Astana WGF

26 Dicembre 2017 da Ping Pong Italia · 6 Commenti 

La distruzione del vero tennistavolo si avvia sempre più a compimento. Le Finali del Pro Tour, ad Astana, in Kazakistan, sono state l’atto ufficiale dell’obbrobrio voluto dall’Ittf e in particolare dall’attuale presidente, il tedesco Weikert, per regalare ai giocatori scarsi un po’ di fama e, il peggio dello strapeggio, addirittura la vetta della classifica mondiale. Per commentare la cosiddetta “scalata” di Ovtcharov alla posizione numero 1 del mondo mi permetto una breve digressione, perché penso che i miei commenti, per quanto duri, non possano raggiungere l’abisso di luridume tecnico che questo falegname-scarparo esprime.

In un film di tanti anni fa, “Per favore non toccate le vecchiette” (“The producers” il titolo originale”, del 1968), con Gene Wilder e un favoloso ma non conosciutissimo da noi Zero Mostel (attore ebreo, discriminato negli Usa ai tempi della caccia alle streghe di McCarthy, perché ritenuto comunista), due imbroglioni cercano di organizzare uno spettacolo teatrale che deve per forza essere un insuccesso per permettere loro di far soldi, grazie a una truffa ai finanziatori e a complessi meccanismi assicurativi. Si mettono alla ricerca di un copione bruttissimo, che garantisca il fallimento, ma non riescono a trovarne uno abbastanza schifoso. Finché Zero Mostel ne pesca uno (“Primavera per Hitler”) che giudica adatto, ne è così entusiasta che sveglia nella notte il suo compare Gene Wilder per comunicarglielo e, pieno di entusiasmo, gli dice: “Eccolo. Purissima merda”.

Ecco, purissima merda. Non credo che nella storia del tennistavolo si sia mai sprofondati così in basso, anzi ne sono sicuro, perché il significato tecnico di Ovtcharov, dei suoi movimenti, delle sue assurde posizioni sia al servizio che in risposta al servizio, della sua impostazione, del suo gioco, di tutto insomma, è davvero la schifezza della schifezza della schifezza, e qui il riferimento è altrettanto illustre, a Eduardo De Filippo che spiega come fare il pernacchio (non la pernacchia!) a un nobile che dà fastidio alla gente dei vicoli e lo definisce appunto “la schifezza…” e così via. In questo caso, la schifezza è solo tecnica, non umana, ma il pernacchio a quello che rappresenta Ovtcharov e ai suoi cosiddetti allenatori è un obbligo morale. Ma il peggio è che l’Ittf ha trovato il modo di glorificare la bestemmia tecnica rappresentata da Ovtcharov escogitando un sistema che gli garantisca di diventare il numero 1 del mondo. Il sistema, che entra in vigore dall’1 gennaio, è stato voluto da Weikert, che su questo argomento era in contrasto col precedente presidente Ittf, Sharara, che ha commesso anche lui tante nefandezze, ma almeno si rendeva conto del ridicolo cui si sarebbe arrivati con questo sistema.

Per farla breve, con questo sistema si considerano solo i migliori 8 risultati positivi di ogni giocatore, quelli negativi non esistono più. Quindi, tutti i punti che Ovtcharov perdeva quando veniva battuto da qualcuno più in basso in classifica adesso non li perde più. Nel 2002 l’Ittf escogitò una serie di imbrogli (da me analiticamente descritti in un articolo su questo blog qualche anno dopo) per far arrivare Boll alla posizione n.1 del mondo, cosa che in effetti riuscì, fino a quando, ai Mondiali 2003 a Parigi, Boll fu sbattuto fuori al secondo turno, da testa di serie n.1, dall’allora sconosciuto cinese Qiu Yike, e la testa della classifica mondiale se la dimenticò per sempre. Ma quel sistema truffaldino era niente in confronto a quello che adesso è stato escogitato per regalare questa posizione a Ovtcharov. E’ un tema che merita un articolo e una discussione a parte, quindi per il momento mi fermo qui per tornare alle vicende di Astana, ma faccio solo un cenno agli interventi sul sito dell’Ittf a proposito della nuova classifica mondiale: tutti contro questo sistema, molti giudicano ridicolo Ovtcharov n. 1 del mondo davanti a gente come Fan Zhendong e Ma Long, giusto per citare due che Ovtcharov lo stritolano e poi ne sputano i pezzettini. E non sono certo io a fare questi interventi sul sito dell’Ittf, né lettori cinesi, ma gente da tutto il mondo che vuole bene al tennistavolo.

Ad Astana, quindi, si è consumato questo atto innaturale, ma non è stato l’unico, visto che, anche per quello che sta succedendo in Cina, è un momento particolare per il tennistavolo. Comincio col dire che già la qualità dei partecipanti alle Finali era scesa per via delle decisioni della Federazione cinese di bloccare a metà stagione alcuni giocatori che avevano protestato per l’allontanamento di Liu Guoliang da capo assoluto della Nazionale, voluto dal Ministro dello sport, Guo Zhonwen, per danneggiare Cai Zhenhua, viceministro dello sport, presidente del tennistavolo e del calcio, aspirante al posto di ministro. In Cina, purtroppo, il ministro dello sport ha il potere di intervenire nelle decisioni interne delle Federazioni. Ricorderete naturalmente la protesta dei giocatori cinesi che abbandonarono l’Open di Cina in sostegno a Liu Guoliang, la loro squalifica, la multa dall’Ittf. Poi, la Federazione cinese ha permesso a un paio di loro, Fan Zhendong e Xu Xin, di raggiungere il numero minimo di tornei per qualificarsi alle Finali del Pro Tour, ma ne è rimasto fuori Ma Long, oltre ad altri cinesi che hanno partecipato a pochi tornei. Quindi, già la partecipazione cinese era ridotta, poi si è aggiunto il solito sorteggio “strano”: i 4 cinesi si sono ritrovati a giocare fra loro al secondo turno, con i due più forti Fan Zhendong e Xu Xin a scontrarsi fra loro, mentre Ovtcharov e Boll avevano la strada spianata fino alla semifinale. E Ovtcharov per arrivare in finale ha dovuto sudarsi ogni partita, 4-3 rischiando molto contro Niwa, 4-3 contro Harimoto con tante botte e scarsa tecnica, e infine 4-3 con Lin Gaoyuan (che ha battuto un Fang Bo ormai spento a causa di tanti problemi fisici), il più scarso dei cinesi, spinto dalla Federazione solo perché è l’unico giocatore rimasto del Guangdong, quindi bisogna assicurare un posto a questa Provincia, il cui dirigente sportivo è Ma Lin. Insomma, altro che numero 1 Ovtcharov che sopravvive a stento con avversari di secondo livello.

