, una volta “Oggetto del Desiderio” di ogni tesserato nelle palestre, così com’è ora appare fuori tempo e di solo utilizzo “Autoreferenziale”. I suoi costi attuali vanno girati ad aspetti più necessari e vitali, quali promozione e propaganda. Una semplice versione “on-line” sarà sufficientemente completata dalla creazione di una “News Letter” per le Società che necessitano di risposte pronte alle problematiche attuali. Nell’ottica del vivere tutti la Federazione, la Nazionale, l’Attività Agonistica, la Tecnica ed il lavoro svolto per tutti, la condivisione di una moderna informazione interattiva non può che aprire la strada al dialogo tra i vari settori di tutto il contesto pongistico italiano. Questo consentirà di ottenere un ritorno della trasparenza nel trasmettere risultati, programmi, progetti, incontri e studi. Qualsiasi aspetto di attività federale centrale e periferica punterà a fare cultura e Nuovo Stile della nostra amata disciplina, abbandonando quella ricerca ossessiva del risultato personale e della cura del proprio ristretto orticello. Il bene di tutti dovrà trasparire dai programmi di ogni settore della Federazione e confluire nella condivisione di far tutti parte del Nuovo Tennistavolo Italiano.

Una particolare ricerca ed impegno saranno dedicatati a tutti quegli aspetti che hanno sempre generato insicurezze, interpretazioni regolamentari, semplificazioni di regolamenti, eliminazione di incompatibilità che provocano contrasti e non favoriscono la collaborazione che serve alla volontà di crescere insieme. Le conflittualità gestionali e gli interessi personali, o quantomeno il sospetto ed il timore di questi, devono essere assolutamente eliminate. Gli ultimi due quadrienni sono stati vissuti, come mai prima, provocando disagio e scontento e rendendo poco credibile l’ambiente. L’Alternativa Sostenibile non intende abbattere, bruciare e distruggere, bensì costruire e collaborare perché continuando sulla strada degli interessi personali, se oggi non possiamo vantare grandi risultati, in futuro ci sarà sempre meno di cui rallegrarsi ed andar fieri.

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“Un’ Alternativa Sostenibile”

Forza di volontà o imposizione

27 Marzo 2010 da Ping Pong Italia · 57 Commenti 

Nello scrivere le poche righe del pezzo sul Pro Tour di Berlino mi sono reso conto di essere stato troppo sintetico e frettoloso. Cerco così di recuperare provando a spiegare il mio punto di vista, altri sono i benvenuti.
Il concetto della forza di volontà è stato centrato da Smile enfatizzando estremamente l’idea di morte. Ricordo vagamente quella conferenza, ma posso aggiungere che in uno dei tanti stage svolti in Cina durante gli anni ‘80, ce ne fu uno al quale parteciparono anche dei tecnici italiani, i quali sul campo constatarono, cronometro e polso dei ragazzi cinesi alle mani, come le pulsazioni dopo il lavoro delle “tante palline” potevano arrivare approssimativamente fino ai 300 battiti al minuto, difficilissimo da calcolare, ma sembra che ci siano riusciti.
Ricordo ancora un’altra occasione, sempre in Cina in preparazione ad un mondiale, Andammo a visitare un tempio (nella foto di copertina), per raggiungerlo occorreva scalare una cosa come 400 gradini forse erano di più. Ci siamo spaventati, ma piano piano, uno dopo l’altro siamo arrivati alla vetta. I tecnici cinesi ci dissero che quando c’era da fare qualche richiamo alla forza di volontà portavano i propri atleti a scalare di corsa quel tempio e scendere altrettanto di corsa.
A parte questi aneddoti veniamo al punto: allenare la capacità della forza di volontà è un allenamento come un altro, come allenare la coordinazione oppure la resistenza alla velocità etc. Il contesto nel quale si pratica può essere di diversi tipi, in ogni caso hanno direttamente un unico scopo:superare qualcosa difficlmente superabile.
Indirettamente invece è connesso al gioco poiché ciò che l’atleta non riesce a fare durante una gara dipende solo dal fatto di averlo o non averlo allenato. In questo i cinesi sono molto precisi e puntigliosi. Avevo già indicato come, dal loro punto di vista, l’aggiustamento di un piccolo dettaglio è importante per la miglior riuscita del colpo. Quindi se sei in grado di fare una cosa in allenamento non si capisce il perché non si riesca a farlo anche in gara. O peggio se sei riuscito a fare una giocata positiva in gara non si capisce perché non la si può riproporre.
Ecco come funziona: la partita fa assumere, nella maggior parte dei casi, uno stato di stress, a tutti i livelli (fisico, psicologico, tecnico/tattico) che il giocatore deve gestire in un modo o in un altro. Gestire lo stress è una delle cose più difficili da realizzare, suppongo sia così anche in altri sport e in altri campi della vita in generale. Ogni volta che non si riesce a gestire una situazione significa che c’è un calo della prestazione. L’analisi potrebbe essere fatta anche nella singola palla o in un intero scambio, set, partita. Nell’esempio riportato l’atteggiamento non proprio adeguato di Ma Long ha fatto scattare il campanello di allarme per l’allenatore che gli ha intimato una sorta di richiamo fisico poiché la lacuna evidenziata è stata valutata nel movimento di gambe.
In altre occasioni le lacune potrebbero essere diverse, supponiamo di dover gestire lo scambio il più a lungo possibile, d’altra parte la regola principe numero uno del pingpong è giocare in campo una palla in più dell’avversario: ho visto situazioni in cui gli atleti lavoravano alle tante palline per 3 minuti ad un ritmo veloce, senza interruzione e giocare al meglio la singola palla tenendo conto dell’effetto, della direzione e soprattutto nel colpo tattico da effettuare (schiacciata, top, active block, spin block, sidespin. Questo significa portare all’estremo (stress) le capacità motorie, di ragionamento, di reattività, di coordinazione, insomma di tutte quelle capacità presenti nel pingpong. E tutti sappiamo che maggior è la capacità di affrontare situazioni diverse, minore sarà la sorpresa che una determinata palla ci può riservare.
Infine disporre di una propria forza di volontà unità ad una forte motivazione non è sufficiente alla migliore prestazione, si, il nostro corpo è potente, la nostra mente vivace, sono determinato e motivato, ma ciò non basta. Il corpo e la mente hanno bisogno di stimoli esterni, di qualcuno che ci sproni, che ci faccia sentire che il lavoro che facciamo viene apprezzato; anche i maestri cinesi hanno bisogno di queste stimolazioni. Non si tratta di imposizione e quindi di deprimere la volontà altrui invece di esaltarla, significa svolgere il proprio ruolo, cioè quello di giocatore e seguire le indicazioni del tecnico.
In Europa non si è proprio convinti di questa visione, spesso ci si affida alle capacità individuali di gestire la partita, si spera che il cervello al momento giusto funzioni a dovere, ci aggiustiamo con l’atleta, ci accordiamo con l’atleta, vogliamo renderlo rensonsabile, cerchiamo compromessi forse perché abbiamo paura di non infastidirlo e vedersi restituire un risultato contrario specialmente nel caso di atleti di alto livello. A mio modo di vedere manca il collegamento tra lavoro fisico e quello tecnico, qualcosa che li tenga insieme, una sorta di sintesi finale. Ho visto le gare di Berlino, in ogni partita tra un asiatico ed un europeo, si poteva facilmente distinguere il limite degli europei, ad ogni scambio sembrava che all’europeo mancasse qualcosa che so un colpo, un po’ più di potenza, un pizzico di velocità, precisione, concentrazione, determinazione etc.
Naturalmente ci sono molti allenatori che adottano misure davvero forti per far allenare la forza di volontà ai propri atleti, ma i risultati sono di un semplice lavoro fine a sé stesso e una disapprovazione degli atleti. Non voglio incolpare nessuno, tutti hanno diritto di dignità e ognuno fa quello che crede. Penso però che manchi un pregresso, un vissuto pongistico, ossia un’educazione di base per crescere i giovani e farli diventare forti giocatori e poi campioni. La Cina insegna che lo studio della tecnica abbinato alla scuola tecnica sono la strada vincente, il collante che li aderisce è l’unicità del lavoro dei tecnici che sta tanto alla base quanto all’alto livello. Tutti lavorano per un bene comune dal più scarso dei cinesi al campione nazionale. Questo, per l’Europa, è pura utopia.

