I campionati Cinesi 2012

13 Giugno 2013 da Ping Pong Italia · 3 Commenti 

foto e post del Drago Rosso

Nella storia del tennistavolo cinese non era mai capitato che un titolo dei Campionati nazionali venisse assegnato senza che si giocasse la finale. Anche quando un giocatore non stava bene, comunque si presentava in campo, se non altro per l’onore, vista l’importanza di questa gara. A Zhangjiagang, a ottobre 2012, c’è stata una prima volta, nel doppio maschile, con la rinuncia di Zhang Jike, ufficialmente infortunato, nella realtà scoglionato dopo un’estate di bagordi seguiti al doppio titolo olimpico. Così, ha lasciato solo Fang Bo e ha dato il via libera a Wang Liqin e Xu Xin. Al di là del risultato della singola gara, che può importare poco, è il quadro generale a presentarsi sconfortante. Una conferma del disinteresse più o meno manifesto di molti dei giocatori più forti arriva dalle molte rinunce nelle gare di singolo: Ma Long abbandona, ma poi è regolarmente in gara nel doppio; nel femminile, rinunciano addirittura 4 delle prime 5 teste di serie (Ding Ning, Guo Yan, Liu Shiwen, Wu Yang), che naturalmente, dopo questa rinuncia, si presentano in campo, senza vergogna, per giocare il doppio. Insomma, si è respirata un’atmosfera strana, quasi di abbandono, in un palazzetto sempre vuoto, con soli 200 spettatori nei due giorni delle finali. E’ il segno di un declino che i dirigenti del tennistavolo cinese si ostinano a negare, ma che è sempre più evidente. Già ho anticipato, in altri articoli, la difficile situazione anche in Cina per il nostro sport. Adesso, tornando indietro ai Campionati nazionali 2012, cerco di approfondire. In allegato, trovate anche tutti i risultati, della gare a squadre e individuali.

DECLINO

Il primo anno in cui seguii i Campionati nazionali cinesi, il 1996, l’impatto con questa realtà fu devastante. Nel palazzetto era tutto un rimbombare di schiacciate e controschiacciate, giocatori che si scannavano, tribune piene. Tutto questo è durato per altri dieci anni scarsi. Già dal 2004, gli organizzatori erano costretti a massicce “iniezioni” di bambini delle scuole per rimpolpare le tribune del palazzetto, senza peraltro che questi ragazzi si interessassero alle gare: stavano lì, a parlare e ridere per i fatti loro, facendo baccano e disturbando i giocatori. E sui tavoli, allo stesso tempo, la situazione peggiorava. Faccio un solo esempio pratico per far capire bene la situazione. Nel 2002, i giocatori iscritti erano circa 500. Di questi, ben 250 erano nuovi, nel senso che erano ragazzi che non avevano mai partecipato prima ai Campionati nazionali. In quell’anno, fra gli altri, vennero fuori Ma Long e Zhang Jike (anche se quest’ultimo non potè partecipare ai Nazionali perché impegnato negli stessi giorni in un torneo internazionale giovanile), e Ding Ning e Cao Zhen fra le donne. Negli ultimi anni, 2011 e 2012, i nuovi sono stati appena una sessantina. E anticipo che alle qualificazioni dei Giochi Nazionali, che si sono giocate nei giorni scorsi a Nanchang, i nuovi erano la miseria di venti ragazzi, e nemmeno forti, anzi, mediocri. Che poi questi giocatori bastano e avanzano per battere gli europei è un altro discorso. Ma che l’impero cinese, una volta in grado di produrre centinaia di giocatori ogni anno, stia subendo il declino è fin troppo evidente.

SPETTATORI

Il segnale più evidente è il calo degli spettatori, anche nella famosa Superlega cinese. Ormai, se si arriva a 500 è un miracolo. Ma da cosa può dipendere? Il primo segnale che si coglie, parlando e chiedendo in giro, non solo nei palazzetti e con i giocatori, è quello relativo alla perdita, sia pire parziale, di spettacolarità. Il gioco appare, e lo è realmente, più lento di una volta, frutto avvelenato ed esclusivo della pallina da 40 millimetri. E gli spettatori non legati al tennistavolo se ne rendono conto molto di più dei giocatori-spettatori. Cerco di spiegarmi meglio. Soprattutto in Occidente, il cambio della pallina è stato accolto acriticamente dal mondo del tennistavolo, che coincide, soprattutto nelle realtà minori, come l’Italia e tanti altri Paesi europei, con gli spettatori. E’ stato detto che la pallina più grande avrebbe reso il tennistavolo più visibile in Tv, che il gioco più lento avrebbe favorito scambi più lunghi e cose del genere. E quasi tutti se ne sono andati dietro queste gigantesche puttanate, come se avessero paura di smentirle, come se potessero accusati di rifiutare la modernità. In Cina, gli spettatori sono semplicemente spettatori che pagano il biglietto ed esigono spettacolo. Bene, sono stati i primi ad accorgersi che lo spettacolo era inferiore, che il gioco lontano dal tavolo si riduceva a una copia del badminton. Ma vi rendete conto di quanto sia diventato lento lo scambio con un giocatore che schiaccia e l’altro che alza la palla? E’ inguardabile ormai. Prima, invece, oltre al fatto che la pallina in aria era più veloce, si poteva assistere allo spettacolo delle schiacciate e delle controschiacciate, adesso non è più possibile. Ormai, siamo costretti a leggere squallidi interventi sui blog in cui i giocatori dicono che “ormai si sono abituati” e quindi è inutile tornare indietro. In Cina, le due realtà sono separate: se i protagonisti dicono che così il tennistavolo va bene, gli spettatori rispondono “chissenefrega”. E poco alla volta lo abbandonano. E si dedicano ad altri sport che, al contrario del tennistavolo, hanno fatto cambiamenti cercando non di tagliare le gambe ai più forti, ma di premiare i più forti, i più veloci. Tutti gli altri sport diventano più veloci e il tennistavolo diventa più lento, e se ne vanta. Basterebbe questo per capire verso che disastro stiamo andando. Esempio concreto: il basket, con l’invenzione del tiro da 3 punti, tanti anni fa, decise di premiare i più bravi, e mica ci sono state proteste, anzi, tutti si sono dati da fare per migliorare. Quando il Dream Team statunitense fece sfracelli all’Olimpiade di Barcellona, nessuno si sognò di inventare strane regole per “riequilibrare” le forze in campo. Il risultato è che gli altri si sono dati da fare e adesso gli Usa rischiano di perdere e perdono. Così, tornando alla Cina, il basket è diventato lo sport più popolare insieme al calcio. Questa è la realtà, basket e calcio in Cina, dal punto di vista della partecipazione degli spettatori, hanno seppellito il tennistavolo, col tennis che avanza prepotentemente. Del resto nel mio articolo di commento ai Mondiali di Parigi, avevo già fatto notare che c’erano state proteste perché la CCTV5 aveva trasmesso le finali del tennistavolo e non il calcio la domenica sera.

GRANDI E PICCOLE CITTA’

Non c’è solo l’aspetto dello spettacolo ridotto, però, per spiegare il declino. Un’altra causa è il progressivo avvicinamento del modo di vivere cinese ai modelli occidentali, che porta la gente, soprattutto nelle grandi città, a scegliere vestiti, auto, qualsiasi cosa, quindi anche lo sport, più vicini all’immagine occidentale che viene proposta dai mezzi di comunicazione. Non si tratta, si badi bene, di rifiuto di modelli legati a vecchie idee politiche. Si tratta semplicemente di “vicinanza” ai modelli più ricchi, perché la Cina è diventata forse il Paese più ricco del mondo, insieme agli Stati Uniti. I cinesi guardano, in fatto di sport, le Tv internazionali, che trasmettono principalmente calcio e basket, e si adeguano a quei modelli. Nelle grandi città, in particolare, i ragazzi vogliono giocare a calcio e basket, perché “così si diventa famosi nel mondo”. Un mondo, quello non cinese, in cui non esiste il tennistavolo. I club di tennistavolo nelle grandi città, infatti, stanno attraversando una crisi acutissima. Da Shanghai è arrivato solo Xu Xin negli ultimi 15 anni, una volta era il serbatoio di campioni, sia fra gli uomini che fra le donne. Guangzhou ha solo Liu Shiwen, fra le donne, mentre non c’è più un solo uomo in grado di rimpiazzare Ma Lin, che tra l’altro è di Shenyang (nel Liaoning, provincia del Nord), “emigrato” al Sud (a Shantou) quando aveva appena 9 anni. Tianjin, che aveva dato al nostro sport Ma Wenge e Wang Tao, altri forti giocatori nel passato, oltre ad Hao Shuai e Li Ping negli ultimi dieci anni, è diventata terra bruciata. Stessa cosa per Harbin, città natale di Kong Linghui. Pechino è l’altro simbolo della distruzione: negli ultimi 10 anni è venuta fuori solo Ding Ning. Ma Long è di Anshan (anche questa nel Liaoning), nemmeno Yan An è di Pechino, perché nelle grandi città nessuno vuole più giocare a tennistavolo: o si scelgono sport popolari nell’Occidente o si scelgono le discoteche. Ormai, sono rimaste solo le piccole città a garantire giocatori, ma sempre di meno, comunque. Aumentano, invece, i giocatori nei circoli ricreativi, vale a dire le persone che, dopo il lavoro, si divertono col ping pong. Quello che io ritengo sia il futuro apocalittico del nostro sport.

