Uno o due italiani?

28 Gennaio 2017 da Ping Pong Italia · 46 Commenti 

Unica presenza italiana, anzi due, no, no uno solo, anzi una sola, un arbitro peraltro simpatica, ma quanti sono insomma gli italiani presenti a Indore al ITTF World Junior Finals? È la domanda che milioni di italiani in Italia e all’estero si fanno in queste ore, e la suspense cresce di minuto in minuto.

Ho la risposta!!!!

Ce ne sono Due (2) Two (2) Zwei (2) Dos (2) Deux (2) Liangke (2) e lo scrivo anche in Hindi Do (2)
Emilia Pulina, arbitro internazionale di Sassari e il sottoscritto, Massimo Costantini nato a Senigallia il 28 Marzo 1958, mi dispiace ma non ho il passaporto scansionato (non scannerizzato come molti dicono) come prova di riconoscimento nazionale, residente in India, impiegato dal Governo indiano come Chief Coach delle squadre nazionali indiane da settembre 2016.

Ho le prova, eccola:

Mi è doverosa questa precisazione poiché dal sito F.I.Te.T, vi metto il link:

Link F.I.Te.T

si parla solo di unica presenza italiana, inesatto, anzi falso, volutamente, deliberatamente falso, voi dunque F.I.Te.T, voi che state a Roma, in Italia, voi potete fare ciò che volete, votarvi altri 100 anni, non fare risultati che tanto nessuno dice niente, al massimo qualcuno storce la bocca, potete dire di essere una federazione attenta e vicina al movimento, potete fare e dire quello che volete, ma non toccate la mia cittadinanza, la mia storia, non ve lo chiedo per favore, ve lo impongo con tutta la forza che possiedo.

Un caro saluto a tutti gli italiani e in particolare a Emilia, persona davvero gentile.

