Road to London

23 Aprile 2012 da Ping Pong Italia · 44 Commenti 

All’interno della palestra dell’ICC Indian Community Center di Milpitas in California, ci sono tre foto dei nostri atleti che in questi giorni hanno gareggiato qui in North Carolina a Cary per le qualificazioni olimpiche nordamericane, sopra le foto di Ariel Hsing, Lily Zhang e Timothy Wang campeggia una scritta Road to London, ebbene, palla dopo palla, scambio dopo scambio, quella strada l’hanno percorsa fino ad ottenere il pass per Londra 2012 dandomi una soddisfazione incredibile.

Il risultato ha molti risvolti, gli USA hanno tre qualificati, tutti provenienti dall’ICC e tutti e tre allenati da me, inoltre per merito della qualificazione di Lily e Ariel gli USA possono rappresentare il continente nordamericano con una delle sedici squadre ammesse per regolamento includendo di fatto anche la numero 3 Erica Wu (che ancora ringrazia sentitamente). Tutti e tre gli atleti sono giovanissimi Ariel 17, Lily 16, Timothy 19

Vi racconto come è andata.
Il sistema di qualificazione è identico a tutti gli altri continenti, il Nord America ha solamente 3 posti di cui necessariamente 2 per nazione come da idea geniale ITTF. 3 tornei, un qualificato a torneo. C’è da segnalare che per le femmine i posti erano solo 2 in quanto il terzo già nelle tasche canadesi conquistato da una nostra conoscenza che milita in campionato italiano femminile Zhang Mo durante gli scorsi Giochi Panamericani. Quindi, almeno per le ragazze, non si poteva fallire, vincere oppure dire addio Londra.

Ariel Hsing ha conquistato il primo posto nel primo torneo di venerdì battendo in finale la canadese Chris Xu, una difesa piuttosto ostica che in semifinale aveva sconfitto 4-3 Lily Zhang. Ariel ha sofferto ma è riuscita, dopo una partenza non brillante, a chiudere 4 a 2 tra la gioia generale. Tra gli uomini Andre Ho ha caparbiamente meritato il primo dei tre posti.
Nel secondo giorno, per il secondo posto maschile il nostro Timothy Wang ha perso 4 a 3 11-8 in finale dal canadese Pierre Luc Hinse il quale, nella finale del giorno prima, aveva subito la determinazione di Andre Ho. Tra le donne partite di gironi dove la nostra Lily finiva prima e ancora una volta in semifinale avrebbe trovato Chris Xu contro cui aveva perso il giorno prima. Anche per lei falsa partenza, 0-2, copiose lacrime di sconforto, poi il cambio netto di strategia e si è portata a casa i 4 set per la vittoria che l’ha proiettata in finale sollevandola da un peso indicibile, credetemi.

Il terzo giorno Timothy ha fatto suo il terzo ticket per Londra, non solo battendo il suo diretto avversario americano Barney Reed, ma vincendo anche il torneo dove in finale ha superato Chen Hongtao, un cino-canadese abbastanza più in alto di lui nella classifica mondiale.
Mentre si celebrava l’eccellente risultato del giovane texano, Lily doveva vedersela con Anqi Luo, altra cino-canadese. Sebbene il risultato finale fosse di 4 a 1, l’incontro è stato tutt’altro che facile. Lily ha vinto il primo set e per un soffio ha perso il secondo, a questo punto è venuta il panchina con ancora qualche lacrima pensando che non ce l’avrebbe fatta, poi invece ha vinto il terzo giocando davvero bene e a quel punto la canadese ha dato l’impressione di gettare la spugna.

Esultanza generale.

Ecco la cronaca di questi tre giorni nella verde North Carolina, tre giorni intensi e pieni di emozione, sofferti e ripagati da tanta felicità per il lavoro che da 15 mesi sto portando avanti qui negli States.

