Vi racconto l’America del pingpong

23 Dicembre 2010 da Ping Pong Italia · 8 Commenti 

Sono passati solo 7 giorni dalla fine dell’incarico indiano ed un’altra differente sfida mi ha visto coinvolto, stavolta da tutt’altra longitudine, gli Stati Uniti d’America.

Attraverso i canali indiani ho ricevuto un invito a Milpitas, una località nella Baia di San Francisco nella Silicon Valley, dall’Indian Community Center ICC , obiettivo preparare i propri atleti per i Campionati Nazionali di Las Vegas che si sono svolti dal 14 al 18 Dicembre. L’ICC table Tennis Center è una struttura con 20 tavoli, creatore e ideatore un ex giocatore e tecnico indiano del Gujarat, Rajul Sheth, una persona dinamica ed efficiente.
Intanto devo dire che i ragazzi e le ragazze dell’ICC hanno fatto incetta di titoli, ben 23 medaglie di cui 10 ori, 5 argenti e 8 bronzi. Il singolo maschile ed il singolo femminile sono stati vinti entrambi da atleti dell’ICC con Timothy Wang n.9 e Ariel Hsing n.2
Una grandissima affermazione poiché alla vigilia nessuno avrebbe scommesso un singolo dollaro su questi due atleti veramente interessanti dal punto di vista tecnico e non solo.
I Campionati Nazionali sono una grande festa ci sono gare per tutti. Negli States si gioca il vero tennistavolo per tutti, tanto che l’Europa avrebbe molto da imparare compresa l’Italia.
Forse per sua natura l’America considera il pingpong come sport ricreativo o forse perché il pingpong è davvero complicato e difficile che fa fatica ad emergere in modo considerevole. Il potenziale è elevato, ci sono buoni affari economici, ci sono molti club che però non sono organizzati come club nel senso più europeo del termine, ossia con campionati a squadre locali o nazionali, con vincoli di tesseramento che generano tante discussioni rovinando le amicizie e facendo venire il sangue cattivo a tutti. Insomma un sistema totalmente diverso ma al tempo stesso efficiente ed a mio parere valido.
Agli US Nationals c’erano se ben ricordo 63 gare diverse che spaziavano dai singoli maschile e femminile assoluto all’hardbat per arrivare alle gare a squadre. Una 5 giorni intensissima dove siamo stati impegnati dal mattino alle 8 alla sera alle 10 girovagando per gli oltre 90 tavoli del Las Vegas Convention Center.

In America non ci sono le categorie tipo prima, seconda etc. In America ci sono i Rating Points. Ogni giocatore pertanto può partecipare alla sua categoria, appunto di rating e giocare tutte le altre superiori alla sua. Per darvi un’idea il numero uno qui in America è Lupulesku con un rating di 2738, il nuovo campione americano Timothy Wang con 2535
Immaginate se in Italia si disputassero gare per fasce di classifica e/o di punti ci sarebbe da far divertire davvero tanta gente. Questa delle fasce di classifica era una mia vecchia idea che avevo proposto già all’amministrazione Bosi ed anche a quella Sciannimanico ma nessuno dei due l’ha colta, chissà che in futuro qualcosa si possa muovere in questa direzione? Attraverso questo modo di fare si dà la possibilità a tanta gente di tutte le età e di classifica di competere nel proprio ambito e di tentare la scalata verso l’alto provando ad essere competitivo in fasce con classifica o punti più alti della propria.
Il vero tennistavolo per tutti passa proprio questa fase, dare la possibilità a tutti di confrontarsi nel modo più libero possibile e di poter ottenere risultati che altrimenti non potrebbero conseguire.

