Vergogna in Slovacchia

28 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · 14 Commenti 


del Drago Rosso
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Super India

26 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · 2 Commenti 

Si sono conclusi ieri a Glasgow, in Scozia, i 18i Campionati del Commonwealth con Singapore che ha quasi fatto l’enplein. Dico quasi perché su 7 titoli disponibili, 6 se li sono portati via loro ed uno solo, quello di doppio maschile è stato brillantemente vinto dagli indiani Achanta e Saha.
Ma il bottino indiano non finisce qui, per la prima volta nella storia di questa manifestazione l’India ha vinto ben 7 medaglie, oltre l’oro di doppio maschile, un argento ed un bronzo nel singolo maschile, un bronzo nel singolo femminile, un bronzo del doppio misto, un argento nella squadra maschile ed ancora un bronzo nella squadra femminile.
Ecco il resoconto di come sono andate le cose.
Delle squadre vi avevo già raccontato, con la maschile abbiamo disputato la finale contro Singapore, finita 1 a 3 con il solo Achanta che ha superato Yang Zi (n.51). Con quella femminile ci siamo fermati nel girone per accedere alla finale, la partita decisiva l’abbiamo persa contro Singapore per 3 a 0 di conseguenza, Singapore in finale e noi medaglia di bronzo.
La medaglia del doppio misto è stata, forse, la più sorprendente, Arputaraj Amal Raj in coppia con Madurika Patkar n. 297 e 354 hanno superato nei 16 il duo di Singapore composto da Cai Xiao Li e Yu Meng Yu n.148 e 32 successivamente hanno poi prevalso su Achanta e Kumaresan n.72 e 327, si poi stati fermati in semifinale dalla coppia vincitrice del titolo Yang Zi e Wang Yue Gu n.51 e 11
Nel singolo femminile ancora un risultato sorprendente, Mouma Das n.211 nei 16 ha battutto la canadese Zhang Mo n.125 e nei quarti l’australiana Miao Miao n.95 accedendo cosi alle medaglie, in semifinale nulla da fare contro Wang Yue Gu 0-4
Altra brillante prestazione nel singolo maschile, 4 su 5 indiani sono entrati per la prima volta nei quarti di finali, e sono AChanta n.72, Saha n.262, Arputaraj n.297 e Chakraborty n.307 gli altri 4 erano gli inglesi Drinkhall n.130 e Knight n.319, Pradeeban CAN n.214 Robertson WAL n.164 Gao Ning SIN n.27
Per accedere ai quarti i nostri hanno battuto rispettivamente Rushton ENG, Yang ZI, Cai Xiao Li e Henzell AUS n. 138.
Il turno successivo è stato proibitivo per Arputaraj contro Drinkhall, Chakraborty contro Gao Ning, ma no per Saha che ha superato Knight e per Achanta su Pradeeban. In seminfinale nessuna storia tra Gao Ning e Drinkhall, l’ex cinese ha demolito il davvero bravo Paul Drinkhall, l’altra semifinale, tutta indiana, ha visto prevalere Achanta in una partita tirata e per nulla scontata.
La finale tra Achanta e Gao Ning ha avuto un certo equilibrio fino al quarto set poi Gao ha macinato punti su punti cosrtingendo Achanta ad allontanarsi troppo dal tavolo perdendo così la possibilità di essere aggressivo.
Achanta veniva dall’entusiasmente vittoria nel doppio maschile, forse era appagato e anche stanco, ma tuttavia limiti di tenuta psicologica sono evidenti, meno evidenti sono invece quelli tecnici, Achanta esprime un gioco molto aperto, è potente, a volte troppo potente, il rovescio è devastante. Il servizio è semplice ma efficacissimo poiché costringe l’avversario ad un risposta sempre di palleggio.
Dicevo dello straordinario risultato nel doppio. Effettivamente il 3 a 1 inferto alla coppia Gao Ning e Yang Zi non lascia discussioni, hanno condotto il gioco in modo preciso, tutte le volte che hanno attenuato la pressione si sono visti sopravanzare dalla coppia di Singapore anche se i set sono stati tutti tirati, segno di un equilibrio inequivocabile, gli indiani hanno strameritato la medaglia d’oro
L’India, come tutti i paesi partecipanti, teneva molto a questo campionato non tanto per i risultati (anch’essi importanti) ma in vista dei Commonwealth Games di Delhi 2010, il motivo è capire se si può competere contro Singapore che, da quando schiera i cinesi, è diventato un paese imbattibile. L’India ha infranto questo limite che tutte le nazioni percepiscono, ecco, al di là dei risultati in campo, il valore tecnico sta proprio nell’aver scalfito quel predominio assoluto che c’era fino a qualche giorno fa.

Commonwealth Championships

23 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · 6 Commenti 

Dopo i primi 4 giorni di competizione a squadre l’India puo’ tirare un parziale bilancio. Nella gara femminile abbiamo ottenuto la medaglia di bronzo perdendo una sola partita contro Singapore, in quella maschile abbiamo disputato la finale, sempre contro Singapore, perdendola per 3 a 1. Siamo l’unica nazione, insieme a Singapore, ad aver ottenuto il podio in entrambe le gare.
Nel femminile non si poteva pretendere di piu’. Dopo il non entusiasmante tour inglese, le nostre hanno recuperato la forma in termini mentali e hanno superato squadre come l’Australia ed il Canada finendo proprio davanti all’Inghilterra. Il sistema prevedeva un girone iniziale da 3 squadre, le prime 2 classificate proseguivano per un ulteriore girone da 4 squadre, ed e’ qui cha abbiamo trovato l’insormontabile muro di Singapore che contro di noi ha schierato Wang Yue Gu, Sun Bei Bei e Yu Meng Yu, il nostro bottino e’ stato di soli 2 set ma francamente meglio non si poteva fare.
Diverso il discorso per i maschi, percorso lineare nelle prime 6 partite tutte vinte per 3 a 0, poi la gara decisiva contro l’Inghilterra, soffertissima (3 a 2), che avrebbe dato l’accesso alla finale. Paul Drinkhall ha brillantemente battuto Saha e Achanta, mentre il numero 2 Reed ha impegnato fino alla fine i nostri due indiani, la partita decisva, quella tra Chakraborty e Rushton ha visto prevalere il nostro per 3 a 1. Tuttavia una finale meritata anche se l’Inghilterra ha giocato veramente bene.
In finale contro Gao Ning, Yang Zi e Cai Xiao Li, abbiamo fatto il possibile. Gao Ning n.26 del mondo per il momento e’ imbattibile, mentre Yang Zi n.45 e’ alla portata infatti Achanta lo ha regolato 3 a 2.
Oggi iniziano gli individuali e qualche altra medaglia ce la possimao ancora guadagnare.
Siamo soddisfatti dei risultati finora ottenuti, meglio non si poteva fare. C’e’ naturalmente molto materiale su cui lavorare in previsione dei Commonwealth Games (Ottobre 2010), dovremo riuscire  a crescere ancora i nostri giocatori e soprattutto inziare a creare un’alternativa con giovani molto promettenti e di talento, ve ne segnalo 2 Ghosh e Sathyian.

Dalla Gazzetta dello Sport del 21/5

22 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 


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India Tour

19 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · 3 Commenti 

Eccomi nuovamente fra voi. Al mio ritorno dal Giappone c’e’ stato giusto il tempo per sentire il 45 gradi di New Delhi e sono subito ripartito per l’Europa alla volta del Regno Unito. Il motivo e’ duplice: da una parte un mini tour in Inghilterra con 3 partite amichevoli giocate contro la nazionale inglese ed i Campionati del Commonwealth che sono iniziati oggi a Glasgow.
Le tappe inglesi sono state Londra, Stoke On Trent e Preston. I risultati sono stati equilibrati, abbiamo dominato con gli uomini e subito con le donne. Non abbiamo avuto la possibilita’ di schierare il nostro numero 1, Sharath Kamal Achanta perche’ impegnato nelle semifinali del campionato spagnolo, tuttavia i suoi compagni, da Saha a Sourav passando per l’esperto Roy, hanno saputo ben figurare di fronte ad un buon numero di spettatori accorsi nelle varie localita’.
A margine delle gare ho avuto modo di passare una serata (ristorante italiano) con una coppia storica del pingpong inglese, si tratta dei coniugi Parker, Donald e la mitica Jill Hammersley. E’ stato un viaggio a ritroso nel tempo, Jill e’ stata una grande campionessa degli anni ‘70 e Donald per un paio di decenni ha seguito le nazionali inglesi come allenatore. Ora sono tutti e due impegnati con la federazione inglese, l’uno come manager per i Giochi del Commonwealth e l’altra come coordinatrice del settore allenatori. Un altro piacevole incontro e’ stato quello con Richard Yule, scozzese, anch’egli e’ impegnato con la federazione come Chief Executive.
Come vi dicevo oggi sono iniziati a Glasgow (SCO) i Campionati del Commonwealth. Ovviamente Singapore e’ la squadra super favorita per ogni medaglia disponibile, infatti ci sono i migliori della classifica mondiale da Gao Ning a Yang Zi e naturalmente le migliori femmine Wang Yue Gu. L’India e’ testa di serie n. 2 e ci sono buone probabilita’ di disputare la finale almeno per gli uomini. Per tutti coloro che fossero interessati a seguire le gare, vi segnalo il sito ufficiale da dove si puo’ accedere, dietro breve registrazione, alla tv in streaming.

