Ottocentotrenta

27 Novembre 2016 da Ping Pong Italia · 9 Commenti 

Ottocentotrenta

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Il carro dei vincitori e i presunti oppositori

17 Novembre 2016 da Ping Pong Italia · 22 Commenti 

del Drago Rosso

Ho preferito aspettare la prima seduta del nuovo Consiglio Federale per fare qualche considerazione sulle miserie della campagna elettorale e dell’elezione del presidente della Fitet. Sapevo che ci sarebbe stato molto più materiale interessante e non mi sono sbagliato, ma c’è qualcosa di ancor più ridicolo nella squallida situazione che si è creata: tutti quanti dicono di aver vinto, ma davvero tutti, e tutti si affannano a dire che c’è un solo sconfitto, Stefano Bosi. Ci sarebbe da scompisciarsi dalle risate se non fosse che c’è qualcosa di più importante per cui piangere amaramente: la definitiva distruzione del tennistavolo italiano. Ho letto addirittura commenti in cui si dice che Di Napoli è un tipino davvero intelligente e pieno di buona volontà, che dovrà essere lasciato in pace a lavorare per i futuri grandi successi del tennistavolo italiano! E naturalmente bisognerà assecondarlo con grande “senso di responsabilità”, sempre per il bene del tennistavolo italiano! Il bello è che questa tesi è stata subito accolta dalla immensa schiera di pecore e pecoroni abituati a leccare il culo dei potenti e a farsi tosare, e questo è il meno, ma, peggio ancora, è stata sposata dai presunti rappresentanti dell’opposizione in Consiglio federale, che si sono subito sdraiati davanti al vincitore e gli hanno detto: “Prego, si accomodi, ci calpesti pure, ci piace così tanto, ma così tanto”. Questi sì che hanno un cuor di leone!!!
E come risultano patetici, questi “coraggiosi con la schiena diritta”, quando intervengono sui “social” per spiegare il loro comportamento e dire che rimangono vigili e attenti, che aspettano Di Napoli al varco e che se il presidente non prenderà le giuste decisioni allora si scateneranno. Ma quanto sono teneri e dolci. Belli, ciucciottini, pisolini, giuggiolini, brodolini, i nostri teneroni che promettono grandi battaglie! Sì, promettete, promettete. Posso solo immaginare come Di Napoli si stia sbellicando dalle risate a guardarli. E il caso Norbello, di cui parlerò dopo, lo avrà fatto ancor più scompisciare, con gli “oppositori” che celebrano la loro “vittoria” in Consiglio e il Giudice sportivo che rimette tutti a posto, della serie “bambini, avete già finito di giocare, adesso lasciate lavorare i grandi”! Altro che battaglie, Di Napoli ha già constatato che con questi presunti oppositori per lui sarà una passeggiata approvare qualsiasi cosa voglia e lasciare qualche briciola ai poveri oppositori per far credere loro che sono furbi. E infatti eccoli che vanno già vantandosi di aver imposto alla maggioranza alcune decisioni e addirittura di aver ottenuto la presidenza della Commissione per la revisione dello Statuto. Me’ cojoni, direbbero a Roma. Hanno ottenuto la presidenza di una Commissione le cui conclusioni in materia di revisione della tabella voti potranno tranquillamente essere sfanculate dalla maggioranza del Consiglio federale! “Ah, ma in quel caso prenderemo drastiche decisioni” fanno capire i presunti oppositori. Certo, che faranno? Si dimetteranno? Brrrrr, che paura per Di Napoli! Sta già cominciando a tremare!

PRESIDENTE E IMPEACHMENT

E allora, vogliamo cominciare a parlare seriamente? O dobbiamo continuare ad assistere a uno sfacelo sempre più evidente? Ci rendiamo conto che è stato eletto presidente una persona che ha ricoperto il ruolo di vicepresidente per ben 16 anni e che non può nascondere le proprie responsabilità assegnandole ai presidenti dei quali lui è stato scudiero? Ricordo ancora le sue parole nel 2003, durante gli Europei a Courmayeur, quando, vicepresidente in carica, disse che l’anno dopo lui non si sarebbe nemmeno ricandidato perché era stanco. E infatti, eccolo qui, bello fresco, stavolta a fare il presidente. E vogliamo ricordare la richiesta della Commissione Disciplinare per il deferimento di Renato Di Napoli, di sua moglie e di suo figlio, per il rifiuto di nulla osta e false accuse di antisportività a due ragazzi che in seguito a quella vicenda abbandonarono il tennistavolo? Quella richiesta non è mai stata ritirata dalla Commissione stessa (che diede ragione ai ragazzi), ma non è mai stata attuata dalla Procura Federale. Una specie di “impeachment” nascosto e insabbiato dal sistema di potere. E qui si parla ancora di “lasciamoli lavorare”, soprattutto dopo che gli oppositori, in campagna elettorale, avevano giustamente detto peste e corna di chi stava al potere? Dove sono finiti quelle analisi e quei propositi di cancellare la gestione Sciannimanico-Di Napoli? E dove sono finiti i proclami di vittoria? Adesso, come già ho fatto notare, gli ex “abbiamo la vittoria in tasca” si accontentano di sparare a zero su Bosi, per sfogare su qualcuno la frustrazione della sconfitta, e di provare a prendere per il culo se stessi convincendosi di aver messo alla frusta, in Consiglio federale, la maggioranza. Beh, cari invertebrati, vi devo dare una notizia importante: AVETE PERSO. Ah, non lo sapevate? E allora ve lo ripeto: AVETE PERSO. Anzi, devo aggiungere un’altra cosa: SIETE RIDICOLI! E siete ancora più ridicoli per la vostra illusione di suscitare una indignazione popolare contro Borella, accusato di aver fatto una porcata nell’assemblea elettiva, praticamente prendendosi illecitamente voti di una società e mettendoli al servizio di Di Napoli. Per la precisione, dal punto di vista strettamente legale, non c’è stato alcun illecito da parte di Borella. Mettetevi l’anima in pace su questo, potete fare tutti i ricorsi che volete, ve lo prenderete in quel posto. Dal punto di vista morale, invece, avete tutte le ragioni del mondo. Ma il punto è un altro: se Borella non ha scrupoli a comportarsi come voi avete messo in evidenza, perché mai dovrebbe avere una crisi di coscienza e dimettersi? Ma davvero pensavate che si sarebbe dimesso sull’onda dell’indignazione popolare? POVERI FESSI! E ancora più fessi a pensare che Paglia potesse diventare vicepresidente, sulla base del Consiglio spaccato, della questione morale, del fatto che Di Napoli dovesse dimostrare di essere il presidente di tutti, delle legittime aspettative dell’opposizione che ha 5 consiglieri, delle qualità morali di Paglia e bla, bla, bla… Non vi ha sfiorato nemmeno per un momento la pura e semplice realtà, e cioè che Di Napoli doveva pagare una cambiale gigante a Borella? No? Non ci avevate pensato, grandissimi e incomparabili geni? Alla fine, consapevoli della grandissima figura di merda che avete fatto, votando voi stessi Borella ed eleggendolo addirittura vicepresidente vicario con una unanimità da vergogna, vi siete inventati la barzelletta del riconoscimento all’opposizione con l’assegnazione della presidenza della Commissione di cui sopra. Ma che squallore!