Foto sequenze

14 Gennaio 2010 da Ping Pong Italia · 2 Commenti 

Era da qualche tempo che avevo in mente di pubblicare le sequenze fotografiche di gioco, grazie alla preziosa collaborazione del Drago Rosso, autore degli scatti, eccomi finalmente a proporvi qualcosa.
Inizio con questo scambio tra Ma Lin e Joo Se Hyuk preso durante i mondiali di Yokohama, è molto bello e interessante.
Sono sempre stato dell’idea che se si vuol approfondire la conoscenza tecnica del pingpong questo è lo strumento adatto. La versione integrale di questo scambio è costituita da 92 fotogrammi, io li ho ridotti a 46, insomma uno si e uno no. Tra l’altro, per una migliore comprensione, in homepage troverete lo stesso scambio riadattato da me e pubblicato sul canale pingpongitalia di youtube.
Di questo scambio ci sarebbero tante cose da dire, ma quella che balza agli occhi è l’incredibile agilità e prontezza di riflessi di Joo Se Hyuk; Ma Lin lo sposta a destra e sinistra ma lui con perfetta tecnica delle gambe riesce non solo a coprire il tavolo difendendo ma anche di attaccare.

Inviate le vostre impressioni, commenti, innanzitutto per sapere se è di vostro gradimento, poi, come sempre, potete liberamente dire la vostra dal punto di vista tecnico.
Ci risentiamo

Max

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Zhengding (Hebei) Again

3 Agosto 2009 da Ping Pong Italia · 12 Commenti 

Eccoci qua, nuovamente in Cina, a Zhengding. Ad aprile durante la preparazione ai mondiali lo avevamo promesso e puntuali ci siamo ritrovati per uno stage questa volta in preparazione del China Open in programma dal 12 al 16 di questo mese a Tianjin.

Gran traffico al centro tecnico. Americani, canadesi, svedesi, giapponesi, salvadoregni, paraguaiani, cubani, turchi, cechi italiani e naturalmente indiani. A causa dell’intenso movimento le squadre principali della provincia dell’Hebei hanno dovuto trasferirsi a Shijuanzhuang, la capitale, dove stanno perfezionando la preparazione in vista dei Giochi Nazionali che si svolgeranno a Tsingtao nel prossimo settembre.

Stavolta abbiamo portato ben 25 atleti, purtroppo il nostro numero uno, Achanta Kamal, non è potuto venire perché il 27 scorso si è sposato. Comunque ci sono tutti gli altri e 19 dei 25 prenderanno parte all’Open di Cina. Tra l’altro ho visto che ci saranno anche due italiane, Nikoleta Stefanova e Debora Vivarelli, vi farò sapere della loro prestazione.

Parlavo di traffico intenso, il centro tecnico internazionale di Zhengding è aperto a tutti, basta pagare tra i 40-50 $, dipende dalla sistemazione, quella da 50 è ottima, internet, tv lcd, lettore dvd, veranda con lavatrice bagno e doccia ottimi. Certo il viaggio dall’Italia è impegnativo, tuttavia, considerato tutto, in particolar modo la qualità superba degli sparring e l’attenzione dei tecnici, si può dire che farebbe concorrenza a tanti stages in giro per l’Europa, compresa l’Italia. Chi volesse prendere contatto con il centro tecnico può rivolgersi al http://www.cttazd.com oppure chiamare +86 311 88786045 ci sono anche delle email private delle interpreti alle quali ci si può rivolgere in modo informale, se ne avete bisogno fatemelo sapere e ve le invierò.

Allora, ecco che tra i 48 tavoli della sala principale si può vedere allenarsi Ai Fukuhara n.28 del mondo, l’idolo dei giapponesi e dei cinesi, oppure le svedesi Eckolm n.87 e la Jonsson n.187 oppure la ceca Hadacova n.151, il turco Wang Bao n.112, in Turchia si fa chiamare Vang Bora, e anche una conoscenza italiana, la passata stagione ha portato il Carrara in A1 e si allenava a Castel Goffredo, io lo conosco come Han Jiao Yang ma purtroppo non ho la conferma poiché sul sito FITeT non sono riuscito a trovare un archivio dei risultati dello scorso anno.

Gli allenamenti che stiamo facendo seguono il percorso iniziato con lo stage in Pune del mese scorso. Gli orari sono 8.20-11.15 e 14.50-17.15 durante le sedute, 3 volte la settimana, ci sono gli allenamenti delle tante palline (many balls), ogni 3-4 giorni giochiamo anche delle partite amichevoli. Ho organizzato le sedute cercando di focalizzare l’attenzione in due parti: la prima dedicata al lavoro di gambe, di velocità e di controllo; la seconda parte è dedicata al gioco libero come ad esempio servizio, risposta corta o lunga, una prima palla di rotazione e quindi il gioco libero, altrimenti direttamente la terza palla di attacco, a fine seduta qualche sets. Come al solito con i tecnici cinesi c’è ottima intesa e collaborazione, pertanto qualunque cosa abbiamo bisogno si rendono subito disponibili.

A questo raduno mi hanno raggiunto mio figlio Andrea che sta migliorando la sua tecnica giorno dopo giorno e Frizzo Tatulli, la cui lunga squalifica lo terrà lontano dalle gare nazionali ed internazionali. Per Frizzo uno stage qui in Cina non può fargli che bene, si sta allenando con impegno e dedizione, la sua volontà di migliorare è esemplare, sono convinto che al suo rientro in competizione in Italia si potrà guadagnare sul campo quel posto in nazionale che, suo malgrado, in questi mesi, ha dovuto lasciare.

Pune

26 Giugno 2009 da Ping Pong Italia · 3 Commenti 

Eccomi fra voi, nuovamente.

Dopo la mia breve apparizione in Italia, sono dovuto rientrare alla svelta in India perché era in programma un importante raduno collegiale di un mese con tutti i probabili, 19 maschi e 16 femmine a Pune, una località a 150 km da Mumbai (Bombay) nello stato del Maharastra.
Un’occasione ghiotta per lavorare intensamente ed in modo sereno senza l’assillo di gare imminenti, infatti la prossima gara a cui parteciperemo in massa sarà il Pro Tour di Cina dal 12 al 16 Agosto.
Al camp ci sono tutti, anche la star Sharath Achanta che si dimostra davvero uomo di squadra, disponibile in tutto e per tutto sia con sé stesso sia con gli altri. La cosa che accomuna questo gruppo di 35 indiani è la voglia di fare, la dimostrano in allenamento con un impegno severo, costante. La motivazione di migliorare continua poi finita la sessione con la preparazione fisica e lo spasmodico stretching.
Il mese di preparazione mi sta dando la possibilità di lavorare con più profondità negli aspetti tecnici, la modifica di un particolare colpo, il miglioramento del timing, la correzione di alcuni dettagli, affrontare in modo diverso la palla, insomma tutto quello che non è tattica viene fatto in palestra in questi giorni e fino al 12 Luglio.
Ho la totale responsabilità degli allenamenti, naturalmente li concordo con il mio più stretto collaboratore e chief coach Bhawani Mukerji, una persona davvero preparata e competente. Avevo già parlato di lui e della carica che ricopre come responsabile dei Diploma Courses, una scuola per diventare tecnici di pingpong della durata di 11 mesi. Potete immaginare quante cose vengono insegnate in 11 mesi. I diplomati che escono da Patiala si vedranno poi garantire uno stipendio governativo, intendiamoci, niente è regalato, la posizione di tecnico se la devono guadagnare, ma in genere, rientrando poi nello stato di appartenenza, il lavoro arriva quasi subito. In ogni per l’Italia è pura fantascienza.
Ci sono poi ben 5 assistenza, tutti sotto contratto governativo.
In India giocare a pingpong significa avere un futuro di lavoro certo e duraturo, si perché i più promettenti vengono messi sotto contratto dalle varie aziende come Air India o la Petroleum e ancora la Indian Railways, pertanto i ragazzi già dall’età di 19-20 anni si ritrovano impiegati ed il loro stipendio varia a seconda dell’istruzione scolastica. Il discorso vale per tutti e due i settori, uomini e donne.
Un gran bel vantaggio per noi tecnici avere tutti gli atleti disponibili 24/7 l’unica eccezione, anzi le due eccezioni sono rappresentate proprio da Sharath Achanta e Pathik Mehta, entrambe giocano il campionato spagnolo, Sharath in prima divisione e Pathik in seconda.
Il programma che ho improntato è piuttosto intenso ed è composto da sessioni al tavolo, preparazione fisica e teoria.
Come vedete nelle foto l’impianto in cui ci alleniamo è di prim’ordine, nell’ottobre scorso si sono disputati i Giochi Giovanili del Commonwealth, è un impianto gestito e finanziato dallo stato del Maharastra. In queste prime due settimane abbiamo dovuto fare 2 sessioni ogni mezza giornata a causa di alcuni scioperi che hanno ritardato l’arrivo dei tavoli, quindi ci siamo fatti circa 10 ore al giorno di palestra, più tutto il resto. Da lunedì avremo 15 tavoli e 30 ragazzi, quindi riusciremo a completare le due sessioni con un margine migliore di tempo da dedicare anche ad altri aspetti del camp. Abbiamo a disposizione una sala conferenze dove tengo i meeting, in genere ogni 3 giorni, il mercoledì ed i sabato, qui faccio teoria e analisi di video e fotografie, i ragazzi, nessuno escluso prende appunti così come si annotano tutti gli schemi di gioco da fare.
Ho immaginato il lavoro scomponendolo in 4 settimane, ve lo riporto a beneficio di coloro che magari hanno voglia di seguire una traccia di allenamento, la descizione è sintetica ma sapete già che chiunque volesse idee e suggerimenti sugli schemi da adottare in allenamento finalizzati al miglioramento di una certa qualità non fa altro che scrivermi.
Gli allenamenti vengono redatti la domenica e per tutta la settimana occorre seguire sempre lo stessa impostazione in termini di tempi e di esercizi da fare, solo gli accoppiamenti vengono resi noti qualche minuto prima dell’inizio della seduta.