http://www.comtabglasgow2009.com/events.html

Cambiando discorso, non ho avuto modo di informarmi dei Campionati Italiani Giovanili di Terni, approfitto dunque di questo breve spazio per congratularmi con tutti i neo campioni d’Italia. Voglio pero’ segnalare le sorprese per me piu’ belle: la presenza di Enzo Pettinelli che certamente ha impreziosito la manifestazione e la vittoria, dopo moltissimi anni, di un titolo italiano di doppio maschile ragazzi da parte di Apolloni Nicolo’ e Rossi Lorenzo tutti e due di Senigallia. preparati da Renato Apolloni, papa’ di Niccolo’. C’e’ voluto parecchio, ma finalmente, una gran bella soddisfazione, continuate cosi ragazzi.

Il Consuntivo dei Mondiali del Drago Rosso

13 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · 9 Commenti 

del Drago Rosso

I Mondiali di Yokohama hanno lasciato una serie di sensazioni e di interrogativi. A conclusione degli articoli nei quali ho commentato giorno per giorno le gare, ecco le mie considerazioni conclusive.

CINA

I cinesi si mostrano preoccupati per come si sta evolvendo la situazione. Si rendono conto che l’interesse per il tennistavolo può diminuire, visto il loro dominio, ma non accettano la versione secondo la quale sono le loro vittorie ad “ammazzare” il tennistavolo. Sostengono che è l’incapacità dell’Europa (e in misura ridotta delle altre nazioni asiatiche) a produrre nuovi giocatori la chiave di tutto. Al di là delle dichiarazioni e delle smentite ufficiali, i cinesi hanno “offerto” una medaglia d’oro nel doppio misto (non iscritti i 4 più forti uomini e le 4 più forti donne) e un posto in più sul podio nei doppi (non iscritta Zhang Yining fra le donne, Wang Liqin e Ma Lin fra gli uomini). Che le altre nazioni non siano state capaci di approfittarne non è problema dei cinesi. Ma il punto più importante è che i cinesi sanno benissimo, ma non possono dichiararlo, che non ci sono giovani in grado di competere con loro. Per gentilezza, dicono che Ovtcharov è un giovane interessante, ma sanno che non è vero, dicono che i giapponesi Kenta Matsudaira, Mizutani e Niwa diventeranno campioni, ma sanno che non hanno la minima speranza di poter battere i cinesi. E proprio per questo hanno un’idea chiarissima del futuro: la distruzione di questo sport. Sulla collaborazione fra cinesi e resto del mondo ho già detto chiaramente qual è la verità: una stronzata fenomenale, non perché i cinesi non siano disposti a insegnare e a trasmettere conoscenze, ma perché è il resto del mondo che non ha alcuna intenzione di imparare da loro.

RESTO DEL MONDO

C’era una aria evidente di rassegnazione in tutte le altre nazioni. Ripeto, al di là delle dichiarazioni ufficiali, che sono buone soltanto per prendersi per il culo, tutti sanno che non c’è alcuna speranza di battere i cinesi. C’è la realtà vera, in cui si va avanti con giocatori vecchi e logori e nella quale persino Boll, al di là dell’infortunio, comincia ad avvicinarsi a un’età non più “fresca”, visto che ha 28 anni. Ci sono nazioni che stanno letteralmente sparendo: Belgio e Olanda davanti a tutte, ma fra un po’ tocca ad altre, come la Grecia (che ha solo Gionis e, per la verità, non ne ha mai avuti altri, visto che Kreanga e Ciocas sono rumeni), come la Serbia e la Croazia, l’Ungheria, e in questi ultimi casi sto parlando di nazioni che una volta erano colossi in questo sport. E poi c’è la realtà virtuale, quella delle interviste ufficiali, delle dichiarazioni ufficiali, dei complimenti per questo e quel “nuovo” giocatore. Da vomitare. I tecnici europei non sanno che fare e si inventano favole.

LA BEFFA DELLE NUOVE REGOLE

E’ evidente che le nuove regole, dalla pallina da 40 millimetri fino al set a 11 punti, non hanno ottenuto l’effetto sperato, di favorire un riequilibrio delle forze. Io ho sempre sostenuto, e ne sono convinto tuttora, che, anche ammettendo le buone intenzioni (non vessatorie nei confronti dei cinesi) di chi ha voluto le nuove regole, il danno peggiore è arrivato dalla convinzione, da parte degli europei, che non sarebbe stato più necessario sacrificarsi, tanto c’erano le nuove regole a favorirli. Qualcosa del genere, col suo solito atteggiamento furbo, lo ha fatto notare anche Liu Guoliang, dopo la conclusione dei Mondiali e dopo che Cai Zhenhua aveva detto di essere preoccupato per il futuro del tennistavolo. Ecco cosa ha detto Liu Guoliang: “Ogni volta che è stata adottata una nuova regola, la Cina è diventata più forte. Io credo che l’Ittf dovrebbe fare più attenzione a questo aspetto”. Il messaggio non è nemmeno subliminale, ma chiaro e
preciso: voi inventate nuove regole per colmare il distacco, noi diventiamo più forti. Come mai? Ripeto, secondo me, c’è un motivo fondamentale: la convinzione di poter ottenere risultati senza sforzi, che porta a lavorare di meno e peggio, come se lo sport fosse una questione di trucchetti e di scorciatoie. Alla fine, le nuove regole si sono trasformate in una beffa per chi, come gli europei, credeva che li avrebbe favoriti, e in un danno enorme per tutto il tennistavolo.
LA VERA SORPRESA

Fra tanti presunti nuovi campioni maschili, ecco spuntare una vera sorpresa, ma fra le donne. Arriva dal Giappone Kasumi Ishikawa, 16 anni, una autentica campionessa del futuro. Non credo che potrà togliere titoli alle cinesi, ma sicuramente le impegnerà moltissimo. Il suo gioco è molto simile a quello di Zhang Yining e proprio contro la campionessa cinese si è fermata la corsa di Ishikawa, che rivela di essere una sua ammiratrice. “Quando ero più piccola – mi ha detto la Ishikawa in una piccola intervista fuori delle dichiarazioni ufficiali – mi piaceva Wang Nan, ma solo perché io sono mancina come lei. Poi, ho visto giocare Zhang Yining e lei è diventata il mio idolo e il mio modello”. In effetti, proprio come Zhang Yining, ha un formidabile scambio veloce di rovescio sul tavolo e poi parte con un diritto che è qualcosa di tecnicamente molto bello. Ha impegnato Zhang Yining proprio con questa tattica. Sapeva di andare proprio sullo stesso
terreno di Zhang Yining, ma non ha avuto paura. Ed è lì che si vede la campionessa di razza. “Ho un mio gioco e devo fare di tutto per imporlo. Certo, sapevo che Zhang Yining è più forte di me, per esperienza, tecnica, forza fisica, ma se comincio a rinunciare al mio gioco per adeguarlo a quello delle avversarie va a finire che non ne ho più uno mio. Perciò, anche sapendo di scontrarmi con una avversaria che è la più forte di tutte proprio su quel gioco, non mi sono tirata indietro e quella partita mi servirà molto per crescere”. Ha un grande diritto. “E’ il colpo più forte che ho”. Secondo me, però, il suo rovescio, già notevole, potrà diventare qualcosa di eccezionale. Finalmente una campionessa vera che non arriva dalla Cina. Con il lavoro serio e la buona impostazione tecnica, possono nascere giocatori in grado di competere con i cinesi, altro che le regole nuove.

