4-5 Gennaio 14 corso tecnico per il CR Toscana

29 Dicembre 2013 da Ping Pong Italia · 22 Commenti 

Innanzitutto 2 considerazioni: la prima, anche se mancano appena due giorni, spero che il 2013 sia stato un anno positivo per voi e per la vostra attività pongistica. La seconda, spero che il 2014 vi possa portare tante altre soddisfazioni personali e sportive.
Finisco questo 2013 e comincio il 2014 in famiglia, a Senigallia, poi lo continuerò il 4 e il 5 con un corso tecnico a Sesto Fiorentino organizzato dal Comitato Regionale Toscana. Sarà la seconda volta che andrò a Sesto e ci vado con piacere, la passata esperienza è stata bene apprezzata sia dagli organizzatori sia dai partecipanti.
Mi ritroverò quindi ancora a Sesto per un corso che avrà come filo conduttore i giovani. È un corso riservato agli allenatori toscani e spero che da questo corso tutti ne possiamo trarre beneficio per un miglior lavoro futuro.
Ecco il programma che comunque potete trovare sul sito del CR.
Sabato 4 Gennaio 2014:
9:30-12:30
Introduzione del corso
Principi generali dello sport
I bisogni dei bambini
I comandamenti dello sport di alto livello
Attività preparatorie al pingpong
Principi della tecnica di base
Il corpo come espressione del pingpong
Individuazione di 5 gruppi di lavoro e progetti da assegnare
Discussione libera
15:30-18:30
Lavoro pratico con i bambini
Come correggere i colpi
Inizio dell’analisi tecnica dei bambini

Domenica 5 Gennaio 2014
9:30-12:30
Continuazione dell’analisi tecnica dei bambini
Costruire un buon giocatore
Concetti di tecnica più evoluta
Lavoro pratico
Discussione libera
15:30-18:30
Continuazione del lavoro con i bambini sulla base dei progetti di gruppi
Come osservare il gioco
Conclusione dei lavori e consegna degli attestati di partecipazione.

Bene, non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento al 2014

Ciao

La risposta a Simone Spinicchia

22 Novembre 2013 da Ping Pong Italia · 4 Commenti 

Caro Simone e cari voi, innanzitutto grazie del tuo contributo intervenendo qui sul blog, poi, mi scuso per la tardiva risposta ma sono stato davvero incasinato, l’America è l’America, ma quanto lavoro amico mio. All’inizio pensavo ad una semplice risposta, concisa, ma poi mi sono fatto prendere la mano e ne é venuto fuori un post a tutti gli effetti.

Allora, la domanda che avevi posto è molto pertinente e devo darti ragione. La riporto qui a beneficio dei lettori.

dal blog del “Ciao Massimo, sono d’accordo con te sulla disamina tecnica che hai fatto, soprattutto su come un gioco più lento e di qualità possa creare notevoli difficoltà ad un avversario che imposta il proprio gioco sul ritmo esasperato.
Il quesito a cui fatico a dare una risposta (tecnica) è questo: come faccio a dare qualità (es. top lento con rotazione) se quasi tutti ormai rispondono a tutto campo con un flip veloce laterale ?
E anche i servizi tendono a essere più forzati e spesso lunghi .
Anche i materiali a mio avviso rendono il gioco più facile, in quanto si riesce a dare meno rotazione e si ha più controllo.”

Lo so, con tutte le implicazioni che ci sono (materiali, velocità, servizi, strategia etc.), è difficile poter realizzare una soluzione tecnico/tattica quale quella che ho indicato. Però lasciami dire una cosa. Nel mio post ho parlato di una possibilità di creare scompiglio cercando di rallentare il ritmo giocando topspin carichi di effetto, questa idea va vista come una sorta di break al gioco esasperatamente veloce che, quando funziona, procura notevoli danni al sistema/gioco dell’avversario. Non penso che all’improvviso bisogna giocare tutto in modo lento, come si suole dire, occorre stare al gioco, avere diverse abilità, essere in grado di sostenere lo scambio veloce ma al tempo stesso non perdere di vista un secondo obiettivo che per me diventa primario, quello di rallentare il ritmo, ossia spezzarlo.
Partendo dal servizio, va da sé che serve obbligare l’avversario al palleggio, come si fa? E’ ovvio, l’avversario vuole aprire il gioco, bene il servizio dovrà necessariamente essere in backspin e soprattutto con una parabola bassissima, a fil di rete. Il piazzamento della palla deve variare da molto corto sul diritto a molto corto sul rovescio, è sbagliato servire al centro ed è sbagliato servire pensando a una palla che esce e non esce, occasionalmente preparare anche un servizio rapido e lungo, questo non guasta mai. Sono sufficienti due o tre occasioni in cui l’avversario perde la sicurezza della risposta ed ecco che egli si rifugia nel classico palleggio. Si potrà obiettare che se la palla che servo è troppo corta allora anche la risposta sarà di conseguenza, bene, in ogni caso un risultato lo abbiamo ottenuto, abbiamo forzato l’avversario a rispondere di palleggio. A quel punto potremmo anche avere coraggio e servire più lungo. Personalmente lo trovo un buon obiettivo raggiunto. In gioco non c’è solo la tecnica e la tattica, c’è anche tanta psicologia.
Seconda possibilità, l’avversario apre il gioco con un flick, potrebbe essere veloce, sì, ma dipende dalla parabola che la palla effettua dopo che abbiamo eseguito il servizio. Se il mio servizio è basso, credimi, non è così facile giocare il flick. Tuttavia, diciamo che l’avversario gioca il flick, l’errore comune che tutti fanno è di cercare di rispondere in velocità ad una palla che continuiamo a considerare improvvisa, inaspettata: è ora di cambiare registro, quella palla sarà il comune denominatore della risposta al servizio. E veniamo al punto tecnico, tutti voi sapete che la rotazione che si può esercitare sulla palla non ha limiti, certo se la palla che riceviamo è in backspin ci sarà più facile incrementare la rotazione, non dobbiamo fare altro che andare in senso della rotazione e il gioco è fatto. Succede la stessa cosa tra un’attaccante e un difensore, la palla ruota sempre alla stessa maniera, uno taglia, l’altro attacca, entrambi i giocatori colpiscono andando sempre nel verso della rotazione, per il difensore sarà ricevere topspin, per l’attaccante sarà ricevere il backspin. A questo riguardo il comune senso del gioco è quello di pensare di dare velocità alla palla colpendola quasi fosse uno scambio, di piatto, tipo schiacciata, flat come si direbbe in inglese, ecco perché molte volte la palla ritorna nel nostro campo in modo semplice, e pensiamo “eppure era veloce, ben piazzata, di qualità”, si ma di scarsa qualità in rotazione.
Per la natura sferica della palla la rotazione può avvenire in molti punti dipende dalla direzione del colpo, personalmente trovo che sia un bel vantaggio; ora, se ci troviamo di fronte ad un flick la prima cosa da fare è aspettare la palla, non va colpita troppo presto, bisogna che si avvicini a noi; secondo, il concetto di spin è direttamente proporzionale al tempo che la palla rimane “incollata” nella gomma, per questo motivo che molti giocatori non riescono a dare rotazione perché il colpo è troppo secco e violento. Quando dico che la palla deve rimanere sulla gomma più tempo non significa che il mio colpo sarà molle, è esattamente il contrario, sarà aggressivo perché devo credere nella capacità della gomma di trattenere la palla il più a lungo possibile e generare una violenta accelerazione. La cosa più esaltante è vedere che, a secondo dell’accelerazione, la palla si comporta in modo davvero incredibile con traiettorie veloci e al tempo stesso carica di effetto.
Quindi non ha importanza quale colpo riceviamo, è fondamentale che tipo di approccio abbiamo nei confronti della palla.
Qui negli States mi sono trovato a giocare con molti cinesi anche davvero bravi e ho fatto molti esperimenti, il risultato è sempre lo stesso, ogni volta che volevo rallentare il ritmo ci riuscivo benissimo, tanta tecnica ovviamente ma anche tanta psicologia. Aspettare la palla, un concetto basilare che nel corso del tempo ha perso il suo fascino e importanza.

Un ultimo accenno ai materiali che potrebbe essere pertinente al quesito di Simone. Ho letto che le cinesi H3 vengono utilizzate solo in Cina, in Europa no o almeno in minima parte, non so se ci sono motivi commerciali, sponsorizzazioni o imposizioni dall’alto, per me ci sono due motivi correlati, uno è tecnico l’altro è fisico.
Spero non si offendano, ma i cinesi notoriamente non fanno uso di potenti rotazioni, forse perché non ne sono capaci, in luogo, fanno uso della potenza rapida. Non credo che, in quello che affermo, ci sia tanto da scandalizzarsi, per anni hanno studiato noi europei facendoci allenare nelle loro palestre, negli anni ‘80 erano letteralmente terrorizzati dallo spin, avevano paura di bloccare, avevano paura che la palla si incuneasse verso l’alto. Quel tipo di gomma richiede una tecnica che solo loro hanno, ossia un impatto sulla palla tremendamente audace e violento che il più delle volte uccide lo spin avversario e genera alte velocità, traiettorie bassissime, parabole nulle. C’è una logica in tutto ciò, come dicevo prima, per avere maggior controllo la palla deve rimanere il più a lungo sulla gomma, ed ecco spiegato il trucco, posso colpire la palla talmente forte che non sento affatto una qualsivoglia rotazione dell’avversario, anzi, lo demolisco, da qui anche motivo del perché siano così appiccicose. Ma li avete visti giocare contro le difese, riducono i poveri malcapitati in poltiglie, la ragione è la stessa, la gomma ammazza lo spin. Noi non riusciremmo a giocare con quelle gomme perché siamo più morbidi nei colpi e soprattutto la biomeccanica è diversa, i cinesi estendono il braccio mantenendo tutta la potenza dell’articolazione della spalla, gli europei lo riducono come fosse due pezzi cercando di generare potenza chiudendo il braccio nel gomito. Ho chiesto ai miei collaboratori cinesi di giocare gli stessi colpi con gomme non cinesi, risultato: nei controtopspin palle il più delle volte a rete, nel blocco il più delle volte fuori.

Un’ultima cosa, se vi va di scrivere qualcosa, non esitate, tempo permettendo vi risponderò. A questo proposito devo chiedere scusa a Ittennico che il 4 di Agosto mi aveva posto una domanda sui talenti, non me ne sono dimenticato, arriverà.

La futura fine dei cinesi

14 Novembre 2013 da Ping Pong Italia · 3 Commenti 

Prendo spunto da due fatti che ultimamente hanno colpito il mio interesse. Il primo riguarda l’articolo del Drago Rosso sui Giochi Nazionali Cinesi quando parla di esasperazioni tecniche, il secondo è l’osservare una gran quantità di giovani cinesi che giocano qui negli Stati Uniti. Nel loro paese, questi cinesi, sono ritenuti non idonei a competere ad alto livello e quindi gli viene offerta un’opportunità di giocare e guadagnare meglio che in Cina. L’aspetto che vorrei sottolineare non è di natura economica e nemmeno sociale, ma riguarda la sfera tecnica.

Dopo aver riletto il passaggio del Drago Rosso mi sono preso la briga anche di guardare un po’ di video in rete ed è cresciuta in me la sensazione che questo modello di gioco porterà ad una futura perdita della leadership da parte della Cina. Con questo non voglio dire che all’improvviso la Cina non vincerà più, il processo sarà graduale, lento, forse 8-10 anni. Nel lungo termine mi immagino un gioco incollato al centro del tavolo con maggiori spostamenti in avanti e dietro e un impoverimento della forza delle gambe che porterà ad un depotenziamento dei colpi di diritto giocato dalla classica posizione del rovescio. Tutto ciò credo vada a vantaggio degli europei che hanno sempre dimostrato debolezze contro la potenza di gioco cinese ed un miglior controllo con il rovescio. Gli europei potranno così affrontare il gioco con più confidenza, lavorando più sulle rotazioni e sullo scambio rovescio-rovescio.

Continuo a vedere partite noiose con scambi sempre più brevi basati su errori di rovescio, a volte non si vede giocare un singolo colpo di diritto in un intero set, e quando si prova ad eseguire il passo-giro si è lenti, si sbaglia e cresce così la paura di tirare il diritto, dunque si continua a sperare nel rovescio con colpi anche di mezza volata o di topspin veloce sul tavolo. Certo il rovescio è diventato sempre più importante ed efficace e costringe a un dialogo rovescio/rovescio, situazione, ripeto, favorevole ai giocatori europei e sfavorevole ai cinesi che si dimenticheranno di spostarsi con il diritto dal lato del rovescio. Naturalmente i cinesi non staranno con le mani in mano, perfezioneranno il rovescio rendendolo sempre più efficace ma ciò non toglie che vanno ad omologarsi con il classico gioco europeo, quello da cui deriva l’impugnatura.

La tendenza è chiara e limpida, i cinesi tradizionalmente abili a rapidi spostamenti finiranno per perdere questa ultra decennale tradizione che proviene dal gioco a penna. Si spiega così anche l’uso esasperato del servizio reverso quello cioè giocato dalla posizione del rovescio con spin laterale interno piuttosto che il collaudato esterno. Questo modo di servire obbliga una risposta verso il centro del tavolo escludendo il lato estremo del rovescio creando una condizione ideale per attaccare con il diritto, oggi come oggi è l’unica chance per poterlo giocare.

Ci sono due elementi pertanto che a lungo termine potrebbero dare speranza agli europei e non solo a loro: il primo è di natura psicologica, essi dovranno avere la forza ed il coraggio di affrontare i cinesi a viso aperto, senza indietreggiare difendendosi e sperare nell’errore dell’avversario, ma sostenendo lo scambio da vicino al tavolo. Il secondo elemento riguarda l’impostazione del gioco, io credo che per avere più possibilità di vincere occorre riprendere il vecchio e caro topspin carico di rotazione rallentando la velocità del colpo creando maggiori rischi nel contrattacco da parte dei cinesi. Si sa che i cinesi hanno una paura atavica nel dover affrontare un block o un controtop in presenza di estreme rotazioni. Se si potranno verificare queste due condizioni allora qualche speranza per un bilanciamento dei livelli lo si può intravvedere.

A questo punto vorrei aprire una breve parentesi sull’utilità del topspin con rotazione e con conseguente rallentamento della velocità. Tutti noi siamo cresciuti imparando il pingpong come gioco fluido, costante nel suo divenire, quindi il nostro background è di natura veloce, rispondiamo meglio se la palla è veloce, se lo scambio è rapido, ma quando ci troviamo di fronte alle variazioni di ritmo, specialmente dal veloce al rallentato ecco che i meccanismi vanno in tilt. Con il passare degli anni questa soluzione tattica può assumere sempre più importanza, continuiamo a pensare di vincere il punto con la potenza e ci dimentichiamo che anche la rotazione porta punti e, oserei dire, punti pesanti, inoltre la buona riuscita di un colpo di rotazione fa crescere la preoccupazione all’avversario e gli fa perdere la fiducia nel block.

I Giochi Nazionali Cinesi 2013

24 Settembre 2013 da Ping Pong Italia · 20 Commenti 

foto e post del Drago Rosso
I Giochi Nazionali cinesi hanno fornito ancora una volta lo spettacolo di più alto livello tecnico che ci sia nel mondo, ben superiore ai Mondiali e alle ridicole Olimpiadi e Coppe del Mondo, gare quest’ultime due in cui la folle regola di riservare solo due posti per nazione ha causato l’impoverimento drastico del significato sia tecnico che spettacolare. Ai Giochi Nazionali, invece, c’è la più alta concentrazione di più forti giocatori del mondo, il che rende questa gara la più dura che ci sia adesso e, probabilmente, che ci sia mai stata nell’intera storia del tennistavolo. L’importanza è acuita poi dal fatto che questi Giochi, una vera Olimpiade nazionale, in tutti gli sport siano considerati alla stregua delle Olimpiadi vere per i cinesi, tant’è che in alcune discipline accade che la Cina rinunci addirittura a partecipare ai Mondiali se le date sono troppo vicine ai Giochi Nazionali. E’ accaduto in passato per la scherma, è accaduto quest’anno per il nuoto sincronizzato. Ai Mondiali a Barcellona, nel nuoto sincronizzato la Cina ha presentato solo concorrenti nel singolo e nel duo, rinunciando alla gara a squadre, perché le atlete erano impegnate ciascuna con la rappresentativa della sua Provincia, ad allenarsi per i Giochi Nazionali. E stiamo parlando di una gara in cui la Cina, sia ai Mondiali che alle Olimpiadi, vince l’argento dietro la Russia, non una gara in cui non ha possibilità di medaglie. Inoltre, la partecipazione è riservata non ai club, ma alle Province, il che fa aumentare a dismisura la tensione, provocando anche incidenti sui vari campi di gara, polemiche e scandali. Insomma, è una vera e propria battaglia, in cui vincere equivale a mettersi in tasca non solo una medaglia, ma tanti soldi (premi dai Governi delle Province e dagli sponsor) e diventare eroi sportivi.

PIU’ DIFFICILE DEI MONDIALI

E in una gara il cui livello medio è superiore a quello di qualsiasi altra, finalmente Ma Long tira fuori le palle e dimostra di essere il più forte (insieme a Zhang Jike, che però in questi Giochi si mostra scoglionato al massimo grado), con una serie di prestazioni incredibili, soprattutto in semifinale contro Wang Hao e in finale contro uno scatenato Fan Zhendong. E’ la sua personale rivincita su Wang Hao, col quale ha perso tre semifinali mondiali consecutive e, nel 2009, proprio la finale dei precedenti Giochi Nazionali, ed è anche la riprova della sua superiorità tecnica. A maggior ragione la sua vittoria ha un significato “mondiale” se si va a guardare il tabellone. Il livello tecnico può essere lo stesso di Mondiali e Olimpiadi se si considera solo la finale. Alle semifinali, il paragone regge solo con i Mondiali. Ma dai quarti di finale ai turni precedenti, non c’è più discussione, tutte le altre gare fanno una figura di merda. Nei quarti dei Mondiali di Parigi troviamo Baum, Matsudaira e Boll, oltre ai cinesi. Ad Anshan (nella Provincia del Liaoning), sede delle finali dei Giochi Nazionali, abbiamo questa serie stratosferica: Ma Long, Wang Liqin, Wang Hao, Cui Qinglei (l’unico sconosciuto, che perà ha eliminato Ma Lin), Fan Zhendong, Zhang Jike, Xu Xin e Yan An. A malapena il solo Boll potrebbe sperare, in giornata di grazia, di trovare un posto fra questi otto, il resto del mondo se lo sogna. E, tanto per gradire, come potrete verificare dando uno sguardo ai risultati allegati a questo articolo, negli ottavi troviamo gente come Zhou Yu (vincitore del singolo ai Campionati nazionali cinesi 2012), Hao Shuai, Chen Qi, per citare gente in classifica mondiale, e uno sconosciuto Liu Yi, che però è il più forte difensore del mondo (non sto scherzando, il più forte del mondo), ma che ha la sfortuna di giocare in una nazione che preferisce non portare più i difensori maschili in giro per i tornei internazionali. Insomma, una muraglia contro la quale si andrebbero a infrangere quasi tutti i giocatori non cinesi di cosiddetta alta classifica: per loro, entrare negli ottavi dei Giochi Nazionali sarebbe un miracolo. Delle donne meglio non parlare, perché, per una valutazione giusta, un paio di “non cinesi” potrebbero arrivare al massimo nei sedicesimi, se proprio tutto va bene. Stesso discorso per la gara a squadre. Per intenderci: fra gli uomini, la Germania dovrebbe compiere un’impresa per entrare in semifinale, a mio parere senza possibilità di riuscirci, Giappone e Corea del Sud per entrare nei quarti; fra le donne, ci potrebbe essere un posto per Giappone e Corea del Sud solo nei quarti. Questa è la realtà, inutile prendersi in giro. E già qualificarsi per le Finali nazionali è un’impresa. Parto quindi dalle qualificazioni, che si sono giocate a Nanchang (Provincia della Jiangxi) a giugno, subito dopo i Mondiali di Parigi.

QUALIFICAZIONI A NANCHANG

Piccola premessa per spiegare i meccanismi delle qualificazioni. Sono qualificate direttamente alle Finali ad Anshan le prime quattro squadre dei Campionati Nazionali dell’anno precedente. Tutte le altre sono suddivise in quattro gironi, le prime tre classificate vanno alle Finali, in cui ci saranno 16 squadre, suddivise in 4 gironi da 4. Nelle gare di singolo, sono direttamente qualificati alle Finali ad Anshan tutti i giocatori che hanno vinto medaglie all’Olimpiade 2012, ai Mondiali individuali 2011, ai Mondiali a squadre 2012, che sono saliti sul podio delle Coppe del Mondo individuali e a squadre nel 2012. Il numero, quindi, non è fisso, ma varia fra uomini e donne, per cui da Nanchang si qualificano comunque 16 giocatori e i tabelloni da 32 delle Finali ad Anshan avranno qualche preturno. Nelle gare di doppio, non ci sono giocatori qualificati direttamente alle Finali, giocano tutti, ma proprio tutti. Si qualificano 16 doppi, maschili, femminili e misti, per un tabellone delle Finali ad Anshan che parte dagli ottavi.
Nelle finali ad Anshan, passano le prime due squadre di ogni girone per il tabellone dal primo all’ottavo posto, non si assegnano le posizioni dalla nona alla sedicesima. Nel singolo, tabellone dai sedicesimi, si assegnano le posizioni dalla prima all’ottava, ma nella finale per il terzo posto e in tutte le partite per le posizioni dalla quinta all’ottava si gioca al meglio dei 5 set e non dei 7. Nei doppi, tabellone dagli ottavi, si giocano al meglio dei 7 set solo le semifinali per il titolo e la finale, tutte gli altri turni e finali al meglio dei 5 set. Va inoltre chiarito che, rispetto ai Campionati Nazionali che si svolgono ogni anno, c’è un fondamentale cambiamento nelle gare a squadre. Nei Campionati Nazionali, come qualcuno forse ricorderà, è obbligatorio schierare un giocatore a penna o un difensore nelle gare a squadre. Tutto ciò per evitare che questi tipi di giocatori, in particolare i pennaioli, scompaiano. Nei Giochi Nazionali, invece, questo obbligo scompare, quindi ogni squadra può schierare anche tre attaccanti con l’impugnatura all’europea, se desidera fare così. Vista l’importanza dei Giochi Nazionali, infatti, non si vogliono porre limiti di alcun genere.

Spiegato questo, passo a dire che già a Nanchang ci sono importanti eliminazioni, a riprova del livello altissimo delle gare e della tensione esasperata che provoca vittime illustri. Quelle più inaspettate avvengono nella gara a squadre: fra gli uomini viene eliminata nientemeno che Hong Kong, quarta nel suo girone; fra le donne, va fuori Guangdong, la squadra di Liu Shiwen, finalista nel singolo ai Mondiali di Parigi. Così, si comincia ad avere un’idea della difficoltà di questa gara. Nei doppi, molte sorprese, a cominciare da quella di Ma Long e Yan An, eliminati da Pan Deng e Liu Yanan, di Tianjin. Nel doppio femminile, fuori Liu Shiwen e Xu Jie, Li Qian e Zhu Yuling (quest’ultima semifinalista nel singolo ai Mondiali di Parigi), Liu Gaoyang e Gu Ruochen vincitrici della gara a squadre e prima e seconda nel singolo ai Mondiali junior. Nel doppio misto, altre sorprese con l’eliminazione di Xu Xin e Mao Xinxin, di Fang Bo e Gu Yuting, di Yan An e Guo Yan, giocatori di alta classifica mondiale, vincitori di tornei internazionali e così via.