IL BELL’ADDORMENTATO

E Di Folco che fa? Lui, il leader che dovrebbe ispirare il comportamento dei consiglieri di opposizione, prima fa capire che da fuori darà le linee guida, poi dice che i consiglieri, ovviamente, sono liberi di fare quello che vogliono, poi prende le distanze dall’elezione di Borella, ma senza sconfessare i consiglieri. Insomma, tutto e il contrario di tutto. Subito dopo l’elezione, su forum e social, lui fa capire esplicitamente (e la stessa tesi viene portata avanti da altri del suo gruppo) che con i 5 consiglieri di opposizione ci sarà un contatto continuo, che lui “parteciperà” attivamente alla preparazione del comportamento da tenere in Consiglio. Lui dà la prima indicazione, scrivendo questo: “Le prime scelte si vedranno subito nel primo Consiglio federale a cominciare dalla nomina dei due vicepresidenti. Sarebbe poco rispettoso per tutti dover votare queste due cariche ed eleggerle con una risicata maggioranza (6 a 5) e sarebbe bene invece condividere prima questa scelta. Noi pensiamo che Gianfranco Paglia possa ricoprire questo incarico come figura di altissimo spessore morale… Mi fermo qui e non voglio nemmeno pensare ad altri scenari (tipo proporre un consigliere travolto dalle polemiche nella sua regione per un comportamento poco consono alla sua duplice carica) che farebbero subito capire a tutti che la voglia di collaborare è fittizia, che questa Presidenza la le logiche di quella precedente e che non si è compreso appieno il risultato elettorale uscito nell’Assemblea di Terni”. Minchia!!! Di Folco è durissimo. Non si scappa: di Borella vicepresidente non si deve nemmeno parlare, è Paglia che deve prendere quel posto, altrimenti significa che Di Napoli è uguale a Sciannimanico. Ma qui siamo in presenza di un vero “duro”, uno di quelli che si vede nei film d’azione americani. La sorte di Borella è segnata, la vicepresidenza, con un Di Folco in questo splendente stato di forma, se la può solo sognare. Ma poi arriva la maggioranza bulgara su Borella e Di Folco prende le distanze, scrivendo questo: “Mi aspettavo un segnale doveroso da parte del nuovo Presidente federale e glielo avevo richiesto espressamente prima per telefono, poi via mail e successivamente scrivendolo in un post di FB a pochi giorni dalla sua elezione. Il segnale invece è arrivato dai “miei” consiglieri che, in totale autonomia, hanno deciso, dopo una richiesta di sospensione dei lavori durata 5 minuti, di votare per la proposta dei “suoi” 2 vicepresidenti. Un segnale di apertura che NON CONDIVIDO ma che accetto perché non sono Beppe Grillo e neanche pretendo di far parte di alcun Direttorio, io dico la mia cercando di convincere della bontà delle mie argomentazioni ma lì mi fermo. A mio avviso, il segnale lo doveva dare la maggioranza (peraltro maggioranza risicata in questo caso) e non doveva concederlo l’opposizione”. Insomma, non condivide ma nemmeno condanna e, alla fine, tenta pure di salvare l’opposizione dicendo che sarebbe stato dovere della maggioranza dare un segnale. Certo, e visto che la maggioranza questo segnale non lo ha dato gli oppositori si sono appecoronati e hanno votato compatti per il “consigliere travolto dalle polemiche”. Sorpresona? Non direi. Se sono i consiglieri della cordata del bell’addormentato nel bosco, logico che si siano addormentati anche loro! Se poi vogliamo dare un tono estremamente serio a questo discorso, facciamolo pure. Io abbandono per un momento il sarcasmo e provo a far notare qualcosa che ritengo fondamentale. I 5 consiglieri sono liberi di decidere quello che vogliono, ma è anche vero che sono stati votati ed eletti, nell’Assemblea di Terni, in base a un programma preciso da loro stessi presentato insieme a Di Folco, un programma che prevedeva determinate cose. Una volta eletti, sarebbero tenuti a rispettare le linee guida di quel programma, sia quelle pratiche e concrete, sia quelle morali. Se fanno qualcosa di diverso hanno il potere e la libertà per farlo, ma non possono più essere considerati rappresentanti di quel programma in base al quale tanta gente ha ritenuto di doverli mandare in Consiglio federale. Perciò, Di Folco non può essere il “padre padrone” dei 5 consiglieri, ma ha sicuramente il pieno diritto di ricordare loro i motivi per i quali si trovano in Consiglio federale e chiedere loro il rispetto degli impegni presi nel momento in cui sono entrati a far parte di quella cordata. Diversamente, potremo considerarli cani sciolti e sapremo ufficialmente che l’opposizione in Consiglio federale non esiste.