ASSENZE E ADDII

A margine, qualche parola sugli assenti. Boll infortunato, Kreanga pure (ma per lui siamo ormai agli sgoccioli della carriera), ugualmente Tan Ruiwu (il cinese della Croazia). Gli altri vanno lentamente scomparendo, come Ciocas, Chang Yan Shu. Fra le donne, l’assenza di rilievo è stata quella di Li Jiawei, (Singapore, ma cinese di Pechino), che si è sposata (ma il semplice matrimonio non le avrebbe impedito di partecipare ai Mondiali) e soprattutto aspetta già un bambino. Per lei potrebbe essere l’addio, visto che aveva già manifestato disaffezione alle gare.

ARBITRI

Una nota speciale per gli arbitri. Ce ne sono alcuni bravi, ma per il resto è meglio dire la verità: sono persone che hanno trovato il modo di girare per il mondo scegliendosi lo sport secondo loro più fesso di tutti e quindi più facile da arbitrare. La conseguenza è che, essendo incapaci e deficienti, rovinano le partite. Ho già descritto nel dettaglio alcune loro prodezze (l’egiziana, il francese e così via), ce ne sono state molte altre. Davvero, ci sono arbitri che non sanno una mazza di tennistavolo e non capiscono niente, ma proprio niente. Andrebbero cacciati, ma molti di loro vengono premiati con promozioni e arbitraggi di partite importanti. Il vero problema, quindi, sta nel manico. Almeno l’80% di questi arbitri internazionali dovrebbe prendersi un calcio nel culo, ma uno forte, perché rendono ridicolo il tennistavolo con interventi imbarazzanti.

CLASSIFICHE

Il giorno stesso della fine dei Mondiali, sono state distribuite le nuove classifiche, che però, stranamente, sono apparse sul sito dell’Ittf solo qualche giorno dopo. Il cambiamento più importante è in quella maschile: Ma Long scavalca Ma Lin al secondo posto. Anche i numeri descrivono la giusta realtà tecnica attuale, Wang Hao e Ma Long sono i due più forti. I progressi più evidenti sono quelli di Kenta Matsudaira, da 101 a 62, e di Niwa, da 426 a 318. Poi ci sono le avanzate di Ovtcharov, da 17 a 13, e Maze, da 18 a 11, dovute solo al bonus dei Mondiali e tecnicamente irrilevanti, visto che hanno battuto avversari più deboli. Piccola nota anche per l’indiano Sharat Kamal (indicato come Achanta) che passa da 85 a 72. Un progresso minore del previsto, non solo per lui, e maggiore per altri, a riprova di un sistema sbagliato nella sua impostazione, come ho spiegato altre volte. Solo un esempio per capirsi meglio: Kreanga, che non ha partecipato, si
ritrova con 3 posizioni più su, da 13 a 10. Chi non gioca, e non è strano viste le impostazioni del sistema della classifica, guadagna posizioni. Anche questa è una risposta indiretta alla Fitet che continua a parlare dei “3 azzurri più forti ai Mondiali” perché hanno la classifica migliore.
E arriviamo proprio agli azzurri, note deludenti. Bobocica perde 5 posizioni (va al n.93), Yang Min ne guadagna una (n.96) ma solo per le stranezze del sistema di cui ho parlato prima, Tomasi 3 (n.191), l’unico a guadagnarle giustamente. Per le azzurre, indicazioni contrastanti: Stefanova guadagna 3 posizioni, va al n. 45 e scavalca Tan Wenling (n.46) che rimane ferma allo stesso punto, Negrisoli guadagna una posizione (n.111) anche lei grazie alle stranezze del sistema.

ORGANIZZAZIONE

I dubbi li avevo avuti sin dall’inizio. Purtroppo, con l’andare dei giorni, si sono trasformati in certezze. L’organizzazione non è stata all’altezza dei due precedenti Mondiali in Giappone, quello di Osaka nel 2001 e quello di Chiba nel 1991. Non sto parlando di pessima organizzazione, ma certamente inferiore alle aspettative. La cosa migliore era la vicinanza degli alberghi al palazzetto, per cui non c’è stato bisogno di shuttle-bus per il trasporto, si andava a piedi: 150 metri per i giocatori, 200 per gli arbitri, 300 per i giornalisti. All’interno del palazzetto, però, non tutto andava bene. Anche gli stand non erano all’altezza del passato. E non c’erano souvenir e poster dei Mondiali. Dei Mondiali di Chiba e Osaka, giusto per citare almeno una cosa incomparabile, ricordo i manifesti più belli della storia. Altre cose che non andavano: connessioni internet impossibili nell’albergo dei giocatori, ufficio del cambio moneta chiuso negli ultimi due
giorni. Infine, la difficoltà comune a tutte le esperienze in Giappone: manco per il cazzo che i giapponesi parlino inglese.

SPETTATORI

Soddisfacente la presenza degli spettatori, anche se il (quasi) pienone c’è stato solo una volta, durante la semifinale del doppio maschile, con i giapponesi Kishikawa e Mizutani in lotta (si fa per dire) con Ma Long e Xu Xin. C’erano più di 12.000 spettatori quel giorno. Nelle prime giornate il dato ufficiale è di 4.000 e 5.000 spettatori, poi si è saliti a 6.000 fino al massimo già detto. Negli ultimi 3 giorni, il palazzetto si è trasformato: quello che era lo spazio centrale dove c’erano i tavoli si è abbassato, rivelando una serie impressionante di giganteschi pistoni e martinetti, ed è venuto fuori uno spazio supplementare per due tribune che, come si è potuto vedere in Tv, erano ai lati dell’unico tavolo. L’ultimo giorno, però, vista la ridotta affluenza, gli organizzatori hanno deciso di chiudere l’ultimo anello del palazzetto, per cui c’erano spettatori solo nello spazio “sprofondato” e nel primo anello. In questo modo, si è avuta l’impressione di un palazzetto pieno. Invece, c’era tutto il secondo anello desolatamente vuoto.

ITALIA

Concludo con gli azzurri. Ho già detto tutto quello che si poteva dire sulla scandalosa partecipazione e sui deludenti risultati. Adesso, devo solo aggiungere qualcosa a proposito delle interviste fatte ai due c.t. dell’Italia, sul sito della Fitet. In pratica, non ci sono domande e non ci sono risposte, c’è solo la descrizione delle gare da parte di Lorenzo Nannoni e Csilla Batorfi. E c’è bisogno di aspettare le loro parole per sapere cosa è successo a Yokohama? Un approfondimento vero non era possibile e infatti non c’è stato. L’argomento “Yang Min” è stato liquidato in due parole: ha fatto quello che poteva contro un avversario difficile. Punto e basta. E certo, perché questo è un argomento vietato, non si può sollevare un polverone perché yang Min è stato designato a giocare ai Giochi del Mediterraneo, insieme a Bobocica. Su quest’ultimo, c’è stata qualche parola in più da parte di Nannoni, ma è comprensibile: Bobocica è più giovane, si può anche criticarlo e del resto la sua è una convocazione obbligata, perciò l’eventuale critica non comporta una polemica. Se ci fosse stata invece una critica a Yang Min, la cui convocazione è stata scandalosa, sarebbe stato come versare sale sulla ferita di una decisione ridicola. Quindi, silenzio assoluto: nessuna domanda, nessuna risposta. E’ andata un po’ meglio con la Batorfi, che qualcosa in più l’ha spiegata, ma si rimane comunque al di fuori della realtà: Stefanova gioca bene ma perde, Tan Wenling non è andata bene ma aveva problemi personali, Negrisoli è stata sfortunata nel sorteggio (l’unica cosa vera). Ma non si va mai al nocciolo della questione, né si accenna al fatto che dietro queste giocatrici c’è il deserto assoluto. Sta avvicinandosi un futuro da seconda categoria agli Europei e da categoria abissali ai Mondiali. Stessa cosa per gli azzurri, naturalmente. Congratulazioni alla Fitet che ha fatto fuori Massimo Costantini e Maurizio Errigo!!! Eccoli i risultati.