Qualcuno si domanderà: ma come fanno a gestire tutta quella gran massa di gare e di persone? Innanzitutto gli arbitri intervengono solo dai quarti di finali in poi, a volte ce ne sono due ma altre solo uno. Nella confusione che si potrebbe immaginare, come per miracolo le cose avvengono in modo incredibilmente ordinato. Ecco come avvengono le cose: al loro arrivo i partecipanti fanno una sorta di check in, pagano i loro $25 per gara, dunque ricevono il badge per accedere alla struttura unitamente al numero di gara ed ad un foglio in cui ci sono tutti, e dico tutti, gli orari delle sue gare, dalla prima all’ultima, dalle qualificazioni alle finali.
All’inizio di ogni partita, con qualche minuto di anticipo, un giocatore deve andare al tavolo dei giudici, farsi riconoscere ed ottenere il referto. Nel qual caso un giocatore dovesse competere in due gare nello stesso orario è predisposta una postazione che gestisce i cosiddetti conflitti e l’incaricato decide quale priorità assegnare. Il vincitore della partita o del gruppo, nel caso di gironi, è tenuto a prendersi cura del referto di gara e riconsegnarlo ai giudici. Per mia esperienza diretta non ho riscontrato la benché minima contestazione, non un risultato sbagliato riportato dagli stessi atleti, tutto nel pieno rispetto delle regole e della sportività. I servizi ben eseguiti; esultanza contenuta e comunque mai sfociata in occhiate brutte cariche di cattiveria, come purtroppo siamo abituati a vedere in Italia. Durante lo svolgimento della partita, sebbene gli arbitri non fossero presenti, gli allenatori o genitori che seguono in panchina il proprio ragazzo, non si sono sognati di dare il minimo consiglio tecnico, incoraggiamenti e niente più. In una partita di mini cadet avvicinandomi al mio assistente coach per dare ulteriori consigli al giovanotto in difficoltà, sono stato richiamato dall’allenatore opposto il quale mi faceva notare che durante il break tra un set ed un altro uno e solo un allenatore poteva dare i consigli. Insomma per me è stata una grandissima esperienza, certo non tutto era perfetto, in oltre 60 tavoli il pavimento era di cemento ed in certi spazi piuttosto scivoloso, a compensare però c’era un bel tavolo centrale con tutti i requisiti ideali per il miglior tennistavolo possibile organizzato tipo arena con la tv in diretta.

Normalmente un giocatore partecipa a non meno di 8 gare, solo i fortissimi si limitano a due o tre dipendente se giocano anche i doppi o meno. La giuria sempre preparata ed efficace.

Non potevano mancare i vip, prima fra tutti Susan Sarandon che accompgnava alcuni dei suoi atleti dello Spin di New York, poi l’intramontabile Maropis Adoni (il terrorist della serie 24 stagione 6, ma anche il cattivo di Criminal Minds 5) che ha ottenuto la medaglia d’argento nell’Hardbat 40+ che ricordo si gioca a 21, praticamente una maratona.

Beh mi sembra sia tutto, ora mi faccio alcuni giorni qui a Milpitas e poi a casa, a Senigallia per il capodanno.

Colgo l’occasione per augurare a tutti gli amicidel blog e a tutti i pongisti di trascorrere le festività all’insegna della pace, dell’amore e dell’amicizia.

Dagli States è tutto, ci vediamo in Italy.

Max

La sentenza CAF-TTTorino, ennesimo scandalo

14 Dicembre 2010 da Ping Pong Italia · 48 Commenti 

del Drago Rosso

Col mio consueto e inappuntabile ritardo, dovuto a impegni di lavoro e ai miei viaggi cinesi, torno a parlare del caso Bacci-TT Torino per esaminare la sentenza della Commissione di Appello Federale, ma anche per approfondire alcuni punti dell’intera vicenda, soprattutto alla luce dei nuovi documenti che è stato possibile acquisire. Tutto questo è necessario non solo per spiegare esattamente cosa è successo e cosa potrebbe succedere, ma anche perché, come previsto, i «padroni» hanno tentato in tutti i modi di mischiare le carte, fare confusione, ribaltare le responsabilità, in una parola «depistare», grazie all’opera solerte dello schiavetto, a bugie colossali, a falsità clamorose. Il bello è che, prima ancora che lo faccia io adesso, sono stati sbugiardati e umiliati da tanta altra gente che, sia su questo blog che su altri forum, ha messo in evidenza il fango che il potere ha tentato di gettare sulla famiglia Bacci, su cui tornerò alla fine di questo intervento. In proposito, comunque, devo dare atto a Tempesta che, sul Forum di Giorno, ha anticipato molte delle mie argomentazioni sulla sentenza della Caf. Complimenti a Tempesta, un nickname appropriato per distruggere l’arroganza del potere e dei suoi schiavetti. E allora, andiamo a vedere come stanno le cose.