L’ARROGANZA AL POTERE

Ma a questo punto è opportuno tornare un po’ indietro, giusto per cercare di capire meglio cosa è successo prima e durante l’Assemblea elettiva. Per farla breve, ecco il quadro della situazione. Quello che si sa ufficialmente è che Bosi chiede a Vermiglio e Di Folco di appoggiarlo come candidato presidente con la prospettiva di un solo mandato, soprattutto per rifare la tabella voti. In questo modo, sostiene Bosi, si avrà la sicurezza matematica della maggioranza grazie ai voti delle due cordate, più quelli che lui è in grado di strappare agli elettori di Di Napoli. La sua proposta è rifiutata, ma proprio nelle ultime fasi che precedono l’Assemblea c’è un nuovo tentativo con una delle due parti, che accetta un incontro con Bosi e si impegna a presentare la proposta alla propria cordata. Quindi, deve essere chiaro che una delle due parti, poco prima dell’Assemblea, non ha rifiutato la proposta di Bosi, come avrebbe fatto se fosse stata sicura di se stessa e dei voti complessivi dell’opposizione, ma ha concesso una possibilità a questa soluzione. Poi, nel confronto con i suoi sostenitori, questa parte ha constatato che l’ipotesi Bosi non era gradita e ha comunicato allo stesso Bosi che l’accordo non era possibile. In particolare, una parte consistente della cordata che ha incontrato Bosi, ha minacciato di votare l’altra cordata di opposizione in caso di accordo con Bosi. Tutte e due le parti smentiscono che ci sia mai stata una eventualità del genere, che ci sia stata una discussione sull’accordo con Bosi, ma la verità è quella che ho appena detto. L’aspetto più importante di tutto questo è che in entrambe le cordate c’è stata una raffica di veti incrociati e non solo su Bosi, ma anche su altri nomi dell’una e dell’altra, tant’è che la dimostrazione si è avuta nella votazione per i consiglieri in Assemblea: un voto compatto avrebbe consentito alle opposizioni di avere 6 e non 5 consiglieri eletti, ma il voto compatto non c’è stato per antipatia personale di questo contro quello. Ed è stata l’ulteriore dimostrazione che le due cordate, come avevo fatto notare mesi fa, si stavano scannando a sangue. Non erano Vermiglio e Di Folco a scannarsi, ma tanta gente di rilievo in ciascuna delle due cordate, quella gente che ha contribuito a negare l’accordo con Bosi, accordo che avrebbe reso sicura la vittoria. Se poi qualcuno sostiene che Bosi non avrebbe tolto voti a Di Napoli può farlo tranquillamente, ma non ha capito uno stracazzo di niente di quello che è successo e di quello che sarebbe potuto succedere.
Quindi, da parte di molti delle due cordate, c’è stata solo grande arroganza nel rifiutare l’accordo con Bosi, l’arroganza di chi era sicuro di vincere e poi si è ritrovato bastonato. In questo senso, la parte più colpevole è sicuramente quella di Vermiglio, in particolare dei “grandi consiglieri” di Vermiglio, che avevano calcolato di avere 2500 voti sicuri, di stare sul 35% solo perché erano arrivati a questa percentuale 4 anni fa, nella scorsa Assemblea elettiva. La realtà è venuta fuori allo spoglio: 1965 voti, il 20,6%! Ma i grandi strateghi di Vermiglio dove avevano mai visto e sognato i 2500? Il 35%, poi, era la percentuale sui poco più di 8000 totali dell’Assemblea del 2012. Ma i geniali strateghi di Vermiglio, pronti a schifare Bosi, mica hanno pensato che con più votanti la percentuale sarebbe scesa, noooooooo! Loro sono grandi strateghi, mica si abbassano a fare simili banali calcoli. L’arroganza acceca e la cordata di Vermiglio è stata completamente cieca e arrogante. Dispiace per Vermiglio, che avrebbe meritato migliori compagni di avventura, ma è anche vero che se li è scelti lui, si è fidato di loro e ha sbagliato clamorosamente, senza ascoltare le voci di chi, prima dell’Assemblea, gli ha detto che i suoi calcoli erano completamente sbagliati. A questo punto, continuo a ritenere Vermiglio degno di stima, ma ha sbagliato tutto, si è affidato ai cialtroni e alla fine anche lui ha ceduto all’arroganza. Peccato, perché la sua onestà non è in discussione e, dopo 4 anni di Bosi, sarebbe stato il presidente giusto per la Fitet nel 2020. Lo sarebbe stato anche adesso, certo, ma non aveva i voti per diventarlo, quindi aver rifiutato qualsiasi ipotesi di accordo con Bosi è stato un clamoroso errore che adesso sta pagando nel modo peggiore, perché la sua credibilità politica è meno di zero.
Chi invece ha azzeccato i propri voti (ma solo quelli) è stata la cordata di Di Folco, con i calcoli presentati da Ady Gorodetzky. Ha detto che Di Folco e Vermiglio potevano arrivare a più di 4500 e infatti ne hanno presi insieme 4618. La differenza nell’analisi sta nella spartizione dei voti: gli strateghi di Vermiglio dicevano di stare davanti a Di Folco con un vantaggio di circa il 10%. Gorodetzky, ma questo non lo ha scritto nella sua analisi per non sollevare polemiche fra le due cordate, era convinto invece che il vantaggio stesse dalla parte di Di Folco, intorno al 10%, che poi si è rivelato essere del 7% circa. Segno che Di Folco ha potuto contare su voti sicuri, confermati in Assemblea, Vermiglio invece era completamente fuori dalla realtà. Ma l’errore più grande, questo commesso anche da Gorodetzky, è stato l’analisi dei votanti per Di Napoli. Ady sostiene di aver avuto timore della sconfitta quando si è alzato il numero dei voti in Assemblea. Giusto, ma devo far notare due cose importanti. La prima riguarda la mancanza di analisi di “tutti” i voti e non solo di quelli che si presumeva ci sarebbero stati in Assemblea. Così, in caso di “carovane” di società verso Terni, portate da Di Napoli, bisognava avere subito il quadro della situazione e regolarsi di conseguenza. La seconda riguarda l’analisi di Ady, che in verità aveva previsto che si arrivasse intorno ai 9500 voti totali e che anche in questo caso i favoriti restavano gli oppositori. Non può dire adesso che i suoi calcoli sui voti di Di Napoli erano giusti e che lui aveva messo in guardia sulla possibilità di sconfitta se si fosse arrivati ai 9500 totali, perché quella cifra avrebbe voluto dire che Di Napoli era andato a raccattare i voti di tante piccole società. Può essere vero che Di Napoli abbia fatto così, ma Ady questo quadro d’assieme lo aveva già considerato e aveva detto che l’opposizione avrebbe comunque vinto. Adesso non può sostenere che la vittoria dell’opposizione lui l’aveva prevista solo “sotto” i 9000 voti totali.
Per dimostrarlo (e quindi escludere che questa sia una mia opinione) non faccio altro che riportare le frasi di Ady, tratte dai suoi interventi sul Forum di Giorno. “Renato ha certo ancora voti, ma non ne ha 4500 quanti servono per dormire tranquilli. Sta abbastanza sotto (tabelle voti alla mano), credo che più di 4500 li abbiano Bruno e Alberto”. “Domani tutto è possibile. Forse per la prima volta l’assemblea conterà qualcosa. Penso che l unica certezza è che Di Napoli non vinca al primo turno”.
“La scorsa assemblea ebbe circa 8100 voti totali. Questa volta si salirà secondo me sopra i 9500, soprattutto con 3 o 4 candidati, che vi ricordo significano anche 400 società circa che presentano i candidati. Vi pare possibile che possa raggiungere 5000 voti? Considerate che ne prese 5494 alle scorse elezioni e, come già detto, non ha più Mugnano (grave errore, con pentimento poco dopo, non mio che non mi occupavo della politica del Mugnano), non ha più il Lazio, non ha più Marcozzi e 4 Mori, non ha più Sandonato e Pieve. E ovviamente, non posso dire tutto quanto non ha più perché tengo per adesso segreti i contatti, ad esempio nostri, di Asd che cambieranno itinerario mettendoci la faccia”.
Insomma, “vi pare possibile che possa raggiungere 5000 voti?”, infatti si è fermato a 4909!!! Quindi, non possono esserci scuse, l’opposizione ha cannato completamente i voti di Di Napoli, ha cannato completamente l’analisi della situazione, a cominciare dall’opportunità di candidare Bosi come presidente o quantomeno di consentirgli di presentarsi anche da solo, perché avrebbe tolto a Di Napoli i voti necessari per impedirgli di vincere alla prima votazione. Per questo motivo, gli oppositori scemi adesso si sfogano parlando male di Bosi e deridendolo, a loro è rimasta solo questa soddisfazione pur di non ammettere che hanno sbagliato tutto per arroganza, cecità politica e insipienza. Si sentono talmente di fottere che hanno il bisogno fisico di buttare merda su qualcuno, quindi su Bosi. Quando buttano merda su Bosi si sentono meglio, diventano allegri e sembra quasi che abbiano vinto loro le elezioni. Come ho già fatto all’inizio, li informo di una cosa sconvolgente: AVETE PERSO! E nella merda adesso ci siete voi.