I Mondiali del Drago Rosso 7

5 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · 55 Commenti 

del Drago Rosso

Cai Zhenhua, ex c.t. di tutte le nazionali di tennistavolo cinesi (e dell’Italia dal 1985 al 1989), attuale presidente della Federazione cinese di tennistavolo e viceministro dello Sport, ha fatto una conferenza stampa a conclusione dei Mondiali di Yokohama. In poche parole ha saputo condensare la grave situazione di questo sport: “E’ forse il miglior momento per la nazionale cinese di tennistavolo, ma il peggiore per il tennistavolo mondiale”. Ed è un momento, lo dico da una vita, che dura da parecchio e che durerà per ancora “più parecchio”. Cai Zhenhua ha poi messo il dito nella piaga europea, indicando i principali motivi per i quali, secondo lui, l’Europa non è più competitiva: “Non ci sono stati miglioramenti tecnici negli ultimi anni. Si lavora poco. Ci sono sempre meno giocatori e il livello degli allenamenti si abbassa”. In pratica, una condanna definitiva per l’Europa, se non cambierà qualcosa. I giornalisti cinesi gli hanno chiesto se la Cina collaborerà per far risalire l’Europa, Cai Zhenhua ha confermato che ci sono programmi in tal senso, ma il suo tono e la sua espressione erano quelli di chi è totalmente scettico su questa possibilità. I cinesi possono trasmettere tutto quello che sanno, ma se gli europei continuano a pensare di essere loro i migliori e che i cinesi vincono solo perché sono un miliardo e 300 milioni e perché “sono scorretti”, beh, l’Europa sprofondeà sempre di più.
SINGOLO MASCHILE
Non ho cominciato con le finali dei singoli perché credo che le parole di Cai Zhenhua siano l’epitaffio non solo per i Mondiali di Yokohama, ma per il tennistavolo mondiale. Siamo davvero ai minimi storici. E poco importa che, soprattutto la finale femminile, sia stata uno degli spettacoli più grandi e più belli di sempre, perché ormai nemmeno lo spettacolo può far passare in secondo piano i mali di uno sport rovinato da chi ha voluto prendere scorciatoie per vincere, con le nuove regole, e si è ritrovato più misero e pezzente di prima. Comunque, ci sarà modo per tornare su questi argomenti. Per il momento, restiamo alle gare. Nel singolo maschile, Wang Liqin non riesce a compiere un altro miracolo, dopo quelli con Chen Qi e Ma Lin. Contro un Wang Hao potente e continuo, il 3 volte campione mondiale non riesce a reggere il ritmo, è quasi sempre in ritardo e deve inchinarsi. Ma, sia chiaro, lo fa con una prestazione piena d’orgoglio e con un coraggio da leone. Si vede che Wang Hao è più fresco, più veloce, più potente, fa valere la sua giovinezza contro i 30 anni di Wang Liqin, dal gioco ben più usurante rispetto a quello di Wang Hao. Ma Wang Liqin, con un cuore incredibile, sta lì a ribattere, a cercare di colpire per primo col suo leggendario tospin. Purtroppo per lui, gli manca qualcosa per stare alla pari di Wang Hao. Ce la fa ancora ad arrivare in finale a un Mondiale, ma battere tre connazionali di fila per lui è diventato impossibile. Giusto per capire meglio la situazione: nel 2005, la finale dei Giochi Nazionali Cinesi, fra Wang Liqin 26enne e Wang Hao 21enne, durò appena 20 minuti. Avete letto bene, 20 minuti. Wang Liqin annientò Wang Hao con punteggi umilianti. Dopo 4 anni, Wang Liqin non può avere più quella forza per tutta la manifestazione, anche se mostra un cuore ancora più grande. Per Wang Hao, che pure ha vinto 2 Coppe del Mondo, è il primo vero titolo importante, dopo le due finali olimpiche perse. Si inginocchia dopo l’ultimo punto. Poi, ad abbracciarlo, appena sceso dal podio, ci sono il padre e la madre. Wang Liqin è battuto, ma va via a testa alta. Non so quando e se rivedremo un altro campione come lui.
SINGOLO FEMMINILE
Fra le donne, invece, la più “anziana” torna a vincere il Mondiale proprio contro la giocatrice che l’aveva battuta, in semifinale, nell’edizione precedente. Zhang Yining, 27 anni, strappa il titolo a Guo Yue, 20, e si conferma, non solo per questa vittoria, ma per il gioco espresso, davvero come la più grande giocatrice di tutti i tempi. E, soprattutto, merita questo riconoscimento perché inventa una partita da leggenda contro un’altra straordinaria giocatrice, Guo Yue, che è solo un gradino sotto di lei nell’intera storia del tennistavolo. Zhang Yining, in alcuni scambi, non è nemmeno descrivibile, tanto i suoi colpi sono da favola. Quando ribatte sul tavolo, di rovescio, i topspin potentissimi e persino le schiacciate in serie di Guo Yue, Zhang Yining appare davvero come l’Imperatrice di tutte le galassie, la Dea di tutte le Dee, capace di inventare i colpi più belli e impossibili, oltre qualsiasi immaginazione. La cosa paradossale è che questo è solo il secondo titolo mondiale di singolo per lei, grazie a giochi sporchi che sono stati fatti sulla sua pelle, altrimenti ne avrebbe vinti almeno 4. Ciò nonostante, con questa vittoria, arriva a 10 titolo mondiali complessivi, più i 4 oro olimpici, più le 4 Coppe del Mondo, più una caterva di successi in tutte le gare più importanti, a dimostrazione di una superiorità immensa. Eppure, l’inizio della partita è di quelli che spezzano le gambe. Zhang Yining va 5-1, conduce per tutto il set e ha la palla per chiuderlo sul 10-9, ma commette un errore banale. Perde il primo e si becca un 11-3 “de paura” nel secondo. Ricordando lo 0-4 di Zagabria 2007 proprio con Guo Yue, si ha la sensazione che Zhang Yining sia vicina al crollo. Invece, eccola che si rimette in piedi, gigantesca: comincia a sparare tutto quello che è possibile e anche di più, arriva la devastazione con topspin di controbalzo sul tavolo, anticipi di rovescio spinti all’inverosimile, lungolinea e incrociati. E’ 11-2 nel terzo set. Zhang Yining è rinata. Ma la strada per la vittoria è ancora lunga, perché di fronte c’è un’altra fuoriclasse stratosferica. E in questo momento si assiste a qualcosa di fantastico: top e controtop, schiacciate e controschiacciate a una velocità supersonica, le due campionesse mostrano riflessi “elettronici”. Guo Yue carica soprattutto il top, più arcuato, con effetti difficilmente controllabili, Zhang Yining va più di schiacciata e di top tesi. E gli scambi durano sempre più a lungo. E’ emozionante, uno spettacolo grandioso e rarissimo, il pubblico si entusiasma, si rende conto di stare assistendo a qualcosa di irripetibile. Zhang Yining, però, è dura più dell’acciaio, nei punti decisivi mostra più cuore, contro la freddezza e la cattiveria agonistica di Guo Yue. E vince. Non c’è mai stata e non ci sarà nessun’altra come lei, nei millenni dei milleni.

I Mondiali del Drago Rosso 6

4 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · 24 Commenti 

del Drago Rosso

Anche l’Ittf ha messo in risalto, sul suo sito, che delle 20 medaglie in palio ai Mondiali di Yokohama solo 3, tutte di bronzo, sono andate a nazioni diverse dalla Cina: Kishikawa/Mizutani nel doppio maschile, Juang Huajun/Tie Yana di Hong Kong e Kim Kyung Ah/Park Mi Young della Corea del Sud in quello femminile. E ricordo ancora che sarebbero stete solo 2, molto probabilmente, se il tabellone del doppio femminile non avesse riservato uno scherzetto ai doppi femminili cinesi, mettendone di fronte due nei quarti di finale: eliminato quello composto da Liu Shiwen (semifinalista nel singolo) e Cao Zhen (oro nel doppio misto), giusto per capire di che giocatrici si trattava, vale a dire di due in grado di battere qualsiasi altra coppia non cinese.

ANNO ZERO
Ormai, il problema sta diventando così grande che nessuno riesce più a nasconderlo. Fuori della Cina, a eccezione di Giappone e Corea del Sud, non esiste più un tennistavolo di livello mondiale. Siamo arrivati all’anno zero. Il conto alla rovescia è cominciato quando, invece di pensare a battere i cinesi, si è pensato di cambiare le regole per avvantaggiare gli europei e gli altri. Dopo un breve periodo di assestamento, in cui la Cina ha perso qualcosa, ecco che i giocatori cinesi si sono assuefatti alle nuove regole e hanno ricominciato a bastonare tutti. L’ho detto e lo ripeto: è come una droga, si comincia con una dose piccolissima che ti fa sballare, poi hai bisogno di dosi sempre più grandi. Il set a 11 punti? Non basta più, ce ne vorrà uno a 7 punti, poi a 5, poi a 3. La pallina più grande? Non basta più, ce ne vuole una da 42 millimetri, poi da 44. Insomma, ci rendiamo conto di dove stiamo andando? Io nemmeno avrei voglia di parlare di queste cose, visto che le avevo predette tanti anni fa, ma è chiaro che bisogna discuterne.