La partita fra Ovtcharov e Lin Gaoyuan è esemplare per capire la pochezza tecnica di entrambi i giocatori, ma anche per confrontarla poi con la finale fra Ovtcharov e Fan Zhendong, in modo da capire altre cose importanti a proposito del tedesco. Faccio notare che, soprattutto nei primi due set, vinti da Lin Gaoyuan, si verifica qualcosa di incredibile: Ovtcharov non vince nemmeno un punto ogni volta che lo scambio va oltre la terza palla, e fa un numero di punti assurdo direttamente sul servizio, con l’impedito Lin Gaoyuan che non capisce l’effetto (che è fin troppo chiaro, vista la banalità del movimento di Ovtcharov) e butta in rete un numero spropositato di palle. Comunque, tornando agli scambi, quello che dovrebbe essere uno dei punti di forza dei cinesi, la terza palla, diventa invece il gioco preferito dal tedesco, che fa punti solo in quel modo, direttamente sul servizio o con un attacco veloce. Appena lo scambio si prolunga oltre la terza palla, Ovtcharov non è in grado di reggere. Ma quando si va a guardare la finale si nota una cosa apparentemente strana: Ovtcharov perde gli scambi di terza palla, ma regge benissimo gli scambi lunghi e lontano dal tavolo, botta contro botta, poi ne perde più di quanti ne vinca, ma è evidente l’incongruenza fra il match con Lin Gaoyuan e quello con Fan Zhendong. Cosa accade, allora, a Ovtcharov che con Lin Gaoyuan non regge lo scambio lungo e ci riesce invece con Fan Zhendong, fra l’altro molto più potente di Lin Gaoyuan? Per quanto mi riguarda, la questione è semplice: Fan Zhendong è destro, Lin Gaoyuan è mancino. Ovtcharov, nella visione “falegnamesca” dei tedeschi, si allena e gioca nello stesso modo, botta contro botta, come nello scambio più banale che si fa quando ci si riscalda, e lì sono tutti bravi a reggere, serve solo allenarsi per tante ore e alla fine la palla va in campo. Ma quando c’è da fare la minima variazione, quando non si sa più dove l’avversario manderà la palla, beh, allora vengono fuori i limiti. E Ovtcharov è esattamente questo, mazzata contro mazzata, lineare, sempre con lo stesso movimento, destro contro destro. Una specie di robot che non capisce un cazzo di tennistavolo, lo hanno impostato così, gli hanno messo la spina e lui va avanti senza ragionare. Fin quando Fan Zhendong prosegue in questo modo, Ovtcharov regge e magari fa anche un punto, ma quando Fan Zhendong fa una piccola variazione, ecco che saltano tutti gli schemi di Ovtcharov, come si può vedere negli scambi più spettacolari della finale, quando la pallina comincia a “incrociare” il campo. Ma contro un mancino, Ovtcharov non capisce niente già in partenza, perché la sua visione con paraocchi non gli fa capire una beata mazza. Certo, in teoria potrebbe adattarsi, perché invece di rovescio contro rovescio si trova a dover scambiare diritto contro rovescio e viceversa, ma il punto essenziale non è nemmeno la “linearità” dello scambio, quanto il fatto di non sapere dove andrà a finire il colpo successivo. Destro contro destro (o mancino contro mancino, ovviamente), almeno all’inizio, c’è una certa regolarità dovuta a un automatismo quasi naturale, finché qualcuno ha l’abilità di variare e in quel momento saltano gli schemi. Nel caso di un destro contro un mancino c’è qualcosa di “storto” sin dall’inizio per chi, come Ovtcharov, ha schemi “da allenamento”. Che poi uno scarso come Lin Gaoyuan gli regali una partita che dovrebbe vincere tranquillamente 4-0 non cambia il significato tecnico e tattico di un giocatore come Ovtcharov. E infatti, quando si trova di fronte Fan Zhendong, viene preso a pallate, magari ha qualche occasione che gli viene concessa da un Fan Zhendong a sua volta con molti problemi in questo momento (ci torno fra poco), ma il fatto di arrivare ai vantaggi in un set o due non cambia assolutamente l’analisi della situazione.

E tutto questo si aggiunge ai difetti di base legati al servizio. Bene essere sempre chiari: gli aspetti psicologici del suo strano modo di eseguire il servizio e di preparare la risposta al servizio non hanno la minima valenza, qui è solo questione di tecnica perché quasi tutti i giocatori europei, sulla scia dei falegnami tedeschi, ma anche sulla scia degli altri incompetenti tecnici europei, hanno la stessa posizione e gli stessi movimenti, in particolare nella risposta al servizio. Tanto per tornare ai Mondiali junior a Riva del Garda, i giovani azzurri, quando aspettano il servizio avversario, si mettono tutti nella stessa posizione, con le gambe piegate in maniera innaturale, col corpo bassissimo, per poi sollevarsi e rispondere. E al servizio, ecco che Ovtcharov parte bassissimo con movimenti inutili e con spreco enorme di energia fisica. Qui la psicologia non c’entra una mazza, i cosiddetti tecnici europei, tedeschi in particolare (molto meno gli svedesi di un tempo), impostano i giocatori in quel modo, facendoli “abbassare” fin quasi a terra nell’attesa del servizio avversario. Beh, provate a guardare non solo i cinesi, ma un po’ tutti gli asiatici, nessuno di loro si piega in quel modo, nella risposta al servizio partono tutti molto più “alti”, busto leggermente piegato, gambe appena piegate, pronti a scattare senza il minimo spreco di energia. Guardando i risultati, possibile che a nessuno venga il dubbio che l’impostazione tecnica “bassa” sia una clamorosa puttanata? Ma si sa, i tecnici europei dicono che loro capiscono davvero, mentre i tecnici cinesi non capiscono un cazzo! Dopodiché, se i giocatori eseguono queste indicazioni come pecore e se non viene loro il minimo dubbio nemmeno quando guardano i cinesi fare esattamente il contrario, beh, che si suicidino pure tecnicamente, resteranno scarsi in eterno.

Dicevo di qualche problema per Fan Zhendong. Intanto, faccio un passo indietro, alla Coppa del Mondo e agli Open di Germania. Siccome si è parlato di cinesi che hanno fatto apposta a perdere, faccio notare un paio di cose. Se uno vuole perdere, non arriva a condurre 10-4 come ha fatto Lin Gaoyuan contro Boll in Coppa del Mondo, perché a quel punto basta uno spigolo, una steccata e la volontà di perdere va a ramengo. Si può arrivare al massimo a 9-4, sicuramente non a 10-4, chi gioca e chi capisce un minimo di tennistavolo non può sparare la cazzata di Lin Gaoyuan che ha fatto apposta a perdere con Boll. Ci ha perso perché è scarso e perché, come tutti gli scarsi, se la fa sotto quando arrivano i momenti di tensione. Per Fan Zhendong la questione è diversa. Probabilmente avete notato, in Tv, che ha perso peso, e non poco. E lui non è che sia convinto di doverlo perdere, lo fa perché i tecnici cinesi gli hanno ordinato di dimagrire, ma anche ad Astana, in via confidenziale, ha manifestato qualche dubbio nello stile cinese: non ha detto, a una persona amica e non cinese, che non è d’accordo coi tecnici, ha detto che lo sta facendo perché glielo hanno ordinato. Il che equivale a dire che lui non lo avrebbe fatto di sua volontà. Ovviamente, non può ribellarsi a un ordine, fra l’altro in un momento in cui non si sa bene chi comanda nella Nazionale cinese e chi potrebbe prendere decisioni importanti un domani. Fatto sta che Fan Zhendong negli ultimi sei mesi ha avuto più di un problema legato soprattutto a un abbassamento della potenza, che gli provoca alti e bassi anche all’interno della stessa partita. Ci sono alcuni scambi in cui un tempo avrebbe sbattuto l’avversario da una parte all’altra dell’area di gioco e nei quali adesso deve subire il contrattacco, segno evidente dei problemi di tenuta fisica, in alcuni momenti regge e stritola chi gli sta di fronte, in altri sembra andare fuori giri, stesso movimento, stessa impressione di potenza, ma pallina più lenta. La partita con Boll, vinta “solo” 4-2 ne è una riprova. E’ una fase delicata, resta da vedere se saprà adattarsi o se avrà la fortuna di trovare un tecnico che non lo snaturi nel tentativo di fargli perdere altri 5 chili, ché sembra essere questo l’obbiettivo fissato. E comunque, quando si è trovato a “dover” vincere, perché per i cinesi queste Finali erano diventate un obbiettivo importante, dopo alcuni fallimenti come la Coppa del Mondo, Fan Zhendong ha preso Ovtcharov e gli ha fatto fare una figura miserevole, a ulteriore dimostrazione che il numero 1 della classifica per questo tedesco è qualcosa di ridicolo, prima ancora che scandaloso.