Coach Max

La Giustizia Degli Ipocriti

24 Gennaio 2017 da Ping Pong Italia · 19 Commenti 

del Drago Rosso
Ogni tanto, il bell’addormentato nel bosco della Fitet si sveglia, sempre quando gli fa comodo, e prova a indossare i panni dell’eroe buono e generoso che si batte per il bene del tennistavolo. E gli avversari mica sono quelli che hanno distrutto e continuano a distruggere questo sport in Italia, per carità, il vero avversario è chi mette a nudo errori e malafede dei protagonisti di questo sfacelo, governativi e presunti oppositori. Quindi, il vero cattivone sono io, Drago Rosso, e tutte le scuse sono buone per non rispondere alle mie accuse. Anzi, prima si tira fuori la scusa bambinesca di non voler parlare con chi usa uno pseudonimo o “certi toni”, della serie “babbo, quello mi ha fatto la bua”, poi invece si prova a dare l’illusione di ribattere alle accuse con una serie incredibile di omissioni e bugie. Così, il prode Di Folco si sfoga sulla sua pagina facebook con un post intitolato “Draghi, Giustizia e Verità” assumendo l’atteggiamento di chi si ritiene superiore e credendo di darmi una lezione, anche sui moderni mezzi di informazione e sui “social”. Un fuoriclasse!!! E a dargli man forte arrivano i commenti dei suoi amichetti, che si sfogano anche loro contro di me. E allora, visto che loro si divertono così, a me non resta che sbugiardarli ancora una volta e poi vederli mettersi a piangere perché il Drago Rosso “è cattivo, sgarbato, maleducato e non capisce niente di tennistavolo”. Bravi, continuate così, il ciucciotto ve lo regalo io.
E andiamo allora sul concreto, partendo dalla notizia più interessante contenuta nel post del bell’addormentato che si sveglia quando gli conviene: è stato finalmente presentato un esposto al Coni, non un ricorso alla Procura federale Fitet, per quelle che io ho definito le irregolarità nell’Assemblea elettiva che possono effettivamente invalidare l’elezione di Di Napoli. Vi riporto qui il testo del post di Di Folco e, alla fine, due commenti sulla sua pagina facebook, di Gabba e Zagli. Dopodiché, provvederò a rispondere punto su punto alle amenità contenute nel post, a cominciare dalle tesi sull’uso di internet, e a commentare i commenti dei due piccioncini che appoggiano Di Folco e sputano sentenze su me.
Ecco il testo del post:
“Egregio Drago Rosso, ha definito una finezza il mio “non intervenire” sul Blog di Massimo Costantini e “ridicolo” questo mio comportamento. Ne prendo atto ma non modificherò di certo il mio atteggiamento almeno fino a quando lei continuerà ad avere questi toni ed a utilizzare questo pseudonimo. Non devo farle di certo una lezione su cosa è internet e perché viene denominata “la rete delle reti”. Ognuno scrive e legge ciò che vuole e dove vuole in maniera anonima o mettendoci la propria faccia. Trovo singolare però che lei rimproveri a me di scrivere in posti diversi dal suo, quando, spesso e volentieri, lei fa altrettanto riportando frasi prese appunto dal mio profilo di Facebook o dal Forum di Giorno. Vabbè, forse è questione di generazioni diverse tra noi o forse di stile, decida lei. Manipolare le informazioni è tipico di un certo giornalismo e lei in questo è evidentemente omologato a molti suoi ex colleghi.
Non capisco bene nella sua replica perché dovrei sfidarla a raccontare cose inerenti il secondo ricorso per l’Assemblea elettiva del 15 ottobre. Scriva quello che vuole in merito visto che io sono la parte che ha subìto un torto e non appartengo a coloro che hanno fatto pasticci. Anzi, la parte che ha subìto un torto, non sono io ma la maggioranza numerica delle Società italiane, intervenute a Terni, che hanno visto davvero cose incredibili succedersi quel giorno nella cittadina umbra. Per farsi un’idea di come dovevano essere gestite le cose in Assemblea invito tutti a guardare i siti delle altre 42 Federazioni Sportive Nazionali che hanno dedicato e dedicano tuttora ampio spazio al metodo di voto. La Federazione Italiana Canottaggio o la Federazione Italiana Motociclismo sono forse le più trasparenti ma le altre non sono certamente da meno.
Leggo che lei ha una sua idea sui nostri ricorsi, definendo il primo senza speranze ed il secondo sicuramente decisivo e vincente. Intanto vorrei chiarire che a volte si affrontano battaglie di “principio” senza fare tante strategie di vittoria o di sconfitta, perché si crede in qualcosa di molto superiore a quella che sarebbe poi la posta in gioco. Bisogna comunque affrontarle a testa alta ed è quello che faccio per cercare di affermare la verità sostenuto anche dalle persone che mi sono vicine. E’ meno informato su altre cose, come la clausola compromissoria o la tempistica, forse perché spinto dalla voglia di favorire un suo candidato alla Presidenza nel caso in cui venissero nuovamente indette le elezioni. Stia sereno, la tempistica la detta la Federazione, che solo dopo 2 mesi dal giorno delle elezioni, mi ha permesso di visionare le deleghe presentate in Assemblea.