CASO NORBELLO

Se poi ce ne fosse stato bisogno ecco che la brutale realtà arriva a spezzare qualsiasi illusione di cambiamento. Il caso Norbello è esemplare del fatto che il regime è in piena attività, alla faccia dei presunti oppositori che si vantano di aver fermato in Consiglio il tentativo di favorire Norbello. Ma che bravi! Hanno bloccato il tentativo della maggioranza, ma alla fine c’è il Giudice sportivo, nominato nell’era Sciannimanico, che ha riportato le cose al loro posto. Ma vediamo cosa è successo.
Norbello si iscrive alla A1 femminile, ma l’iscrizione è irregolare perché nella lista delle giocatrici ce n’è una di terza categoria, cosa vietata. Il Consiglio federale tenta di salvare Norbello, ma la proposta è bocciata 6-5. La questione passa alla Commissione Nazionale Gare a squadre. La CNG, nella riunione dell’8 novembre, rileva che il Norbello ha fatto pervenire l’elenco delle atlete il 17 ottobre, quattro giorni dopo la scadenza del termine per il tesseramento delle atlete titolari di serie A1, fissata al 13 ottobre. Mette in evidenza che Roberta Perna, con classifica di terza categoria, non ha titolo a partecipare alla A1 e quindi decide di escludere Norbello dal campionato di A1 2016-17. Semplicissimo. Ma Norbello fa ricorso e il Giudice Sportivo Nazionale, nella seduta del 10 novembre, lo riammette. Come fa? Con una spiegazione incredibile. Il Giudice riconosce che ha inserito erroneamente una atleta di terza categoria e non di seconda come previsto dal regolamento, ma poi si inventa un capolavoro. Ecco il testo preciso, compreso qualche inciampo sintattico: “Considerato tuttavia che l’errore sull’idoneità e sui requisiti propri dell’atleta non ha effetti preclusivi sulla regolarità e quindi sulla validità dell’iscrizione della società al Campionato Femminile di serie A1; infatti, questo Giudice ritiene il comportamento posto in essere dalla società più che tempestivo e concludente per ritenere valido ed efficace l’adempimento previsto”. Il Giudice aggiunge altre considerazioni per spiegare la sua decisione di riammettere Norbello alla A1, ma il succo vero è tutto nel virgolettato. Quindi, volendo fare una traduzione per capire meglio cosa ha deciso il Giudice, ne viene fuori questo: il regolamento non conta un cazzo, fate come vi pare.
Ora, fermo restando che ci sono ricorsi contro questa decisione del Giudice sportivo, il significato di questa storia è fin troppo evidente: le società vicine al potere sono intoccabili, esattamente come lo erano prima, tutti gli altri sono merdacce da non tenere in minima considerazione. All’ingiustizia, poi, si aggiunge il dileggio se si va a guardare il comunicato sul sito federale, che parla di una svista del Norbello. Oltre il ridicolo. Ma, spostandoci sul piano politico, è la dimostrazione che qualsiasi tipo di accordo con la maggioranza è impossibile. Gli oppositori potrebbero dire che più di quello che hanno fatto, costringere il Consiglio a non salvare Norbello, non potevano, perché loro non possono incidere sulle decisioni della Commissione gare e del Giudice sportivo. Giusto, ma il punto è che se il risultato finale, tramite organi di giustizia e quant’altro scelti da Sciannimanico e che continuano, ma guarda un po’, a emettere decisioni che favoriscono squadre e persone che affiancano il presidente e che hanno votato per lui, vuol dire che qualsiasi tipo di collaborazione con la maggioranza è inutile. Lo capite o no che alla fine lo mettono sempre in quel posto a chi non vota per il vincitore? E voi, presunti oppositori, vi vantate di aver ottenuto “grandi vittorie” in Consiglio e di esservi comportati da persone responsabili? E voi, presunti oppositori, state lì a votare 11-0 con chi gongola per la riammissione del Norbello e se la ride di tutti voi? Ma quanto siete bravi! Cosa vi dicono quelli della maggioranza: “ragazzini, vi abbiamo accontentati e adesso andate a giocare e non rompeteci il cazzo”? Quali saranno le vostre prossime leggendarie imprese? Vi daranno la presidenza di una Commissione “chenoncontauncazzo” e voi approverete insieme a loro delibere che ammazzano il tennistavolo italiano? O vi accontenterete semplicemente di una bustina di caramelle o un paio di cioccolatini e ve ne tornerete a casa soddisfatti per il grande lavoro svolto? Forza, fateci ridere.

COSTANTINI OLIMPICO

Concludo con un accenno a una questione nata anch’essa sul Forum di Giorno, vale a dire il riferimento a Costantini che è stato scelto dai giocatori statunitensi qualificati per l’Olimpiade di Rio come loro coach nelle gare olimpiche. Purtroppo, nella forma in cui è stata descritta, anche da persone che conoscono bene la situazione, la storia si presta a un grande equivoco. Così, sembra che Costantini abbia il solo merito di essere ben considerato dai giocatori, che comunque sarebbe un gran bel merito. Ma è bene precisare che Costantini è andato sì a Rio perché scelto dai giocatori, ma che due dei tre statunitensi qualificati erano allenati da lui nei club. E a Londra 2012 erano tre gli statunitensi in gara allenati da Costantini nei club, fra l’altro questo è un record mondiale, nessun altro tecnico, compresi i cinesi, ha mai portato tre suoi personali giocatori alle Olimpiadi. Il ruolo di c.t. degli Usa a Rio, quindi, Costantini se l’è prima conquistato sul campo, poi gli è stato riconosciuto formalmente dalla Federazione che ha accolto le indicazioni dei giocatori. Quanto al fatto che abbia portato alle Olimpiadi giocatrici cinesi, quindi avvantaggiate “di base” rispetto alle avversarie, è meglio ricordare agli sprovveduti e agli ignoranti che delle giocatrici cinesi allenate da Massimo le più forti, come Zhang Lily e Ariel Hsing (la prima a Londra e Rio, la seconda a Londra), non sono “nate tecnicamente” in Cina e poi trasferite negli Usa, ma sono nate e cresciute negli Usa, lì hanno cominciato a giocare a tennistavolo, per loro non c’è stato alcun “lavoro preliminare in Cina”, dal punto di vista tecnico sono statunitensi a tutti gli effetti. E, ultima cosa, prima che fossero allenate da Costantini i loro risultati erano molto al di sotto di quelli raggiunti con Massimo. E quando qualcuna, dopo aver raggiunto ottimi risultati con Massimo, lo ha lasciato per trasferirsi ad altro club, ha cominciato a perdere ed è scomparsa dalla scena. Perciò, quando dovete parlare di qualcosa che non conoscete, sciacquatevi la bocca e andate a rompere i coglioni da qualche altra parte.

Palline e tecnica.

9 Novembre 2016 da Ping Pong Italia · 6 Commenti 

Forse ho taciuto per troppo tempo ed è ora di fare ordine sul discorso sull’adozione delle palline di plastica e le conseguenze sul gioco. A dire il vero avevo già parlato della pallina di plastica durante la chiacchierata con il Drago Rosso, avevo sottolineato come questa soprattutto penalizzi o induca un atteggiamento frustrante dell’allenamento. Oggi vorrei dare ulteriori elementi per far capire lo stato delle cose e chiarire ulteriormente se mai ce ne fosse ancora bisogno. Lo so che si è detto e si è scritto tanto ma come per le puntinate o le gomme “strane”, l’argomento è sempre attuale.

