Pune

26 Giugno 2009 da Ping Pong Italia · 3 Commenti 

Eccomi fra voi, nuovamente.

Dopo la mia breve apparizione in Italia, sono dovuto rientrare alla svelta in India perché era in programma un importante raduno collegiale di un mese con tutti i probabili, 19 maschi e 16 femmine a Pune, una località a 150 km da Mumbai (Bombay) nello stato del Maharastra.
Un’occasione ghiotta per lavorare intensamente ed in modo sereno senza l’assillo di gare imminenti, infatti la prossima gara a cui parteciperemo in massa sarà il Pro Tour di Cina dal 12 al 16 Agosto.
Al camp ci sono tutti, anche la star Sharath Achanta che si dimostra davvero uomo di squadra, disponibile in tutto e per tutto sia con sé stesso sia con gli altri. La cosa che accomuna questo gruppo di 35 indiani è la voglia di fare, la dimostrano in allenamento con un impegno severo, costante. La motivazione di migliorare continua poi finita la sessione con la preparazione fisica e lo spasmodico stretching.
Il mese di preparazione mi sta dando la possibilità di lavorare con più profondità negli aspetti tecnici, la modifica di un particolare colpo, il miglioramento del timing, la correzione di alcuni dettagli, affrontare in modo diverso la palla, insomma tutto quello che non è tattica viene fatto in palestra in questi giorni e fino al 12 Luglio.
Ho la totale responsabilità degli allenamenti, naturalmente li concordo con il mio più stretto collaboratore e chief coach Bhawani Mukerji, una persona davvero preparata e competente. Avevo già parlato di lui e della carica che ricopre come responsabile dei Diploma Courses, una scuola per diventare tecnici di pingpong della durata di 11 mesi. Potete immaginare quante cose vengono insegnate in 11 mesi. I diplomati che escono da Patiala si vedranno poi garantire uno stipendio governativo, intendiamoci, niente è regalato, la posizione di tecnico se la devono guadagnare, ma in genere, rientrando poi nello stato di appartenenza, il lavoro arriva quasi subito. In ogni per l’Italia è pura fantascienza.
Ci sono poi ben 5 assistenza, tutti sotto contratto governativo.
In India giocare a pingpong significa avere un futuro di lavoro certo e duraturo, si perché i più promettenti vengono messi sotto contratto dalle varie aziende come Air India o la Petroleum e ancora la Indian Railways, pertanto i ragazzi già dall’età di 19-20 anni si ritrovano impiegati ed il loro stipendio varia a seconda dell’istruzione scolastica. Il discorso vale per tutti e due i settori, uomini e donne.
Un gran bel vantaggio per noi tecnici avere tutti gli atleti disponibili 24/7 l’unica eccezione, anzi le due eccezioni sono rappresentate proprio da Sharath Achanta e Pathik Mehta, entrambe giocano il campionato spagnolo, Sharath in prima divisione e Pathik in seconda.
Il programma che ho improntato è piuttosto intenso ed è composto da sessioni al tavolo, preparazione fisica e teoria.
Come vedete nelle foto l’impianto in cui ci alleniamo è di prim’ordine, nell’ottobre scorso si sono disputati i Giochi Giovanili del Commonwealth, è un impianto gestito e finanziato dallo stato del Maharastra. In queste prime due settimane abbiamo dovuto fare 2 sessioni ogni mezza giornata a causa di alcuni scioperi che hanno ritardato l’arrivo dei tavoli, quindi ci siamo fatti circa 10 ore al giorno di palestra, più tutto il resto. Da lunedì avremo 15 tavoli e 30 ragazzi, quindi riusciremo a completare le due sessioni con un margine migliore di tempo da dedicare anche ad altri aspetti del camp. Abbiamo a disposizione una sala conferenze dove tengo i meeting, in genere ogni 3 giorni, il mercoledì ed i sabato, qui faccio teoria e analisi di video e fotografie, i ragazzi, nessuno escluso prende appunti così come si annotano tutti gli schemi di gioco da fare.
Ho immaginato il lavoro scomponendolo in 4 settimane, ve lo riporto a beneficio di coloro che magari hanno voglia di seguire una traccia di allenamento, la descizione è sintetica ma sapete già che chiunque volesse idee e suggerimenti sugli schemi da adottare in allenamento finalizzati al miglioramento di una certa qualità non fa altro che scrivermi.
Gli allenamenti vengono redatti la domenica e per tutta la settimana occorre seguire sempre lo stessa impostazione in termini di tempi e di esercizi da fare, solo gli accoppiamenti vengono resi noti qualche minuto prima dell’inizio della seduta.

