I Campionati Asiatici di Wu XI

26 Maggio 2017 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

Con indicibile ritardo vi “aggiorno” sui 23mi Campionati Asiatici svoltisi a Wu Xi (CHN dal 9 al 16 Aprile).
Esordisco che è stato un bel successo di pingpong e di pubblico.

I vincitori

A squadre Cina e Cina
SIngolo Maschile Fan Zhendong CHN
SIngolo Femminile Hirano Miu JPN
Doppio Maschile Fan Zhengdon/Lin Gaoyuan CHN
Doppio Femminile Zhu Yiling/Chen Meng CHN
Doppio Misto Zhou Yu/Chen Xingtong CHN

Una delle rarissime edizioni dove la Cina non ha fatto l’enplein, infatti clamorosamente (ma non tanto) il singolo femminile è andato alla giapponese Hirano Myu che proprio due giorni prima ha festeggiato il suo 17mo compleanno, Hirano ha messo in fila nei ottavi 3-0 Cheng I-Ching n.6, nei quarti 3-2 Ding Ning n.1 in semifinale 3-0 Zhu Yiling n.2 e in finale 3-0 Chen Meng n.5, non c’è che dire, un bel filotto. Quindi successo meritato per Hirano che rivelazione non è infatti nei mesi scorsi si era già fatta notare, qui a Wu Xi ha iniziato questo torneo da n.11 e ha impressionato per velocità e precisione, una macchina unstoppable.
Ding Ning come tutte le altre sue colleghe cinesi ha giocato male, con la nostra Madhurika Patkar, ha rischiato di perdere il primo set, era sotto 10-9, non riusciva a fare il suo gioco e così si è messa fare il ributtino, un po’ come quando giochiamo con i principianti, non si rischia e si aspetta l’errore dell’avversario, infatti anche contro altre giocatrici nei turni successivi si limitava a controllare e rinviare la palla dall’altra parte, poche idee e confuse.
Fan Zhendong si è dimostrato solido, continuo con poche sbavature. Ha vinto ma si sentiva nell’aria. Ma Long raramente è entrato nel suo ritmo e ha perso 1-3 dal coreano Jeong Sangeun che al primo turno ha rischiato di perdere con Gerassimenko e dopo due turni ha battuto appunto la star delle star.
Quasi tutti i cinesi mi sono sembrati legnosi, sono nel mezzo della preparazione ai mondiali e commenti “rubati” a Liu Guoliang, Qin Zhijian e Xiao Zhan confermano che sono ancora nella fase di volume, ossia un bel po’ di pesi e gioco di regolarità. Si è soliti vedere i cinesi fare cesti su cesti anche poco prima dell’inizio della partita, ma stavolta, niente, anzi avevano un clima o troppo teso o troppo rilassato. È vero che tutti hanno fatto fatica ad aggiustare il tiro per via delle palline Nittaku che con quella patina di superficie ruvida a contatto con il tavolo DHS nero dava l’impressione letteralmente di fermarsi sul rimbalzo, non scherzo affermando ciò, l’effetto di top o di taglio svaniva quasi subito ma non perché la palla è di plastica o ABS come si dice, ma perché l’attrito nella superficie del tavolo era incredibile. Addirittura sui servizi con effetto laterale, sul rimbalzo, la palla faceva delle curve a 90°, mai vista una cosa del genere, e purtroppo sarà così anche a Düssledorf.
Non ci si lamenta più della pallina, anch’io l’ho sempre considerato un falso problema, infatti chi gioca su tavoli Butterfly e con palline Butterfly ha l’esatto opposto, una palla che gira tantissimo e un rimbalzo sul tavolo veloce in avanti e soprattutto la palla non cambia traiettoria a destra o sinistra per via degli effetti laterali, ti viene sempre incontro.

3 su 5

Caratteristica di questi campionati, tutte le gare sia a squadre sia individuali si sono svolte al meglio di 3 su 5. Non nascondo che ci sono stati parecchi mugugni a proposito, ma questa è la tendenza dei cinesi, addirittura al recente top 12 cinese valevole per le selezioni ai mondiali di Dusseldorf tutti gli 11 incontri del Round Robin sono stati giocati al meglio dei 3 set. I cinesi stanno puntando su rafforzamento mentale dei loro atleti riducendo il gap con gli avversari e mettendo più pressione a loro stessi, secondo me qualcosa sotto si muove, qualcosa mi dice che il futuro non è poi così roseo per la Cina.

Gli allenatori cinesi

Rivoluzione nell’ambito degli allenatori, Liu Guoliang è naturalmente il boss, capo supremo che rendiconta solo a Cai Zhnehua. L’head coach maschile è Qin Zhijian, mancino, vecchia nostra conoscenza, ricordo che quando facevamo i raduni a Fiuggi con dei cinesi lui era quell oche perdeva più sovente con noi mortali, specialmente con Nannoni. Poi Wang Hao (ma non era a Wu Xi), Ma LIn, Liu Heng e Ma Jungfeng. Per le donne, non proprio un bel debutto, head coach Kong Linghui (sempre più grasso e sempre più incollato al cell a inviare messaggi con WeChat, il social dei messaggi preferito dai cinesi, e gli assistenti Xiao Zhan, Li Sun, Chen Bin, Zhang Qin e Huang Haicheng.
Ho scambiato parecchie chiacchiere con Xiao Zhan e vi dico che non l’ha presa bene per niente, gli ho chiesto, allora…e lui mi dice sono un professionista faccio quello che mi chiedono di fare.

Il gioco asiatico

Guardando e giocando in Asia si capisce quale gap tecnico ci sia tra appunto Asia e Europa, vi dico solo una semplice differenza:
se un asiatico inizia l’attacco e non va a buon fine, nel senso che non vince il punto e deve continuare lo scambio, allora continua la sua idea di attacco rimanendo coerente con il gioco.
Se un europeo inizia l’attacco e non va a buon fine, nel senso che non vince il punto e deve continuare lo scambio, allora si rifugia nella difesa, sovente, alta e spera di portare all’esasperazione l’avversario con infiniti scambi e/o magari tentare il controtop da lontanissimo.
Ora i motivi possono essere diversi, fitness, carico di lavoro, mentalità quello che gli inglesi direbbero “mindset”. Il dato è che in questo momento l’idea di essere coerenti e usare la velocità e la potenza del colpo per gli asiatici rimane l’arma vincente.

Zhang Jike

La sua popolarità è imbarazzante perfino per i suoi compagni di squadra, i fans, anzi le fans quasi tutte ragazzine teenagers, a migliaia se ne contano, vedono solo ZJK, gli altri zero, poi se JZK non è in campo allora qualche timido Ma Long…Jia Yo e Jia Yo…Ma Long si sente tra gli spalti. Una ragazza, super tifosa di ZJK ha comprato un’intera area del palazzetto per spiegare un enorme striscione che sarà stato 12m x 12m con la faccia di ZJK e spendendo la modica cifra di $ 50000
Ho visto ZJK uscire di sera dall’hotel, era quasi irriconoscibile, si deve mascherare altrimenti c’è l’assalto, molte fans stanziavano ore ed ore in albergo sperando di ottenere un selfie o un autografo, attesa puramente inutile.

Gli indiani

I miei giovanotti si sono comportati bene, per la prima volta nella storia l’India ha battuto la Corea del Nord, e poi non ho nemmeno schierato Kamal Achanta. Lo stesso ha perso nei sedici, il suo miglior risultato di sempre ai Campionati Asiatici, ma la cosa più sensazionale è stata la sconfitta per 3 a 2 contro il Giappone, un match che sarebbe potuto finire 4 a 0 per noi, Ghosh e Achanta hanno battuto Oshima n.24, poi Achanta 2-1 e 8-4 su Niwa n.13, sempre sul 2-1 l’indiano ha avuto anche 3 match balls. Harmeet stessa sorte, 2-1 contro Matsudaira n.19 e ancora 8-4 e ancora 3 match points. Insomma una gara più nostra che loro.
Abbiamo terminato la gara finendo ottavi con la consolazione di aver vinto la 1ma categoria.
Nel frattempo la classifica degli indiani sale, ora abbiamo 3 uomini nei primi 100 e un donna Manika Batra n.103 ma era riuscita ad essere anche n.93 il mese scorso.
La piccola 33enne Mouma Das, ha sfiorato la vittoria contro Cheng I-Ching n.6 era 2-1 e 10-10
Segnali quindi tutti incoraggianti per la lunga preparazione che ci porterà ad Aprile 2018 ai Giochi del Commonwealth e a settembre ai Giochi Asiatici. Poi forse a casa???? Boh.

“Nuove” palline D40+ della DHS

“Clamoroso al Sant’Elia” direbbe un commentatore radiofonico del calcio minuto per minuto, le nuove palline D40+ della DHS altro non sono che palline prodotte già da 4 anni, le avevano in magazzino, incredibile.
Queste palline sono davvero ottime, si rompono solo se le calpesti, assomigliano alle Nittaku e costano addirittura la metà di quelle precedenti.
Dopo tutte le polemiche suscitate nei mesi scorsi dai giocatori e media, anche il NYT se ne occupò durante Rio 2016 con un articolo addirittura in prima pagina, la DHS è corsa ai ripari, rispolverando un prodotto davvero notevole. Vi segnalo che le palline che chiamano seam o seamless ossia con o senza giuntura/cucitura sono a tutti gli effetti palline con giuntura/cucitura, poiché prodotte con due metà. La materia prima usata dalla DHS proveniva dagli Stati Uniti, una materia prima costosa e irregolare, la materia prima delle D40+ invece proviene dalla Cina, economica, resistente e molto regolare.
Durante la preparazione a Shanghai al CTTC (China Table Tennis College) abbiamo giocato con queste palline, a detta dei cinesi sono quelle che si avvicinano maggiormente alle Nittaku, è vero, lo confermo, sono tonde, resistenti, leggermente opache e ruvide con un costo di appena $ 0,40 per pallina, i nostri ragazzi ne hanno fatto incetta comprandone a migliaia.

Infortuni

Avete mai visto un arbitro infortunarsi durante un gara di pingpong? Si, io l’ho visto.
È successo durante il match IND-JPN sull’1-0 per noi, nell’incontro Achanta-Niwa, sul 1-1 con punteggio leggermente in favore dell’indiano, difesa improbabile di Niwa, tenta un rovescione da lontanissimo, forse impatta la tasca sinistra del pantaloncino e la racchetta schizza impazzita andando a colpire l’arbitro nella regione temporale sinistra del capo.
Sembrava poca cosa, ma poi la signora cinese ha iniziato a sanguinare copiosamente, è stata subito medicata dal nostro fisioterapista e poi portata in ospedale dove le hanno dato 5 punti di sutura e fortunatamente la TAC non ha rilevato nulla di serio.

Palline e tecnica.

9 Novembre 2016 da Ping Pong Italia · 6 Commenti 

Forse ho taciuto per troppo tempo ed è ora di fare ordine sul discorso sull’adozione delle palline di plastica e le conseguenze sul gioco. A dire il vero avevo già parlato della pallina di plastica durante la chiacchierata con il Drago Rosso, avevo sottolineato come questa soprattutto penalizzi o induca un atteggiamento frustrante dell’allenamento. Oggi vorrei dare ulteriori elementi per far capire lo stato delle cose e chiarire ulteriormente se mai ce ne fosse ancora bisogno. Lo so che si è detto e si è scritto tanto ma come per le puntinate o le gomme “strane”, l’argomento è sempre attuale.