SENTENZA DELLA DISCIPLINARE

Ricordo che la Commissione Disciplinare aveva prosciolto i fratelli Bacci dalle accuse del TT Torino, assecondando le indicazioni venute dalla Procura Federale (che aveva aperto il procedimento proprio su denuncia del TT Torino), la quale, come dice la Disciplinare «aveva ritenuto di ritirare la pretesa sanzionatoria, conclusione che questa Commissione condivide integralmente». Insomma, i fratelli Bacci non sono stati ritenuti responsabili di alcuna violazione delle regole, né dalla Procura Federale, né dalla Commissione Disciplinare, né, in ultima battuta, dalla Caf. Ne sono usciti puliti da ogni punto di vista.

RESPONSABILITA’ MORALI

Ciò nonostante, è stata scatenata contro di loro, dal solito schiavetto, una vera e propria «campagna denigratoria» per incolparli di presunte «responsabilità morali» che non solo sono assolutamente infondate, ma che non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista giuridico. E’ bene ricordare che se è vero che un giocatore ha «obblighi morali» nei confronti della società, è altrettanto vero che anche la società ha altrettanti obblighi morali nei suoi confronti. Ci sono i diritti e i doveri. Se una società non mantiene gli impegni, nemmeno il giocatore è tenuto a mantenere i suoi. Nel tentativo di sporcare l’immagine dei fratelli Bacci, è stato detto che il TT Torino è stato danneggiato dalla loro rinuncia a giocare con questo club, tacendo degli impegni e degli accordi presi fra la società e i giocatori e non rispettati dalla società. Quindi, una vera opera di falsificazione della realtà. Ma non è finita, perché, quando si parla di attività dilettantistica, come lo è il tennistavolo soprattutto nei primi anni di gioco, l’obbligo, giuridico o morale, di garantire la presenza in squadra non esiste. Un ragazzo può stancarsi di praticare questo sport, può non avere più buoni rapporti con i compagni di squadra o con i tecnici o con i dirigenti e, di conseguenza, non dover più sottostare a qualsivoglia obbligo di rimanere in una situazione e in un ambiente in cui si trova a disagio. I regolamenti prevedono tutte le ipotesi e solo ai regolamenti bisogna rifarsi: se hai già giocato nella gara a squadre, non puoi giocare per un’altra squadra nella stessa stagione, ma puoi chiedere il nulla osta per andare semplicemente ad allenarti in un’altra società; se non hai giocato, puoi chiedere il nulla osta per andare a giocare per un’altra squadra. Che te lo concedano o no è questione che riguarda gli organi di giustizia federale, non le fisime «morali» di chi sa mettere in mostra solo la sua grandissima disonestà «morale e intellettuale».

DEFERIMENTO DI RENATO DI NAPOLI

Concludo il ricordo della sentenza della Disciplinare citando due particolari. Il primo: la squalifica di 6 mesi per Federico Bacci, padre dei giocatori, ritenuto colpevole dalla Disciplinare di correità nella mancata firma del tesseramento. La motivazione non merita nemmeno un commento, visto che si basa su una responsabilità che appartiene invece alla società, non al padre. Comunque, ci sono cose più importanti. Siccome Federico Bacci non è tesserato, i 6 mesi scatteranno dal primo giorno di un suo eventuale tesseramento. Il secondo: la squalifica di 15 giorni di tutti gli atleti del TT Torino e il deferimento di Renato Di Napoli alla Procura federale (insieme a Maddalena Troncone ed Emanuele Di Napoli). Si intendeva punire in questo modo la responsabilità più grande, con particolare riferimento alla figura del vicepresidente federale, protagonista in prima persona dei contatti con Federico Bacci nonostante il suo ruolo non glielo consenta,
insieme a tanti altri comportamenti che è possibile riscontrare andando a leggere la sentenza della Disciplinare.