In genere non parlo di me stesso, delle imprese, ma stavolta permettetemelo, sono fiero di me, dei miei collaboratori e dei miei atleti.

Nelle foto di copertina, subito dopo le premiazioni, da sinistra con la tuta della nazionale americana Lily Zhang, Ariel Hsing, Timothy Wang, dietro sempre da sinistra Dan Liu, io e Zhou Xin.

Ora mi prendo una pausa e vengo a casa, magari ci vediamo a Terni, sicuramente a Sesto Fiorentino il 4 e 5 Maggio. Un saluto a tutti.

La polemica FITeT/Tan Wenling Monfardini

21 Aprile 2012 da Ping Pong Italia · 17 Commenti 

Il castello di bugie e falsità che ha avvolto gli azzurri da troppi anni comincia a sgretolarsi sotto i colpi degli stessi protagonisti che giocano in Nazionale. Prima c’è stata la polemica di Niko Stefanova, con articolo sulla Gazzetta dello Sport e accuse alla Fitet. Adesso, scoppia un caso ancora più clamoroso. Tan Wenling, subito dopo aver ottenuto la qualificazione per Londra, è diventata una spina nel fianco della Federazione e del presidente Sciannimanico. A parlare è stato suo marito, Alfio Monfardini, prima alla Gazzetta di Mantova, poi alla Gazzetta dello Sport. Le accuse sono durissime, a cominciare dalle promesse non mantenute a Tan Wenling, fra cui quella di garantirle un posto in Aeronautica, poi non più possibile perché, secondo la versione di Sciannimanico, Tan non aveva l’età. E Monfardini che ribatte che, comunque, se davvero era una questione di età, Sciannimanico non poteva continuare a promettere a Tan, fino all’ultimo giorno, un posto che non poteva essere suo. E poi, l’annullamento dei premi per le azzurre che erano nelle prime cento posizioni della classifica mondiale e così via.

Come ha già ricordato Massimo Costantini, non è possibile riprodurre l’articolo della Gazzetta dello Sport, solo le notizie, così provo a fare un sunto di cosa è stato pubblicato venerdì 20 aprile.

Il titolo è: “Tan Wenling va a Londra, ma è scontro con la Fitet”. Poi, nel sottotitolo: “Il marito accusa: discriminata dal presidente”.

Si comincia dicendo che la foto ufficiale apparsa sul sito federale, con Tan sorridente circondata da Sciannimanico e dallo staff tecnico azzurro, si rivela falsa, visto che c’è una brutta storia di rapporti avvelenati fra Tan e la Fitet. Monfardini ne spiega i motivi e dice, tra l’altro, che Tan riceve solo 30 euro al giorno di diaria quando partecipa agli stage e ai tornei, meno della paga di un extracomunitario che raccoglie pomodori. Inoltre, riferisce che a Tan non è permesso allenare la figlia Gaia in palestra, tanto che hanno comprato un tavolo da ping pong, l’hanno piazzato in casa e lì Tan può allenare Gaia. Nell’articolo c’è la risposta di Sciannimanico, che ricorda il premio di 10.000 euro per la qualificazione e la richiesta di Tan di diventare allenatrice, cosa che secondo lui non si può fare fin quando lei continua a giocare.

La parte più interessante, però, è quella finale, perché introduce un argomento molto delicato: il ruolo di Sciannimanico come presidente della Federazione e, nello stesso tempo, come rappresentante, sia pure non ufficiale, della società Castel Gofredo. Monfardini conclude così: “E poi, basta con questa commistione fra Nazionale e Castel Goffredo. Sciannimanico ha un conflitto di interessi. Quando dobbiamo discutere del contratto col club, è solo con lui che parliamo, perché è lui che tratta gli affari del Castel Goffredo. Così, c’è un gioco incrociato al quale non vogliamo più sottostare”.