Premetto che nel pingpong per comodità o scarsa conoscenza, si tende a dare più enfasi all’abilità del giocatore nel colpire la palla, la chiameremo “abilità condizionale”, piuttosto che all’attenzione tecnica su come colpire la palla “abilità reale”, sembrano concetti simili ma non lo sono, ciò rimane uno dei grandi dilemmi del pingpong, infatti vediamo tanti giocatori cosiddetti “limitati” che in qualche modo riescono a fare risultati eccezionali e credetemi sia a livello nazionale sia a livello internazionali ce ne sono un bel po’.
Partiamo quindi dallo strumento, la pallina. C’è tanta confusione e disorientamento in mezzo ai pongisti che spesso si trovano a dover giocare con palline troppo diverse tra loro, (per me fondamentalmente è questo il vero e unico problema) la cosa che hanno in comune è il fatto di essere di plastica, pertanto ci sono le Nittaku (nessuno si lamenta di loro a parte che costano uno sproposito e a fatica si trovano sul mercato), DHS (odiatissime), Butterfly (strane), Joola (neutre) fino a quelle meno conosciute come la ChenVul Maruara, o Kinson, Nexy, Peace, Yinhe. Palio, Tribax (di queste non ho commenti da fare), ma ce ne sono altre anche di più astruse. Nello specifico si contano ben 53 tipi di palline a 3* approvate dall’ITTF e sono suddivise per 37 differenti produttori.
Questi ultimi dal canto loro non hanno dirette responsabilità, loro seguono la logica del business, del mercato, per loro la palla deve produrre un ritorno economico, non è compito loro salvaguardare la tecnica o lo spettacolo, questo modo di interpretare il pingpong ovviamente non coincide con l’aspetto tecnico dei giocatori e le difficoltà che ne derivano.
La responsabilità più grande sarebbe quindi da attribuirsi all’ITTF, ma non perché abbia dato le licenze in modo troppo leggero, superficiale ma perché non sarebbe stata in grado di dare indicazioni precise sulle specifiche tecniche di produzione a cui le aziende avrebbero dovuto fare riferimento, oh naturalmente ci avranno provato, ma a giudicare dalle risultanze della qualità delle palline potrebbe dare l’impressione che le indicazioni suggerite fossero del tipo: di plastica, possibilmente anzi ovviamente sferica, lasciando l’opzione di produrre la palla con giuntura o senza giuntura (seamless o with seam), mi immagino vaghi riferimenti sul punto di rottura della palla, hanno certamente indicato un rimbalzo di riferimento minimo o medio (se volete) rispetto alla caduta della palla; pertanto, con le specifiche tecniche troppo flessibili e poco accurate, si è andati incontro ad una vera e propria giungla della qualità della palla. Palline che sembrano leggerissime, ma non lo sono; quelle con la giuntura producono un colpo diverso a seconda di dove viene colpita la palla e di conseguenza anche il rimbalzo ne subisce l’influenza, alcune suonano come palline da sagra del paese, altre sono assolutamente normali, insomma un bel caos. Un’altra delle conseguenza è l’usura precoce della gomma e del telaio, ovvio, si tende a picchiare la palla, si sottopone a forti stress l’impugnatura e a esasperare il topspin e quindi la gomma si consuma molto più velocemente rispetto a quando si utilizzava le palline di celluloide. Calcolo diabolico dei produttori in combutta con l’ITTF? non lo so ma in ogni caso cerchiamo di vedere le cose dal punto di vista del gioco del pingpong e non dal punto di vista della dietrologia del pingpong.
Certo, io sono dalla parte dei giocatori quando lamentano la scarsa qualità ma allo stesso tempo bisogna anche fare riferimento a quelle abilità di cui parlavo precedentemente che, fra le altre cose, andrebbero distinte in abilità maschili e abilità femminili.
Ho avuto modo di parlare con tanti campioni e colleghi, sembra che in coro dicano la stessa cosa, almeno quando sono di fronte a un microfono, anche il New York Times durante le Olimpiadi si è occupato del caso e proprio durante Rio 2016 onestamente a parte la pallina ne ho sentite di tutti i colori, aria condizionata troppo potente o completamente assente, umidità, tavoli diversi fra loro, luce, transenne, spettatori si, spettatori no, chi per un modo e chi per un altro si sono manifestate delle lamentele, a parte i cinesi naturalmente, ovvio loro vincono a prescindere.
A me i campioni e allenatori hanno detto cose diverse, si certo c’è un generale malcontento di cui ho espresso le ragioni poco sopra, poca adattabilità degli atleti che ovviamente preferiscono avere condizioni di gioco con uno standard sempre uguale. Ma dal punto di vista prettamente tecnico non sembra che il loro gioco ne stia subendo o abbia subito delle trasformazioni, magari come dicevo questioni di adattamento, aggiustamento ma non profonde trasformazioni tanto da dire che il gioco è più lento, che non si riesce a dare potenza, che la palla gira meno e, in definitiva, che il gioco è cambiato. A parziale conferma e lo avete visto tutti, c’è la prestazione di Samsonov che a 40 anni riesce a sfiorare la medaglia di bronzo proprio come fece Waldner nel 2004. I tempi passano, i materiali cambiano ma se c’è la tecnica di fondo, quella paga sempre.
Sembra che gli atleti si trovano in particolare disagio quando si trovano nella “impossibilità” di chiudere il punto di potenza quando l’avversario difende con i “lob” oppure facendo “fishing”, questo è vero, verissimo ma era vero anche negli anni della pallina di celluloide per giunta a 38mm, vi ricordate le grandi partite di Secretin o Gergely o Appelgren? Epiche. L’unica differenza è la mancanza del contro attacco di potenza; per contro attaccare si continua a usare il topspin, ma è sotto gli occhi di tutti, uno difende, difende, contrattacca di top e l’altro rimane sorpreso, ma non perché non riesce a sovrapporre un attacco, ma perché rimane sorpreso dal semplice cambio di ritmo. Se questo fosse vero, cioè se il fatto di fare lobbing o fishing fosse vincente come mai i cinesi non adottano questo “gioco vincente”? E aggiungo facendo una divagazione, come diceva una volta il “Dottor Divago” parlando delle famigerate gomme cinesi, le Hurricane, come mai se sono così efficaci e funzionali non vengono adottate anche da altri atleti? Mi pare evidente che ci sia una questione tecnica di fondo a cui dobbiamo fare riferimento.