Prima settimana

Ho cercato di mettere in condizione i ragazzi ad avere una buona base di gambe, di controllo e di velocità, quindi ho dato un 40% al lavoro di gambe, in genere spostamente laterali, qualcosa in avanti e dietro, spostamenti estremi e recupero della palla in condizioni difficili. Un altro 40% è stato riservato al controllo, quasi tutti gli schemi avevano un andamento ripetitivo proprio per dare più continuità possibile e tenere la palla in campo. L’ultima parte ossia il 20% alla velocità. L’allenamento alla velocità non è considerato abbastanza, il lavoro super veloce al tavolo potrebbe essere in contraddizione con il pingpong della partita, invece non bisogna dimenticare che il pingpong è uno sport in cui i riflessi giocano un ruolo importantissimo; ecco, allenare la velocità dello scambio sul tavolo migliora proprio questa qualità.

Il lavoro è naturalmente differenziato per le ragazze, in questo caso ho ridotto il carico sulle gambe al 25% per distribuirlo sul controllo 65% ed una piccola percentuale alla velocità 10%, non che la velocità non sia importante, la faremo eccome se la faremo, ma in questo momento, all’inizio di stagione, il controllo per loro diventa la vera base per un lavoro futuro.

Seconda settimana

In questa settimana c’è una diversa redistribuzione dei carichi con l’aggiunta di altri elementi, quali le azioni prettamente attive (block, controtop, flip etc.). Ora gli schemi pur partendo da una base di gambe e di controllo si sviluppano in situazioni in cui occorre non essere passivi, o magari ribaltare una situazione che inizia in modo passivo per chiudersi in modo attivo. Solo nell’ultima parte si comincia a servire, ma in modo semplice e solamente corto. Nella parte finale ho dato due situazioni diverse da affrontare, la 3ˆ palla e la 5ˆpalla. In modo speculare lo stesso discorso potrebbe valere considerando la 2ˆ e la 4ˆ palla, ma questo è una parte della tattica che riservo alla quarta settimana.
Per le ragazze ho voluto caricare più sull’idea di attaccare, in genere il gioco è di rimessa, ossia preferiscono lasciare l’iniziativa all’avversaria per poi impostare un gioco di block e schiacciate. Qui sto insistendo molto perché le resistenze mentali sono davvero tante e serve tanta pazienza.
Il lavoro viene implementato con 3 sedute di preparazione fisica, nell’ultimo giorno di lavoro, sabato, ripeteremo i test che avevamo effettuato nel mese di marzo a Patiala (test di Cooper, balzo da fermo, balzo triplo, 30m, 50m e 100m piani).

Terza settimana

C’è solo un breve richiamo al lavoro di gambe e di velocità. Il controllo ora deve lasciare spazio al variazione dei colpi. Ora è il momento di colorare il gioco, di dare vivacità all’azione e di essere più fantasiosi possibili oltre che concreti. È questo il momento della variazione di effetto, di velocità di potenza e di direzione, di essere più spavaldi. Penso che dopo un perido di 2 settimane l’adattamento dovrebbe essere completato. In questa settimana si riesce a capire quale è la vera partecipazione mentale al gioco, ossia i ragazzi devono escogitare e pensare alle diverse soluzioni che vengono proposte e che devono autoproporsi. Anche le ragazze giocano le variazioni, per loro vale più la tenuta della velocità dello scambio e reagire ai diversi cambi di direzione della palla, lo schema in genere parte in un modo, anche semplice se vogliamo, poi si sviluppa con il gioco di velocità sul tavolo con continui cambi di direzione, cercando di non inviare mai 2 volte di seguito la palla nello stesso punto.
Si continua naturalmente con la preparzione fisica, Monsoni permettendo corriamo all’esterno, il lavoro di questa settimana è basato essenzialmente sul Fartlek

Quarta settimana

L’ultima settimana è dedicata alla tattica ed è comune a tutti e 2 i gruppi, alle ragazze, come accennato poco fa, viene proposto il lavoro di velocità 30%. Mettiamo da parte tutto quello che abbiamo fatto finora, o meglio lo tiriamo fuori a nostro piacimento a seconda della situazione che ci capita di affrontare. Quasi tutta la seduta è caratterizzata dal gioco che cominica con il servizio proprio per abituare l’atleta ad un tipo di palla standard, in genere un appoggio corto o lungo più o meno profondo, si gioca quindi una palla “telefonata” e poi gioco libero. Rimangono i 3 richiami di preparazione fisica.

Manyballs o cesto o tante palline

Ho lasciato per ultimo questo tipo di allenamento che non è affatto di minore importanza. Ci sono diversi modi di condurre un allenamento frontale in presenza delle tante palline:

  • lavoro tecnico (miglioramento del gesto e cura dei dettagli in assenza di velocità) in genere chi lancia la palla, il cosiddetto feeder, non imprime velocità al palla né dà ritmo proprio per consentire al giocatore di assimilare il gesto e di sentirselo addosso.
  • lavoro di resistenza alla velocità (miglioramento e adattamento allo stress da ritmo) il feeder deve lanciare la palla in modo veloce e preciso e soprattutto in modo continuo, come fosse un unico scambio da giocare.
  • lavoro di pura resistenza (miglioramento della capacità di valutazione della palla in presenza di stress da durata), in questo caso la velocità di invio della palla diminuisce, si può lanciare la palla in modo tagliato, o liscio, oppure ancora in flick ed anche in top fino addirittura alla schiacciata.
  • lavoro tattico miglioramento della capacità di giocare il colpo appropriato in presenza di stress da variazione. Ci sono tre modi per migliorare le qualità tattiche: ripetizione del tipo di colpo indipendentemente dalla situazione. Individuazione di un determinato punto sul tavolo e fare in modo che, indipentemente dalla situazione, la palla venga giocata proprio in quel determinato punto. Ultimo modo è di tipo misto, il feeder può indicare o meno il tipo di colpo e luogo dove inviare la palla.