Come si può notare, si entra in un campo minato. Nessuno aveva mai sollevato ufficialmente tale questione. Il rapporto fra Sciannimanico e Castel Goffredo era stato solo accennato, con sottintesi e riferimenti sospettosi. Alfio Monfardini dice esplicitamente cose che svelano una situazione insostenibile. A questo punto, si dovrebbe fare definitivamente chiarezza su questa situazione, a cominciare dal Coni.

Ma non è finita, perché i rapporti fra la famiglia Monfardini e la Fitet sono ormai tesissimi e riguardano anche altri aspetti, a cominciare dagli articoli pubblicati sia sulla rivista federale sia sul sito. A tal proposito, il marito di Tan Wenling ha inviato ai responsabili della testata giornalistica di rivista e sito Fitet. Ecco il testo integrale:

“Sono il marito della Tan, le mando questa mail, per segnalare uno degli ultimi articoli usciti sul sito federale, in particolare quello che riporta la scheda di Tan e il suo palmares. Nell’elenco dei suoi risultati ci sono delle omissioni, io non so chi abbia redatto questo elenco, ma gradirei che fosse integrato con i seguenti risultati, ottenuti con la maglia azzurra, dove mai nessuno era arrivato: vittoria Pro tour Cile 2004, finalista Pro tour 2005, a Hong Kong, con il risultato nelle prime 8 del mondo. Non mi sembrano risultati da omettere! Nell’ultimo caso, finale di Hong Kong, non so se era responsabile lei dell’organo ufficiale Fitet, fu con grande amarezza che vidi sul giornalino fitet un articoletto con una sua foto 4×5 cm. Forse a qualcuno altro avrebbero fatto un monumento. Nel suo palmares voglio inoltre ricordare i risultati internazionali ottenuti con la maglia cinese, dato che per il presidente Sciannimanico, quando Tan venne in Italia, dice che era senza classifica mondiale come per far intendere che era sconosciuta. Tan prima di venire in Italia militò con la squadra nazionale cinese universitaria dal 1993 al 1997, ottenendo la vittoria alle Universiadi nella gara a squadre e nel doppio misto, e fu seconda nel singolo, Universiadi svoltesi in Australia, più un Pro tour in America. Gradirei che per correttezza professionale venga fatta giustizia ai fatti storici. Un ultima cosa: se l’organo ufficiale della federazione vorrà renderle onore per la recente qualificazione olimpica, non pubblichi in copertina una foto di gruppo. Non sarebbe gradita. Tan non ha mai avuto dedicata la copertina dell’organo ufficiale Fitet. Non dimenticherò mai la copertina di qualificazione olimpica a Pechino, quattro anni fa, titolo: La Monfardini Olimpica, con foto di gruppo, lei piccolina in mezzo a… decine di persone. Per essere eleganti diciamo che non è piaciuta. Questa atleta si chiama Tan Wenling Monfardini”.

Non credo si possa essere più chiari. Comunque, a proposito del riferimento alle Finali 2005 del Pro Tour, a Hong Kong, con l’ingresso di Tan nei quarti di finale, voglio ricordare un fatto curioso e divertente, che la dice tutta sulla Fitet. Tan Wenling, in quella occasione, batté negli ottavi di finale Tie Yana (Hong Kong), 4-3 dopo una partita emozionante, nella quale si era trovata sotto 1-4 nel set decisivo e in quel momento aveva chiesto un time-out, dopo il quale era stata protagonista della vittoriosa rimonta. Tan Wenling era andata lì da sola, senza tecnico al seguito. E già questo particolare non fa fare bella figura alla Fitet. Comunque, intervistata da una giornalista dell’Ittf dopo quella vittoria, a proposito del fatto che fosse lì da sola, senza allenatore al seguito, Tan Wenling disse che per preparare la partita e impostarla tatticamente aveva ascoltato i consigli di un giornalista italiano che era presente lì, Gennaro Bozza della Gazzetta dello Sport, e che lo stesso giornalista, dalla zona della tribuna stampa, le aveva dato il segnale di richiesta del time-out. Così, Tan aggiunse che una parte del merito della vittoria andava a lui. Faccio subito notare che non sto facendo alcuna rivelazione segreta, perché tutto quello che ho appena scritto fu riportato nel sito ufficiale dell’Ittf, con tanto di nomi e cognomi, nel commento alla vittoria di Tan. Quindi, tanto per capirci, il migliore risultato mondiale di Tan Wenling (oltre all’oro a squadre e all’argento nel singolo agli Europei del 2003) è arrivato senza il tecnico della Fitet al seguito e grazie anche ai consigli di un giornalista!!! Ecco qual è il livello tecnico della Federazione italiana tennistavolo.