Premetto che nel pingpong per comodità o scarsa conoscenza, si tende a dare più enfasi all’abilità del giocatore nel colpire la palla, la chiameremo “abilità condizionale”, piuttosto che all’attenzione tecnica su come colpire la palla “abilità reale”, sembrano concetti simili ma non lo sono, ciò rimane uno dei grandi dilemmi del pingpong, infatti vediamo tanti giocatori cosiddetti “limitati” che in qualche modo riescono a fare risultati eccezionali e credetemi sia a livello nazionale sia a livello internazionali ce ne sono un bel po’.
Partiamo quindi dallo strumento, la pallina. C’è tanta confusione e disorientamento in mezzo ai pongisti che spesso si trovano a dover giocare con palline troppo diverse tra loro, (per me fondamentalmente è questo il vero e unico problema) la cosa che hanno in comune è il fatto di essere di plastica, pertanto ci sono le Nittaku (nessuno si lamenta di loro a parte che costano uno sproposito e a fatica si trovano sul mercato), DHS (odiatissime), Butterfly (strane), Joola (neutre) fino a quelle meno conosciute come la ChenVul Maruara, o Kinson, Nexy, Peace, Yinhe. Palio, Tribax (di queste non ho commenti da fare), ma ce ne sono altre anche di più astruse. Nello specifico si contano ben 53 tipi di palline a 3* approvate dall’ITTF e sono suddivise per 37 differenti produttori.
Questi ultimi dal canto loro non hanno dirette responsabilità, loro seguono la logica del business, del mercato, per loro la palla deve produrre un ritorno economico, non è compito loro salvaguardare la tecnica o lo spettacolo, questo modo di interpretare il pingpong ovviamente non coincide con l’aspetto tecnico dei giocatori e le difficoltà che ne derivano.
La responsabilità più grande sarebbe quindi da attribuirsi all’ITTF, ma non perché abbia dato le licenze in modo troppo leggero, superficiale ma perché non sarebbe stata in grado di dare indicazioni precise sulle specifiche tecniche di produzione a cui le aziende avrebbero dovuto fare riferimento, oh naturalmente ci avranno provato, ma a giudicare dalle risultanze della qualità delle palline potrebbe dare l’impressione che le indicazioni suggerite fossero del tipo: di plastica, possibilmente anzi ovviamente sferica, lasciando l’opzione di produrre la palla con giuntura o senza giuntura (seamless o with seam), mi immagino vaghi riferimenti sul punto di rottura della palla, hanno certamente indicato un rimbalzo di riferimento minimo o medio (se volete) rispetto alla caduta della palla; pertanto, con le specifiche tecniche troppo flessibili e poco accurate, si è andati incontro ad una vera e propria giungla della qualità della palla. Palline che sembrano leggerissime, ma non lo sono; quelle con la giuntura producono un colpo diverso a seconda di dove viene colpita la palla e di conseguenza anche il rimbalzo ne subisce l’influenza, alcune suonano come palline da sagra del paese, altre sono assolutamente normali, insomma un bel caos. Un’altra delle conseguenza è l’usura precoce della gomma e del telaio, ovvio, si tende a picchiare la palla, si sottopone a forti stress l’impugnatura e a esasperare il topspin e quindi la gomma si consuma molto più velocemente rispetto a quando si utilizzava le palline di celluloide. Calcolo diabolico dei produttori in combutta con l’ITTF? non lo so ma in ogni caso cerchiamo di vedere le cose dal punto di vista del gioco del pingpong e non dal punto di vista della dietrologia del pingpong.
Certo, io sono dalla parte dei giocatori quando lamentano la scarsa qualità ma allo stesso tempo bisogna anche fare riferimento a quelle abilità di cui parlavo precedentemente che, fra le altre cose, andrebbero distinte in abilità maschili e abilità femminili.
Ho avuto modo di parlare con tanti campioni e colleghi, sembra che in coro dicano la stessa cosa, almeno quando sono di fronte a un microfono, anche il New York Times durante le Olimpiadi si è occupato del caso e proprio durante Rio 2016 onestamente a parte la pallina ne ho sentite di tutti i colori, aria condizionata troppo potente o completamente assente, umidità, tavoli diversi fra loro, luce, transenne, spettatori si, spettatori no, chi per un modo e chi per un altro si sono manifestate delle lamentele, a parte i cinesi naturalmente, ovvio loro vincono a prescindere.
A me i campioni e allenatori hanno detto cose diverse, si certo c’è un generale malcontento di cui ho espresso le ragioni poco sopra, poca adattabilità degli atleti che ovviamente preferiscono avere condizioni di gioco con uno standard sempre uguale. Ma dal punto di vista prettamente tecnico non sembra che il loro gioco ne stia subendo o abbia subito delle trasformazioni, magari come dicevo questioni di adattamento, aggiustamento ma non profonde trasformazioni tanto da dire che il gioco è più lento, che non si riesce a dare potenza, che la palla gira meno e, in definitiva, che il gioco è cambiato. A parziale conferma e lo avete visto tutti, c’è la prestazione di Samsonov che a 40 anni riesce a sfiorare la medaglia di bronzo proprio come fece Waldner nel 2004. I tempi passano, i materiali cambiano ma se c’è la tecnica di fondo, quella paga sempre.
Sembra che gli atleti si trovano in particolare disagio quando si trovano nella “impossibilità” di chiudere il punto di potenza quando l’avversario difende con i “lob” oppure facendo “fishing”, questo è vero, verissimo ma era vero anche negli anni della pallina di celluloide per giunta a 38mm, vi ricordate le grandi partite di Secretin o Gergely o Appelgren? Epiche. L’unica differenza è la mancanza del contro attacco di potenza; per contro attaccare si continua a usare il topspin, ma è sotto gli occhi di tutti, uno difende, difende, contrattacca di top e l’altro rimane sorpreso, ma non perché non riesce a sovrapporre un attacco, ma perché rimane sorpreso dal semplice cambio di ritmo. Se questo fosse vero, cioè se il fatto di fare lobbing o fishing fosse vincente come mai i cinesi non adottano questo “gioco vincente”? E aggiungo facendo una divagazione, come diceva una volta il “Dottor Divago” parlando delle famigerate gomme cinesi, le Hurricane, come mai se sono così efficaci e funzionali non vengono adottate anche da altri atleti? Mi pare evidente che ci sia una questione tecnica di fondo a cui dobbiamo fare riferimento.

Da qui si passa alle abilità riferite agli i uomini e alle donne: tra gli uni continua un proliferarsi di attaccanti puri, non si vedono molti giocatori di block o di difesa, d’altra parte gli allenatori hanno paura di impostare i propri ragazzini di block o di difesa, un po’ come nel calcio, solo se si ha la vocazione di giocare in porta allora si diventa portieri. Tuttavia per me il block rimane il miglior gioco da fare in preparazione del contro attacco. A Rio nella gara di singolare maschile su 70 atleti c’erano solo 3 difensori e credo nessuno dei 67 adotta i puntini da scambio, se avete osservato le gare dal punto di vista tattico avreste notato come ancora la terza palla o la quinta palla di potenza fanno la differenza, ad alto livello è questo il gioco che si produce, perché in quesi pochi attimi si riesce ad avere il massimo dell’esplosività, della pura potenza unita alla abilità di controllarla con lo spin. Se non si chiude il punto velocemente allora in qualche caso sporadico si raggiunge il gioco di controtop e occasionalmente il lob e il fishing; per contro, a basso livello si tende a difendere di più poiché l’abilità di chiudere il punto con la terza o la quinta palla è fortemente condizionata da due fattori, la poca regolarità del colpo (si sbaglia spesso e sovente) e avere un servizio non efficace abbastanza da rendere possibile la terza palla.
Le abilità delle donne sono opposte, loro sono speciali, hanno delle doti che noi maschi ci sogniamo di avere. Con l’esperienza americana dove per sei anni ho potuto crescere una giocatrice come Lily Zhang ho imparato quanto talento hanno nel gestire la velocità del gioco, i riflessi, la posizione del corpo rispetto alle traiettoria della palla, velocità di piazzamento, sono incredibili, per loro sembra tutto così facile. Questa abilità non procede di pari passo con l’abilità di essere esplosive, di giocare di potenza. La conseguenza è il proliferarsi di giocatrici di difesa, puntini corti sul rovescio o sul dritto, sporadiche combinazioni di gomme come antitop o puntini lunghi senza gommapiuma, la Corea del Nord, fuori da qualunque circuito, si è presentata con due difese una delle quali ha vinto il bronzo, non sarà un caso.
Il sogno sarebbe quello di sfruttare la tremenda velocità di reazione che hanno le femmine con la potenza del colpo che hanno i maschi e viceversa, purtroppo per la mia esperienza non ho trovato ancora un esemplare che sintetizzi le due cose.
Vedete come da un’analisi un po’ più approfondita delle cose si passa ad una sorta di superamento del problema pallina, ma il nostro è uno sport “carogna” dove il dubbio, la scusa, lo scaricare le proprie responsabilità sulla gomma, la luce, il pavimento, la pallina appunto, trovano terreno fertile in quel marasma di emozioni che il giocatore prova quando è in campo.

Il mio consiglio ai giocatori…lavorate di più sul servizio, troppo spesso si serve in modo casuale e soprattutto troppo lungo. Nel caso di risposta al servizio opterei per una palla tesa lunga in modo da preparare il block.
Agli allenatori dico, aprite la mente non siate convenzionali, i ragazzi ogni giorno ci rivelano tante di quelle abilità che nostro malgrado ignoriamo, ma se fossimo più attenti e umili ne potremmo invece trarre grossi benefici.

Presto aprirò un canale di consulenza online, rimanete collegati.

Grazie e buon pingpong.

Il Programma dell’Alternativa Sostenibile 2013-2016

8 Settembre 2012 da Ping Pong Italia · 37 Commenti 

Finalmente ci siamo, ecco a voi il Programma dell’Alternativa Sostenibile di cui tanto si è parlato. Forse ve lo potevate aspettare ma ora c’è l’ufficialità, Massimo Costantini farà parte del progetto come Responsabile Tecnico n.1. Ovviamente questa proposta mi ha fatto e mi fa piacere, ho contribuito a dare una consulenza tecnica e la possibilità di realizzare il progetto tecnico mi stimola, mi appassiona e mi rende motivato, il tutto con un’unica finalità: portare il Tennistavolo ad un ruolo di prim’ordine sia in Italia sia all’estero.
La squadra che avrà il compito di realizzare il Programma è pronta e verrà resa nota il 14 di Settembre in occasione di un incontro/dibattito previsto per le ore 16 presso la SEDE POLIVALENTE - LEGALE CRAL G.T.T. Gruppo Torinese Trasporti Via Avondo, 26 (ex 20) - 10154 Torino

PROGRAMMA DELL’ALTERNATIVA SOSTENIBILE QUADRIENNIO OLIMPICO 2013-2016

ASSEMBLEA ELETTIVA F.I.Te.T – TERNI 27.10.2012

Cari Amici del Tennistavolo, questo Programma Elettorale, predisposto dal Gruppo denominatosi “Alternativa Sostenibile”, traccia le linee fondamentali di un progetto di svolta della nostra disciplina che ci deve far trovare coscienza dell’attuale situazione del nostro movimento, che necessità di una virata verso altri ideali ed obiettivi da raggiungere. Un Nuovo Tennistavolo che ottenga finalmente una sua dimensione e riconoscimento “Italiano”, abbandonando la strada del risultato a breve e dell’interesse di ognuno solo alle proprie cose per prendere una “Nuova Via”, sulla quale condividere e coinvolgere nuove idee che ottengano e sviluppino le aspettative naturali di una disciplina così adatta a tutte le fasce di età e sociali. Promuovere il “PingPong” e tramutarlo in “Tennistavolo” avviando il cammino verso la costruzione di una cultura e di una tradizione sportiva recuperando il passo di altre nazioni.

EQUITA’ E DEMOCRAZIA NELLA POLITICA E FEDERALE

Al primo punto del Programma dell’Alternativa Sostenibile c’è, nel primo anno di mandato e comunque entro le direttive guida istituzionali, la Riforma della Tabella Voti e del Sistema Elettivo che non può più restare fuori dei tempi e della realtà del nostro movimento. Seguendo i principi informatori del C.O.N.I. dobbiamo cercare di trovare un giusto equilibrio che riconosca meriti alle società che operano con risultati Nazionali e Regionali e che distribuisca equamente le forze nella geografia in tutto il territorio. Il Tennistavolo Italiano deve trovare in ogni parte del Paese le risorse ed i talenti che devono garantire il futuro della nostra disciplina. Attraverso una commissione di studio e modifica del sistema di voto bisognerà verificare e testarne il funzionamento.

Bisognerà creare vere rappresentanze per Tecnici ed Atleti con Commissioni Nazionali previste dalle direttive del C.O.N.I. e che altre Federazioni Sportive hanno saputo sfruttare. Commissioni che propongano adeguate attività nell’interesse delle diverse esigenze delle varie categorie che le compongono.