In data odierna ho presentato un esposto al Procuratore Generale dello Sport del CONI proprio per la documentazione di una trentina di società ritenuta valida dalla Commissione Verifica Poteri e che, a nostro avviso, palesemente non lo era. Se mi rivolgerò anche al di fuori della Giustizia sportiva lo vedremo nelle prossime settimane visto che i tempi sono indicati dai Codici e non dagli Statuti delle Federazioni o del CONI. Vedremo.
Ma veniamo ad un altro punto che lei tratta, come abitualmente fa, in maniera volgare ed approssimativa. I 5 consiglieri eletti con i voti dell’opposizione stanno lavorando da 3 mesi scarsi con l’obiettivo di migliorare questa Federazione nonostante non sia Presidente uno dei 2 candidati di opposizione. Come lo faranno lo vedremo nei prossimi mesi ma scrivere quello che lei ha scritto è quantomeno frettoloso e soprattutto scarso di fondamento. Alcune decisioni del CF mi hanno lasciato decisamente con l’amaro in bocca ma in 3 mesi credo che i 5 consiglieri abbiamo avuto poche possibilità di incidere in maniera significativa sulla linea politica della Federazione dettata perlopiù dal suo Presidente e dal suo predecessore. I 5 consiglieri devono migliorare e molto nella comunicazione esterna e spiegare bene cosa realmente stanno facendo all’interno, auspico infatti che inizino a scrivere e a divulgare quanto stanno già richiedendo in Consiglio federale. Alcune dinamiche non sono semplici da comprendere e la fiducia richiesta da Di Napoli all’inizio del suo mandato presuppone credo un periodo iniziale di “vigile tregua”. Rifare lo Statuto con dei principi di condivisione che non possono prescindere dalla revisione della tabella voti ed applicare dei criteri di trasparenza sulle scelte devono essere i primi e importanti risultati.
Sulla Direzione Tecnica attuale si sono già espressi in maniera negativa e la mancata conferma ad oggi di Patrizio Deniso ne è un segnale. Avviare un monitoraggio con dei candidati con l’invio di curriculum, richiedere la disponibilità quadriennale chiedendo un Progetto tecnico da valutare, sono già richieste fatte ufficialmente in Consiglio federale. Per quanto riguarda Massimo Costantini si voleva una richiesta di disponibilità ufficiale? Una lettera protocollata? Magari per “bruciarlo” prima? Credo proprio bastasse la disponibilità data al sottoscritto, cosa nota all’interno del gruppo.
Ora, come vuole lo Statuto, starà al Presidente decidere i Direttori Tecnici. Solamente in caso di conferma dello staff tecnico attuale, bisognerà dissociarsi pubblicamente dalla decisione presa estendendo formalmente tale dissenso al Presidente Giovanni Malagò.
Noto invece una fretta molto sospetta nel bocciare l’azione politica dei 5 consiglieri di opposizione e una ferma volontà nello screditare tutto quello che c’è intorno a loro, a tutto vantaggio peraltro dell’attuale Presidenza o, appunto come scrivevo prima, di qualche futuro candidato. E’ chiedere troppo aspettare qualche mese o avere delle certezze sul loro operato in Consiglio? Io credo che sia d’obbligo. Condivido in linea di massima invece il pensiero che l’attuale Presidente abbia in mente solo di prolungare l’epoca di Franco Sciannimanico. Le prime decisioni prese vanno in quel senso, a prescindere dalle posizioni dei 5 consiglieri federali eletti dall’opposizione. Non vedo la trasparenza degli atti, ho trovato grave la decisione dei 2 vicepresidenti scelti entrambi nel gruppo della maggioranza, non vedo una politica improntata alle “pari opportunità” e il Meeting di Lignano ed i suoi rimborsi ne sono stati la conferma, trovo opache alcune decisioni sui campionati a squadre dove ci si è preoccupati di tutelare gli “amici”, le scelte tecniche mi sembrano identiche con “dimenticanze” e “presenze” poco comprensibili se non con motivazioni geo-politiche.
Ma dall’essere costruttivamente critico a fare il processo alle intenzioni ce ne passa, io, come scrivo spesso, aspetto il cambiamento ma mentre aspetto cerco di far valere le regole che dovrebbero essere certe anche nel nostro Sport soprattutto se si vuol farlo crescere. Ma questo a lei, credo importi poco, nel nostro ambiente lei non ci vive e si diverte solo ad orientare il pensiero dei suoi lettori verso questo o quel candidato Presidente. Buona continuazione, per me il Tennistavolo è altro”.