CONSEGNA DELLA SENTENZA

A questo punto, la vicenda assume aspetti molto più gravi, venuti alla luce dopo l’acquisizione di documenti che, al momento del mio primo articolo su questo caso, non erano ancora in possesso di Federico Bacci, quindi nemmeno in mio possesso. Il documento più importante è la cartolina delle Poste con cui si certifica la consegna della sentenza della Disciplinare alle parti in causa, vale a dire a Federico Bacci e al TT Torino. Come è già stato detto, la data è il 28 ottobre, per tutti e due, con tanto di firma (Maddalena Troncone per il TT Torino) a certificare l’avvenuta consegna in quella data. Ebbene, il TT Torino ha presentato ricorso contro questa sentenza nientemeno che il 27 ottobre, vale a dire IL GIORNO PRIMA di ricevere la comunicazione ufficiale della sentenza. E qui entriamo in un vero e proprio scandalo, perché bisognerebbe sapere chi, di quanti erano a conoscenza della sentenza, l’ha comunicata in via non ufficiale al TT
Torino. Siccome stiamo parlando di cose serie, di sentenze e di ricorsi, non si può buttare lì, come pure è stato fatto in uno dei mille tentativi di depistaggio, che magari qualcuno del TT Torino si trovava a passare da Roma e, fra una chiacchiera e l’altra, ha sentito che cosa aveva deciso la Disciplinare. Nessuno può comunicare il contenuto della sentenza agli interessati, che devono prenderne visione ufficialmente tramite consegna materiale, come è avvenuto il 28 ottobre.

RICORSO IRRICEVIBILE

E anche ammettendo che qualcuno del TT Torino ne sia venuto a conoscenza, come ha fatto a preparare il ricorso? Doveva per forza avere una copia integrale della sentenza per farlo, cosa che non era possibile, né legale. L’altro tentativo di depistaggio, sempre dello schiavetto, è stato quello di voler spiegare tutto questo con la possibilità di invio della sentenza per e-mail. E qui ci sarebbe da ridere, se non ci fosse davvero da piangere. Intanto, un invio di questo genere deve essere previsto dalle carte federale, cosa che non è. Ma, ancora più grave, se questo invio per e-mail è possibile, deve avvenire per TUTTE LE PARTI IN CAUSA, non per una sola di esse. Ma anche ammettendo tutto questo, è facile dimostrare che questa è una grandissima bufala: la Polizia Postale è in grado di accertare se c’è stato un invio per e-mail. La verità è che non c’è mai stato un invio di questo genere, la verità è che la sentenza della Disciplinare è arrivata al TT Torino il 28 ottobre. Quindi, il ricorso presentato il 27 ottobre (addirittura spedito e arrivato alla Caf nello stesso giorno!!!) non ha alcun valore, questo ricorso doveva essere considerato IRRICEVIBILE, una volta constatata la consegna della sentenza della Disciplinare IL GIORNO DOPO la presentazione del ricorso contro quella sentenza.

SOSPENSIONE SQUALIFICA DEL TT TORINO

Ma perché il TT Torino aveva tutta questa fretta di presentare il ricorso, tanto da ricorrere (è l’unica spiegazione possibile) alla sfera di cristallo per «leggere» la sentenza e preparare l’opposizione? Il motivo è fin troppo evidente. C’era un torneo regionale a fine mese e i giocatori del TT Torino, stante la squalifica di 15 giorni, non vi avrebbero potuto partecipare. Evidentemente, questo sarebbe stato giudicato un’onta per il Tt Torino. Ma come, la società del vicepresidente federale costretta a sottostare a una sentenza della Disciplinare che vieta ai suoi giocatori di partecipare a qualsiasi attività per 15 giorni? Non sia mai. E allora, ecco la necessità di presentare subito il ricorso e chiedere la sospensione della squalifica. Non mi dilungo sul fatto che la sospensione, anche ammettendo che il ricorso fosse stato presentati nei termini giusti, non poteva essere concessa a norma di regolamento, questo è solo un altro particolare che va ad aggiungersi ai soprusi tanto di moda in questa federazione. Ma è impressionante il fatto che, come ho detto prima, il ricorso sia spedito il 27 e arrivi a destinazione nello stesso giorno. E non è finita, perché, miracolosamente, la Commissione di Appello Federale si riunisce immediatamente il giorno dopo, il 28, giusto in tempo per concedere la sospensione (ripeto, in maniera irregolare, perché non poteva essere concessa) e in tempo per permettere ai giocatori del TT Torino di partecipare al torneo. Ma questa fretta è un autogol clamoroso, perché concede un’arma micidiale a chi vuole giustizia, concede la possibilità di inviare un esposto all’ufficio legale del Coni (oltre che a tutti gli organi sportivi e legislativi) e di avviare le procedure per mettere sotto accusa gli organi federali di giustizia e la Fitet stessa. L’arroganza è una brutta bestia e può divorare chi crede di essere il più forte di tutti.