Prima settimana

Ho cercato di mettere in condizione i ragazzi ad avere una buona base di gambe, di controllo e di velocità, quindi ho dato un 40% al lavoro di gambe, in genere spostamente laterali, qualcosa in avanti e dietro, spostamenti estremi e recupero della palla in condizioni difficili. Un altro 40% è stato riservato al controllo, quasi tutti gli schemi avevano un andamento ripetitivo proprio per dare più continuità possibile e tenere la palla in campo. L’ultima parte ossia il 20% alla velocità. L’allenamento alla velocità non è considerato abbastanza, il lavoro super veloce al tavolo potrebbe essere in contraddizione con il pingpong della partita, invece non bisogna dimenticare che il pingpong è uno sport in cui i riflessi giocano un ruolo importantissimo; ecco, allenare la velocità dello scambio sul tavolo migliora proprio questa qualità.

Il lavoro è naturalmente differenziato per le ragazze, in questo caso ho ridotto il carico sulle gambe al 25% per distribuirlo sul controllo 65% ed una piccola percentuale alla velocità 10%, non che la velocità non sia importante, la faremo eccome se la faremo, ma in questo momento, all’inizio di stagione, il controllo per loro diventa la vera base per un lavoro futuro.

Seconda settimana

In questa settimana c’è una diversa redistribuzione dei carichi con l’aggiunta di altri elementi, quali le azioni prettamente attive (block, controtop, flip etc.). Ora gli schemi pur partendo da una base di gambe e di controllo si sviluppano in situazioni in cui occorre non essere passivi, o magari ribaltare una situazione che inizia in modo passivo per chiudersi in modo attivo. Solo nell’ultima parte si comincia a servire, ma in modo semplice e solamente corto. Nella parte finale ho dato due situazioni diverse da affrontare, la 3ˆ palla e la 5ˆpalla. In modo speculare lo stesso discorso potrebbe valere considerando la 2ˆ e la 4ˆ palla, ma questo è una parte della tattica che riservo alla quarta settimana.
Per le ragazze ho voluto caricare più sull’idea di attaccare, in genere il gioco è di rimessa, ossia preferiscono lasciare l’iniziativa all’avversaria per poi impostare un gioco di block e schiacciate. Qui sto insistendo molto perché le resistenze mentali sono davvero tante e serve tanta pazienza.
Il lavoro viene implementato con 3 sedute di preparazione fisica, nell’ultimo giorno di lavoro, sabato, ripeteremo i test che avevamo effettuato nel mese di marzo a Patiala (test di Cooper, balzo da fermo, balzo triplo, 30m, 50m e 100m piani).

Terza settimana

C’è solo un breve richiamo al lavoro di gambe e di velocità. Il controllo ora deve lasciare spazio al variazione dei colpi. Ora è il momento di colorare il gioco, di dare vivacità all’azione e di essere più fantasiosi possibili oltre che concreti. È questo il momento della variazione di effetto, di velocità di potenza e di direzione, di essere più spavaldi. Penso che dopo un perido di 2 settimane l’adattamento dovrebbe essere completato. In questa settimana si riesce a capire quale è la vera partecipazione mentale al gioco, ossia i ragazzi devono escogitare e pensare alle diverse soluzioni che vengono proposte e che devono autoproporsi. Anche le ragazze giocano le variazioni, per loro vale più la tenuta della velocità dello scambio e reagire ai diversi cambi di direzione della palla, lo schema in genere parte in un modo, anche semplice se vogliamo, poi si sviluppa con il gioco di velocità sul tavolo con continui cambi di direzione, cercando di non inviare mai 2 volte di seguito la palla nello stesso punto.
Si continua naturalmente con la preparzione fisica, Monsoni permettendo corriamo all’esterno, il lavoro di questa settimana è basato essenzialmente sul Fartlek

Quarta settimana

L’ultima settimana è dedicata alla tattica ed è comune a tutti e 2 i gruppi, alle ragazze, come accennato poco fa, viene proposto il lavoro di velocità 30%. Mettiamo da parte tutto quello che abbiamo fatto finora, o meglio lo tiriamo fuori a nostro piacimento a seconda della situazione che ci capita di affrontare. Quasi tutta la seduta è caratterizzata dal gioco che cominica con il servizio proprio per abituare l’atleta ad un tipo di palla standard, in genere un appoggio corto o lungo più o meno profondo, si gioca quindi una palla “telefonata” e poi gioco libero. Rimangono i 3 richiami di preparazione fisica.

Manyballs o cesto o tante palline

Ho lasciato per ultimo questo tipo di allenamento che non è affatto di minore importanza. Ci sono diversi modi di condurre un allenamento frontale in presenza delle tante palline:

  • lavoro tecnico (miglioramento del gesto e cura dei dettagli in assenza di velocità) in genere chi lancia la palla, il cosiddetto feeder, non imprime velocità al palla né dà ritmo proprio per consentire al giocatore di assimilare il gesto e di sentirselo addosso.
  • lavoro di resistenza alla velocità (miglioramento e adattamento allo stress da ritmo) il feeder deve lanciare la palla in modo veloce e preciso e soprattutto in modo continuo, come fosse un unico scambio da giocare.
  • lavoro di pura resistenza (miglioramento della capacità di valutazione della palla in presenza di stress da durata), in questo caso la velocità di invio della palla diminuisce, si può lanciare la palla in modo tagliato, o liscio, oppure ancora in flick ed anche in top fino addirittura alla schiacciata.
  • lavoro tattico miglioramento della capacità di giocare il colpo appropriato in presenza di stress da variazione. Ci sono tre modi per migliorare le qualità tattiche: ripetizione del tipo di colpo indipendentemente dalla situazione. Individuazione di un determinato punto sul tavolo e fare in modo che, indipentemente dalla situazione, la palla venga giocata proprio in quel determinato punto. Ultimo modo è di tipo misto, il feeder può indicare o meno il tipo di colpo e luogo dove inviare la palla.

Questi concetti potrebbero sembrare astratti ma in realtà sono molto comuni a tanti che fanno questo lavoro, l’importante è, come spesso ripeto, progettare un obiettivo raggiungibile, non dimenticatelo.
Beh per oggi è tutto, vi auguro una buona estate e, per quelli che si allenano, che non possono fare a meno di giocare a pingpong, un proficuo allenamento.