Servirà un sistema di voto che spinga a confrontarsi e ad una alternanza creando una nuova coscienza che si identifichi col nuovo stile che si intende dare al Tennistavolo Italiano. Non possono più esistere rapporti e proporzioni di accumulo voti elettivi come ora, che non si riscontrano in altre Federazioni Sportive. Poche società che rappresentino una minoranza numerica non possono controllare né gestire i diversi interessi e bisogni dell’intero movimento. Regole che curano solo la vita sportiva di chi gestisce grandi pacchetti voto, di fatto annullano le figure di rappresentanza dei vari settori, le rendono impotenti e cancellano l’interesse a partecipare alla vita sociale e politica federale. Semplicemente una proporzione più ragionevole non distruggerà gli stimoli di chi gioca per stare al vertice né demoralizzerà chi gioca per creare la base ed il serbatoio per mantenere il movimento intero.page1image22752

PROGRAMMA TECNICO DELL’ALTERNATIVA

Occorre prendere le mosse dalla constatazione, purtroppo amara, tuttavia incontrovertibile, che il livello tecnico in Italia è del tutto insoddisfacente soprattutto se confrontato con la realtà di altri Paesi. Se ne trae conferma dai risultati scadenti ottenuti negli ultimi anni delle nostre squadre nazionali.

E’ necessario un cambiamento di rotta e questo potrà avvenire soltanto attraverso l’affermazione di una nuova cultura sportiva che fondi un rinnovamento nell’organizzazione del settore tecnico, rivolta all’intero territorio nazionale, con la creazione di un “Sistema Italia”, che potremmo definire Scuola Italiana di Tennistavolo (S.I.T.T.), che sia in grado di coinvolgere tutte le componenti della nostra federazione, dirigenti, tecnici e atleti, attribuendo un ruolo centrale ai tecnici e alle società.

Il programma del Settore Tecnico per il quadriennio 2013-2016 avrà quindi le seguenti finalità:

  1. Creare la prima Scuola Italiana di Tennistavolo
  2. Creare una struttura e un parco tecnici su tutto il territorio nazionale
  3. Aumentare il numero dei tecnici e degli atleti su tutto il territorio nazionale
  4. Favorire la crescita delle competenze dei tecnici, della qualità di gioco e del livello degli atleti su tutto il territorio nazionale
  5. Ottenere migliori risultati a livello internazionale

La Scuola Italiana di Tennistavolo sorgerà dal lavoro di un collettivo, che potremmo definire “Consulta dei Tecnici”, in cui verranno coinvolti i migliori tecnici nazionali, sia quelli facenti parte della struttura federale, sia quelli che operano nelle società, aperto anche al contributo degli atleti che vorranno portare la loro esperienza e confrontarla con quella dei tecnici. Verranno così riunite e approfondite le conoscenze sulla tecnica, sulla gestualità, sulle tattiche di gioco, sulle componenti fisiche e psicologiche e sui metodi di allenamento. Saranno coinvolti anche tecnici e atleti che hanno rappresentato in passato e di recente il meglio del nostro tennistavolo, onde dare continuità e non disperdere le memorie storiche e il frutto delle loro esperienze. La Consulta dei Tecnici si riunirà almeno due volte all’anno, avrà finalità propositive e dovrà creare uno stile (anche di comportamento) italiano. La S.I.T.T. si dovrà affermare e verrà aggiornata permanentemente attingendo anche da informazioni provenienti dai Paesi più evoluti in ambito pongistico, mettendo a disposizione di tutti gli appassionati nel sito federale, anche in formato mutimediale, una banca dati contenente filmati di gioco, rapporti di seminari tenuti all’estero, articoli di contenuto tecnico anche con traduzione in lingua italiana. In questo lavoro di divulgazione del “sapere pongistico” verranno coinvolti anche gli atleti delle squadre nazionali che si renderanno disponibili a trasmettere le loro esperienze e le conoscenze da loro acquisite, anche mediante l’organizzazione degli stage di allenamento presso strutture societarie sparse sul territorio, purchè dotate di impianti idonei. Per quanto riguarda le squadre nazionali si terrà conto dei risultati ottenuti a livello nazionale: il merito sarà la colonna portante del sistema delle convocazioni.

Per poter raggiungere le suesposte finalità il Settore Tecnico avrà il compito di

  • Realizzare linee guida per stage tecnici e didattica sportiva
  • Organizzare una struttura periferica di tecnici
  • Organizzare impianti periferici
  • Avviare i rapporti tra i tecnici nazionali periferici, i C.R. e tutte le società; ogni società deve sentire di essere parte importante della riuscita tecnica del Programma.

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Struttura e Compiti
Capo Allenatore (Responsabile Tecnico Nazionale - RTN):
E’ la figura principale che dirigerà tutta la struttura con il compito di:

  • Dettare le linee guida della S.I.T.T., occupandosi dello studio e dell’evoluzione del tennistavolo a livello internazionale e delle metodiche della Scuola Italiana di Tennistavolo
  • Pianificare i programmi delle attività di tutte le squadre nazionali e adattarli al budget
  • Proporre su indicazione degli Allenatori delle rispettive squadre nazionali le convocazioni degli atleti secondo criteri di trasparenza e meritocrazia
  • Pianificare e coordinare il programma periferico e riunire almeno 2 volte l’anno gli allenatori Allenatore Nazionale Maschile (Tecnico Internazionale di Alta Specializzazione – TIAS)

Gestisce di concerto con il Capo Allenatore l’alto livello e l’attività Internazionale del gruppo d’eccellenza maschile, programma e sviluppa tutta l’attività di tale gruppo.

Allenatore Nazionale Femminile: (Tecnico Internazionale di Alta Specializzazione – TIAS)

Gestisce di concerto con il Capo Allenatore l’alto livello e l’attività Internazionale del gruppo d’eccellenza femminile, programma e sviluppa tutta l’attività di tale gruppo.

Lo staff tecnico delle Nazionali sarà composto dal Responsabile Tecnico Nazionale, dai Rispettivi Tecnici Internazionali di Alta Specializzazione, dal Preparatore Fisico, dallo Psicologo dello Sport, dal Medico Sportivo, dal Fisioterapista, dal Foto/Video Analista e dal Match Analyst, esperto nella lettura tecnico tattica degli incontri disputati dai nostri atleti.

Tecnico di Coordinamento e Responsabile delle squadre Nazionali Giovanili:

  • Programma le attività di formazione giovanile e formazione tecnici
  • Funge da collegamento tra l’attività periferica e la struttura tecnica nazionale
  • Programma le attività delle Nazionali Giovanili Il tutto a stretto contatto con il Responsabile Tecnico Nazionale. Struttura Tecnica Periferica: L’organizzazione della struttura tecnica periferica parte con l’individuazione di 10 macroaree ove si operi secondo dettami comuni in modo da creare un tessuto allenatori su scala nazionale che parli un linguaggio tecnico comune, finalizzato alla crescita tecnica nazionale. Per la creazione di tale struttura si suddividerà il territorio in 10 Macroaree da definire, che verranno coperte tecnicamente da dieci tecnici (Tecnici di Riferimento Periferico – TRP) di comprovata esperienza che opereranno a fianco delle società e dei C.R.; a rotazione seguiranno le attività estere e nazionali giovanili, affiancati dai tecnici societari che abbiano atleti giovanili convocati in modo da creare e dare l’opportunità in periferia a tecnici societari di valore di partecipare ad esperienze in campo internazionale.

Il Tecnico di Riferimento Periferico si occuperà della formazione giovanile e dei tecnici secondo le linee guida della Scuola Italiana di Tennistavolo, di concerto con le strutture regionali e societarie avvierà le attività di promozione, che comunque resteranno di competenza dei settori tecnici regionali.

Quindi il progetto prevede di costruire una scuola di tecnici utilizzando le risorse umane esistenti, mirando a costruirne di nuove e la responsabilità sarà del settore tecnico nazionale, il tutto partendo dal principio che un tecnico o un atleta devono avere la possibilità di crescere nel loro territorio, in tal modo la loro crescita per caduta contribuisca a far crescere anche la realtà territoriale d’appartenenza.

Quanto sin qui esposto sappiamo essere molto ambizioso, ma allo stesso tempo si può ottenere con un dialogo a tutti i livelli e con continuità territoriale, in modo da dare pari dignità e opportunità a tutto il territorio nazionale, in modo da contrastare il fenomeno della concentrazione geografica che si è dimostrato altamente fallimentare nella precedente gestione. Occorre entrare nelle società e portare al loro interno il seme della conoscenza , del metodo di lavoro, della soluzione ai problemi tecnici che gli atleti evidenziano, occorre dare la base ai tecnici locali e fornire loro gli strumenti per poter insegnare ai giovani e agli adulti, per trasmettere entusiasmo e voglia di fare e di migliorare. La base fondamentale del progetto sono le società e questo mira a mantenere, integrare e far progredire ogni singola società. Insieme si cresce!

Obiettivi di risultato delle Squadre Nazionali

Gli obiettivi per il quadriennio olimpico 2013-2016 devono essere semplici e ragionevolmente raggiungibili. La storia recente ha visto i seguenti risultati:
2004 (Atene): 5 atleti qualificati
2008 (Pechino): 3 atleti qualificati

2012 Londra): 2 atleti qualificati
È evidente che bisogna fare meglio. Ecco un primo obiettivo, portare 3 o 4 atleti a Rio 2016, 6 atleti nel 2020, pensando anche di qualificare le squadre. Vogliamo creare e istituire “il Sogno Olimpico”. Vogliamo che tutte le energie del paese pongistico si riuniscano per uno scopo comune, vogliamo un coinvolgimento collettivo dove la competizione interna diventi il trampolino di lancio per la competizione internazionale. Tutto questo avverrà nel modo più trasparente e meritocratico.
Ecco l’andamento degli azzurri ai Campionati Mondiali a squadre, ricordando che quello del 2004 fu l’ultimo anno per la gestione di Bosi-Bisi-Costantini-Errigo:
2004 (Doha): uomini 8 donne 9
2006 (Bremen): uomini 16 donne 15
2008 (Guangzhou): uomini 16 donne 14
2010 (Mosca) uomini 24 donne 19
2012 (Dortmund) uomini 31 donne 28
Per quanto riguarda il dettaglio dei Campionati Europei a Squadre, nel 2003 vincemmo il titolo a squadre femminile (momento più alto per il tennistavolo Italiano) mentre nel 2011 siamo retrocessi in Seconda Divisione sia con i maschi che con le femmine (risultato peggiore della storia del tennistavolo Italiano).

L’obiettivo raggiungibile è quello di rientrare a far parte dell’elite maschile e femminile Europea e Mondiale e portare entro 2 anni almeno 4 atleti nelle prime 100 posizioni del mondo.

PROGRAMMA TECNICO PARALIMPICO

Il recente passaggio sotto la Federazione delle attività paralimpiche deve obbligatoriamente tenere conto della necessità di questo settore di programmarsi esattamente come quello degli atleti normodotati, in linea con i principi emanati dal C.I.P. ed in stretta collaborazione con i programmi tecnici da esso emanati.
La Federazione deve essere orgogliosa e riconoscente al C.I.P. di atleti simili che portano soddisfazioni e successi rappresentativi che devono servire da esempio a tutto il movimento pongistico italiano.

Il programma del settore paralimpico dell’Alternativa per il prossimo quadriennio è piuttosto articolato e per certi versi ambizioso. Negli ultimi anni, purtroppo, non si è certo pensato al fattore importante del ricambio generazionale che permette di puntare e a confermare obiettivi importanti. Un maggior lavoro mirato ai allargamento della rosa dei probabili nazionali o olimpici ci terrà al passo con gli altri Paesi. Contemporaneamente bisognerà creare però anche quel clima e quella mentalità che nella recente gestione sono mancati. Nel settore paralimpico ancor più diventa necessario interagire con le società che avviano e seguono tutti i giorni gli atleti diversamente abili, che rappresentano un potenziale per la nostra disciplina coinvolgendo e condividendo soprattutto le esperienze dei tecnici periferici, spesso “personali” nel rapporto con l’atleta paralimpico e coordinandone lavoro e programma tecnico. Come per gli atleti normodotati la programmazione e la cadenza di raduni brevi e periodici sono certamente più consoni e pratici rispetto a lunghi stage, soprattutto per sfruttare le possibilità federali di mettere a disposizione sparring di qualità che imparino a sostenere il lavoro con questi atleti che spesso, dimostrano ancor più volontà e spirito di sacrificio.

Il numero delle diverse categorie che raccoglie le tipologie di gioco va attentamente studiato e programmato, soprattutto per quanto riguarda i giocatori in piedi. I nostri atleti ( ad esempio di classe 9 e 10, ma anche alcuni di classe 8 ) spesso incontrano avversari nei tornei internazionali che dimostrano una preparazione ed una capacità pari a normodotati di alta classifica. A nostro avviso va quindi cambiata profondamente la mentalità con la quale finora si è gestito il settore paralimpico. I tecnici della nazionale devono anche costantemente tenersi in contatto con i tecnici delle società che curano la preparazione dei giocatori migliori, e costantemente far visita alle società stesse per i necessari scambi.