IL NULLA OSTA

Stiamo per arrivare alla sentenza della Caf, ma prima c’è bisogno di qualche altra precisazione a proposito del nulla osta cui i fratelli Bacci avevano diritto sin da febbraio 2010. Il TT Torino, tramite lo schiavetto, aveva fatto sapere che aveva presentato al Comitato Regionale Piemonte, nei termini previsti, le sue controdeduzioni alla richiesta di nulla osta presentata da Federico Bacci. Lo stesso schiavetto aveva sentenziato che le mie argomentazioni erano DEFINITIVAMENTE sepolte. Non mi sono mai scompisciato dalla risate come quella volta. Anzi no, ancora di più quando ho dovuto assistere ai contorcimenti per spiegare (dopo che io avevo pubblicato il documento del C.R. Piemonte che diceva che invece il TT Torino non aveva mai risposto) perché il TT Torino riteneva di aver fatto le cose in regola. Patetico! Fermo restando che un vicepresidente federale dimostra di non conoscere il regolamento, la cosa importante, ai fini della valutazione della sentenza della Caf, è che proprio il TT Torino ribadisce di aver voluto denunciare i fratelli Bacci per presunte violazione delle regole (accusa, come visto, rigettata in tutti i gradi di giudizio). Siccome si parla di «rilascio del nulla osta» da parte del TT Torino, che, secondo la sentenza della Caf, «ha ampiamente collaborato in tale situazione, rendendosi totalmente disponibile e adoperandosi efficacemente per il buon esito della vicenda», questo aspetto è fondamentale.

SENTENZA DELLA CAF

Ed eccoci finalmente alla sentenza della Caf, del 19 novembre. Ricordo subito che ha annullato la squalifica di 15 giorni agli atleti del TT Torino, confermando la multa di mille euro alla società e cancellando i deferimenti di Renato ed Emanuele Di Napoli e Maddalena Troncone alla Procura federale, ha confermato la squalifica di 6 mesi a Federico Bacci. Le incongruenze e i riferimenti sbagliati sono così evidenti che un qualsiasi ricorso al Tribunale amministrativo regionale smantellerebbe questa sentenza e l’intera Fitet, se qualcuno avesse i soldi e il tempo per presentarlo.

NULLA OSTA FANTASMA

La Caf dice che «la CND aveva sollecitato, espressamente e formalmente, una conciliazione tra le parti e che questa era stata realizzata con il rilascio del nulla osta». Completamente sbagliato. Il nulla osta non è mai stato rilasciato. Dopo mesi e mesi dal momento (febbraio 2010) in cui i fratelli Bacci avrebbero dovuto avere il nulla osta, il TT Torino aveva fatto sapere alla Disciplinare che era disposto a concedere il nulla osta. E non lo aveva fatto di persona, ma tramite un dirigente del Ciriè, perché mica si era degnato di presentarsi davanti alla stessa Disciplinare nonostante i numerosi inviti e convocazioni. Intanto, faccio notare che a febbraio 2010, dopo che il TT Torino non aveva risposto alla richiesta di nulla osta presentata da Federico Bacci né alla successiva richiesta del Comitato Regionale Piemonte, a norma di regolamento, il nulla osta doveva essere automaticamente concesso ai Bacci. Doveva essere il Consiglio federale a RATIFICARE, l’ho già detto e lo ripeto, e non a DISCUTERE la concessione del nulla osta. Il Consiglio federale non lo ha fatto, altra grave omissione. Peggio ancora, sul sito federale veniva pubblicato l’annuncio di un fantomatico accordo fra il TT Torino e Federico Bacci sulla concessione del nulla osta. Un accordo che non c’è mai stato, perché Federico Bacci, dopo 6 mesi dalla data in cui i suoi figli avrebbero dovuto avere d’ufficio il nulla osta, non ha inteso farsi prendere in giro e ha detto che voleva la sentenza della Disciplinare. Chi ha comunicato alla Fitet che c’era stato un accordo? Non certo Bacci. Qualcuno della disciplinare o il TT Torino. E la Fitet come si permette di rendere ufficiale qualcosa che non esiste, che è falso? La dimostrazione sta nel fatto che dopo pochi giorni dal sito federale è sparita la notizia dell’accordo. Quindi, tornando alla sentenza della Caf, non è assolutamente vero che sia stato rilasciato il nulla osta. E già la sentenza comincia a fare acqua. Alla fine diventerà un colabrodo.