Da qui si passa alle abilità riferite agli i uomini e alle donne: tra gli uni continua un proliferarsi di attaccanti puri, non si vedono molti giocatori di block o di difesa, d’altra parte gli allenatori hanno paura di impostare i propri ragazzini di block o di difesa, un po’ come nel calcio, solo se si ha la vocazione di giocare in porta allora si diventa portieri. Tuttavia per me il block rimane il miglior gioco da fare in preparazione del contro attacco. A Rio nella gara di singolare maschile su 70 atleti c’erano solo 3 difensori e credo nessuno dei 67 adotta i puntini da scambio, se avete osservato le gare dal punto di vista tattico avreste notato come ancora la terza palla o la quinta palla di potenza fanno la differenza, ad alto livello è questo il gioco che si produce, perché in quesi pochi attimi si riesce ad avere il massimo dell’esplosività, della pura potenza unita alla abilità di controllarla con lo spin. Se non si chiude il punto velocemente allora in qualche caso sporadico si raggiunge il gioco di controtop e occasionalmente il lob e il fishing; per contro, a basso livello si tende a difendere di più poiché l’abilità di chiudere il punto con la terza o la quinta palla è fortemente condizionata da due fattori, la poca regolarità del colpo (si sbaglia spesso e sovente) e avere un servizio non efficace abbastanza da rendere possibile la terza palla.
Le abilità delle donne sono opposte, loro sono speciali, hanno delle doti che noi maschi ci sogniamo di avere. Con l’esperienza americana dove per sei anni ho potuto crescere una giocatrice come Lily Zhang ho imparato quanto talento hanno nel gestire la velocità del gioco, i riflessi, la posizione del corpo rispetto alle traiettoria della palla, velocità di piazzamento, sono incredibili, per loro sembra tutto così facile. Questa abilità non procede di pari passo con l’abilità di essere esplosive, di giocare di potenza. La conseguenza è il proliferarsi di giocatrici di difesa, puntini corti sul rovescio o sul dritto, sporadiche combinazioni di gomme come antitop o puntini lunghi senza gommapiuma, la Corea del Nord, fuori da qualunque circuito, si è presentata con due difese una delle quali ha vinto il bronzo, non sarà un caso.
Il sogno sarebbe quello di sfruttare la tremenda velocità di reazione che hanno le femmine con la potenza del colpo che hanno i maschi e viceversa, purtroppo per la mia esperienza non ho trovato ancora un esemplare che sintetizzi le due cose.
Vedete come da un’analisi un po’ più approfondita delle cose si passa ad una sorta di superamento del problema pallina, ma il nostro è uno sport “carogna” dove il dubbio, la scusa, lo scaricare le proprie responsabilità sulla gomma, la luce, il pavimento, la pallina appunto, trovano terreno fertile in quel marasma di emozioni che il giocatore prova quando è in campo.

Il mio consiglio ai giocatori…lavorate di più sul servizio, troppo spesso si serve in modo casuale e soprattutto troppo lungo. Nel caso di risposta al servizio opterei per una palla tesa lunga in modo da preparare il block.
Agli allenatori dico, aprite la mente non siate convenzionali, i ragazzi ogni giorno ci rivelano tante di quelle abilità che nostro malgrado ignoriamo, ma se fossimo più attenti e umili ne potremmo invece trarre grossi benefici.

Presto aprirò un canale di consulenza online, rimanete collegati.

Grazie e buon pingpong.

La vera sfida del pingpong

4 Novembre 2016 da Ping Pong Italia · 6 Commenti 

Come definirebbe lo spettatore medio il gioco del pingpong? Tattico, tecnico, mentale, fisico? Certo se no non sarebbe uno sport. Ma nel suo svolgimento, il suo andare avanti dallo 0-0 a 11-9 o qualunque risultato esso sia, come vede lo spettatore comune lo svolgimento del pingpong? Uno sport di rapidità, veloce? estremamente veloce? supersonico o terribilmente lento? noioso? episodico?
Guardando le immagini televisive degli spettatori si notano rari momenti di esaltazione e numerosi momenti di noia, sbadigli, occhiate allo smartphone e chiacchiere varie.
A proposito di questo, mi viene in mente che qualcuno una volta mi disse una cosa sul fatto di viaggiare in aereo: volare, è il mezzo più veloce al mondo per chi non ha fretta. Verissimo.
Ecco il ping-pong assomiglia all’idea di prendere l’aereo. A bordo viaggi a 1000 km/h a terra a 0 km/h. Quindi quando andate a vedere una gara di pingpong assicuratevi di non avere fretta.
Dico questo perché recentemente mi sono imbattuto nello studiare i tempi del pingpong, veramente lo avevo già fatto in occasione dei mondiali del Qatar 2004, il risultato di quello studio lo resi noto all’ITTF che convalidò quanto allora affermavo, ma non ne fece tesoro, invitandomi a sperimentare le mie tesi in Italia, infatti girai il tutto a Bosi (allora presidente della Federazione Italiana Tennistavolo) il quale fu da subito interessato ma dopo poco la palla passò al suo successore Sciannimanico e quel lavoro non si sa più dove sia.
Purtroppo dopo 12 anni devo confermare che quello studio è attuale, anzi molto attuale e si registra, come dopo molti anni dall’inserimento del punteggio a 11 e l’adozione della palla a 40mm, uno stato di stallo, di stagnazione del nostro sport che inevitabilmente invece di attrarre pubblico lo allontana.
Attrarre il pubblico e di conseguenza fare più numeri in termini di tesserati è un problema mondiale. E non pensiate che la Cina, per quando enorme, sia un’isola felice, anche loro stanno riscontrando seri problemi.
Se in palestra, nei palazzetti a vedere le gare sono pochi, paradossalmente i numeri sono importanti a livello di web.
Comodità, facilità di accesso, immediatezza dei contenuti, ampia scelta, zapping? Non lo so ma il pingpong sul web attira un pubblico inaspettatamente variegato.
Vorrei quindi sottoporvi alcuni numeri derivanti dalla mia ricerca sulle Olimpiadi di Rio la quale si basa essenzialmente sui tempi netti di gioco e tutto il resto, il non gioco (consigli di panchina, break ogni 6 punti, tempi di attesa prima di riprendere il gioco, cambio di magliette e quant’altro), sono sicuro che rimarrete sorpresi da ciò che è sotto gli occhi di tutti.
Prima di fare ciò, mi vorrei divertire, e spero lo facciate anche voi, a prendere in esame la gara tipo dal punto di visto di uno dei due contendenti:

2′ di riscaldamento al termine dei quali scattano i rituali per la gara, asciugarsi, fare un giro dell’area di gioco, piegarsi sulle gambe, stretching del quadricipite della coscia, si notano sulle gomme alcuni granelli di polvere (non c’è problema) un po’ di fiato sulla gomma, una energica carezza con la mano, una per la nera e una per la rossa e poi classica mano destra o sinistra a seconda delle preferenze in appoggio vicino alla rete come ad asciugare il sudore sul palmo, e quindi ci siamo, è tutto pronto per l’inizio della gara.

0-0

Servizio - risposta non buona – facile attacco vincente.
E via a raccogliere la palla alla transenna, di nuovo, momento di riflessione (hmmm cosa ho sbagliato, fammici pensare, intanto appoggi nuovamente la mano vicino alla retina) mi devo concentrare di più, ah ancora polvere sulle gomme, altre carezze, una per parte.

1-0

Servizio - risposta lunga - terza palla di top - contrattacco perdente.
Stavolta è il mio avversario che va a raccogliere la palla, torna al tavolo, con cortesia mi restituisce la palla per il cambio di servizio e siamo quasi pronti a riprendere il gioco, nel frattempo incrocio lo sguardo con il mio coach che mi fa un cenno che tutto va bene, (contento lui…sono partito malissimo) ci sono sempre quei maledettissimi granelli di polvere.

2-0

Servizio corto - risposta corta – flick – rovescio - passo giro (si chiama cosi?) top - block vincente.
E via a raccogliere la pallina. (hmmm occorre una migliore strategia), questa volta appoggio la mano vicino alla retina ben due volte di seguito e mi strizzo gli occhi come a cercare una concentrazione supplementare), granelli di polvere (che incubo) basta carezze, strisciata sul pantaloncino, una per parte. Multipli rimbalzi della palla sul tavolo o sul pavimento o sulla racchetta, ovunque. Forse ci siamo, cerco lo sguardo del mio avversario che trovo e si riprende.