La formula vincente per riuscire a portare un atleta disabile, in special modo quelli in carrozzina, ad alti livelli internazionali, è quella di creare binomi vincenti fra atleta e tecnico della sua società. Ed è questo binomio che la Federazione deve sostenere e aiutare pretendendo da questo il massimo impegno, ma creando allo stesso tempo un team allargato di cui facciano parte tutti. Quanto sopra va inteso come linee generali che necessitano di un attento sviluppo, come già esposto nel Programma Tecnico Generale, ma è significativo perché rappresenta un cambio di mentalità fondamentale rispetto al passato. Nelle parti specifiche di programma la Federazione dovrà occuparsi non solamente dei giocatori di vertice, ma anche delle fasce più basse incentivando le partecipazioni ai tornei ed all’attività agonistica perché spesso, a livello di atleti disabili, il ricambio o nuovi risultati provengono proprio da atleti che avendo un’adeguata possibilità di confronto riescono a mettere a frutto le fortissime motivazioni che caratterizzano la vita sportiva di questo settore. Praticamente a tutti andrà data la possibilità di svolgere attività nazionale e giocare e confrontarsi in un livello il più possibile allargato per far crescere il settore. L’attività internazionale per molti ha dei costi quasi proibitivi perciò noi dobbiamo aiutare gli atleti a crescere anche attraverso le manifestazioni di carattere regionale e nazionale.

Noi dobbiamo pensare ad un tennistavolo globale, un tennistavolo per tutti e di tutti, nessuno escluso, ebbene su questa strada il lavoro da fare è enorme e non siamo certamente spaventati ad affrontare questa sfida.page5image33856

ATTIVITA’ AGONISTICA

La precedente Presidenza ha sempre mirato a svolgere una attività agonistica sospinta da un’imponente campagna incentrata sulla visibilità e la “spendibilità del prodotto Tennistavolo”. Tale scelta, inizialmente accompagnata anche da organizzazione di grandi eventi che hanno impegnato, senza grandi ritorni tecnici, risorse umane ed economiche della FITeT, non ha purtroppo dato i frutti sperati. I grandi campioni sono raramente approdati nei nostri campionati ripartendone velocemente. L’impegno profuso in Tv, Riviste luccicanti, soubrettes, presentatori, comici e veline ha visto perdersi i nostri atleti che faticosamente trovano spazio per migliorare il gioco. I campionati a squadre non devono creare un divario tra il tennistavolo che dovrebbe fare da serbatoio ed il livello di eccellenza. Sotto gli occhi di tutti, anno dopo anno, sono calate iscrizioni ed interesse per le società verso il campionato a squadre maggiore, sia femminile e infine ancor più maschile, quest’ultimo ha spesso visto la squadra campione ritirarsi la stagione seguente. Siamo arrivati al minimo storico dell’interesse e della garanzia che una Federazione da nell’attività che i propri atleti titolari di nazionali dovrebbero svolgere. Questi sono invece i principali punti cui mira l’Alternativa che si candida. Una Attività Agonistica adeguata ai livelli di gioco e di atleti che crescano di pari passo col progetto tecnico studiato. Un iniziale livellamento dei campionati con meno atleti stranieri e più italiani impegnati a fronteggiarsi per avere più riscontri di attività, più risultati partita, più movimento di classifiche valutative. E parimenti una apertura delle attività ai sempre più stranieri di diverso livello presenti sul territorio che integreranno meglio le proprie culture pongistiche. Serve una svolta nel vecchio sistema di campionati che risenta meno dei costi e della crisi che investe tutti i settori del Paese, un sistema che possa il più possibile diversificare incontri, risultati, partite di atleti e squadre. Serve un rinnovamento ed una ristrutturazione geografica. Serve necessariamente smuovere l’immobilismo critico a cui è arrivato il settore femminile che aveva ricevuto la promessa di crescita con un’attività mista ferma al primo anno di prova. Si dovrà guardare ad attività internazionali che, partendo da livelli e mire più semplici, offrano a rose di nazionali più ampie una crescita dell’esperienza internazionale e un conseguente innalzamento del livello medio di gioco. Così come un tentativo di promozione e spostamento più verso l’attività individuale che consenta gare più stimolanti a fronte dei sacrifici di partecipazione degli atleti. Gare di campionato con tribune deserte sono certamente meno stimolanti di tornei con più alte partecipazioni e convivialità. E’ forse quindi il momento di dare si importanza alle società ma farlo in modo che queste interagiscano e socializzino di più tra loro.

I PROGETTI E LA PROMOZIONE SPORTIVA

Il nuovo obiettivo è quello di cambiare, aumentando, la cultura sportiva del Tennistavolo in collaborazione con Regioni e Comuni, avviando progetti mirati alla diffusione della disciplina, attraverso percorsi completi di formazione e promozione per indirizzare la gente (di tutte le età) al Ping Pong organizzato che si tramuti in Tennistavolo. Dobbiamo perseguire i principi del proselitismo mirati ad uno stile di vita sano, volto a ridurre la sedentarietà a salvaguardare la salute delle persone e a contrastare fenomeni di razzismo ed esclusione, nessuna disciplina sportiva è così adatta , per sua natura, ad assolvere un ruolo socialmente rilevante come il tennistavolo. Il progetto didattico educativo è pronto e sarà lanciato sul territorio in forma sperimentale, a macchia di leopardo per un primo momento in modo da testarne l’efficacia . I progetti saranno coordinati a livello nazionale ma affidati a Comitati Regionali in grado di implementarne l’azione. Il “pacchetto promozione” verrà seguito centralmente e sostenuto finanziariamente - In pratica la linea di sviluppo del progetto seguirà le linee tracciate dal Libro Bianco dello Sport editato recentemente dal CONI e con il supporto degli Enti Locali e del mondo della Scuola che miri in un quadriennio almeno al raddoppio dei tesserati che gravitano nelle attività agonistiche e promozionali della Federazione.

Altro punto fondamentale in osservanza alle aspettative del C.O.N.I. è l’aumento delle “Quote Rosa” ed il sostegno delle atlete nelle loro più delicate necessità. L’incremento del numero di donne atlete, tecnici ed anche dirigenti è fondamentale per raggiungere la crescita che ci si propone e va perseguito in ogni modo.page6image33576 page6image33736

IL PROGETTO TECNICO/AMMINISTRATIVO DEL TERRITORIO

-I Progetti di Promozione che il C.O.N.I. studia e mette a disposizione sono le carte che la FITeT deve giocare per far rilanciare le attività promozionali dalla periferia, serbatoio di sopravvivenza per la nostra disciplina. Tali progetti, completi di supporto finanziario vanno sempre proposti dalla struttura centrale federale che ha poi il compito, ed il dovere, di monitorarli.

-La Periferia deve ottenere un più forte supporto amministrativo, ad esempio con almeno una visita annuale della Segreteria Nazionale presso i Comitati Regionali di tutto il Paese con una campagna di miglioramento e di spiegazione delle procedure amministrative, contabili ed organizzative.

-Anche i programmi tecnici demoltiplicati verso le zone o macroaree periferiche, seppur supportati durante gli eventi, non dovranno rimanere fini a se stessi ma costantemente monitorati attraverso la programmazione tecnica con la creazione di moduli di apprendimento non solo pongistici ma anche con nozioni di psicologia, alimentazione, postura, regolamentari ed eventuali esperienze internazionali o di accesso ad archivi tecnici anche multimediali.

-Bisognerà creare una cultura dirigenziale attraverso corsi per dirigenti di società e federali al fine di migliorare la conoscenza riguardo normative fiscali e amministrative, marketing ed obblighi sanitari così come i rapporti con le istituzioni e le Pubbliche Amministrazioni locali attraverso la Scuola dello Sport del CONI. I Comitati Regionali dovrebbero diventare delle appendici della gestione centrale in grado di fornire la stessa preparazione e capacità di supporto che appaia sempre più professionale alle società che ne richiedono l’aiuto, una sicurezza ed una certezza dell’essere sempre nelle regole giuste dell’attività sportiva che svolgiamo, abbandonando la superficialità che ancora si vede, loro malgrado, in numerose regioni, salvo qualche rara eccezione.

LA TRASPARENZA GESTIONALE E L’INFORMAZIONE

Nell’era di internet, delle notizie in tempo reale, bisogna recuperare l’interesse per l’informazione di tutti i settori che andremo a riformare. La Storica Rivista Federale, una volta “Oggetto del Desiderio” di ogni tesserato nelle palestre, così com’è ora appare fuori tempo e di solo utilizzo “Autoreferenziale”. I suoi costi attuali vanno girati ad aspetti più necessari e vitali, quali promozione e propaganda. Una semplice versione “on-line” sarà sufficientemente completata dalla creazione di una “News Letter” per le Società che necessitano di risposte pronte alle problematiche attuali. Nell’ottica del vivere tutti la Federazione, la Nazionale, l’Attività Agonistica, la Tecnica ed il lavoro svolto per tutti, la condivisione di una moderna informazione interattiva non può che aprire la strada al dialogo tra i vari settori di tutto il contesto pongistico italiano. Questo consentirà di ottenere un ritorno della trasparenza nel trasmettere risultati, programmi, progetti, incontri e studi. Qualsiasi aspetto di attività federale centrale e periferica punterà a fare cultura e Nuovo Stile della nostra amata disciplina, abbandonando quella ricerca ossessiva del risultato personale e della cura del proprio ristretto orticello. Il bene di tutti dovrà trasparire dai programmi di ogni settore della Federazione e confluire nella condivisione di far tutti parte del Nuovo Tennistavolo Italiano.

Una particolare ricerca ed impegno saranno dedicatati a tutti quegli aspetti che hanno sempre generato insicurezze, interpretazioni regolamentari, semplificazioni di regolamenti, eliminazione di incompatibilità che provocano contrasti e non favoriscono la collaborazione che serve alla volontà di crescere insieme. Le conflittualità gestionali e gli interessi personali, o quantomeno il sospetto ed il timore di questi, devono essere assolutamente eliminate. Gli ultimi due quadrienni sono stati vissuti, come mai prima, provocando disagio e scontento e rendendo poco credibile l’ambiente. L’Alternativa Sostenibile non intende abbattere, bruciare e distruggere, bensì costruire e collaborare perché continuando sulla strada degli interessi personali, se oggi non possiamo vantare grandi risultati, in futuro ci sarà sempre meno di cui rallegrarsi ed andar fieri.

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“Un’ Alternativa Sostenibile”

Dortmund, mondiali finiti

2 Aprile 2012 da Ping Pong Italia · 86 Commenti 

del Drago Rosso

Era facile prevederlo, ma il riscontro lascia sempre un senso di amarezza: questi Mondiali a squadre sono stati i più noiosi della storia. Ma nemmeno si può dire che rappresentino un record, perché la prossima edizione del 2014, sarà sicuramente ancora più noiosa, più povera tecnicamente e sempre meno spettacolare. Ormai, non solo non c’è più gara per la vittoria, con la Cina di un’altra galassia, ma non c’è nemmeno tutto il resto, vale a dire uno straccio di partite interessanti e appassionanti. Il tennistavolo sta morendo, sotto i colpi micidiali dell’Ittf. L’insano tentativo di cambiare le regole per danneggiare i cinesi ha prodotto la distruzione di tutte le nazioni a eccezione della Cina. Chi va a vedere i Mondiali si accorge che non ci sono nuovi giocatori, che nazioni un tempo fra le protagoniste adesso sono letteralmente sparite, con giocatori da vergogna o quasi, comunque di livello bassissimo, come Belgio, Olanda, Polonia, Repubblica Ceka, Ungheria, Croazia, Serbia e la stessa Svezia. E qui arriviamo al secondo punto che balza agli occhi di chi va a vedere i Mondiali: i vecchi giocatori che ancora riescono a restare nelle prime posizioni della classifica mondiale. Pensate un po’: a Dortmund c’erano alcuni giocatori che avevano partecipato anche ai Mondiali tenutasi in questa stessa città nel 1989, ben 23 anni fa! Sono una donna, Gao Jun, oggi negli Usa allora nella Cina, e quattro uomini: Persson nella Svezia, Primorac nella Croazia (allora nella Jugoslavia), Jean Michel Saive nel Belgio, Bentsen nella Danimarca. E non possiamo considerare la Ni Xialian, presente qui a Dortmund e “giustiziera” dell’Italia, che non giocò nel 1989 solo perché si era appena trasferita dalla Cina, con la cui nazionale aveva giocato i Mondiali del 1983 e del 1985, ma è evidente che il significato è lo stesso anche per lei.