CLUB E REALITY SHOW

Di conseguenza, il discorso si trasferisce ai club. Una volta, ai Campionati nazionali c’era il festival di squadre partecipanti, anche una quarantina. Poco alla volta, molte sono scomparse, a partecipare restano i grandi club, ma senza nuovi giocatori, e le rappresentative delle Province, che raccolgono i giocatori “dispersi”, oltre al club dell’Esercito (Jiefangjun), che acquista e tessera i giocatori più interessanti. E’ come se la grande base del tennistavolo si stesse sfaldando, lentamente ma senza alcun rallentamento. E di questo si rendono ben conto i dirigenti, anche se cercano di negare l’evidenza. Così, ecco arrivare una iniziativa che in altri tempi sarebbe stata coperta di ridicolo: un reality show sul tennistavolo, con la partecipazione di allenatori come Liu Guoliang, Kong Linghui e Shi Zhihao nelle vesti di esaminatori per i concorrenti. L’Ittf, dal basso della sua incompetenza, ha celebrato alla grande questo reality, senza capire che è una specie di ultima spiaggia della Federazione cinese per attirare l’attenzione sul tennistavolo. Certo, il livello dei cinesi resta altissimo, senza paragoni col resto del mondo (che in quanto a crisi sta molto peggio), il numero di praticanti è ancora sull’ordine dei milioni, ma la situazione si avvia verso un punto di non ritorno.

FAN ZHENDONG E I NUOVI

Non resta che parlare di quello che ho visto a Zhangjiagang, partendo dalle novità. Quelle più interessanti sono entrambe fra gli uomini: Fan Zhendong e Zhou Yu. Tutti e due nativi della provincia dell’Henan (quella della pluricampionessa Deng Yaping, per capirci), tutti e due tesserati per Jiefangjun. Comincio da Fan Zhendong, perché quello che appare potenzialmente più forte e perché offre parecchi spunti generali. Ormai, tutti avranno avuto modo di osservarlo nei filmati delle gare dei Mondiali di Parigi, quindi non sto a soffermarmi sulle sue caratteristiche fisiche in quanto tali, è più utile invece capire perché un fisico che di base è già notevole abbia subito un ulteriore potenziamento. E qui il discorso si fa generale. Con la pallina da 40 millimetri, che si affloscia in aria quando è colpita con una schiacciata, quindi con il colpo che imprime meno effetto di qualsiasi altro (resiste di più con il topspin, come ho già avuto modo di dire a proposito del gioco lontano dal tavolo), c’è stato bisogno di avere più forza soprattutto nel braccio e nella spalla. Se guardiamo i giocatori di una volta e quelli attuali, la differenza, nella grande maggioranza dei casi, si può cogliere molto bene. Questa “evoluzione” (la metto tra virgolette perché io la considero piuttosto una involuzione) riguarda tutti. Poi, ci sono giocatori che riescono a conservarsi snelli (come Zhou Yu, che esaminerò dopo), ma osservando i giocatori dei Campionati nazionali cinesi si vede che quasi tutti mostrano una trasformazione fisica. Fra l’altro, non è un caso che, in tutto il mondo, dopo l’introduzione della pallina da 40 millimetri, siano aumentati gli infortuni alla spalla e alla schiena. Fan Zhendong appare quindi come il rappresentante “esagerato” di questo cambiamento, che purtroppo è diventato necessario se si vuole rimanere competitivi. Un dubbio potrebbe nascere sul fatto che una simile potenza non abbia anche la base tecnica, ma non credo sia il caso di Fan Zhendong, che riesce a sparare topspin incredibili anche da posizioni difficili, che richiedono spostamenti laterali impegnativi e impossibili senza una tecnica notevole quantomeno nel movimento delle gambe. Ma anche in quello delle braccia, Fan Zhendong è impostato bene, con un topspin eseguito sia con il movimento stretto, sia con quello largo quando esprime tutta la sua potenza. A Zhangjiagang, come ho già avuto modo di mettere in evidenza, la sua partita contro Wang Liqin, finita 4-3, è stata di impressionante potenza ma anche di incredibile bellezza, con scambi interminabili lontano dal tavolo. Poi, però, ha perso con Fang Bo, più esperto di lui, che ha saputo imbrigliarlo con un gioco corto per poi partire con attacchi improvvisi. Questo mette in risalto gli attuali punti deboli di Fan Zhendong. Potrebbe sembrare che abbia un problema di sensibilità del polso, a proposito del gioco corto, ma io credo che il punto sia un altro. Fan Zhendong, certo, non potrà avere il polso di gente come Zhang Jike, Wang Hao o Ma Long, ma non è nemmeno un “pezzo di legno” come si potrebbe essere indotti a credere guardando solamente la sua forza fisica. Il vero problema, sulla sua difficoltà nel gioco corto, secondo me è di natura tattica. Fan Zhendong va come una locomotiva lanciata a mille, chi accetta il suo gioco aperto viene massacrato, e non brilla per intelligenza tattica, di conseguenza ha difficoltà a impostare un’azione combinata fra gioco corto e lungo, in cui è importante anticipare le intenzioni dell’avversario e prepararsi a spostamenti in avanti e dietro, più che laterali. Fan Zhendong non appare ancora preparato per questo, tant’è vero che anche ai Mondiali di Parigi ha sofferto contro avversari inferiori, come Didukh (Ucraina), vittoria per 4-1 ma set tutti sofferti, e di livello più alto come Monteiro (Portogallo), battuto 4-3. In entrambi i casi, Fan Zhendong non riusciva a sviluppare il suo gioco potente, le azioni erano sempre spezzettate tanto da non fargli mai trovare il ritmo giusto. E’ un aspetto sul quale deve lavorare. Anche nelle recenti qualificazioni ai Giochi Nazionali, il suo allenatore di club, Wang Tao (proprio il Wang Tao olimpionico e mondiale di doppio), ha dovuto più volte riprenderlo per errori ingenui. Fan Zhendong appare comunque destinato a grandi successi, con uno stile che, volendo fare qualche paragone illustre, ricorda molto Liu Guozheng, sia pure con maggiore potenza e minore tecnica.
E passo a Zhou Yu, che ha Zhangjiagang ha vinto il titolo nel singolo, grande sorpresa, sia pure favorita dallarinuncia di Ma Long e dalle scarse condizioni di Zhang Jike, battuto proprio da Zhou Yu in semifinale. In questo caso, siamo di fronte a un giocatore ancora “normale” in quanto al fisico e con una tecnica notevole, con ottime rotazioni e grande velocità, capace di un bel gioco sul tavolo, grazie alle lunghe braccia e a una notevole sensibilità del polso. Il difetto è la sua “leggerezza”, la mancanza di grande potenza nei colpi decisivi, ma siamo comunque su altissimi livelli, tali da stroncare europei e affini. Degli altri nuovi non ci sono grandi cose da dire. Fang Bo è in circolazione già da tempo e, pur avendo vinto recentemente un Open internazionale, ha limiti ben precisi. Più interessante appare Ma Te, difensore, un po’ troppo “difensivo” per i miei gusti, vale a dire non un grandissimo contrattaccante, come i difensori moderni, comunque molto forte. Altri giovani si sono persi per strada, come Wu Jiaji.

WANG LIQIN E I VECCHI

Dei “vecchietti” continua a fare bella figura Wang Liqin, che si batte sempre come un leone e porta Shanghai nella finale della gara a squadre. Nel singolo, come detto, perde una stratosferica partita con Fan Zhendong, ma dimostra di essere un grande. Invecchia male, invece, Ma Lin, che ormai si trascina a stento. Il dato più inquietante, però, è il mancato ritiro di tanti, troppi giocatori del passato. Una volta, a 25 anni si usciva dalla Nazionale, si faceva qualche altro anno nei club e poi si smetteva, perché la concorrenza dei giovani era troppo forte. Adesso, si rimane in Nazionale anche oltre i 30 anni perché non c’è il ricambio immediato, e si va ben oltre nelle gare di club. Guangzhou, per esempio, è costretta a giocare con Ma Lin e Zhang Chao perché non ha altri alla loro altezza, e intendo alla loro altezza “da vecchi”. Un altro segno del declino del tennistavolo in Cina.