GUO YAN

Prima di passare alle Finali, mi soffermo un momento per celebrare l’addio di una grande giocatrice, Guo Yan, che ha annunciato il ritiro dalle gare proprio ad Anshan. Secondo me, Guo Yan, compagna di squadra di Zhang Yining nel club di Beijing, è una delle giocatrici più forti ma al tempo stesso più sfortunate della storia del tennistavolo. Sfortunata perché è capitata nello stesso periodo di due campionesse come Zhang Yining e Wang Nan, finendo per raccogliere molto poco, anche se comunque ha vinto una Coppa del Mondo di singolo, è arrivata in finale nel singolo ai Mondiali 2005 contro Zhang Yining, ha vinto titoli mondiali a squadre e Coppe del Mondo a squadre, oltre a molti Open internazionali. Ma è stata sfortunata anche perché le è stata negata la possibilità di vincere una medaglia olimpica a Londra. Lei era la prima nella classifica mondiale nel momento della qualificazione diretta all’Olimpiade 2012, quindi aveva diritto a partecipare, al contrario di Ding Ning che, sia pure campionessa mondiale in carica, non era qualificata perché dietro in classifica. Purtroppo, i dirigenti cinesi hanno deciso di far partecipare Ding Ning e hanno inventato un infortunio di Guo Yan, assolutamente falso, per poter effettuare la sostituzione. Guo Yan non aveva la possibilità di opporsi ed è rimasta fuori. Il titolo non lo avrebbe vinto, perché Li Xiaoxia è più forte, ma avrebbe preso l’argento nel singolo e avrebbe vinto l’oro nella gara a squadre. E’ una offesa allo sport e una ingiustizia che abbia dovuto cedere il posto a Ding Ning. Adesso, si ritira, con grande compostezza e signorilità, che quasi contrastano con la grinta che metteva in campo e con il gioco potente “da maschio” che sapeva esprimere, ma, per quello che vale, nella mia speciale classifica, lei è una delle più grandi di sempre.

SQUADRE MASCHILI

E passiamo alle gare, cominciando da quella a squadre maschili. Jiefangjun vince perché è più compatta, senza punti deboli, con Wang Hao che rappresenta l’esperienza e i giovani Fan Zhendong e Zhou Yu in grado di giocarsela con chiunque. Ma è anche vero che soffre contro Guangdong nei quarti, con Wang Hao che perde due punti contro un ormai stanco Ma Lin (vicino al ritiro) e un giovane Lin Gaoyuan. Ed è anche vero che un suicidio lo compie Shandong, con Zhang Jike che, dopo una bella prova nel girone proprio contro Jiefangjun (due punti facili contro Wang Hao e Fan Zhendong), si addormenta letteralmente e nei quarti di finale, contro Shanghai, è un autentico fantasma. Potrebbe anche passare la sconfitta con un pimpante Wang Liqin, che poi batte anche Fan Zhendong in finale, ma contro Xu Xin il suo incontro è una vera barzelletta, immobile vicino al tavolo, palline buttate a casaccio da una parte all’altra, basta guardare i punteggi per rendersene conto, set persi a 3, 2, e 1, contro uno vinto a 4, solo per orgoglio, per poi ricadere nell’apatia. Considerato che Xu Xin non ha certo impressionato nelle altre partite, si capisce come Zhang Jike abbia considerato questa gara non alla sua altezza, tant’è che anche nel singolo il suo comportamento è stato deludente. Nemmeno Beijing va bene, un po’ perché Yan An non è in forma (ritrova lo spirito giusto solo nel singolo quando batte Zhou Yu, per poi ricadere), un po’ perché Ma Long sembra riservare tutte le energie per il singolo, gara nella quale, in effetti, giocherà alla grande. Fa bella figura, invece, Shanghai con un Wang Liqin che a 35 anni dimostra di essere ancora un grande campione e di esempio per tutti, non solo con la sua bravura tecnica, ma soprattutto con la sua serietà, la sua generosità, sembra un ragazzino con tanta voglia di giocare, mai un avversario affrontato con sufficienza, mai una partita buttata senza impegnarsi. E infatti, nella finale contro Jiefangjun, è l’unico a fare il punto, battendo un Fan Zhendong impressionante per potenza, ma anche per progressi tecnici, in un match durissimo. E c’è anche un po’ di rimpianto per Shanghai, visto che, nel primo match, sta per scapparci la sorpresa, con il non eccelso Shang Kun a condurre 2-1 su Wang Hao e ad avere un match-ball sul 10-9, che sciupa così come ha sprecato un vantaggio di 9-6 nello stesso set. Wang Hao si salva a stento anche nel quinto set, che vinse a 13, con tanta paura. In pratica, la finale si decide lì, perché Xu Xin è inesistente, si becca 3-0 sia da Zhou Yu che da Wang Hao, pur non irresistibile, come si è visto contro Shang Kun e come si vedrà poi nel singolo. In generale, comunque, partite tutte tirate e belle, tranne i pochi match fra scoglionati.

SQUADRE FEMMINILI

Shandong è nettamente superiore, con Li Xiaoxia, Chen Meng e Gu Yuting, così la gara non ha storia. Nemmeno Beijing, che sulla carta potrebbe stare alla pari, grazie a Ding Ning e Guo Yan, nella realtà non ha alcuna chance, soprattutto perché Ding Ning, dopo il 2011 favorevole in cui vinse Mondiali e Coppa del Mondo, ha mostrato tutti i suoi limiti tecnici, continua a puntare solo sulla potenza, tant’è che in semifinale prende una dura lezione da Li Xiaoxia, un 3-0 netto e senza attenuanti. L’unica pecca di Shandong, che causa uno sbilanciamento notevole del tabellone finale, è la sconfitta nel girone contro Heilongjiang. Dopo aver vinto senza problemi i primi due match, fra cui quello più difficile contro Sichuan (che schiera la semifinalista dei Mondiali di Parigi, Zhu Yuling, e proprio lei fa 2 punti contro Li Xiaoxia e Chen Meng), Shandong non schiera Li Xiaoxia nel facile incontro con Heilongjiang e perde, ritrovandosi così al secondo posto nel girone. La conseguenza è che nella parte bassa del tabellone stanno le favorite, in quella alta le meno forti. Perciò, si arriva a una finale monca, fra Shandong e Shanxi, squadra quest’ultima in cui l’unica giocatrice di alto livello mondiale è la difesa Wu Yang, e in seconda battuta Li Xiaodan, anche lei in classifica mondiale, ma più in basso. La finale è una gara scontata, che finisce in un’ora e un quarto, senza sussulti e spettacolo. Il resto del tabellone è però molto bello. Manca comunque lo scontro più interessante, fra Shandong e Liaoning, perché la squadra di casa deve rinunciare alla sua numero 1, Guo Yue, in circostanze dubbie. Guo Yue, come si ricorderà, aveva svolto un’attività internazionale ridotta a causa di presunti problemi alla schiena, tant’è che ai Mondiali di Parigi aveva giocato solo il doppio, vincendolo e giocando alla grande. Ad Anshan, non gioca le prime due partite del Liaoning, facili, poi si presenta contro il Guangxi. Gioca il primo match, contro Yin Jie, conduce 2-0 e 10-7, ma sul match-ball succede qualcosa di strano. Guo Yue, spiazzata da un colpo dell’avversaria, nel tentativo non riuscito di recuperare la palla finisce lentamente a terra e, mentre si sta rialzando, si mette le mani attorno al collo, quindi ricade a terra, molto lentamente, e resta lì, stesa, per un quarto d’ora. Arrivano i soccorsi, cercano di metterla su una barella e di piazzarle un collare, ma lei si rialza e chiede di giocare. Non può perché è scaduto il limite di tempo (10 minuti) per riprendere il gioco. Inoltre, tecnico e medico le consigliano di restare ferma. Infatti, non gioca il successivo match contro Xiong Xinyun, mentre il Liaoning vince ugualmente, 3-2, grazie alle vittoria di Chang Chenchen e Wen Jia. Poi, Guo Yue non gioca nemmeno il quarto di finale contro Shanxi, che Liaoning perde 3-2, e sfumano la finale contro lo Shandong e la possibile vittoria nei Giochi. I dubbi legati a questa situazione sono molti. Intanto, l’incidente appare misterioso, perché Guo Yue, nella caduta, non sbatte il collo o la schiena, ma solo la gamba sinistra, tant’è che si rialza senza problemi e solo dopo un po’ si sdraia a terra. Poi, vengono fuori voci insistenti di gravi disaccordi fra lei e il Comitato olimpico provinciale del Liaoning, si parla di problemi economici, per cui Guo Yue vorrebbe sabotare le possibilità di vittoria della squadra. Infine, Guo Yue non gioca il singolo, dopo la gara a squadre, ma gioca il doppio. Il singolo comincia la mattina del 6 settembre, il doppio nel pomeriggio dello stesso giorno. Quindi: poche ore di differenza e Guo Yue sta male prima e bene dopo? Il doppio lo gioca al massimo, tanto da arrivare in finale, che perde perché ha una compagna non all’altezza, ma restano i dubbi sul suo comportamento, un vero peccato, considerato che Guo Yue resta la giocatrice tecnicamente più forte del mondo.

MA LONG

Passiamo agli individuali e naturalmente la copertina va a Ma Long. Va detto che la vittoria nel singolo non è stata certo facile, come lo erano state alcune in cui aveva mostrato una strapotenza di altro pianeta, come le Finali del Pro Tour. Stavolta, ha dovuto soffrire sin dagli ottavi di finale, ha rischiato più volte di andare sotto, ha dovuto rimontare, ha dovuto superare ostacoli grandissimi, ma, al contrario di quanto accaduto in altre occasioni, in particolar modo i Mondiali, con le tre semifinali consecutive perse con Wang Hao, ad Anshan Ma Long ha saputo tenere duro, mostrando una grinta che non avevo mai visto. Probabilmente, il fatto di giocare nella città in cui è nato è stata la spinta decisiva per lui, che alla fine ha vinto meritatamente. Ogni turno, dagli ottavi, è pieno di rischi. Comincia contro un giovane potentissimo come Lian Jingkun e lo soffre, ma tira fuori colpi ancora più potenti per superarlo. Poi, gli capita un Wang Liqin ancora in forma, che probabilmente avrebbe la possibilità di arrivare in finale se fosse nell’altra parte del tabellone, e anche contro di lui è una battaglia a suon di colpi da urlo. E arriva la semifinale contro Wang Hao. Ci ha perso in tre Mondiali consecutivi, ci ha perso anche nella finale dei Giochi Nazionali del 2009, a Qingdao, Ma Long non ha alternativa, deve vincere per dimostrare che è un campione vero, altrimenti resterà un campione a metà. Wang Hao, che fino a questa partita ha giocato male, sopravvivendo a stento ad avversari che lo stavano prendendo a pallate (come Cheng Qingqi, di cui parlerò dopo), ritrova lo spirito giusto e i colpi anticipati di rovescio per mettere in difficoltà Ma Long, tanto da ritrovarsi sul 2-1. Ma Long deve sudarsi ogni punto, al termine di scambi estenuanti, ma poco alla volta riesce a farcela e finalmente batte Wang Hao. La finale, poi, è ancora più ricca di brividi, contro uno scatenato Fan Zhendong, che ha battuto, senza problemi, Zhang Jike e Xu Xin. Ma Long si trova in grande difficoltà contro la potenza di Fan Zhendong, riesce a sorprenderlo con la velocità nei primi set, ma poi è costretto sulla difensiva, perché Fan Zhendong attacca ogni palla, cominciando dalla risposta al servizio, in particolare spostandosi di rovescio sul lato del diritto per aprire il gioco sia con topspin di rovescio sia con flip in violenta accelerazione. Così, Ma Long si ritrova sotto 3-2 e deve rimontare anche nel sesto set. Sembra davvero finita per lui, ma a questo punto comincia la parte più entusiasmante del match, perché Ma Long accetta il gioco violento, anzi lo anticipa, e vengono fuori scambi da paura. Proprio sul terreno su cui è favorito Fan Zhendong, ecco che Ma Long, con le palle che gli fumano, costruisce un capolavoro. La vittoria è la dimostrazione della sua classe, ma anche la prova che, quando Ma Long riesce a vincere le sue paure, è il più forte del mondo, a mio parere ancora davanti, sia pure di pochissimo, a Zhang Jike. E comunque sono entrambi a un livello superiore a tutti gli altri, col solo Fan Zhendong che può avvicinarsi a loro nei prossimi anni.

FAN ZHENDONG E GLI ALTRI

E parto proprio da Fan Zhendong per parlare degli altri protagonisti. Alle cose che ho già detto su lui, sia a proposito di questi Giochi, sia di gare precedenti, ne devo aggiungere due molto importanti: una sul suo gioco contro gli attaccanti, l’altra su quello contro le difese. Poco alla volta, la sua efficacia nell’aprire il gioco, anche con colpi già potenti e non solo con il flip di media forza, è sempre più grande. In particolare, sta affinando la capacità di attaccare servizi molto bassi e corti grazie soprattutto al rovescio, con la testa della racchetta puntata verso il basso per andare letteralmente a raccattare la pallina dagli abissi e tirarla su con topspin e sidespin. Gli stessi Ma Long e Zhang Jike (quest’ultimo sia pure nello scoglionamento) hanno sofferto queste aperture, pur disponendo entrambi del miglior block di rovescio (sia di controllo, sia spinto) che ci sia oggi nel mondo. L’altra indicazione notevole si riferisce all’attacco contro le difese. Pensavo che Fan Zhendong fosse ancora un passo indietro in questo fondamentale, ma ho constatato che invece è al di là di qualsiasi immaginazione. Negli ottavi affronta Liu Yi, il fortissimo difensore di cui ho parlato all’inizio. Fan Zhendong cede il primo set, poi dà il via a un bombardamento impressionante di topspin, moltissimi dei quali sparati con la pallina che si ritrova a fil di rete. Per dare un’idea di quanto sia spaventosa la forza del topspin di Fan Zhendong basti solo questo: è persino più devastante di quello di Wang Liqin, che fino a questo momento aveva mostrato nei topspin la potenza più grande nell’intera storia del tenistavolo. Poco alla volta, Liu Yi, che pure butta di là tagli pesantissimi con rimbalzi bassissimi, quasi impossibili per qualunque avversario, è costretto ad andare a raccogliere palline da un lato all’altro dell’aera di gioco. Naturalmente, accanto agli aspetti positivi, ce n’è anche qualcuno negativo per Fan Zhendong. Il principale è il suo scarso acume tattico. In pratica, almeno per ora, spara palle e non si preoccupa di nient’altro, per cui è ancora possibile imbrigliarlo, ma poco alla volta anche questo difetto è destinato a scomparire e allora sarà dura per tutti affrontare Fan Zhendong.
Lascio da parte i più giovani, di cui parlo in un altro capitolo, per andare brevemente sugli altri protagonisti. Ma Lin è ormai un ex, anche se ha qualche sprazzo di bravura. Wang Hao si risveglia solo contro Ma Long, per il resto è in difficoltà contro chiunque, in special modo contro Cheng Qingqi, che conduce 3-0 e ha un match-ball che spreca per poi innervosirsi per l’occasione perduta e cedere negli altri set. In questo match, Cheng Qingqi domina gli scambi, in potenza e in velocità, con  Wang Hao costretto sempre sulla difensiva e visibilmente rassegnato. Poi, la voglia di strafare gioca un brutto scherzo a Cheng Qingqi, che sbaglia clamorosamente, ma rimane la negativa sensazione di un Wang Hao che ormai fatica a tenere il ritmo degli avversari più giovani. Ancora un passo falso per Xu Xin, che si prende il terzo posto solo perché si ritrova un tabellone favorevole e uno Yan An non in forma, ma, sia nella gara a squadre che nel singolo, mostra sempre più limiti che stanno convincendo i tecnici cinesi a non puntare più su lui come uomo di punta insieme a Zhang Jike e Ma Long. I favoriti come numero 3, a questo punto, sono Fan Zhendong e Yan An, oltre a Zhou Yu. Per Xu Xin i tecnici riservano una chance per i match contro gli europei in particolare, visto che la sua velocità e il fatto di essere pennaiolo mancino fanno di lui comunque un avversario imbattibile per i non cinesi.

NUOVA GENERAZIONE

Zhou Yu, appena nominato, insieme a Fan Zhendong (tutti e due nativi della provincia dell’Henan, quella di Deng Yaping) fa parte della nuova generazione ed è l’unico che si distingue per un fisico “normale”, snello e senza grosse masse muscolari che, invece, contraddistinguono ormai quasi tutti i nuovi giocatori cinesi. Anche Zhou Yu, come Fan Zhendong, tutti e due nella squadra dell’Esercito, Jiefangjun, quindi stessa scuola sotto la guida di Wang Tao, ha come caratteristica l’attacco forsennato, che comincia già dalla risposta al servizio, ma ci mette anche una superiore velocità, ovviamente con minore potenza. Gli altri, invece, a cominciare da Fan Zhendong, fanno chiaramente capire quale sia stata l’impostazione dei tecnici cinesi per le nuove generazioni. Si è puntato soprattutto sulla forza fisica, resa sempre piùnecessaria dall’evoluzione del tennistavolo in seguito all’introduzione della pallina da 40 millimetri, ciò che io considero il più grande disastro per il nostro sport. A vedere le partite, si nota che la pallina viaggia ormai quasi alla stessa velocità di quanto era più piccola, 38 millimetri, e questo è possibile quasi esclusivamente all’aumentata forza fisica, visto che l’evoluzione tecnica nel modo di colpire la pallina aveva già raggiunto i limiti molti anni fa. Quindi, c’è bisogno di giocatori con masse muscolari più grandi, sia nelle gambe che nelle braccia. Basta osservare, oltre a quella di Fan Zhendong, le foto di
Xu Chenhao, Cheng Qingqi, Lian Jingkun, Cui Qinglei, solo per citare quelli che sono andati più avanti nel tabellone, per capire quale sia stata la trasformazione avvenuta negli ultimi anni. Certo, in questo modo, si hanno giocatori più potenti, ma a mio parere si rischia di perdere la sensibilità del braccio e del polso (il vero difetto di Fan Zhendongfinora). Insomma, si rischia di assomigliare sempre più al tennis, i cui cambiamenti sono stati deleteri per lo spettacolo: tutti bombardieri, si è perso il ricordo dei giocatori come McEnroe, giusto per citare uno di quelli che si distinguevano per tocco e fantasia, creando spettacolo. Adesso, vedete ancora azioni da “serve and volley”? Scomparse. Con le dovute proporzioni, credo che il tennistavolo sia ormai avviato su quella strada e, ripeto, il disastro deriva dalle scellerate scelte dell’Ittf (la pallina da 40 millimetri) che, nel tentativo di distruggere la Cina, sta distruggendo questo sport.

ESASPERAZIONI TECNICHE

Dal punto di vista strettamente tecnico, c’è solo una cosa che credo valga la pena di sottolineare: l’esasperazione nel tentare l’attacco sul servizio, quasi sempre con il rovescio. In più del 90 per cento degli attacchi sul servizio, il giocatore si sposta sul lato del diritto per colpire col rovescio. In pratica, non c’è più alcuna sorpresa nel vedere questo movimento. Il punto fondamentale, secondo me, non è però la volontà di creare una sorpresa, ma soltanto quello di attaccare col rovescio, anziché col diritto, la prima palla disponibile. In effetti, soprattutto sulla palle basse e corte, l’attacco di diritto è meno efficace, perché si imprime minor effetto a causa della maggior difficoltà di rotazione del polso. Cerco di chiarire meglio: il movimento col polso che va verso l’interno, come accade nei colpi di diritto, è più facile, ma quando questo movimento si effettua senza la possibilità di fare il caricamento, perché la pallina è bassa sul tavolo e bisogna imprimerle l’effetto superiore, quindi non si può partire fuori dal tavolo stesso, allora, sia che si parta con la racchetta parallela al tavolo, sia che si parta con la racchetta perpendicolare, con la testa rivolta verso il basso, il movimento risulta meno efficace e l’effetto che si riesce a dare è minore, oltre ad avere una pallina più lenta. Colpendo di rovescio, invece, anche se può apparire paradossale, con il polso che “gira” al contrario, il movimento risulta più facile, la pallina viene “artigliata” benissimo, soprattutto con la testa della racchetta rivolta verso il basso, e si ottengono un effetto maggiore, anche di “side”, e una velocità più alta. Per questi motivi, appare logica la soluzione dei giovani cinesi di attaccare quasi sempre di rovescio. E posso assicurare che le palline che vengono fuori da queste azioni schizzano letteralmente sul tavolo. Il problema è che questa soluzione diventa quasi l’unica, per cui la sua efficacia diminuisce col passare del tempo, perché l’avversario si abitua a quell’azione, ma anche perché dà origine quasi sempre allo stesso sviluppo tattico, con la pallina che va a finire sul rovescio di chi ha effettuato il servizio (destro contro destro o mancino contro mancino) e con conseguente scambio incrociato sul tavolo. E’ un po’ la stessa logica che deriva dall’imbarbarimento dello scambio fra giocatori dalle grosse masse muscolari: scambi potenti, ma con poche variazioni di effetti e di direzioni. E anche questa è una esasperazione che fa male al tennistavolo.
STRETTA DI MANO
Infine, dopo le esasperazioni tecniche, faccio notare un altro dato interessante, che conferma l’andamento di cui ho parlato sin da quando seguo i Campionati cinesi: l’aumento esponenziale dei giocatori all’europea, ascapito di quelli a penna. Avevo già fatto notare, nel corso degli anni, che i giocatori all’europea sono arrivati circa al 70% degli uomini e all’80% delle donne. Non è una sorpresa, visto che i cinesi hanno capito benissimo che l’impugnatura all’europea è migliore e la stessa evoluzione dei pennaioli, con l’uso di entrambe le facce della racchetta rispondeva all’esigenza di salvaguardare una caratteristica storica e considerata anche culturale, vale a dire l’impugnatura a penna, permettendo di riequilibrare un po’ gli svantaggi notevoli che avevano i pennaioli classici, che colpivano la palla con una sola faccia della racchetta ed erano costretti a movimenti innaturali, con torsioni impossibili di braccio e polso. L’aumento dei giocatori all’europea è in costante aumento. Ai Giochi Nazionali, nel tabellone delle Finali, da 32, c’erano ben 28 “europei” e solo 4 pennaioli fra gli uomini, addirittura 30 “europee” e appena 2 pennaiole fra le donne. E’ una indicazione ormai irreversibile, che segna il definitivo passaggio da un’epoca all’altra.