Ultima notazione, a proposito dei casini cinesi, sugli allenatori. La situazione resta esplosiva e senza soluzione. Il ministro dello sport ha chiesto ufficialmente alla Federazione cinese di nominare un nuovo responsabile al posto di Liu Guoliang, ma la Federazione non ha ancora risposto. Si va avanti con Li Sun responsabile della femminile e Wu Jinping della maschile. Il caso di Wu Jinping è emblematico, perché questo tecnico del Guangdong, bravo nel lavoro di palestra, scarso in panchina, dovrebbe stare già in pensione, ma lo stanno mantenendo nei ruoli perché non sanno a chi dare la responsabilità del settore maschile e gliel’hanno affidato proprio come segnale di “attesa” lanciato al ministro dello sport. Se avessero nominato uno in età giusta, sarebbe potuta essere una decisione definitiva, ma la Federazione cinese non vuole ancora scegliere, magari spera di recuperare Liu Guoliang, quindi ha messo in quel posto un “pensionato” che potrà essere tolto di lì in qualsiasi momento. Rimane però il fatto che questa situazione è dannosa per la squadra, i giocatori non hanno punti di riferimento sicuri e le stesse indicazioni tecniche non sono lineari, ognuno naviga a vista. Per il momento, Wang Hao, Liu Guozheng e Qin Zhijian sono i tecnici guida della maschile. Qualcuno aveva proposto Wang Hao come nuovo capo, ma viene considerato ancora troppo giovane.

Tornando ad Astana, ricordo ancora una volta i limiti dei giapponesi con il loro gioco “piatto”, rotazioni al minimo, per sfruttare la nuova pallina di plastica. La vittoria nel doppio, con Morizono e Oshima è dovuta solo al fatto che i cinesi hanno completamente rinunciato a schierare doppi forti nei tornei del Pro Tour, o schierarli solo poche volte, così da non qualificarsi alle Finali. Lo spettacolo è misero. Fra le donne, ulteriore conferma che i proclami dell’Ittf e degli incompetenti sulla nuova “campionessa” Miu Hirano non erano altro che immondizia. Ribadisco che la Hirano, dopo aver vinto i Campionati Asiatici per gentile concessione delle cinesi addormentate, non ha più vinto una sola partita contro qualunque cinese. Ad Astana ha perso di nuovo con Gu Yuting, stavolta 4-3, ma solo perché la cinese, che poteva vincere comodamente 4-1, si è rilassata. Comunque, è stata un’altra sconfitta per la Hirano e nemmeno contro una delle cinesi più forti, a dimostrazione che le chiacchiere dell’Ittf e dei presunti esperti stanno a zero. Stessa cosa nel doppio, qui i cinesi hanno fatto arrivare un doppio alle finali, quello di Chen Meng e Zhu Yuling, che infatti non solo hanno stravinto, ma non hanno perso neanche un set in tutta la gara. Per il singolo, le cinesi qualificate erano tante che non è stato possibile alcun trucco col tabellone, così le giapponesi sono state asfaltate, come la Ito (spacciata come la più giovane vincitrice di un Pro Tour, dimenticando di dire che quel torneo era senza cinesi) che è stata presa a pallate da Chen Xintong, una delle poche cinesi con scarse rotazioni, ma con mazzate spaventose di diritto e rovescio. Alla fine, ha vinto Chen Meng, 4-0 in finale su Zhu Yuling, con una prova incredibile di tecnica, fantasia e potenza al tempo stesso. Chen Meng ha spesso problemi di tenuta mentale, ma quando riesce a esprimere il suo gioco è insuperabile.

Chiudo con una citazione sulla serata dei Premi annuali riservati a varie categorie. Per carità di patria, non affondo i colpi. Dico solo che come miglior giocatore è stato votato Boll, il quale, con l’onestà che lo contraddistingue, è stato il primo a dichiararsi sorpreso, perché come numero di gare vinte davanti a lui c’erano almeno Ma Long e Ovtcharov. Probabilmente, l’Ittf, sotto il paravento di un voto popolare che puzza molto, ha voluto dare una specie di premio alla carriera a Boll, rendendosi conto che un anno così per lui, alla sua età, è irripetibile. Bene o male, ha vinto un Pro Tour, gli Europei a squadre, in finale in Coppa del Mondo, così ne hanno approfittato per fargli un regalo. Considerato il gigantesco imbroglio della nuova classifica mondiale, non è nemmeno il peggio che si è visto in questo orribile 2017.

A Sesto Fiorentino, Secondo Meeting - Il Block

14 Dicembre 2017 da Ping Pong Italia · 1 Commento 

Dopo il successo dello scorso anno con il clinic su Servizio e risposta al servizio, ora, per un’unica data italiana, è la volta del Block.

Con la collaborazione dell’A.I.C.S Sestese Tennistavolo nei giorni 29 e 30 dicembre si terrà appunto presso il “Centro del ping pong Roberto Paggesi” a Sesto Fiorentino, il secondo meeting, questa volta dedicato esclusivamente al Block.
Ecco il programma

Introduzione del clinic e presentazione dei partecipanti

Analisi tecnica del block

Analisi tattica del block

Vari tipi di block con dimostrazione pratica

Video analisi del block

Domande dei partecipanti e scambio di esperienze.

Il meeting si articolerà in due sessioni di 3 ore e mezza a cominciare dal pomeriggio del 29 Dicembre per concludersi per l’ora di pranzo del 30.

Il numero massimo di partecipanti e’ fissato a 30 ed il costo individuale e’ di 40 euro da pagare prima dell’inizio della prima seduta.
Il corso si terra’ solo se verra’ raggiunto un numero minimo di 18 partecipanti.
Chi intende prendere parte allo stage deve prenotarsi mandando una mail all’indirizzo opuglisitt@gmail.com entro le ore 24 del giorno 22/12/17, e la lista dei partecipanti verra’ confermata entro il giorno 24/12/17.

Le iscrizioni verranno accettate sulla base dell’ordine di arrivo. Per ulteriori informazioni e’ possibile scrivere all’indirizzo opuglisitt@gmail.com o telefonare al numero 3204343596.