SEMPRE PIU’ IN BASSO

Ma ci rendiamo conto dello squallore di uno sport che presenta gli stessi protagonisti dopo 23 anni? Non uno, caso eccezionale che può capitare in qualche sport, ma addirittura cinque. Ma stiamo scherzando? Tutto il rispetto per loro, ma è ridicolo che siano ancora in grado di giocare alla pari o quasi con i più giovani. Considerato che l’Ittf ha più volte rilanciato l’idea della pallina da 42 millimetri, che la Svezia chiede la legalizzazione delle gomme vetrificate, che magari un giorno passerà la proposta di alzare la rete, beh, torniamo direttamente a giocare nelle parrocchie e non prendiamoci più per il culo. Del resto, per capire quanto il tennistavolo sia caduto in basso basta guardare il palazzetto di Dortmund (nella foto il palazzetto semivuoto). Prima dei Mondiali, organizzatori locali e Ittf avevano venduto la bufala dei biglietti “tutti venduti”. E’ vero che erano stati tutti venduti, ma solo quelli delle ultime due giornate. Da domenica a giovedì, il secondo anello del palazzetto è stato tenuto chiuso e il primo anello era pieno al massimo per un terzo della capienza. Venerdì è stato aperto il secondo anello, visto che c’erano i quarti di finale con la Germania, ma il palazzetto non era ancora pieno. Nel 1989, gli spettatori erano stati molti di più, con palazzetto pieno sin dal terzo giorno delle gara a squadre, per proseguire poi col singolo, quindi una continuità di interesse per due settimane intere e non per soli due giorni come adesso.

IL GRANDE IMBROGLIO

Proprio il ricordo dei Mondiali del 1989 serve per una riflessione su altri aspetti della crisi del tennistavolo. Più volte ho raccontato che quelli furono i miei primi Mondiali e che la prima partita che vidi fu Svezia-Corea del Sud, finita 5-4 dopo 5 ore. L’Ittf ha contrabbandato la riduzione del set da 21 a 11 punti con l’esigenza di accorciare i tempi. Bene, in questi Mondiali ci sono state innumerevoli partite, finire 3-2, che sono durate oltre le 3 ore, e già siamo oltre quelle 5 ore per 9 match, perché, in proporzione, se ci fossero stati 9 match adesso si sarebbe andati ben oltre le 5 ore. Ma non è ancora il peggio, perché, fra le donne, Romania-Ucraina è durata 3 ore e 45 minuti, Corea del Sud-Giappone 4 ore e Singapore-Germania 4 ore e 10 minuti. Tutte finite 3-2. Quindi, con questo ritmo, i 9 match di una volta sarebbero durati quasi 8 ore. Come si vede, il grande bluff dell’Ittf è scoperto. Altro che durata inferiore! La riduzione dei punti per set ha portato a una maggiore durata. E’ solo uno degli esempi concreti che servono a dimostrare come il mondo del tennistavolo si è preso per il culo da solo, nel patetico tentativo di far passare per “innovazioni” alcune regole che servivano esclusivamente per danneggiare la Cina. Ecco i risultati.

DOPPIA CINA

Comunque, visto che il tennistavolo, mondiale e italiano, è popolato da pecore che accettano questa grande tosatura, e che sono sempre più stanco di parlare a un branco di incompetenti e di dementi, passo alle gare, riservandomi di approfondire tanti altri aspetti di questi Mondiali in un altro articolo. Comincio quindi dalla doppia vittoria della Cina (nella foto la squadra maschile), senza emozioni, senza rischi, insomma, una grandissima rottura di palle. Per quanto riguarda gli uomini, è stato un cammino da schiacciasassi, nemmeno una partita persa, solo qualche set qui e là. La notizia più importante è che il c.t. cinese Liu Guoliang ha schierato la migliore formazione possibile in semifinale e in finale: Ma Long, Zhang Jike (nella foto) e Wang Hao, con Ma Long numero 1 nella finale contro la Germania. E’ un chiaro segnale sulla decisione da prendere su chi sarà il terzo giocatore all’Olimpiade. Le pressioni per portare Ma Lin nella gara a squadre (ricordo ancora una volta che nel singolo sono qualificati Zhang Jike e Wang Hao) sono state pesanti, ma, considerate anche le negative prove di Ma Lin in questi Mondiali, Ma Long dovrebbe essere il designato, salvo sorprese dell’ultima ora. Le partite non voglio nemmeno commentarle, tanto sono state inutili, cito solo la finale con la Germania per dire che Zhang Jike ha sprecato la possibilità del 3-0 con Boll, che è la reale differenza tecnica fra i due, ma al quinto set l’ha inchiodato; che Ma Long ha fatto vedere a Ovtcharov come si gioca a ping pong; che Wang Hao mostra sempre più i segni dell’età, visto che ha ceduto un set a Baum e soprattutto appare molto più lento e pesante di una volta. Purtroppo, grazie ai maneggi dell’Ittf, all’Olimpiade non giocheranno nel singolo i due più forti del mondo, Ma Long e Zhang Jike, ma il secondo e il terzo. Che vergogna. Solo una notazione per Ovtcharov (nella foto), sempre più involuto nel suo gioco. Ormai, gioca solo di rovescio, il diritto è diventato un optional. E’ il segno inequivocabile che è arrivato agli estremi limiti e per sopravvivere si affida all’unico colpo nel quale si sente sicuro. La sua discesa tecnica è evidentissima e, con gli allenatori falegnami che si ritrova, non ha speranze di risalire.
Fra le donne, ristabilite le graduatorie, non solo in testa, visto che la Cina (nella foto la squadra femminile) si è presa la rivincita del 2010 con Singapore, ma anche dietro. Per dirla tutta, la Germania sul podio a Mosca è stata una autentica bestemmia, che si sarebbe potuta ripetere a Dortmund perché Singapore ha ormai giocatrici usurate dalla troppa attività. Così, Singapore ha rischiato di perdere con le tedesche, che possono mostrare “orgogliosamente” due delle giocatrici più scorrette e antipatiche del mondo, Silbereisen e Ivancan, degne eredi della peggiore di sempre, la Struse. Per fortuna, c’è un Dio del tennistavolo che ha evitato questa sciagura, così Singapore ha rimontato e vinto. Del resto, per capire i reali valori in campo, basta dire che il Giappone, suicida nel 2010, ha incontrato la Germania e l’ha presa a sberle due volte, con un doppio 3-0. Poi, ha sprecato un vantaggio di 2-0 con la Corea del Sud, ma è anche vero che quella sfida era molto equilibrata. Fra l’altro, bisogna notare che anche la Corea del Sud ha due giocatrici cinesi, a dimostrazione del fatto che ormai nessuna nazione produce più giocatori proprio, meglio sfruttare il lavoro della Cina. E, tornando alla Cina, le donne hanno perso solo un punto, con Li Xiaoxia, contro Hong Kong, poi è stata una passeggiata. In finale, hanno giocato entrambe le candidate al terzo posto per Londra, Ding Ning e Guo Yue (nella foto), con la prima che appare ancora in leggero vantaggio.

ITALIA MASCHILE

Andiamo verso la conclusione, con gli azzurri. La sconfitta con la Romania brucia, visto che Rech ha perso l’ultimo incontro con Cioti 11-9 al quinto set, giocando molto bene e riscattando qualche prova deludente delle partite precedenti. Ribadisco che, con una preparazione diversa e, schierato da numero 3, Rech avrebbe potuto fare di più. Così, invece, con la fregola di farlo giocare per forza, lo si è fatto diventare un capro espiatorio di tutti i clamorosi sbagli commessi dal settore tecnico della Fitet. A dover essere messi sul banco degli imputati sono tutti i responsabili tecnici azzurri, i giocatori vengono molto dopo. E, visto che ci siamo, andiamo a vedere un’altra questione: ci si prepara ai Mondiali, ci dovrebbe essere un serio programma di avvicinamento, di lavoro, di allenamenti, e ci ritroviamo invece con due giocatori infortunati, Bobocica e Mutti. Non uno, ma due. Qualcuno si è posto l’interrogativo su come mai c’è stata questa diabolica coincidenza? Siamo sicuri che i programmi di lavoro fossero davvero buoni? Fatto sta che ci ritroviamo con due infortunati. Il problema della sostituzione, poi, diventa quasi secondario, anche se non lo è. Comunque, soffermiamoci anche su questo. E’ stato convocato Pavan, che non aveva titoli e risultati per andare ai Mondiali, ma sicuramente ha altre “qualità”. Ma sapete chi è stato chiamato prima di Pavan per sostituire Bobocica? Piacentini. Che però ha rifiutato. E aveva rifiutato anche due anni fa, quando fu chiamato per andare ai Mondiali a squadre a Mosca. Quindi, come si vede, idee chiare sulla nazionale: si ignora Stoyanov con scuse evidenti, salvo poi chiamarlo quando ci si accorge che non c’è rimasto più alcun giocatore di un certo livello, si convocano altri solo perché appartengono a certi club, si richiama un ex azzurro ormai fuori età, che rifiuta mostrando più buon senso di chi lo ha chiamato. Insomma, il caos totale. Ma il c.t. ha una minima idea di come vuole impostare la nazionale? Non ci meravigliamo se poi, a dispetto delle belle prove di Stoyanov e di Tomasi, chiudiamo al 31mo posto, con le ragazze al 28mo, uno dei peggiori risultati di sempre dell’Italia, frutto degli errori federali dal 2005 in poi. E la responsabilità maggiore non è dei giocatori, ma di chi ha sfasciato un meccanismo che funzionava benissimo, con Costantini ed Errigo alla guida delle nazionali maschile e femminile.

ITALIA FEMMINILE

Se in campo maschile c’è il caos totale, in quello femminile c’è il caos primordiale. Ormai, è una squadra allo sbando, con giocatrici sfruttate e poi buttate, messe le une contro le altre con decisioni che avvantaggiano o danneggiano ora l’una ora l’altra, con l’assenza di un polso fermo che garantisca trattamenti uguali per tutte, con l’assenza di un qualsivoglia programma. In breve, detto della ridicola questione della racchetta di Tan Wenling, c’è da chiedersi come sia possibile che nemmeno negli incontri decisivi lei non sia stata schierata come numero 1. Si può pure capire la necessità di non rischiare infortuni a poca distanza dalle qualificazioni olimpiche facendole fare tutti gli incontri anche quando non serve, ma schierarla da numero 2 anche nell’incontro che valeva la promozione, contro il Lussemburgo, è una follia. Avrebbe giocato contro la Ni Xialian al quarto incontro, dopo essersi “riscaldata” contro un’avversaria molto più facile. E la Ridolfi avrebbe affrontato la loro numero 2 al quinto incontro, in condizioni molto diverse. E la Vivarelli avrebbe giocato il terzo incontro sul risultato di 1-1, non sullo 0-2 con la partita ormai già segnata. Magari alla fine si sarebbe perso ugualmente, ma almeno ci sarebbe stato un serio tentativo di vincere. Così, si è quasi rinunciato a giocare. Inutile girarci attorno: bisognava imporre a Tan Wenling, in questo incontro, di giocare da numero 1, perché così decide il c.t. e le giocatrici hanno il dovere di ubbidire per l’interesse della squadra. Comunque, la mancata promozione non cancella le belle prove della Ridolfi, proprio la giocatrice che per troppo tempo la gestione tecnica federale aveva ignorato e boicottato, e la crescita della Vivarelli, che nelle ultime partite, da numero 3, ha trovato una maggiore serenità e ha migliorato il rendimento. Come ho già fatto notare, un serio e competente programma di lavoro è quello di cui hanno bisogno. (nella foto il pingpong smantellato). Un programma che, evidentemente, non esiste già a partire dalle qualificazioni olimpiche. Vi sono iscritte Tan Wenling, Nikoleta Stefanova e Debora Vivarelli. La Stefanova aveva chiesto appositi allenamenti al fine di poter badare al suo bambino, ma il settore tecnico federale glieli ha negati, costringendola così a rinunciare ai Mondiali (l’infortunio della minchia! e poi pare che nel certificato medico si faccia riferimento a pressione alta, non a infortuni) e, quasi sicuramente, alle qualificazioni olimpiche. Certo è che sul sito della Fitet è apparso l’annuncio che Tan Wenling sarà a Vienna, alla Schlager Academy, per uno stage dal 2 al 5 aprile. Da sola. Quindi, non solo non c’è la Stefanova, ma nemmeno la Vivarelli andrà a Vienna. Per lei c’è lo stage a Castel Goffredo, già programmato in precedenza e al quale, in teoria, avrebbero dovuto partecipare tutte e tre. E allora, il settore tecnico federale sa spiegare questa diversità di programmi? Si dà l’annuncio in pompa magna di Tan Wenling che fa lo stage a Vienna e c’è il silenzio sulle altre due giocatrici iscritte alle qualificazioni olimpiche. E la Vivarelli è la povera “figlia di puttana” per la quale non si garantiscono i migliori allenamenti possibili? Anche in questo caso: ma chi vogliono prendere in giro? Dai Mondiali viene fuori una scia di veleno che finirà per distruggere quel poco che resta del tennistavolo femminile italiano.