LI XIAOXIA

E’ il turno delle donne e comincio da Li Xiaoxia. La campionessa olimpica e mondiale conferma di essere la più forte e la più in forma, non dà scampo col suo gioco lineare ma veloce, con gli scambi sul tavolo conclusi con spostamenti e accelerazioni improvvisi che spiazzano le avversarie. Si trova in difficoltà solamente nella finale contro la compagna di squadra Chen Meng, ma alla fine prevale, anche lei di fronte al suo pubblico, visto che è nata ad Anshan, come Ma Long e come Guo Yue. Se poi teniamo conto che Ma Lin è nato poco distante e se andiamo a guardare al passato, con Wang Nan anche lei del Liaoning, si vede che questa provincia è un vero serbatoio di campioni. Comunque, Li Xiaoxia mostra di non avere concorrenti in questo momento e solo qualche infortunio può fermarla, tant’è, infatti, che non ha giocato la Coppa del mondo, subito dopo, per un malanno alla schiena. Quindi, non ci sono grandi sorprese fra le donne. La stessa Chen Meng non è una novità, visto che è in circolazione da parecchio e che, comunque, non ha spunti di grande classe. E’ una giocatrice solida, potente e molto sicura nello scambio veloce sul tavolo, una specie di muro, ma con poche invenzioni e con una tecnica di alto livello, ma non eccezionale. E’ lei comunque a provocare quella che è considerata la sorpresa più grande, che però non lo è per me: l’eliminazione di Ding Ning, nei quarti. Il risultato è di 4-3, con un 13-11 all’ultimo set, ma il significato del match è profondamente diverso, perché Chen Meng straccia Ding Ning nei primi tre set e sembra avere vita facile nel quarto, ma si impappina, forse per troppa sicurezza, e si innervosisce, fino a rischiare la sconfitta. Alla fine, però, è decisiva la sua superiorità nello scambio veloce. Ding Ning, invece, continua nella sua parabola discendente, dovuta anche alla sua presunzione. Non eccelsa tecnicamente, ma forte fisicamente e nello scambio, dopo le vittorie del 2011 ai Mondiali e in Coppa del Mondo si era illusa di poter giocare “di fino”, perdendo naturalmente contro chi ha il braccio buono, come Li Xiaoxia e Liu Shiwen. E adesso non ce la fa nemmeno contro le altre che fanno il suo stesso gioco. Il che fa aumentare i rimpianti per la scelta di preferire lei a Guo Yan per l’Olimpiade di Londra. Per il resto, da notare il cattivo stato di forma di Liu Shiwen e la sorpresa di Zhou Xintong, una “sconosciuta” arrivata sino ai quarti di finale. Zhou Xintong è una pennaiola con le gomme “a cazzo”, puntinata senza gommapiuma sul diritto, puntinata con gommapiuma sul rovescio, vera killer delle difese. Nella gara a squadre distrugge Wu Yang, per poi batterla di nuovo nella finale per il quinto posto nel singolo, nel singolo batte Hu Limei 4-0. Quindi, annienta le due difese cinesi più forti (e quindi più forti del mondo, cui si aggiunge la novità Liu Fei, di Jiangsu)), per poi perdere nettamente contro un’attaccante, Wen Jia (a 3, 3, 1, e 7!), a dimostrazione che il tennistavolo è probabilmente lo sport con più alto significato tecnico, nel quale piccolissime variazioni possono provocare risultati contrapposti.

SPETTATORI E TV

Concludo con gli aggiornamenti su spettatori e tv, e non sono notizie buone. Anche ai Giochi Nazionali si è avuta la conferma del declino dell’interesse per il tennistavolo in Cina. Si è visto il palazzetto pieno solo per le finali del singolo, l’ultimo giorno (quasi quattromila spettatori), e pieno a metà per le finali a squadre. Negli altri giorni, tribune desolatamente quasi vuote. E in Tv ci sono state le dirette soltanto per le finali. Il tennistavolo è sempre più in pericolo.
Links per scaricare i risultati integrali:

Risultati Anshan Individuali

Risultati Anshan Squadre

Risultati Qual. Nanchang Individuali

Risultati Qual. Nanchang Squadre

Altre foto da Anshan

Destate le fiamme

12 Agosto 2013 da Ping Pong Italia · 24 Commenti 

del Drago Rosso

L’annuncio della prima decisione presa da Patrizio Deniso nella sua veste di capo supremo del settore tecnico, vale a dire la nomina di Antonio Gigliotti alla guida della Nazionale femminile, è lo spunto da cui partire per una analisi delle ultime vicende del tennistavolo italiano. La situazione, a dispetto della vittoria della squadra junior maschile agli Europei giovanili, va peggiorando sempre più, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello politico. Ormai, non si tenta nemmeno più di coprire le vergogne, si agisce spudoratamente all’insegna del “comando io e me ne sbatto altamente il cazzo di chi non è dalla mia parte”. La cosa peggiore è sentire le disquisizioni di cerebrolesi che chiedono, indignati, di non parlare di politica perché loro “vogliono solo giocare a tennistavolo”. Poi si ritrovano all’una di notte in una palestra piccola, fredda e umida, a giocare quelli che dovrebbero essere i Campionati nazionali. E in quel momento bisognerebbe chiedere loro: “E allora, grandissimi coglioni, adesso lo capite perché anche il semplice voler giocare a tennistavolo è una questione politica?”

Ma il peggio è vedere che risultati ha dato il voto elettorale, espresso da traditori, buffoni, cialtroni e venduti: il tennistavolo italiano affonda nella merda. E proviamo a capire perché.

NAZIONALI

Penso che chiunque abbia un sia pur minimo quoziente di intelligenza capisca che la nomina di Gigliotti non è stata “libera”. Se poi vogliamo prenderci per il culo e dire che Deniso ha preferito, autonomamente, Gigliotti a Errigo, questo è un altro discorso. Io, però, lascio da parte la “presa per il culo” e vado avanti per la mia strada. Ricordo due cose essenzialmente. La prima: Deniso ed Errigo sono stati insieme alla conduzione delle squadre nazionali (Patrizio la maschile, Maurizio la femminile) fino al 2001, quando Deniso fu esonerato per contrasti con la Fitet guidata da Bosi e fu sostituito da Costantini. La loro era una stretta collaborazione, i due erano (e sono) molto amici, condividevano le impostazioni tecniche e del lavoro in generale. Insomma, prima ancora di considerare i buoni risultati ottenuti da Errigo con la Nazionale (a cominciare dall’oro europeo a squadre nel 2003), la considerazione e la stima che Deniso ha nei suoi confronti parte da ancora più lontano, da un lavoro fatto insieme e dalla condivisione delle idee nella conduzione delle Nazionali. La seconda cosa da ricordare: durante la recente campagna elettorale, il presidente Sciannimanico annunciò, con un colpo di teatro, che la guida tecnica sarebbe stata affidata a Deniso. Le considerazioni che, nella base, vennero fuori (basta rileggere gli interventi nei forum) ebbero una costante: Sciannimanico lascia la responsabilità tecnica a Deniso e dimostra a tutti che non interverrà sulle scelte. Perché questo? Perché, spiegavano i partecipanti alle discussioni sui forum, Deniso è un sergente di ferro che non accetta compromessi, che ha detto sì alla proposta di Sciannimanico solo perché è stato lasciato libero di decidere quello che vuole, senza imposizioni e divieti. Ripeto: basta andare a rileggere tutte quelle discussioni e si ritroverà esattamente ciò che ho appena riferito.

Bene, a quanto pare, il “sergente di ferro” almeno una imposizione l’ha accettata, quella di non chiamare Errigo nello staff della Nazionale. Perché tutti sanno i contrasti che ci sono stati fra Sciannimanico ed Errigo, a cominciare dalla sua cacciata dalla Nazionale nel 2005, insieme a Costantini, per poi arrivare a quella dal Castel Goffredo. E tutti sanno che Deniso, non solo per amicizia, ma soprattutto per risultati ottenuti e competenza, avrebbe scelto Errigo. Invece, spunta Gigliotti, comunque un giovane dello staff di Deniso, insieme a Piacentini, impegnato nelle giovanili. Insomma, cresciuti da giocatori sotto Deniso e quindi non facilmente in grado di staccarsene per prendere decisioni autonome. Ma il punto principale non è nemmeno questo. Il punto è che se Deniso ha accettato una imposizione, quale assicurazione possiamo avere che non ne accetterà altre? E, vista la situazione di “dipendenza”, quale assicurazione possiamo avere che le convocazioni saranno autonome? E allora, dove sono finite le anime candide che parlavano di un sergente di ferro che dettava le condizioni a Sciannimanico? Inutile illudersi, poi, che ci sarà un rendiconto finale con risultati e quant’altro. Non c’è mai stato, a cominciare da Costantini ed Errigo (i quali, se ci fosse stato, sarebbero dovuti restare alla guida delle Nazionali per tanti altri anni) per finire a tutti quelli che li hanno seguiti, e non ci sarà mai con questa Fitet.

Chiudo questa prima parte con una nota: se per escludere Errigo c’è voluto un diktat, non ce n’è stato assolutamente bisogno per Costantini. Tanto per essere chiari, Deniso comunque non lo chiamerebbe mai, perché le loro visioni di come essere allenatore di tennistavolo e c.t. della Nazionale sono completamente diverse, agli antipodi. Fra l’altro, giusto per la cronaca, Costantini non ha mai accettato imposizioni e proprio da un suo rifiuto a convocare una certa persona in Nazionale, su espressa richiesta del padre di questo giocatore, sono nati tutti i suoi guai.

GIOCHI DEL MEDITERRANEO

E resto in tema di convocazioni tornando indietro ai Giochi del Mediterraneo, che si sono tenuti a Mersin, in Turchia. L’Italia maschile ha preso l’argento nella gara a squadre, battuta dai turchi (col cinese Vang Bora) in una finale senza storia. E’ già molto, comunque, che sul sito della Fitet non sia apparso l’annuncio della conquista di “tre” medaglie d’argento, come accaduto quattro anni fa a Pescara, quando si misero in bella evidenza le “tre medaglie d’oro” delle azzurre che avevano vinto la gara a squadre femminili. Le ragazze, invece, hanno perso la finale per il bronzo, contro l’Egitto. E qui, contrariamente a quanto avvenuto per la squadra maschile, con i migliori in gara, non si è capito il motivo della rinuncia a Lisa Ridolfi, che è stata sempre una delle migliori come rendimento nelle recenti gare dell’Italia. A Mersin c’erano la Stefanova, la Vivarelli (arrivata dopo qualche giorno perché aveva gli esami a scuola) e la Piccolin. E, obbiettivamente, preferire la Piccolin alla Ridolfi è sconcertante. Certo, a considerare la cosa dal punto di vista della “geografia politica”, qualcosa in più si capisce, ma se la Ridolfi viene fatta fuori vuol dire che siamo alle solite. L’altra cosa incomprensibile è il commento di Deniso, sulla rivista federale pubblicata sul sito Fitet, a proposito di Stefanova, che si è ben comportata ma che, invece, viene giudicata negativamente. Anche in questo caso, fermo restando il rispetto per le opinioni altrui, giova ricordare che la Stefanova, da quando è andata via da Castel Goffredo, non sembra suscitare più la simpatia da cui era circondata quando gareggiava per la squadra del presidente. E certe coincidenze danno parecchio fastidio, oltre a essere ingiuste nei confronti dell’atleta in questione.

MARINA E AERONAUTICA

Certo, visto che la Stefanova fa parte dell’Aeronautica, dispiacerebbe se questa visione negativa potesse poi provocare ripercussioni sulle sue future convocazioni in Nazionale e, al peggio, anche al pericolo di essere dismessa dall’Aeronautica, in mancanza di risultati di interesse nazionale e internazionale. E’ vero che quando entrò in Aeronautica era più giovane e più in alto nella classifica mondiale, oltre a giocare per il Castel Goffredo, ma non vedo perché ne dovrebbe uscire proprio adesso che è la più forte in Italia, l’azzurra con la migliore classifica internazionale e gioca (giocava) con la Sandonatese! Ma nel panorama dei club militari si è aggiunta la Marina, con un ingresso che suscita qualche perplessità. Il posto in Marina se l’è preso Rossella Scardigno in virtù non delle qualifiche sportive, ma del possesso della patente nautica. Nel concorso per l’ingresso in Marina, il “titolo”, come la patente nautica appunto, era un requisito che dava più vantaggi delle prestazioni sportive, quindi, va chiarito subito, non c’è stata alcuna irregolarità. Il punto, però, è che non si capisce che funzione abbia un posto in Marina se la prestazione sportiva ha un’influenza minima se non nulla. La Scardigno non è nemmeno fra le prime dieci della classifica nazionale, ma ha scavalcato concorrenti come Vivarelli e Ridolfi che hanno partecipato a Mondiali ed Europei assoluti. In Aeronautica si entra per meriti, anche se può parere strano che vi entrino tutti quelli che giocano (o giocavano) per Castel Goffredo. In Marina si entra per titoli. Ma che senso ha? Fra l’altro, se, come per l’Aeronautica, il giocatore deve confermare la sua appartenenza al Corpo con i risultati, come potrà la Scardigno confermarla se non viene convocata in Nazionale? E allora cosa potrebbe succedere? Che bisognerà convocarla “per forza” in Nazionale per non perdere il posto in Marina, anche se ha davanti a sé molte altre giocatrici che il posto in Nazionale lo meritano più di lei? Ecco, la Fitet potrebbe fornire spiegazioni in merito, tanto più necessarie se si considera che la Scardigno è figlia di un vicepresidente federale?

NEGRISOLI

Parlando della Stefanova, ho detto che gioca (giocava) con la Sandonatese. La parentesi è dovuta al fatto che la Sandonatese, dopo la conquista dell’ultimo scudetto, ha annunciato la rinuncia al campionato per problemi economici. Così, rimane senza squadra anche Laura Negrisoli, che merita un discorso a parte per la paradossale situazione in cui si trova. Per prima cosa, faccio notare che, quest’ultimo con la Sandonatese, è il sedicesimo scudetto a squadre vinto dalla Negrisoli. Questo è un record assoluto per tutti gli sport in Italia. Fra le donne, Laura è la prima da sola. Ma, fatto più importante, ha raggiunto in testa, nella classifica assoluta, un grande campione come Eraldo Pizzo, della pallanuoto, anche lui a 16 scudetti. Quindi, la nostra Negrisoli porta lustro al tennistavolo venendone però ripagata con tanto disprezzo e ostracismo. Fra le candidate a un ruolo di tecnico nello staff della Nazionale, infatti, ci poteva essere anche lei, ma pare che non stia simpatica a qualcuno, provate a immaginare chi. Come si vede, i sospetti (e le certezze) di imposizioni cominciano a diventare parecchi. Il bello è che qualcuno, un altro traditore, millantava di poterle dare una mano spostando il proprio voto da feroce oppositore di Sciannimanico a leccaculo di prima classe. Anche in questo caso, provate a immaginare chi. Resta, infine, la scomparsa dalla Sandonatese, altra dimostrazione della politica fallimentare del tennistavolo italiano, vista che è la terza squadra campione in carica a ritirarsi, dopo Roma e Siracusa in campo maschile negli anni precedenti. Ma bisogna anche dire che i pianti sono inutili quando ci si è affidati per anni a gente che ha badato solo ai propri interessi e quando anche chi aveva contrastato questi irresponsabili alla fine si è appecoronato davanti a lui dandogli il voto alle elezioni. Se poi gli capita di piangere, se l’è semplicemente meritato.

EUROPEI GIOVANILI

E arriviamo alla vittoria della squadra junior agli Europei giovanili, spacciata come il grande risultato della politica federale in materia di lavoro sui ragazzi. Parto da un presupposto indispensabile per capire quale sia la reale situazione: il risultato del campo è sacro, quindi l’Italia non ha rubato alcunché, ma il significato tecnico è qualcosa di diverso, può coincidere col risultato, ma può anche stare all’opposto. Ed è proprio questo il caso della vittoria degli azzurri junior. Inutile stare a girarci intorno: è stata una grandissima botta di culo, intendendo per “culo” la fortuna di aver trovato avversari con impostazione tecnica favorevole alle caratteristiche degli azzurri, in giornata storta o colpevoli di presunzione (il caso dei francesi nella finale). E, per favore, lasciamo perdere i complimenti al tecnico. Ma Nannoni è il grande allenatore dell’oro conquistato contro la Francia in finale o l’allenatore scarso che nel girone ha perso con Ungheria e Slovacchia (la Slovacchia!!!) arrivando ultimo (!!!!!) nella classifica e venendo costretto agli spareggi per il ripescaggio nel tabellone principale? Con un regolamento minimamente serio, il quarto posto sarebbe equivalso all’eliminazione. Così, con una barzelletta di regolamento, si può andare avanti dopo aver fatto brutte figure ed essersi dimostrati di caratura tecnica inferiore. Ma non è nemmeno questo il punto principale. Quello che si deve considerare è che i nostri junior, come già accaduto nel passato anche a giocatori come Mondello e Piacentini, sono giocatori limitati tecnicamente, nel senso che hanno alcuni colpi molto buoni ma troppe lacune. Se trovano il giocatore giusto, anche più forte in assoluto, sono in grado di batterlo, per poi perdere con avversari di livello nettamente inferiore. E infatti abbiamo visto un’altalena sconcertante di risultati, con vittorie stentate nella gara a squadre, 3-2 con Inghilterra, Svezia e Polonia, per passare poi al vero e proprio massacro nel singolo: solo Mutti arrivato ai sedicesimi. L’esempio della Svezia serve a chiarire il concetto. Nel singolo, i due migliori azzurri, Mutti e Baciocchi, sono stati sconfitti entrambi da avversari svedesi. Mutti ha perso con Ahlander, contro il quale, sia lui che Baciocchi, avevano perso anche nella gara a squadre. Baciocchi ha perso con Johansson, che contro l’Italia nella gara a squadre non era stato schierato, a vantaggio di Gorman che aveva perso due punti proprio contro Mutti e Baciocchi. Una inversione che avrebbe potuto provocare l’eliminazione dell’Italia, ma anche in questo caso è andata bene agli azzurri, non perché io sostenga la tesi di riavvolgere il tempo e far rigiocare quella partita, ma perché è l’ulteriore dimostrazione che certi confronti tecnici provocano risultati diversi e che la superiorità di una squadra sull’altra è determinata da tanti fattori, non necessariamente dal fatto di essere una più forte dell’altra. Un’altra dimostrazione in proposito arriva dalla partita vinta con la Croazia, in cui Baciocchi ha battuto Pucar. Bene, è lo stesso Pucar che poi è arrivato in finale nel singolo. Baciocchi batte un giocatore di livello superiore, che arriva in finale nel singolo, quindi in una competizione ben più dura, ma poi perde con uno svedese che nella gara a squadre viene schierato solo in due partite, e in una di queste addirittura da numero 3! E non è finita, perché l’altro svedese Ahlander, dopo aver eliminato Mutti, nel turno successivo viene schiantato dall’ungherese Szudi, schierato appena da numero 3 nella gara a squadre. Si potrebbe continuare con molti altri esempi di questi “incroci”, ma credo che il concetto sia chiaro: se si azzecca il filotto giusto, come quello trovato dall’Italia, si arriva addirittura a vincere, salvo poi risvegliarsi bruscamente quando il filotto scompare. Così, nel singolo, troviamo i due migliori azzurri eliminati uno nei sedicesimi, l’altro nei 64imi, come Massarelli e Marcato, con Piccolin fuori nei 32imi. I valori veri, invece, anche quando c’è un mezzo passo falso, si ritrovano subito ai vertici. Così, la Francia, sconfitta nella finale a squadre, vince il singolo, ma soprattutto piazza quattro suoi giocatori nei quarti di finale. Ecco la vera differenza tra la Francia e l’Italia. Ecco perché ribadisco: è stata una grandissima botta di culo. Subito dopo, si è tornati a fare le solite brutte figure.

CAMPIONATI NAZIONALI

A Riva del Garda è andata in scena una delle pagine più vergognose della storia del tennistavolo italiano e proprio in occasione della manifestazione più importante, i campionati assoluti e poi di categoria. Le testimonianze sono state riportate in tantissimi interventi su blog e forum, quindi non c’è bisogno che io aggiunga altre considerazioni. Vorrei dire solo una cosa, non ai politici, non ai responsabili federali, non ai presidenti delle società, no. La voglio dire ai giocatori: siete stati trattati da bestie ed è esattamente quello che vi meritate, voi pensate di essere fuori dalla politica, di badare solo a giocare, e quindi vi disinteressate di tutto il resto, permettendo così a chi ha il potere di continuare a fare i comodi suoi. Poi vi mettete a piangere quando giocate in autentiche fogne e non sapete da chi andare a gridare: “mamma, mi ha fatto la bua”. Voi dite che non sapete niente di cose politiche, che non sapete per chi abbia votato il presidente della vostra società. Benissimo, continuate così e sarete trattati da bestie per sempre. Io non mi indignerò più, mi metterò a ridere e spererò che vi trattino ancora peggio. Siete ridicoli!

DI FOLCO

L’argomento dei campionati nazionali mi porta a considerare anche altro. E questo “altro” ha un nome preciso: Bruno Di Folco. Mi ero già interessato a lui e a quanto aveva scritto in alcune discussioni sul forum di Giorno. Ma adesso scopro qualcosa che mi appare davvero interessante. In risposta a una richiesta di intervento, lui precisa che non vuole farlo. Nella risposta, che riporto fra poche righe, c’è un errore, che lui stesso ha poi corretto successivamente: scrive “tennis.tavolo.com”, ma si riferisce a “Ping Pong Italia” di Massimo Costantini. Quindi, io riporto il suo intervento originale, ma adesso sapete che il riferimento è a questo blog.

Ecco il testo della risposta di Bruno Di Folco: “Mi chiedi di intervenire su “tennis.tavolo.com” in una questione che non conosco e di cui non ho titolo a parteciparvi. Devo dirti di no per questo e anche perchè quel sito è pieno di gente che insulta in maniera anonima, trincerandosi dietro dei nick. Non mi piace quel sito e non mi piace chi parla di politica federale o societaria senza averne nessuna conoscenza”.

Mi astengo dal commentare gli “sbandamenti” sintattici e grammaticali del testo su riportato, lasciamo stare e andiamo alla sostanza. Se davvero Di Folco non vuole intervenire su questo blog perché è “pieno di gente che insulta in maniera anonima”, allora non si capisce perché intervenga su un forum nel quale ci sono altrettanti nickname e partecipanti anonimi, molti dei quali non stanno mica a lesinare sulle espressioni “graffianti”, se così vogliamo definirle, con tanto di doppie zeta più o meno camuffate da simpatici segni grafici e pupazzetti. Diciamo che è una questione di coerenza. Ma non voglio insistere su questo punto, perché ognuno ha il diritto di essere incoerente e scegliersi siti e blog che preferisce.

I punti sui quali invece voglio insistere sono altri. E comincio dalla conoscenza della “politica federale o societaria”. Posso rispondere solo per quanto mi riguarda, ma sarei pronto a sostenere la competenza di tanta altra gente che scrive su questo blog e che io conosco personalmente, gente con ben maggiore esperienza e competenza di Di Folco sulla politica federale e societaria. Restando a me, posso dire a Di Folco che, nei miei ormai 43 anni di vita nel tennistavolo italiano (nel caso si confonda coi numeri, lo scrivo anche in lettere: quarantatré) sono passato attraverso quasi tutte le esperienze possibili: giocatore, dirigente di società, allenatore con patentino di tecnico federale, arbitro, consigliere regionale, responsabile regionale delle classifiche (quando si facevano ancora senza computer), e ho partecipato ad assemblee nazionali, elettive e no, ben più infuocate delle attuali, a cominciare da quella del 1972 con la rielezione di Guglielmo Sineri a presidente (chi lo sa, forse Di Folco non era ancora nato o forse poppava ancora il latte). Quindi, quando leggo Di Folco che lancia accuse contro chi non capisce di politica federale e societaria, non posso far altro che scompisciarmi dalle risate. Se poi Di Folco intende che c’è gente che non capisce di politica federale “attuale”, non ha che da dirlo chiaramente, così potrò riversargli addosso documenti e resoconti delle sedute dei vari Consigli federali, che magari qualcuno crede possano restare segreti. In questo modo, si convincerà che io, e tanta altra gente molto più esperta di lui, conosciamo perfettamente la politica federale, oltre a quella societaria, conosciamo perfettamente cosa si dice in Consiglio federale, conosciamo perfettamente i voltafaccia e i “sì padrone” diventati la norma nel tennistavolo italiano. Poi, se Di Folco vuol continuare a credere di essere lui l’unico esperto e noi i grandi ignoranti, ma che lo faccia pure, perché togliergli questa pia illusione?