Questi concetti potrebbero sembrare astratti ma in realtà sono molto comuni a tanti che fanno questo lavoro, l’importante è, come spesso ripeto, progettare un obiettivo raggiungibile, non dimenticatelo.
Beh per oggi è tutto, vi auguro una buona estate e, per quelli che si allenano, che non possono fare a meno di giocare a pingpong, un proficuo allenamento.

Il Drago Rosso ai C.N.

18 Giugno 2009 da Ping Pong Italia · 17 Commenti 

del Drago Rosso

Anche quest’anno ho assistitito a una giornata di gare dei campionati nazionali, quella della seconda categoria maschile. Come ho già spiegato altre volte, da questa gara si può rilevare meglio il livello medio del tennistavolo italiano. Le considerazioni da fare sono molte e ce n’è qualcuna anche per la terza categoria. Un capitolo particolare è riservato a quello che è accaduto ad Aliberti, squalificato, visto che questo episodio porta alla ribalta problemi ed errori illuminanti su alcuni aspetti del nostro sport in Italia.

CONVERSANO

Prima di passare agli aspetti tecnici, un paio di cose sulla sede dei campionati. Ribadisco che la Fitet ha nascosto il passaggio dei campionati da Bari a Conversano. Avrebbe dovuto ufficializzare che il palazzetto di Bari non era pronto. Ma naturalmente sarebbe stata un’ammissione di fallimento, non certo come responsabilità della mancata apertura del palazzetto, quanto di aver puntato su una struttura che sin da un anno prima, come sanno benissimo tutti i baresi e chi conosce le cose di Bari, non aveva alcuna possibilità di essere portata a compimento. Una nota positiva è che c’erano pullman per il trasporto dall’aeroporto al villaggio Cala Corvino, a Monopoli, oltre che da Monopoli a Conversano. Un’altra nota positiva era il palazzetto, molto grande, migliore di quelli di Jesolo e Termeno da questo punto di vista (intendo, lo spazio complessivo). Ma le buone notizie finiscono qui. Il resto è quasi un disastro. Palazzetto senza aria condizionata, gran caldo, illuminazione insufficiente sulle ultime file di tavoli (c’erano solo 3 fari in quella parte del palazzetto), problemi anche per quanto riguarda il pavimento. Dell’organizzazione delle gare parlo a parte. Sulla sistemazione alberghiera, è meglio dire le cose chiaramente. Il villaggio Cala Corvino ha sistemazioni diverse a seconda se si va nella parte alberghiera, in quella dei bungalow o in quella da villaggio, nella struttura più vecchia o in quella più moderna. E, per favore, non ce ne usciamo con la ridicola tesi che chi va lì sa benissimo che si tratta di un villaggio turistico. Il punto è che chi organizza, vale a dire la Fitet, deve comunicare con PRECISIONE quali sono le condizioni di alloggio. Non si può andare lì e scoprire le differenze fra le stanze a parità di prezzo, oltre che scoprire che in un albergo, a parità di trattamento pensionistico, si pagherebbe di meno. C’è un elementare senso di rispetto dei giocatori, e comunque di chi paga, che deve essere la base di una organizzazione. Lascio stare tutti gli altri problemi giustamente messi in evidenza da chi è stato lì, il punto principale è che il giocatore ha diritto a una sistemazione adeguata non solo al prezzo che paga, ma anche all’impegno agonistico che deve affrontare. Una organizzazione seria non può mandare i giocatori in un posto dove rischiano di non poter dormire. E, ripeto, non scarichiamo la responsabilità sui giocatori stessi che “dovrebbero sapere” che si va in un villaggio turistico. O hanno la possibilità di dormire o l’organizzazione sceglie una diversa sistemazione.