ANIMO CONCILIATIVO

Nella sentenza della Caf è detto, inoltre: «In seguito, inspiegabilmente, la CND avrebbe deciso accentuando la responsabilità della società e dei suoi dirigenti, senza tenere conto dell’animo conciliativo dimostrato dalla stessa». E qui siamo alle comiche. Animo conciliativo? Forse alla Caf è sfuggito che il TT Torino aveva denunciato i fratelli Bacci alla Procura federale e che l’intervento della Disciplinare, con relativa sentenza assolutoria per i Bacci, si era reso necessario proprio perché il TT Torino voleva che i Bacci fossero puniti «per essere andati ad allenarsi con un’altra società». Allora, attenzione: se il TT Torino avesse dimostrato animo conciliativo, non solo non avrebbe denunciato i Bacci, ma, meglio ancora, avrebbe concesso il nulla osta. Invece, cosa fa? Li denuncia e chiede che vengano squalificati. Con il mancato intervento del Consiglio federale che non ratifica il nulla osta a febbraio, i fratelli Bacci non possono nemmeno allenarsi con un’altra società per almeno 8 mesi. E dopo 8 mesi in cui il TT Torino ha chiesto la squalifica dei Bacci, non ha risposto alle richieste dei Bacci, non si è presentato nemmeno una volta alle convocazioni della Disciplinare, arriva «tomo tomo cacchio cacchio», come direbbe Totò, e candidamente annuncia che, bontà sua, è disposto a concedere il nulla osta! Ma stiamo scherzando? E questo è il cosiddetto «animo conciliativo» di cui parla la sentenza della Caf? Il TT Torino, col suo comportamento ha ottenuto un solo risultato: HA GRAVEMENTE DANNEGGIATO i fratelli Bacci, facendo in modo che non potessero allenarsi con un’altra società. Ed è perfettamente logico e comprensibile che, dopo 8 mesi, Federico Bacci si pulisca il culo con questa cosiddetta concessione del nulla osta e richieda una sentenza alla Disciplinare, che infatti dà ragione ai Bacci, anche se squalifica il padre per un motivo (mancata vigilanza sulla mancata firma del tesseramento) che non ha a che fare con la concessione del nulla osta. Quindi, da dove esce quell’avverbio, «inspiegabilmente», usato dalla Caf? E da dove esce l’animo conciliativo? Altro punto che sarebbe demolito persino da uno studente di giurisprudenza.

DEFERIMENTO DI NAPOLI

Come si vede, abbiamo una sentenza che potrebbe essere smontata senza alcuna difficoltà, se fosse possibile un ricorso contro di essa. Così, l’unica soluzione è il Tar, ma le spese sono eccessive, quindi è improbabile che qualcuno vada a ricorrervi. Resta il fatto che, sentenza a parte, gli organi federali di giustizia dovrebbero chiarire molte cose che non si riescono a capire e che ho illustrato ampiamente. Ma rimane aperta una questione importante, quella del deferimento di Renato Di Napoli (oltre che di Maddalena Troncone ed Emanuele Di Napoli). La sentenza della Caf, in teoria, cancella il deferimento. Ma, andando in profondità, le cose non sono così semplici. Intanto, bisognerebbe sapere dalla Procura federale perché non ha avviato una pratica dopo aver ricevuto il deferimento da parte della Disciplinare. Che il TT Torino faccia ricorso è del tutto ininfluente sull’attività della Procura federale, che comunque deve istruire una pratica
su Renato Di Napoli. Poi, potrebbe anche archiviarla il giorno dopo, ma deve istruirla. Cosa che non ha fatto. Perché? Non può dire di aver aspettato la sentenza della Caf, perché non è questa la procedura. Ma non è finita ancora. Anche ammettendo che la Procura federale avesse provveduto in tal senso e che, dopo la sentenza della Caf, potesse decidere di chiudere la pratica perché il deferimento di Di Napoli era stato dichiarato annullato, non è detto che la sentenza stessa possa significare proprio questo. Voglio dire che per annullare un deferimento bisogna che il ricorrente sia prosciolto in pieno da tutte le accuse, che non ci siano provvedimenti a suo carico. A carico del TT Torino sono rimasti i mille euro di multa, a riprova che c’è una responsabilità negli atti descritti dalla Disciplinare. Ma, soprattutto, la Caf non fa alcun riferimento specifico ai comportamenti, così come descritti dalla Disciplinare, di Renato Di Napoli che hanno provocato il deferimento. In definitiva, alla luce di queste considerazioni, ma soprattutto alla luce della sentenza della Caf e del modo in cui è stata redatta, il deferimento di Renato Di Napoli non può dirsi annullato. La Procura federale, in teoria, dovrebbe quindi procedere nei suoi confronti.