Ma tutto questo è solo una discussione di principio, che magari non interessa i lettori. Io vorrei andare un po’ più sul concreto, tanto per far capire a Di Folco che i veri insulti non sono le parole offensive, i veri insulti sono quelli all’intelligenza. E allora, faccio una premessa: Di Folco non è un bugiardo. E, sia chiaro, non sto facendo ironia. Ma non essere bugiardo non significa automaticamente che non si dicano bugie. Mi spiego meglio. A proposito dei problemi legati all’impianto di Riva del Garda destinato ai campionati nazionali e alla sua disponibilità in certe date, Di Folco è più volte intervenuto sul forum di Giorno per sostenere che alcune difficoltà legate alle gare degli Assoluti, che si erano dovute anticipare, erano state determinate dai cambiamenti di sede e di date dei Giochi del Mediterraneo, in cui sarebbero stati impegnati alcuni azzurri in gara proprio negli Assoluti. La tesi è stata più volte ribadita da Di Folco. Il problema è che questa era una grandissima bugia. E siccome sono partito dal presupposto che Di Folco non dice bugie, lo stesso Di Folco dovrebbe dirci chi gli ha dato questa informazione, che è falsa, perché è davvero falsa. I Giochi del Mediterraneo, infatti, che si sarebbero dovuti disputare a Volos, in Grecia, sono stati spostati a Mersin, in Turchia, a causa delle difficoltà economiche della Grecia che avevano costretto gli organizzatori locali a rinunciare. Ma sapete quando c’è stato questo cambiamento? Nel 2011!!! Sì, due anni fa! E allora, ripeto, Di Folco può spiegare, non a me, ma ai giocatori che hanno dovuto sopportare tanti disagi, chi ha inventato questa balla galattica? Di Folco non se l’è inventata per giustificare la disorganizzazione a Riva del Garda, quindi questo vuol dire che qualcuno gliel’ha riferito. Di Folco ci può far sapere chi è l’autore della bugia? Se non lo vuole dire, pazienza. Resta una sola sicurezza: sul forum di Giorno, dopo che Ady Gorodetzky ha fatto notare che quella dei Giochi del Mediterraneo era una scusa bella e buona, riferendo che lo spostamento c’era stato due anni prima e chiedendo spiegazioni a Di Folco, non c’è stato più alcun intervento dello stesso Di Folco per fornire le spiegazioni richieste da Gorodetzky. Di Folco non ha più parlato dei Giochi del Mediterraneo. Amen!

Concludo il discorso su Di Folco con una piccola nota che riguarda il motivo della sua “discesa in campo”. Ha fatto sapere a mari e monti che voleva impegnarsi per cambiare le cose dal di dentro, perciò entrava a far parte della cordata del presidente Sciannimanico. Ora, dovrebbe gentilmente spiegarci cosa è riuscito a cambiare “dal di dentro”, perché “dal di fuori” mica si riesce a capirlo. Magari, domanda già rivoltagli e rimasta senza risposta, dirci a quante delibere volute da Sciannimanico si è opposto, magari. Perché, se non riesce a cambiare nemmeno una cosa “dal di dentro”, non si riesce a capire perché mai Di Folco si ostini a rimanere nel Consiglio federale. Al massimo, in questa situazione, può solo rivendicare il merito di “spostare i tavoli” in qualche torneo nazionale, ma per fare questo non è necessario essere un consigliere federale. Noi meridionali, in questi casi, diciamo che “s’è incarnato il dente”, significando che si è così attaccati a una cosa che non si riesce più a distaccarsene, ma anche, come sottotraccia, che si è preso così gusto a quella cosa da non riuscire più a lasciarla anche se c’è la possibilità di farlo. Di Folco saprà dire se gli si è incarnato il dente o continuerà a sostenere che sta lavorando “dal di dentro”?

TORNEO MUGNANO

E finalmente chiudo con un breve (ma mi rendo conto che questo aggettivo non mi si addice tanto) intervento sull’ultima nefandezza. Il torneo di Mugnano, definito da tutti il migliore in assoluto negli ultimi anni, non è stato inserito nel nuovo calendario della Fitet. In compenso, ci sono tutti i tornei riconducibili a vicepresidenti federali, consiglieri e società che sostengono Sciannimanico. Complimentoni! Resta da sapere se la base del tennistavolo italiano avrà la forza di ribellarsi. In fondo, si tratta solo di sapere se siamo in un regime o se c’è ancora libertà di scelta. O forse già lo si sa e si preferisce continuare a belare sempre più forte.

L’abilità che crea disabilità

1 Luglio 2013 da Ping Pong Italia · 39 Commenti 

Un’idea per l’Europa pongistica.

Alcuni anni fa avevo evidenziato in un articolo apparso proprio su questo blog le differenze tecniche fondamentali che c’erano e che ci sono tutt’oggi tra la scuola cosiddetta cinese e quella europea. L’articolo precedente post era stato poi ripreso dalla rivista cinese e anche da quella tedesca riscuotendo notevoli apprezzamenti. Con questo pezzo invece vorrei formulare delle proposte di lavoro che potrebbero consentire di ridurre il divario qualitativo che c’è tra la Cina e il resto del mondo. Per definire meglio il contenuto di questo pezzo è importante fare una breve ma essenziale introduzione su che cos’è effettivamente il pingpong nella sua interezza.

Sebbene il gioco del pingpong per molta gente possa apparire banale (da un certo punto di vista lo è sul serio, basta rimandare la palla nell’altro lato del campo ed il gioco è fatto), per me non lo è, perché credo profondamente che i concetti fondanti del nostro sport debbano essere tenuti sempre in considerazione. Il pingpong è azione e reazione, è movimento e coordinazione, è tattica e strategia, è tecnica e prestanza fisica, è motivazione e determinazione, e altro ancora, tutte queste caratteristiche fanno riferimento a un capo, a un soprintendente: l’abilità. Come vedete l’abilità ha molti modi di esprimersi, molte sfaccettature, penso che noi europei e, più in generale, il resto del mondo eccetto Cina, faccia un uso sbagliato e/o diverso dell’abilità.

Quindi per capire meglio il senso del discorso dobbiamo partire dall’abilità.
L’Europa paga ancora oggi e per svariati anni a venire, oltre per gli errori sull’impostazione tecnica di cui parlavo nel precedente articolo, anche per il voler giocare concentrandosi sul gioco di abilità nelle varie situazioni che si presentano di volta in volta, situazioni che si evolvono in una sorta di difesa. Il punto su cui vorrei porre l’attenzione è proprio questo: l’abilità all’interno del sistema di gioco.
Uno dei più grandi maestri dell’abilità di gioco, se non il più grande di sempre è J.O. Waldner, un talento unico capace di tutto, tanto invidiato quanto emulato da moltissimi seguaci. Se da una parte Waldner ha fatto scuola, dall’altra ha creato le condizioni per una crescita tecnica e mentale anomala rappresentando un modello di gioco distante da quello che oggi è il concetto vero del pingpong ossia lo scambio rapido e la sua continuità. Spero Waldner non me ne voglia e lungi da me nel riconoscergli una qualche responsabilità diretta sul gap Cina/Europa e Resto del Mondo, inoltre nutro una profonda stima per la persona e grande ammirazione per le sue imprese. Un altro esponente da menzionare è senz’altro Michael Maze, purtroppo la sua partita dei Mondiali di Shanghai 2005 contro Hao Shuai vinta in difesa alta ha creato un precedente negativo che ha contribuito a deprimere ulteriormente il gioco europeo e in alcuni casi anche quello giapponese. Morale della favola: i cinesi si possono battere giocando in modo difensivo, furbetto.
 Andando ancora indietro nel tempo abbiamo avuto altri esempi illustri come il francese Secretin per l’Europa e, pensate, un unico cinese, uno solo Liang Ge Liang, i cosiddetti giocatori “Allround”, ossia l’abilità di gioco fatta a persona. Ripeto, ancora una volta, che non ci sono responsabilità dirette, espongo solamente la verità dei fatti. I fatti indicano che per quasi due decadi, i giocatori Europei non sono riusciti a creare una propria identità di gioco. Un’unica eccezione viene dalla Francia che ha ottimi giocatori ( nella foto Mattenet FRA) con grandi potenzialità ma che risentono di quel background che menzionavo poco fa, sviluppando il proprio gioco in una sorta di azione di controllo senza graffiare più di tanto.

La palla da 40mm ha di fatto contribuito a consolidare questa tendenza negativa dell’Europa. Il fatto che la palla vada più lenta ci ha indotto a considerare lo scambio più lento, ci siamo quindi adagiati a fare un gioco di abilità. Mentre in Cina Liu Guoliang dettava le linee guida per un gioco muscolare, aggressivo e potente eseguito con tattica feroce, (a proposito, avete mai visto Liu Guoliang indietreggiare e giocare di rimessa?) In Europa si stava a guardare sperando che quella palla ci potesse davvero favorire e quindi abbiamo perso ulteriore tempo.

Abbiamo annaspato e stiamo ancora annaspando come meglio possiamo contro lo strapotere cinese aggrappandoci il più delle volte al gioco di abilità piuttosto che andare al confronto diretto, all’abilità del gioco. È ora di cambiare registro.

Il vero precursore del gioco moderno, almeno quello che intendo io, è stato l’ungherese Tibor Klampar, considerato negli anni 70/80 un autentico talento. Mi verrebbe di dire che il suo gioco era molto femminile nel senso che oggi quasi tutte le donne giocano con quel sistema, ossia vicino al tavolo senza indietreggiare mai, puntando sull’azione rapida, il piazzamento della palla e sulla variazione di rotazioni, tutte le altre, giocano in difesa tagliata. In questo settore l’eccezionalità del gioco abile sui livelli internazionali è stata rappresentata solo dall’ungherese Toth, molto spesso, contro lo velocità asiatica, volentieri si rifugiava nella difesa alta. Io ammiro moltissimo il gioco femminile, mi dà l’impressione che sia una sorta di complemento a quello maschile a cui gli uomini fanno fatica ad adottare, anzi non ci pensano nemmeno di farlo. Ve lo immaginate giocare come le femmine ossia veloce ma allo stesso tempo esprimere potenza dei colpi. Certo occorre fare alcuni aggiustamenti sul lavoro di gambe, cambiare l’idea dei passi: non più passo incrociato per muoversi da una parte all’altra ma salto laterale mantenendo l’apertura delle gambe così da non perdere l’equilibrio. Occorre migliorare la velocità di esecuzione dei colpi e la lunghezza dei colpi, l’esplosività del corpo, la flessibilità della spalla, la velocità mentale etc.

Non ho mai assistito a un campionato nazionale cinese e vorrei tanto farlo, anzi colgo l’occasione (lo avevo già fatto in passato) per esortare i tecnici europei o qualunque tecnico ad assistere i campionati cinesi, non c’è nulla di male, non ci sono controindicazioni né effetti collaterali negativi, farebbe solo bene. Dicevo, sono convinto che le partite tra cinesi siano tutto fuorché ripararsi in una sorta di difesa di gioco. Ci si affronta a testa alta. Si fa il servizio, si risponde a un servizio, si esegue un topspin o un’apertura sul tavolo, si blocca e via continuando in un crescendo esasperatamente tattico
. Per capire meglio questo concetto devo portare un semplice esempio che a voi risulterà molto familiare, quasi quotidiano. Quando giochiamo in società, ci alleniamo per conto nostro o siamo addirittura in uno stage collettivo, ci si ritrova sempre nella stessa situazione: una parte attacca, l’altra si difende come può barricandosi spesso nel gioco da lontano, ossia indietreggiando il più velocemente possibile, e in molti casi continuando con una difesa  (fishing) anche alta (lobbing). Mi capita di girovagare qua e là per la “rete” e devo dire che ci sono molti giovani giocatori davvero veloci a prendere la posizione lontano dal tavolo, un mirabile sprint all’indietro, quasi fosse una rinuncia al gioco. Quante volte abbiamo visto questa scena? Moltissime. Questo modo di agire altro non fa che stimolare il gioco abile, quello furbo, un tipo di abilità che ci rende deboli, passivi, vulnerabili tecnicamente e mentalmente. Giorno dopo giorno il giocatore tende a creare e sviluppare situazioni di gioco difensive dove poter ribaltare la qualità dello scambio sperando appunto di risolvere il problema con un colpo di recupero, una difesa, un controtop disperato, a volte un taglio da lontano e così via. Detto così sembra normale, chi è che non lo fa al giorno d’oggi. Il problema è proprio questo, occorre tornare a giocare, a sostenere lo scambio veloce, a vincere il punto perché si è più capaci e non dichiarare bandiera bianca andando a giocare in difesa ributtando la palla alla meno peggio nella speranza di chissà che cosa. Ripeto, questo modo di fare crea dipendenza e debolezza mentale. Molte volte vinciamo il punto ma a scapito di un sistema che non è vincente dandoci l’illusione di poter competere, illusione che poi si infrange fatalmente quando si ha a che fare con un gioco, robusto, concreto, fatto di velocità e potenza, aggressività e determinazione, cose che i cinesi fanno in modo perfetto. Attenzione, non voglio dire che non dobbiamo difendere, dico solo che la difesa non deve prendere il sopravvento sul gioco aperto, di confronto. 
Noi europei siamo scaltri, conosciamo la tattica e conosciamo la tecnica, abbiamo fantasia e inventiva, non abbiamo bisogno di queste cose, ce le abbiamo già. Con il passare del tempo le abbiamo addirittura affinate, ma abbiamo perso il senso del gioco e la sua dignità, la sua fluidità, l’armonia e la bellezza. 
Non mi piace fare esempi di altri sport, ma guardiamo il tennis, “nostro cugino”, proprio in questi giorni Wimbledon ci può ispirare. Non prendo in considerazione la spettacolarità, prendo in esame lo scambio, il gioco in sé per sé. Giochi, scambi, ribatti la palla, se non sei all’altezza, niente da fare, la palla non la raggiungi e perdi. Nel pingpong non avviene la stessa cosa, se non siamo all’altezza ci rifugiamo nel gioco da lontano, andiamo in recupero, speriamo che l’avversario non ci dia il colpo di grazia così possiamo rientrare nel gioco e magari invertire la rotta. Parafrasando il tennis, ho come l’impressione che i cinesi siano fenomenali tanto nell’erba quanto nella terra rossa e tutti gli altri se la giocano solo nella terra rossa. E che dire della scherma, uno sport spesso paragonato al nostro per via dell’idea di duello. Nella scherma si vince combattendo non indietreggiando. Ma che duello è se uno tende a scappare?

Noi, inteso come resto del mondo abbiamo due modi di fare (Dott. Jekill & Mr. Hyde), uno negli schemi di allenamento e uno nelle situazioni di gioco libero. Negli schemi di allenamento siamo eccellenti, pochi errori, la continuità dei colpi, la regolarità nello scambio, esecuzione dei colpi di notevole qualità, siamo persistenti, duraturi, mentalmente ben predisposti. Quando ci troviamo in situazioni di gioco libero allora cambiamo il nostro modo di giocare, quasi a nascondere le nostre capacità, diventiamo irriconoscibili, ecco che non siamo più continui, il nostro gioco diventa confuso, i colpi sono meno efficaci, abbiamo mille dubbi e mentalmente diventiamo difensivi. Tutto questo quando siamo in allenamento, ora, figuriamoci in una competizione vera e propria.

Ai giocatori europei serve la coerenza di gioco, la continuità dell’azione veloce, la reattività delle gambe e la capacità di ripetere le stesse azioni in modo uguale, naturale, continuo, costante senza interruzioni di sorta, quasi non pensando alla partita ma giocando la partita. Ogni volta che ci si discosta da questo sistema significa debolezza. Una piccola crepa che a lungo andare destabilizza l’intera struttura fino a farla cedere del tutto. 
Per arrivare a uno stadio di vera competitività dobbiamo rafforzare la mentalità di un gioco costante, dobbiamo essere capaci di sostenere lo scambio, diventare più potenti, adottare tattica e strategia in modo disciplinato, maniacale aggiungerei. Per fare ciò le idee non bastano, serve il lavoro, la costanza del lavoro, la disciplina del lavoro. Serve una consapevolezza che ti fa essere pronto a fare un passo indietro per farne due avanti. Serve determinazione e forza di volontà. Serve preparazione fisica e mentale. Dobbiamo rinunciare al gioco abile per lasciare spazio alla coerenza di gioco, all’abilità con la A maiuscola, quella che sovrintende tutto, il capo. Dobbiamo partire con le nuove generazioni e educarle alla coerenza di gioco, alla continuità dello scambio da vicino, ad aprire il gioco prima che lo faccia l’altro con un flic o una palla di rotazione, a non aver paura di difendere bloccando sul tavolo o contrattaccare con un controtop, a piazzare la palla, a non subire quando ci si deve confrontare.

Sono convinto che la Cina non è imbattibile, forse sono in controtendenza anche perché pare che ci sia molta rassegnazione. Ho fiducia nella forza di volontà degli europei e del resto del mondo. Ho visto gli allenamenti cinesi come quelli europei, i cinesi sono continui, costanti, non cedono, noi si. Anche in Cina succede una cosa simile, tutti quelli che cedono al gioco abile fatalmente soccombono. E allora, noi, che cosa abbiamo che non possiamo fare?
Forza resto del mondo!!!

I campionati Cinesi 2012

13 Giugno 2013 da Ping Pong Italia · 3 Commenti 

foto e post del Drago Rosso

Nella storia del tennistavolo cinese non era mai capitato che un titolo dei Campionati nazionali venisse assegnato senza che si giocasse la finale. Anche quando un giocatore non stava bene, comunque si presentava in campo, se non altro per l’onore, vista l’importanza di questa gara. A Zhangjiagang, a ottobre 2012, c’è stata una prima volta, nel doppio maschile, con la rinuncia di Zhang Jike, ufficialmente infortunato, nella realtà scoglionato dopo un’estate di bagordi seguiti al doppio titolo olimpico. Così, ha lasciato solo Fang Bo e ha dato il via libera a Wang Liqin e Xu Xin. Al di là del risultato della singola gara, che può importare poco, è il quadro generale a presentarsi sconfortante. Una conferma del disinteresse più o meno manifesto di molti dei giocatori più forti arriva dalle molte rinunce nelle gare di singolo: Ma Long abbandona, ma poi è regolarmente in gara nel doppio; nel femminile, rinunciano addirittura 4 delle prime 5 teste di serie (Ding Ning, Guo Yan, Liu Shiwen, Wu Yang), che naturalmente, dopo questa rinuncia, si presentano in campo, senza vergogna, per giocare il doppio. Insomma, si è respirata un’atmosfera strana, quasi di abbandono, in un palazzetto sempre vuoto, con soli 200 spettatori nei due giorni delle finali. E’ il segno di un declino che i dirigenti del tennistavolo cinese si ostinano a negare, ma che è sempre più evidente. Già ho anticipato, in altri articoli, la difficile situazione anche in Cina per il nostro sport. Adesso, tornando indietro ai Campionati nazionali 2012, cerco di approfondire. In allegato, trovate anche tutti i risultati, della gare a squadre e individuali.

DECLINO

Il primo anno in cui seguii i Campionati nazionali cinesi, il 1996, l’impatto con questa realtà fu devastante. Nel palazzetto era tutto un rimbombare di schiacciate e controschiacciate, giocatori che si scannavano, tribune piene. Tutto questo è durato per altri dieci anni scarsi. Già dal 2004, gli organizzatori erano costretti a massicce “iniezioni” di bambini delle scuole per rimpolpare le tribune del palazzetto, senza peraltro che questi ragazzi si interessassero alle gare: stavano lì, a parlare e ridere per i fatti loro, facendo baccano e disturbando i giocatori. E sui tavoli, allo stesso tempo, la situazione peggiorava. Faccio un solo esempio pratico per far capire bene la situazione. Nel 2002, i giocatori iscritti erano circa 500. Di questi, ben 250 erano nuovi, nel senso che erano ragazzi che non avevano mai partecipato prima ai Campionati nazionali. In quell’anno, fra gli altri, vennero fuori Ma Long e Zhang Jike (anche se quest’ultimo non potè partecipare ai Nazionali perché impegnato negli stessi giorni in un torneo internazionale giovanile), e Ding Ning e Cao Zhen fra le donne. Negli ultimi anni, 2011 e 2012, i nuovi sono stati appena una sessantina. E anticipo che alle qualificazioni dei Giochi Nazionali, che si sono giocate nei giorni scorsi a Nanchang, i nuovi erano la miseria di venti ragazzi, e nemmeno forti, anzi, mediocri. Che poi questi giocatori bastano e avanzano per battere gli europei è un altro discorso. Ma che l’impero cinese, una volta in grado di produrre centinaia di giocatori ogni anno, stia subendo il declino è fin troppo evidente.

SPETTATORI

Il segnale più evidente è il calo degli spettatori, anche nella famosa Superlega cinese. Ormai, se si arriva a 500 è un miracolo. Ma da cosa può dipendere? Il primo segnale che si coglie, parlando e chiedendo in giro, non solo nei palazzetti e con i giocatori, è quello relativo alla perdita, sia pire parziale, di spettacolarità. Il gioco appare, e lo è realmente, più lento di una volta, frutto avvelenato ed esclusivo della pallina da 40 millimetri. E gli spettatori non legati al tennistavolo se ne rendono conto molto di più dei giocatori-spettatori. Cerco di spiegarmi meglio. Soprattutto in Occidente, il cambio della pallina è stato accolto acriticamente dal mondo del tennistavolo, che coincide, soprattutto nelle realtà minori, come l’Italia e tanti altri Paesi europei, con gli spettatori. E’ stato detto che la pallina più grande avrebbe reso il tennistavolo più visibile in Tv, che il gioco più lento avrebbe favorito scambi più lunghi e cose del genere. E quasi tutti se ne sono andati dietro queste gigantesche puttanate, come se avessero paura di smentirle, come se potessero accusati di rifiutare la modernità. In Cina, gli spettatori sono semplicemente spettatori che pagano il biglietto ed esigono spettacolo. Bene, sono stati i primi ad accorgersi che lo spettacolo era inferiore, che il gioco lontano dal tavolo si riduceva a una copia del badminton. Ma vi rendete conto di quanto sia diventato lento lo scambio con un giocatore che schiaccia e l’altro che alza la palla? E’ inguardabile ormai. Prima, invece, oltre al fatto che la pallina in aria era più veloce, si poteva assistere allo spettacolo delle schiacciate e delle controschiacciate, adesso non è più possibile. Ormai, siamo costretti a leggere squallidi interventi sui blog in cui i giocatori dicono che “ormai si sono abituati” e quindi è inutile tornare indietro. In Cina, le due realtà sono separate: se i protagonisti dicono che così il tennistavolo va bene, gli spettatori rispondono “chissenefrega”. E poco alla volta lo abbandonano. E si dedicano ad altri sport che, al contrario del tennistavolo, hanno fatto cambiamenti cercando non di tagliare le gambe ai più forti, ma di premiare i più forti, i più veloci. Tutti gli altri sport diventano più veloci e il tennistavolo diventa più lento, e se ne vanta. Basterebbe questo per capire verso che disastro stiamo andando. Esempio concreto: il basket, con l’invenzione del tiro da 3 punti, tanti anni fa, decise di premiare i più bravi, e mica ci sono state proteste, anzi, tutti si sono dati da fare per migliorare. Quando il Dream Team statunitense fece sfracelli all’Olimpiade di Barcellona, nessuno si sognò di inventare strane regole per “riequilibrare” le forze in campo. Il risultato è che gli altri si sono dati da fare e adesso gli Usa rischiano di perdere e perdono. Così, tornando alla Cina, il basket è diventato lo sport più popolare insieme al calcio. Questa è la realtà, basket e calcio in Cina, dal punto di vista della partecipazione degli spettatori, hanno seppellito il tennistavolo, col tennis che avanza prepotentemente. Del resto nel mio articolo di commento ai Mondiali di Parigi, avevo già fatto notare che c’erano state proteste perché la CCTV5 aveva trasmesso le finali del tennistavolo e non il calcio la domenica sera.