Concludo con un altro riferimento che, secondo me, è molto importante, anche se non riguarda le polemiche fra Tan Wenling e la Fitet. Nel post sulle notizie apparse sulla Gazzetta dello Sport riguardanti le qualificazioni olimpiche, credo sia opportuna una profonda riflessione a proposito delle squalifiche di Yang Min nel 2008 e di Bobocica quest’anno. La Gazzetta fa notare che in entrambe le occasioni c’era Lorenzo Nannoni in panchina e che non aveva impedito il comportamento irregolare degli azzurri. Serve dire altro?

Dalla Gazzetta dello Sport

18 Aprile 2012 da Ping Pong Italia · 50 Commenti 


TENNISTAVOLO

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Corso tecnico a Sesto Fiorentino

13 Aprile 2012 da Ping Pong Italia · 74 Commenti 

Forse lo saprete già perché qualcuno ne ha parlato nei vari commenti giunti nei giorni scorsi ma, in occasione del mio rientro in Italia per la pausa primaverile, nei giorni 4 e 5 Maggio terrò un corso tecnico a Sesto Fiorentino dal titolo “Essere un coach” la teoria, i fondamentali, la tattica di gioco. Il corso è organizzato dalla locale società Sestese Tennistavolo per merito del suo animatore Massimiliano Lunardi.

Quando alcuni mesi fa mi è stato proposto di condurre un corso in Italia, in Toscana, una delle regioni che ha scritto la storia del pingpong italiano, ho accettato ben volentieri per diversi motivi. Il primo è certamente quello di poter divulgare nel mio paese un po’ di pingpong, il che non guasta, poi non potevo non appoggiare un’iniziativa se volete tanto audace quanto piena di entusiasmo.

Il corso si sviluppa in due giorni per un totale di 10 ore, le tre sessioni previste comprendono sia la teoria sia la pratica ed è rivolto ai tecnici che hanno una qualunque qualifica FITeT. Il numero massimo di partecipanti è 25.

Il corso ha lo scopo di affrontare alcuni temi comuni agli allenatori di pingpong e di fornire elementi aggiuntivi alla loro formazione tecnica. Si parlerà di tecnica di base per arrivare a quella più evoluta con introduzione al tennistavolo professionistico. I partecipanti avranno modo di testare anche la loro abilità al tavolo ricevendo alla fine del corso un attestato di partecipazione.

Non ci sono libri né dispense su cui studiare, il workshop di Sesto Fiorentino servirà anche per preparare una sorta di guida che potrà essere utilizzata in futuro per altre analoghe iniziative, pertanto chi dovesse partecipare la raccomandazione è quella di portare la racchetta e voglia di apprendere.