Ed ecco il commento di Mario Gabba:
“Grande Bruno, oltre che avergli letto la vita di questi ultimi venti anni ad un personaggio che del tennistavolo gliene può fregar di meno, hai ribadito in modo chiaro come al momento stanno le cose, ma soprattutto un grazie per esserti ancora fatto nostro difensore, anche se la causa seppur semplice era alquanto tendenziosa”.

Ed ecco il commento di Francesco Zagli: “Ma sto drago, ha mai preso.una racchetta in mano? Ha mai montato un tavolo? Lo ha mai caricato su un camion? Ha mai insegnato in una scuola? E chiacchiera? Continuasse a parlare di cinesi che è meglio”.
Di Folco gli risponde: “Di tecnica e di Cina ne capisce di sicuro”.
E Zagli continua così: “Ma infatti. Ognuno ha il suo, di ramo, dove può rendersi più utile. Sì,sì, Pure lui! Apposta proseguisse a far quello”.

Sfortunatamente per Zagli, a proposito di quest’ultimo commento, io proseguo a fare quello che mi pare, non certo quello che dice lui! A Zagli risponderò alla fine, adesso gli anticipo soltanto che tutte le cose che lui pensa io non abbia fatto ho cominciato a farle quando lui indossava ancora i calzoncini corti, quindi si metta l’animo in pace perché non ha la minima idea della persona con cui sta parlando e non merita nemmeno di saperlo. Ma andiamo con ordine, partendo dal post del bell’addormentato e quasi in coma pongistico profondo.

1) So benissimo come funziona internet, considerato che per motivi di lavoro l’ho utilizzato ben prima, ma molto prima, di tutti quelli che intervengono su questi blog, forum e social, quindi Di Folco si risparmi la prosopopea. Usare le frasi e contestare le idee che appaiono in internet è un conto, trovare scuse per non intervenire su questo o quel blog o forum è un altro. Ho usato frasi di un forum, e l’ho fatto poche volte, solo perché alcuni utenti di quel forum sono stati i primi ad agire scorrettamente, riportando interi miei articoli apparsi sul blog di Costantini e poi costruendoci sopra incredibili e interminabili discussioni, costringendomi quindi ad alcune precisazioni, ma sempre mettendo in evidenza che se volevano discutere con me dovevano venire a farlo sul blog. Facebook è leggermente diverso perché ognuno è padrone in casa sua, ma il significato di principio non cambia: si commenta qualcosa apparso altrove, si accettano i commenti degli amici riconosciuti, secondo le regole di Facebook, ma alla fine di tutto la questione rimane la stessa: se ti rifiuti di avere contatti, sui forum, sui social, su dove vuoi tu, con qualcuno che reputi non degno della tua considerazione, perché comunque ne parli, sapendo che lui potrà leggerti e intervenire, se non su Facebook almeno sui forum? Certo, puoi dire che vuoi dimostrare distacco da questa persona, ma il punto non cambia: comunque c’è un contatto con scambio di idee, di accuse, di insulti, di qualsiasi cosa tu voglia. Io almeno dico che parlo solo sul blog di Costantini perché difendo quel blog, il suo significato e la sua esistenza, ma tutti voi che vi mettete a cianciare e a fare gli schifiltosi non siete altro che un branco di ipocriti.

2) Di Folco si rifiuta di parlare con un anonimo? Ma che finezza. Intanto, ci parla comunque, su Facebook, sul sito della sua società, sul forum, quindi stiamo sempre all’ipocrisia più evidente, ma anche qui la questione principale è un’altra. Si disprezza l’anonimo perché si rifiuterebbe di assumere le sue responsabilità? Cazzata sesquipedale. Avevo già spiegato e lo ripeto adesso: se qualcuno si ritiene diffamato e vuole denunciare l’anonimo può farlo senza problemi, perché il responsabile del sito, del forum, del blog o di qualsiasi altro mezzo di comunicazione (non solo internet, ma anche carta stampata o tv) è tenuto a fornire il nome dell’anonimo, che comunque è rintracciabile dalla Polizia postale. Quindi, per favore, finiamola con queste storielle dettate dall’ignoranza o da chissà cos’altro. Essere anonimo non è un voler fuggire dalle responsabilità legali, civili e penali, ma è il modo per esprimere specifiche idee e personalità. Si può scegliere uno pseudonimo solo per divertirsi, ma anche perché quel nome inventato ha un significato preciso che rappresenta il modo di essere e di pensare dell’autore. Tanto, alla fine, chi dice di non volerci parlare ci parla lo stesso. Siamo sempre lì: ipocriti! Nel mio caso, come avevo già spiegato più volte, oltre ai motivi appena illustrati, c’era la necessità di non rendere pubblico il mio nome per ragioni legate al mio lavoro, che non sono ancora venute meno adesso che sono appena andato in pensione. Quindi, non scassatemi le palle.