ORDINE DI PERDERE?
Il bello è che l’unica soluzione prospettata è la “collaborazione” fra Cina e resto del mondo. Inutile stare a prendersi per il culo: è una stronzata fenomenale. L’unico modo che ha la Cina per “collaborare” è ordinare ai suoi giocatori di perdere. Ma davvero qualcuno è così fesso da credere a queste assurdità? Davvero qualcuno crede che quegli incompetenti dei tecnici tedeschi accetteranno che un allenatore cinese dica loro cosa fare? Li avete mai sentiti parlare? Sono convinti di avere il “verbo” del tennistavolo, sono i cinesi che non capiscono una mazza di questo sport. E gli altri tecnici europei (esclusi i rumeni)? Non sanno fare altro che odiare i cinesi e dire che vincono solo perché sarebbero scorretti, magari per un servizio sporco, non sanno far altro che lasciarsi ingrossare la bile e condurre argomentazioni piene di rabbia, nient’altro. Lavorare di più? Manco per niente. Seguendo i principi fin qui adottati, l’ultima spiaggia del tennistavolo sarà questa: pallina da 44 millimetri, set a 7 punti, racchette non solo senza colla, ma senza gomma. A quel punto i cinesi cominceranno a giocare con mazze di legno e continueranno a battere tutti.

RITORNO AL FUTURO
La mia soluzione è semplice: ritorno alla pallina da 38 millimetri. Come ragionamento estremo, si potrebbe pure sopportare il set a 11 punti (che comunque mi fa vomitare), ma la pallina da 40 millimetri distruggerà il tennistavolo. Lo sta già distruggendo e non si fermerà. Intanto, non ci resta che commentare gli ultimi giorni dei Mondiali di Yokohama. Altri due ori per la Cina, nei doppi, dopo quello nel misto. In serata, incontro fuori del palazzetto due alti dirigenti cinesi (moltissimo altissimi), che mi dicono, a microfoni cosiddetti spenti: “Ma tutte le altre nazioni si rendono conto che il tennistavolo, fuori della Cina, è morto? Noi stessi non sappiamo più che fare per aiutarle. Più che togliere tutti i più forti dal misto e qualcuno dai doppi, cosa avremmo potuto fare? Mica possiamo ordinare ai nostri giocatori di perdere. Il problema è che, se continua così, quella rimarrà l’unica soluzione”. I giornali e i siti cinesi si sono già scatenati nelle ipotesi su come far vincere qualche medaglia alle altre nazioni e c’è anche qualche polemica fra la Federazione cinese e alcuni di questi mezzi di informazione. Insomma, un autentico casino. Fra l’altro, dopo le semifinali dei doppi (con una coppia giapponese in gara), il palazzetto si è un po’ svuotato; dopo le semifinali dei singoli, altra gente se n’è andata perché la prospettiva di due finali con quattro doppi cinesi non l’entusiasmava. Così, il palazzetto era pieno a metà, dopo aver avuto più di 12.000 spettatori.

DOPPI
Nei doppi, non c’è stata storia, hanno vinto i favoriti. Guo Yue e Li Xiaoxia, nel femminile, hanno faticato davvero poco per battere prima Jiang Huajun/Tie Yana in semifinale, Guo Yan/Ding Ning in finale. Non c’è stata storia. Fra l’altro, Guo Yan e Ding Ning, che non sono fenomeni contro le difese, hanno rifilato un 4-1, sia pure contrastato in ogni set, alle sudcoreane Kim Kyung Ah e Park Mi Young, che sono le migliori difese in circolazione, e a quel punto è stato inutile qualsiasi discorso di possibili sorprese.
Fra gli uomini, Wang Hao e Chen Qi hanno fatto valere l’esperienza contro Hao Shuai e Zhang Jike in semifinale, contro Ma Long e Xu Xin in finale. Questi ultimi, nella loro semifinale, hanno ridicolizzato il doppio giapponese Kishikawa/Mizutani (22 punti in totale), tanto per far capire che parliamo di due pianeti diversi.

SINGOLO FEMMINILE
La numero 1 e 2 del mondo, la campionessa olimpica Zhang Yining e quella mondiale Guo Yue, le più forti giocatrici di tutti i tempi secondo me, si ritrovano in finale, dopo aver battuto altre due campionesse in grado di competere anche con le grandi del passato. Così capiamo subito di che razza torneo stiamo parlando. Va più liscia Guo Yue che, nella riedizione della finale di Zagabria 2007 (allora rimontò da 1-3 per vincere il titolo), si mostra nettamente più in forma di Li Xiaoxia. Ha qualche problema, invece, Zhang Yining, che deve rintuzzare l’assalto di Liu Shiwen, 18 anni, altra fuoriclasse. Zhang Yining conduce 3-0 (rimonta da 7-3 nel secondo set), poi ha qualche problema a controllare gli attacchi di Liu Shiwen, il che è tutto dire per una giocatrice che è un muro d’acciaio, con i suoi block spinti di rovescio e i contrattacchi di diritto, contro le azioni offensive avversarie. Sul 3-2, Zhang Yining resiste quasi sempre una palla di più negli scambi spettacolari e velocissimi sul tavolo e chiude l’incontro. Da questo incontro, comunque, si può notare una cosa importante: Zhang Yining si è dovuta sudare tutte le sue vittorie, niente le è stato regalato, anzi, molto le è stato tolto. Come ho spiegato tante volte, fu costretta a perdere i Mondiali del 2001 per far vincere Wang Nan, e subì altre discriminazioni in seguito. In passato, quando succedeva qualcosa del genere, la giocatrice costretta a perdere una gara, un Mondiale, veniva risarcita con l’ordine dato alle avversarie di perdere contro di lei nella successiva gara. Potevano farlo con Liu Shiwen (e potevano farlo con la stessa Wang Nan nei Mondiali del 2003). Ma a Zhang Yining questo risarcimento non è mai stato concesso. E questo fa capire ancora di più come lei sia davvero la più grande di tutte.