Newsletter CASTT

8 Maggio 2011 da Ping Pong Italia · 1 Commento 

Ricevo e volentieri pubblico le newsletter di Aprile del CASTT Coordinamento Associazioni Sportive di Tennis Tavolo. All’interno troverete un’interessante interevnto di Mauro Bertoncello.

newsletter-aprile

Vi racconto l’America del pingpong

23 Dicembre 2010 da Ping Pong Italia · 8 Commenti 

Sono passati solo 7 giorni dalla fine dell’incarico indiano ed un’altra differente sfida mi ha visto coinvolto, stavolta da tutt’altra longitudine, gli Stati Uniti d’America.

Attraverso i canali indiani ho ricevuto un invito a Milpitas, una località nella Baia di San Francisco nella Silicon Valley, dall’Indian Community Center ICC , obiettivo preparare i propri atleti per i Campionati Nazionali di Las Vegas che si sono svolti dal 14 al 18 Dicembre. L’ICC table Tennis Center è una struttura con 20 tavoli, creatore e ideatore un ex giocatore e tecnico indiano del Gujarat, Rajul Sheth, una persona dinamica ed efficiente.
Intanto devo dire che i ragazzi e le ragazze dell’ICC hanno fatto incetta di titoli, ben 23 medaglie di cui 10 ori, 5 argenti e 8 bronzi. Il singolo maschile ed il singolo femminile sono stati vinti entrambi da atleti dell’ICC con Timothy Wang n.9 e Ariel Hsing n.2
Una grandissima affermazione poiché alla vigilia nessuno avrebbe scommesso un singolo dollaro su questi due atleti veramente interessanti dal punto di vista tecnico e non solo.
I Campionati Nazionali sono una grande festa ci sono gare per tutti. Negli States si gioca il vero tennistavolo per tutti, tanto che l’Europa avrebbe molto da imparare compresa l’Italia.
Forse per sua natura l’America considera il pingpong come sport ricreativo o forse perché il pingpong è davvero complicato e difficile che fa fatica ad emergere in modo considerevole. Il potenziale è elevato, ci sono buoni affari economici, ci sono molti club che però non sono organizzati come club nel senso più europeo del termine, ossia con campionati a squadre locali o nazionali, con vincoli di tesseramento che generano tante discussioni rovinando le amicizie e facendo venire il sangue cattivo a tutti. Insomma un sistema totalmente diverso ma al tempo stesso efficiente ed a mio parere valido.
Agli US Nationals c’erano se ben ricordo 63 gare diverse che spaziavano dai singoli maschile e femminile assoluto all’hardbat per arrivare alle gare a squadre. Una 5 giorni intensissima dove siamo stati impegnati dal mattino alle 8 alla sera alle 10 girovagando per gli oltre 90 tavoli del Las Vegas Convention Center.

In America non ci sono le categorie tipo prima, seconda etc. In America ci sono i Rating Points. Ogni giocatore pertanto può partecipare alla sua categoria, appunto di rating e giocare tutte le altre superiori alla sua. Per darvi un’idea il numero uno qui in America è Lupulesku con un rating di 2738, il nuovo campione americano Timothy Wang con 2535
Immaginate se in Italia si disputassero gare per fasce di classifica e/o di punti ci sarebbe da far divertire davvero tanta gente. Questa delle fasce di classifica era una mia vecchia idea che avevo proposto già all’amministrazione Bosi ed anche a quella Sciannimanico ma nessuno dei due l’ha colta, chissà che in futuro qualcosa si possa muovere in questa direzione? Attraverso questo modo di fare si dà la possibilità a tanta gente di tutte le età e di classifica di competere nel proprio ambito e di tentare la scalata verso l’alto provando ad essere competitivo in fasce con classifica o punti più alti della propria.
Il vero tennistavolo per tutti passa proprio questa fase, dare la possibilità a tutti di confrontarsi nel modo più libero possibile e di poter ottenere risultati che altrimenti non potrebbero conseguire.

Qualcuno si domanderà: ma come fanno a gestire tutta quella gran massa di gare e di persone? Innanzitutto gli arbitri intervengono solo dai quarti di finali in poi, a volte ce ne sono due ma altre solo uno. Nella confusione che si potrebbe immaginare, come per miracolo le cose avvengono in modo incredibilmente ordinato. Ecco come avvengono le cose: al loro arrivo i partecipanti fanno una sorta di check in, pagano i loro $25 per gara, dunque ricevono il badge per accedere alla struttura unitamente al numero di gara ed ad un foglio in cui ci sono tutti, e dico tutti, gli orari delle sue gare, dalla prima all’ultima, dalle qualificazioni alle finali.
All’inizio di ogni partita, con qualche minuto di anticipo, un giocatore deve andare al tavolo dei giudici, farsi riconoscere ed ottenere il referto. Nel qual caso un giocatore dovesse competere in due gare nello stesso orario è predisposta una postazione che gestisce i cosiddetti conflitti e l’incaricato decide quale priorità assegnare. Il vincitore della partita o del gruppo, nel caso di gironi, è tenuto a prendersi cura del referto di gara e riconsegnarlo ai giudici. Per mia esperienza diretta non ho riscontrato la benché minima contestazione, non un risultato sbagliato riportato dagli stessi atleti, tutto nel pieno rispetto delle regole e della sportività. I servizi ben eseguiti; esultanza contenuta e comunque mai sfociata in occhiate brutte cariche di cattiveria, come purtroppo siamo abituati a vedere in Italia. Durante lo svolgimento della partita, sebbene gli arbitri non fossero presenti, gli allenatori o genitori che seguono in panchina il proprio ragazzo, non si sono sognati di dare il minimo consiglio tecnico, incoraggiamenti e niente più. In una partita di mini cadet avvicinandomi al mio assistente coach per dare ulteriori consigli al giovanotto in difficoltà, sono stato richiamato dall’allenatore opposto il quale mi faceva notare che durante il break tra un set ed un altro uno e solo un allenatore poteva dare i consigli. Insomma per me è stata una grandissima esperienza, certo non tutto era perfetto, in oltre 60 tavoli il pavimento era di cemento ed in certi spazi piuttosto scivoloso, a compensare però c’era un bel tavolo centrale con tutti i requisiti ideali per il miglior tennistavolo possibile organizzato tipo arena con la tv in diretta.

Normalmente un giocatore partecipa a non meno di 8 gare, solo i fortissimi si limitano a due o tre dipendente se giocano anche i doppi o meno. La giuria sempre preparata ed efficace.

Non potevano mancare i vip, prima fra tutti Susan Sarandon che accompgnava alcuni dei suoi atleti dello Spin di New York, poi l’intramontabile Maropis Adoni (il terrorist della serie 24 stagione 6, ma anche il cattivo di Criminal Minds 5) che ha ottenuto la medaglia d’argento nell’Hardbat 40+ che ricordo si gioca a 21, praticamente una maratona.

Beh mi sembra sia tutto, ora mi faccio alcuni giorni qui a Milpitas e poi a casa, a Senigallia per il capodanno.

Colgo l’occasione per augurare a tutti gli amicidel blog e a tutti i pongisti di trascorrere le festività all’insegna della pace, dell’amore e dell’amicizia.

Dagli States è tutto, ci vediamo in Italy.

Max

Incredible India

14 Ottobre 2010 da Ping Pong Italia · 7 Commenti 

Alla fine ce l’ha fatta. Nonostante la cattiva pubblicità resa prima di tutto dai media locali, l’India ha dimostrato efficienza e capacità organizzative fuori dal comune. Inoltre, ed è la notizia più bella, ha anche dimostrato la rinascita sportiva finendo seconda dopo l’Australia e prima dell’Inghilterra con 38 medaglie d’oro.
Lo so che in Italia le notizie sono arrivate in modo distorto. Si è parlato di fallimento annunciato prima ancora di iniziare, dei giochi della vergogna con tanto di inesattezze gratuite. Nessuno dei giornalisti che hanno parlato di questi Giochi del Commonwealth sono venuti in India a rendersi conto di persona, l’unica che lo ha fatto è stata Novella Calligaris per conto di Rai News International con la quale ho fatto una lunga chiacchierata che andrà in onda nei prossimi giorni.
Ma veniamo alle cose veramente sportive. Avevo dichiarato sin dall’anno scorso che l’India del pingpong poteva ottenere dalle 3 alle 5 medaglie, beh ne ha ottenute 5 di cui una d’oro nel doppio maschile battendo Gao Ning e Yang Zi (SIN).
A quest’oro vanno aggiunte: medaglia d’argento a squadre femminile, bronzo con la squadra maschile, bronzo con il singolo maschile ed ancora un altro bronzo nel doppio femminile.
Ecco il medagliere pongistico

Nazione Oro Argento Bronzo Totali
SINGAPORE 6 5 1 12
INDIA 1 1 3 5
INGHILTERRA 1 2 3
MALAYSIA 1 1

Dunque su 101 medaglie indiane 5 vengono dal pingpong, un contributo davvero consistente che potrà dare ancora impulso ed entusiasmo al tutto il movimento indiano.
Sono fiero di tutta la squadra, protagonisti e meno protagonisti, tutti hanno messo in evidenza un alto senso della squadra.
Qualcuno mi ha chiesto quale sia stata la soddisfazione più grande. L’oro è oro ed il momento della vittoria rimane inenarrabile, ma non posso non ricordare l’impresa delle ragazze su cui nessuno alla vigilia riponeva speranze, impresa che, dopo una falsa partenza perdendo nel girone dalla Nuova Zelanda, le ha viste protagoniste battendo nei quarti l’Australia ed in semifinale lInghilterra. Per certi versi mi è sembrato di rivivere il momento magico di Courmayeur 2003, mi emozionai allora, mi sono emozionato oggi.
Ora ci spettano alcuni di giorni di riposo e poi via a Guangzhou in Cina per i Giochi Asiatici 13-20 Novembre.

Dal Pro Tour di Berlino

26 Marzo 2010 da Ping Pong Italia · 5 Commenti 

Eccomi di ritorno fresco fresco dal German Pro Tour di Berlino con 172,000$ gran parte dei quali, manco a dirlo, intascati dai cinesi.

A portare a casa il gruzzolo più ghiotto ci hanno pensato Ma Long n.1 del mondo e Feng Yalan senza classifica. Ma Long ha battuto in finale 4 a 1 Wang Hao e Feng Yalan ha battuto Ding Ning n.7
Feng Yalan non ha mai partecipato ai Pro Tour, l’ultima apparizione è stata nel 2006 al Cairo al World Junior Championships. In Germania ha vinto anche l’U21 battendo in finale Wu Yang sempre cinese. Naturalmente veniva dalle qualificazioni, ecco il suo score della gara femminile senza l’U21:

Hadacova 0-4
Bakula 1-4
Li Jie 2-4
Hu Melek 1-4
Dang Ye Seo (squalificata) non conosco il motivo ma mi informerò
Hirano 0-4
Feng Tianwei 0-4
Ding Ning 3-4
Sicuramente il Drago Rosso, assente giustificato, ci dirà qualcosa di più.