ORGANIZZAZIONE

Qui siamo al delirio. Due settimane di gare e il singolo maschile seconda categoria si gioca in una sola giornata. Ma chi è il genio che ha ideato questo scempio? E siccome c’è sempre qualcuno che è pronto a saltare in piedi per dire che non si può genericamente criticare, sempre e comunque, la Fitet, vado sull’esempio pratico. Il singolo maschile seconda categoria ha avuto due fasi: gironi e tabellone. I gironi si sono giocati dalle 9 alle 15. I tavoli erano stati 20 fino al giorno prima, si è deciso di ridurli a 16. Fossero rimasti 20, i gironi si sarebbero svolti in due turni di 2 ore ciascuno. Così, il programma è stato appesantito di 2 ore. Poi, c’è stato un errore nella classifica di un girone e si è perso tempo per rimediare, poi pare ci sia stato un ulteriore errore nel computer e si è perso altro tempo. Il turno preliminare del tabellone (da 128) è cominciato alle 16.30. Il turno dei 64 è cominciato alle 17.30. La gara è finita alle 22.25. Non c’è stata pausa fra un turno e l’altro, si è giocato ininterrottamente. Chi ha disputato la finale (Bisi e Rech) ha giocato per quasi 5 ore con intervalli al massimo di 10 minuti, quando è andata bene, o senza alcun intervallo. E chi è arrivato in semifinale (Manna e Conciauro) ha giocato per 4 ore e mezzo quasi ininterrottamente. I due finalisti hanno giocato 3 partite nel girone e 6 nel tabellone: 9 in totale (8 i semifinalisti). Tutto in un giorno. E’ semplicemente osceno che avvenga questo in campionati italiani che durano 2 settimane. Minervini, giusto per fare un altro esempio pratico, si è dovuto ritirare per crampi. E il doppio femminile, nella stessa giornata, ha avuto un andamento ridicolo: primo turno alle 15.30, secondo previsto alle 18 ma spostato alle 19, e anche in quel caso partite che si sono succedute freneticamente. Tutto questo, semplicemente, non è serio.

SORPRESE

Due grandi sorprese sono state le sconfitte di Seretti nel singolo terza categoria (che non ho visto) e Mutti nel singolo seconda. Non posso giudicare tecnicamente la prova di Seretti, visto che non c’ero, ma le sconfitte subite da Angiolella (un po’ meno) e Amenta (molto di più) sono gravi a prescindere. Per me non è altro che una conferma dell’impressione negativa che Seretti mi aveva suscitato l’anno scorso. Ma non è questo il vero problema. L’interrogativo principale, in questo caso, è un altro: perché Seretti, nella partita contro Amenta, ha giocato senza il suo allenatore Negrila? Le voci parlano di un tecnico che volontariamente non è andato in panchina a causa di alcune divergenze col giocatore. Resta il fatto che Negrila non c’era. Resta il fatto che Seretti, se vuole davvero fare progressi, non deve pensare di essere già un campione. Per quanto riguarda Mutti, finalmente l’ho potuto osservare bene. La prima sensazione è di un ragazzo dotato di talento e di notevoli mezzi tecnici. In particolare, il rovescio è un colpo che porta con tanta naturalezza e con bellissimo movimento del braccio, oltre che con una grandissima sensibilità di mano e polso. Il suo gioco è spettacolare, senza che perda in concretezza. A un esame più accorto, però, si comincia a notare qualcosa che non va nelle gambe. Non sto dicendo che sia impostato male, ha già una base superiore alla media di quella italiana ed europea, ma ci sono alcuni difetti che, nelle fasi calde della partita, diventano sempre più evidenti. In alcuni casi, nel top di diritto, Mutti comincia a saltare, anziché avere il controllo delle gambe in ogni momento del colpo e tenere sempre un piede per terra, cosa che lo porta a essere in ritardo sulla ribattuta dell’avversario. Questo particolare si è notato di più nella partita persa con De Petra, esperto, che sapeva dove indirizzare la palla in questi casi, facendo andare fuori tempo Mutti. E anche in qualche passettino in avanti, Mutti mostra qualche indecisione e va fuori tempo. Ripeto, non si tratta di errori gravissimi, ma danno l’idea di uno studio non approfondito del movimento delle gambe. Alla lunga, questi difetti potrebbero trasformarsi in pecche pesanti. Infine, dal punto di vista tattico, Mutti appare ancora sprovveduto, pensa solo a buttare la palla dall’altra parte o addirittura a insistere sul lato più forte dell’avversario. Fermo restando il suo grande talento, mi aspettavo da lui più maturità agonistica.

IL SERVIZIO DI MUTTI

Un capitolo a parte voglio dedicarlo al servizio di Mutti, perché ritengo che sia un aspetto molto importante della sua crescita. Bene, tutti i servizi di Mutti, e intendo davvero TUTTI, sono irregolari. Lo sono a tal punto che dovrebbero essere sanzionati con la perdita del punto immediatamente, senza alcun avvertimento preliminare. Mutti ha due servizi che usa nel 99% dei casi, entrambi di diritto. In uno dei due, colpisce la palla al di dietro del corpo; nell’altro, abbassandosi, dietro la testa. La pallina è sempre nascosta completamente all’avversario. Capisco che quando ad arbitrare c’è un giocatore è inutile porsi il problema della chiamata del servizio. Ma non posso credere che quando Mutti viene arbitrato da arbitri federali la passi liscia. Che giocatori non più giovanissimi, esperti e scafati eseguano servizi irregolari non mi interessa (nel senso che è solo una questione regolamentare, ci pensino gli arbitri), ma nel caso di Mutti il problema è più serio e riguarda anche la sua crescita tecnica. Non è possibile che un ragazzo dal talento così grande debba stare a usare mezzucci da falliti per fare il punto. Bisognerebbe spiegargli che c’è qualcosa di molto più importante in ballo, che non la semplice vittoria in una partita. Lui ha altri obbiettivi da raggiungere. A livello internazionale, fra qualche anno (e non più nelle gare giovanili), rischia di trovare arbitri che lo penalizzeranno fortemente se continuerà a eseguire quel tipo di servizio. Adesso fa ancora in tempo a correggersi, prima che quei movimenti diventino così connaturati, pieni di “incrostazioni”, da non poterli più cambiare. E questo compito spetta ai tecnici, di società e della nazionale. Ripeto: TUTTI i suoi servizi sono completamente irregolari. Qualcuno glielo faccia capire e lo corregga.