GRANDI E PICCOLE CITTA’

Non c’è solo l’aspetto dello spettacolo ridotto, però, per spiegare il declino. Un’altra causa è il progressivo avvicinamento del modo di vivere cinese ai modelli occidentali, che porta la gente, soprattutto nelle grandi città, a scegliere vestiti, auto, qualsiasi cosa, quindi anche lo sport, più vicini all’immagine occidentale che viene proposta dai mezzi di comunicazione. Non si tratta, si badi bene, di rifiuto di modelli legati a vecchie idee politiche. Si tratta semplicemente di “vicinanza” ai modelli più ricchi, perché la Cina è diventata forse il Paese più ricco del mondo, insieme agli Stati Uniti. I cinesi guardano, in fatto di sport, le Tv internazionali, che trasmettono principalmente calcio e basket, e si adeguano a quei modelli. Nelle grandi città, in particolare, i ragazzi vogliono giocare a calcio e basket, perché “così si diventa famosi nel mondo”. Un mondo, quello non cinese, in cui non esiste il tennistavolo. I club di tennistavolo nelle grandi città, infatti, stanno attraversando una crisi acutissima. Da Shanghai è arrivato solo Xu Xin negli ultimi 15 anni, una volta era il serbatoio di campioni, sia fra gli uomini che fra le donne. Guangzhou ha solo Liu Shiwen, fra le donne, mentre non c’è più un solo uomo in grado di rimpiazzare Ma Lin, che tra l’altro è di Shenyang (nel Liaoning, provincia del Nord), “emigrato” al Sud (a Shantou) quando aveva appena 9 anni. Tianjin, che aveva dato al nostro sport Ma Wenge e Wang Tao, altri forti giocatori nel passato, oltre ad Hao Shuai e Li Ping negli ultimi dieci anni, è diventata terra bruciata. Stessa cosa per Harbin, città natale di Kong Linghui. Pechino è l’altro simbolo della distruzione: negli ultimi 10 anni è venuta fuori solo Ding Ning. Ma Long è di Anshan (anche questa nel Liaoning), nemmeno Yan An è di Pechino, perché nelle grandi città nessuno vuole più giocare a tennistavolo: o si scelgono sport popolari nell’Occidente o si scelgono le discoteche. Ormai, sono rimaste solo le piccole città a garantire giocatori, ma sempre di meno, comunque. Aumentano, invece, i giocatori nei circoli ricreativi, vale a dire le persone che, dopo il lavoro, si divertono col ping pong. Quello che io ritengo sia il futuro apocalittico del nostro sport.

CLUB E REALITY SHOW

Di conseguenza, il discorso si trasferisce ai club. Una volta, ai Campionati nazionali c’era il festival di squadre partecipanti, anche una quarantina. Poco alla volta, molte sono scomparse, a partecipare restano i grandi club, ma senza nuovi giocatori, e le rappresentative delle Province, che raccolgono i giocatori “dispersi”, oltre al club dell’Esercito (Jiefangjun), che acquista e tessera i giocatori più interessanti. E’ come se la grande base del tennistavolo si stesse sfaldando, lentamente ma senza alcun rallentamento. E di questo si rendono ben conto i dirigenti, anche se cercano di negare l’evidenza. Così, ecco arrivare una iniziativa che in altri tempi sarebbe stata coperta di ridicolo: un reality show sul tennistavolo, con la partecipazione di allenatori come Liu Guoliang, Kong Linghui e Shi Zhihao nelle vesti di esaminatori per i concorrenti. L’Ittf, dal basso della sua incompetenza, ha celebrato alla grande questo reality, senza capire che è una specie di ultima spiaggia della Federazione cinese per attirare l’attenzione sul tennistavolo. Certo, il livello dei cinesi resta altissimo, senza paragoni col resto del mondo (che in quanto a crisi sta molto peggio), il numero di praticanti è ancora sull’ordine dei milioni, ma la situazione si avvia verso un punto di non ritorno.

FAN ZHENDONG E I NUOVI

Non resta che parlare di quello che ho visto a Zhangjiagang, partendo dalle novità. Quelle più interessanti sono entrambe fra gli uomini: Fan Zhendong e Zhou Yu. Tutti e due nativi della provincia dell’Henan (quella della pluricampionessa Deng Yaping, per capirci), tutti e due tesserati per Jiefangjun. Comincio da Fan Zhendong, perché quello che appare potenzialmente più forte e perché offre parecchi spunti generali. Ormai, tutti avranno avuto modo di osservarlo nei filmati delle gare dei Mondiali di Parigi, quindi non sto a soffermarmi sulle sue caratteristiche fisiche in quanto tali, è più utile invece capire perché un fisico che di base è già notevole abbia subito un ulteriore potenziamento. E qui il discorso si fa generale. Con la pallina da 40 millimetri, che si affloscia in aria quando è colpita con una schiacciata, quindi con il colpo che imprime meno effetto di qualsiasi altro (resiste di più con il topspin, come ho già avuto modo di dire a proposito del gioco lontano dal tavolo), c’è stato bisogno di avere più forza soprattutto nel braccio e nella spalla. Se guardiamo i giocatori di una volta e quelli attuali, la differenza, nella grande maggioranza dei casi, si può cogliere molto bene. Questa “evoluzione” (la metto tra virgolette perché io la considero piuttosto una involuzione) riguarda tutti. Poi, ci sono giocatori che riescono a conservarsi snelli (come Zhou Yu, che esaminerò dopo), ma osservando i giocatori dei Campionati nazionali cinesi si vede che quasi tutti mostrano una trasformazione fisica. Fra l’altro, non è un caso che, in tutto il mondo, dopo l’introduzione della pallina da 40 millimetri, siano aumentati gli infortuni alla spalla e alla schiena. Fan Zhendong appare quindi come il rappresentante “esagerato” di questo cambiamento, che purtroppo è diventato necessario se si vuole rimanere competitivi. Un dubbio potrebbe nascere sul fatto che una simile potenza non abbia anche la base tecnica, ma non credo sia il caso di Fan Zhendong, che riesce a sparare topspin incredibili anche da posizioni difficili, che richiedono spostamenti laterali impegnativi e impossibili senza una tecnica notevole quantomeno nel movimento delle gambe. Ma anche in quello delle braccia, Fan Zhendong è impostato bene, con un topspin eseguito sia con il movimento stretto, sia con quello largo quando esprime tutta la sua potenza. A Zhangjiagang, come ho già avuto modo di mettere in evidenza, la sua partita contro Wang Liqin, finita 4-3, è stata di impressionante potenza ma anche di incredibile bellezza, con scambi interminabili lontano dal tavolo. Poi, però, ha perso con Fang Bo, più esperto di lui, che ha saputo imbrigliarlo con un gioco corto per poi partire con attacchi improvvisi. Questo mette in risalto gli attuali punti deboli di Fan Zhendong. Potrebbe sembrare che abbia un problema di sensibilità del polso, a proposito del gioco corto, ma io credo che il punto sia un altro. Fan Zhendong, certo, non potrà avere il polso di gente come Zhang Jike, Wang Hao o Ma Long, ma non è nemmeno un “pezzo di legno” come si potrebbe essere indotti a credere guardando solamente la sua forza fisica. Il vero problema, sulla sua difficoltà nel gioco corto, secondo me è di natura tattica. Fan Zhendong va come una locomotiva lanciata a mille, chi accetta il suo gioco aperto viene massacrato, e non brilla per intelligenza tattica, di conseguenza ha difficoltà a impostare un’azione combinata fra gioco corto e lungo, in cui è importante anticipare le intenzioni dell’avversario e prepararsi a spostamenti in avanti e dietro, più che laterali. Fan Zhendong non appare ancora preparato per questo, tant’è vero che anche ai Mondiali di Parigi ha sofferto contro avversari inferiori, come Didukh (Ucraina), vittoria per 4-1 ma set tutti sofferti, e di livello più alto come Monteiro (Portogallo), battuto 4-3. In entrambi i casi, Fan Zhendong non riusciva a sviluppare il suo gioco potente, le azioni erano sempre spezzettate tanto da non fargli mai trovare il ritmo giusto. E’ un aspetto sul quale deve lavorare. Anche nelle recenti qualificazioni ai Giochi Nazionali, il suo allenatore di club, Wang Tao (proprio il Wang Tao olimpionico e mondiale di doppio), ha dovuto più volte riprenderlo per errori ingenui. Fan Zhendong appare comunque destinato a grandi successi, con uno stile che, volendo fare qualche paragone illustre, ricorda molto Liu Guozheng, sia pure con maggiore potenza e minore tecnica.
E passo a Zhou Yu, che ha Zhangjiagang ha vinto il titolo nel singolo, grande sorpresa, sia pure favorita dallarinuncia di Ma Long e dalle scarse condizioni di Zhang Jike, battuto proprio da Zhou Yu in semifinale. In questo caso, siamo di fronte a un giocatore ancora “normale” in quanto al fisico e con una tecnica notevole, con ottime rotazioni e grande velocità, capace di un bel gioco sul tavolo, grazie alle lunghe braccia e a una notevole sensibilità del polso. Il difetto è la sua “leggerezza”, la mancanza di grande potenza nei colpi decisivi, ma siamo comunque su altissimi livelli, tali da stroncare europei e affini. Degli altri nuovi non ci sono grandi cose da dire. Fang Bo è in circolazione già da tempo e, pur avendo vinto recentemente un Open internazionale, ha limiti ben precisi. Più interessante appare Ma Te, difensore, un po’ troppo “difensivo” per i miei gusti, vale a dire non un grandissimo contrattaccante, come i difensori moderni, comunque molto forte. Altri giovani si sono persi per strada, come Wu Jiaji.

WANG LIQIN E I VECCHI

Dei “vecchietti” continua a fare bella figura Wang Liqin, che si batte sempre come un leone e porta Shanghai nella finale della gara a squadre. Nel singolo, come detto, perde una stratosferica partita con Fan Zhendong, ma dimostra di essere un grande. Invecchia male, invece, Ma Lin, che ormai si trascina a stento. Il dato più inquietante, però, è il mancato ritiro di tanti, troppi giocatori del passato. Una volta, a 25 anni si usciva dalla Nazionale, si faceva qualche altro anno nei club e poi si smetteva, perché la concorrenza dei giovani era troppo forte. Adesso, si rimane in Nazionale anche oltre i 30 anni perché non c’è il ricambio immediato, e si va ben oltre nelle gare di club. Guangzhou, per esempio, è costretta a giocare con Ma Lin e Zhang Chao perché non ha altri alla loro altezza, e intendo alla loro altezza “da vecchi”. Un altro segno del declino del tennistavolo in Cina.

RICORDI ITALIANI

C’è spazio anche per qualche sorriso. Il primo arriva nientemeno che da Diao Wenyuan, indimenticatocampione degli anni Sessanta che ha giocato per tanto tempo in Italia. E’ a Zhangjiagang per vedere i campionati e non perde l’occasione per dirmi di salutare tutti gli amici italiani. Adesso lui ha una scuola di tennistavolo a Wuhu, nella provincia dell’Anhui, e fa sapere che chiunque voglia andare ad allenarsi da lui è il benvenuto, basta contattarlo per mettersi d’accordo. L’altro “italiano” è Li Yi, che ha giocato da noi negli anni Ottanta. Adesso fa l’allenatore nella prestigiosa squadra di Jiefangjun, quella dell’Esercito, insieme a un’altra conoscenza dei pongisti italiani, Dai Lili, colonna della squadra femminile del Coccaglio. Da tutti loro arrivano cari saluti per gli amici italiani.

GARE A SQUADRE

E adesso esamino velocemente le gare, cominciando da quella a squadre. Nel maschile, risultato condizionato anche qui dalle rinunce, una in particolare. Nella semifinale fra Shanghai e Jiefangjun, la squadra dell’Esercito non schiera Wang Hao (che non è infortunato, tant’è vero che poi giocherà nel singolo) e consegna la vittoria a Wang Liqin e compagni. Si nota un disinteresse micidiale e inspiegabile, che purtroppo conferma tutte le mie considerazioni fatte all’inizio. Comunque, in finale non ci sono problemi per Beijing, che ha in squadra Ma Long e Yan An. Quest’ultimo perde con Xu Xin, ma si prenderà la rivincita nel singolo. Ma Long, invece, fa due punti, sudando contro Wang Liqin, molto più facilmente contro Xu Xin.
Fra le donne, vittoria a sorpresa del Liaoning che, pur senza l’infortunata Guo Yue, ma con Chang Chenchen e Wen Jia, batte Beijing forte di Ding Ning, che perde due punti in finale, e Guo Yan. Fra le sconfitte illustri, da segnalare Li Xiaoxia, che, debilitata dalle feste post-olimpiche, perde due punti e determina la sconfitta di Shandong contro Jiefangjun nei quarti di finale.

GARE DI SINGOLO

Nella gara maschile, detto di Ma Long che non ha voglia di giocare, vanno segnalate le sconfitte di Wang Hao contro Xu Chenhao nei quarti, di Ma Lin contro il vincitore Zhou Yu, che batte anche Zhang Jike. Per il campione olimpico, però, c’è più di un’attenuante. Tutti i cinesi vincitori di medaglie d’oro, infatti, dopo l’Olimpiade sono costretti a una vera e propria passerella d’onore in tutta la Cina: cerimonie, premiazioni, feste per quasi due mesi, durante i quali, naturalmente, non hanno la minima possibilità di allenarsi. Quindi, risultato quasi prevedibile.
Fra le donne, centra finalmente la vittoria Cao Zhen, che poi si impone anche nel doppio. Certo, è favorita da ben quattro rinunce delle più forti, ma già negli anni precedenti aveva dimostrato di poter lottare per il titolo, con tutte le migliori in gara. Quindi, non è un risultato del tutto falso. Cao Zhen, fra l’altro, è una delle giocatrici più “sacrificate”, perché ha avuto meno spazio internazionale rispetto alle altre, pur essendo al loro stesso livello come tecnica e qualità di gioco. Basti pensare che, qualche anno fa, ha vinto senza problemi gli Open di Germania e Svezia, due dei pochissimi tornei da lei disputati. Inoltre, ha vinto due volte l’oro mondiale nel doppio misto. Ricordo infine che ha appena 25 anni e così si capisce meglio la differenza fra il resto del mondo e la Cina, dove una giocatrice così forte resta relegata in secondo piano.

GARE DI DOPPIO

E concludo con i doppi. Nel maschile, come detto all’inizio, Wang Liqin e Xu Xin vincono il titolo senza giocare la finale per la rinuncia di Zhang Jike, dopo aver eliminato Ma Lin/Zhang Chao in semifinale e Ma Long /Yan An nei quarti. Fra le donne, Can Zhen fa il bis del singolo insieme a Mu Zi dopo una combattuta finale (4-3 e 11-9 all’ultimo set) contro le giovani Chen Meng e Gu Yuting dello Shandong, ma soprattutto dopo aver eliminato il doppio favorito, Ding Ning/Guo Yan, di Beijing, in semifinale. Infine, nel misto, Ma Long e Ding Ning hanno vita durissima in finale contro Zhai Yiming e la solita Chang Chenchen (Liaoning), battuti 13-11 al settimo set. Dopodiché, non c’è tempo per respirare, perché arrivano i Giochi Nazionali, ancora più importanti dei Campionati nazionali, una storia che cominceremo a vedere nel prossimo articolo.

Qui potete scaricare tutti i risultati.

Campionati Cinesi 2012 Individuali

Campionati Cinesi 2012 Squadre

Altre foto del Drago Rosso

L’articolo su Parigi 2013

2 Giugno 2013 da Ping Pong Italia · 16 Commenti 

Articolo e foto del Drago Rosso

Per capire meglio cosa hanno rappresentato i Mondiali a Parigi, al di là dei semplici risultati tecnici, ci sono due cose importanti da considerare.
La prima. Il quotidiano sportivo L’Equipe, il più importante della Francia, martedì 22, vale a dire il giorno dopo la finale maschile, ha pubblicato una foto di Zhang Jike con le informazioni su lui (età e altro) e i titoli vinti. Inoltre, un piccolo riquadro con 4 (quattro!) cifre riguardanti i Mondiali: zero le medaglie dell’Europa, 1 l’unico non cinese a battere un cinese nel singolo (Matsudaira contro Ma Lin), 25 l’età media dei quattro uomini semifinalisti (22 per le donne), 70.000 gli spettatori nelle 8 giornate di gare. Ora, a prescindere da errori, bugie e interpretazioni sbagliate (ne parlerò dopo), è assolutamente ridicolo che non ci sia nemmeno uno straccio di articolo sulla conclusione dei Mondiali sul quotidiano sportivo francese. E questo già la dice lunga sull’interesse che il tennistavolo suscita.
La seconda. Ma tutto questo viene superato da quanto arriva dalla Cina. Nelle ultime due giornate di gara, la televisione nazionale, sul canale sportivo, il CCTV5, ha trasmesso in prima serata le finali, in diretta. Sapete qual è stata la reazione dei telespettatori? Sono arrivate proteste, per telefono e e-mail, perché non è stato trasmesso il calcio, invece del tennistavolo!!! Non è uno scherzo, è la verità. Poi, possiamo stare a discutere per tutto il tempo che vogliamo sul fatto che i cinesi si annoiano a vedere finali con soli cinesi, resta il fatto che anche in Cina si stanno rompendo i coglioni del tennistavolo. E che l’Ittf meni vanto delle grandi cifre degli spettatori Tv in Cina non cambia assolutamente la situazione, perché un conto è il numero di spettatori, un altro il gradimento. I cinesi guardano comunque il tennistavolo in Tv, ma un numero sempre maggiore preferiscono il calcio e il basket. Aggiungo, a proposito delle bugie di cui parlavo prima, che i 70.000 spettatori citati dall’Equipe esistono solo nella fantasia dei francesi e dell’Ittf. La stessa Equipe dice che, comunque, i biglietti venduti sono stati 43.000, invocando così la presenza di ben 27.000 “infiltrati”. Sul sito dell’Ittf, poi, a proposito della serata della finale del doppio misto, sabato, si parla di 12.000 spettatori, vale a dire l’intera capienza del palazzetto di Bercy. La realtà è tutt’altra. Sabato c’erano 4.000 spettatori, domenica 8.000, lunedì di nuovo 4.000. Nei giorni precedenti, si arrivava a stento a mille. In totale, poco più di ventimila spettatori in totale. In Tv inquadravano solo la tribuna di fronte a quella centrale, piena, non i vuoti delle curve e delle parti superiori del palazzetto. Nelle mie foto si può vedere quale sia la realtà. Nel 2003, negli ultimi tre giorni il palazzetto era pieno davvero, quindi con 36.000 spettatori certi. Sì, c’era Schlager, un europeo, in finale, ma non spiega la differenza fra 36.000 e 16.000 negli ultimi tre giorni. La conclusione è scontata e inevitabile. Iltennistavolo si avvia sempre più velocemente verso la distruzione totale, è già morto in Europa, lo sarà fra qualche anno anche in Cina se nel frattempo non succede qualcosa, e a questo punto non so nemmeno io più cosa, visto che i dirigenti mondiali e asiatici, riconfermando Sharara, hanno dimostrato di volersi buttare a capofitto nel precipizio. Detto questo, mi passerebbe pure la voglia di parlare di questi Mondiali, ma credo sia comunque importante esaminare la situazione del nostro sport, magari sperando che qualcuno cominci a rinsavire, anche se non ci spero più.

TENNISTAVOLO E OLIMPIADI

Sempre sulla scia del discorso sulla popolarità del nostro sport, l’Ittf ha annunciato trionfalmente che il tennistavolo è “salito di categoria” nella suddivisione per la distribuzione dei contributi del Cio agli sport olimpici: dal gruppo D a quello C. L’Ittf dimentica di dire, però, che il miglioramento è fittizio. In effetti, il Cio ha semplicemente “aumentato” il numero di gruppi, da 4 a 5. In quello più basso sono stati messi gli sport appena inseriti nel programma olimpico, come Golf e Rugby a 7, e quello che più rischiava l’esclusione, il Pentathlon moderno. Tutti gli altri sport, di conseguenza, hanno scalato una posizione: insieme al tennistavolo, infatti, sono stati “promossi” Arco, Badminton, Pugilato, Judo, Tiro e Sollevamento pesi. Non sono stati promossi, invece, Lotta (che però è stata addirittura esclusa dai Giochi), Sport equestri, Pallamano e Hockey su prato, vale a dire i più scarsi di tutti. Quindi, l’Ittf non può stare a prendere in giro la gente con questi trucchetti. Inoltre, andando a vedere i criteri in base ai quali si fa questa classifica, si capisce ancora di più che il tennistavolo si trova nel gruppo C solo grazie all’aiuto della Cina. Infatti, ecco i criteri: 40% dal numero di telespettatori; 20% dal numero di pagine internet e social network; 15% da un sondaggio sugli sport preferiti; 10% dal numero di biglietti venduti; 10% dal numero di articoli sui giornali; 5% dal numero delle Federazioni nazionali. Come si può constatare, il peso maggiore è dato da telespettatori e collegamenti internet, con la Cina che porta il tennistavolo a livelli inimmaginabili. Ma stiamo parlando comunque di numeri, non di gradimento, perciò questa presunta promozione del tennistavolo non cancella il pericolo di involuzione, anzi, lo fa diventare più grande proprio perché lo ignora.

DOPPIO MISTO ALLE OLIMPIADI

Rimango in argomento, sulla caduta del tennistavolo, parlando della nuova iniziativa dell’Ittf: la richiesta al Comitato olimpico internazionale di inserire la gara di doppio misto nelle Olimpiadi, facendo salire a 5 le gare nel programma dei Giochi. I giocatori sarebbero presi fra quelli già qualificati per le gare a squadre o di singolo, in modo da non far aumentare la quota totale di 86 uomini e 86 donne, altrimenti il Cio nemmeno esaminerebbe la richiesta. La limitazione del numero totale di atleti ai Giochi è infatti il principio base da alcuni anni. Si tratta quindi di convincere il Cio semplicemente a mettere in palio un oro, un argento e un bronzo in più, e questo sarebbe un problema di più facile soluzione. L’iniziativa, però, nasconde un altro trucco vergognoso dell’Ittf, a tutto vantaggio delle nazioni che non valgono un cazzo. Secondo il nuovo regolamento infatti, in caso di inserimento del doppio misto, ogni nazione avrebbe diritto a partecipare a solo 4 delle 5 gare in programma. Se una nazione è riuscita a qualificarsi in tutte e 5 le gare, come possono fare comodamente la Cina e gli altri Paesi più forti, deve scegliere le 4 gare a cui partecipare. Naturalmente, vista l’importanza tecnica, la Cina, come le altre nazioni più forti, escluderà il doppio misto. Quindi, a partecipare a questa gara saranno le nazioni più deboli. Quindi, un oro, un argento e un bronzo olimpici saranno letteralmente regalati a chi non vale un cazzo. E, naturalmente, tutte le nazioni più scarse saranno a favore di questa proposta, a conferma che ormai il tennistavolo mondiale è composto da pezzenti che non vanno nemmeno a elemosinare, ma semplicemente a rubare qualche vittoria della minchia e qualche medaglia da vergogna. Non  c’è più bisogno di farsi un mazzo tanto per diventare forti, si può addirittura diventare “campioni olimpici” grazie a questa Ittf. E ancora una volta congratulazioni alla Cina che, con il suo tradimento nei confronti di Bosi, permette a Sharara di continuare con queste scandalose nefandezze.