3) Il bell’addormentato poi se ne viene fuori con un sillogismo deduttivo da azzeccagarbugli per sostenere che rimproverargli di scrivere in posti diversi dal mio significa manipolare le informazioni, cosa che fanno i giornalisti peggiori, ai quali lui mi accomuna. Premesso che io sono in pensione, ma resto giornalista professionista a tutti gli effetti perché quel tesserino non scade mai e quindi non si può parlare di miei ex colleghi, ma solo di colleghi (cerchi di informarsi invece di sparare minchiate), posso fargli notare due semplici cose: io dimostro sempre quello che scrivo, al contrario di lui che svicola e, come vedremo subito dopo, fa finta di rispondere alle accuse inventandosi domande mai poste ed evitando quelle che gli sono state effettivamente fatte, in stile “politici”, quindi è lui a manipolare, non io; a fare paragoni tra me e altri giornalisti il bell’addormentato può solo pestare cacca, perché nemmeno può avere idea di quella che è stata la mia carriera, piena di punizioni e squalifiche per non aver voluto obbedire a ordini dall’alto che imponevano di scrivere bugie per assecondare l’amico potente di turno, per non aver voluto smentire articoli in cui dicevo la verità e che avevano provocato reazioni infastidite e telefonate al direttore (verità che è stata poi dimostrata anni dopo sia in aule di tribunale, sia da altri articoli giornalistici di altri mezzi di informazioni più coraggiosi), per non aver accettato di fare carriera in cambio di cieca obbedienza ai capi. Per tutto questo, al bell’addormentato posso solo dire, come faceva Totò: ma mi faccia il piacere.

4) E arriviamo subito alla manipolazione firmata Di Folco. Chi ha mai negato che, nel pasticcio dell’assemblea elettiva, lui è parte lesa, insieme ad altri? Ma Di Folco se ne viene fuori dando per scontato che io avrei sostenuto questa tesi, in modo da potermi accusare di voler imbrogliare. E poi se ne esce con una pappardella sui casini dell’assemblea, come se io li avessi disconosciuti. Ecco, questo è lo stile di chi vuole creare confusione: negare qualcosa che nessuno gli ha mai contestato. E i poveri fessi che non hanno letto o non hanno capito o non hanno voluto capire l’articolo in cui si parlava di questi problemi sono pronti a sparare a zero sul Drago Rosso che “scrive cazzate”. Proprio perché sono giornalista da 37 anni e ho anche seguito cose ben più importanti dello sport, dalle inchieste su criminalità organizzata e su corruzione politica fino ai processi alle Brigate Rosse, conosco benissimo questi modi di fare (messi in atto da gente di ben altra statura rispetto a Di Folco) e i tentativi del bell’addormentato di cambiare le carte in tavola con me sono assolutamente patetici.