RICORDI ITALIANI

C’è spazio anche per qualche sorriso. Il primo arriva nientemeno che da Diao Wenyuan, indimenticatocampione degli anni Sessanta che ha giocato per tanto tempo in Italia. E’ a Zhangjiagang per vedere i campionati e non perde l’occasione per dirmi di salutare tutti gli amici italiani. Adesso lui ha una scuola di tennistavolo a Wuhu, nella provincia dell’Anhui, e fa sapere che chiunque voglia andare ad allenarsi da lui è il benvenuto, basta contattarlo per mettersi d’accordo. L’altro “italiano” è Li Yi, che ha giocato da noi negli anni Ottanta. Adesso fa l’allenatore nella prestigiosa squadra di Jiefangjun, quella dell’Esercito, insieme a un’altra conoscenza dei pongisti italiani, Dai Lili, colonna della squadra femminile del Coccaglio. Da tutti loro arrivano cari saluti per gli amici italiani.

GARE A SQUADRE

E adesso esamino velocemente le gare, cominciando da quella a squadre. Nel maschile, risultato condizionato anche qui dalle rinunce, una in particolare. Nella semifinale fra Shanghai e Jiefangjun, la squadra dell’Esercito non schiera Wang Hao (che non è infortunato, tant’è vero che poi giocherà nel singolo) e consegna la vittoria a Wang Liqin e compagni. Si nota un disinteresse micidiale e inspiegabile, che purtroppo conferma tutte le mie considerazioni fatte all’inizio. Comunque, in finale non ci sono problemi per Beijing, che ha in squadra Ma Long e Yan An. Quest’ultimo perde con Xu Xin, ma si prenderà la rivincita nel singolo. Ma Long, invece, fa due punti, sudando contro Wang Liqin, molto più facilmente contro Xu Xin.
Fra le donne, vittoria a sorpresa del Liaoning che, pur senza l’infortunata Guo Yue, ma con Chang Chenchen e Wen Jia, batte Beijing forte di Ding Ning, che perde due punti in finale, e Guo Yan. Fra le sconfitte illustri, da segnalare Li Xiaoxia, che, debilitata dalle feste post-olimpiche, perde due punti e determina la sconfitta di Shandong contro Jiefangjun nei quarti di finale.

GARE DI SINGOLO

Nella gara maschile, detto di Ma Long che non ha voglia di giocare, vanno segnalate le sconfitte di Wang Hao contro Xu Chenhao nei quarti, di Ma Lin contro il vincitore Zhou Yu, che batte anche Zhang Jike. Per il campione olimpico, però, c’è più di un’attenuante. Tutti i cinesi vincitori di medaglie d’oro, infatti, dopo l’Olimpiade sono costretti a una vera e propria passerella d’onore in tutta la Cina: cerimonie, premiazioni, feste per quasi due mesi, durante i quali, naturalmente, non hanno la minima possibilità di allenarsi. Quindi, risultato quasi prevedibile.
Fra le donne, centra finalmente la vittoria Cao Zhen, che poi si impone anche nel doppio. Certo, è favorita da ben quattro rinunce delle più forti, ma già negli anni precedenti aveva dimostrato di poter lottare per il titolo, con tutte le migliori in gara. Quindi, non è un risultato del tutto falso. Cao Zhen, fra l’altro, è una delle giocatrici più “sacrificate”, perché ha avuto meno spazio internazionale rispetto alle altre, pur essendo al loro stesso livello come tecnica e qualità di gioco. Basti pensare che, qualche anno fa, ha vinto senza problemi gli Open di Germania e Svezia, due dei pochissimi tornei da lei disputati. Inoltre, ha vinto due volte l’oro mondiale nel doppio misto. Ricordo infine che ha appena 25 anni e così si capisce meglio la differenza fra il resto del mondo e la Cina, dove una giocatrice così forte resta relegata in secondo piano.

GARE DI DOPPIO

E concludo con i doppi. Nel maschile, come detto all’inizio, Wang Liqin e Xu Xin vincono il titolo senza giocare la finale per la rinuncia di Zhang Jike, dopo aver eliminato Ma Lin/Zhang Chao in semifinale e Ma Long /Yan An nei quarti. Fra le donne, Can Zhen fa il bis del singolo insieme a Mu Zi dopo una combattuta finale (4-3 e 11-9 all’ultimo set) contro le giovani Chen Meng e Gu Yuting dello Shandong, ma soprattutto dopo aver eliminato il doppio favorito, Ding Ning/Guo Yan, di Beijing, in semifinale. Infine, nel misto, Ma Long e Ding Ning hanno vita durissima in finale contro Zhai Yiming e la solita Chang Chenchen (Liaoning), battuti 13-11 al settimo set. Dopodiché, non c’è tempo per respirare, perché arrivano i Giochi Nazionali, ancora più importanti dei Campionati nazionali, una storia che cominceremo a vedere nel prossimo articolo.

Qui potete scaricare tutti i risultati.

Campionati Cinesi 2012 Individuali

Campionati Cinesi 2012 Squadre

Altre foto del Drago Rosso

L’articolo su Parigi 2013

2 Giugno 2013 da Ping Pong Italia · 16 Commenti 

Articolo e foto del Drago Rosso

Per capire meglio cosa hanno rappresentato i Mondiali a Parigi, al di là dei semplici risultati tecnici, ci sono due cose importanti da considerare.
La prima. Il quotidiano sportivo L’Equipe, il più importante della Francia, martedì 22, vale a dire il giorno dopo la finale maschile, ha pubblicato una foto di Zhang Jike con le informazioni su lui (età e altro) e i titoli vinti. Inoltre, un piccolo riquadro con 4 (quattro!) cifre riguardanti i Mondiali: zero le medaglie dell’Europa, 1 l’unico non cinese a battere un cinese nel singolo (Matsudaira contro Ma Lin), 25 l’età media dei quattro uomini semifinalisti (22 per le donne), 70.000 gli spettatori nelle 8 giornate di gare. Ora, a prescindere da errori, bugie e interpretazioni sbagliate (ne parlerò dopo), è assolutamente ridicolo che non ci sia nemmeno uno straccio di articolo sulla conclusione dei Mondiali sul quotidiano sportivo francese. E questo già la dice lunga sull’interesse che il tennistavolo suscita.
La seconda. Ma tutto questo viene superato da quanto arriva dalla Cina. Nelle ultime due giornate di gara, la televisione nazionale, sul canale sportivo, il CCTV5, ha trasmesso in prima serata le finali, in diretta. Sapete qual è stata la reazione dei telespettatori? Sono arrivate proteste, per telefono e e-mail, perché non è stato trasmesso il calcio, invece del tennistavolo!!! Non è uno scherzo, è la verità. Poi, possiamo stare a discutere per tutto il tempo che vogliamo sul fatto che i cinesi si annoiano a vedere finali con soli cinesi, resta il fatto che anche in Cina si stanno rompendo i coglioni del tennistavolo. E che l’Ittf meni vanto delle grandi cifre degli spettatori Tv in Cina non cambia assolutamente la situazione, perché un conto è il numero di spettatori, un altro il gradimento. I cinesi guardano comunque il tennistavolo in Tv, ma un numero sempre maggiore preferiscono il calcio e il basket. Aggiungo, a proposito delle bugie di cui parlavo prima, che i 70.000 spettatori citati dall’Equipe esistono solo nella fantasia dei francesi e dell’Ittf. La stessa Equipe dice che, comunque, i biglietti venduti sono stati 43.000, invocando così la presenza di ben 27.000 “infiltrati”. Sul sito dell’Ittf, poi, a proposito della serata della finale del doppio misto, sabato, si parla di 12.000 spettatori, vale a dire l’intera capienza del palazzetto di Bercy. La realtà è tutt’altra. Sabato c’erano 4.000 spettatori, domenica 8.000, lunedì di nuovo 4.000. Nei giorni precedenti, si arrivava a stento a mille. In totale, poco più di ventimila spettatori in totale. In Tv inquadravano solo la tribuna di fronte a quella centrale, piena, non i vuoti delle curve e delle parti superiori del palazzetto. Nelle mie foto si può vedere quale sia la realtà. Nel 2003, negli ultimi tre giorni il palazzetto era pieno davvero, quindi con 36.000 spettatori certi. Sì, c’era Schlager, un europeo, in finale, ma non spiega la differenza fra 36.000 e 16.000 negli ultimi tre giorni. La conclusione è scontata e inevitabile. Iltennistavolo si avvia sempre più velocemente verso la distruzione totale, è già morto in Europa, lo sarà fra qualche anno anche in Cina se nel frattempo non succede qualcosa, e a questo punto non so nemmeno io più cosa, visto che i dirigenti mondiali e asiatici, riconfermando Sharara, hanno dimostrato di volersi buttare a capofitto nel precipizio. Detto questo, mi passerebbe pure la voglia di parlare di questi Mondiali, ma credo sia comunque importante esaminare la situazione del nostro sport, magari sperando che qualcuno cominci a rinsavire, anche se non ci spero più.