LA GARA

Bisi e Rech confermano di essere di categoria superiore, ma c’è bisogno che ora compiano il salto di qualità., che è nelle loro possibilità, sia tecniche sia umane. Infatti, al di là delle doti strettamente sportive, danno entrambi, ciascuno con la sua differente personalità, una sensazione di serietà e di impegno che garantiscono su un futuro di alto livello. Il vero problema, a questo punto, è un altro: quanto del loro tempo possono dedicare al tennistavolo. Si trovano in un momento delicato della loro vita, devono decidere “in che misura” dovranno essere professionisti. Perché i loro progressi, d’ora in avanti, dipenderanno sì dalla “qualità” degli allenamenti, ma anche dalla “quantità”. Ma questi sono discorsi più complessi, che riguardano l’intero sistema del tennistavolo italiano. Per il momento, mi limito a dire che Rech, che avevo visto un po’ svagato l’anno scorso, sta diventando più duro. Ha sempre
un’eleganza di movimenti che induce a pensare a un giocatore “disimpegnato”, ma in realtà l’ho visto stringere i denti nei momenti difficili di alcune partite. In finale ha sofferto l’aggressività di Bisi, ma credo che stia migliorando anche da questo punto di vista perché in alcuni contrattacchi ho osservato una decisione, una rapidità che non aveva l’anno scorso. Penso tuttora che, rispetto alla sua apparizione sui tavoli, abbia avuto una frenata nello sviluppo tecnico, ma ho ancora fiducia che possa riprendere la marcia. Bisi, invece, ha bisogno di affinare le sue qualità, in particolare il movimento di diritto.
In generale, non credo ci siano molte indicazioni positive. Devo ripetere che manca una scuola, e questo ormai è un fatto acclarato. Giusto per capirci meglio, ci sono anche giocatori interessanti, che fanno intravedere buone doti, ma limitati nel loro sviluppo tecnico. Uno di questi è Ragni, capace di grandissimi colpi, ma che poi si perde banalmente. E c’è Becucci, un tipo aggressivo, con buone qualità, che però viene ridimensionato non appena è l’avversario ad aprire il gioco. Insomma, ci sono “mezzi” giocatori, e quel “mezzi” non deve essere inteso come dispregiativo, ma solo come constatazione realistica di una situazione tecnica generale. Reputo questi giocatori non di scarso livello, ma solo sfortunati nel non avere a disposizione un sistema che li aiuti a migliorare, perché credo che abbiano buone qualità e, in molti casi, una voglia di vincere meritevole di più fortuna. In generale, le pecche (non sto più parlando di Ragni e Becucci) vengono messe in evidenza dai successi di giocatori come De Petra, 41 anni, dirigente del Brescia, capace di andare avanti nel tabellone fino ai quarti di finale. Chiarisco: De Petra, dal punto di vista sportivo, da quello dell’intelligenza tattica, dell’entusiasmo, merita la stima e l’apprezzamento di tutto il mondo del tennistavolo. Quindi, vorrei che non nascessero equivoci su questo punto. Ma dal punto di vista del livello tecnico generale è negativo che si verifichi un risultato del genere.

DISCIPLINA

Breve appunto prima di passare al caso di Aliberti. Dal punto di vista disciplinare, c’è parecchio su cui recriminare. Le scorrettezze non sono estese, si limitano a non molti, ma nemmeno pochi, casi. Resta però il fatto che ci sono comportamenti e atteggiamenti che hanno in sé qualcosa di molto violento, anche se questi scontri non si trasformano in violenza fisica vera e propria. Ma il clima che si respira è pesante in diversi casi. Si passa dai comportamenti antisportivi, come esultare per un punto fortunato, alle offese, alle minacce vere e proprie. Non è il caso di fare una graduatoria di cose più o meno gravi, il vero problema è che si arriva a questo punto perché si è tollerato troppo per troppi anni, con una gestione allegra da parte di tutti: arbitri, federazione, società. Poi, è inutile prendersela con il “solito pazzo”, individuato in Aliberti, e credere di essersi ripuliti la coscienza.