5) Di Folco se ne viene fuori con la barzelletta delle battaglie di principio per tentare vanamente di giustificare perché preferiva, nel caso del secondo ricorso, rivolgersi alla giustizia ordinaria anziché a quella sportiva. Ma davvero? Se la questione è di principio, allora non si spiega perché il primo ricorso, su alcune irregolarità, andava fatto alla giustizia sportiva e il secondo alla giustizia ordinaria. Anche qui, Di Folco tenta di insabbiare e parla di battaglie da condurre a testa alta, ma non spiega perché un ricorso doveva andare alla giustizia sportiva e l’altro no. E poi dice che non vuole fare strategie di vittoria o sconfitta. E allora perché si mette a fare ricorsi? Non vuole far annullare le elezioni e andare a nuove elezioni? Nel tentativo di giustificare l’impossibile, Di Folco si incarta e si contraddice clamorosamente, fino al punto da accusare me di voler favorire un mio candidato alle elezioni se dovessero farsi di nuovo. Ma siamo alla follia! E Di Folco non le vuole queste nuove elezioni? E allora, perché accusa me di volerle per favorire un “mio” candidato? Dovrebbe essere lui il primo a volerle. O no? E per quanto riguarda clausola compromissoria e tempistica Di Folco può tranquillamente continuare a dormire, perché io sono informato benissimo, sia di persona, sia grazie ad amici esperti di così alto livello che lui nemmeno se li può sognare. Poi, visto che ha deciso di prendere come suoi esperti avvocati e dirigenti della Federazione motociclismo (credeva che non lo sapessi a chi si era rivolto?), faccia pure, sicuramente sono bravi, ma non creda di diventare lui esperto per “convezione” e poter dare lezioni a me. Quanto al “mio” candidato, c’è da scompisciarsi dalle risate. Avrei io il potere di imporre un mio candidato? Ho chiaramente detto che a me andavano bene sia Vermiglio che Bosi, perché entrambi portavano Costantini come nuovo responsabile della Nazionale, con la differenza, da me indicata altrettanto chiaramente, che nel caso di Vermiglio temevo che persone della sua cordata non la pensassero allo stesso modo. Se poi Di Folco vuole sostenere che anche la sua cordata aveva Costantini in mente per quel ruolo, potrei rispondere che sono in grado di controbattere un topspin di diritto di Wang Liqin con un controtop sul tavolo!!! Ed è inutile che Di Folco se ne venga fuori su facebook con inviti a Costantini a mangiare insieme un piatto di carbonara, ma che amicone! Quello che so per certo è che Di Folco ha scritto, senza che qualcuno glielo abbia mai chiesto, che Costantini potrebbe costare troppo per la Fitet. Complimenti ancora una volta! Che amico! Gli ha dato davvero una bella spinta per farlo diventare c.t. azzurro! Ma chiedergli scusa pubblicamente e ammettere di aver scritto una cazzata, nooooooo? Figuriamoci.

6) Il fatto paradossale è che lo stesso Di Folco, però, si smentisce da solo e annuncia di aver presentato un esposto alla Procura del Coni, non a quella della Fitet, che riguarda proprio i motivi venuti fuori in un secondo momento, vale a dire quello che io ho detto essere il grimaldello legale per cancellare l’elezione di Di Napoli. Riassumiamo: Di Folco dice che ha constatato ulteriori irregolarità nell’assemblea elettiva e che si prepara a chiedere giustizia addirittura fuori dal Coni, dopo aver presentato un primo ricorso alla giustizia sportiva. Io sostengo che il primo ricorso, pur fondato, non sarà mai accolto perché obbligherebbe il Coni ad ammettere che un suo rappresentante ha sbagliato, ma che il secondo dà la garanzia della vittoria, perché riguarda atti commessi solo da componenti della Fitet, quindi il Coni non dovrebbe sputtanarsi per accoglierlo in ultima istanza, nel caso la Fitet lo rigetti. Alla fine, Di Folco, dopo aver detto che io non capisco niente, che lui fa battaglie di principio eccetera eccetera, cosa fa? Dà ragione a me e presenta un esposto alla Procura del Coni. Lo dice lui stesso nel suo post su Facebook. Poi, per tentare di salvare la faccia, dice che sta pensando “anche” alla giustizia ordinaria. Sì, bravo.