TENNISTAVOLO E OLIMPIADI

Sempre sulla scia del discorso sulla popolarità del nostro sport, l’Ittf ha annunciato trionfalmente che il tennistavolo è “salito di categoria” nella suddivisione per la distribuzione dei contributi del Cio agli sport olimpici: dal gruppo D a quello C. L’Ittf dimentica di dire, però, che il miglioramento è fittizio. In effetti, il Cio ha semplicemente “aumentato” il numero di gruppi, da 4 a 5. In quello più basso sono stati messi gli sport appena inseriti nel programma olimpico, come Golf e Rugby a 7, e quello che più rischiava l’esclusione, il Pentathlon moderno. Tutti gli altri sport, di conseguenza, hanno scalato una posizione: insieme al tennistavolo, infatti, sono stati “promossi” Arco, Badminton, Pugilato, Judo, Tiro e Sollevamento pesi. Non sono stati promossi, invece, Lotta (che però è stata addirittura esclusa dai Giochi), Sport equestri, Pallamano e Hockey su prato, vale a dire i più scarsi di tutti. Quindi, l’Ittf non può stare a prendere in giro la gente con questi trucchetti. Inoltre, andando a vedere i criteri in base ai quali si fa questa classifica, si capisce ancora di più che il tennistavolo si trova nel gruppo C solo grazie all’aiuto della Cina. Infatti, ecco i criteri: 40% dal numero di telespettatori; 20% dal numero di pagine internet e social network; 15% da un sondaggio sugli sport preferiti; 10% dal numero di biglietti venduti; 10% dal numero di articoli sui giornali; 5% dal numero delle Federazioni nazionali. Come si può constatare, il peso maggiore è dato da telespettatori e collegamenti internet, con la Cina che porta il tennistavolo a livelli inimmaginabili. Ma stiamo parlando comunque di numeri, non di gradimento, perciò questa presunta promozione del tennistavolo non cancella il pericolo di involuzione, anzi, lo fa diventare più grande proprio perché lo ignora.

DOPPIO MISTO ALLE OLIMPIADI

Rimango in argomento, sulla caduta del tennistavolo, parlando della nuova iniziativa dell’Ittf: la richiesta al Comitato olimpico internazionale di inserire la gara di doppio misto nelle Olimpiadi, facendo salire a 5 le gare nel programma dei Giochi. I giocatori sarebbero presi fra quelli già qualificati per le gare a squadre o di singolo, in modo da non far aumentare la quota totale di 86 uomini e 86 donne, altrimenti il Cio nemmeno esaminerebbe la richiesta. La limitazione del numero totale di atleti ai Giochi è infatti il principio base da alcuni anni. Si tratta quindi di convincere il Cio semplicemente a mettere in palio un oro, un argento e un bronzo in più, e questo sarebbe un problema di più facile soluzione. L’iniziativa, però, nasconde un altro trucco vergognoso dell’Ittf, a tutto vantaggio delle nazioni che non valgono un cazzo. Secondo il nuovo regolamento infatti, in caso di inserimento del doppio misto, ogni nazione avrebbe diritto a partecipare a solo 4 delle 5 gare in programma. Se una nazione è riuscita a qualificarsi in tutte e 5 le gare, come possono fare comodamente la Cina e gli altri Paesi più forti, deve scegliere le 4 gare a cui partecipare. Naturalmente, vista l’importanza tecnica, la Cina, come le altre nazioni più forti, escluderà il doppio misto. Quindi, a partecipare a questa gara saranno le nazioni più deboli. Quindi, un oro, un argento e un bronzo olimpici saranno letteralmente regalati a chi non vale un cazzo. E, naturalmente, tutte le nazioni più scarse saranno a favore di questa proposta, a conferma che ormai il tennistavolo mondiale è composto da pezzenti che non vanno nemmeno a elemosinare, ma semplicemente a rubare qualche vittoria della minchia e qualche medaglia da vergogna. Non  c’è più bisogno di farsi un mazzo tanto per diventare forti, si può addirittura diventare “campioni olimpici” grazie a questa Ittf. E ancora una volta congratulazioni alla Cina che, con il suo tradimento nei confronti di Bosi, permette a Sharara di continuare con queste scandalose nefandezze.

DOPPI REGALATI

A proposito di regali, rimetto in evidenza che la Cina ha rinunciato a vincere il doppio misto e quello maschile, con iscrizioni ridicole, fra cui risalta quella, nel misto, con Chen Qi, attaccante, e Hu Limei, difesa. Come dire: e prendetevela questa cazzo di medaglia d’oro, branco di scarsi e incapaci. E per non rischiare di vincere hanno affiancato a Wang Liqin una scarsa che più scarsa non si può, Rao Jingwen, una che fece l’esordio nei tornei internazionali addirittura nel 2004, agli Open di Singapore, perdendo nelle qualificazioni, e che adesso, da “vecchietta”, viene premiata con un viaggio a Parigi e una medaglia di bronzo di cui si dovrebbe vergognare. Il bello è che la Cina aveva già tentato, nelle ultime edizioni dei Mondiali, di regalare l’oro nel misto, schierando doppi giovani, sottovalutando però il fatto che i giovani prendevano l’occasione per mettersi in luce, e così distruggevano gli avversari. Stavolta, la Cina non ha voluto rischiare: vecchietti e scarse! Non contenta del regalo, la Cina ha messo a disposizione anche l’oro del doppio maschile, rinunciando a schierare i primi 5 del singolare (nel femminile c’erano tutte le più forti nei doppi e hanno dominato) e mettendo su doppi imbarazzanti, a cominciare da Fang Bo-Chen Qi, per passare ai pensionati Hao Shuai-Ma Lin e finire a Wang Liqin-Zhou Yu, questi ultimi con la qualità più alta, tanto da poter persino vincere, ma senza alcuna esperienza, mai giocato insieme. Così, ecco due ori regalati. Ma la cosa più incredibile è stato ascoltare i commenti del branco di cosiddetti esperti, fra giornalisti e dirigenti, che si interrogavano sui “grandi cambiamenti” in atto, con la Cina che perde due ori!!! Siamo oltre il ridicolo, è tutto estremamente patetico.

GERMANIA

E cominciamo a entrare nel vivo, parlando comunque di regali. In questo caso, devo fare un passo indietro, all’Olimpiade di Londra e al bronzo di Ovtcharov nel singolo. Lo avevo definito ridicolo e i Mondiali di Parigi non hanno fatto altro che confermare la mia tesi. Ovtcharov è eliminato da Baum, nettamente, e non è nemmeno una sorpresa, semplicemente perché Baum gioca meglio di Ovtcharov. Potenzialmente, Dima può arrivare a livelli più alti, ma, nella realtà, Baum gioca meglio, è più lineare e solido, regge meglio lo scambio potente e soprattutto non si sbilancia con improbabili colpi storti, cosa che invece fa Ovtcharov, sempre più prigioniero delle sue paure, della sua ansia di usare il rovescio da tutte le posizioni, tanto da far saltare tutti i meccanismi del diritto, che pure potrebbe essere di grande livello. Insomma, uno sfacelo. E che il bronzo olimpico venga eliminato negli ottavi dei Mondiali fa capire ancora di più lo scempio che è stato fatto dall’Ittf ai Giochi olimpici, con un tabellone da vergogna, da miserabili livelli tecnici. A maggior ragione, il fatto che poi Baum sia stato sbattuto fuori da Zhang Jike con una dimostrazione imbarazzante di superiorità dimostra che l’Europa, ma la Germania in particolare, sia la tomba del tennistavolo. Zhang Jike, contro Baum, non gioca fino all’1-1 e 10-5 per il tedesco, sta lì, ancora a dormire, sperando di non doversi impegnare. Poi, con l’aria di uno che dice “guarda un po’ che mi tocca fare, impegnarmi contro un tedesco”, si sveglia e piazza un terrificante parziale di 29-5, fra l’altro con un paio di punti regalati a Baum sul 9-1 nell’ultimo set. Di rilievo c’è che su quel 10-5 per Baum, non c’è alcun rischio per Zhang Jike, nessun punto tirato o salvato, perché il cinese letteralmente frantuma il tedesco con punti di terza palla, sul proprio servizio, o direttamente sulla risposta al servizio di Baum, che nemmeno riesce a toccare la pallina. Insomma, come dire: abbiamo finito di scherzare.
L’altro episodio che esprime la differenza fra la Cina e il resto del mondo è il quarto di finale fra Ma Long e Boll. Il tedesco, intervistato subito dopo la gara, dice: “Ho spinto al massimo, ma non è ancora abbastanza”. E questo fa capire, pure in un match giocato tatticamente malissimo da Ma Long, quale sia la situazione e quanto sia stata falsa la conquista della semifinale, da parte di Boll, due anni fa a Rotterdam. Ma Long insiste per tutta la gara col servizio lungo, favorendo le aperture e gli attacchi di Boll, insistendo sui suoi punti forti, non riesce mai a trovare il ritmo giusto e deve soffrire fino alla fine, rischiando di andare sul 3-3. Eppure, anche contro un Ma Long che gioca male tutto il Mondiale, Boll appare comunque di livello inferiore e senza più prospettive, visto che è ormai oltre i 30 anni. E dalla Germania non arriva qualcuno in grado di sostituirlo. Di Baum ho già detto, bravo fino a un certo punto ma poi “disabilitato” quando gioca coi cinesi, di Ovtcharov pure, ormai imballato, e giovani non se ne vedono. Certo, i tedeschi puntano orgogliosamente su Franziska e Mengel, dimostrando una volta di più che non capiscono uno stracazzo di ping pong. Se questi due si fossero presentati da un allenatore vero, dicendo di voler praticare il tennistavolo, l’unica risposta seria sarebbe stata: “Meglio che andiate a fare gli spaccalegna”. Invece, gli allenatori tedeschi, che sono falegnami, essendo falegnami, invece di approfittare e mandarli a spaccare legna per loro, hanno detto che Franziska e Mengel hanno un grande futuro. A Parigi, hanno avuto due lezioni tali da indurli all’abbandono immediato, Franziska da Chuan Chih Yuan, Mengel da Xu Xin, ma possiamo stare sicuri che troveranno sostenitori che li spingeranno a dare ancora il peggio di sé, distruggendo ulteriormente la già scarsa reputazione del tennistavolo.