Bene, chiunque fosse interessato a partecipare può scaricare la brochure in formato PDF con tutte le informazioni sul corso e contattare gli organizzatori, vi raccomando che l’iscrizione va fatta solamente a questo indirizzo email: corsotecnici2012@gmail.com

Corso Tecnico 2012 Sesto Fiorentino

Dortmund, mondiali finiti

2 Aprile 2012 da Ping Pong Italia · 86 Commenti 

del Drago Rosso

Era facile prevederlo, ma il riscontro lascia sempre un senso di amarezza: questi Mondiali a squadre sono stati i più noiosi della storia. Ma nemmeno si può dire che rappresentino un record, perché la prossima edizione del 2014, sarà sicuramente ancora più noiosa, più povera tecnicamente e sempre meno spettacolare. Ormai, non solo non c’è più gara per la vittoria, con la Cina di un’altra galassia, ma non c’è nemmeno tutto il resto, vale a dire uno straccio di partite interessanti e appassionanti. Il tennistavolo sta morendo, sotto i colpi micidiali dell’Ittf. L’insano tentativo di cambiare le regole per danneggiare i cinesi ha prodotto la distruzione di tutte le nazioni a eccezione della Cina. Chi va a vedere i Mondiali si accorge che non ci sono nuovi giocatori, che nazioni un tempo fra le protagoniste adesso sono letteralmente sparite, con giocatori da vergogna o quasi, comunque di livello bassissimo, come Belgio, Olanda, Polonia, Repubblica Ceka, Ungheria, Croazia, Serbia e la stessa Svezia. E qui arriviamo al secondo punto che balza agli occhi di chi va a vedere i Mondiali: i vecchi giocatori che ancora riescono a restare nelle prime posizioni della classifica mondiale. Pensate un po’: a Dortmund c’erano alcuni giocatori che avevano partecipato anche ai Mondiali tenutasi in questa stessa città nel 1989, ben 23 anni fa! Sono una donna, Gao Jun, oggi negli Usa allora nella Cina, e quattro uomini: Persson nella Svezia, Primorac nella Croazia (allora nella Jugoslavia), Jean Michel Saive nel Belgio, Bentsen nella Danimarca. E non possiamo considerare la Ni Xialian, presente qui a Dortmund e “giustiziera” dell’Italia, che non giocò nel 1989 solo perché si era appena trasferita dalla Cina, con la cui nazionale aveva giocato i Mondiali del 1983 e del 1985, ma è evidente che il significato è lo stesso anche per lei.

SEMPRE PIU’ IN BASSO

Ma ci rendiamo conto dello squallore di uno sport che presenta gli stessi protagonisti dopo 23 anni? Non uno, caso eccezionale che può capitare in qualche sport, ma addirittura cinque. Ma stiamo scherzando? Tutto il rispetto per loro, ma è ridicolo che siano ancora in grado di giocare alla pari o quasi con i più giovani. Considerato che l’Ittf ha più volte rilanciato l’idea della pallina da 42 millimetri, che la Svezia chiede la legalizzazione delle gomme vetrificate, che magari un giorno passerà la proposta di alzare la rete, beh, torniamo direttamente a giocare nelle parrocchie e non prendiamoci più per il culo. Del resto, per capire quanto il tennistavolo sia caduto in basso basta guardare il palazzetto di Dortmund (nella foto il palazzetto semivuoto). Prima dei Mondiali, organizzatori locali e Ittf avevano venduto la bufala dei biglietti “tutti venduti”. E’ vero che erano stati tutti venduti, ma solo quelli delle ultime due giornate. Da domenica a giovedì, il secondo anello del palazzetto è stato tenuto chiuso e il primo anello era pieno al massimo per un terzo della capienza. Venerdì è stato aperto il secondo anello, visto che c’erano i quarti di finale con la Germania, ma il palazzetto non era ancora pieno. Nel 1989, gli spettatori erano stati molti di più, con palazzetto pieno sin dal terzo giorno delle gara a squadre, per proseguire poi col singolo, quindi una continuità di interesse per due settimane intere e non per soli due giorni come adesso.