A.I.C.S Sestese Tennistavolo
Via Leopardi 64
Sesto Fiorentino

I Mondiali di Riva Del Garda

8 Dicembre 2017 da Ping Pong Italia · 28 Commenti 

Ecco il pezzo del Drago Rosso a proposito dei recenti Mondiali Juniores di Riva Del Garda.

del Drago Rosso

Per dare un’idea dell’interesse che il mondo del tennistavolo italiano ha avuto per i Mondiali junior a Riva del Garda basta citare due semplici fatti. Il primo: alle cerimonie finali di premiazione, per singoli e doppi, domenica sera, della Fitet era presente il solo consigliere federale Enrico Rech, eletto in quota tecnici, quindi non uno dei membri “politici”, in mezzo a vicepresidenti Ittf e altri rappresentanti del tennistavolo mondiale, tutti gli altri erano scappati, dal presidente Di Napoli ai consiglieri federali, ma che bella figura! Il secondo: fra tutti i presenti nelle due sale di gioco erano di più quelli con l’accredito, un qualsiasi tipo di accredito, che i “semplici spettatori”, a riprova che, al di là dei partecipanti, i cosiddetti “appassionati” si sono sbattuti altamente il cazzo di questi Mondiali. E’ vero che c’era la concomitanza delle gare dei campionati nazionali (suprema puttanata della Fitet), ma chi è voluto andare a Riva ci è andato, alcuni veri appassionati hanno chiesto il rinvio delle loro gare e si sono presentati. Gli altri si sono messi a pontificare su forum e social senza avere idea di cosa stesse davvero accadendo a Riva. Insomma, è questa l’immagine del tennistavolo italiano, in cui a parole tutti sono interessati e fanno qualcosa di concreto, nei fatti nessuno opera davvero per il bene di questo sport.
Io invece ci sono stato, dal giorno prima delle gare fino all’ultimo minuto, perciò provo a raccontare un po’ cosa è successo, ma soprattutto il “dietro le quinte”, quello che non risulta dagli atti e dai resoconti ufficiali, quello che viene nascosto e quello che può far capire cosa sta realmente avvenendo nel tennistavolo italiano e mondiale.

REALTÀ TECNICA

La Cina ha vinto tutti i 7 titoli in palio, stavolta ha mandato la squadra più forte (o quasi), sicuramente con i migliori due sia fra gli uomini che fra le donne, a differenza dell’anno scorso, quando si presentò ai Mondiali junior con le seconde linee. Non è una novità che la Cina a volte snobbi questa manifestazione, qualche volta per protesta contro l’Ittf che approva regolamenti nuovi per danneggiare i cinesi (memorabile un anno in cui la Cina mandò la squadra junior di Pechino e non la Nazionale, ma nessuno dell’Ittf se ne accorse), altre volte perché lascia vincere gli altri per carità di patria, per lasciare qualche vittoria agli altri e suscitare un po’ di interesse per uno sport che altrimenti rischierebbe di diventare noioso per i non appassionati. Fra l’altro, le classifiche di categoria sono false, nel senso che i cinesi giocano meno tornei e quindi hanno meno punti, il fatto che siano in tanti li costringe a suddividersi le gare, a differenza di altre nazioni che puntano sempre sugli stessi giocatori che così accumulano più punti. Da gennaio, poi, ci sarà la rivoluzione nelle classifiche, altro “capolavoro” dell’Ittf e scoppierà il casino, che sarà meglio spiegare in altra occasione. Per il momento basta dire che a gennaio il nuovo numero 1 sarà l’indiano Thakkar, ora n.18, bravo sì, ma assurdo che diventi il numero 1 davanti a cinesi e giapponesi. L’unico dubbio, a Riva, è quello riferito al singolo maschile, con l’assenza del giapponese Harimoto, in teoria favorito. Piccola parentesi su Harimoto: ufficialmente ha rinunciato perché infortunato, la verità è che ha preferito allenarsi per le Finali del Pro Tour che si terranno ad Astana in Kazakistan, dal 14 al 17 dicembre (sarò anche là, giusto per informazione). Per il resto, anche la gara a squadre, pur con l’eventuale presenza di Harimoto, non avrebbe avuto storia perché i cinesi non potevano perdere con gli altri due giapponesi in squadra, e infatti li hanno schiantati tutti e tre nella finale a squadre. Quindi, 7 titoli o 6 non sarebbe cambiato alcunché. E non considero nemmeno la possibilità che il Giappone potesse fare qualcosa fra le donne schierando le sue due più forti, Hirano e Ito, perché Wang Manyu e Sun Yingsha sono nettamente più forti di loro. A proposito di Hirano, indicata come la grande speranza per una vittoria contro le cinesi addirittura a livello assoluto, faccio presente che, dopo la vittoria ai Campionati Asiatici, Hirano non ha più vinto una sola partita contro le cinesi, le ha perse tutte, con le più forti (fra cui Wang Manyu) e anche con quelle di medio livello, a riprova di quanto spiegai dopo i Mondiali di Dusseldorf: il suo gioco tutto potenza e scambi non è più una sorpresa per le cinesi che adesso la bastonano regolarmente.

POCHE NOVITÀ

Andando nel particolare, la vittoria di Xue Fei (pennaiolo destro) era quasi scontata, anche se io puntavo su Wang Chuqin (europeo mancino) e continuo a pensare che sia il giocatore tecnicamente più dotato e in prospettiva capace di diventare il più forte di tutti. Ha bisogno però di rendere al massimo per il suo gioco di attacco sfrontato, senza pause. Xue Fei, più potente, è anche più costante e affidabile, ma gli manca qualcosa quando si arriva ai limiti estremi del gioco. Il giapponese Kizukuri ha mostrato parecchi limiti, come anche i suoi compagni Takami, Tanaka e Uda. Stesso discorso per il sudcoreano An Haehyun, bravo ma inconsistente a un certo livello. Ovviamente, potranno migliorare ed evolversi, ma non mi pare proprio di stare davanti a nuovi campioni. Dall’Europa poco o niente. Tecnicamente, il potenziale maggiore è quello del romeno Pletea, ma la sua testa non funziona bene, si mette a fare lo sbruffone e viene punito. Inoltre, tende sempre a indietreggiare quando non riesce a prendere il comando del gioco, tant’è che ha perso con Mutti proprio per questo motivo, facendo esattamente il gioco dell’azzurro. E infine c’è lo svedese Moregard, indicato da molti come il campione del futuro. Dico subito che non condivido questa analisi. A parte il fatto che è il giocatore più buffone che ho visto in tutta la mia vita (con atteggiamenti ridicoli e plateali quando vince e con “pianti” bambineschi quando perde), dal punto di vista tecnico è davvero limitato: gioca prevalentemente di contrattacco, “sparando” bordate impossibili in stile “vediamo se va dentro”, poche le azioni di impostazioni dell’attacco, molte di queste con sparacchiate senza senso. Se troverà un tecnico capace di renderlo più disciplinato tecnicamente e tatticamente (attenzione, non sto dicendo che non debba avere fantasia, dico che quello che lui fa non ha alcunché a che fare con l’estro e la fantasia) potrebbe diventare forte davvero, altrimenti resterà un pazzo che può vincere solo approfittando degli errori degli avversari.
Fra le donne, discorso ancora più semplice. Wang Manyu e Sun Yingsha sono già ai massimi livelli assoluti, altro che junior, quindi sono fuori gioco. Le giapponesi si distinguono sempre con il gioco limitato di una gomma che distrugge e un’altra liscia, quando si arriva a dover giocare seriamente si fermano. Anche qui il discorso delle classifiche resta lo stesso, addirittura la portoricana Diaz è testa di serie n.4 nel singolo! Comunque, per vedere qualcosa di buono bisogna andare ancora una volta in Romania, la cui Federazione, con pochissimi soldi e mezzi, inventa sempre miracoli. Fra le donne, a parte Diaconu e Dragoman, già conosciute, destano impressione due giovanissime, Tania Plaian (2001) e Elena Zaharia (2004). Plaian gioca di topspin, Zaharia più di scambi al tavolo, ognuna ha già un suo preciso stile, frutto di due diverse scuole della Romania, entrambe mostrano qualità tecniche e di carattere che le porteranno a diventare ottime giocatrici. E chiudo questo argomento parlando proprio di “scuole”, perché ancora una volta, guardando soprattutto la Germania, maschile e femminile, si nota la povertà tecnica, che viene colmata, da ormai parecchi anni, solo con le naturalizzazioni di cinesi. Falegnami erano e falegnami restano, con tutto il rispetto per i falegnami veri, che magari farebbero meno danni se si dedicassero al ping pong!