Zhengding (Hebei)

15 Aprile 2009 da Ping Pong Italia · 6 Commenti 

Sono quasi due settimane che mi trovo insieme alle squadre indiane in Cina, a Zhengding, una cittadina di 500 mila abitanti della Provincia del Hebei a 270 km a sud di Pechino.
 L’impianto tecnico di Zhengding è considerato uno dei centri più importanti della Cina. In questo posto vivono stabilmente centinaia di atleti, ma il centro tecnico è anche aperto alle delegazioni straniere infatti all’ingresso, controllato dalla polizia, campeggia la scritta Zhengding International Table Tennis Center.


Ci sono 3 palestre per un totale di 98 tavoli, ogni palestra ed ogni sezione della palestra ha la sua funzione. Ci sono i 30 tavoli dedicati ai più piccoli e agli amatori compresi anche i diversamente abili. C’è poi la palestra delle ragazze più giovani 14-17 anni con 28 tavoli (per la verità un po’ strettini) all’interno della quale e per tutto i perimetro è allestita una galleria fotografica con centinaia di foto sulla storia del pingpong in Cina dagli inizi ad oggi. (ve ne parlero’ più tardi). Infine la palestra più importante con 40 tavoli, immensa, bellissima, nelle 4 pareti ci sono i simboli della Cina, la bandiera, i 5 cerchi olimpici con il motto latino “citius, altius, fortius, tradotti in inglese, le 7 coppe del mondo conquistate in occasione dei mondiali cinesi del ‘95, e poi ancora vari ideogrammi, uno in particolar modo e’ tradotto in inglese e recita: “one world, one dream”.
 La palestra e’ suddivisa in 5 diverse sezioni da 8 tavoli ciascuna, quella centrale riservata agli uomini, quindi a sinistra la zona riservata agli atleti della Provincia, a destra i maschi più giovani e alle due estremità 16 tavoli riservati al lavoro delle manyballs che loro chiamano “tuò ciõ”.

L’ingresso dell’edificio rivela subito il carattere specifico del luogo, un enorme quadro raffigurante tutti i campioni del pingpong cinese del passato e del presente e naturalmente, sullo sfondo, la muraglia cinese. A destra della reception c’è una grande sala con sofisticati attrezzi per il fitness ed il potenziamento muscolare, ancora una volta, come in India, tutto targato Technogym Italia. A sinistra un’altra grande sala con 4 biliardi, 2 di Pool e 2 di Snoker, per la verità vengono usati raramente, non so bene cosa stiano a rappresentare. Infine gli ascensori e la scala. Sopra ci sono ben 4 piani di camere tutte di altissimo livello, con grandi bagni, dvd e tv LCD, per ogni camera c’è una piccola veranda dove è posizionata una lavatrice, è sufficiente lasciare gli indumenti da lavare all’interno e dopo alcune ore ce li ritroviamo ad asciugare, il tutto è molto funzionale.
Al piano terra, dietro la reception c’è l’ingresso per la palestra principale, un grande spazio dove non si fa fatica a notare le 8 telecamere a circuito chiuso, insomma non sfugge niente al controllo.


Dopo aver rivelato la mia nazionalita’ mi hanno subito parlato dell’esperienza positiva con la squadra italiana, infatti hanno un ottimo ricordo di Eliseo Litterio e delle sue ragazze.


La settimana è così organizzata:

7:30-8:00 colazione
8:20-11:00 allenamento al tavolo
11:40-12:00 pranzo
14:20:17:00 allenamento al tavolo
17:40-18:00 cena
Questo è il programma di massima; per quello che riguarda la squadra locale, il lavoro viene implementato con sedute di servizi (lunedì, mercoledì, venerdì) e preparazione fisica. Il lavoro al tavolo è quotidiano, solo la domenica pomeriggio è di riposo.

In questo momento, oltre a noi, l’India, ci sono anche dei giovani provenienti da Singapore, Thailandia ed i migliori della Malesia, insomma un gran traffico di atleti, ma le cose si svolgono con compostezza ed organizzazione incredibili.


Al tavolo si lavora 10’ minuti ciascuno, i cinesi sembra gia’ sappiano cosa fare, in realtà il loro allenamento, come tutta l’organizzazione di lavoro è all’insegna della semplicità e, soprattutto, all’insegna della tecnica di base, questo è il loro credo. 
Sono maniacali nell’andare a correggere i dettagli, per me non è una novità, il pingpong è uno sport di dettagli e la correzione dei quali rappresenta la differenza. 
Per gli schemi, come dicevo, sembra non abbiano particolare cura, chi volesse venire in Cina e studiare nuovi schemi rimarrà deluso.
Io ed il chief coach indiano, Bhawani Mukherji, una persona preparatissima, collaboriamo con l’head coach Chong Hong Liang ed il suo vice che è una femmina Zhang Jian Ru, poi ci sono altri assistenti tutti molto giovani. Ad ogni inizio e fine seduta, gli atleti cinesi vengono militarmente disposti in tre file, i più scarsi davanti, i più bravi dietro, poche e brevi raccomandazioni del head coach, in sua assenza le fa il vice e poi si comincia il riscaldamento. Anche qui, non pensiate di trovare chissà che, sono rimasti agli anni settanta, è lo stesso riscaldamento che feci la prima volta che venni il Cina, era il 1979, con la solita cantilena, che molti di voi avrà sentito parecchie volte contando da 1 a 8: “i, ar, sen, sz, wu, liù, ci, pà” tutto questo ripetuto alcune volte con blandi esercizi a corpo libero, una cosa da 5-6 minuti al massimo.
 Dopo pochi minuti di riscaldamento al tavolo si inizia con il servizio e gioco libero, quindi regolarità, regolarità e ancora regolarità. 3 volte la settimana c’è l’allenamento delle manyballs rigorosamento effettuato dagli stessi atleti (questo aspetto andrebbe migliorato in Italia, pensiamo che solo l’allenatore ne sia abilitato, ma è solo questione di abitudine, anche gli atleti stessi possono imparare a diventare partner nelle manyballs. 
Ogni sezione viene osservata da un tecnico, ad eccezione della squadra della Provincia per la quale l’attenzione è maggiore con 3-4 tecnici a vigilare. Tra le atlete del Hebei vorrei ricordare l’ex nazionale Niu Jianfeng, un titolo iridato a squadre e svariati pro tour vinti compreso le Grand Final del 2003. Oltre a lei Bai Yang, mancina, bravissima. Tra gli uomini niente di particolare, forti ma non tali da ambire alla squadra nazionale, per il momento, ma, tra i più giovani ce ne è uno che mi ha impressionato, avrà si e no 11 anni, è velocissimo negli spostamenti e nell’esecuzione dei colpi, precisissimo e bello a vederlo giocare.