7) Arriviamo quindi al momento di entrare nella sostanza dei fatti. Su cosa si basa questo esposto? E che differenza fa presentare un esposto al Procuratore generale del Coni o un ricorso alla Procura federale Fitet? Nel mio articolo, avevo detto che mi astenevo dall’illustrare le irregolarità per non dare un vantaggio a Di Napoli (che probabilmente ne era già a conoscenza, ma meglio non rischiare). Ora che l’esposto è stato presentato, Di Napoli sa certamente cosa contiene, quindi se ne può parlare pubblicamente. L’irregolarità riguarda le deleghe per il voto a Terni. Per essere valide, devono essere “originali”. Di Folco, quando ha avuto a disposizione le carte relative all’assemblea di Terni, si è accorto che tantissime deleghe non erano originali, ma solo fotocopie o addirittura stampate di e-mail. Per quanto ne so io, sono 34. Il bello è che Di Folco non ha esaminato tutte le carte dell’assemblea, si è fermato quando ha constatato questo numero esorbitante di deleghe irregolari. Se avesse continuato, probabilmente ne avrebbe scoperte almeno una cinquantina irregolari. Ma non ne aveva bisogno perché ne sarebbero bastate addirittura 5-6 per invalidare l’assemblea. Infatti, quando ci sono ricorsi di questo tipo, nel giudizio del merito, si tiene conto anche del risultato finale dell’elezione. Quindi, se ci sono 5 deleghe irregolari, che raccolgono anche il 10% dei voti, e il presidente è stato eletto con il 70-80% dei voti, il ricorso viene respinto. Nel caso di Terni, il margine con cui è stato eletto Di Napoli è così ridotto che sarebbero bastate pochissime deleghe irregolari per invalidare il voto. Quindi, sulla base del diritto, l’elezione di Di Napoli deve essere annullata.

8) Ma perché rivolgersi al Coni anziché alla Procura Fitet? Solo Di Folco può rispondere, ma, come si vede, non ne fa parola nel suo post, solo chiacchiere. Nella pratica, posso dare qualche indicazione non sui motivi di questa decisione ma su cosa può avvenire adesso. Nel caso di ricorso alla Procura Fitet, questa può anche respingere il ricorso, ma Di Folco può rivolgersi al Coni in seconda istanza. Nel caso di esposto al Coni, succede questo: la Procura generale del Coni, nel 99% dei casi, trasmette l’esposto alla Procura della Federazione interessata, che a quel punto apre il fascicolo e ha 30 giorni di tempo per decidere, con la possibilità di chiedere una proroga di altri 30 giorni. Se la Procura della Federazione dice che tutto è regolare, chi ha presentato l’esposto può fare ricorso al Coni. Quindi, tenuto conto che il Procuratore generale del Coni trasmette l’esposto entro una settimana, massimo due settimane, alla Procura Fitet e si avvia il percorso già descritto. Nella realtà, quindi, la differenza fra l’esposto al Coni e il ricorso direttamente alla Procura Fitet dovrebbero essere semplicemente quei 10-15 giorni di passaggio della pratica dal Coni alla Fitet. Ci sarebbe anche la possibilità che il Procuratore generale del Coni non trasmetta l’esposto alla Procura Fitet (o a qualsiasi altra Federazione), ma questo non avviene quasi mai, per una sorta di rispetto istituzionale.

9) Resta l’ultima domanda: probabilità di successo. In base al diritto, come già detto, non c’è scampo per Di Napoli. Si sono già verificati casi simili in altre federazioni e le assemblee con irregolarità nelle deleghe, copie e non originali, sono state sempre annullate. Quindi, anche quella di Terni. La responsabilità dovrebbe ricadere sulla Commissione verifica poteri, che ha accettato deleghe non originali. Ma è chiaro che, politicamente, sappiamo tutti cosa questo significhi. E intanto, vogliamo ricordare l’esultanza di qualche dipendente alla elezione di Di Napoli?

10) Concluse le questioni sull’assemblea, passiamo alle accuse di volgarità e approssimazione a proposito del comportamento dei 5 consiglieri presunti oppositori. Vediamo un po’, è lo stesso Di Folco ad ammettere che: alcune decisioni del CF lo hanno lasciato con l’amaro in bocca, lui, non io; i 5 consiglieri devono migliorare e molto nella comunicazione e spiegare cosa stanno facendo all’interno; Di Napoli chiede fiducia e i 5 consiglieri gli concedono una “vigile tregua”. E poi sono io quello approssimativo e volgare? Qui abbiamo 5 docili consiglieri (contenti? la versione volgare era 5 docili cagnolini) che stanno in “vigile tregua” mentre Di Napoli fa quello che gli pare! E i 5 consiglieri pensano alla tabella voti, che sarà bocciata se non garberà a Di Napoli. E non gli garberà. E allora, i 5 cavalieri dell’opposizione vogliono dirci cosa stanno combinando? Glielo ha chiesto pure Di Folco, pensate un po’, ha chiesto loro di intervenire, ha auspicato che “inizino a scrivere e a divulgare”, ma, come in una barzelletta sui carabinieri, “interrogato il morto, non rispose”! Si vede che stanno scrivendo la riedizione di “Guerra e Pace”, ci vorrà un bel po’. Ma quello approssimativo e volgare sono io! La realtà è semplice: Di Folco non è in grado di contestare una sola delle mie accuse ai 5 consiglieri e si limita a fare l’indignato, come possiamo constatare anche per quello che segue.