IL GRANDE IMBROGLIO

Proprio il ricordo dei Mondiali del 1989 serve per una riflessione su altri aspetti della crisi del tennistavolo. Più volte ho raccontato che quelli furono i miei primi Mondiali e che la prima partita che vidi fu Svezia-Corea del Sud, finita 5-4 dopo 5 ore. L’Ittf ha contrabbandato la riduzione del set da 21 a 11 punti con l’esigenza di accorciare i tempi. Bene, in questi Mondiali ci sono state innumerevoli partite, finire 3-2, che sono durate oltre le 3 ore, e già siamo oltre quelle 5 ore per 9 match, perché, in proporzione, se ci fossero stati 9 match adesso si sarebbe andati ben oltre le 5 ore. Ma non è ancora il peggio, perché, fra le donne, Romania-Ucraina è durata 3 ore e 45 minuti, Corea del Sud-Giappone 4 ore e Singapore-Germania 4 ore e 10 minuti. Tutte finite 3-2. Quindi, con questo ritmo, i 9 match di una volta sarebbero durati quasi 8 ore. Come si vede, il grande bluff dell’Ittf è scoperto. Altro che durata inferiore! La riduzione dei punti per set ha portato a una maggiore durata. E’ solo uno degli esempi concreti che servono a dimostrare come il mondo del tennistavolo si è preso per il culo da solo, nel patetico tentativo di far passare per “innovazioni” alcune regole che servivano esclusivamente per danneggiare la Cina. Ecco i risultati.

DOPPIA CINA

Comunque, visto che il tennistavolo, mondiale e italiano, è popolato da pecore che accettano questa grande tosatura, e che sono sempre più stanco di parlare a un branco di incompetenti e di dementi, passo alle gare, riservandomi di approfondire tanti altri aspetti di questi Mondiali in un altro articolo. Comincio quindi dalla doppia vittoria della Cina (nella foto la squadra maschile), senza emozioni, senza rischi, insomma, una grandissima rottura di palle. Per quanto riguarda gli uomini, è stato un cammino da schiacciasassi, nemmeno una partita persa, solo qualche set qui e là. La notizia più importante è che il c.t. cinese Liu Guoliang ha schierato la migliore formazione possibile in semifinale e in finale: Ma Long, Zhang Jike (nella foto) e Wang Hao, con Ma Long numero 1 nella finale contro la Germania. E’ un chiaro segnale sulla decisione da prendere su chi sarà il terzo giocatore all’Olimpiade. Le pressioni per portare Ma Lin nella gara a squadre (ricordo ancora una volta che nel singolo sono qualificati Zhang Jike e Wang Hao) sono state pesanti, ma, considerate anche le negative prove di Ma Lin in questi Mondiali, Ma Long dovrebbe essere il designato, salvo sorprese dell’ultima ora. Le partite non voglio nemmeno commentarle, tanto sono state inutili, cito solo la finale con la Germania per dire che Zhang Jike ha sprecato la possibilità del 3-0 con Boll, che è la reale differenza tecnica fra i due, ma al quinto set l’ha inchiodato; che Ma Long ha fatto vedere a Ovtcharov come si gioca a ping pong; che Wang Hao mostra sempre più i segni dell’età, visto che ha ceduto un set a Baum e soprattutto appare molto più lento e pesante di una volta. Purtroppo, grazie ai maneggi dell’Ittf, all’Olimpiade non giocheranno nel singolo i due più forti del mondo, Ma Long e Zhang Jike, ma il secondo e il terzo. Che vergogna. Solo una notazione per Ovtcharov (nella foto), sempre più involuto nel suo gioco. Ormai, gioca solo di rovescio, il diritto è diventato un optional. E’ il segno inequivocabile che è arrivato agli estremi limiti e per sopravvivere si affida all’unico colpo nel quale si sente sicuro. La sua discesa tecnica è evidentissima e, con gli allenatori falegnami che si ritrova, non ha speranze di risalire.
Fra le donne, ristabilite le graduatorie, non solo in testa, visto che la Cina (nella foto la squadra femminile) si è presa la rivincita del 2010 con Singapore, ma anche dietro. Per dirla tutta, la Germania sul podio a Mosca è stata una autentica bestemmia, che si sarebbe potuta ripetere a Dortmund perché Singapore ha ormai giocatrici usurate dalla troppa attività. Così, Singapore ha rischiato di perdere con le tedesche, che possono mostrare “orgogliosamente” due delle giocatrici più scorrette e antipatiche del mondo, Silbereisen e Ivancan, degne eredi della peggiore di sempre, la Struse. Per fortuna, c’è un Dio del tennistavolo che ha evitato questa sciagura, così Singapore ha rimontato e vinto. Del resto, per capire i reali valori in campo, basta dire che il Giappone, suicida nel 2010, ha incontrato la Germania e l’ha presa a sberle due volte, con un doppio 3-0. Poi, ha sprecato un vantaggio di 2-0 con la Corea del Sud, ma è anche vero che quella sfida era molto equilibrata. Fra l’altro, bisogna notare che anche la Corea del Sud ha due giocatrici cinesi, a dimostrazione del fatto che ormai nessuna nazione produce più giocatori proprio, meglio sfruttare il lavoro della Cina. E, tornando alla Cina, le donne hanno perso solo un punto, con Li Xiaoxia, contro Hong Kong, poi è stata una passeggiata. In finale, hanno giocato entrambe le candidate al terzo posto per Londra, Ding Ning e Guo Yue (nella foto), con la prima che appare ancora in leggero vantaggio.