GIAPPONE

A prima vista, sembrerebbe che il Giappone si sia messo in luce in questi Mondiali, grazie soprattutto al risultato di Matsudaira, arrivato ai quarti di finale. Andando a vedere meglio, si scopre che anche il Giappone è vicino alla recessione. Continuo a ritenere Mizutani l’unico e vero talento espresso dal Giappone negli ultimi anni. E’ indubbiamente quello meglio impostato tecnicamente, col gioco più completo e al tempo stesso spettacolare. Purtroppo, l’ultimo anno è stato pieno di tensione per lui, che ha provato a mettersi da solo contro tutto l’apparato dell’Ittf, con la lettera a Sharara sul problema della colla e la minaccia di non partecipare più alle gare internazionali. Alla fine, non sorretto nemmeno dalla sua Federazione, Mizutani ha giocato, ma si è visto chiaramente che non era nelle migliori condizioni, tanto da perdere al primo turno col ceko Sirucek. Gli altri giapponesi, in un modo o nell’altro, hanno evidenti limiti tecnici, con un gioco che va bene contro alcuni avversari e per niente contro altri, magari più deboli. Fra l’altro, non c’è nemmeno l’impronta di una scuola, ognuno va per conto suo e ognuno mostra difetti. Per conto mio, ciascuno di loro è un “mezzo giocatore”, sia pure di  buon livello, ma non certo in grado di fare grandi risultati. Kishikawa appare in declino, Niwa non sa impostare un suo gioco e pensa solo a spezzettare quello dell’avversario, per poi ripartire in velocità, con movimenti stretti e brutti. Gli riesce di imbrigliare per un po’ Ma Long, che si porta dietro il peso di piombo di un tecnico come Qin Zhijian, bravo a sbagliare qualsiasi impostazione tattica della partita, ma non appena Ma Long riesce a sviluppare il suo gioco, ecco che Niwa si affloscia miseramente. Matsudaira appare più intelligente, tanto da riuscire a coprire meglio i difetti di impostazione, ma alla fine anche lui deve arrendersi. Difetto principale: gioca in base all’avversario, non ha un suo gioco da imporre, tant’è che si affida tantissimo a un servizio difficile da interpretare all’inizio, ma poi di facile lettura. Come Niwa, finché riesce a spezzare il gioco avversario, a rompergli il ritmo, tiene il passo ed è bravo a contrattaccare. Quando l’avversario parte in velocità o riesce a sviluppare attacchi più potenti, ecco che Matsudaira scompare. In questi Mondiali, la sua fortuna è stata essersi trovato in tabellone dalla stessa parte di Ma Lin, che sarebbe dovuto restare a casa. Così, prima ha battuto il cinese, lento e spento, così da ritrovarsi la strada da testa di serie, affrontare uno scarso di Taipei, Chiang Hung Chieh, e poi un invecchiato Samsonov, contro il quale però ha rischiato di perdere. In verità, è stato Samsonov a regalargli la vittoria, sprecando un 9-3 che lo avrebbe portato sul 2-0, forse decisivo, visto il resto della gara. A questo punto, ecco Xu Xin, e qui Matsudaira ha sfruttato al massimo le sue qualità, mettendo nello stesso tempo a nudo i difetti del cinese, a torto numero 1 del mondo per  motivi che ho già spiegato altre volte. Matsudaira si è trovato sul 2-1 e a un passo dal 3-1 grazie soprattutto alla bravura nel non forzare il block sul topspin di Xu Xin, con un ottimo controllo di polso e col braccio “trattenuto”, tanto da rallentare la pallina e far andare fuori tempo il cinese, che non trovava più il ritmo e finiva con buttare in rete l’ennesimo top, forzato per disperazione. Il problema per Matsudaira è che quando Xu Xin, invece di proseguire con i top, ha rallentato l’azione per poi ripartire in velocità, lui non è stato più in grado di contrastarlo né di impostare a sua volta un gioco valido e il cinese ha chiuso il match. Perciò, davvero non vedo come i giapponesi possano sperare di lanciare qualcuno ai livelli più alti. Né va meglio con le donne. La Fukuhara mostra ancora una volta i suoi limiti, nascosti dalla gommaccia sul rovescio, ma destinati comunque a venir fuori. La Hirano, con mia grande tristezza, comincia a sentire il peso degli anni  (magari qualcuno se la ricorda agli Open d’Italia nel 2002!) e non regge più certi ritmi. La Ishikawa, che ha il gioco migliore, non sta mantenendo le promesse. Le altre non appaiono in grado di arrivare a certi livelli. Insomma, questo Giappone non mi convince. E’ sicuramente sopra quasi tutte le altre nazioni, ma con limiti ben precisi.

COREE

E’ un momento difficile anche per la Corea del Sud, che si è presentata a Parigi con una squadra quasi tuttanuova. In particolare, fra gli uomini non ci sono più Oh Sang Eun, Yoo Seung Min e Joo Se Hyuk, che continuano a giocare ma non in Nazionale, che ha avviato definitivamente il nuovo corso, partendo dai già conosciuti Lee Sang Su, Kim Min Seok e Jung Young Sik, oltre a Cho Eon Rae che non è più giovanissimo e non dovrebbe restare a lungo. Io continuo a pensare che il migliore sia Jung Young Sik, che ha un rovescio a mio parere eccezionale e una sensibilità di braccio da grande campione, anche se continua a buttare al vento grandi occasioni. Se si sblocca, penso che possa arrivare fra i primissimi del mondo. Resta il fatto, però, che dopo tanti anni non vedo più la compattezza di una grande squadra. Dagli anni Ottanta, con la mitica formazione composta da Yoo Nam Kyu, Kim Ki Taek (i primi finalisti olimpici nella storia del tennistavolo) e Kim Taek Soo, a oggi, c’era sempre stata una Corea del Sud che si batteva alla pari con la Cina, ora appare molto al di sotto. Fra le donne, ricordo che Kim Kyung Ah si è ritirata a dicembre dello scorso anno, la sua ultima gara furono le Finali del Pro Tour ad Hangzhou. Ha ormai 36 anni, si è sposata e vuole un figlio. L’altra ottima difesa, Park Mi Young, più giovane, continua a giocare, ma non in Nazionale. Le nuove, comunque, promettono bene, con la difesa Seo Hyo Won a svettare e le varie Park Young Sook e Park Seong Hye, attaccanti, in crescita. Sempre a proposito delle difese, da citare anche la Corea del Nord, con la Ri Myong Sun, che ha impegnato molto Ding Ning, a dispetto del 4-1 finale. Ogni punto è stata una lotta. Fra l’altro, questo match ha fatto capire ancora di più come quello fra la campionessa mondiale uscente e la connazionale Hu Limei fosse stato nient’altro cheuna barzelletta. Contro una difesa forte come Hu Limei, non c’erano stati problemi per Ding Ning, che tirava top senza problemi e senza sforzo. Contro la Ri Myong Sun, invece, la pallina era diventata improvvisamente pesante. Ma guarda un po’! Dal che si deduce quanto sia stata brava Hu Limei a far finta di tagliare la palla e buttarla invece quasi senza effetto per non far stancare Ding Ning e ubbidire così agli ordini dei dirigenti cinesi. Infine, una considerazione non tecnica. Come potete vedere sul sito dell’Ittf, i nomi dei sudcoreani, contrariamente a quanto avveniva in passato, appaiono uniti e in qualche caso anche leggermente cambiati. Quindi, invece di Joo Se Hyuk, si trova Joo Saehyuk. E’ un’altra barzelletta degli ignoranti dell’Ittf, che già si erano distinti per la prodezza nel cambiare il nome di Yoo Seung Min in Ryu Seung Min (ma nell’albo d’oro delle Olimpiadi, almeno fino a poco tempo fa, si trovava ancora il nome originale!). Non si sa in base a quale nuova cervellotica decisione si sia provveduto a questo cambio, ma faccio notare solo una cosa: se l’Ittf ha saputo che i nomi coreani si scrivono in questo nuovo modo, perché ha cambiato solo quelli di giocatori e giocatrici del Sud e ha lasciato invariati quelli del Nord? La lingua è la stessa. Magari l’Ittf si accorgerà di aver fatto un’altra vaccata?