3-0

Servizio veloce vincente
Avversario sorpreso da tanta audacia.
La mano appoggiata due volte e i rimbalzi multipli pare abbiano funzionato, qualche saltello di auto celebrazione. Solita mano vicino alla retina, e, non si sa mai, strisciata delle gomme sul pantaloncino. Arrotolo la pallina sotto il bordo del calzoncino, così per asciugarla o per togliere altri granelli di polvere. Pronti.

3-1

Servizio corto - flick perdente.
Momento di disperazione, forse è colpa della polvere. Ancora mano appoggiata vicino la retina. La palla è del mio avversario quindi non posso far rimbalzare un bel niente, ma faccio roteare la racchetta attorno alla mano, come un giocoliere. Mi devo concentrare di più, e lo faccio ancora incrociando lo sguardo con l’avversario inviandogli un messaggio del tipo: “ora recupero, ti supero e vinco il set”. La mano mi sembra più sudata del solito, cosa c’è di meglio nell’asciugarla sul tavolo, vicino alla retina? L’ho fatto, lo faccio, lo rifarò, questo è garantito, anzi automatico, a volte indipendente dalla mia volontà, e la polvere? ah certo quasi mi stavo dimenticando, stavolta però uso il gluteo destro.

4-1

Servizio corto - palleggio corto - palleggio lungo sul rovescio - apertura di rovescio - block sul rovescio - rovescio di scambio - rovescio lungolinea -top incrociato – block - top ancora incrociato – controtop – controtop – controtop - difesa alta – schiacciata – difesa –schiacciata – difesa – schiacciata - controschiacciata vincente.
Applausi scroscianti.
Che soddisfazione quel punto. 4-2 (4+2=6 ah bene ora una piccola pausa istituzionale per asciugarsi), dopo aver raccolto la pallina subito a prendere l’asciugamano per asciugare non si sa cosa, nel frattempo penso, guardo in alto, in basso, il pavimento rosso magari cercando qualche difetto, la racchetta, una lampada malfunzionante, il coach, in quei momenti guardo dappertutto, faccio due passi (tanto non guastano), bello asciutto torno al tavolo, faccio anche qualche rituale con la pallina facendola rimbalzare con effetti diversi sulle dita.

4-2

Servizio veloce - scambio lungolinea - recupero alzando la palla - attacco vincente.
E via a raccogliere la palla (hmmm stavolta il servizio lungo non ha funzionato, meglio servire corto) mano sul tavolo vicino la rete, pulizia delle gomme, con la mano, sulla coscia, nel gluteo, con qualunque cosa, qualche movimento di gambe come per riscaldarsi ulteriormente.

5-2

Servizio corto - risposta corta - flick vincente
E via a raccogliere la pallina (hmmm accidenti!!! si aspettava la palla corta, che sciocco. Guardo il coach, cenno di time-out, lui annuisce, “Time-Out”.
E via a raccogliere la pallina (hmmm accidenti!!! si aspettava la palla corta, che sciocco. Guardo il coach, cenno di time-out, lui annuisce, “Time-Out”.
Vado alla panchina, l’allenatore mi dice di fare il mio gioco, di stare attento alla risposta che va un po’ alta, grazie dico ma se non capisco bene l’effetto è un bel casino, lui mi rincuora e mi dice dai che ce la puoi fare, stai duro e concentrato, mi convince. Mi asciugo il sudore che non c’è, bevo anche se non ho sete, obbiettivo: devo far passare il minuto, guardo e riguardo la racchetta, spero mi dica qualcosa, muta, nessun segno se non quei super noiosi granelli di polvere.
Torno al tavolo prima però una sventagliata sul tavolo con l’asciugamano, anche lì si annida la polvere assassina, e poi capatina vicino l’arbitro per depositare l’asciugamano e asciugarsi ancora (ormai l’asciugamano ha raggiunto il substrato di pelle, il derma).
Pronto al tavolo, solita mano in appoggio vicino alla retina con strisciata verso il bordo del tavolo e pulizia delle gomme. Sguardo più concentrato di prima (speriamo)

6-2

Servizio corto - risposta lunga - attacco in “pancia” - block maldestro - schiacciata vincente.
Evvai, lo devo attaccare in “pancia”, ecco la strategia. La mano strisciata verso il bordo pare abbia dato un risultato tangibile. E facciamolo di nuovo, stavolta con alcuni passi nella mia area di gioco e una flessione della schiena.

6-3

Servizio corto - risposta lunga - attacco in “pancia” - l’avversario si gira e controtop vincente.
E via a raccogliere la pallina, (hmmm se lo aspettava, esattamente come prima, quando ho servito lungo, che diavolo dovrei fare per vincere, hmmm block, block, block e poi contrattacco, deciso, d’altra parte Waldner faceva così e ha vinto di tutto e di più. Strisciata della mano, qualche balzello, ora nella risposta al servizio mi piego di più così sembro più concentrato.

7-3

Servizio corto – risposta lunga – apertura di diritto – block attivo vincente.
Mi giro verso il coach come dire visto il block funziona meglio dell’attacco, e questa la strada. Mi sento galvanizzato i 3 punti di differenza non sono poi così incolmabili. Strisciata della mano, stavolta striscio anche la sinistra, non si sa mai.

7-4

Servizio lungo – scambio – attacco – block – attacco – block –attacco –block rallentato – attacco lento – contrattacco vincente.
Cioooléé e applausi.
Non sto più sulla pelle, (7+5=12) pausa istituzionale, appoggio la racchetta, mi vado ad asciugare, onestamente ora qualche goccia di sudore scende dalle tempie (non sembra vero), mi asciugo come se avessi fatto la doccia più lunga della storia, mi asciugo dappertutto, fronte, collo, naso, occhi, orecchie, polsi, braccia, nuca, cosce, ginocchia, polpacci e giù fin le caviglie, spostando addirittura i calzini. Piccola corsetta nella mia area di gioco, qualche movimento di stretching (come se mi dovessi scaldare ancora di più. Sono pronto, anzi no, strisciata della mano, pulizia delle gomme, l’incubo polvere è sempre dietro l’angolo.

7-5

Servizio corto – palleggio che esce-non-esce – palleggio lungo – attacco fuori.
Che delusione, ero così carico e un banale attacco fuori sta pregiudicando tutto. Guardo il soffitto sperando in un’ispirazione, ora che ci penso non lo avevo guardato in precedenza, magari è questa la chiave della gara, forza andiamo avanti. Strisciata, anzi doppia strisciata, strizzo ancora gli occhi e con più vigore cerco lo sguardo verso l’altra parte del campo, duro mi dico.

8-5

Servizio – palleggio lungo –attacco – block –attacco – controattacco vincente.
Siiiiiiii.
Mi muovo più del solito, mi giro, roteo le spalle, i polsi, la racchetta è più stabile del normale, forse mi vuol dire qualcosa, Strisciata, pulizia, pronti.

8-6

Servizio lungolinea vincente.
ACE e applausi copiosi.
Che goduria quando succede questo. Strisciata, pulizia, saltelli, contatto visivo con l’avversario.
Time-Out per l’avversario…me lo aspettavo.
Vado verso la panchina correndo, l’ha raggiungo in un nanosecondo, quasi con un ghigno, il coach mi fa i complimenti per il servizio, bevo acqua, mi asciugo, parliamo di che servizio dovrei eseguire, servi corto sul diritto mi dice, il tuo avversario palleggerà lungo di sicuro e tu potrai attaccare, certo coach, lo farò, tranquillo, dato che ci sono bevo anche un po’ una bevanda energizzante.