SINGOLO MASCHILE
Pensavo che Ma Long vincesse questi Mondiali, ma lui ha mostrato di non essere ancora maturo dal punto di vista mentale per un traguardo del genere. Da quello tecnico, invece, la conferma c’è stata perché nella semifinale con Wang Hao è stato lui a condurre sempre il gioco, ad attaccare per primo, a impostare l’azione. Wang Hao è stato costretto sempre a “inseguire”, non solo nel punteggio, ma anche nello sviluppo del gioco, ha dovuto sempre “rispondere” all’attacco di Ma Long, senza quasi mai prendere l’iniziativa. Ha vinto perché è più duro, più esperto, più scafato e sa reggere meglio la pressione, ma la bellezza del gioco, l’eleganza e l’armonia dei movimenti, la potenza dei colpi, gli schemi delle azioni d’attacco sono tutti dalla sua parte. Ha sbagliato di più Ma Long, anche quando non è stato messo sotto pressione. Inoltre, si è innervosito parecchio, sia per qualche errore stupido, sia per un episodio avvenuto nel quarto set. Dopo essere andato in vantaggio nei primi due set e aver subito la rimonta di Wang Hao, ha saputo restituire la beffa nel terzo set, vincendolo dopo essere stato 8-10. Nel quarto è partito 6-1, poi c’è stato il 6-3 e a quel punto ecco il fattaccio. Ma Long ha servito di rovescio, ma l’arbitro francese ha chiamato il punto, dicendo che la pallina non era stata lanciata in alto a sufficienza. Bene, io ero a bordo tavolo, proprio di fronte a Ma Long e con l’arbitro nella mia visuale. Ho visto nettamente che l’arbitro ha chiamato il servizio prima ancora che Ma Long colpisse la pallina con la racchetta. Insomma, questo arbitri aveva deciso di diventare protagonista e programmato di togliere un punto su servizio indipendentemente dall’effettiva azione di Ma Long. Si è andati sul 6-4, c’era tutta la possibilità di proseguire per arrivare al 2-2, però Ma Long ha perso letteralmente la testa e ha sprecato una serie notevole di punti. Deve comunque prendersela con se stesso, perché un Mondiali si vince anche superando questi momenti, ma è chiaro che la decisione dell’arbitro francese è stata un’anomalia che ha indirizzato la partita in un altro modo. Poi, magari, Wang Hao avrebbe vinto ugualmente, ma mi piacerebbe che non ci fossero recriminazioni, che non ci fossero arbitri come questo francese, che fanno solo male al tennistavolo. Fra l’altro, Ma Long è stato preso di mira dagli arbitri, tant’è vero che nella finale del doppio un altro genio incompreso, che voleva farsi notare, gli ha chiamato punto su servizio dicendo anche lui che la pallina non si era sollevata abbastanza: e posso giurare che era arrivata fino all’altezza della testa di Ma Long, che in tutte queste occasioni si è dimostrato un vero sportivo, una protesta accennata e poi la rassegnazione. Ma, tornando all’arbitro francese, un vero fuoriclasse, si è arrivati al ridicolo nel set successivo a quello del punto rubato a Ma Long. Ancora Ma Long al servizio, è net ma gli arbitri non lo vedono, Wang Hao ferma il gioco e l’arbitro francese dà il punto a Ma Long. Tutti e due i giocatori gli fanno notare che c’era il net, ma lui è irremovibile. Wang Hao non si rassegna. Educatamente, continua a dirgli che c’era il net. L’arbitro, a quel punto, forse comincia a rendersi conto della stronzata che sta commettendo, e chiede a Ma Long se lui riconosce che c’era un net. Ma Long, con l’espressione di chi pensa “Ma questo è davvero un cretino”, gli fa notare che da mezzora sta dicendo che era net. Allora l’arbitro, ancora più squallido, fa un gesto per dire “Visto che lo ha riconosciuto Ma Long, si ripete il punto”. Il vero problema è che c’è qualcuno che manda in giro questa gente, che dovrebbe essere cacciata a calci nel culo dal tennistavolo. Comunque, Wang Hao, al contrario di tante altre volte in cui se l’è fatta addosso, stavolta regge meglio dal punto di vista nervoso e supera Ma Long, che si rende conto dell’occasione sprecata e non tenta nemmeno di nascondere la stizza.
L’altra semifinale è uno spettacolo nel quale Wang Liqin ruggisce come nei suoi momenti migliori e batte ancora una volta Ma Lin nei Mondiali: due volte in finale, una in semifinale. Rimane per lui il rammarico per quell’unica sconfitta importante, nella semifinale dell’Olimpiade di Pechino, quando sprecò tantissimo nei primi set e, a parere mio, regalò la vittoria (non nel senso che decise o fu costretto a perdere, chiarisco subito altrimenti arriva Vermiglio con i suoi soliti sospetti). Certo, a vedere bene le azioni, si nota che Wang Liqin non ha ritrovato la potenza perduta, che Ma Lin non prende quasi mai l’iniziativa, che gli errori sono parecchi, ma in Wang Liqin c’è qualcosa che va oltre tutto questo: lui è l’unico cinese ad avere le palle, ma davvero di quelle che fumano. E anche per il discorso legato alla mancanza di potenza, è meglio precisare: non è che Wang Liqin non abbia più forze, per cui potrebbe apparire come un poveretto che fa un topspin raccattato, sui singoli colpi la potenza, la precisione e la bellezza dei colpi sono rimaste le stesse, il problema si pone quando lo scambio si prolunga, allora Wang Liqin comincia ad avere difficoltà e le differenze rispetto al passato si notano, per cui, se incontra un avversario fresco, che non cala col passare dei set e riesce a reggere i primi scambi più potenti, Wang Liqin deve far fronte a un calo della sua efficacia. Contro Ma Lin questo non succede, gli scambi lunghi sono pochi, Wang Liqin chiude molti punti in breve tempo, piazza i topspin negli angoli e, poco alla volta, ritrova anche colpi spettacolari che da tempo non gli si vedevano più fare. L’ultimo è uno di questi: scambio potente di tospin fino al punto in cui Ma Lin viene messo in difficoltà ed è costretto a una palla corta, Wang Liqin si scaraventa sul tavolo e schiaccia di rovescio, Ma Lin risponde e la palla lentamente va dall’altra parte con Wang Liqin che, con un altro scatto micidiale, torna indietro pronto a prenderla, per poi esultare quando questa va fuori. Certo, sarà più dura con Wang Hao, che sta giocando molto meglio di Ma Lin e rimane il favorito, in grado di prolungare lo scambio in top e controtop lontano dal tavolo e quindi di fiaccare la resistenza di Wang Liqin, ma il 3 volte campione del mondo di singolo a questo punto è capace di qualsiasi sorpresa. A 30 anni, diventerebbe il cinese più anziano a vincere un titolo mondiale di singolo (ci era riuscito solo Kong Linghui nel 2005, a 30 anni, ma nel doppio, insieme a Wang Hao) ed entrerebbe nella leggenda con 4 titoli iridati. Ce n’è abbastanza per dargli la carica. Penso ancora, razionalmente, che non ce la possa fare, ma spero tanto che regali a noi un’altra emozione e a se stesso una vittoria che, per la sua statura umana e tecnica, merita più di chiunque altro.

I Mondiali del Drago Rosso 5

3 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · 3 Commenti 

del Drago Rosso

Fra tutte e 10 le semifinali dei Mondiali di Yokohama troviamo una coppia giapponese nel doppio maschile, una di Hong Kong e una sudcoreana nel doppio femminile. Tutti gli altri sono cinesi. Eppure, la Cina aveva fatto di tutto per favorire qualche medaglia “straniera”. Niente da fare. Come dicevo nell’articolo precedente, si verso lo sfacelo completo del tennistavolo mondiale. E se un branco di incompetenti si mette a gridare per le “belle sorprese” del Mondiale, allora siamo davvero alla frutta. Sì, perché l’unica vera sorpresa è una ragazza giapponese di 16 anni, Kasumi Ishikawa, che perde nei quarti di finale con Zhang Yining, ma mostra segnali di autentica classe. Per il resto, è un disastro, soprattutto per l’Europa, ormai ridotta a cloaca di questo sport.

DOPPIO MISTO
Cominciamo col doppio misto solo per dire che l’oro è andato a Li Ping e Cao Zhen, che in finale battono 4-2 Zhang Jike e Mu Zi. Podio tutto cinese e buonanotte all’unica possibilità di oro per i “non cinesi”.

DOPPI
Fra le donne, non ci sono 3 doppi cinesi in semifinale solo perché c’è stato uno scherzetto nel tabellone e due doppi cinesi si sono dovuti affrontare nei quarti: Guo Yan e Ding Ning hanno battuto Liu Shiwen e Cao Zhen. Così, Guo Yue e Li Xiaoxia, le grandi favorite, affrontano in semifinale Jiang Huajun e Tie Yana, di Hong Kong, Guo Yan e Ding Ning hanno il difficile compito di superare le difese sudcoreane Kim Kyung Ah e Park Mi Young, unica speranza per una finale non cinese.
Fra gli uomini, i giapponesi si godono il bronzo di Kishikawa e Mizutani, che superano Gao Ning e Yang Zi, cinesi emigrati a Singapore. In semifinale trovano Ma Long e Xu Xin, compito impossibile. Nell’altra semifinale, Wang Hao e Chen Qi, che non stanno entusiasmando, hanno di fronte Hao Shuai e Zhang Jike. Quest’ultimo, tanto per ricordare l’errore di non schierarlo nel singolo, ha vinto l’argento nel doppio misto ed è a medaglia nel doppio maschile.

SINGOLO FEMMINILE
Liu Shiwen soffre un po’ con Vacenovska, che si inventa la partita della vita, ma vince. La ceka è brava a sparare palle nella giornata giusta, per poi sbagliare caterve di colpi. Le è andata bene a questi Mondiali, si può godere il fortunoso posto nelle prime 8, niente di più. Da domani tornerà ai suoi nevrotici alti e bassi. Li Xiaoxia e Guo Yue avanzano senza problemi. Li Xiaoxia dà 4-1 a Dang Ye Seo (Tang Na, cinese eimgrata in Corea del Sud, lo ricordo ancora), stesso punteggio di Guo Yue con Feng Tianwei, meno pericolosa del previsto: alla Coppa del Mondo 2008 aveva eliminato Guo Yue facendole fare una brutta figura. Così, si affronteranno in semifinale Li Xiaoxia e Guo Yue, che furono protagoniste della finale ai Mondiali di Zagabria. Infine, Zhang Yining supera 4-1 la giapponese Ishikawa. Questa, come ho già detto, è l’unica vera rivelazione di questi Mondiali. I giapponesini che hanno trovato spazio sui vari siti dedicati al
tennistavolo sono tutti bluff. Questa 16enne è invece un talento vero. Affronta Zhang Yining sullo stesso campo preferito dalla campionessa olimpica, il gioco aperto e gli scambi potenti e veloci. E non sfigura, anzi, più di una volta mette in difficoltà Zhang Yining, che deve tirare fuori autentici capolavori per tenerla a bada. E’ una partita molto bella, sia dal punto di vista tecnico che da quello spettacolare. Ishikawa spiegherà poi che è una grande tifosa proprio di Zhang Yining e che si ispira a lei. Il risultato è già ottimo. Ishikawa ha un notevole scambio di rovescio e un grandissimo diritto. Finora, il Giappone aveva puntato su una falsa stella come Fukuhara, adesso ha una giocatrice che sicuramente entrerà fra le prime 10 e darà molti fastidi a tutte, e naturalmente anche alle cinesi.