Boll, da grande favorito, è uscito nei quarti da Chen Qi, partita tiratissima spuntata al 7° per 13 a 11 dal cinese.
Per la prima volta dopo tanto tempo nei quarti si sono visti 3 europei (Boll, Ovtcharov, Maze) ed un giapponese vera rivelazione proveniente dalle qualificazioni (Ueda) che ha battuto nell’ordine Hao Shuai, Saive, Ryu Seung Min fermandosi contro il muro cinese di Zhang Jike. Anche Maze come Boll ha lottato contro Wang Hao 3-4 ma a onor del vero tutti e due erano inguardabili. L’unico risultato di rilievo è la sconfitta di Xu Xin ad opera di Ovtcharov e questo temo gli costi la partecipazione ai mondiali di Mosca lasciando definitivamente spazio al grande Wang Liqin.
Ma Long invece è guardabilissimo, anzi è un piacere vederlo giocare con quella sua naturalezza, l’espressione sempre rilassata, sicuro di sé come non mai, anche se persiste qualche sbavatura, ormai sta raggiungendo la piena maturità.
Vi racconto questa che vi dà l’idea di come sono fatti i cinesi. Alla fine del primo giorno di gare, dopo che Ma Long aveva superato il ceco Tregler 4-0 ed il coreano Lee Sang Su 4-1, sono rientrato in albergo verso le 10 di sera per fare una sauna, nella Gym ho visto Ma Long che correva piuttosto velocemente sul tapis-roulant, sudatissimo. In sauna c’era anche Liu Guoliang e quindi non ho resistito a chiedergli se quella corsa fosse una sorta di punizione o una scelta tutta sua. Mi ha risposto che glielo aveva intimato lui di correre 20′ all’80% della velocità, e perché, ho chiesto io, perché oggi l’ho visto lento negli spostamenti di gambe.
In Europa o in qualunque altra parte che non sia Cina, Corea o Giappone, nessuno si sognerebbe di far correre un prorpio giocatore, il motivo è semplice, i cinesi basano le capacità direttamente dalla forza di volontà, concetto che in Europa non viene preso inconsiderazione o viene mal interpretato.

India

Stavolta gli indiani non sono andati bene, non siamo riusciti a qualificare nemmeno Sharath Achanta che è incappato in una brutta sconfitta contro un giovane inglese Pitchford. Solo 3 ragazze hanno raggiunto il tabellone principale dell’U21 giocando il turno dei 32 peraltro bene. La squadra ha avuto enormi difficoltà per ottenere il visto tedesco, in special modo gli atleti provenienti da Calcutta, hanno saltato il camp e si sono uniti alla squadra solo il giorno della partenza per la Germania. Pazienza una giornata storta può capitare.
Da segnalare però la bella prestazione del giovane Harmeet Desai che dalla sua 782ˆ posizione ha battuto il bulgaro Golovanov n.229

Italia

Ho visto in azione anch gli italiani. Bobocica sta crescendo sempre più, gli servirebbe qualche risultato importante per proiettarlo nei primi 50, non sarà facile ma ha tutte le carte in regola per riuscirci. Per qualificarsi nel tabellone ha giocato un gran partita contro Lakeev, più persa che vinta, ma alla fine con tanto carattere e determinazione ce l’ha fatta, bravo Bobo.
Stojanov ha perso da Freitas per 4 a 2, non c’è stato nulla da fare, i primi 4 set tirati poi il portoghese ha preso il largo chiudendo tutte le iniziative di Niagol. Tomasi ha dovuto giocare contro Lee Sang Su (nella foto), lo stesso che ha perso da Ma Long, anche per Stefano c’è stato un problema di tenuta, gran giocate di controtop ma sul 2-2 il coreano è schizzato via come un fulmine.
Tan Monfardini ha perso al primo turno contro Vaida (101) per 4 a 1, praticamente è entrata in campo già sicura di non farcela, ormai sono diverse volte che non riesce più a vincere contro la simpatica croata.
Stefanova non è entrata in partita contro la cinese Mu Zi (66) perdendo 4 a 1, infine Steshenko ha perso nel gruppo dall’indiana Ghatak e dalla slovacca Odorova. Wang Yu invece ha subito una sconfitta pesante contro la svizzera Aschwanden (881) poi nel secondo incontro ha perso anche dalla cinesina turca He Sirin (120) per 4-1

Il Pro Tour di Berlino è stato la vetrina ideale per lingresso ufficiale sul mercato pongistico di Adidas, infatti i tavoli, in collaborazione con Andro, erano Adidas e tutti gli altri prodotti erano ben esposti nel proprio stand commerciale insieme a tutte le altre grandi firme.

Dal 2004 Berlino è anche la città in cui vive Leo Amizic, naturalmente ci siamo visti e non mi sono fatto mancare l’occasione di passare una serata a cena insieme. Parlare con Leo si entra in un’altra dimensione, con lui ci sono delle affinità, il modo di interpretare il pingpong, le impressioni di una gara, l’atteggiamento di come gestire i giocatori. In tribuna c’è stata praticamente la processione, tutti i suoi giocatori sono andati a trovarlo per chiedere consigli, da Crisan a Chuan Chi-Yuan, da Apollonia a Ovtcharov e altri. Mi ha parlato dell’esperienza russa, per 5 mesi e mezzo è stato in Russia e credo, da quello che mi ha raccontato, che ha dato più che ricevuto. Il rapporto si è chiuso all’improvviso e anche suo fratello Mario se ne è andato pronto per iniziare dal mese di luglio a fare il manager nell’accademia di Schlager a Vienna.
Il desiderio di rientare nel pingpong è fortissimo e penso che non resisterà alla tentazione, ed io sono contento che Leo ritorni in palestra a dare il meglio di sé.

Macao, le finali del Pro Tour

10 Gennaio 2010 da Ping Pong Italia · 8 Commenti 

del Drago Rosso

Le Finali del Pro Tour, che si sono svolte a Macao per il secondo anno consecutivo, mettono in risalto ancora di più la drammatica situazione del tennistavolo europeo, ridicolizzato dai cinesi, e fanno capire che ormai l’Europa ha abbandonato qualsiasi progetto tecnico di sviluppo e spera soltanto negli interventi miracolosi dell’Ittf per avere in regalo qualche medaglia. Vedere giocare i tedeschi, presenti con ben 5 giocatori e gonfi di orgoglio perché credono di aver fatto chissà quale conquista, è qualcosa di patetico: non c’è traccia di gioco, di impostazione tattica, di evoluzione tecnica, è lo zero assoluto. Ma, come ho accennato, c’è Babbo Natale che porta in regalo la riduzione del numero di giocatori per nazione alle Olimpiadi e quasi sicuramente anche ai Mondiali. Parlerò di questo nel prossimo articolo, per il momento posso solo anticipare che la Commissione Olimpica dell’Ittf, riunitasi in Colombia in occasione del World junior Finals, ha approvato un documento col quale chiede la riduzione da 3 a 2 dei giocatori per nazione nella gara di singolo alle Olimpiadi. Sul campo, non c’è storia, perciò non rimane che assegnare le medaglie a tavolino. Che vergogna!

TRIPLETTA CINESE

I cinesi vincono tutto tranne il doppio maschile, ma solo perché non sono presenti in questa gara, visto che hanno giocato sempre con doppi diversi nel tornei del Pro Tour e quindi non hanno accumulato il numero minimo di partecipazioni per qualificarsi alle Finali. Strada libera quindi a doppi davvero ridicoli, con vittoria finale di Boll e Suss, senza onore e senza gloria. Spettacolo indecente, a dimostrazione di cosa succede se non ci sono i cinesi. Nel doppio femminile, una coppia cinese, Ding Ning-Liu Shiwen, era riuscita a qualificarsi e non fa alcuno sforzo (se non con un 4-2 al primo turno contro le romene Dodean-Samara) a vincere. Poi, nei singoli, spettacolo puro, senza contare che non ci sono Wang Hao nel maschile e, udite udite, Zhang Yining, Guo Yue e Li Xiaoxia nel femminile. Insomma, la Cina può lasciare a casa i migliori e finisce comunque con 4 su 4 sul podio nel maschile e 2 (+1, visto che Feng Tianwei gioca per Singapore ma è cinese) su 4 nel femminile.

MA LONG

Il singolo maschile è uno show assoluto, con i cinesi che esibiscono giocate da favola. Ma Long, per festeggiare la posizione numero 1 nella classifica mondiale, rivince questa gara (l’anno scorso batté 4-0 Wang Hao in finale), anche se non mostra il meglio dal punto di vista tattico, confermando di non avere eliminato i difetti che ancora lo frenano un po’. Lo si nota soprattutto nell’incontro con Suss, di 10 categorie inferiore a Ma Long, ma capace di invischiarlo e di perdere «solo» 4-2, con set molto tirati. Suss rinuncia completamente a fare il suo gioco (che comunque non si sa bene quale sia!) e, guidato da Rosskopf in panchina (che in questo modo riuscì a battere a sorpresa Kong Linghui nella Coppa del Mondo 1998), si mette a palleggiare corto, cosicché Ma Long perde il ritmo e, quando prova ad accelerare, non trova mai il tempo giusto e finisce col perdere anche lo scambio aperto, in cui è nettamente più forte di Suss. Dovrebbe
cominciare a servire lungo, senza paura della risposta di Suss, per impostare subito lo scambio potente, ma invece continua a servire corto e a favorire la ribattuta sotto rete di Suss. Ma Long si intestardisce e gioca una partita bruttissima, che riesce a vincere solo perché è impossibile che perda con un sottosviluppato tecnico come Suss, ma questa è una lezione importante per lui, perché le sue potenzialità tecniche sono enormi e non può dilapidarle con sciagurate condotte tattiche, come già ha fatto, per esempio, nella semifinale dei Mondiali 2009 con Wang Hao. A parte questo match, Ma Long è stato poi quasi perfetto in tutti gli altri, con solo qualche colpo di sonno che gli ha fatto lasciare un set con Ovtcharov e 2 con Xu Xin. I due persi con Zhang Jike, invece, sono dovuti a bravura dell’avversario, che insieme a Ma Long è l’ossatura della nazioinale cinese per i prossimi anni, con Xu Xin un po’ dietro. Ma Long, quindi, praticamente sbudella Ovtcharov con una tempesta di attacchi sotto i quali il tedesco non sa cosa fare, né ha qualcuno in panchina che glielo possa suggerire. Dopo la brutta partita con Suss, si ritrova di fronte Zhang Jike, che per me è l’unico alla sua altezza (a parte Wang Hao appena si decide a impegnarsi seriamente e a perdere 5-6 chili di peso). La partita è molto bella, anche se i due tendono un po’ ad annullarsi. Ma appena riescono ad aprire il gioco si vedono cose fantastiche. Ma Long fa valere la sua maggiore potenza e si ripete in finale contro Xu Xin, che pure nei precedenti incontri (a cominciare da quello con Boll) è stato devastante con i suoi attacchi. Sotto 1-2, Ma Long dà inizio a una serie impressionante di attacchi chiusi, anche di terza palla, sui quali Xu Xin ritorna terrestre. E’ la conferma di un fuoriclasse, che però non ha ancora mostrato in maniera completa il suo enorme potenziale.

WANG LIQIN

Un menzione particolare va fatta per Wang Liqin, che a 31 anni dimostra di essere ancora un leone. Intanto, ha superato Kong Linghui come record di longevità nella nazionale cinese: Kong vi era rimasto fino a 30 anni. Poi, sfiora l’ingresso in finale: prima batte Hao Shuai in un incontro durissimo, con scambi spettacolari e potentissimi, poi si trova davanti il giovane Xu Xin, che ha preso a pallate Boll (e poi anche Steger, ma questo incontro è solo una barzelletta, senza valore tecnico) e che si mostra più veloce e più potente. E qui Wang Liqin mostra di cosa è fatto, puro acciaio, perché spara cannonate ancora più potenti e resiste ai tentativi di terza palla di Xu Xin. In questa partita ci sono gli scambi più incredibili di tutto il torneo e la maggiorparte è chiusa da Wang Liqin, che però spreca più di una occasione, in maniera banale e probabilmente per un po’ di stanchezza, per chiudere il terzo, il quinto e il sesto set. Perde, ma
fa vedere quanto sia limpida la sua classe. L’unico problema per lui è la tenuta fisica, che si fa più evidente negli ultimi turni, ma sul singolo match è ancora il carrarmato che scatena una tempesta di fuoco.

ZHANG JIKE

Di Zhang Jike ho già detto che lo considero il numero 2 dopo Ma Long, ma al suo stesso livello tecnico, per il dopo «mostri sacri» come Wang Liqin, Ma Lin e Wang Hao. La sua partita con Ma Lin (imbolsito e lento) appare equilibrata nei set, anche se finisce 4-1, ma nel gioco è evidente come sia Zhang Jike a condurre, a impostare gli scambi, a esibire un rovescio di alta scuola, come non se ne vedevano da tempo. Poi, dimostra di aver raggiunto una buona maturità anche contro i difensori, visto che affronta il migliore di tutti, Joo Se Huyk, e lo batte con una prova in cui alterna i colpi potenti a quelli piazzati, e non è certo facile contro il sudcoreano. Infine, deve cedere a Ma Long, ma, con un sorteggio differente, sarebbe questa la finale.