ITALIA NELLE STALLE

Come al solito, discorso a parte per l’Italia, che conferma una crisi tecnica spaventosa. Comincio dalle donne, che hanno meno responsabilità, visto che non possono ancora competere a questi livelli, tant’è che hanno partecipato solo perché si giocava in Italia. Quello che si può dire, a parte Jamila Laurenti su cui torno fra un momento, è che, risaputo, non c’è una scuola di base, un indirizzo tecnico che serva loro come impostazione generale, queste ragazze sembrano né carne né pesce e questa non è una critica alle loro qualità, ma all’essenza del lavoro (?) che svolgono. La sensazione fortissima è che non sappiano che fare, si mettono lì con servizio, attacco, block, top, senza un’idea di gioco, uno schema, niente. L’unica cosa che posso dire è che mi dispiace per loro, meriterebbero una Federazione più seria. Per la Laurenti, invece, il discorso è molto più chiaro. La sua impostazione, con la gomma Neubauer sul rovescio, è dovuta alle indicazioni del padre e del primo allenatore, come lei stessa ha dichiarato al sito dell’Ittf. Quindi, che si sia d’accordo o no sull’impostazione, questa è un discorso personale, niente a che fare con i tecnici federali. Che poi i tecnici federali la seguano e la curino è un altro discorso, voglio solo dire che per trovare una ragazza con una impostazione ben precisa bisogna fare riferimento ad ambienti estranei ai Centri federali e ai tecnici ufficiali della Federazione. Detto questo, il discorso da fare con la Laurenti è complesso, perché ha ottenuto bei risultati finora, a Riva è rimasta imbattuta nella gara a squadre e nel singolo ha perso, di misura con due forti giocatrici di Taipei e Corea del Sud, vincendo con un’altra sudcoreana, ma il punto fondamentale è un altro. Con quel tipo di gomma, che offre vantaggi, ma anche la limita, bisogna avere coscienza proprio dei limiti. Già a Riva si è accorta che, con le giocatrici più forti, il punto non arriva semplicemente dopo un colpo con la gomma strana, perché le avversarie sanno come affrontarla, e sarà ancora più difficile quando passerà senior e giocherà contro avversarie scafatissime. A quel punto, servirà una diversa preparazione mentale (non mollare perché il punto non arriva immediatamente) e tecnica, su come sfruttare la gomma Neubauer quando non assicura il punto facile. Il discorso è delicato e comporta la presenza di un tecnico più che qualificato, ma qui entriamo in un altro campo, quello in cui la Fitet si è distinta per aver voluto cacciare gente come Costantini ed Errigo. Ci torno fra poco, ma resta il dubbio sui progressi che Laurenti potrà compiere se non assistita adeguatamente.
Per gli uomini, anche se il livello tecnico è superiore, il discorso è persino peggiore, proprio perché ci sono ragazzi che hanno dimostrato negli anni passati di poter ambire a obbiettivi importanti e che adesso stanno franando sia dal punto di vista tecnico che da quello mentale. Un disastro, ancora più grande se si considera che le cose sono peggiorate da quando questi ragazzi hanno accettato di rinchiudersi nel Centro di Formia. Paradossalmente, a ottenere il miglior risultato a Riva è Mutti, che non è a Formia, ma è meglio chiarire che è solo una coincidenza perché anche lui mostra limiti tecnici, accompagnati da impostazioni sbagliate in alcuni fondamentali, come nel servizio. Tanto per essere chiari: tutti i servizi di diritto di Mutti sono irregolari, tutti, con pallina nascosta dietro la testa, dietro la spalla, dietro il corpo. Se non glieli chiamano adesso, perché l’arbitro è scarso, non sarà lo stesso ad altri livelli. E si va peggio con gli altri, anche se trovo sconcertante il tiro al bersaglio contro Pinto, che ha avuto chiaramente una involuzione tecnica inspiegabile (o forse non inspiegabile), ma che non è aiutato a risolverla da alcuno. Fra l’altro, Pinto è stato l’unico a Riva del Garda a mostrare un comportamento sportivo e corretto, al contrario del resto della squadra, segno questo di un equilibrio interiore che può essere la base per una rinascita tecnica. Dal punto di vista tecnico, quello che più mi ha colpito in lui è la totale mancanza di reattività, vede dove gli arriva la pallina, sarebbe in grado di colpirla e in tempo per farlo, ma rimane fermo, riflessi nulli, come se non sapesse che fare, davvero sconcertante e ancor più indicativo di pesanti impostazioni negative nel lavoro svolto ogni giorno.
Gli altri si sono distinti più per il nervosismo che per il gioco, a cominciare da Rossi e Amato, quest’ultimo in particolare. In tutte le loro partite si sono notati scatti di rabbia anche quando non c’era tensione dovuta al punteggio o alla situazione della partita, come se questa tensione appartenesse solo a loro. Il peggio si è avuto nella gara a squadre contro l’India. Sembrava che gli azzurri fossero caricati a palla sin dal primo punto, con inspiegabile nervosismo. Nell’ultimo incontro, quello del 3-1 per l’India, fra Rossi e Thakkar, l’azzurro si è visto togliere un punto sul servizio e la sua reazione è stata incredibile: è andato dall’arbitro segnapunti e ha cercato di rimettere il punteggio indietro, con l’arbitro incredulo costretto a fermarlo materialmente con le mani, mentre Rossi diceva ad alta voce: “No, no, non mi puoi togliere il punto”. Gli è andata bene che non lo hanno ammonito. Ma molto peggio ha fatto Amato, prima di lui. Nel terzo incontro, contro Shah, gli viene tolto un punto sul servizio, nel primo set sul 3-1 per l’indiano. Amato ha uno scatto assurdo. Io stavo dietro l’arbitro segnapunti, a un paio di metri, quindi vedevo Amato di fronte e posso dire esattamente cosa ha fatto e cosa ha detto. Amato va verso l’arbitro, la russa Irina Semizorova, con atteggiamento aggressivo e dice testualmente, in inglese: “Tu adesso mi devi dire perché mi hai tolto il punto. Voglio sapere perché mi hai tolto il punto”. La Semizorova resta per un momento in silenzio, chiaramente sconcertata da questo atteggiamento, poi spiega perché ha tolto il punto. Amato insiste, ma alla fine torna al suo posto. Alla fine del set, vinto 11-7 da Shah, Amato va verso l’arbitro segnapunti per prendere l’asciugamano nell’apposito box, ha in mano la pallina e, guardando fisso la Semizorova, le tira la pallina contro, per fortuna non centrandola, ma prendendo il tabellone dei punti. E’ possibile che abbia mirato direttamente al tabellone, invece che all’arbitro, ma il significato del gesto non cambia. Gli va bene perché si prende solo un cartellino giallo, gli arbitri avrebbero potuto richiedere l’intervento del giudice arbitro che avrebbe anche potuto espellerlo direttamente. Dopo la partita, Amato e il tecnico Nannoni sono convocati dal giudice arbitro dei Mondiali che pone l’ultimatum ad Amato: un altro comportamento come quello e sarà espulso dai Mondiali.
Ovviamente, queste cose non le potete leggere in alcun sito, ufficiale e no, in alcun forum, ma sono vere e danno la dimensione di quale sia la situazione del tennistavolo italiano. In particolare, è incomprensibile che un ragazzo come Amato, che ritengo tecnicamente il più dotato dei giovani azzurri e potenzialmente un grande giocatore, che fino a un paio di anni fa si distingueva per educazione e comportamento sportivo, si sia ridotto a giocare così male e a subire una così profonda involuzione anche dal punto di vista mentale. Giusto un’osservazione per capire l’assurdità del suo atteggiamento: mettiamo pure che l’arbitro abbia sbagliato a togliergli quel punto, ma si era sull’1-3 del primo set, tutta una partita davanti. Amato, invece, sembrava stesse ai vantaggi del set decisivo in quanto a tensione e nervosismo. Come è possibile? E come è possibile che i tecnici federali non intervengano per fermare questi comportamenti? Faccio notare che anche Nannoni è stato convocato dal giudice arbitro, non solo per responsabilità oggettiva in quanto tecnico della squadra, ma anche perché gli arbitri dell’incontro hanno segnalato che alla fine anche lui è andato a protestare per i punti tolti su servizio. Insomma, stiamo parlando di un atteggiamento generale, aggravato dal fatto che si tratta di squadre giovanili. E le domande sul clima che si respira a Formia, sulle indicazioni tecniche che vi vengono attuate, si moltiplicano sempre più.