DOPPI REGALATI

A proposito di regali, rimetto in evidenza che la Cina ha rinunciato a vincere il doppio misto e quello maschile, con iscrizioni ridicole, fra cui risalta quella, nel misto, con Chen Qi, attaccante, e Hu Limei, difesa. Come dire: e prendetevela questa cazzo di medaglia d’oro, branco di scarsi e incapaci. E per non rischiare di vincere hanno affiancato a Wang Liqin una scarsa che più scarsa non si può, Rao Jingwen, una che fece l’esordio nei tornei internazionali addirittura nel 2004, agli Open di Singapore, perdendo nelle qualificazioni, e che adesso, da “vecchietta”, viene premiata con un viaggio a Parigi e una medaglia di bronzo di cui si dovrebbe vergognare. Il bello è che la Cina aveva già tentato, nelle ultime edizioni dei Mondiali, di regalare l’oro nel misto, schierando doppi giovani, sottovalutando però il fatto che i giovani prendevano l’occasione per mettersi in luce, e così distruggevano gli avversari. Stavolta, la Cina non ha voluto rischiare: vecchietti e scarse! Non contenta del regalo, la Cina ha messo a disposizione anche l’oro del doppio maschile, rinunciando a schierare i primi 5 del singolare (nel femminile c’erano tutte le più forti nei doppi e hanno dominato) e mettendo su doppi imbarazzanti, a cominciare da Fang Bo-Chen Qi, per passare ai pensionati Hao Shuai-Ma Lin e finire a Wang Liqin-Zhou Yu, questi ultimi con la qualità più alta, tanto da poter persino vincere, ma senza alcuna esperienza, mai giocato insieme. Così, ecco due ori regalati. Ma la cosa più incredibile è stato ascoltare i commenti del branco di cosiddetti esperti, fra giornalisti e dirigenti, che si interrogavano sui “grandi cambiamenti” in atto, con la Cina che perde due ori!!! Siamo oltre il ridicolo, è tutto estremamente patetico.

GERMANIA

E cominciamo a entrare nel vivo, parlando comunque di regali. In questo caso, devo fare un passo indietro, all’Olimpiade di Londra e al bronzo di Ovtcharov nel singolo. Lo avevo definito ridicolo e i Mondiali di Parigi non hanno fatto altro che confermare la mia tesi. Ovtcharov è eliminato da Baum, nettamente, e non è nemmeno una sorpresa, semplicemente perché Baum gioca meglio di Ovtcharov. Potenzialmente, Dima può arrivare a livelli più alti, ma, nella realtà, Baum gioca meglio, è più lineare e solido, regge meglio lo scambio potente e soprattutto non si sbilancia con improbabili colpi storti, cosa che invece fa Ovtcharov, sempre più prigioniero delle sue paure, della sua ansia di usare il rovescio da tutte le posizioni, tanto da far saltare tutti i meccanismi del diritto, che pure potrebbe essere di grande livello. Insomma, uno sfacelo. E che il bronzo olimpico venga eliminato negli ottavi dei Mondiali fa capire ancora di più lo scempio che è stato fatto dall’Ittf ai Giochi olimpici, con un tabellone da vergogna, da miserabili livelli tecnici. A maggior ragione, il fatto che poi Baum sia stato sbattuto fuori da Zhang Jike con una dimostrazione imbarazzante di superiorità dimostra che l’Europa, ma la Germania in particolare, sia la tomba del tennistavolo. Zhang Jike, contro Baum, non gioca fino all’1-1 e 10-5 per il tedesco, sta lì, ancora a dormire, sperando di non doversi impegnare. Poi, con l’aria di uno che dice “guarda un po’ che mi tocca fare, impegnarmi contro un tedesco”, si sveglia e piazza un terrificante parziale di 29-5, fra l’altro con un paio di punti regalati a Baum sul 9-1 nell’ultimo set. Di rilievo c’è che su quel 10-5 per Baum, non c’è alcun rischio per Zhang Jike, nessun punto tirato o salvato, perché il cinese letteralmente frantuma il tedesco con punti di terza palla, sul proprio servizio, o direttamente sulla risposta al servizio di Baum, che nemmeno riesce a toccare la pallina. Insomma, come dire: abbiamo finito di scherzare.
L’altro episodio che esprime la differenza fra la Cina e il resto del mondo è il quarto di finale fra Ma Long e Boll. Il tedesco, intervistato subito dopo la gara, dice: “Ho spinto al massimo, ma non è ancora abbastanza”. E questo fa capire, pure in un match giocato tatticamente malissimo da Ma Long, quale sia la situazione e quanto sia stata falsa la conquista della semifinale, da parte di Boll, due anni fa a Rotterdam. Ma Long insiste per tutta la gara col servizio lungo, favorendo le aperture e gli attacchi di Boll, insistendo sui suoi punti forti, non riesce mai a trovare il ritmo giusto e deve soffrire fino alla fine, rischiando di andare sul 3-3. Eppure, anche contro un Ma Long che gioca male tutto il Mondiale, Boll appare comunque di livello inferiore e senza più prospettive, visto che è ormai oltre i 30 anni. E dalla Germania non arriva qualcuno in grado di sostituirlo. Di Baum ho già detto, bravo fino a un certo punto ma poi “disabilitato” quando gioca coi cinesi, di Ovtcharov pure, ormai imballato, e giovani non se ne vedono. Certo, i tedeschi puntano orgogliosamente su Franziska e Mengel, dimostrando una volta di più che non capiscono uno stracazzo di ping pong. Se questi due si fossero presentati da un allenatore vero, dicendo di voler praticare il tennistavolo, l’unica risposta seria sarebbe stata: “Meglio che andiate a fare gli spaccalegna”. Invece, gli allenatori tedeschi, che sono falegnami, essendo falegnami, invece di approfittare e mandarli a spaccare legna per loro, hanno detto che Franziska e Mengel hanno un grande futuro. A Parigi, hanno avuto due lezioni tali da indurli all’abbandono immediato, Franziska da Chuan Chih Yuan, Mengel da Xu Xin, ma possiamo stare sicuri che troveranno sostenitori che li spingeranno a dare ancora il peggio di sé, distruggendo ulteriormente la già scarsa reputazione del tennistavolo.

GIAPPONE

A prima vista, sembrerebbe che il Giappone si sia messo in luce in questi Mondiali, grazie soprattutto al risultato di Matsudaira, arrivato ai quarti di finale. Andando a vedere meglio, si scopre che anche il Giappone è vicino alla recessione. Continuo a ritenere Mizutani l’unico e vero talento espresso dal Giappone negli ultimi anni. E’ indubbiamente quello meglio impostato tecnicamente, col gioco più completo e al tempo stesso spettacolare. Purtroppo, l’ultimo anno è stato pieno di tensione per lui, che ha provato a mettersi da solo contro tutto l’apparato dell’Ittf, con la lettera a Sharara sul problema della colla e la minaccia di non partecipare più alle gare internazionali. Alla fine, non sorretto nemmeno dalla sua Federazione, Mizutani ha giocato, ma si è visto chiaramente che non era nelle migliori condizioni, tanto da perdere al primo turno col ceko Sirucek. Gli altri giapponesi, in un modo o nell’altro, hanno evidenti limiti tecnici, con un gioco che va bene contro alcuni avversari e per niente contro altri, magari più deboli. Fra l’altro, non c’è nemmeno l’impronta di una scuola, ognuno va per conto suo e ognuno mostra difetti. Per conto mio, ciascuno di loro è un “mezzo giocatore”, sia pure di  buon livello, ma non certo in grado di fare grandi risultati. Kishikawa appare in declino, Niwa non sa impostare un suo gioco e pensa solo a spezzettare quello dell’avversario, per poi ripartire in velocità, con movimenti stretti e brutti. Gli riesce di imbrigliare per un po’ Ma Long, che si porta dietro il peso di piombo di un tecnico come Qin Zhijian, bravo a sbagliare qualsiasi impostazione tattica della partita, ma non appena Ma Long riesce a sviluppare il suo gioco, ecco che Niwa si affloscia miseramente. Matsudaira appare più intelligente, tanto da riuscire a coprire meglio i difetti di impostazione, ma alla fine anche lui deve arrendersi. Difetto principale: gioca in base all’avversario, non ha un suo gioco da imporre, tant’è che si affida tantissimo a un servizio difficile da interpretare all’inizio, ma poi di facile lettura. Come Niwa, finché riesce a spezzare il gioco avversario, a rompergli il ritmo, tiene il passo ed è bravo a contrattaccare. Quando l’avversario parte in velocità o riesce a sviluppare attacchi più potenti, ecco che Matsudaira scompare. In questi Mondiali, la sua fortuna è stata essersi trovato in tabellone dalla stessa parte di Ma Lin, che sarebbe dovuto restare a casa. Così, prima ha battuto il cinese, lento e spento, così da ritrovarsi la strada da testa di serie, affrontare uno scarso di Taipei, Chiang Hung Chieh, e poi un invecchiato Samsonov, contro il quale però ha rischiato di perdere. In verità, è stato Samsonov a regalargli la vittoria, sprecando un 9-3 che lo avrebbe portato sul 2-0, forse decisivo, visto il resto della gara. A questo punto, ecco Xu Xin, e qui Matsudaira ha sfruttato al massimo le sue qualità, mettendo nello stesso tempo a nudo i difetti del cinese, a torto numero 1 del mondo per  motivi che ho già spiegato altre volte. Matsudaira si è trovato sul 2-1 e a un passo dal 3-1 grazie soprattutto alla bravura nel non forzare il block sul topspin di Xu Xin, con un ottimo controllo di polso e col braccio “trattenuto”, tanto da rallentare la pallina e far andare fuori tempo il cinese, che non trovava più il ritmo e finiva con buttare in rete l’ennesimo top, forzato per disperazione. Il problema per Matsudaira è che quando Xu Xin, invece di proseguire con i top, ha rallentato l’azione per poi ripartire in velocità, lui non è stato più in grado di contrastarlo né di impostare a sua volta un gioco valido e il cinese ha chiuso il match. Perciò, davvero non vedo come i giapponesi possano sperare di lanciare qualcuno ai livelli più alti. Né va meglio con le donne. La Fukuhara mostra ancora una volta i suoi limiti, nascosti dalla gommaccia sul rovescio, ma destinati comunque a venir fuori. La Hirano, con mia grande tristezza, comincia a sentire il peso degli anni  (magari qualcuno se la ricorda agli Open d’Italia nel 2002!) e non regge più certi ritmi. La Ishikawa, che ha il gioco migliore, non sta mantenendo le promesse. Le altre non appaiono in grado di arrivare a certi livelli. Insomma, questo Giappone non mi convince. E’ sicuramente sopra quasi tutte le altre nazioni, ma con limiti ben precisi.

COREE

E’ un momento difficile anche per la Corea del Sud, che si è presentata a Parigi con una squadra quasi tuttanuova. In particolare, fra gli uomini non ci sono più Oh Sang Eun, Yoo Seung Min e Joo Se Hyuk, che continuano a giocare ma non in Nazionale, che ha avviato definitivamente il nuovo corso, partendo dai già conosciuti Lee Sang Su, Kim Min Seok e Jung Young Sik, oltre a Cho Eon Rae che non è più giovanissimo e non dovrebbe restare a lungo. Io continuo a pensare che il migliore sia Jung Young Sik, che ha un rovescio a mio parere eccezionale e una sensibilità di braccio da grande campione, anche se continua a buttare al vento grandi occasioni. Se si sblocca, penso che possa arrivare fra i primissimi del mondo. Resta il fatto, però, che dopo tanti anni non vedo più la compattezza di una grande squadra. Dagli anni Ottanta, con la mitica formazione composta da Yoo Nam Kyu, Kim Ki Taek (i primi finalisti olimpici nella storia del tennistavolo) e Kim Taek Soo, a oggi, c’era sempre stata una Corea del Sud che si batteva alla pari con la Cina, ora appare molto al di sotto. Fra le donne, ricordo che Kim Kyung Ah si è ritirata a dicembre dello scorso anno, la sua ultima gara furono le Finali del Pro Tour ad Hangzhou. Ha ormai 36 anni, si è sposata e vuole un figlio. L’altra ottima difesa, Park Mi Young, più giovane, continua a giocare, ma non in Nazionale. Le nuove, comunque, promettono bene, con la difesa Seo Hyo Won a svettare e le varie Park Young Sook e Park Seong Hye, attaccanti, in crescita. Sempre a proposito delle difese, da citare anche la Corea del Nord, con la Ri Myong Sun, che ha impegnato molto Ding Ning, a dispetto del 4-1 finale. Ogni punto è stata una lotta. Fra l’altro, questo match ha fatto capire ancora di più come quello fra la campionessa mondiale uscente e la connazionale Hu Limei fosse stato nient’altro cheuna barzelletta. Contro una difesa forte come Hu Limei, non c’erano stati problemi per Ding Ning, che tirava top senza problemi e senza sforzo. Contro la Ri Myong Sun, invece, la pallina era diventata improvvisamente pesante. Ma guarda un po’! Dal che si deduce quanto sia stata brava Hu Limei a far finta di tagliare la palla e buttarla invece quasi senza effetto per non far stancare Ding Ning e ubbidire così agli ordini dei dirigenti cinesi. Infine, una considerazione non tecnica. Come potete vedere sul sito dell’Ittf, i nomi dei sudcoreani, contrariamente a quanto avveniva in passato, appaiono uniti e in qualche caso anche leggermente cambiati. Quindi, invece di Joo Se Hyuk, si trova Joo Saehyuk. E’ un’altra barzelletta degli ignoranti dell’Ittf, che già si erano distinti per la prodezza nel cambiare il nome di Yoo Seung Min in Ryu Seung Min (ma nell’albo d’oro delle Olimpiadi, almeno fino a poco tempo fa, si trovava ancora il nome originale!). Non si sa in base a quale nuova cervellotica decisione si sia provveduto a questo cambio, ma faccio notare solo una cosa: se l’Ittf ha saputo che i nomi coreani si scrivono in questo nuovo modo, perché ha cambiato solo quelli di giocatori e giocatrici del Sud e ha lasciato invariati quelli del Nord? La lingua è la stessa. Magari l’Ittf si accorgerà di aver fatto un’altra vaccata?

EUROPA

E arriviamo all’Europa, nobile decaduta. Della Germania ho già parlato. Per il resto del continente non è che le cose cambino, anzi, vanno peggio. I tedeschi, almeno, una cosa buona l’hanno fatta: hanno saputo mantenere una base ampia. Negli altri Paesi, siamo alla distruzione, con la sola Francia che presenta nuovi giocatori (ma l’unico in grado di fare il salto di qualità è Gauzy, gli altri sono medio-scarsi) e la Romania che si sforza di andare oltre le sue difficoltà economiche. Poi, dovrei ripetere quello che già feci notare in occasione dell’Olimpiade di Londra: a Parigi, in tabellone c’erano ancora Saive, arrivato a 22 Mondiali, Primorac, Kreanga, Schlager. Insomma, il cimitero degli elefanti, con tutto il rispetto per campioni che sono comunque da prendere come esempio per la loro passione e la loro bravura. Ma il risultato non cambia: l’Europa non sta morendo, è già morta! E se troviamo un paio di tedeschi nei quarti di finale del singolo maschile è solo perché, misericordiosamente, l’Ittf riesce ancora a preparare tabelloni appositi per loro, facendo giocare un Fan Zhendong-Zhang Jike nei sedicesimi di finale, lo ripeto ancora una volta, una vergogna assoluta. Fra le donne, men che meno. Le “bandiere” dell’Austria e della Turchia negli ottavi di finale del singolo femminile sono false, visto che a giocare sono due cinesi. E nei sedicesimi di finale, su 32 giocatrici solo 5 sono europee, le altre “europee” (tra Francia, Germania e Spagna) sono ancora cinesi. Negli ottavi, una sola europea vera, l’ucraina Tatiana Bilenko, meglio nota col suo nome da non sposata, Sorocinskaya, già in gara ai Mondiali addirittura nell’edizione del 1999 a Eindhoven (che qualcuno in quella occasione soprannominò Sorcaskaya per via della superminigonna da paura che indossò al party finale), quindi non una ragazzina. Detto che, secondo me, le atlete non dovrebbero cambiare cognome da sposate, sia perché ritengo giusto così in assoluto, sia perché è opportuno che vengano riconosciute e che non si creino equivoci negli albi d’oro, resta l’amara considerazione che in Europa il tennistavolo è avviato verso l’estinzione.

L’EQUIPE

All’inizio ho citato i numeri pubblicati dall’Equipe. Si capisce ancora di più adesso il significato dell’unica sconfitta di un cinese contro un non cinese, Ma Lin contro Matsudaira. Il quotidiano sportivo francese, comunque, commette i suoi bravi errori quando prova a fare qualche considerazione più profonda. Inoltre, ribadendo che è falso il dato dei 70.000 spettatori, va fatto notare che gli organizzatori avevano fissato a 50.000 la quota per tentare di andare in pareggio nel bilancio economico dei Mondiali. Per la Francia, quindi, è stata una bella botta. Infine, l’Equipe prova a fare una considerazione sul tennistavolo, sostenendo che è uno sport “a lenta maturazione”, convinzione che scaturisce dall’età media dei semifinalisti. Il punto è che due anni fa, a Rotterdam, tre dei quattro semifinalisti erano gli stessi, Zhang Jike, Wang Hao e Ma Long, con in più Boll. Quindi, due anni in meno per tre di loro, di cui due in finale. Allora la maturazione era meno lenta? E fra le donne si arriva al paradosso. Due anni fa, tre semifinaliste uguali (Li Xiaoxia, Ding Ning, Liu  Shiwen) e in più Guo Yue, che aveva 23 anni. Quattro anni fa, ancora due semifinaliste uguali a Parigi (Li Xiaoxia e Liu Shiwen), una uguale a Rotterdam (Guo Yue) più Zhang Yining. Insomma, ma di quale “lenta maturazione” stiamo parlando? Purtroppo, i competenti sono sempre di meno.

ESIBIZIONE GATIEN-SAIVE

In parallelo alla brutta figura dell’Europa, gli organizzatori hanno pensato bene di preparare una rievocazione del titolo mondiale vinto da Gatien venti anni fa, a Goteborg nel 1993. Così, ecco l’esibizione con Saive, l’ultimo giorno, fra la finale del doppio femminile e quella del singolo maschile. L’esibizione, a dire la verità, è stata meno patetica di quanto mi aspettassi da questo genere di “spettacolo”, anche se si è conclusa con un  kitsch terribile, la ripetizione della cerimonia di premiazione. Senza volerlo, comunque, è stato messo il dito nella piaga. Venti anni fa, la Svezia dominava, Gatien diventava campione del mondo di singolo, ai Mondiali del 1993 non c’era neanche un cinese in semifinale. Adesso, ci troviamo di fronte alla desolazione assoluta, con l’aggravante, come ho detto prima, che Saive è ancora in gara. Saive contemporaneamente in gara e in esibizione, c’è un quadro più efficace per descrivere lo squallore dell’Europa?

CINA

Per la Cina, quindi, diventa tutto più facile. Ormai è una questione interna e basta visto che stanno venendo meno anche gli avversari che, in qualche occasione, erano riusciti a strappare qualche titolo mondiale e olimpico. Né si intravede un possibile cambiamento. Non resta altro che discutere dei diversi stili all’interno della squadra cinese e quindi delleprobabili evoluzioni del tennistavolo. In generale, resto convinto che, a parità di livello tecnico e di capacità fisiche, chi impugna all’europea è in netto vantaggio rispetto ai pennaioli. Questi Mondiali sono stati un’ulteriore dimostrazione che il confronto è impari. Del resto, la Cina ha inventato il moderno stile del pennaiolo (colpire la palla con entrambe le facce) sia per porre un argine allo strapotere dell’impugnatura all’europea, sia per convincere i cinesi a giocare ancora a penna, visto che tutti stavano orientandosi verso quella europea, e a difendere ciò che è considerato anche un patrimonio culturale. Anche i dati che, anno per anno, ho registrato nei Campionati nazionali cinesi, confermano questa tendenza. Ormai, siamo quasi all’80% di donne che impugnano all’europea e a oltre il 70% di uomini. Si tratta a mio parere di dati impressionanti. Questa è dunque la realtà e i Mondiali non fanno altro che rispecchiarla.

MA LONG

Prima di passare al vincitore, ritengo sia utile soffermarsi sul grande sconfitto. Ma Long ha perso la terza semifinale mondiale consecutiva, tutte contro Wang Hao. Ormai, non è solo un problema tecnico, ma anche mentale, oltre che di conduzione tattica da parte della panchina. Ricordo che Liu Guoliang è l’allenatore capo e va in panchina nelle partite più importanti, ma ogni giocatore ha il suo tecnico personale, che lo segue anche in panchina. Quello di Ma Long è Qin Zhijian, giocatore di non eccelso livello, anche se campione del mondo di doppio misto. Come ho anticipato in un intervento su questo blog, non lo ritengo un tecnico molto bravo. E penso che abbia sbagliato molte volte nell’impostazione tattica delle partite di Ma Long, in particolare di quelle contro Niwa, Boll e infine Wang Hao. Ovviamente, Ma Long può rimediare per conto suo agli eventuali errori di impostazione tattica, ma appare chiaro che non è stato capace di farlo e quindi deve cominciare a fare un esame di coscienza personale, senza coinvolgere il suo allenatore. Dal punto di vista tecnico, Ma Long è l’unico alla pari di Zhang Jike ed è nettamente superiore a tutti gli altri. Ma ha anche qualche difetto che sta diventano cronico, in particolare una certa interpretazione del rovescio. Ma Long ha un ottimo rovescio di block spinto, tant’è vero che lui stesso ritiene essere, in assoluto, proprio il rovescio il suo colpo migliore. La sua tecnica del rovescio però non è perfetta. Il movimento è da dietro in avanti con il braccio teso, il che gli permette di andare bene sull’attacco avversario e di spingere la palla con potenza, ma lo pone in svantaggio nello scambio veloce rovescio contro rovescio perché, poco alla volta, perde il tempo giusto e si ritrova in ritardo, tanto da mandare la palla in rete la maggiorparte delle volte. La tecnica perfetta del rovescio, invece, prevede che il gomito sia il perno dell’azione, il polso effettua una rotazione che comincia da quando il braccio è parallelo al corpo e finisce quando il braccio è perpendicolare. Questa azione, che è svolta impeccabilmente da Zhang Jike, permette non solo di dare potenza e precisione alla pallina, ma anche di imprimerle rotazione e accelerazione. L’errore più grande di Ma Long nella semifinale con Wang Hao è stato quello di accettare lo scambio di rovescio contro un pennaiolo che proprio nell’anticipo e nell’accelerazione dello scambio di rovescio ha la sua forza. In finale, invece, Wang Hao si è trovato contro uno che fa la stessa cosa, ma con l’impugnatura europea, quindi con maggior sicurezza e controllo, ed è stato lui a mandare la palla in rete. Ma Long ha commesso molti errori, contro Niwa e contro Boll, prima ancora di arrivare a Wang Hao, e se non li esamina approfonditamente rischia di ritrovarsi a ripeterli all’infinito. Ormai Ma Long non è più un ragazzino, a questo punto deve raddrizzarsi, altrimenti rischia di diventare un grande campione incompiuto e non ritengo sia giusto, né per lui né per il tennistavolo.