XU XIN

Xu Xin, infine, continua a fare progressi notevoli. Sin da quando l’ho visto per la prima volta, parlo di 5 anni fa, non mi ha entusiasmato come Ma Long e Zhang Jike e l’ho sempre considerato di un livello inferiore rispetto a loro, anche se capace di prendere a pallate gli europei, su questo il dubbio non c’è mai stato. Anche adesso lo considero un gradino sotto, ma bisogna riconoscere che negli ultimi tempi ha compiuto progressi notevoli, maggiori di quelli che mi sarei aspettato. Soprattutto, è migliorato nella potenza e nella decisione nell’affrontare la terza palla, sulla quale prima si mostrava impreciso e senza grande convinzione. Inoltre, sta sviluppando anche un gioco di difesa alta e di contrattacco. Ma è anche vero che, quando è l’avversario a dare il via all’attacco (ma intendo l’avversario cinese, quelli europei nemmeno gli fanno il solletico), lui è in notevole difficoltà. Sugli scambi aperti lontano dal tavolo, sulle bordate in risposta alle bordate, è molto bravo, ma sempre di una spanna sotto Ma Long e Zhang Jike, oltre che Wang Liqin, ma in questo caso parliamo della precedente generazione. Comunque, quando Wang Hao abbandonerà (e non è previsto che lo faccia a breve), sarà lui il numero 3 della Cina, salvo imprevisti. A Macao, contro Boll, gioca un match che appare equilibrato nei punteggi, ma nella realtà è completamente a suo vantaggio per quanto riguarda l’iniziativa nel gioco. Xu Xin è quello che guida lo scambio, che dà il via agli attacchi, salvo poche occasioni, e Boll è costretto a stargli dietro, ad arrancare, preso più volte in velocità e in contropiede quando crede di aver già chiuso il punto. E’ vero, inoltre, che Xu Xin rimonta due volte (da 10-6 e da 10-7) e poi vince il set, ma succede anche a lui di guidare 10-6 e di subire la rimonta di Boll, con la differenza che è comunque lui a vincere il set, ripartendo alla grande. Quindi, che sia lui a fare la rimonta o Boll, alla fine è sempre Xu Xin a piazzare le botte vincenti e questo dà l’idea della sua personalità, oltre che della forza tecnica. L’ultima nota su lui è un aspetto particolare: Xu Xin è un pennaiolo mancino. Nell’intera storia del tennistavolo cinese, è rarissimo trovare campioni con queste caratteristiche. Di rilievo si trovano solo Yu Shentong e Yan Sen. Yu Shentong fu semifinalista nel singolo ai Mondiali 1989, ma solo perché i cinesi imposero a Jiang Jialiang di perdere con lui per punirlo per la sceneggiata di cui era stato protagonista nella finale a squadre: aveva interrotto il gioco per 20 minuti e preteso (e scandalosamente ottenuto) il cambio dell’arbitro che gli aveva tolto un punto su servizio irregolare nella gara contro Waldner. Comunque, i dirigenti cinesi fecero un favore a Jiang Jialiang, evitandogli un’altra figura di merda contro gli svedesi nel singolo (avrebbe incontrato Persson e sarebbe stato massacrato). Quindi, non considero Yu Shentong fra i campioni. Yan Sen, invece, è un vero campione: olimpionico e mondiale di doppio insieme a Wang Liqin, mondiale a squadre, semifinalista nel singolo ai Mondiali 1997 a Manchester, battuto da Waldner. Quindi, in tutta la storia della Cina, troviamo solo due pennaioli mancini di altissimo livello, una cosa abbastanza strana. Enzo Pettinelli, dopo averlo notato, ha ipotizzato qualche corto circuito cerebrale per i pennaioli mancini che, al contrario di quanto avviene nel tennis dove i mancini (in generale, perché lì non possono esserci pennaioli) sono considerati avvantaggiati in alcuni colpi (come nel diritto incrociato che viene fuori «più incrociato» rispetto a chi è destro, per motivi che rimangono misteriosi), nel tennistavolo ci può essere qualcosa che impedisce loro di esprimersi, ai massimi livelli, come i destri. Naturalmente, è un’ipotesi che, in base alle conoscenze scientifiche attuali, non può essere dimostrata, ma a me sembra interessante, visto che due soli pennaioli mancini di alto livello nella storia cinese appaiono come qualcosa di inverosimile, una coincidenza un po’ troppo strana.

GLI ALTRI

C’è poco da dire sugli altri giocatori, con nota di merito per il solo Joo Se Hyuk, protagonista di una grande battaglia contro Zhang Jike. L’altro sucoreano, Oh Sang Eun, è ancora vittima di una condizione fisica approssimativa, dovuta a tanti acciacchi, anche non curati bene, e cede a Suss, che si gasa, ma che rimane un giocatore di basso livello, oltre che un montato stratosferico. Dai tedeschi, spettacoli desolanti. Steger è uno serio, ma i suoi limiti tecnici sono fin troppo evidenti. Baum, altro montato come Suss, è davvero patetico tecnicamente, e infatti cede a Steger. Ovtcharov continua la sua discesa senza fine verso lo squallore: è preso a pallate da Ma Long, non è in grado di prendere mai l’iniziativa, continua a fare quel suo ridicolo servizio di rovescio (anche se in misura ridotta, forse si sta rendendo conto che agli occhi degli spettatori appare come un clown quando lo esegue), un vero disastro. Infine, c’è Boll, che prova
a battersi, pur con i suoi limiti tecnici da me più volte indicati, ma è evidente che a frenarlo adesso ci sono anche guai fisici. E’ stato fermo per parecchio tempo, adesso sembra si sia ripreso, ma la velocità non è più la stessa. Fra l’altro, si nota che si piega molto di meno rispetto a prima (lo si vede soprattutto nella risposta al servizio) e che i movimenti di topspin di diritto sono meno esasperati ed estremi rispetto a prima. La sua schiena non è più in grado di sopportare certi sforzi, dovuti principalmente (e secondo me esclusivamente) a una postura sbagliata, di cui sono responsabili i macellai tedeschi, travestiti da allenatori, che lo hanno impostato in quel modo: come dissi già una volta, quando esegue il top di diritto, sembra che abbia ricevuto una botta di spranga nei reni. Alla fine, tutti quegli sforzi senza senso e deleteri per il corpo si pagano.

LE DONNE

Guo Yan rivince il titolo ottenuto l’anno scorso, anche se deve soffrire parecchio in finale con Ding Ning: le annulla il matchball con un tiro che colpisce prima la rete, poi lo spigolo. Comunque, a parte il colpo di fortuna, Guo Yan si dimostra ancora una volta durissima e in fondo merita la vittoria. Non dimentichiamo che è probabilmente la giocatrice più sfortunata della storia del tennistavolo: sarebbe stata in grado di vincere tutto (e ha vinto comunque una Coppa del Mondo e due Finali del Pro Tour, oltre a titoli mondiali a squadre), ma si è ritrovata a giocare nello stesso periodo di Zhang Yining, Wang Nan, Guo Yue e Li Xiaoxia! Ding Ning mostra di essere ormai fra le prime 5 del mondo, le manca solo un po’ più di equilibrio e di lucidità nel gioco, punta troppo sulla potenza ed è una sparapalle impressionante. La sorpresa negativa è arrivata da Liu Shiwen, fresca numero 1 della classifica mondiale ed eliminata al primo turno dalla
giapponese Fukuhara. E’ vero che Liu Shiwen arriva a Macao con raffreddore e un po’ di febbre, ma non si può perdere con la Fukuhara, giocatrice con cui le cinesi normalmente passeggiano. La verità è che Liu Shiwen, pur fortissima, ha ancora molti difetti, che Kong Linghui, suo allenatore, sta cercando di toglierle: va benissimo contro chi gioca aperto, ma si trova in difficoltà con le difese e soprattutto con chi, come la Fukuhara, spezzetta il gioco, anche con la gomma del cazzo che monta sul rovescio, e parte con attacchi improvvisi. La verità è che Liu Shiwen non è la vera numero 1 del mondo. Lo è diventata solo perché ha giocato quasi tutte le gare, mentre Zhang Yining, ora numero 2, è stata ferma, e anche Guo Yue è stata tenuta un po’ in frigorifero dai tecnici cinesi, pronta per gare più impegnative. Quello della classifica mondiale, comunque, è un discorso che affronterò a parte, perché è evidente che siamo in presenza di una graduatoria non vera, per diverse ragioni che proverò a spiegare. Per concludere, a proposito di Zhang Yining, la più grande giocatrice di tutti i tempi, che si è sposata il 18 ottobre e che sta ancora riposandosi (non si sa ancora se giocherà i Mondiali a squadre a Mosca, a maggio), è apparsa d’incanto nella prima giornata di gare. Il marito è di Hong Kong, quindi lei ha fatto un salto nella vicinissima Macao, ha guardato le gare per un paio d’ore e poi è scomparsa di nuovo.

UNDER 21

A Macao si sono svolte anche le Finali delle gare Under 21. Le cito solo per far notare che sono la più grande barzelletta del tennistavolo. La gara Under 21 fu pensata qualche anno fa al posto del vecchio torneo di consolazione cui partecipavano, negli Open internazionali, i perdenti al primo turno. Siccome era una specie di «cimitero degli elefanti», si pensò, bene, di sostituirla con una gara per gli Under 21, in modo da offrire ai più giovani l’occasione di giocare un po’ di più. Il problema nasce quando, non si sa chi sia stato il genio in questione, a questa gara si è voluto assegnare un significato tecnico assurdo: la gara dei campioni del futuro. In altri sport, si può arrivare a 21 anni e diventare campioni dopo, nel tennistavolo no: si vede se sei campione quando hai 14-15 anni, altrimenti sei un mediocre. Così, queste Finali per gli Under 21 non si dovrebbero nemmeno giocare, bastano le gare negli Open, e basta. Così, tanto per essere spietati, faccio notare che: nelle semifinali assolute, a Macao, ci sono tre Under 21, che naturalmente non si sono mai permessi di giocare questa gara: Ma Long, Zhang Jike e Xu Xin. E fra le donne, andando a vdere la classifica mondiale, scopriamo che la numero 1 Liu Shiwen, la numero 3 Guo Yue e la numero 7 Ding Ning sono Under 21, con Ding Ning finalista assoluta a Macao. E allora, la vogliamo smettere con questa farsa?

TV

Concludo con una informazione che secondo me è davvero importante. Leggo, qui e là, ma soprattutto dove abbondano gli incompetenti e gli ignoranti, che molti vanno alla ricerca spasmodica di video delle partite. E allora, informo che sul sito dell’Ittf (mai abbastanza cliccato, quantomeno per vedere come si scrivono esattamente i nomi dei giocatori cinesi, senza essere necessariamente esperti di Cina e di lingua cinese!) c’è una sezione televisiva, dove è possibile rivedere le intere partite dei più importanti tornei, a cominciare dai Mondiali. In questi giorni, sono andare in diretta le partite delle Finali Pro Tour a Macao e possono essere riviste in qualsiasi momento da chiunque, tutto gratis. Ecco il mio consiglio: tutti gli ignoranti e gli incompetenti si vadano a vedere quelle partite, magari è la volta buona che cominciano a capire qualcosa. C’è una autentica miniera di partite sul sito dell’Ittf (www.ittf.com) e quasi nessuno va a scavare. Perle ai porci.

RISULTATI

SINGOLO MASCHILE

Finale

Semifinali

Quarti di Finale

Ottavi di Finale

SINGOLO FEMMINILE

Finale

Semifinali

Quarti di Finale

Ottavi di Finale

DOPPIO MASCHILE

Finale

Semifinali

Quarti di Finale

DOPPIO FEMMINILE

Finale

Semifinali

Quarti di Finale

U21 RAGAZZI

Finale

Semifinali

U21 RAGAZZE

Finale

Semifinali

Antoniana Pescara

9 Ottobre 2009 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

La società Antoniana Pescara, sta cercando un giocatore per la sua C1 gir.H, chiunque fosse interessato potrà rivolgersi al responsabile del club il sig. Quintildo Petricola al cell. 335319934 oppure all’email q.petricola@alice.it

Questo è il girone H

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