INDIA SULLE STELLE

Al contrario, il lavoro tecnico attuato in India appare sempre più brillante e interessante, non solo perché l’India ha battuto l’Italia nell’incontro che ho citato, ma perché c’è tutta una serie di risultati a dimostrarlo, di squadre e individuali, di uomini e donne. E il lavoro è quello di Massimo Costantini, la cui figura è ancora un’ombra su questa Fitet che lo ha cacciato nel 2005, insieme a Maurizio Errigo, dopo una serie di successi per l’Italia, e che da quel momento ha imboccato la strada del fallimento tecnico. A Riva del Garda, l’India ha ottenuto l’11° posto a squadre maschili dopo aver sfiorato l’ingresso nelle prime 8, battuta 3-2 dalla Francia, che ha ben altre tradizioni e successi in campo giovanile rispetto agli indiani, dopo aver sfiorato la vittoria. Una vittoria che è mancata per l’inesperienza internazionale di Suravajjula, in vantaggio 2-1 con Rembert e 8-6 nel quarto set, per poi cedere 11-8, vanificando i 2 punti di Thakkar su Bertrand e Rolland, una Francia che avrebbe poi ceduto solo 3-2 contro il Giappone nella fase successiva, a riprova del livello cui è giunta l’India, in grado di lottare alla pari con i più forti. E poi, Thakkar che cede 4-2 (dopo aver condotto 2-0) solo al cinese Wang Chuqin, poi giunto in semifinale contro Xue Fei, tre giocatori nei doppi misti giunti agli ottavi, e una ragazza sconosciuta, Kamath (2000), che provoca sorprese nel singolo. Kamath supera il gruppo battendo la tedesca Schreiner e la portoricana Diaz (non la testa di serie) per poi superarsi nel tabellone principale: 4-3 a Lee Yupeng (Taipei) e poi 4-2 alla Kihara (Giappone), n.14 della classifica mondiale junior. Non c’è il singolo risultato, che può anche essere dovuto alla fortuna o al caso, ma una crescita costante di tutta la squadra.