ALIBERTI

E concludo proprio con Guido Aliberti e la sua espulsione. Divido l’argomento in due parti per evitare equivoci: la sua espulsione, con conseguente reazione; le due ammonizioni. E’ importante fare questa distinzione, perché sono due argomenti del tutto differenti. Comincio così con l’espulsione e la reazione. Aliberti, dopo aver ricevuto la seconda ammonizione nel quinto set della partita contro Manna, sul 5-7, diventato così 5-8, ha buttato l’asciugamano contro l’arbitro. E’ stato perciò espulso. Ha cominciato a protestare, e a gridare contro l’arbitro e a scalciare le transenne del suo tavolo e di quello accanto, tavolo quest’ultimo che è stato necessario sostituire perché, pare, sia stato danneggiato dallo stesso Aliberti. Quindi, è del tutto evidente che: l’espulsione è giusta, che il suo comportamento è tale da meritare la squalifica che gli organi giudicanti dovranno stabilire. Ripeto: espulsione giusta, come sarà giusta la squalifica che arriverà. E chiarisco che parlo di squalifica, quindi di una punizione “giusta” nella forma e nella sostanza, non di “vendetta”.

GLI ARBITRI

Stabilito tutto questo, passo a parlare delle due ammonizioni. E qui, con altrettanta chiarezza, bisogna dire che l’arbitro (ma non solo quello al tavolo di Aliberti, intendo TUTTI gli arbitri) ha sbagliato totalmente. Intanto, preciso che la partita Aliberti-Manna non era l’unica ad avere l’arbitro, come è stato detto. Ce n’era un’altra, ho visto benissimo l’arbitro, anche se non ho fatto caso ai giocatori. Ma questo non cambia la sostanza del discorso: se ci sono 8 partite, non si possono mettere solo 2 arbitri in quelle che si “annunciano” come difficili, perché così già si mostra un atteggiamento prevenuto e si innervosisce un giocatore che ha diritto a essere giudicato come tutti gli altri, precedenti o no che abbia nella sua carriera. E questo è già un errore, perché è anche vero che le altre 6 partite erano seguite “dall’esterno” dagli arbitri, ma è chiaro che cambia completamente il clima. Non si può creare
pressione psicologica su un solo giocatore o su due, in base a una “fedina penale” che non può esistere nel mondo dello sport. Un giocatore può anche avere avuto squalifiche per mesi o per anni, ma nel momento in cui va in campo ha diritto a essere giudicato come tutti gli altri, senza alcuna differenza. Così non è stato con Aliberti. Questa, chiarisco ancora, non è un’attenuante per la squalifica, è solo la constatazione di un errore della direzione di gare, di un atteggiamento persecutorio nei confronti di un giocatore.
Ma andiamo ancora di più alla sostanza del discorso. Il primo cartellino giallo Aliberti se lo è beccato perché, dopo un punto vinto, si è girato verso la sua panchina, dove c’era Alberto Vermiglio, è ha lanciato un urlo di entusiasmo. Bene, andiamo a prendere tutti i regolamenti che vogliamo, questo comportamento NON PUO’ essere punito con una ammonizione. Non stiamo parlando di interpretazioni, di opinioni. Ho letto altrove sproloqui senza senso sulle urla: secondo me si può, secondo me si trasforma il palazzetto in un bordello, secondo me si dà fastidio agli altri giocatori, e se tutti si mettono a gridare?, e se grida uno solo? Beh, sarò molto crudo: sono tutte STRONZATE. Il “secondo me” in questi casi non ha alcun valore. E’ legittimo avere un’opinione, pensare che si possa o no gridare, ma il tutto rimane a livello di conversazione. Se parliamo di regolamenti tutto questo è una STRONZATA. Le opinioni sono una cosa, i regolamenti sono un’altra cosa. Al