8-7

Servizio un po’ lungo sul rovescio – attacco – block – attacco – block –attacco – block fuori.
È di sicuro colpa della polvere, accidenti avrò pulito la racchetta un milione di volte, il coach mi guarda come dire, ma non ti avevo detto di servire corto sul diritto? Mi sento depresso, ha ragione, me ne ero dimenticato, colpa della bevanda energizzante, che scherzi la mente che ci fa. Comunque bisogna andare avanti, strisciata, doppia anzi tripla, pulizia delle gomme sia sulla coscia sia sul gluteo, saltello, cerco di scacciare via la tensione.

9-7

Servizio – corto sul diritto – palleggio lungo – attacco – contrattacco fuori.
Ciooooooo
Aveva ragione il coach. Striscio, pulisco, salto, mi giro, mi piego, sono pronto.

9-8

Servizio - corto sul diritto – flick fuori.
Ciooooooooooooooooo
9+9=18 altra pausetta istituzionale, stavolta più lunga, siamo sul 9 pari, quindi un po’ più di pathos è necessario. L’asciugamano perfettamente asciutto, anche perché in tutto il set non ha asciugato un bel niente. Più lunga è la pausa e più sembra che ci si concentri di più; immaginate un pilota di formula uno o di moto GP che invece di continuare a gareggiare, giro dopo giro, a un certo punto si ferma e si fa una bella pausa così accresce la sua concentrazione e poi riprende la corsa. Qui è il pingpong, non scherziamo, la prestazione mentale è tutto, se ti distrai perdi il punto, e magari il set e magari il match, e già.
Comunque siamo al classico dei classici fine di partita 9-9 quasi una lotteria.
Strisciata, doppia, tripla, pulizia delle gomme e del manico della racchetta, siamo pronti, anzi no, ancora doppia strisciata, sguardi incrociati, chi ha lo sguardo più intenso magari vince, chissà, nessuno lo sa, non è scritto in alcun libro.

9-9

Servizio – risposta corta – palla a rete.
Depressione ai massimi livelli, un’azione talmente di base, il palleggio che è andato a rete è la massima espressione di ingenuità. Mi verrebbe voglia di chiedere un altro time-out.
Striscio, pulisco, guardo il soffitto, il coach, anche l’arbitro e il suo assistente, e il punteggio, quel 10 mi dà un fastidio inenarrabile. Ora tento il tutto per tutto.

10-9

Servizio veloce lungolinea – top incrociato – controtop vincente
Cioooooooooooooooooooooooooo
Che bello quel 10-10, non è così stupendo? Salto, rimbalzo, mi si sono allentati i muscoli della faccia anzi di tutto il corpo. Sono felice e sicuro di me, non mi può fermare nessuno.
Striscio la mano, pulisco la racchetta, il manico, sono un maniaco della pulizia.

10-10

Servizio – palla corta sul diritto – palleggio lungo – apertura –block lungolinea – attacco fuori.
Accidenti, perché stavolta non ha funzionato? Vedere quell’11 dalla sua parte e il 10 dalla mia mi indispone, ma mi indispone davvero tanto. Che fare? Ho il servizio, le ho provate di tutte. Striscio due, tre, quattro volte la mano sul tavolo, deglutisco (cosa, non si sa), guardo la racchetta sperando mi dica qualcosa, un cenno ah sì eccolo, il solito granello di polvere, sono rassegnato ma sono pronto, sto duro, lotterò, lo so che ce la posso fare, il coach è con me.

11-10

Servizio – risposta corta – appoggio corto – palla lunga – attacco di potenza – block vincente.

12-10

Fine della storia.

E ora passiamo ad analizzare i numeri.
Questo game, e forse anche questa lettura, è durato 12 minuti per un gioco effettivo di 1’40”, l’intero match finito 4-2 è durato 75’ minuti totali contro i 9 minuti effettivi.
Lo studio che ho effettuato ha riguardato una serie di gare che hanno riguardato finali per la medaglia d’oro, incontro a squadre, gara di primo turno, quarto di finale, dai maschi alle femmine, insomma uno studio eterogeneo per trovare una conferma, la conferma è che per ogni secondo di gioco ne passano 5-9 di non gioco, un’eternità. Ho naturalmente tutti i dettagli partita per partita.
Per chi gioca sembra tutto normale, ma per chi assiste, credetemi, non è normale.  E con queste premesse vogliamo vendere il pingpong in tv e attirare le masse? Missione impossibile.
La cosa bella di questo sport è il suo ritmo, il vedere i due che si scambiano continui colpi su colpi, anche se lo scambio è breve. Ma se per un motivo o per un altro le pause nel mezzo del gioco sono troppo frequenti ecco che si perde quel ritmo e la bellezza dello sport.
Credo che qualche sforzo in questa direzione andrebbe fatto, naturalmente ho le mie proposte e mi piacerebbe anche confrontarle con voi ma prima di farlo vorrei soffermarmi in alcune altre considerazioni che corroborano le mie idee.

Perché a livello amatoriale ma anche tra i bambini si assiste a un sano divertimento? perché non si preoccupano delle pause, di attese inutili, giocano e giocano di continuo, avete mai visto un bambino che sul 3-3 si ferma per asciugarsi? Porto un altro esempio, come forse sapete Susan Sarandon (attrice premio Oscar) ha aperto dei pingpong social club in alcune metropoli americane, beh l’avventore che si reca a Spin (questo è il nome dei suoi locali) e che inizia a giocare, non ci pensa nemmeno a raccogliere la palla, vorrebbe giocare un altro scambio il prima possibile, un gioco non-stop, infatti ha a sua disposizione un cesto con le palline, qualcuno del personale si preoccuperà quindi di riempirlo con altre palline; La pausa interrompe il ritmo dei clienti e quindi il divertimento, li vedi sudati fracidi ma felici, vincono o perdono il punto sono soddisfatti comunque. E ancora aggiungo, avete mai visto gli atleti che in allenamento, durante i cosiddetti training match, interrompere il gioco ogni 6 punti, asciugarsi di continuo, fermarsi almeno un minuto tra un set e l’altro, chiamare il time-out? Io non li ho mai visti, ma in gara sì, e si fa un uso spropositato di queste pause istituzionalizzate tutto a svantaggio dello spettacolo. Lo spettatore vuole l’azione e la vuole continuativa, non-stop, questa è la vera sfida del pingpong per gli anni a venire.

Ecco alcune proposte che abbiano lo scopo di ridurre i tempi di non gioco, tra l’altro oggi questi provvedimenti appaiono ancor più fattibili in quanto all’allenatore è permesso di dare consigli durante la gara:
1) uso dell’asciugamano ogni 12 punti limitato a 12”
2) dopo il primo set 30” di break in panchina
3) tra il secondo e il terzo set immediato cambio di campo
4) 1 time-out per atleta di 30”
5) ripresa del gioco entro 4-7”
6) eliminare il let nel caso in cui la palla colpisca la rete in fase di servizio.

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