XU XIN E WANG HAO

I Mondiali di Parigi sono stati anche la conferma che Xu Xin non è assolutamente il numero 1 del mondo, a dispetto del fatto che anche dopo questa sconfitta ha mantenuto la prima posizione. Dal punto di vista tecnico, invece, si è vista la netta differenza con un giocatore come Zhang Jike. Non credo sia il caso di stare ad approfondire ulteriormente cose di cui ho già parlato ampiamente. Ribadisco soltanto che, nella gara contro Matsudaira, ha mostrato quasi un senso di impotenza di fronte a un certo tipo di gioco che ha messo in luce i suoi punti deboli, che sono parecchi. Per quanto riguarda Wang Hao, invece, la quarta sconfitta consecutiva contro Zhang Jike in finali di Mondiali, di Coppa del Mondo e di Olimpiade, lo relega definitivamente a un ruolo di secondo piano (ovviamente rispetto ai campioni più grandi) nella storia del tennistavolo. Ha vinto un Mondiale di singolo e 3 Coppe del Mondo, sì, ma ha perso 3 finali olimpiche e 2 mondiali, quasi a rimarcare un limite ben preciso, un senso di incompiutezza. Il significato tecnico di Wang Hao nella storia è notevole, come primo giocatore a colpire di rovescio “sempre” con lo stile moderno del pennaiolo (al contrario, per esempio, di Ma Lin che alterna i colpi di rovescio pennaiolo vecchio e moderno), ma il suo valore appare un po’ diminuito. A Parigi, comunque, si vede il miglior Wang Hao degli ultimi due anni, anche se io ho qualche sospetto sulla sua racchetta, in particolare sulla gomma del rovescio. La pallina, colpita dal rovescio di Wang Hao, sembra quasi che subisca una violenta accelerazione, come non avevo mai visto con lui, mantenendo fra l’altro una traiettoria molto tesa e bassa. Certo, ci sono stati i controlli, ma quei colpi davvero non mi convincono. E’ stato favorito, comunque, quando ha incontrato chi, come Ma Long, ha accettato uno scambio suicida da quella parte. Contro giocatori più accorti, come Yan An e Zhang Jike, la sua efficacia è diminuita. In effetti, le sue partite contro questi due sono state fra le più brutte dei Mondiali, con gioco bloccato e corto. Apro una parentesi su Yan An, che si conferma giocatore da possibile grande futuro. Il suo allenatore è lo stesso di Zhang Jike, vale a dire Xiao Zhan, e questo spiega molte cose. Come ho già detto altre volte, Yan An fino a 3-4 anni fa era un giocatore medio, senza prospettive. Poi, dopo il passaggio a Xiao Zhan, si è trasformato, diventando un esempio di gioco completo e moderno. Contro Chuan Chih Yuan ha fatto cose incredibili, con spettacolari e potenti attacchi a fil di rete, specialmente di diritto. Fatto sta che riesce a giocare alla grande da qualsiasi distanza. Contro Wang Hao è apparso un po’ nervoso, ha dovuto fare i conti con l’esperienza dell’avversario che non ha accettato il gioco aperto, ma lo ha ugualmente impegnato in sei set. Secondo me, presto supererà anche Xu Xin, oltre che lo stesso Wang Hao. E torno proprio a Wang Hao. In conferenza stampa gli hanno chiesto se pensa di arrivare a Rio 2016, visto che Liu Guoliang ha dichiarato ufficialmente che punta sui giovani. La sua risposta è stata diplomatica ma chiara: “Io continuerò a giocare e spero di arrivare all’Olimpiade di Rio, ma è anche vero che i giovani stanno ottenendo ottimi risultati e bisogna prenderne atto”. Quindi, lui non ha la minima intenzione di ritirarsi, ma i candidati per Rio, fin da adesso, sono Zhang Jike e Ma Long nel singolo, con Xu Xin terzo nella gara a squadre. Yan An ha un handicap che non dipende da lui in prospettiva Rio: ha lo stesso allenatore di Zhang Jike e per gli equilibri “politici” all’interno della squadra nazionale di tecnici sarebbe opportuno “distribuire” le convocazioni. Comunque, questo è un gioco in evoluzione. Chiudendo con Wang Hao e i pennaioli, ho una supplica da fare: qualcuno dica a Eurosport di smetterla con il commento che indica in Ma Lin il primo pennaiolo a usare anche il rovescio, oltre a essere l’unico insieme a Wang Hao a usare questo modo di giocare. Quindi, ennesimo avviso ai naviganti-esperti di Eurosport: il primo pennaiolo moderno è stato Liu Guoliang, che ha fatto vedere il colpo di rovescio, sia pure un po’ grezzo, ai Mondiali 1993 a Goteborg. Dalla fine degli anni Novanta, TUTTI i cinesi e TUTTE le cinesi che giocano a penna usano il metodo moderno, con entrambe le facce, anzi, SONO OBBLIGATI a giocare da pennaioli moderni, altrimenti non giocano. Capito, Eurosport?

ZHANG JIKE

Chi invece vede il suo valore moltiplicarsi è Zhang Jike, che si risveglia al momento opportuno per imporre la sua classe. Il suo allenatore personale, Xiao Zhan, dopo la vittoria a Parigi, mi ha detto che vorrebbe prendersi un mese almeno di vacanza perché “seguire Zhang Jike è uno stress incredibile, soprattutto dopo l’oro olimpico”. E’ successo semplicemente che Zhang Jike è già un po’ matto di suo, è pigro come i più grandi campioni (a cominciare da Waldner e Kong Linghui, che nella loro carriera si sono fumati l’impossibile), poi appare ancora più svogliato quando gioca tornei che ritiene poco importanti, a maggiorragione dopo il trionfo a Londra. Così, per il suo allenatore diventa un tormento fargli trovare gli stimoli giusti. Fatto sta che, comunque, quando decide di accelerare, è un portento. A Parigi ha mostrato praticamente tutto il tennistavolo, facendo fare brutta figura anche alla mitica “terza palla” dei cinesi pennaioli, lui con l’impugnatura europea. E poi, tutto un festival di attacchi e contrattacchi di diritto, di aperture di rovescio dal lato del diritto e così via, tanto da scherzare letteralmente con gli avversari. Se non si sveglia Ma Long, è davvero possibile che batta tutti i record di vittorie.

DONNE CINESI

E chiudo il discorso sulla Cina con le donne. Li Xiaoxia vince e oscura Ding Ning che, da Londra in poi, non aveva perso occasione per polemizzare e dire che meritava la vittoria. Fermo restando che era stata davvero danneggiata dall’arbitro, bisogna dire che nella finale olimpica comunque Li Xiaoxia aveva giocato meglio e meritato l’oro. Ding Ning, dopo Londra, aveva avuto un atteggiamento che dava fastidio. Li Xiaoxia, al contrario, ne aveva sofferto un po’, indicata come quella che aveva vinto grazie all’arbitro. Adesso, ha dimostrato quale sia la realtà, e cioè che è superiore tecnicamente a Ding Ning. E’ anche vero, però, che è rimasta fuori dei giochi nel singolo quella che io ritengo tuttora la più forte, Guo Yue. Basta rivedere la gara del doppio, con la vittoria di Li Xiaoxia e Guo Yue, percapire come i colpi più belli, spettacolari e difficili tecnicamente li abbia fatti proprio Guo Yue. Ufficialmente, è rimasta fuori dal singolo nei tornei internazionali nell’ultimo anno a causa di problemi alla schiena. Nella realtà, ci sono problemi con i tecnici, che però appaiono risolti. Guo Yue, infatti, è nell’elenco delle iscritte agli Open di Cina, a metà giugno. Se ricomincia a giocare con continuità, bisognerà fare i conti di nuovo con lei. Intanto, segnalo la mancata partecipazione ai Mondiali di Guo Yan, una giocatrice che avrebbe meritato molto di più nella carriera. L’anno scorso era la numero 1 della classifica mondiale e avrebbe avuto il diritto di andare all’Olimpiade, insieme a Li Xiaoxia, ma i dirigenti cinesi scelsero Ding Ning e Guo Yan fu dichiarata ufficialmente “infortunata”. Adesso, partecipa ai Giochi Nazionali Cinesi, sua ultima gara, poi si ritirerà. Un peccato per il tennistavolo perdere una vera campionessa.

ARBITRI

In mezzo a tanti disastri, fa piacere trovare qualcosa di positivo che, tral’altro, arriva dall’Italia. Nel precedente articolo sui Mondiali, avevo già fatto notare la positiva presenza di due arbitri italiani: Francesco Nuzzo come vice del capo della giuria, Andrea Abascia ai tavoli. Nuzzo è stato considerato il migliore fra i 6 vice, un punto di riferimento per tutti gli arbitri. Abascia ha diretto, da primo arbitro, la finale del doppio maschile. La cosa migliore che credo si possa dire della sua prova è che nessuno si è accorto che ci fosse un arbitro. L’attenzione è stata tutta per gli atleti e il gioco, senza che l’arbitro diventasse mai protagonista. Abascia ha avuto un incarico importante, poi, anche in una delle due semifinali maschili. Insomma, una nota di grande merito per la classe arbitrale italiana, che era uscita con le ossa rotte dall’Olimpiade di Londra. In proposito, qualcuno ha scherzato con i cinesi dopo la semifinale femminile vinta da Li Xiaoxia su Ding Ning e ha detto loro che Paola Bongelli, subito dopo la semifinale, ha spedito un messaggio a Ding Ning: “Hai visto che non è colpa mia se hai perso con Li Xiaoxia? Stavolta non ho arbitrato io e tu hai perso lo stesso”. Il bello è che qualcuno dei dirigenti cinesi ci ha creduto che la Bongelli avesse davvero spedito il messaggio.

VECCHIE CONOSCENZE

Un paio di curiosità che riguardano i partecipanti ai Mondiali. Forse qualcuno ricorderà una giocatrice dell’Uzbekistan che è stata in Italia per qualche anno: Saida Burkhankhodjaeva. Adesso fa l’allenatrice della sua Nazionale, in cui gioca anche sua sorella minore, Nodira. Saida è sposata e di cognome fa Makhmudova, ha due figlie. Parla ancora benissimo l’italiano e manda tanti cari saluti alle persone che le sono state vicine nella sua esperienza in Italia. L’altra partecipante speciale è di Hong Kong, si chiama Guan Mengyuan, è la figlia di Guan Jianhua, che riporta alla memoria un episodio controverso della storia del tennistavolo. Guan Jianhua, giocatrice cinese di difesa, giocò la semifinale del singolo ai Mondiali 1987, contro l’altra cinese He Zhili. A quest’ultima era stato ordinato di perdere perché in finale c’era una sudcoreana a disagio contro le difese, Yang Young Ja. He Zhili, però, disubbidì agli ordini e vinse. Poi, in finale, battè la sudcoreana, ma questo non impedì al c.t. cinese, Zhang Xielin, di cacciarla dalla Nazionale. He Zhili poi andò a giocare per il Giappone col nome di Chire Koyama. A Guan Jianhua, per risarcirla del danno subito, fu concesso di andare a giocare all’estero per prendere un po’ di soldi (all’epoca era praticamente vietato per i cinesi). Così, Guan Jianhua venne a giocare in Italia, in Sardegna. E adesso, troviamo sua figlia sul tavolo.

STAMPA

Concludo con altre note negative, che stavolta riguardano la stampa. Gli organizzatori avevano annunciato la bellezza nientepopodimenochè di 500 accreditati dei mezzi di informazione. E facevano anche sapere di aver addirittura respinto molte richieste. La verità, come ho potuto scoprire in seguito, è che c’è stata una sola richiesta respinta: quella di Alberto Vermiglio, per non precisati motivi. Il punto è che Vermiglio, insieme a me, è l’unico fuori del giro della “grande famiglia dell’Ittf dei giornalisti che non sono giornalisti” e quindi è stato fatto fuori dai francesi, che già hanno gli italiani sul culo. Avrebbero voluto fare lo stesso con me, ma sanno che non possono. Il risultato finale è stato quello che si può vedere nella foto: una tribuna stampa vuota dal primo all’ultimo giorno. Ecco spiegato il mio riferimento ai giornalisti che non sono giornalisti. L’accredito come stampa è praticamente un lasciapassare per tutti quelli che vanno a fare i turisti ai Mondiali, si guardano una partita o due delle finali, il resto del tempo lo passano in giro per la città. A Parigi, in particolare, non si sono visti nemmeno nelle finali, considerate le attrazioni della città. A parte i cinesi e i giapponesi, non ci sono giornalisti professionisti accreditati per i Mondiali, e questo spiega ancora di più la vera situazione del nostro sport. E non c’è neanche uno con la tessera di giornalista della Commissione media dell’Ittf, che è semplicemente la Commissione dove vengono scaricati quelli che non possono entrare in Commissioni più importanti. Entrarci dà diritto a viaggio e alloggio pagati per i Mondiali. Ecco la miseria a cui si riduce il nostro sport. E tutto questo, naturalmente, vale per tutte le Commissioni dell’Ittf. I grandi dirigenti mondiali del nostro sport vanno ai Mondiali, vanno nella lounge Vip, mangiano, vanno in giro da turisti, tutto gratis, e alla fine, qualche volta, entrano persino nel palazzetto per guardare le gare, a meno che non si addormentino, come è successo, con tanto di foto (non mie) che li ritraggono spaparanzati nelle poltrone a ronfare. Ecco cos’è diventata l’Ittf, ecco cos’è diventato il tennistavolo.

Appendice all’articolo.

Avevo dimenticato due cose nell’articolo sui Mondiali di Parigi, rimedio subito e ricordo che in questo momento sono in Cina, dove il blog di Costantini è invisibile, quindi non posso rispondere a eventuali interventi, torno in Italia l’11 giugno.

MA LONG

Al termine della semifinale fra Wang Hao e Ma Long era accaduto un episodio che aveva sollevato qualche domanda: Wang Hao, mentre dava la mano a Ma Long, gli diceva qualcosa. Di lì è anche venuto fuori il dubbio che la partita non fosse pulita. La verità è più semplice, anche se inusuale. L’ho saputa dai diretti interessati, oltre che da qualche altra fonte. Wang Hao ha chiesto a Ma Long se fosse infortunato e Ma Long ha risposto che non lo era. Il punto è che Wang Hao aveva avuto la sensazione che qualcosa non andasse nella prova di Ma Long e gli è venuto il dubbio che non stesse bene. Wang Hao ha poi riferito al suo allenatore che gli era sembrato che Ma Long avesse qualche problema alle gambe, come se gli cedessero. Lo stesso allenatore di Ma Long, dopo aver visto lo scambio di battute e dopo aver saputo cosa si erano detti, gli ha chiesto anche lui se stesse bene. Ma Long gli ha risposto che aveva solo un piccolo fastidio all’ascella destra, tanto che non aveva ritenuto di accennarglielo prima della gara, ma che non gli aveva provocato problemi nel gioco, aveva perso per aver giocato male, e basta.

STATI UNITI

La baby di Costantini continua a fare passi avanti. Zhang Lily, 17 anni, è arrivata al secondo turno dei Mondiali. Nel primo, ha corso qualche rischio con la malese Ng Sock Khim, con cui si è ritrovata sotto 1-3, ma poi si è svegliata e il match è stato senza storia (12 punti in 3 set lasciati all’avversaria). Al secondo turno si è ritrovata di fronte la sudcoreana Park Seong Hye, una delle rivelazioni del torneo, che all’esordio ha battuto la giapponese Fukuhara, n.12 del mondo. Nel gioco il match è stato equilibrato, 1-1 e Zhang Lily che ha lottato bene, punto su punto, ma la Park era più forte, così la statunitense ha ceduto nei finali del terzo e quarto set per poi mollare nel quinto. Una prova positiva che fa intravedere ulteruiori progressi. Male invece l’altra americana, Ariel Hsing, che ha perso al primo turno con Lin Chia Hui, di Taipei, classificata peggio di Lei (117 contro 95). Ricordo ancora una volta che la Hsing ha cominciato a perdere colpi dopo cambiato club e non essere più allenata da Costantini. Della serie: se è una coincidenza, io sono più bello di Brad Pitt.
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Bidone mondiale

18 Maggio 2013 da Ping Pong Italia · 24 Commenti 

del Drago Rosso

La rielezione di Sharara alla guida dell’Ittf, con le polemiche che l’hanno preceduta e che sicuramente la seguiranno, è il piatto forte della prima parte dei Mondiali a Parigi. Faccio subito un punto della situazione, per poi preparare il consuntivo finale, visto che gli argomenti sono tanti ed è meglio cominciare a esaminarli prima possibile.

ELEZIONI CON TRADIMENTO

Il risultato dell’elezione per la presidenza dell’Ittf è stato netto: 149 voti per Sharara, solo 55 per Bosi. Messa così, può sembrare che Bosi si sia lanciato in una impresa disperata e abbia sbagliato tutti i calcoli. Chi conosce Bosi sa che questo non è il quadro esatto della situazione. La verità è un’altra, e non certo bella. Il punto principale: la Cina aveva promesso il suo appoggio a Bosi, tirandosi dietro tutta l’Asia, ma all’ultimo momento lo ha mollato e si è messa d’accordo con Sharara. A Bosi sono rimasti solo i voti dell’Europa quasi compatta (39 per lui, 14 per Sharara, con Germania e Svezia a guidare la schiera delle pecore europee), quasi sicuramente 9 dal Sud America e 7 qui e là per il mondo, alcuni di questi probabilmente dall’Africa, dove la Francia, sostenitrice ufficiale di Bosi, ha buoni contatti. Se ci aggiungiamo la trentina di voti che dovevano essere garantiti dalla Cina e dall’Asia, più un’altra ventina fra Paesi arabi e africani che avrebbero votato Bosi se avessero avuto la sicurezza dell’appoggio cinese a lui, vediamo che i calcoli per la sua candidatura erano giusti, si andava sull’ordine del centinaio di voti. Considerando che i votanti sono stati 204, si capisce che Bosi, senza il voltafaccia della Cina, aveva ottime possibilità di vincere.

LE PROMESSE MANCATE

Ma come mai si è arrivati a questo punto? Naturalmente, la Cina sa mantenere i suoi segreti, ma stavolta si è mossa con poca accortezza e il suo tradimento è evidente. Per capirlo meglio, facciamo un passo indietro. Due mesi fa, Bosi è andato a Pechino e ha parlato direttamente con Cai Zhenhua, che in questo momento è viceministro dello sport (con possibilità concreta di diventare ministro), vicepresidente del Comitato olimpico, commissario straordinario della Federazione calcio con pieni poteri, oltre a essere il padrone assoluto del tennistavolo cinese. Bosi ha presentato a Cai Zhenhua i documenti che aveva raccolto sull’attività di Sharara come presidente dell’Ittf e contemporaneamente di responsabile dell’Ufficio marketing, con tutto ciò che ne conseguiva in termini di mancanza di chiarezza e di conti economici che non tornavano. Quindi, Bosi ha proposto a Cai Zhenhua di presentarsi candidato alla presidenza dell’Ittf per far cambiare le cose. Cai Zhenhua, impegnato com’è, ha detto che per lui era impossibile candidarsi, perciò ha detto a Bosi che si sarebbe dovuto candidare lui e che la Cina gli avrebbe garantito tutto l’appoggio, insieme all’Asia. Così, Bosi è andato avanti con la sicurezza di avere le spalle coperte. Da lì è partita la campagna elettorale, con tanto di messaggi e comunicazioni fra le varie parti che stanno a comprovare quale fosse lo schieramento a favore di Bosi. Insomma, si può ragionevolmente prevedere che Bosi non renderà pubblici questi messaggi, ma è evidente che nessuno può bluffare e dire di non avere mai appoggiato Bosi, tanto per capirsi! Cosa sarà mai successo negli ultimi giorni per far cambiare idea alla Cina? Bosi non si sarebbe mai aspettato questo cambiamento, anche tenuto conto che lui e Cai Zhenhua si conoscono sin da metà anni Ottanta, quando Cai venne in Italia a fare il c.t. della Nazionale e Bosi era nelle ultime fasi della sua carriera da giocatore. Inoltre, i rapporti fra Bosi e la federazione cinese sono stati sempre ottimi, per cui era davvero difficile immaginare quello che è invece successo. La stranezza del comportamento dei cinesi sta in questo principalmente: Sharara ha cambiato le regole e il mondo del tennistavolo facendo una conclamata guerra alla Cina, fino ad arrivare alla riduzione del numero di giocatori all’Olimpiade, facendo perdere alla Cina (non solo al tennistavolo, ma a tutto il movimento sportivo cinese) due medaglie olimpiche, sia pure due bronzi, ma comunque medaglie che, nell’ottica dell’Olimpiade, sono importantissime per qualsiasi nazione. Insomma, i cinesi sono stati le vittime di questa azione da parte di Sharara e, anche se hanno continuato a vincere sul campo, è chiaro che hanno preso schiaffi a livello politico sin dal 1999, quando Sharara fu eletto per la prima volta alla guida dell’Ittf. Ammesso che adesso abbiano trovato un accordo con Sharara, cosa mai possono sperare di avere? Non si può tornare indietro (purtroppo, dico io) alla pallina da 38 e ai set a 21 punti, non si possono far tornare a 3 i giocatori all’Olimpiade, perché il Cio manderebbe affanculo l’Ittf (prima li riducete e subito dopo li riaumentate?), che stracazzo mai può andare a vantaggio della Cina adesso? L’unica ipotesi è che, avendo Sharara annunciato che questa è la sua ultima volta da presidente e che non si ripresenterà candidato fra 4 anni, e avendo la Cina fatto eleggere come vicepresidente Shi Zhihao (ex campione del mondo, fino a Londra 2012 c.t. della Nazionale femminile), la Cina potrebbe aver barattato il suo appoggio a Sharara con l’assicurazione che fra 4 anni tutte le nazioni che ora appoggiano Sharara voteranno per Shi Zhihao. Nel caso la Cina avesse vitato per Bosi, magari Sharara avrebbe potuto organizzare un’altra candidatura per un suo amico e dare l’ennesima fregatura alla Cina. Ma queste sono solo ipotesi. Resta il fatto che la Cina ha tradito Bosi, questa è l’unica e amara realtà.

DOCUMENTI SEGRETI

Tutto questo, comunque, non cancella l’altro punto fondamentale, quello che riguarda le accuse presentate da Bosi e dal Board dell’Ettu contro Sharara, accuse preparate da una squadra di commercialisti e avvocati, accuse che sono specifiche e pesanti. Bosi deve solo decidere se continuare su questa strada, fino al punto da portare tutto in tribunale, ma non è una decisione da prendere a caldo. Probabilmente, Bosi e le 39 nazioni europee che lo hanno votato discuteranno su cosa fare. Per il momento, visto che sono venuti meno i motivi che mi impedivano di mettere in linea i documenti (tuttora non posso dire quali siano questi motivi, posso solo dire che sono venuti meno), li metto a disposizione di questo blog. Una sola avvertenza: sono in lingua inglese e sono così lunghi che per tradurli ci vorrebbero settimane, per cui dovete accontentarvi. Comunque, c’è la lettera dell’Ettu all’Ittf, c’è l’elenco delle accuse a Sharara, ci sono tutti i documenti che provano le accuse, c’è poi la risposta di Sharara e infine la controrisposta di Bosi a Sharara. Ognuno sarà in grado di farsi un’idea, ognuno valuterà se sia giusto andare avanti o se le accuse sono infondate. Io penso che ci sia bisogno di fare chiarezza.