massimo, si può esprimere il desiderio che il regolamento CAMBI, ma non si può dire: siccome, secondo me, i giocatori che gridano danno fastidio, è giusto che l’arbitro abbia ammonito Aliberti. Chi non conosce il regolamento abbia il buon gusto di tacere. Il regolamento internazionale prevede l’ammonizione solo per chi, con urla o gesti, abbia un atteggiamento intimidatorio e offensivo per l’avversario, per l’arbitro o per gli spettatori, o, che si metta a gridare o no, usi un linguaggio volgare e offensivo. In più, si prevedono anche altri casi, come scalciare o rompere la pallina, transenne e così via. L’urlo di Aliberti NON POTEVA essere punito. Aliberti si è addirittura girato verso il suo allenatore, non si può nemmeno dire che abbia gridato in faccia all’avversario (e avrebbe potuto pure farlo, se non lo avesse accompagnato con gesti provocatori, come il pugno). Aggiungo che certi atteggiamenti molto gravi possono essere puniti direttamente con la perdita del punto, come avvenne durante i Mondiali individuali di Zagabria nel 2007, nel doppio femminile. Un arbitro cipriota (lo stesso che aveva massacrato l’Italia maschile nel Mondiali a squadre del 2004 in Qatar, nella gara con l’Austria) diede un punto di penalizzazione alla cinese Guo Yan che, dopo aver vinto uno scambio, gridò e mostrò il pugno alle avversarie.
Quindi, GRIDARE SI PUO’, checché ne pensino gli arbitri italiani. Purtroppo, dobbiamo assistere a decisioni assurde e allucinanti come quella del primo cartellino giallo ad Aliberti. L’arbitro HA SBAGLIATO, non c’è discussione su questo punto. E il secondo cartellino giallo, con conseguente punto perso, è arrivato dopo che, al termine di uno scambio incredibile vinto da Manna, Aliberti, sconfortato, ha lasciato cadere la racchetta a terra, con il plateale atteggiamento di uno che dice: ma che posso fare di più? Io la partita l’ho seguita bene e ho visto tutto, questo è esattamente ciò che è successo. Anche questa decisione dell’arbitro, sia pure in maniera meno clamorosa della prima (perché potrebbe avere equivocato sull’intenzione di Aliberti), è sbagliata. Ma c’è qualcosa di peggio. Sul tavolo vicino a quello di Aliberti-Manna, giocava e gridava Luini. Gridava molto più forte di Aliberti, ma davvero molto più forte. Gli arbitri (esterni, perché su quel tavolo c’era un giocatore ad arbitrare) non lo hanno mai richiamato. Dopo l’espulsione di Aliberti, guarda un po’ che coincidenza, ecco che arriva un cartellino giallo per Luini. Che continua però a gridare nei punti successivi, senza che gli venga dato il punto di penalizzazione. In quel momento, Vermiglio, infuriato, va dagli arbitri e chiede loro perché non puniscano Luini. E gli arbitri non sanno cosa fare. E questa è la dimostrazione che non si sta applicando il regolamento, ma solo una specie di giustizialismo verso chi è considerato “pazzo” e quindi “indifendibile”. E io ribadisco: Aliberti è indifendibile quando scaglia l’asciugamano verso l’arbitro e scalcia le transenne, è nel giusto quando grida e lascia cadere la racchetta a terra, e in questo caso a essere indifendibile è l’arbitro.
In conclusione, ricordo ancora una volta che l’espulsione di Aliberti è giusta, ma che gli arbitri hanno sbagliato e dimostrato una interpretazione dei regolamenti che non ha alcuna ragione di essere. Possono pure squalificare Aliberti, perché se lo merita, senza che questo assuma il significato di una vendetta, come dicevo prima, ma vanno puniti o cacciati anche gli arbitri che sbagliano e si inventano regole che non esistono.