I tecnici, come dicevo, non istruiscono gli allenamenti con particolari schemi di lavoro come siamo abituati in Europa, camminano avanti e dietro ed intervengono solo per far notare un dettaglio rispetto al colpo sbagliato o per suggerire soluzioni tecniche. È strabiliante la capacità di tutti nell’apprendere immediatamente l’indicazione tecnica impartita. Se il tecnico mostra un azione di gioco, gli atleti la riproducono all’istante. I giocatori dovrebbero essere cosi, disponibili e malleabili tecnicamente, il che vuole dire sapersi modifcare, comandare il proprio corpo a seconda di ciò che viene loro richiesto, apportare infine a sé stessi piccoli cambiamenti tecnici che arricchiscono il loro bagaglio tecnico.
Tra i tanti giocatori stabili al centro tecnico sono rappresentati un po’ tutti gli stili, naturalmente l’impugnatura a penna non va molto di moda, anche se i numeri uno e due al mondo l’adottano, la percentuale è bassissima, l’allenatore Chong Hong Liang mi ha detto che forse uno su cento impugna a penna.
Per me non ci sono state troppe sorprese nel vedere i più piccoli o i più grandi giocare. Tutti hanno un gran bel diritto ed un rovescio offensivo quanto basta. I servizi sono di altissimo livello, non c’è giocatore che non abbia qualche particolarità. Tra le femmine la situazione è ben diversa, anch’esse eseguono servizi in modo accurato ed efficace, ma il gioco è essenzialmente da vicino al tavolo, un gioco fatto di ritmo frenetico, rapide accelerazioni con il rovescio e chiusure di diritto, ottimo il block da parte di tutte.
Una raccomandazione ai nostri tecnici, forse non è nulla di nuovo in quello che sto per affermare, ma in ogni caso un piccolo consiglio mi sento di darlo: se avete a che fare con un giocatore cinese, magari appena arrivato dalla Cina, non fatelo allenare in modo troppo complicato, essi vogliono la semplicità degli schemi e sentirsi sicuri di muoversi rapidamente al tavolo. Mi sono accorto delle loro difficoltà nello spiegare gli esercizi, se la situazione è troppo elaborata, con combinazioni diritto-rovescio o spostamenti in avanti e dietro, si imballano, non perché non ne siano capaci ma perché non è il loro modo di lavorare, essi chiedono semplicità e regolarità.
I nostri giocatori indiani sono all’altezza di questi allenamenti, sono molto apprezzati dai tecnici cinesi e, nelle partite amichevoli, ci siamo tolti più di una soddisfazione battendo gli atleti locali. Non siamo ancora al completo, infatti Achanta Sharath, il n.1, arrivera’ il 20 e con lui faremo dei test match completi. Per il momento siamo molto soddisfatti, questa preparazione per noi è duplice: da una parte gli imminenti Campionati del Mondo a Yokohama dove ci aspettiamo che alcuni dei nostri si possano qualificare per il maindraw e passare almeno un turno, e poi la preparazione per i Campionati del Commonwealth che si terranno a Glasgow dal 19 al 25 maggio.

Con i tecnici cinesi c’e’ una perfetta intesa, stimo troppo la loro tecnica per avere un atteggiamento di riserva e critico, anzi per me è un’occasione continua per capire sempre qualcosa in più, anche se, in più di una volta mi sono sentito in dovere di suggerire qualcosa, è stato più di me. La cosa non è passata inosservata, infatti ciò mi e’ stato ripagato in diverse occasioni quando, i tecnici cinesi, sono venuti da me a chiedere il tipo di lavoro che indicavo o il chiarimento rispetto ad una spiegazione tecnica che suggerivo. In particolar modo a loro piace il modo in cui insegno il rovescio ma anche la rotazione con il diritto. Proprio oggi, per noi era riposo, ma io ero ugualmente in palestra, si è acceso un dibattito sul fatto che ai cinesi manca la rotazione, dispongono di molta potenza ma sentono la necessità di saper far girare la palla meglio di quanto sappiano far ora. Ho dato la mia versione in modo teorico e pratico, abbiamo poi preso alcuni ragazzini per istruirli degli aspetti tecnici di cui avevamo dibattuto, ne è venuto fuori un importante riconoscimento nei miei confronti sulla validità delle mie teorie. Insomma una soddisfazione personale, non capita tutti i giorni, in Cina, di poter dare dei consigli tecnici a dei giocatori cinesi e spiegare loro come si esegue un colpo.
Tra i maschi più grandi ce ne è uno che sarebbe pronto per espatriare, l’allenatore capo mi ha detto che l’Italia potrebbe essere la soluzione migliore già dalla prossima stagione, è mancino, molto bravo, velocissimo e impugna all’europea, ora è fuori per una competizione nazionale, appena torna saprò anche il suo nome e ve lo farò sapere.

Zhengding è famosa in Cina per aver ospitato la preparazione ai campionati del mondo del 95 dove vennero conquistate tutte e 7 le medaglie. Infatti all’interno dell’area ci sono rappresentati i 7 trofei con perfette riproduzioni giganti con tanto di scritte, alte alcuni metri. Tra l’altro, solo qua ho avuto modo di sapere l’origine ed in nomi dei trofei, conoscevo la Swaytling Cup per la squadra maschile, la Courbillon Cup per quella femminile ma per il resto buio totale, non sapevo esistesse anche l’Iran Cup per il doppio maschile. Tuttavia, dopo breve ricerca internet, ho trovato l’elenco sulle Regulations del sito ITTF, quindi mistero doppiamente svelato.

In città c’è il Zhengding International Commodities Market, un lunghissimo spazio di 3 piani con centinaia e centinaia di piccoli negozi, all’ingresso una pubblicità di una ventina di metri con la squadra nazionale femminile. Molte le attività dove trovare articoli sportivi, naturalmente il ping pong fa la sua parte, per lo più si vende materiale cinese, le Hurricane 3 costano 8 euro, ma si possono trovare anche prodotti giapponesi, come la Butterfly o la Nittaku, i prezzi sono accessibilissimi.

La galleria fotografica all’interno della palestra n.2 di cui vi parlavo prima, è straordinaria, ci sono foto di premiazioni, foto d’epoca, foto curiose, tra l’altro ce ne è una anche con Diao Wenyuan con la figlia mentra insegna il pingpong a San Marino. Straordinarie le foto in bianco e nero come quelle di Li Jingguang (Li Ching Kuang). Molti dei personaggi attaccati alle pareti, sono transitati dall’Italia, come Diao, Liang Keliang, Hsu Shaofa, Huang Liang, Cai Zhenhua. Ci sono poi molti oggetti esposti, anche curiosi, ad esempio le uniformi militari usate dalle atlete della nazionale durante le esercitazioni, oppure le scarpe usate durante i mondiali del 1995, oppure il registratore a bobine per le interviste, eppoi libri, pubblicazioni varie, Insomma un viaggio nel tempo e nella storia della Cina attraverso le vittorie di questo grande paese pongistico che non dimentica i suoi campioni.

Perché i cinesi sono i più forti

4 Ottobre 2008 da Ping Pong Italia · 12 Commenti 

Al di là delle questioni politiche che vengono influenzate da questioni economiche che a loro volta vengono influenzate da questioni di sponsorizzazioni, etc, etc, vorrei analizzare quello che mi sta più a cuore, la questione tecnica.
Si è sempre parlato di supremazia cinese in termini generici, a volte cercando di dare peso e senso ai concetti quali: la miglior preparazione, la miglior organizzazione, la miglior tecnica, le migliori gambe etc, a volte cercando di dare spiegazioni sociologiche al fenomeno: selezione naturale, scuola, sistema politico. Ma, in realtà non ho mai sentito né letto del perché i cinesi siano i migliori. E’ la stessa banale domanda, ma fino ad un certo punto, che i non addetti ai lavori ti pongono: perché i cinesi sono i più forti?
Si discute come se si fosse di fronte ad una sorta di postulato, un dato di fatto, quasi una rassegnazione. Questo sentimento l’ho percepito anche parlando con allenatori, fra i più quotati del mondo: gli europei entrano in campo con qualche punto di svantaggio ancora prima di cominciare.
Allora provo a dare una spiegazione tecnica, sperando di alimentare un dibattito che non potrà altro che essere utile al nostro movimento.

Innanzitutto, penso che non si rifletta mai abbastanza su come migliorare la tecnica dei colpi e lo
sviluppo del gioco. Potrà sembrare esagerato, ma è così. Pertanto, il più delle volte, l’allenamento è finalizzato a migliorare la capacità di commettere meno errori possibili, dimenticando che, anche in presenza di allenamenti di routine, la vera qualità da ricercare è la tecnica ed il suo studio approfondito.

Prima di entrare nel merito occorre fare una breve premessa per affrontare meglio l’argomento.

Il ping-pong è uno sport tecnico, assolutamente ed esasperatamente tecnico.
L’impostazione tecnica e la sua evoluzione devono essere presi in serissima considerazione per tutta la durata della carriera di un giocatore, dai primi momenti di gioco fino a quelli più professionistici.

Quando incappiamo in un errore, qualunque esso sia, le cause possono essere 2: errata valutazione della palla (oggettivo) o errore tecnico (soggettivo). Attenzione, le scelte che si compiono in gara, o anche in allenamento, derivano sempre da uno stimolo visivo e dunque il risultato delle nostre scelte dipendono esattamente da cosa in realtà vediamo e percepiamo. Bisogna essere molto onesti ad affermare che il più delle volte non abbiamo visto la palla, abbiamo quindi operato una valutazione errata con le sue conseguenze negative perdendo il punto.