MONDIALI GIOCATI

Naturalmente, ci sono “anche” i Mondiali giocati, che dovrebbero essere la cosa più importante. Faccio quindi il punto a poco oltre la metà dei giochi. Comincio con l’organizzazione: assolutamente pessima, e non sono io a dirlo, ma tutti i partecipanti. Dieci anni fa, in questo stesso palazzetto, Bercy, ci furono Mondiali molto buoni. Adesso, è lo sfacelo. Due soli esempi per capire la situazione: gli shuttle bus per i collegamenti fra alberghi e palazzetto sono un optional, gli orari non vengono quasi mai rispettati, molte corse saltano completamente e, quando qualcuno chiede cosa fare, gli addetti dell’organizzazione rispondono che devono prendere un taxi; la mensa è una cosa oscena, cominciando dalla qualità del cibo, passando dal fatto che, una volta preso il vassoio e la roba da mangiare, non si può più tornare a prendere qualcos’altro, fosse anche una sola mela, per arrivare infine alla barzelletta di un controllore che, quando si esce col vassoio dalla linea di distribuzione del cibo, verifica se non si è presa troppa roba e dà l’ok o dice di tornare indietro a restituire qualcosa. So che sembra assurdo, ma è assolutamente vero. Siamo alla follia totale per risparmiare un po’ di soldi. Non parliamo dell’organizzazione delle gare, con una seconda sede distante 7 chilometri, da raggiungere con un pullman che ci mette almeno 20 minuti, una sede poi che è una specie di inferno dantesco, con tavoli ammassati e nessuna possibilità di muoversi all’interno. Nel palazzetto principale, poi, ci sono state due sale nei primi quattro giorni di gare, con la seconda davvero di scarsa qualità logistica, con tavoli dallo spazio minimo e luce assurda, con fari sui lati che danno un effetto ombra e vanno a finire negli occhi dei giocatori.

GARE E RISULTATI

Scrivo alla fine della quinta giornata, quindi tutte le mie considerazioni sono relative a questo limite di tempo. Comincio dagli azzurri, che sono andati non bene, ma anche meno male del previsto secondo me. Detto che i gironi di qualificazione erano roba pietosa, con un livello tecnico da serie inferiori italiane, Rech e Mutti sono stati andati fuori nel turno successivo, a eliminazione diretta. Rech si è comportato molto bene contro Tosic, che magari è in fase calante, ma resta un giocatore di buon livello. Un po’ più di convinzione e Rech ce l’avrebbe potuta fare, comunque mi è sembrato in crescita. Mutti ha perso da un avversario più debole, il danese Rasmussen, ma, rispetto alla mia ultima analisi sul suo gioco, mi è sembrato finalmente in fase evolutiva. L’ultima volta che l’avevo visto, si riduceva a cercare sempre l’attacco di rovescio anche dal lato del diritto, con movimenti quasi “rachitici”. Adesso usa molto il diritto, il gioco è impostato in modo da prepararsi l’attacco, preferibilmente di diritto, la velocità è aumentata. E’ però in una fase in cui i collegamenti fra un’azione e l’altra, i passaggi dal diritto al rovescio e viceversa, non sono ancora fluidi, per cui si ritrova a subire i contrattacchi dell’avversario e, inoltre, non ha ancora raggiunto la velocità massima. Comunque, se continua così, può aspirare a qualcosa di buono. Bene Stoyanov, che continua a fare belle partite ai Mondiali, anche se alternate a cali improvvisi di concentrazione. E’ andato vicino alla grande sorpresa contro il francese Mattenet, n.27 della classifica mondiale. Sul 3-2, Nyagol è partito bene, 4-1, ma poi si è preso un parziale di 10-1 e la sua partita è finita lì. Troppi alti e bassi nel suo gioco, ma se trova la continuità può giocare a un livello alto. Peccato invece per Bobocica, eliminato al primo turno dal russo Paykov, giocando male. Inspiegabile il suo comportamento, anche se Paykov non è davvero uno sprovveduto, ma ci aspettiamo miglioramenti sensibili da Bobocica, soprattutto perché ha trovato finalmente una stabilità ad alti livelli negli allenamenti all’Accademia di Schlager a Vienna. Fra le ragazze, ha deluso un po’ Ridolfi, che ci aveva abituato a ben altre prestazioni. Contro la greca Christoforaki è sembrata abulica, poco convinta di potercela fare. Un po’ più di convinzione nei propri mezzi dovrebbe averla. Vivarelli, contro la slovena Galic, ha perso 4-2 ma con la sensazione di aver sciupato una buona occasione. Avrebbe bisogno di un po’ più di calma negli attacchi, a volte troppo frenetici, e dovrebbe gestire meglio alcune situazioni in cui è meglio piazzare la palla che tentare attacchi forzati. Infine, tanta sfortuna per Stefanova, che aveva una possibilità di arrivare al terzo turno, per affrontare la testa di serie n.1, la cinese Ding Ning, ma ha avuto l’ennesima fregatura dovuta alla regole del cazzo dell’Ittf. Superata l’indiana Kumaresan al primo turno, si sarebbe dovuta trovare l’ungherese Pota al secondo, vale a dire un’avversaria abbordabile, soprattutto in considerazione del suo gioco, di scambio veloce sul tavolo, che va benissimo per Nikoleta, grazie al suo anticipo di rovescio. Invece, si è ritrovata la cinese di difesa Hu Limei, che è partita dalle qualificazioni perché non ha classifica internazionale, nonostante i suoi ottimi risultati in Cina (ha battuto due volte la campionessa mondiale di singolo Ding Ning). Una volta entrata in tabellone, dopo partite ridicole in qualificazione, durate 10 minuti, è stata sorteggiata proprio dalla parte di Niko, e buonanotte. Considerate le schiappe che stanno in classifica mondiale grazie a due partecipazioni della minchia a tornei della straminchia, bisognerebbe cominciare ad assegnare punti veri a chi è forte davvero, magari anche considerando tornei nazionali di altissimo livello, altrimenti continueremo a prenderci in giro. Comunque, Stefanova non ha potuto far altro che giocare onorevolmente e uscire dal singolo. Nei doppi, poco da fare contro avversari nettamente più forti. In generale, continuo a vedere gli azzurri, salvo piccoli miglioramenti, abbandonati a se stessi, nonostante gli sbandierati proclami di cambiamenti tecnici.

IN GIRO PER IL MONDO

Dall’Italia, comunque, arriva anche qualche buon esempio, come quello di Francesco Nuzzo, che è a Parigi in veste di “deputy referee”, vale a dire è il vice (insieme ad altri 5 arbitri di differenti nazioni) del giudice arbitro dei Mondiali. Il suo comportamento, insieme a quello di Abascia, impiegato come arbitro, riporta su il giudizio impietoso sulla classe arbitrale italiana, affondata dalla colossale figura di palta della finale olimpica femminile. Per quanto riguarda le gare, dal resto del mondo arrivano tante notizie. Comincio da Wang Liqin, malinconicamente inquadrato dalla Tv mentre guarda, da solo sulle tribune, la gara di singolo, da cui è stato escluso a vantaggio di Ma Lin, che infatti è stato sbattuto fuori dal giapponese Matsudaira. Wang Liqin continua a fare meraviglie in doppio. In quello maschile, insieme a Zhou Yu, fa sfracelli. In quello misto, si distingue in una visione “illegale” della gara: nelle sue partite, infatti, si gioca “uno contro tre”. Lui è uno, la sua compagna, si fa per dire, Rao Jingwen, gioca per gli avversari. Wang Liqin fa letteralmente miracoli per tenere in piedi la baracca, è davvero commovente per l’impegno e per lo sforzo di non strozzare Rao Jingwen, anzi deve pure preoccuparsi di sostenerla moralmente! Il doppio misto, ad ogni modo, è quello che i cinesi hanno deciso di regalare agli altri, formando coppie assurde, con maschi ormai fuori dal grande giro (Chen Qi e Qiu Yike) e donne di seconda e terza fascia o che mal si adattano (Wen Jia e Hu Limei, quest’ultima una difesa in coppia con un attaccante, Chen Qi!), tant’è che gli altri due doppi cinesi sono usciti subito. In quello maschile, c’è stata l’unica altra eliminazione, grazie alla prodezza di Fang Bo e Chen Qi che, in vantaggio 3-1 e 9-3, sono riusciti a perdere con i giapponesi Chan-Matsudaira. Avviso ai naviganti per il tabellone di singolo femminile: la partita fra Ding Ning e Hu Limei era vera come è vero che io assomiglio a George Clooney. Falsa che più falsa non si può. Hu Limei poteva essere pericolosa per Ding Ning (dopo averla battuta due volte in Cina), quindi i dirigenti cinesi si sono premurati di dirle di non rompere le palle, e lei si è adeguata con una partita oscena in cui ha badato bene a buttare tutte le palle nel cesso. L’ordine di scuderia è che una difesa non potrà mai vincere i Mondiali e che le più forti (Ding Ning, Liu Shiwen e Li Xiaoxia se la devono giocare fra loro), tant’è vero che anche Chen Meng ha dovuto fare una partita del cazzo contro Li Xiaoxia. Infine, da notare, ancora una volta, i tabelloni a cazzo: nei sedicesimi hanno giocato Zhang Jike contro Fan Zhendong, mentre sugli altri tavoli si potevano trovare match “mitici” come Gardos-Assar, Baum-Lebesson, Niwa-He Zhiwen, Chan-Freitas!!! E alla fine i cinesi, contenti di essere presi per il culo in questo modo, vanno a votare per Sharara. Congratulazioni!

I mondiali di Parigi 13-20 Maggio

12 Maggio 2013 da Ping Pong Italia · 1 Commento 

del Drago Rosso
E’ una edizione particolare quella dei Mondiali di Parigi, principalmente per una ragione: per la prima volta c’è un italiano, Stefano Bosi, candidato alla presidenza dell’Ittf. In più, le “solite” indicazioni, con la sfida, si fa per dire, del mondo alla Cina. Una sfida senza speranza, a meno di illustri harakiri. Inoltre, sono i primi Mondiali, da quelli di Manchester 1997, senza Wang Liqin in gara nel singolo. Il grande campione cinese è in gara solo in doppio e doppio misto. E questa assenza rappresenta uno spartiacque importante e malinconico nella storia del tennistavolo. Andiamo comunque con ordine.

PRESIDENZA ITTF

Avevo già accennato alla battaglia al calor bianco in atto fra la struttura dominante dell’Ittf e i “ribelli” allo strapotere di Sharara. Le ultime notizie non buttano acqua sul fuoco. In un clima di “regime”, si viene a sapere che, nell’assemblea per l’elezione del presidente, prevista il 15 maggio, non sono previsti discorsi da parte dei candidati, né interventi da parte dei partecipanti all’assemblea stessa. Insomma, si elegge il presidente di una Federazione mondiale ed è vietato parlarne. Il tutto, naturalmente, a vantaggio del presidente in carica, Adham Sharara, che si ripresenta, e con evidenti discriminazione e danno per l’altro candidato. Bosi sta facendo fuoco e fiamme e un piccolo, piccolissimo risultato, l’ ha ottenuto: l’Ittf ha “concesso” che ognuno dei candidati parli per, udite udite, 5 (CINQUE) minuti. Sì, avete capito bene: uno si candida alla presidenza di una Federazione mondiale (addirittura la terza come numero di nazioni aderenti) e ha solo 5 minuti per presentare il suo programma. Il problema, naturalmente, non sta tanto nel programma, quanto nelle gravi accuse che Bosi e l’Ettu hanno lanciato verso Sharara, delle quali ho già parlato. Evitando il dibattito in assemblea, Sharara si mette al sicuro dalla richiesta di spiegazioni sulle accuse (alcune delle quali di carattere penale) a lui rivolte in merito alla gestione del’Ittf e dell’Ufficio marketing (il Tms). Bosi, in questi ultimi giorni, sta preparando le ultime bordate per convincere quanti più votanti possibile a dare fiducia a lui. In proposito, si registra una presa di posizione ufficiale della Federazione francese, il cui presidente ha inviato a tutte le Federazioni una lettera in cui dichiara l’appoggio a Bosi, con l’invito a votarlo per dare una svolta al tennistavolo.

CINA CONTRO RESTO DEL MONDO

I cinesi, come hanno già fatto nelle ultime edizioni, provano a “concedere” una chance al resto del mondo schierando doppi misti “deboli”, tanto per lasciare un oro agli altri. Che poi ciò non avvenga è un altro discorso, significa solo che le altre nazioni non sono in grado di battere i cinesi nemmeno quando questi schierano le seconde, le terze, le quarte e anche le quinte scelte (a parte Wang Liqin che fa il doppio misto). Per il resto, davvero non  si vede come i cinesi possano cedere non tanto un oro o un argento, quanto il solo ingresso in finale ad altre nazioni. Elimino subito il discorso sulle gare più facili. Fra le donne, non è nemmeno il caso di fare pronostici, c’è solo da far notare l’assenza di Guo Yue dalla gara di singolo, gioca solo il doppio con Li Xiaoxia (sono campionesse in carica). Su lei ci sono tanti dubbi, a cominciare dal misterioso infortunio alla spalla che l’assilla da più di un anno, ma che non le impedisce di giocare nel doppio. Potrebbe esserci qualche problema di pubbliche relazioni con allenatori e dirigenti, ne saprò di più quando potrò parlare direttamente con lei. E’ comunque un peccato, perché Guo Yue è il talento più puro che la Cina abbia prodotto dopo Zhang Yining, oltre che la giocatrice di livello tecnico nettamente superiore a tutte le altre. Per il titolo di singolo, comunque, vedo leggermente favorita Liu Shiwen. In quanto alle altre, faccio notare che quella che il sito dell’Ittf, nella sua ignoranza, ha definito la “grande sorpresa”, Hu Limei, difesa dell’Hebei, è una giocatrice fortissima in evidenza già da anni, se qualcuno si prendesse la briga di andare a vedere i Campionati nazionali cinesi! Poi, siccome viviamo in Paesi democratici, ognuno ha il diritto di essere ignorante e incompetente, ma che almeno ci risparmi dall’ascoltare le sue emerite cazzate. Comunque, a scanso di equivoci, è meglio precisare che le difese, oltre a Hu Limei c’è la più conosciuta e più forte Wu Yang, non hanno alcuna speranza di vincere i Mondiali, se non altro perché, visto che giocano fra loro tutti i santi giorni, le attaccanti sanno benissimo come batterle. Al massimo, Wu Yang e Hu Limei possono sperare di batterne una, non tutte.
Il doppio maschile è un’altra gara con poche sorprese. Faccio solo notare che Boll e Ovtcharov non vi partecipano, concentrano tutte le loro forze nel singolo, secondo me sbagliando, visto che, se non accadono cose strane, al massimo, ma proprio al massimo, possono sperare in un quarto di finale. Nel doppio, invece, con un tabellone nemmeno tanto fortunato, una speranza di semifinale avrebbero potuto coltivarla. Come favoriti vedo Wang Liqin e Zhou Yu. Quest’ultimo, che non gioca nel singolo, è il vincitore degli ultimi Campionati nazionali cinesi, un bel talento, tecnicamente molto forte, stilisticamente ben costruito, con un fisico snello che contrasta con gli ultimi arrivi dalla Cina, a cominciare dal tozzo e potentissimo Fan Zhendong, di cui parlerò dopo, una vera forza della natura.

SINGOLO MASCHILE

E arriviamo al singolo maschile, l’unica gara davvero importante. Comincio col far notare che, stavolta, i trucchetti dell’Ittf nella classifica mondiale non sono stati sufficienti per portare Boll sulla comoda strada della semifinale. I primi quattro della classifica mondiale sono Xu Xin, Ma Long, Wang Hao e Zhang Jike. Questo significa che Boll comunque deve incontrare uno di questi quattro nei quarti di finale, in questo caso Ma Long, visto il sorteggio. A Rotterdam, nel 2011, Boll era fra le prime quattro teste di serie, perciò poteva sperare di non incontrare gente forte fino alla semifinale. Così, il tabellone “fortunato” per lui mise tutti i cinesi lontano da lui, a eccezione del meno forte, Chen Qi, che infatti lui affrontò nei quarti di finale. C’è molta differenza fra il trovarsi Chen Qi nei quarti e uno fra i quattro citati prima. Stavolta, non c’è imbroglio che tenga nella compilazione dei tabelloni, la classifica mondiale ha messo i cinesi (che ovviamente se la sono guadagnata con i risultati) al riparo da queste meschinità. Anche se qualche trabocchetto rimane. Infatti, nei sedicesimi di finale c’è un Zhang Jike-Fan Zhendong che grida vendetta al cospetto degli Dei del tennistavolo! Una porcata contro i cinesi comunque sono riusciti a farla. A Boll e Ovtcharov, invece, non capita mai di trovare uno forte prima dei quarti, ma guarda che combinazione!
Ripeto, inoltre, che è un peccato che manchi Wang Liqin. Invece, c’è ancora Ma Lin, che è alla frutta da molto tempo e non certo all’altezza di Wang Liqin. Naturalmente, mi si può obbiettare che il torneo interno dei cinesi, per qualificarsi ai Mondiali, ha dato questi risultati. Giusto. Ma il punto, a mio parere, è un altro: questo torneo è una barzelletta, perché mette di fronte giocatori che si incontrano fra loro migliaia di volte (non sto esagerando, proprio migliaia di volte), per cui il risultato degli scontri diretti non è un riferimento sicuro in vista dei confronti con i giocatori di altre nazioni. E il compito di un c.t. della Nazionale è scegliere i migliori, altrimenti posso andare persino io a fare l’allenatore della Cina. La realtà è che i cinesi hanno scelto questo sistema per due motivi: avere un’occasione di spettacolo in più per le televisioni, ma soprattutto evitare le tensioni interne fra i diversi tecnici dei giocatori, ognuno dei quali ha quattro giocatori alle sue dipendenze e aspira ad averne quanti più possibile convocati e quindi non esita a trovare tutti i mezzi per fare pressioni sul c.t., anche attraverso dirigenti nazionali e uomini di partito. Il quale c.t., se sceglie, “troppi giocatori” di un solo tecnico, viene accusato di averlo voluto favorire, con tutti i casini e le accuse di complotti. E di mezzo c’è anche una barca di soldi, perché un tecnico fa carriera e prende più soldi anche in base ai risultati dei suoi giocatori. Poi, al c.t. viene lasciata un’ultima scelta, uno o due giocatori, tanto per non lasciare fuori, magari, il campione del mondo od olimpico uscente che ha avuto qualche giornata storta, ma, ripeto, è una barzelletta a uso e consumo dei gonzi.

FAVORITI E TABELLONE

Ho già parlato di un paio di accoppiamenti nel tabellone, il sorteggio è stato effettuato sabato sera. Ricordo che, dopo lo scandaloso Zhang Jike-Fan Zhendong addirittura nei sedicesimi, col vincitore che poi affronterà Ovtcharov nei quarti, troviamo negli ottavi un Wang Hao-Yan An pericoloso per l’ex campione del mondo e un possibile Xu Xin-Ma Lin nei quarti, sempre che Ma Lin non cada prima, visti i suoi problemi di tenuta fisica. Le possibili semifinali sono Xu Xin-Zhang Jike in alto, Wang Hao-Ma Long in basso. Il sorteggio per le posizioni 3 e 4 le ha fatte coincidere con la classifica. Ricordo a tutti che le uniche teste di serie a essere posizionate senza sorteggio sono la 1 e la 2. Poi, si sorteggiano tutte. E questo non vale solo per i Mondiali, ma per qualsiasi torneo, anche regionale, provinciale, comunale o condominiale. Capito?
E’ comunque un peccato che Fan Zhendong sia stato sacrificato in questo modo. Questo giocatore, 16 anni, campione del mondo junior, agli ultimi Campionati nazionali cinesi (sui quali riferirò dopo i Mondiali, vista l’imponente mole di risultati non sono riuscito a farlo prima) ha mostrato meraviglie. E’ il giocatore più potente che io abbia mai visto, con un fisico muscoloso che non gli impedisce di essere veloce e scattante, i suoi scambi sono micidiali sia sul tavolo che da lontano. Se proprio si vuole indicare un modello, fra i cinesi del passato, assomiglia come fisico e stile a Liu Guozheng, ma con tanta potenza in più. L’unico punto da verificare, affinché diventi un grande campione, è la sua “elasticità” nel gioco sul tavolo. Ai Campionati nazionali cinesi, dopo aver battuto Wang Liqin in una partita impressionante per l’incredibile violenza degli scambi, ha perso con Fang Bo, sicuramente di livello inferiore al suo, ma capace, grazie a una maggiore esperienza, di imbrigliarlo con colpi corti sul tavolo. Fan Zhendong resta comunque un sicuro protagonista del futuro molto prossimo, ma anche del presente.
Per quanto riguarda i possibili risultati, vedo un grande rischio per Wang Hao con Yan An. Faccio notare che Yan An non è un giovanissimo, ma un giocatore che fino a tre anni fa vivacchiava a un livello medio (medio in Cina, ovviamente altissimo nel resto del mondo) e nemmeno gli facevano fare tornei internazionali. Poi lo assegnarono a un altro tecnico. Xiao Zhan, che è l’allenatore di Zhang Jike. Sotto le sue cure, Yan An ebbe una esplosione incredibile, tanto da fare subito grandi risultati a livello internazionale, grazie a un gioco completo dal punto di vista tecnico e velocissimo. Poi si era fermato a causa di un infortunio ed era riuscito a riprendersi solo alla fine dell’ anno scorso. Adesso, sembra ritornato ai livelli più alti. Per il resto, se Zhang Jike gioca come sa, concentrato, la finale è sua senza problemi, così come per Ma Long. La finale, secondo me, sarà questa, con Ma Long vincitore. Se ogni cinese si esprime ai livelli massimi, penso che Ma Long e Zhang Jike non abbiano avversari per il momento. Poi, naturalmente, entrano in gioco tanti altri fattori. In ogni caso, vedo ancora bruttissime figure da parte del resto del mondo.

L’ITALIA

Concludo con gli azzurri. Partecipazione ristretta. C’è di nuovo Nikoleta Stefanova, la cui ultima partecipazione mondiale era stata quella a Mosca 2010, a squadre. Entra direttamente nel tabellone, al secondo turno ha l’ungherse Pota, abbordabile, poi la proibitiva Ding Ning, ma è già importante che sia tornata, dopo la maternità. Inutile, in generale, farsi illusioni sugli azzurri (Bobocica in tabellone, Stoyanov, Rech e Mutti nei gironi, come Vivarelli e Ridolfi), si può solo sperare in qualche buona prestazione individuale, che può arrivare solo grazie alla volontà dei singoli, non certo per la qualità della struttura tecnica federale che li assiste. Come al solito, gli azzurri meriterebbero di meglio. Dopodiché, andiamoci a vedere questi Mondiali e speriamo accada qualcosa che inverta la tendenza all’autodistruzione del nostro sport.

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