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I Campioni d’Italia 2009

13 Giugno 2009 da Ping Pong Italia · 9 Commenti 

Ecco i Campioni Nazionali che hanno conquistato a Canversano (BA) il titolo di Campione d’Italia per la stagione 2008-2009. Complimenti a tutti i neo campioni.

(fonte FITeT)

I categoria


II categoria

III categoria

IV categoria

Oltre i 40

Oltre i 50

Oltre i 60

Oltre i 65

Oltre i 70

Oltre i 75

Oltre gli 80

WR di Giugno

11 Giugno 2009 da Ping Pong Italia · 1 Commento 

Da alcuni giorni sono state rese pubbliche le classifiche mondiali, ecco nel dettaglio come si sono comportati gli italiani. Aprendo l’articolo troverete anche quelle di San Marino e dell’India.

San Marino

India

Varie ed eventuali

8 Giugno 2009 da Ping Pong Italia · 48 Commenti 


del Drago Rosso
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Gazzetta dello Sport del 3/6/9

4 Giugno 2009 da Ping Pong Italia · 9 Commenti 


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Everping Castiglione di Ravenna

2 Giugno 2009 da Ping Pong Italia · 4 Commenti 

È stato un weekend ricco di avvenimenti emozionanti.
Per quello che mi riguarda ho provato una grande felicità e soddisfazione per la promozione in A2 dell’Everping Castiglione di Ravenna, promozione alla quale ho partecipato direttamente giocando la gara di ritorno a Cagliari contro il Cus dopo che lo stesso era uscito vittorioso, l’altra domenica scorsa per 5 a 4, in casa dei romagnoli. Il risultato di sabato non lascia equivoci, 5 a 2 per noi, un risultato che indica come il Castiglione abbia dominato, io invece dico che è stata sì, una vittoria meritata, ma carica di equilibrio. Abbiamo giocato contro avversari validi e corretti come Oyebode, Melis e Carta che avrebbero meritato anche loro la promozione in A2.
Parlavo di felicità perché le vicende che si sono succedute nel corso di questi 5 mesi hanno fortificato la squadra rendendola più matura, determinata con una voglia sempre più crescente di ottenere la promozione. Prima di tutto la mia partenza per l’India, non vi nascondo che per i miei compagni è stata una doccia fredda, lo sconforto è stato evidente da parte di tutti ma poi, come spesso succede, sono venuti fuori i sentimenti che stanno alla base di tutto, rispetto e vera amicizia. In questi casi le persone danno il meglio di sé stessi, e così è successo. Successivamente c’è stato l’inserimento di Frizzo Tatulli e quasi subito lo stop, ancora una volta morale alle stelle, a seguire ancora amarezza. Poi ci sono state le brillanti prestazioni di Toma Mitranescu e ancora, il pesantissimo punto di Giandomenico Pollino ai danni di Carta nella gara 1 disputata a Castiglione domenica 24 maggio. Infine la fortunosa combinazione di trovarmi in Italia proprio nei giorni dei Playoff. Insomma, è proprio vero, per ottenere risultati ci vogliono 2 condizioni: situazioni favorevoli e situazioni a favore.
Raramente ho scritto qualcosa del Castiglione ma questa volta, anche nella ricorrenza del venticinquennale della fondazione della società, voglio farlo, ringraziando pubblicamente il Presidente e i miei compagni di squadra per questa meravigliosa stagione a partire da Carlo Castelvetro per la sua passione smisurata e per il suo indomabile impegno verso il pingpong. Roberto Gianeri per l’instancabile sostegno che trasmette da ogni parte del globo, con lui ci sentiamo tutti più sicuri delle nostre possibilità. Valerio Sarti per il suo modo di giocare così rispettoso e tranquillo, Giandomenico Pollino perché sappia sempre sorprenderci. Frizzo Tatulli perché da subito si è sentito parte integrante del team dandoci molta determinazione, infine, naturalmente Toma Mitranescu perché senza di lui non saremmo mai potuti andare molto lontani, tanto meno a Cagliari, tanto meno in A2.
Nella prossima stagione l’Everping Castiglione di Ravenna militerà in A2, un banco di prova per capire cosa potrà fare da “grande”, ovviamente io sarò dalla loro parte e farò di tutto affinché la societàpossa essere ancora e sempre più protagonista del pingpong.

Il giorno dopo della bellissima serata di Cagliari, abbiamo giocato a Conversano, una località pugliese a 30 km SE di Bari, il terzo concentramento dei veterani a squadre di A1, anche in questo caso una bella affermazione, una coppa per la terza posizione conquistata. Il titolo è andato meritatamente al Vita Sant’Elpidio a Mare con Manoni Luigi, Macerata Enrico, Paolo Caserta e Alessio SIlveri. Hanno dispuatato i 3 concentramenti in modo ineccepibile, in particolar modo quello di Verona dove hanno Manoni e Caserta hanno compiuto l’impresa di battere i secondi classificati, ossia il Libertas Challant che ha sempre schierato Roberto Giontella e Renato Casini.

Ci sono stati altri avvenimenti di cui non ho potuto riportare in modo tempestivo la cronaca, mi scuso con tutti. Si tratta della vittoria da parte della San Donatese ai danni dello Sterilgarda Castel Goffredo in A1 femminile e in campo maschile quella dello Sterilgarda Castel Goffredo su il Paiuscato Este.
Rocambolesco il doppio pareggio tra le due compagini lombarde. Personalmente vincere con un pareggio non mi sembra la formula ideale per decretare un campione d’Italia. Pensate, alla fine dei 2 incontri il punteggio è stato San Donatese 6 partite vinte Castel Goffredo 6 partite vinte, San Donatese 25 set vinti Castel Goffredo 24 set vinti, San Donatese 462 punti vinti Castel Goffredo 471 punti vinti. Quindi la San Donatese pareggiando ha vinto il suo primo scudetto dell’era Errigo ribaltando, in gara 2, un parziale di 0 a 3, rifilando alla squadra castellana 3 brutte batoste di cui l’ultima, decisiva, da parte di Negrisoli ai danni di Mofardini Tan Wenling.
Con questo 13mo scudetto, Laura Negrisoli è l’atleta che può insidiare il record di maggior numero di scudetti tricolori in tutti gli sport che attualmente è di Giusi Malato (14) pallanuotista per l’Orizzonte Catania. Complimenti a lei, a Maurizio Errigo, alle sue ragazze e alla società.

Nel maschile nulla da fare per il Paiuscato Este che si è arreso per ben due volte al Castel Goffredo. Complimenti a Yango, Bobo e Co. per lo scudetto. Certamente, nel maschile ha pesato la vicenda dei Circoli, che prima hanno rinunciato alla serie A1 con il Roma. L’andata tra l’Este ed il Milano era stata vinta dai veneti per 4 a 2 ma una banale irregolarità del Milano nello schierare il terzo straniero ha decretato il 4 a 0 a tavolino sempre per i veneti. Ovviamente il ritorno diventava ininfluente in quanto all’Este sarebbe bastato anche un solo punto per acceder alla finale. Non so se il Castel Goffredo sia la squadra più forte e meritarsi lo scudetto, di sicuro però, questo campionato non sarà ricordato come lo sono stati gli altri, anni addietro.

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