Il gioco, l’allenamento, l’esperienza empirica, il tran-tran quotidiano ci permettono di migliorare in automatico la percezione (oggettività) e quindi la valutazione della palla avversaria facendoci compiere, di volta in volta, le scelte sempre più appropriate. 
La nostra partecipazione attiva ed il nostro senso critico ci permettono invece di considerare gli errori tecnici, lavorarci con coraggio e determinazione e, di volta in volta, rimetterci in gioco arricchendo il bagaglio tecnico.

Era importante sottolineare questi aspetti perché, come vedremo, saranno il pane quotidiano del nostro migliorare.

L’Europa sta pagando a caro prezzo 2 errori, uno grave e l’altro lieve: quello grave riguarda la pigrizia al lavoro che si è accumulata a cominciare dalla metà degli anni ’80. L’aver importato tantissimi giocatori ha indebolito la storia continentale al contrario di quello che si credeva e cioè che l’arrivo di tanti stranieri avrebbero arricchito il tasso tecnico. Sarebbe interessante conoscere il numero di cinesi, più in generale, di orientali, che si sono riversati in Europa, uno sproposito. Invece di arricchirsi tecnicamente facendo crescere i tecnici locali per una cultura dell’allenamento e dello studio della tecnica, si è preferito puntare a migliorare i vari club e successivamente le nazionali tranciando il ciclo della crescita tecnica dei giocatori alla sua radice. Oggi viviamo il dramma dell’illusione che per più di 20 ci sta accompagnando.

Il secondo errore, questa volta lieve, è il rovescio.

Con questo concetto su base tecnica, inizia la mia analisi.
Vi dico subito che l’idea di scrivere questo post mi è venuta guardando le ottime fotografie del Drago Rosso e naturalmente leggendo il suo pezzo. 
E’ indubbio, che negli ultimi 20 anni, il gioco, non solo, è diventato più veloce, ma è diventato anche molto più potente, grazie alle colle, ma grazie anche a metodologie di allenamento sempre più perfezionate. Ecco allora che il gap tra Asia e Europa si è evidenziato ancora di più perché, mentre i cinesi, tradizionalmente penholder, che hanno fatto sempre a meno del rovescio, hanno sviluppato la tecnica del movimento delle gambe al servizio di un più efficiente ed efficace gioco di diritto; gli europei hanno invece continuato a ricercare l’equilibrio tra rovescio e diritto così da credere che una posizione centrata al tavolo fosse più vincente rispetto a quella asiatica, decisamente più spostat nell’angolo del rovescio.
Ovviamente, anche in Europa si parla di tradizione, ma coloro che sono andati contro corrente ed hanno promosso situazioni di gioco diverse sono stati premiati, gli ungheresi nel’79 con il gioco corto e colpi di potenza tanto di diritto quanto di rovescio a braccia pressoché tese; gli svedesi, negli anni successivi, con una gestione della gara psicologicamente perfetta unita a caratteristiche individuali davvero uniche (Waldner, Appelgren, Lindh, Persson). Ancora, Gatien con il suo gioco esageratamente di diritto. E poi, un ultimo esempio, fra i vari giocatori europei che hanno resistito alla potenza asiatica troviamo JM Saive che a 40 anni continua con il suo gioco preponderante di diritto.

Che danni produce il rovescio? Quelli di mantenere una posizione del braccio quasi sempre più flesso del dovuto, di avere una posizione di attesa che, proprio per le caratteristiche di equilibrio tra il gioco di diritto e quello di rovescio, crea problemi di reattività. 
La conseguenza di un braccio troppo flesso porta ad eseguire il diritto in modo bloccato, cioé non permette alla spalla, vero motore propulsore del pingpong, di fare il suo dovere di spinta. Inoltre, un braccio flesso impoverisce quella che è definita velocità periferica, contraendo il colpo riducendolo a poco più che un’apertura di topspin. Provate a pensare ad un lanciatore del disco che sferri il suo lancio con il braccio flesso, la sua potenza diminuirà di un buon 50%.
Vi invito ad osservare i momenti d’impatto sulla palla dei cinesi, ma aggiungerei anche dei coreani, inutile dire dei cinesi di Hong Kong o quelli di Singapore perché hanno tutti la stessa matrice di origine. Sono caratterizzati da un comune denominatore tecnico, ossia l’assenza del rovescio nella loro storia pongistica. Lascerei fuori i giapponesi che ultimamente si sono europeizzati, forse troppo, in virtù dell’importante lavoro che sta svolgendo Mario Amizic. 
Portando il vostro interesse sulle foto, che a mio parere sono più istruttive dei video, è importante sottolineare come la posizione delle gambe, il busto, la spalla nel gioco cinese, siano elementi fondamentali per potere sprigionare quanta più potenza possibile. Ci sono alcuni esempi in cui addirittura la palla sembra aver oltrepassato la linea del corpo, in realtà è un modo di preparare il corpo per un’azione di pura potenza, utilizzando l’effetto frusta del corpo. 
Al contrario, il comune denominatore tecnico degli europei è una posizione del braccio troppo flessa per poter disporre della massima potenza, ecco perché questa azione non si potrà compiere se siamo preoccupati di giocare di rovescio. Inoltre, proprio per la posizione flessa, la spalla agisce da elemento di sollevamento del braccio verso l’alto e non come elemento di spinta.

C’è ancora una cosa da indicare nell’assenza del rovescio nei cinesi. Non dobbiamo dimenticare che nel momento che giocano un block, il braccio si distende quasi completamente preparando in automatico il colpo di diritto dopo aver effettuato un passo-giro (step-around). Il block degli europei quasi mai è giocato con il braccio teso, il movimento si ferma prima e l’apertura del braccio per il gioco di diritto risulterà più flessa. Guardate le posizioni di Samsonov e vi renderete conto che i suoi colpi, raramente sono di potenza ma di piazzamento.

Quindi, la tradizione del gioco di diritto, ha portato e sta portando un notevole beneficio in tutte le situazioni in cui la potenza è risultata determinante per vincere, come negli ultimi 20 anni di gioco. 
Tornando alla motivazione principale, si può affermare che per gli europei il rovescio è stato un limite di gioco e non una risorsa, non foss’altro per il tempo da dedicare ai singoli schemi, ma, al di là di questo, come abbiamo visto poco sopra, la questione è puramente tecnica.

Sebbene il campione olimpico ed il finalista siano penholder ma con la possibilità di colpire la palla con entrambe le facce, si potrebbe pensare che il loro gioco sia più equilibrato, più europeo. Ancor più potremo pensare a giocatori quali Wang Liqin o Chen Qi, per non parlare di Ma Long, ebbene, in tutti i casi, il gioco cinese ha una percentuale dei colpi di rovescio molto ridotta rispetto a quelli di diritto. Inoltre, se dovessimo fare un computo sui singoli punti vinti, vedremo che su 11 punti conseguiti almeno il 60% derivano da diritto, un 15% dal rovescio ed un 25% da errori dell’avversario.


L’Europa è rimasta indietro perché non ha saputo intuire o non ha voluto, quello che era il sistema più facile e semplice per ottenere il punto, cioè colpire la palla con il diritto. Il gioco di diritto richiede naturalmente al fisico uno sforzo davvero importante. 
In questo contesto vorrei includere anche l’Italia. Nemmeno noi abbiamo avuto lo spirito giusto per seguire le idee cinesi, forse negli anni ’80 ci sembravano troppo esagerate per il nostro sistema di gioco. 
Fatto sta che oggi l’Europa non ha scampo contro l’Asia. Noi abbiamo movimenti corti, contratti, con poca partecipazione della spalla e del tronco, loro hanno movimenti ampi con il supporto totale della spalla e con la spinta del corpo. Noi lavoriamo con brevi passi e quando ci avventiamo sulla palla il corpo è troppo scarico per trasferire energia/potenza. Loro lavorano su grandi spostamenti e quando si buttano sulla palla il corpo li aiuta a colpire con maggior potenza e determinazione.


Nel sistema cinese ed in qualche altro caso, quello del lavoro fisico al tavolo portato ad altissimi carichi ha avuto e ha 2 diversi obiettivi migliorativi: la specializzazione e la forza di volontà.