EUROPA

E arriviamo all’Europa, nobile decaduta. Della Germania ho già parlato. Per il resto del continente non è che le cose cambino, anzi, vanno peggio. I tedeschi, almeno, una cosa buona l’hanno fatta: hanno saputo mantenere una base ampia. Negli altri Paesi, siamo alla distruzione, con la sola Francia che presenta nuovi giocatori (ma l’unico in grado di fare il salto di qualità è Gauzy, gli altri sono medio-scarsi) e la Romania che si sforza di andare oltre le sue difficoltà economiche. Poi, dovrei ripetere quello che già feci notare in occasione dell’Olimpiade di Londra: a Parigi, in tabellone c’erano ancora Saive, arrivato a 22 Mondiali, Primorac, Kreanga, Schlager. Insomma, il cimitero degli elefanti, con tutto il rispetto per campioni che sono comunque da prendere come esempio per la loro passione e la loro bravura. Ma il risultato non cambia: l’Europa non sta morendo, è già morta! E se troviamo un paio di tedeschi nei quarti di finale del singolo maschile è solo perché, misericordiosamente, l’Ittf riesce ancora a preparare tabelloni appositi per loro, facendo giocare un Fan Zhendong-Zhang Jike nei sedicesimi di finale, lo ripeto ancora una volta, una vergogna assoluta. Fra le donne, men che meno. Le “bandiere” dell’Austria e della Turchia negli ottavi di finale del singolo femminile sono false, visto che a giocare sono due cinesi. E nei sedicesimi di finale, su 32 giocatrici solo 5 sono europee, le altre “europee” (tra Francia, Germania e Spagna) sono ancora cinesi. Negli ottavi, una sola europea vera, l’ucraina Tatiana Bilenko, meglio nota col suo nome da non sposata, Sorocinskaya, già in gara ai Mondiali addirittura nell’edizione del 1999 a Eindhoven (che qualcuno in quella occasione soprannominò Sorcaskaya per via della superminigonna da paura che indossò al party finale), quindi non una ragazzina. Detto che, secondo me, le atlete non dovrebbero cambiare cognome da sposate, sia perché ritengo giusto così in assoluto, sia perché è opportuno che vengano riconosciute e che non si creino equivoci negli albi d’oro, resta l’amara considerazione che in Europa il tennistavolo è avviato verso l’estinzione.

L’EQUIPE

All’inizio ho citato i numeri pubblicati dall’Equipe. Si capisce ancora di più adesso il significato dell’unica sconfitta di un cinese contro un non cinese, Ma Lin contro Matsudaira. Il quotidiano sportivo francese, comunque, commette i suoi bravi errori quando prova a fare qualche considerazione più profonda. Inoltre, ribadendo che è falso il dato dei 70.000 spettatori, va fatto notare che gli organizzatori avevano fissato a 50.000 la quota per tentare di andare in pareggio nel bilancio economico dei Mondiali. Per la Francia, quindi, è stata una bella botta. Infine, l’Equipe prova a fare una considerazione sul tennistavolo, sostenendo che è uno sport “a lenta maturazione”, convinzione che scaturisce dall’età media dei semifinalisti. Il punto è che due anni fa, a Rotterdam, tre dei quattro semifinalisti erano gli stessi, Zhang Jike, Wang Hao e Ma Long, con in più Boll. Quindi, due anni in meno per tre di loro, di cui due in finale. Allora la maturazione era meno lenta? E fra le donne si arriva al paradosso. Due anni fa, tre semifinaliste uguali (Li Xiaoxia, Ding Ning, Liu  Shiwen) e in più Guo Yue, che aveva 23 anni. Quattro anni fa, ancora due semifinaliste uguali a Parigi (Li Xiaoxia e Liu Shiwen), una uguale a Rotterdam (Guo Yue) più Zhang Yining. Insomma, ma di quale “lenta maturazione” stiamo parlando? Purtroppo, i competenti sono sempre di meno.

ESIBIZIONE GATIEN-SAIVE

In parallelo alla brutta figura dell’Europa, gli organizzatori hanno pensato bene di preparare una rievocazione del titolo mondiale vinto da Gatien venti anni fa, a Goteborg nel 1993. Così, ecco l’esibizione con Saive, l’ultimo giorno, fra la finale del doppio femminile e quella del singolo maschile. L’esibizione, a dire la verità, è stata meno patetica di quanto mi aspettassi da questo genere di “spettacolo”, anche se si è conclusa con un  kitsch terribile, la ripetizione della cerimonia di premiazione. Senza volerlo, comunque, è stato messo il dito nella piaga. Venti anni fa, la Svezia dominava, Gatien diventava campione del mondo di singolo, ai Mondiali del 1993 non c’era neanche un cinese in semifinale. Adesso, ci troviamo di fronte alla desolazione assoluta, con l’aggravante, come ho detto prima, che Saive è ancora in gara. Saive contemporaneamente in gara e in esibizione, c’è un quadro più efficace per descrivere lo squallore dell’Europa?

CINA

Per la Cina, quindi, diventa tutto più facile. Ormai è una questione interna e basta visto che stanno venendo meno anche gli avversari che, in qualche occasione, erano riusciti a strappare qualche titolo mondiale e olimpico. Né si intravede un possibile cambiamento. Non resta altro che discutere dei diversi stili all’interno della squadra cinese e quindi delleprobabili evoluzioni del tennistavolo. In generale, resto convinto che, a parità di livello tecnico e di capacità fisiche, chi impugna all’europea è in netto vantaggio rispetto ai pennaioli. Questi Mondiali sono stati un’ulteriore dimostrazione che il confronto è impari. Del resto, la Cina ha inventato il moderno stile del pennaiolo (colpire la palla con entrambe le facce) sia per porre un argine allo strapotere dell’impugnatura all’europea, sia per convincere i cinesi a giocare ancora a penna, visto che tutti stavano orientandosi verso quella europea, e a difendere ciò che è considerato anche un patrimonio culturale. Anche i dati che, anno per anno, ho registrato nei Campionati nazionali cinesi, confermano questa tendenza. Ormai, siamo quasi all’80% di donne che impugnano all’europea e a oltre il 70% di uomini. Si tratta a mio parere di dati impressionanti. Questa è dunque la realtà e i Mondiali non fanno altro che rispecchiarla.

MA LONG

Prima di passare al vincitore, ritengo sia utile soffermarsi sul grande sconfitto. Ma Long ha perso la terza semifinale mondiale consecutiva, tutte contro Wang Hao. Ormai, non è solo un problema tecnico, ma anche mentale, oltre che di conduzione tattica da parte della panchina. Ricordo che Liu Guoliang è l’allenatore capo e va in panchina nelle partite più importanti, ma ogni giocatore ha il suo tecnico personale, che lo segue anche in panchina. Quello di Ma Long è Qin Zhijian, giocatore di non eccelso livello, anche se campione del mondo di doppio misto. Come ho anticipato in un intervento su questo blog, non lo ritengo un tecnico molto bravo. E penso che abbia sbagliato molte volte nell’impostazione tattica delle partite di Ma Long, in particolare di quelle contro Niwa, Boll e infine Wang Hao. Ovviamente, Ma Long può rimediare per conto suo agli eventuali errori di impostazione tattica, ma appare chiaro che non è stato capace di farlo e quindi deve cominciare a fare un esame di coscienza personale, senza coinvolgere il suo allenatore. Dal punto di vista tecnico, Ma Long è l’unico alla pari di Zhang Jike ed è nettamente superiore a tutti gli altri. Ma ha anche qualche difetto che sta diventano cronico, in particolare una certa interpretazione del rovescio. Ma Long ha un ottimo rovescio di block spinto, tant’è vero che lui stesso ritiene essere, in assoluto, proprio il rovescio il suo colpo migliore. La sua tecnica del rovescio però non è perfetta. Il movimento è da dietro in avanti con il braccio teso, il che gli permette di andare bene sull’attacco avversario e di spingere la palla con potenza, ma lo pone in svantaggio nello scambio veloce rovescio contro rovescio perché, poco alla volta, perde il tempo giusto e si ritrova in ritardo, tanto da mandare la palla in rete la maggiorparte delle volte. La tecnica perfetta del rovescio, invece, prevede che il gomito sia il perno dell’azione, il polso effettua una rotazione che comincia da quando il braccio è parallelo al corpo e finisce quando il braccio è perpendicolare. Questa azione, che è svolta impeccabilmente da Zhang Jike, permette non solo di dare potenza e precisione alla pallina, ma anche di imprimerle rotazione e accelerazione. L’errore più grande di Ma Long nella semifinale con Wang Hao è stato quello di accettare lo scambio di rovescio contro un pennaiolo che proprio nell’anticipo e nell’accelerazione dello scambio di rovescio ha la sua forza. In finale, invece, Wang Hao si è trovato contro uno che fa la stessa cosa, ma con l’impugnatura europea, quindi con maggior sicurezza e controllo, ed è stato lui a mandare la palla in rete. Ma Long ha commesso molti errori, contro Niwa e contro Boll, prima ancora di arrivare a Wang Hao, e se non li esamina approfonditamente rischia di ritrovarsi a ripeterli all’infinito. Ormai Ma Long non è più un ragazzino, a questo punto deve raddrizzarsi, altrimenti rischia di diventare un grande campione incompiuto e non ritengo sia giusto, né per lui né per il tennistavolo.