ITALIA MASCHILE

Andiamo verso la conclusione, con gli azzurri. La sconfitta con la Romania brucia, visto che Rech ha perso l’ultimo incontro con Cioti 11-9 al quinto set, giocando molto bene e riscattando qualche prova deludente delle partite precedenti. Ribadisco che, con una preparazione diversa e, schierato da numero 3, Rech avrebbe potuto fare di più. Così, invece, con la fregola di farlo giocare per forza, lo si è fatto diventare un capro espiatorio di tutti i clamorosi sbagli commessi dal settore tecnico della Fitet. A dover essere messi sul banco degli imputati sono tutti i responsabili tecnici azzurri, i giocatori vengono molto dopo. E, visto che ci siamo, andiamo a vedere un’altra questione: ci si prepara ai Mondiali, ci dovrebbe essere un serio programma di avvicinamento, di lavoro, di allenamenti, e ci ritroviamo invece con due giocatori infortunati, Bobocica e Mutti. Non uno, ma due. Qualcuno si è posto l’interrogativo su come mai c’è stata questa diabolica coincidenza? Siamo sicuri che i programmi di lavoro fossero davvero buoni? Fatto sta che ci ritroviamo con due infortunati. Il problema della sostituzione, poi, diventa quasi secondario, anche se non lo è. Comunque, soffermiamoci anche su questo. E’ stato convocato Pavan, che non aveva titoli e risultati per andare ai Mondiali, ma sicuramente ha altre “qualità”. Ma sapete chi è stato chiamato prima di Pavan per sostituire Bobocica? Piacentini. Che però ha rifiutato. E aveva rifiutato anche due anni fa, quando fu chiamato per andare ai Mondiali a squadre a Mosca. Quindi, come si vede, idee chiare sulla nazionale: si ignora Stoyanov con scuse evidenti, salvo poi chiamarlo quando ci si accorge che non c’è rimasto più alcun giocatore di un certo livello, si convocano altri solo perché appartengono a certi club, si richiama un ex azzurro ormai fuori età, che rifiuta mostrando più buon senso di chi lo ha chiamato. Insomma, il caos totale. Ma il c.t. ha una minima idea di come vuole impostare la nazionale? Non ci meravigliamo se poi, a dispetto delle belle prove di Stoyanov e di Tomasi, chiudiamo al 31mo posto, con le ragazze al 28mo, uno dei peggiori risultati di sempre dell’Italia, frutto degli errori federali dal 2005 in poi. E la responsabilità maggiore non è dei giocatori, ma di chi ha sfasciato un meccanismo che funzionava benissimo, con Costantini ed Errigo alla guida delle nazionali maschile e femminile.