Spieghiamo. La specializzazione significa operare un sistema di allenamenti in cui l’obiettivo principe è quello di terminare il gioco con un colpo di diritto, non ha importanza in quale situazione ci si trovi, né il contesto di gioco; il colpo di rovescio è considerato un’eccezione di gioco ed un fastidio per l’avversario. 
Per ottenere questo obiettivo ci servono ottime gambe, ma non solo in quanto a potenza, tono, reattività, esplosività, ma soprattutto come azione precisa di ciò che si vuol fare, i giusti passi.

Faccio un esempio banale.

Un europeo che si trova a recuperare una palla sul proprio diritto e, dopo aver colpito, gli ritornasse la stessa sulla ¾ del rovescio, certamente deciderebbe per un rientro al tavolo con il rovescio, magari lavorando e piazzando la palla con la rotazione oppure decidere di rischiare un colpo di potenza (poco probabile). Un cinese che si trova nella stessa condizione andrebbe a ricercare ancora un colpo di diritto e, se è possibile, giocandolo con maggior potenza. 
Per fare questo, come si è detto poco sopra, non solo abbiamo bisogno di gambe ma abbiamo bisogno dei passi correttamente eseguiti, ma non basta, oltre alle gambe e alla loro tecnica serve anche una forza mentale supplementare, che solo l’allenamento specifico può dare.
 Tornerò nella parte finale sull’aspetto mentale.

Si è detto che il rovescio europeo porta come conseguenza una preparazione del diritto con la posizione del braccio più flessa, come possiamo uscire da questo handicap, perché è di questo che si discute. 
A mio avviso ci sono 2 strade da tentare, la prima è quella di sbilanciare il corpo protendendosi verso l’angolo del rovescio e aumentare la capacità di coprire più della ¾ del tavolo con il diritto. L’altra possibilità è più tecnica (è quella che mi piace di più). Occorre allungare il colpo di rovescio quasi fosse di preparazione al diritto, ma nel momento che allunghiamo il colpo subiamo una perdita di tempo effettiva, quindi serve migliorare anche la velocità di esecuzione. 
Per economizzare i colpi e avvalersi di una migliore velocità, si dovrebbe usare il rovescio in modo attivo, quasi una contrapposizione. Non un braccio molle e ponto allo scatto, ma un braccio che abbia una tensione muscolare tale da costituire di per sé un potenza contrapposta. In questo modo ci troviamo con il braccio quasi disteso con il blocco spalla-gomito-polso come fossero una cosa sola.
 Dal momento in cui ci troviamo con il braccio semidisteso servirà solamente effettuare una rapida torsione del tronco e quindi prepararsi al diritto. Vorrei chiarire un concetto. Quando parlo di colpo di diritto che sfrutti la potenza periferica, non mi riferisco ad una posizione del braccio completamente distesa, il cosiddetto “braccio teso”, in voga non solo in Italia nei primi anni ’70, mi riferisco ad una posizione in cui la spinta del corpo e della spalla siano una sorta di pre-colpo, ossia che anticipano l’azione, caricando ulteriormente il braccio.
Mi spiego, per colpire con maggior potenza mi serve che il braccio si muova dopo che il corpo e la spalla si siano mossi andando incontro alla palla. In tutti i casi in cui il braccio esegue un colpo senza il corpo ci troveremo di fronte ad un colpo frenato.
Ecco una piccola galleria di foto di giocaotri asiatici che vi renderanno meglio l’idea.
foto del Drago Rosso


Di seguito vi propongo un’altra galleria di foto di giocatori europei, fra tutti si distingue chiaramente Kreanga i cui colpi di diritto si avvicinano a quelli cinesi ma svuotati della potenza del corpo e delle gambe.
foto del Drago Rosso

Lavorare con le gambe si è visto che, oltre a coinvolgere la parte più faticosa dell’allenamento, coinvolge anche la parte mentale. Questa è una prerogativa tutta asiatica, perché, con questa tipologia dell’allenamento, bisogna includere anche i giapponesi, veri maestri.
L’allenamento delle gambe influisce sullo stato mentale perché richiede al corpo di “cercare” la pallina. Essere i fattori determinanti dei colpi che si vogliono eseguire. Diventare i protagonisti di una gara significa sviluppare un potenziale di gioco di gambe notevole. Le cose succedono perché noi vogliamo che succedano, quindi protagonisti attivi e non passivi del gioco.
Dopo aver fatto allenamenti di gambe con carichi pesanti si ha la sensazione di dominare lo spazio a nostra disposizione con assoluta sicurezza.

Concludo dicendo che l’Europa si deve interrogare e farsi una seria autocritica. Riprendere in mano la gestione della tecnica facendo tesoro delle innumerevoli sconfitte subite.
Come si può fare? Intanto sfruttare una buona occasione di confronto, che non sono le gare tra europei e asiatici ma semplicemente essere spettatori ai Campionati Nazionali Cinesi, essere curiosi, essere attenti osservatori e soprattutto non accontentarsi di quello che si crede di sapere.

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Allenare il servizio

25 Settembre 2008 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

Il servizio rappresenta una fase di gioco importante, forse la più importante, perché ne determina il suo procedere stesso, vale a dire la strategia di gioco.
E’ un elemento del bagaglio tecnico vivace e dinamico, mai come in questa fase il giocatore ha pieno possesso delle proprie capacità. La caratteristica d’essere vivace e dinamico sta nel fatto che ha molteplici variazioni in termini di rotazione, di velocità, di direzione, di posizione, di profondità e, al contrario d’altri colpi, non è influenzato da nulla se non dall’atleta stesso nel momento in cui lancia la pallina.
Il servizio porta con sé diversi elementi di natura tecnica, tattica e psicologica. In altre occasioni ho espresso la seguente definizione: il servizio è uno stato mentale. Infatti, la componente psicologica, estremamente presente nel ping pong, qui trova la sua massima espressione, basti pensare a quei momenti particolarmente delicati della partita come, ad esempio, il finale di partita o dell’incontro.

Prima di analizzare il servizio dal punto di vista tecnico e tattico, è bene ricordare che il regolamento impone l’esecuzione del servizio in modo corretto altrimenti sanzionato con un avvertimento o peggio con l’assegnazione del punto all’avversario.
Caratteristiche del servizio regolare:
- la palla deve essere posizionata al centro della mano, con il palmo completamente aperto
- nel momento in cui la palla è colpita, essa deve rimbalzare, prima, nel proprio campo e poi, superata la rete, deve rimbalzare nel campo dell’avversario.
- la palla deve essere lanciata verso l’alto in modo verticale senza imprimere rotazioni e deve essere lanciata per un’altezza di almeno 16cm.
- dal momento in cui inizia il servizio, la palla non deve essere nascosta in alcun modo.
- non appena la palla è lanciata, la mano libera non deve frapporsi tra la palla stessa e la rete così da renderla visibile all’avversario.