XU XIN E WANG HAO

I Mondiali di Parigi sono stati anche la conferma che Xu Xin non è assolutamente il numero 1 del mondo, a dispetto del fatto che anche dopo questa sconfitta ha mantenuto la prima posizione. Dal punto di vista tecnico, invece, si è vista la netta differenza con un giocatore come Zhang Jike. Non credo sia il caso di stare ad approfondire ulteriormente cose di cui ho già parlato ampiamente. Ribadisco soltanto che, nella gara contro Matsudaira, ha mostrato quasi un senso di impotenza di fronte a un certo tipo di gioco che ha messo in luce i suoi punti deboli, che sono parecchi. Per quanto riguarda Wang Hao, invece, la quarta sconfitta consecutiva contro Zhang Jike in finali di Mondiali, di Coppa del Mondo e di Olimpiade, lo relega definitivamente a un ruolo di secondo piano (ovviamente rispetto ai campioni più grandi) nella storia del tennistavolo. Ha vinto un Mondiale di singolo e 3 Coppe del Mondo, sì, ma ha perso 3 finali olimpiche e 2 mondiali, quasi a rimarcare un limite ben preciso, un senso di incompiutezza. Il significato tecnico di Wang Hao nella storia è notevole, come primo giocatore a colpire di rovescio “sempre” con lo stile moderno del pennaiolo (al contrario, per esempio, di Ma Lin che alterna i colpi di rovescio pennaiolo vecchio e moderno), ma il suo valore appare un po’ diminuito. A Parigi, comunque, si vede il miglior Wang Hao degli ultimi due anni, anche se io ho qualche sospetto sulla sua racchetta, in particolare sulla gomma del rovescio. La pallina, colpita dal rovescio di Wang Hao, sembra quasi che subisca una violenta accelerazione, come non avevo mai visto con lui, mantenendo fra l’altro una traiettoria molto tesa e bassa. Certo, ci sono stati i controlli, ma quei colpi davvero non mi convincono. E’ stato favorito, comunque, quando ha incontrato chi, come Ma Long, ha accettato uno scambio suicida da quella parte. Contro giocatori più accorti, come Yan An e Zhang Jike, la sua efficacia è diminuita. In effetti, le sue partite contro questi due sono state fra le più brutte dei Mondiali, con gioco bloccato e corto. Apro una parentesi su Yan An, che si conferma giocatore da possibile grande futuro. Il suo allenatore è lo stesso di Zhang Jike, vale a dire Xiao Zhan, e questo spiega molte cose. Come ho già detto altre volte, Yan An fino a 3-4 anni fa era un giocatore medio, senza prospettive. Poi, dopo il passaggio a Xiao Zhan, si è trasformato, diventando un esempio di gioco completo e moderno. Contro Chuan Chih Yuan ha fatto cose incredibili, con spettacolari e potenti attacchi a fil di rete, specialmente di diritto. Fatto sta che riesce a giocare alla grande da qualsiasi distanza. Contro Wang Hao è apparso un po’ nervoso, ha dovuto fare i conti con l’esperienza dell’avversario che non ha accettato il gioco aperto, ma lo ha ugualmente impegnato in sei set. Secondo me, presto supererà anche Xu Xin, oltre che lo stesso Wang Hao. E torno proprio a Wang Hao. In conferenza stampa gli hanno chiesto se pensa di arrivare a Rio 2016, visto che Liu Guoliang ha dichiarato ufficialmente che punta sui giovani. La sua risposta è stata diplomatica ma chiara: “Io continuerò a giocare e spero di arrivare all’Olimpiade di Rio, ma è anche vero che i giovani stanno ottenendo ottimi risultati e bisogna prenderne atto”. Quindi, lui non ha la minima intenzione di ritirarsi, ma i candidati per Rio, fin da adesso, sono Zhang Jike e Ma Long nel singolo, con Xu Xin terzo nella gara a squadre. Yan An ha un handicap che non dipende da lui in prospettiva Rio: ha lo stesso allenatore di Zhang Jike e per gli equilibri “politici” all’interno della squadra nazionale di tecnici sarebbe opportuno “distribuire” le convocazioni. Comunque, questo è un gioco in evoluzione. Chiudendo con Wang Hao e i pennaioli, ho una supplica da fare: qualcuno dica a Eurosport di smetterla con il commento che indica in Ma Lin il primo pennaiolo a usare anche il rovescio, oltre a essere l’unico insieme a Wang Hao a usare questo modo di giocare. Quindi, ennesimo avviso ai naviganti-esperti di Eurosport: il primo pennaiolo moderno è stato Liu Guoliang, che ha fatto vedere il colpo di rovescio, sia pure un po’ grezzo, ai Mondiali 1993 a Goteborg. Dalla fine degli anni Novanta, TUTTI i cinesi e TUTTE le cinesi che giocano a penna usano il metodo moderno, con entrambe le facce, anzi, SONO OBBLIGATI a giocare da pennaioli moderni, altrimenti non giocano. Capito, Eurosport?

ZHANG JIKE

Chi invece vede il suo valore moltiplicarsi è Zhang Jike, che si risveglia al momento opportuno per imporre la sua classe. Il suo allenatore personale, Xiao Zhan, dopo la vittoria a Parigi, mi ha detto che vorrebbe prendersi un mese almeno di vacanza perché “seguire Zhang Jike è uno stress incredibile, soprattutto dopo l’oro olimpico”. E’ successo semplicemente che Zhang Jike è già un po’ matto di suo, è pigro come i più grandi campioni (a cominciare da Waldner e Kong Linghui, che nella loro carriera si sono fumati l’impossibile), poi appare ancora più svogliato quando gioca tornei che ritiene poco importanti, a maggiorragione dopo il trionfo a Londra. Così, per il suo allenatore diventa un tormento fargli trovare gli stimoli giusti. Fatto sta che, comunque, quando decide di accelerare, è un portento. A Parigi ha mostrato praticamente tutto il tennistavolo, facendo fare brutta figura anche alla mitica “terza palla” dei cinesi pennaioli, lui con l’impugnatura europea. E poi, tutto un festival di attacchi e contrattacchi di diritto, di aperture di rovescio dal lato del diritto e così via, tanto da scherzare letteralmente con gli avversari. Se non si sveglia Ma Long, è davvero possibile che batta tutti i record di vittorie.

DONNE CINESI

E chiudo il discorso sulla Cina con le donne. Li Xiaoxia vince e oscura Ding Ning che, da Londra in poi, non aveva perso occasione per polemizzare e dire che meritava la vittoria. Fermo restando che era stata davvero danneggiata dall’arbitro, bisogna dire che nella finale olimpica comunque Li Xiaoxia aveva giocato meglio e meritato l’oro. Ding Ning, dopo Londra, aveva avuto un atteggiamento che dava fastidio. Li Xiaoxia, al contrario, ne aveva sofferto un po’, indicata come quella che aveva vinto grazie all’arbitro. Adesso, ha dimostrato quale sia la realtà, e cioè che è superiore tecnicamente a Ding Ning. E’ anche vero, però, che è rimasta fuori dei giochi nel singolo quella che io ritengo tuttora la più forte, Guo Yue. Basta rivedere la gara del doppio, con la vittoria di Li Xiaoxia e Guo Yue, percapire come i colpi più belli, spettacolari e difficili tecnicamente li abbia fatti proprio Guo Yue. Ufficialmente, è rimasta fuori dal singolo nei tornei internazionali nell’ultimo anno a causa di problemi alla schiena. Nella realtà, ci sono problemi con i tecnici, che però appaiono risolti. Guo Yue, infatti, è nell’elenco delle iscritte agli Open di Cina, a metà giugno. Se ricomincia a giocare con continuità, bisognerà fare i conti di nuovo con lei. Intanto, segnalo la mancata partecipazione ai Mondiali di Guo Yan, una giocatrice che avrebbe meritato molto di più nella carriera. L’anno scorso era la numero 1 della classifica mondiale e avrebbe avuto il diritto di andare all’Olimpiade, insieme a Li Xiaoxia, ma i dirigenti cinesi scelsero Ding Ning e Guo Yan fu dichiarata ufficialmente “infortunata”. Adesso, partecipa ai Giochi Nazionali Cinesi, sua ultima gara, poi si ritirerà. Un peccato per il tennistavolo perdere una vera campionessa.