ITALIA FEMMINILE

Se in campo maschile c’è il caos totale, in quello femminile c’è il caos primordiale. Ormai, è una squadra allo sbando, con giocatrici sfruttate e poi buttate, messe le une contro le altre con decisioni che avvantaggiano o danneggiano ora l’una ora l’altra, con l’assenza di un polso fermo che garantisca trattamenti uguali per tutte, con l’assenza di un qualsivoglia programma. In breve, detto della ridicola questione della racchetta di Tan Wenling, c’è da chiedersi come sia possibile che nemmeno negli incontri decisivi lei non sia stata schierata come numero 1. Si può pure capire la necessità di non rischiare infortuni a poca distanza dalle qualificazioni olimpiche facendole fare tutti gli incontri anche quando non serve, ma schierarla da numero 2 anche nell’incontro che valeva la promozione, contro il Lussemburgo, è una follia. Avrebbe giocato contro la Ni Xialian al quarto incontro, dopo essersi “riscaldata” contro un’avversaria molto più facile. E la Ridolfi avrebbe affrontato la loro numero 2 al quinto incontro, in condizioni molto diverse. E la Vivarelli avrebbe giocato il terzo incontro sul risultato di 1-1, non sullo 0-2 con la partita ormai già segnata. Magari alla fine si sarebbe perso ugualmente, ma almeno ci sarebbe stato un serio tentativo di vincere. Così, si è quasi rinunciato a giocare. Inutile girarci attorno: bisognava imporre a Tan Wenling, in questo incontro, di giocare da numero 1, perché così decide il c.t. e le giocatrici hanno il dovere di ubbidire per l’interesse della squadra. Comunque, la mancata promozione non cancella le belle prove della Ridolfi, proprio la giocatrice che per troppo tempo la gestione tecnica federale aveva ignorato e boicottato, e la crescita della Vivarelli, che nelle ultime partite, da numero 3, ha trovato una maggiore serenità e ha migliorato il rendimento. Come ho già fatto notare, un serio e competente programma di lavoro è quello di cui hanno bisogno. (nella foto il pingpong smantellato). Un programma che, evidentemente, non esiste già a partire dalle qualificazioni olimpiche. Vi sono iscritte Tan Wenling, Nikoleta Stefanova e Debora Vivarelli. La Stefanova aveva chiesto appositi allenamenti al fine di poter badare al suo bambino, ma il settore tecnico federale glieli ha negati, costringendola così a rinunciare ai Mondiali (l’infortunio della minchia! e poi pare che nel certificato medico si faccia riferimento a pressione alta, non a infortuni) e, quasi sicuramente, alle qualificazioni olimpiche. Certo è che sul sito della Fitet è apparso l’annuncio che Tan Wenling sarà a Vienna, alla Schlager Academy, per uno stage dal 2 al 5 aprile. Da sola. Quindi, non solo non c’è la Stefanova, ma nemmeno la Vivarelli andrà a Vienna. Per lei c’è lo stage a Castel Goffredo, già programmato in precedenza e al quale, in teoria, avrebbero dovuto partecipare tutte e tre. E allora, il settore tecnico federale sa spiegare questa diversità di programmi? Si dà l’annuncio in pompa magna di Tan Wenling che fa lo stage a Vienna e c’è il silenzio sulle altre due giocatrici iscritte alle qualificazioni olimpiche. E la Vivarelli è la povera “figlia di puttana” per la quale non si garantiscono i migliori allenamenti possibili? Anche in questo caso: ma chi vogliono prendere in giro? Dai Mondiali viene fuori una scia di veleno che finirà per distruggere quel poco che resta del tennistavolo femminile italiano.

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