I MIRACOLI DI COSTANTINI

E allora allarghiamo il discorso su Costantini, anche alla luce di dichiarazioni allucinanti, fatte da consiglieri federali o apparse su forum e social. Ancora una volta, le squadre e i giocatori allenati da lui ottengono risultati superiori alle aspettative e alla tradizione storica delle nazioni in cui Massimo opera. Tanto per capirci, ricordo ancora una volta che all’Olimpiade di Londra fu l’unico allenatore al mondo, cinesi inclusi, a qualificare tre suoi atleti, degli Stati Uniti, non di una delle grandi potenze del tennistavolo. E non risulta che l’India abbia mai avuto risultati eclatanti nelle gare junior. Ai Mondiali junior, l’India mancava dal 2011, quando si presentò una squadra di giovani tirati su da Massimo negli anni precedenti, ma senza lui in panchina perché fatto fuori, pochi mesi prima, da una congiura di palazzo. E quella squadra di ragazzi tirati su da Costantini fin quasi alla vigilia dei Mondiali (Gnanasekaran, Ghosh e Desai) riuscì nell’impresa di vincere addirittura il bronzo, i cui meriti andarono scandalosamente a qualcun’altro. Ovviamente, una volta passati senior quei ragazzi, chi sostituì Costantini, non riuscì a tirare su nemmeno uno junior degno dei Mondiali. E faccio notare che per qualificarsi ai Mondiali, nella zona asiatica, ci sono solo 5 posti, assegnati con la classifica a squadre ai Campionati Asiatici 2017. Quindi l’India di Costantini per andare a Riva del Garda ha dovuto superare una qualificazione con al via autentiche potenze come Cina, Giappone, Sud Corea, Taipei, Hong Kong e Singapore. Vi risulta che a Riva del Garda ci fossero le squadre di Hong Kong e Singapore? E non solo l’India si è qualificata, ma lo ha fatto salendo addirittura sul podio di questi Campionati: terzo posto, battuta solamente dalla Cina in semifinale e col Giappone, senza Harimoto, quinto, pur con atleti di classifica mondiale più alta di quelli allenati da Massimo. Ma ogni volta che Costantini ottiene un risultato di questo genere, ecco i sapientoni italiani che cercano di sminuire la sua bravura. Non hanno fatto eccezione alcuni consiglieri federali Fitet a Riva del Garda. Dopo la bruciante sconfitta dell’Italia con l’India, ecco che questi “esperti” se ne sono usciti con la solita frase: “Sì, vabbé, ma lui ha i giocatori forti, mica è merito suo”. Già, lui va nelle nazioni che non hanno mai vinto una mazza o a malapena si qualificano per qualcosa e trova i giocatori più forti! Poi si scopre che quest’anno l’India ha partecipato a 16 Pro Tour e in 12 di questi è salita sul podio di almeno una gara, fino alla vittoria nel singolo maschile in Spagna, due settimane fa, proprio con Gnanasekaran, uno di quei ragazzi tirati su da Massimo prima del 2011 e adesso rinato da quando Costantini è tornato a guidare l’India. Ci era forse riuscita l’India prima che tornasse Costantini ad allenarla? Ma la denigrazione di Costantini continua e si estende anche nei discorsi su internet. Addirittura, in una conversazione si è arrivati a sostenere che per l’Italia ci vorrebbe un altro c.t. della Nazionale, ma è stato fatto il nome di un tecnico straniero, che non cito perché lui non c’entra in questa denigrazione di Costantini. Insomma, chiunque tranne Costantini, che evidentemente non sta sul cazzo solo a questa Fitet, degna erede di quella precedente, ma anche a tanta altra gente in Italia. Si arriva poi all’aperta diffamazione quando interviene il noto pezzo di merda Lelesguizzero, che cita indebitamente l’episodio delle sue dimissioni da consigliere federale per diventare c.t. della Nazionale italiana. Ne ho già parlato, ma ricordo in breve che: da unico consigliere di opposizione, Costantini si vide rigettate tutte le sue proposte, ma quando diventò c.t. dell’Italia, con la condizione fra lui e il presidente Bosi che avrebbe avuto mano libera (condizione pienamente rispettata da Bosi, che diede il via libera a tutte le decisioni di Massimo) su tutti gli aspetti tecnici, Costantini realizzò in quella veste tutto quello che non avrebbe potuto fare da consigliere di opposizione, a cominciare dai programmi tecnici e dall’organizzazione di base fino a quella di alto livello, mettendo in piedi un sistema che favoriva i risultati sul campo e non permetteva favoritismi, tanto che anche i Seconda categoria ebbero la chance di entrare in Nazionale. E allora, chi è stato tradito? Fra l’altro, Costantini venne eletto col 75% dei voti, segno che lo votarono tutti, non solo quelli dell’opposizione. E, prescindendo dai voti che lui ricevette anche dalla maggioranza, quelli che lo avevano votato per far cambiare qualcosa hanno ottenuto esattamente quello per cui l’avevano votato, sia pure in altra veste. L’opposizione avrebbe dovuto fargli un monumento per le cose realizzate con il programma tecnico che nessun altro, prima e dopo di lui, è mai riuscito a fare. Risultato, ripeto ancora una volta, che non si sarebbe raggiunto se Costantini fosse rimasto a fare il solitario consigliere di opposizione. Dove sta il tradimento? Per capire meglio il tutto, basti pensare a cosa hanno ottenuto i 5 (non uno, ma cinque) consiglieri eletti dall’opposizione in questo Consiglio federale che avrebbe una maggioranza di 6 a 5, quindi sempre risicata e in pericolo. Cosa hanno ottenuto? Zero. Gli è stato imposto di nuovo Deniso come c.t. e loro dicono di aver ottenuto una grande vittoria perché hanno limitato il contratto a 2 anni. Già, ma quando scadrà e il presidente Di Napoli lo prolungherà di altri 2 anni, loro cosa faranno? Diranno di avere ottenuto un’altra grande vittoria perché il contratto è di “soli 2 anni”? Vogliamo metterci a ridere o a piangere? E infine, per quanto riguarda quella merda di Lelesguizzero, una dedica diretta: sei stato compagno di Costantini in nazionale, hai fatto finta di essere suo amico, ma dentro ti rodevi il fegato perché lui era più bravo di te e adesso ti sfoghi come un miserabile. Ma dicci un po’: come fai a vivere in questo squallido modo? E questa la chiami vita?
Concludo questa parte, però, tornando ai consiglieri federali. A Riva del Garda molti di loro hanno incontrato Costantini, tanti bei discorsi, complimenti ipocriti e poi la grande domanda: “Ma tu torneresti in Italia?”. Ma quanto sono bravi. Ma li avete capiti questi coraggiosi consiglieri? Loro non hanno scelto Costantini come c.t. dell’Italia perché non sapevano se lui volesse tornare in Italia. Ma questo Costantini è davvero scemo. Perché non ha fatto sapere ai consiglieri che lui sarebbe voluto tornare in Italia? Lo avrebbero eletto a furor di popolo. Ma è anche vero che questi consiglieri sono davvero perspicaci: il c.t. dell’Italia viene cacciato dopo aver portato tanti risultati, è costretto ad andare via dall’Italia per poter lavorare, sta via 10 anni, fra Emirati Arabi, India, Stati Uniti e poi di nuovo India, sta lontano dalla famiglia, da sua moglie e da suo figlio che, quando va in esilio, ha poco più di 10 anni, sta lontano da suo figlio proprio nella fase più importante della sua vita di adolescente, ma qualcuno si chiede ancora se Costantini tornerebbe in Italia. Ma siamo davvero un popolo di geni, oltre che di santi e navigatori! E invito subito gli idioti che, già in passato, hanno sostenuto che ci sono tanti lavoratori che vanno all’estero e che quindi Costantini non può lamentarsi, a non fare confusione. Perché andare all’estero per via del lavoro che manca in Italia è una delle cose più brutte che ci possano essere, ma dover andare all’estero non perché manca il lavoro, ma perché qualcuno ti odia, nonostante tu abbia lavorato bene e fatto il bene della tua azienda-federazione, del tuo sport, beh, quello è peggio ancora. Ed è peggio a maggior ragione se hai fatto il tuo dovere e hai rifiutato di convocare il “figlio di questo o quello”, il cui merito è solo quello di avere il padre che ricopre un certo ruolo. Quindi, per favore, cerchiamo di non prenderci per il culo.