SINGOLO MASCHILE
Ci sarebbe potuta essere una sola sorpresa, quella di Joo Se Hyuk contro Ma Lin, ma i quarti di finale del singolo maschile sono filati lisci, anche se con qualche emozione nelle ultime due partite. Le prime due sono scontate. Wang Hao non ha problemi contro il giapponese Yoshida, che fra l’altro è un pennaiolo classico, colpisce la palla con una sola faccia della racchetta e, proprio per questo motivo, viene sbattuto da un lato all’altro del campo. Ma Long vince 4-0 con Maze, ma mi delude un po’ perché si fa invischiare da Maze in palle storte e sporche, in trucchetti e proteste per farlo innervosire, in servizi irregolari. Ma Long ne viene fuori perché è di un altro pianeta rispetto a Maze, ma lo fa più di forza che di intelligenza: a un certo punto, si mette a sparare tutto e, con la sua classe, ci riesce, ma contro Wang Hao servirà una prova più matura per vincere. Maze, rendendosi conto di essere impotente contro Ma Long, ricorre a
mezzucci squallidi per imbastardire il gioco e l’atmosfera. Si mette a protestare platealmente contro gli arbitri, due donne, una egiziana e una statunitense. Il bello è che non gli viene mai chiamato uno dei suoi servizi assolutamente scorretti: palla lanciata in diagonale, braccio davanti alla palla fino al tocco con la racchetta, pallina nascosta dietro il petto. E l’egiziana chiama il punto su un servizio di Ma Long che, rispetto a Maze, è di una pulizia assoluta. Però, è Maze a protestare. Addirittura, quando la statunitense vuole pulire il tavolo con l’asciugamani perché c’è una grande ed evidente macchia d’acqua, Maze cerca di rifiutare il suo intervento, le dice di andarsi a sedere e gesticola come un ossesso. La partita va avanti così, finché Ma Long comincia a sparare topspin incredibili di diritto, senza però piazzarli come sa fare lui, ma semplicemente attaccando come un forsennato. E alla fine, per concludere la sceneggiata, i tecnici danesi vanno a protestare dal giudice arbitro. E’ questo il risultato quando si regalano medaglie olimpiche (con la regola dei doppi di una nazione dalla stessa parte del tabellone) a nazioni che hanno dato pochissimo, se non niente, al tennistavolo. E con Maze, anzi, fanno persino del male a questo sport.
Le partite più interessanti sono Wang Liqin-Chen Qi e Ma Lin-Joo Se Hyuk. Wang Liqin, che sembra sull’orlo della disfatta, dimostra di essere davvero un duro. Pur senza avere più la sua mitica potenza di topspin, riesce a reggere lo scambio fuori del tavolo con Chen Qi. Potrebbe andare anche sul 3-1, ma spreca sul 10-8 e deve ricominciare daccapo. Va sotto 2-3, ma si riprende subito e riesce persino a mettere in mostra una maggiore resistenza fisica rispetto al ben più giovane Chen Qi. Non è più il Wang Liqin schiacciasassi, ma il suo orgoglio è rimasto intatto. Non credo possa vincere, ma sono certo che lotterà come un leone fino alla fine.
Ma Lin, infine, pur confermando le pecche mostrare finora in questi Mondiali, ha un sussulto e supera l’unico vero ostacolo per i cinesi. Joo Se Hyuk è sorpreso dalla partenza sparata di Ma Lin, che tira top su top e chiude lo scambio dopo pochissime battute, ma riesce a risollevarsi poco alla volta. Prima tiene in campo gli attacchi di Ma Lin che fino a quel momento non aveva nemmeno visto, poi comincia a contrattaccare secondo il suo stile. Si vedono così scambi sempre più lunghi e spattacolari, alcuni dei quali sono davvero da favola. Ma Lin, come suo solito, quando vede che l’avversario è uscito indenne dalla prima gragnuola di colpi che lui pensava l’avessa definitivamente schiantato, comincia ad avere paura e i suoi colpi si trasformano: il top di diritto lo fa con il braccio più stretto al corpo, si blocca sul rovescio, e infine dà il via a una serie di grandi cazzate. Joo Se Hyuk chiude con sempre maggiore frequenza gli scambi che
partono con Ma Lin all’attacco, ma si concludono con lui che piomba come un falco sul tavolo per il top definitivo o la schiacciata, sia di diritto che di rovescio. Potrebbe andare anche sul 2-2, ma anche lui si ritrova a commettere qualche errore gratuito, si risveglia e conquista il quinto set, ma parte in ritardo nel sesto e la rimonta è tardiva. La partita, comunque, continua ad avere scambi bellissimi e si può solo immaginare che razza di confronto verrebbe fuori fra Joo Se Hyuk, se vincesse, e Wang Liqin. Ma così non è, Joo Se Hyuk si arrende e Ma Lin si ritrova Wang Liqin, anche in questo caso, come fra le donne, la finale di Zagabria 2005 diventa la semifinale di Yokohama. Ma dall’altra parte c’è un Ma Long che fiuta la grande impresa.

I Mondiali del Drago Rosso 4

3 Maggio 2009 da Ping Pong Italia · 29 Commenti 

del Drago Rosso

I tre cinesi più famosi rischiano grosso. Alla fine si salvano, ma lasciano una brutta impressione. Il paradosso è che, anche se Ma Lin, Wang Hao e Wang Liqin danno la sensazione di uno stato di forma pessimo, soprattutto dal punto di vista mentale, nessuno degli avversari non cinesi si mostra capace di batterli. Anche quando la Cina gioca male, è superiore a tutti gli altri. E questo dà l’ulteriore prova di come sia messo male il tennistavolo. Fra l’altro, nel doppio misto si assiste a una semifinale con quattro coppie cinesi. Avevo detto che la Cina aveva concesso una grandissima chance agli avversari, un annuncio di regalo di un oro, togliendo tutti i più forti da questa gara: Wang Liqin (campione mondiale in carica con Guo Yue), Ma Lin, Wang Hao e Ma Long fra gli uomini, Zhang Yining, Guo Yue, Li Xiaoxia e Guo Yan fra le donne. Cosa volevano gli avversari più di questo? Pretendevano forse che i cinesi gli portassero cappuccino e brioche a letto, la mattina, e sul vassoio anche la medaglia d’oro? Nemmeno quando i cinesi decidono di regalare qualcosa gli avversari sono in grado di afferrarla. Complimentoni!!!

SINGOLO MASCHILE
Gli ottavi di finale non riservano sorprese. L’unica, semmai, è legata all’ingresso di Maze (confermo: un ex giocatore) nei primi 8 dei Mondiali grazie a un tabellone scandaloso, nel quale c’era un buco grande come il Gran Canyon, con Chuan Chih Yuan infilato come testa di serie e nessun altro. Comunque, ecco una rapida analisi delle partite.

WANG HAO-JIAN TIANYI 4-2
Wang Hao, dopo la brutta partita con Keinath, non si risolleva dal grigiore. Jiang Tianyi è più veloce di lui, lo anticipa negli attacchi e va sul 2-0. Wang Hao comincia a tentare attacchi d’anticipo, gliene riesce qualcuno, ma è una faticaccia per lui, deve soffrire in ogni set.

YOSHIDA-KIM JUNG HOON 4-2
Yoshida capisce che l’unico modo per battere il sudcoreano, autore delle eliminazioni di Samsonov e Zhang Chao, è anticiparlo nel gioco offensivo. Kim Jung Hoon, infatti, poggia tutto il suo gioco sugli attacchi rapidi e improvvisi. Yoshida conduce, ha un calo naturale perché non è semplice tenere sotto controllo Kim, ma alla fine riesce a chiudere.

MAZE-GIONIS 4-1
Gionis non ripete la bella prestazione avuta contro l’indiano Sharat Kamal, il diritto non gli funziona bene, va un po’ in difficoltà sugli attacchi alternati di Maze, una volta lenti e poi veloci con cambi di direzione, ma soprattutto è troppo passivo. Quando gioca come sa, in alcuni set fa giusto un paio di difese, poi tutti attacchi. Maze prende il regalo e va nei quarti.