ARBITRI

In mezzo a tanti disastri, fa piacere trovare qualcosa di positivo che, tral’altro, arriva dall’Italia. Nel precedente articolo sui Mondiali, avevo già fatto notare la positiva presenza di due arbitri italiani: Francesco Nuzzo come vice del capo della giuria, Andrea Abascia ai tavoli. Nuzzo è stato considerato il migliore fra i 6 vice, un punto di riferimento per tutti gli arbitri. Abascia ha diretto, da primo arbitro, la finale del doppio maschile. La cosa migliore che credo si possa dire della sua prova è che nessuno si è accorto che ci fosse un arbitro. L’attenzione è stata tutta per gli atleti e il gioco, senza che l’arbitro diventasse mai protagonista. Abascia ha avuto un incarico importante, poi, anche in una delle due semifinali maschili. Insomma, una nota di grande merito per la classe arbitrale italiana, che era uscita con le ossa rotte dall’Olimpiade di Londra. In proposito, qualcuno ha scherzato con i cinesi dopo la semifinale femminile vinta da Li Xiaoxia su Ding Ning e ha detto loro che Paola Bongelli, subito dopo la semifinale, ha spedito un messaggio a Ding Ning: “Hai visto che non è colpa mia se hai perso con Li Xiaoxia? Stavolta non ho arbitrato io e tu hai perso lo stesso”. Il bello è che qualcuno dei dirigenti cinesi ci ha creduto che la Bongelli avesse davvero spedito il messaggio.

VECCHIE CONOSCENZE

Un paio di curiosità che riguardano i partecipanti ai Mondiali. Forse qualcuno ricorderà una giocatrice dell’Uzbekistan che è stata in Italia per qualche anno: Saida Burkhankhodjaeva. Adesso fa l’allenatrice della sua Nazionale, in cui gioca anche sua sorella minore, Nodira. Saida è sposata e di cognome fa Makhmudova, ha due figlie. Parla ancora benissimo l’italiano e manda tanti cari saluti alle persone che le sono state vicine nella sua esperienza in Italia. L’altra partecipante speciale è di Hong Kong, si chiama Guan Mengyuan, è la figlia di Guan Jianhua, che riporta alla memoria un episodio controverso della storia del tennistavolo. Guan Jianhua, giocatrice cinese di difesa, giocò la semifinale del singolo ai Mondiali 1987, contro l’altra cinese He Zhili. A quest’ultima era stato ordinato di perdere perché in finale c’era una sudcoreana a disagio contro le difese, Yang Young Ja. He Zhili, però, disubbidì agli ordini e vinse. Poi, in finale, battè la sudcoreana, ma questo non impedì al c.t. cinese, Zhang Xielin, di cacciarla dalla Nazionale. He Zhili poi andò a giocare per il Giappone col nome di Chire Koyama. A Guan Jianhua, per risarcirla del danno subito, fu concesso di andare a giocare all’estero per prendere un po’ di soldi (all’epoca era praticamente vietato per i cinesi). Così, Guan Jianhua venne a giocare in Italia, in Sardegna. E adesso, troviamo sua figlia sul tavolo.

STAMPA

Concludo con altre note negative, che stavolta riguardano la stampa. Gli organizzatori avevano annunciato la bellezza nientepopodimenochè di 500 accreditati dei mezzi di informazione. E facevano anche sapere di aver addirittura respinto molte richieste. La verità, come ho potuto scoprire in seguito, è che c’è stata una sola richiesta respinta: quella di Alberto Vermiglio, per non precisati motivi. Il punto è che Vermiglio, insieme a me, è l’unico fuori del giro della “grande famiglia dell’Ittf dei giornalisti che non sono giornalisti” e quindi è stato fatto fuori dai francesi, che già hanno gli italiani sul culo. Avrebbero voluto fare lo stesso con me, ma sanno che non possono. Il risultato finale è stato quello che si può vedere nella foto: una tribuna stampa vuota dal primo all’ultimo giorno. Ecco spiegato il mio riferimento ai giornalisti che non sono giornalisti. L’accredito come stampa è praticamente un lasciapassare per tutti quelli che vanno a fare i turisti ai Mondiali, si guardano una partita o due delle finali, il resto del tempo lo passano in giro per la città. A Parigi, in particolare, non si sono visti nemmeno nelle finali, considerate le attrazioni della città. A parte i cinesi e i giapponesi, non ci sono giornalisti professionisti accreditati per i Mondiali, e questo spiega ancora di più la vera situazione del nostro sport. E non c’è neanche uno con la tessera di giornalista della Commissione media dell’Ittf, che è semplicemente la Commissione dove vengono scaricati quelli che non possono entrare in Commissioni più importanti. Entrarci dà diritto a viaggio e alloggio pagati per i Mondiali. Ecco la miseria a cui si riduce il nostro sport. E tutto questo, naturalmente, vale per tutte le Commissioni dell’Ittf. I grandi dirigenti mondiali del nostro sport vanno ai Mondiali, vanno nella lounge Vip, mangiano, vanno in giro da turisti, tutto gratis, e alla fine, qualche volta, entrano persino nel palazzetto per guardare le gare, a meno che non si addormentino, come è successo, con tanto di foto (non mie) che li ritraggono spaparanzati nelle poltrone a ronfare. Ecco cos’è diventata l’Ittf, ecco cos’è diventato il tennistavolo.

Appendice all’articolo.

Avevo dimenticato due cose nell’articolo sui Mondiali di Parigi, rimedio subito e ricordo che in questo momento sono in Cina, dove il blog di Costantini è invisibile, quindi non posso rispondere a eventuali interventi, torno in Italia l’11 giugno.

MA LONG

Al termine della semifinale fra Wang Hao e Ma Long era accaduto un episodio che aveva sollevato qualche domanda: Wang Hao, mentre dava la mano a Ma Long, gli diceva qualcosa. Di lì è anche venuto fuori il dubbio che la partita non fosse pulita. La verità è più semplice, anche se inusuale. L’ho saputa dai diretti interessati, oltre che da qualche altra fonte. Wang Hao ha chiesto a Ma Long se fosse infortunato e Ma Long ha risposto che non lo era. Il punto è che Wang Hao aveva avuto la sensazione che qualcosa non andasse nella prova di Ma Long e gli è venuto il dubbio che non stesse bene. Wang Hao ha poi riferito al suo allenatore che gli era sembrato che Ma Long avesse qualche problema alle gambe, come se gli cedessero. Lo stesso allenatore di Ma Long, dopo aver visto lo scambio di battute e dopo aver saputo cosa si erano detti, gli ha chiesto anche lui se stesse bene. Ma Long gli ha risposto che aveva solo un piccolo fastidio all’ascella destra, tanto che non aveva ritenuto di accennarglielo prima della gara, ma che non gli aveva provocato problemi nel gioco, aveva perso per aver giocato male, e basta.

STATI UNITI

La baby di Costantini continua a fare passi avanti. Zhang Lily, 17 anni, è arrivata al secondo turno dei Mondiali. Nel primo, ha corso qualche rischio con la malese Ng Sock Khim, con cui si è ritrovata sotto 1-3, ma poi si è svegliata e il match è stato senza storia (12 punti in 3 set lasciati all’avversaria). Al secondo turno si è ritrovata di fronte la sudcoreana Park Seong Hye, una delle rivelazioni del torneo, che all’esordio ha battuto la giapponese Fukuhara, n.12 del mondo. Nel gioco il match è stato equilibrato, 1-1 e Zhang Lily che ha lottato bene, punto su punto, ma la Park era più forte, così la statunitense ha ceduto nei finali del terzo e quarto set per poi mollare nel quinto. Una prova positiva che fa intravedere ulteruiori progressi. Male invece l’altra americana, Ariel Hsing, che ha perso al primo turno con Lin Chia Hui, di Taipei, classificata peggio di Lei (117 contro 95). Ricordo ancora una volta che la Hsing ha cominciato a perdere colpi dopo cambiato club e non essere più allenata da Costantini. Della serie: se è una coincidenza, io sono più bello di Brad Pitt.
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