C’ERAVAMO TANTO AMATI

Il discorso sui consiglieri federali, comunque, è l’occasione per una considerazione sulla situazione generale. Come tutti possono constatare, e come avevo già fatto notare qualche mese fa, l’opposizione in Consiglio federale non esiste più. In pratica, dei 5 consiglieri cosiddetti di opposizione, è rimasto solo Gabba e protestare timidamente, conscio comunque che non ha alcuna possibilità di incidere. E gli altri? Si aspetta ancora la grande riforma della tabella voti, per la quale è stato incaricato Paglia, ma sappiamo già che non ha alcuna possibilità di essere accettata, oltre al fatto che le nuove disposizioni del Coni potrebbero rendere inutile il tutto. Quindi, cosa rimane? Per la verità rimane solo la curiosità di sapere che rapporti ci sono fra Di Folco e i “suoi” consiglieri di opposizione, a cominciare da Giordani e Malucchi. Di Folco ha già detto che non mi risponde perché non parla con gli anonimi. Pazienza, me ne farò una ragione. Ma Di Folco ha il diritto di sapere che, senza offesa, me strasbatto altamente che lui non voglia ribattere le mie osservazioni, ma figuriamoci se mi sto a preoccupare. La settimana prossima vado ad Astana, in Kazakistan, per le Finali del Pro Tour, quest’anno sono già stato ai Mondiali, ai Giochi Nazionali Cinesi, a vari tornei internazionali, in giro per qualche Centro tecnico nazionale e a parlare con i maggiori responsabili mondiali del tennistavolo, oltre che con diversi campioni e campionesse, fra partite, pranzi, cene e altro. E secondo Di Folco mi starei a preoccupare se lui non vuole rispondere alle mie critiche? Ma riesce a immaginare quanto stracazzo me ne strafrega? Il vero problema è che non dovrebbe rispondere a me personalmente, ma spiegare a tutti, quelli che l’hanno votato e anche chi non l’ha votato, cosa sta succedendo. Può spiegare a questa gente se lui parla ancora con Giordani e Malucchi? Lo può spiegare? E se non ci parla, può dire perché? Può spiegare perché li ha scelti come componenti della sua cordata? Può spiegare se ha chiesto loro di fare opposizione in Consiglio o se malauguratamente è stato sfanculato? Non è al Drago Rosso che Di Folco deve dare spiegazioni, ma al tennistavolo italiano. Dopodiché, faccia pure finta che io non esista. Lui e tutti gli altri cosiddetti protagonisti del tennistavolo italiano resteranno qui, impantanati in una Federazione che distrugge questo sport, io continuerò ad andare in giro per il mondo divertendomi e rimpiangendo solo la sorte di Costantini e poche altre brave persone che potrebbero fare tanto per il tennistavolo italiano ma ne sono tenute fuori per la vigliaccheria delle innumerevoli pecore che lo popolano.

ORGANIZZAZIONE

Il finale è di nuovo per i Mondiali e riguarda l’organizzazione. Purtroppo, le note sono dolentissime, a dispetto di uno sforzo che è apparso lodevole, ma davvero privo di competenza specifica, non è chiaro se dovuta ai responsabili locali o all’Ittf, perché, stando a dichiarazioni ufficiali e no, c’è un palleggiamento di responsabilità. Comincio dalle sale di gioco. La prima, con soli due tavoli, era la principale, con due tribunette, più che sufficienti fino all’ultima giornata, non adeguate nelle finali, con un po’ di gente che non ha trovato posto, e questo si doveva immaginarlo. Ma il vero problema è stata la seconda sala, se si può chiamare così: una giungla di pali di cemento, sedie, baldacchini rialzati per il pubblico, che ovviamente copriva la visuale degli altri tavoli, davvero qualcosa di incredibile. Ho parlato con molti dei delegati stranieri e tutti si sono lamentati, hanno detto che non era una sala da mondiale. Il problema, però, è che nessuno si lamenta ufficialmente perché c’è una specie di patto tribale in base al quale nessuno può parlare male degli altri, anche perché un domani la nazione che critica potrebbe organizzare la gara ed essere criticata a sua volta. In questo modo, c’è una autoassoluzione comune, ma anche un danno per il tennistavolo. Detto questo, bisogna ricordare che l’edizione precedente, in Sud Africa, è stata perfetta, ma il Sud Africa è fuori dal normale circuito dei Paesi organizzatori.
Dicevo del palleggiamento di responsabilità: la Fitet dice che a decidere la dislocazione delle sale è stato il delegato egiziano dell’Ittf, che ha deciso quale dovesse essere la sala di gioco e quella di riscaldamento. Andando a guardare la sala di riscaldamento ci si chiede perché non sia stata questa la principale: una sola fila di pali al centro, ma che non ostruivano la visione, la possibilità di avere due file da 6 tavoli e una tribuna lungo tutta la lunghezza, insomma, una sala ottima. Qualcuno, in maniera riservata, mi ha detto che forse c’era un problema di altezza per la sala da riscaldamento, ma sono andato a controllare e non ho notato anomalie. Resta il fatto che la Fitet avrebbe almeno potuto sottoporre al delegato Ittf la possibilità di inversione delle due sale, poi se lui avesse insistito ci si sarebbe rassegnati, ma nessuno lo ha fatto. Insomma, uno scaricabarile completo. Altro problema per chi stava a guardare le gare era la mancanza assoluta di informazioni sull’andamento. Nella gara a squadre c’era almeno un tabellone elettronico a ogni tavolo col punteggio totale fra le due nazioni, senza però alcuna informazioni sui nomi dei giocatori e sui parziali. Ma negli individuali i tabelloni sono spariti e si è andati avanti al buio, senza sapere chi stava giocando su ogni tavolo, che turno era, quando si giocava e così via. All’ingresso erano appesi in bacheca i fogli (formato A4) con i tabelloni, ma addirittura senza i nomi dei qualificati dai gruppi e così sono rimasti fino alla fine, senza alcun aggiornamento. Nelle sale, nemmeno quei pochi fogli. E nemmeno il sistema informatico funzionava, perché non veniva aggiornato fino a quando non si concludeva l’ultimo incontro del turno in programma. Perciò, persino sui computer in sala stampa e nella sala degli arbitri, non c’era l’aggiornamento, l’unico era quello “a mano” al tavolo del giudice arbitro. Mi è stato spiegato, sempre in maniera riservata da qualcuno dell’organizzazione locale, che il problema dipendeva dal sistema informatico dell’Ittf, non aggiornato. Resta il fatto che in un Mondiale tutto questo è ridicolo.
Poche informazioni solo dallo speaker nella sala principale, ma qui si apre un altro capitolo speciale. Lo speaker, almeno da quello che si capiva da come parlava, non era italiano, anche se si sforzava di dare la versione in italiano delle presentazioni. Ma ci voleva tanto a prendere un italiano che parla l’inglese? Il bello è che questo speaker, che curava anche la musica e sembrava essere un dj, aveva un modo tutto suo di pronunciare i nomi dei cinesi, all’americana. Per cui Wang Chuqin, che si pronuncia “vang ciucìn”, diventava nella presentazione “ueng ciuquin”. E la Wang Manyu, che si pronuncia quasi come si scrive, “vang manyù”, diventava “ueng men iù”. Non dico che bisogna conoscere la lingua cinese, ma almeno chiedere all’interprete della squadra cinese la pronuncia, quantomeno per una forma di rispetto nei confronti della nazione più importante di questo sport, invece di mostrare la solita arroganza di chi considera tutte le lingue con le regole di pronuncia di quella inglese. Infine, più influente sul gioco, il programma delle ultime giornate, con un intasamento assurdo il sabato, quando ci sono stati 3 turni di singolo, associati a doppi e doppi misti, tanto che si è arrivati a chiudere oltre le 22.30. Sarebbe bastato fare 2 turni di singolo il venerdì e 2 il sabato per sistemare tutto, ma chi ha deciso il programma ha combinato un macello. Fra l’altro, alle 21 di sabato era stato organizzato il “farewell party”, che si sarebbe dovuto tenere nella sala accanto a quella principale. Risultato: è stato annullato perché non si poteva cominciare con le gare in corso nella sala accanto e i giocatori a una certa ora se ne sono andati, visto che erano rimasti a giocare solo i cinesi, due romeni e due coreani. Certo, il party non è necessario, ma annunciarlo e poi annullarlo perché non si è capaci di organizzare un programma intelligente non fa fare una bella figura.

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