MA LONG-OVTCHAROV 4-1
Ma Long dà un’autentica lezione a Ovtcharov (già fortunato ad arrivare fino agli ottavi, per grazia ricevuta da Ko Lai Chak). Sbaglia impostazione nel secondo set (che perde) e nel quinto, un po’ stentato, ma negli altri tre disintegra letteralmente Ovtcharov, che non può far altro che andare a raccattare le palline da terra. Almeno nella metà dei punti chiusi da Ma Long, il tedesco non riesce nemmeno ad avvicinarsi alla pallina, figuriamoci a toccarla. Ma Long parte sparato in attacco e conduce il gioco, Ovtcharov sa solo inseguire l’azione, non è in grado di prendere per primo l’iniziativa. La vittoria nel secondo set arriva solo perché Ma Long, inspiegabilmente, ha un attimo di pausa, non attacca palle facili e concede qualche attacco all’avversario. Poi, riprende l’assalto ed è di nuovo uno spettacolo di topspin, chiusi direttamente sul servizio di Ovtcharov, schiacciate e scambi veloci di rovescio sui quali la pallina schizza sulla racchetta del tedesco. Di nuovo una pausa nel quinto set, ma nel finale, grazie anche a un paio di colpi fortunati, Ma Long chiude. Il punto essenziale di questa partita è, comunque, l’attitudine a creare gioco, a comandarlo: Ma Long dimostra di essere un fuoriclasse, Ovtcharov tutti i suoi limiti tecnici e tattici.

WANG LIQIN-TANG PENG 4-2
Wang Liqin sembra ritrovare un po’ di smalto, dopo i dubbi contro Mattenet, conduce 3-1 e sembra che tutto vada bene. Ma in quel momento ricomincia a mostrare i segni dell’usura fisica. Tang Peng risponde ai topspin di Wang Liqin con controtopspin più potenti ed è lui ad avere più sicurezza e continuità. Wang Liqin sta avanti 3-1 e 8-6, ma si ritrova improvvisamente 8-11 e al sesto set, in cui soffre parecchio. Annulla due palle a Tang Peng per il settimo set sull’8-10, poi conquista un matchball, ma non chiude il topspin, salva ancora due vantaggi di Tang Peng e infine chiude 15-13. Purtroppo, continua a non dare un’impressione di freschezza.

CHEN QI-MIZUTANI 4-0
Non c’è storia, Chen Qi è di un’altra categoria rispetto a Mizutani: più veloce, più potente. In un solo set, il terzo, il giapponese riesce a stare dietro al mancino cinese, ma negli altri tre non c’è proprio gioco. Per Mizutani, inoltre, comincia a proporsi un problema serio: negli ultimi tempi, si è sviluppato fisicamente, sia in altezza sia come muscolatura. Non è più il ragazzino veloce e pimpante che dava fastidio agli avversari con un gioco rapido e spumeggiante. E’ lento, impacciato nei movimenti. O si ricrea come gioco o per lui il futuro si presenta negativo. La mia impressione (e comunque non ho mai pensato che potesse diventare un vero campione) è che non abbia più alcuna possibilità di recupero, per gli altissimi livelli è finito.

JOO SE HYUK-CHEUNG YUK 4-1
Il sudcoreano dà una grande prova di forza, anche se si addormenta nel secondo set, lasciato a Cheung Yuk quasi senza lottare. Per il resto, Joo Se Hyuk conferma uno stato di forma che potrebbe consetirgli di fare la sorpresa con Ma Lin.

MA LIN-KENTA MATSUDAIRA 4-3
Uno psicotrhiller quello di Ma Lin, che torna a essere il grande cacasotto che tutti conoscono. Che non sia in grande stato di forma è un fatto, che dopo la vittoria olimpica abbia mollato di testa è altrettanto vero, ma contro un giocatore come Kenta Matsudaira non è possibile rischiare di perdere in questo modo, giocando nella maniera più stupida che si possa immaginare. Kenta Matsudaira, che viene indicato come gioiello del tennistavolo giapponese e mondiale, in realtà è un giocatore con un buon talento ma con un gioco banale, di continua ribattuta di rovescio e con un diritto che non viene mai usato per attacchi rapidi e potenti, ma solo in contrapposizione al diritto dell’avversario e, soprattutto, con la necessità di trovare prima il giusto ritmo: più potente è il topspin di diritto dell’avversario, più potente sarà il suo, ma se arriva l’attacco di diritto veloce, il diritto di Matsudaira non esiste. Con lui dovrebbe essere facile impostare il gioco: primo attacco veloce sul diritto, mai sul rovescio, e poi cambi di direzione. Ma Lin riesce a essere veloce nei suoi attacchi, va sul 3-1 e conduce 6-2, la partita è finita, ma basta un errore banale e Ma Lin comincia ad avere paura, si rifugia nello scambio incrociato di rovescio per poi cercare goffamente di colpire di diritto dal suo angolo sinistro perché non si fida più nemmeno del suo rovescio. Matsudaira, col suo gioco geometrico, tutto di controllo, non crede ai suoi occhi e rimonta. Si va sul 3-3 e addirittura sul 4-1 per il giapponese nel set decisivo. Liu Guoliang chiama il time-out, scuote di nuovo Ma Lin (la sveglia gliel’aveva già data dopo il 3-2 ma non era bastata), che però non torna al suo gioco iniziale, ma insiste negli scambi incrociati, sia di rovescio che di diritto. Gli va comunque bene perché Matsudaira comincia a sbagliare, mostrando tutte le sue pecche. Finisce 11-9 ed è una brutta figura per Ma Lin, ma anche la dimostrazione dei limiti di Kenta Matsudaira.

SINGOLO FEMMINILE
Fra le donne, ci sono meno emozioni, visto che le differenze sono molto più marcate. Così, gli incontri davvero interessanti sono pochi. Zhang Yining non ha problemi contro la Toth, che comunque ha già vinto il suo Mondiale arrivando fino a questo punto, alla sua età e col gioco dispendioso che ha. Nei derby in famiglia, vincono facilmente la giovanissima Liu Shiwen sulla più quotata Guo Yan (ma non è una sorpresa perché Liu Shiwen è di livello altissimo), Li Xiaoxia su Ding Ning, e Vacenovska sulla Strbikova, permettendo così all’Europa di avere una giocatrice fra le prime 8: il risultato, comunque, come ho spiegato ieri, è falso a causa di un tabellone fatto apposta per favorire una giapponese in quell’ottavo. La giapponese Ishikawa, altra giovane, ha la meglio su Yu Mengyu, che è molto elegante e brava tecnicamente, ma è leggera come gioco. La cinese-coreana Dang Ye Seo rimonta e vince contro la cinese-olandese Li Jiao, ma non siamo a livelli eccezionali. Le partite più interessanti sono le ultime due. Feng Tianwei, cinese di Singapore che ha ottenuto ottimi risultati nell’ultimo anno, battendo anche Guo Yue e, l’altr’anno, anche Zhang Yining, rischia l’eliminazione dalla difesa sudcoreana Park Mi Young: 13-11 nel set decisivo, sudcoreana un po’ sfortunata. La campionessa mondiale in carica, Guo Yue, si ritrova un’avversaria durissima, Jiang Huajun, cinese di Hong Kong, che ha la puntinata sul rovescio (non è una gommaccia) e la usa come un’arma micidiale spingendo all’inverosimile lo scambio veloce sul tavolo e il block sul topspin avversario. Guo Yue non riesce a trovare i giusti attacchi negli angoli, concede palle diritte che vengono accalappiate da Jiang Huajun e trasformate in contrattacchi micidiali. Si ritrova sotto 2-3, ma a questo punto ritrova i suoi topspin di diritto negli angoli, apre il campo e vince gli ultimi due set.

DOPPI
Siamo arrivati alla prima finale, quella del doppio misto: Zhang Jike e Mu Zi, più giovani, contro Li Ping e Cao Zhen, più esperti. In semifinale, come ho già detto, altre due coppie cinesi. In questa gara, sono mancate soprattutto le coppie sudcoreane, che erano diventate le favorite per l’oro. Significa che anche stavolta la Cina vincerà tutti gli ori e che le altre nazioni dovrebbero accontentarsi salvo grandi sorprese, di un paio di bronzi nei doppi maschili e femminili. E meno male che i cinesi hanno cancellato molti dei più forti da queste gare. Nel maschile, degli 8 doppi rimasti in gara ce ne sono uno sudcoreano e uno giapponese, poi tutti cinesi veri ed emigrati. Nel femminile, stessa situazione: un doppio sudcoreano e uno giapponese negli ultimi 8, poi tutte cinesi nate in Cina. Questi Mondiali sono persino più banali di quanto mi fossi aspettato.

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