Caratteristiche tecniche del servizio:
Sia che è giocato con il rovescio, sia con il diritto, il servizio è un colpo come qualsiasi altro, pertanto, per migliorarlo bisogna allenarlo e bene, tanto quanto il topspin o altri elementi del gioco; per una buona esecuzione tecnica, il servizio segue le stesse regole tecniche degli altri colpi ossia preparazione, avvicinamento alla palla, accelerazione e movimento finale.
Ci sono vari modi per eseguire un servizio efficace uno dei quali è l’abilità nel mascherare l’effetto attraverso un movimento quanto più simile possibile.
Per eseguire un servizio efficace occorre tener presente alcuni obiettivi tecnici e tattici, poi vedremo come la parte psicologica andrà ad influirne la qualità.
Il lancio della palla deve essere preciso e senza esitazioni. Un lancio sbagliato potrebbe comprometterne la buona riuscita. Particolarmente importante è il momento del contatto sulla palla. Molti giocatori tendono a lanciare la palla ben oltre i 16cm, talvolta si arriva a vette anche di 2-2.50m (sin dai primi anni ’70, i maestri in questo tipo di lancio sono i cinesi), l’obiettivo è duplice: allungare il tempo di osservazione all’avversario possibilmente distraendolo e sfruttare la velocità di caduta che, unita alla rapidità del gesto tecnico, rende la palla ancor più difficile da “leggere”. Quindi, in questo modo, nel momento del contatto della racchetta sulla pallina, si potrà avere un miglioramento delle qualità del servizio.
L’importanza del momento del contatto è data dalla rapidità con cui si colpisce la palla, tanto più il contatto ed il movimento sono rapidi, quanto più sarà difficile capire il tipo di effetto da parte dell’avversario. Chi serve tenterà, come accennato prima, di confondere l’avversario inducendolo all’errore o rinviando una palla facilmente giocabile.
Se è vero che un avversario può essere confuso dalla qualità (tipo di effetto), è altrettanto vero che può essere confuso anche dalla quantità (rotazione). Ma c’è di più. Colpire la palla in maniera rapida permette anche di inviare la palla in modo inaspettato in una parte o altra del tavolo; infine, ultima caratteristica, dare più o meno profondità al colpo.
In ogni caso un servizio ha 2 obiettivi: riuscire a vincere il punto direttamente con la risposta sbagliata dell’avversario, impostare il proprio gioco.
Per ottenere il miglior servizio possibile è importante l’utilizzo del polso. Proprio per la sua caratteristica molto flessibile, il polso ben si presta a quella rapidità necessaria di cui si diceva poco sopra, infatti nel momento del contatto il polso può rappresentare quella variazione in più delle qualità del servizio tale da renderlo decisamente efficace.
Dovendo quindi gestire la strategia di gioco ci si potrà avvalere di un notevole potenziale tattico quale appunto il servizio con le sue numerose variabili.
L’influenza psicologica gioca un ruolo importante nell’esecuzione del servizio perché potrebbe vanificare la sua efficacia in termini di qualità, quantità dell’affetto, in termini di profondità e di direzione.
Naturalmente allenando l’azione del servizio noi creiamo una sorta di condizionamento muscolare ma, in tutti i modi, la questione nervosa e quindi una pressione psicologica elevata, spesso e volentieri ci fa atteggiare nel modo meno opportuno o quanto meno ridurre in efficacia le qualitàstesse del servizio.
Poco fa accennavo al fatto che un servizio non deve presentare esitazioni, la conseguenza, oltre all’inefficacia, quindi scarsa qualità, è quella di facilitare l’avversario a prendere l’iniziativa di gioco.

Allenare il servizio è importantissimo. Il servizio permette a ognuno di noi di esprimersi nel modo più esclusivo e fantasioso possibile. Al di là del gesto tecnico, il mio consiglio è quello, inizialmente, di tenere conto di 2 aspetti o obiettivi qualitativi: l’intensità del servizio in termini di rotazione e la profondità del servizio in termini di lunghezza sul tavolo.
Unito a questi due aspetti bisogna pensare, organizzare e allenare il servizio contestualizzandolo all’azione di gioco che si intende proseguire. Un modo non utile o parzialmente utile è quello di allenare il servizio come un’azione a sé stante, distaccate dal resto del gioco.
Per rendere l’azione del servizio unita alle azioni successive e dunque allo sviluppo del gioco, il ruolo delle gambe e l’azione che seguono dopo aver servito diventano fondamentali. Infatti, subito dopo aver eseguito il servizio, è necessario prendere la propria posizione al tavolo ed essere immediatamente reattivi in base alla risposta dell’avversario e alle intenzioni che ci eravamo prefisse.
Potete vedere qui di seguito la sequenza fotografica tratta da Table Tennis Illustrated dell’ITTF. Potete facilmente vedere che chi serve, in questo caso il coreano Oh Sang Eun, prima ancor che il suo avversario colpisca la palla, si trova già in posizione di attesa, pronto a prendere le decisioni necessarie.

Il movimento delle gambe o dei giusti passi da compiere è considerato davvero importante, poiché un passo sbagliato porta ad una posizione sbagliata e quindi sbilanciata rispetto allo sviluppo del gioco.
Quando vi apprestate ad allenare il servizio potete usare tutta la fantasia che volete tenendo sempre ben presente quelli che sono gli aspetti basilari che sono stati espressi sopra.
 Cercate di ricreare i tempi del servizio, le sue pause, la riflessione che fate durante la gara, questo vi aiuterà a rendere l’allenamento del servizio più proficuo possibile.

Tatticamente il servizio può essere utilizzato per forzare o obbligare l’avversario l’apertura del gioco, ad esempio eseguendo un servizio con rotazione positiva (topspin). Un’altra possibilità è quella di servire con rotazione negativa (backspin) per evitare che l’avversario apra il gioco oppure per invitare l’avversario ad una risposta corta. In ogni caso la profondità o lunghezza della palla è fondamentale: un servizio risulta efficace se il secondo rimbalzo sul campo dell’avversario è, groso modo, sulla linea di fondo. Un’altra terminologia della stessa azione è quando si dice che il servizio esce e non esce, oppure ancora mezzo lungo, nela terminologia inglese viene chiamato “half long or just out”. Questo tipo di servizio indipendentemente dal tipo di effetto non permette all’avversario di prendere l’iniziativa in top ma lo costringe al palleggio o eventualmente al flip.
Ecco un semplice disegno per destri e per mancini che può darvi un’idea,

Un altro utilizzo tattico potrebbe essere rappresentato dal servizio lungo-veloce. Questo tipo di servizio ha 2 finalità: obbligare l’avversario ad un gioco immediatamente aperto, sorprendere l’avversario con un servizio improvviso, rapido, veloce e profondo. Molti giocatori utilizzano questo elemento tattico verso il finale di set quando la tensione nervosa è ai massimi livelli e la pressione psicologica potrebbe fare brutti scherzi.

Per tutte le aplicazioni tattiche, occorre dire che la tipologia della rotazione è determinata dall’impatto della racchetta sulla palla.
La rappresentazione iconografica del tipo di effetto è data dal fatto di immaginare la palla come un orologio, quando la palla è colpita nelle ore 4,5,6 indica un effetto di rotazione sotto, ossia tagliato con diverse intensità.
Se è colpita alle ore 3 la palla assumerà un effetto neutro o nullo.

Un’altra rappresentazione può essere data immaginando la palla come un mappamondo (ai bambini piace più dell’orologio) quindi diremo che se la racchetta colpisce l’equatore avremmo una rotazione pressoché nulla, per contro se colpisce il Polo Sud la palla sarà molto tagliata.

Quando allenate il servizio in modo individuale, analitico, evitate di giocare tanti servizi come se il miglioramento dipendesse dalla quantità ossia dal numero dei servizi giocati. Eseguite il servizio con i tempi ed i movimenti che poi farete in gara. Meglio allenare pochi servizi di qualità piuttosto che tanti servizi di scarsa qualità.

La prossima puntata sulla preparazione tecnica sarà dedicata alla risposta al servizio.

Buon allenamento

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La preparazione

31 Agosto 2008 da Ping Pong Italia · 2 Commenti 

Ricomincia la stagione agonistica.
E’ importante affrontare l’inizio di stagione con una buona base di preparazione fisica, per chi non pratica il ping pong in modo professionistico cominciare la preparazione fisica e tecnica in questo mese non sarebbe male.
Si sa che il giocatore di ping pong ha bisogno molteplici periodi di forma, gli appuntamenti da non mancare sono tanti e diversi fra loro.
In ogni caso una buona e sana base fisica è necessaria
L’allenamento del fondo, inteso come corsa continua, non veloce è il primo esercizio da sostenere.
Riuscire a correre 3-4 volte la settimana permetterà di avere una buona base di fiato ed una buona tonicità delle gambe. Il consiglio è di inziare con 20’ per poi incrementare di volta in volta e raggiungere i 35-40’ di corsa continua, cercando di sentire nelle proprie gambe quando la stanchezza sopraggiunge e chiedere sempre qualcosa di più al proprio corpo.
Unito alla corsa è bene iniziare la seduta con un riscaldamento muscolare e articolare basato su semplici esercizi, anche di stretching.
Dopo la corsa consiglio anche una serie di esercizi per potenziare le braccia e per migliorare la mobilizzazione delle spalle. Concluderemo l’esercizio con posture di defatigamento e di coordinazione respiratoria.
Al tavolo dobbiamo lavorare in tre direzioni: il controllo di gioco, il potenziamento dei colpi e l’inserimento di nuovi colpi.

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