PUBBLICAZIONE SENTENZE

Chiudo la questione delle sentenze con un riferimento che potrebbe apparire insignificante al confronto con questi scandalosi avvenimenti, ma che ritengo ugualmente importante per capire come vanno le cose in questa federazione. La sentenza della Disciplinare, del 20 ottobre, non è stata pubblicata sul sito della Fitet fino a quando non c’è stata anche la sentenza della Caf, il 19 novembre. Quindi, il 22 novembre, le due sentenze sono state pubblicate sul sito CONTEMPORANEAMENTE. Qualcuno dovrebbe spiegare, per un’elementare questione di democrazia e di rispetto, perché la sentenza della Disciplinare non è stata pubblicata fino a quando non è arrivata un’altra sentenza, della Caf, di segno contrario. Siamo forse di fronte a una nuova e speciale versione della «par condicio» per cui non si può pubblicare una sentenza se non ce n’è un’altra di segno opposto? O dobbiamo pensare che non si poteva rendere pubblico il deferimento di un
vicepresidente federale fino a quando non fosse arrivato l’annullamento (che poi, a termini di legge, non lo sia è un altro discorso) dello stesso deferimento? Così, il vicepresidente federale non fa una brutta figura perché non ha fatto in tempo a essere accusato che viene subito scagionato. E se anche la sentenza della Caf avesse confermato il deferimento, quando avremmo avuto la grazia di vedere pubblicate le due sentenze? Insomma, per chi ha ancora un cervello non venduto al potere, ci rendiamo conto a quale punto siamo arrivati? So già che adesso dovremo sopportare la sfilza di commenti dei servi della Fitet, con lo schiavetto in prima linea, che inventeranno mille altre bugie e falsità pur di leccare il culo ai potenti e sperare che i capi federali concedano privilegi ai loro figli (un allenatore privato a spese della Fitet, quindi a spese nostre? e che altro? il cappuccino e il cornetto la mattina a letto?), ma è compito delle persone sane e oneste ignorarle e fargli rodere il fegato. Per conto mio, come ho già fatto, interverrò solo per correggere eventuali informazioni sbagliate e false sui regolamenti, i commenti di certa gente, invece, li butto nel cesso.

LE CARTE DA BACCI

Infine, c’è un doveroso intervento da fare per spiegare come e perché Federico Bacci mi ha passato le carte del caso. Anche lui è stato diffamato, anche su lui si è cercato di buttare fango, oltre che sui figli e addirittura sulla moglie (accusandola in pratica di non avere una propria personalità e di essere succuba del marito). Si è detto che ha voluto far diventare un caso politico la vicenda dei figli e via dicendo con un mare di minchiate proprie delle persone che hanno ridotto la loro vita a sterco. Ebbene, tutti devono sapere che Federico Bacci, quando ha deciso di darmi le carte (tutte le carte, senza nascondere alcunché), non mi ha chiesto un intervento in favore dei figli, non mi ha chiesto di fare fuoco e fiamme contro la Federazione. Mi ha dato le carte, mi ha chiesto di leggerle e di trarre le mie conclusioni. Dopodiché, avrei scritto quello che mi pareva e lui non avrebbe obbiettato. E’ stato semplicemente una persona onesta, come lo sono i figli e la moglie. Non conosco alcuno di loro, non li ho mai incontrati in vita mia e ho solo parlato al telefono con Federico, ma so, per il loro comportamento, la loro dignità, che possono camminare con la schiena diritta e possono guardare in faccia chiunque senza abbassare gli occhi. Al contrario della gente che li odia e che ha fatto finta di essere loro amica per tanti anni. In particolare devo confermare la mia stima per i due ragazzi e porgere i miei omaggi alla moglie di Federico, che nemmeno può essere nominata da certi cafoni che dicono di rispettarla e non fanno altro che svillaneggiarla. Lei ha già dimostrato di saper rispondere, quindi non devo nemmeno tentare di aiutarla, le sue fiamme sono persino più potenti delle mie e bruciano i miserabili che osano mancarle di rispetto.

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