11) Ma sono proprio forti questi 5 consiglieri visto che, come dice Di Folco, la mancata conferma finora di Deniso è un segnale del loro giudizio negativo sulla Direzione tecnica attuale! Ma davvero Di Folco crede di poter essere preso sul serio? Di Napoli ha semplicemente rinviato la conferma di Deniso e questo è un segnale? Ma sono loro stessi, Di Folco e i 5 cavalieri belanti, a sapere che Deniso sarà confermato, tanto che hanno già programmato la loro decisa e coraggiosa azione nel momento in cui ci sarà l’ufficializzazione: si “dissoceranno pubblicamente dalla decisione presa estendendo formalmente tale dissenso al Presidente Giovanni Malagò”. Ma qui siamo alle imprese eroiche tipo i 300 spartani alle Termopili: esprimeranno dissenso a Malagò!!! E magari un bel chissenefrega da Malagò? Ah, scusate, io sono volgare. Allora aggiusto il tiro: magari Malagò risponde che la decisione, oltre che dal presidente (che ha il potere di prenderla da solo) è stata approvata dalla maggioranza del Consiglio, e quindi: ma cosa volete? Ma adesso capisco, ecco qual è il coraggio dei 5 consiglieri: dire a Malagò che la minoranza voleva decidere al posto della maggioranza. Già, perché ci vuole davvero coraggio a sostenere qualcosa del genere. Mi potrebbe obbiettare quel genio di Di Folco: e allora, cosa vuoi? siamo stati noi a dire che non possiamo decidere perché siamo in minoranza e adesso se proprio tu a dire la stessa cosa? Certo, perché dovete decidere: siete minoranza e fate la guerriglia, così gli Usa furono battuti in Vietnam, o pensate di essere furbi e di ottenere le briciole dicendo a Di Napoli “vedi come siamo buoni, dacci qualcosa”. Ma io sono quello volgare. E Di Folco invece è uomo d’onore (non nel senso di mafia, ma di Shakespeare, vedete voi di andare a recuperare la citazione)!

12) Restando per un momento nel settore tecnico, troviamo la barzelletta più grande: il rischio di “bruciare” Costantini!!! Ora, se posso dare un consiglio disinteressato e amichevole al bell’addormentato, gli suggerirei di candidarsi a sceneggiatore dei film di natale dei Vanzina, “brucerebbe” qualsiasi concorrente con le sue battute, a cominciare da quella su Costantini. E credo che dovrebbe poi ringraziarmi, perché un po’ di soldi se li metterebbe in tasca. Magari vorrà farci la grazia di anticiparci qualche altra battuta. O forse dobbiamo parlare seriamente? Davvero Di Folco pensa che proporre Costantini vuol dire “bruciarlo”? Ma guardiamoci in faccia a cerchiamo di non prenderci per il culo. Di Napoli non chiamerà mai Costantini, Di Napoli è la perfetta riedizione di Sciannimanico, che ha fatto fuori Costantini e lo ha esiliato, Di Napoli ha approvato e assecondato tutte, dico TUTTE, le decisioni di Sciannimanico, è legato mani e piedi a tutti gli uomini di Sciannimanico, che sono anche suoi, a cominciare da Deniso, e Di Folco si preoccupa di non “bruciare” Costantini, proponendolo come c.t.? E a proposito di “disponibilità ufficiale”, sempre della serie “non prendiamoci per il culo”, perché i 5 consiglieri di presunta opposizione si sono messi a discutere proprio di questo argomento? Perché qualcuno di loro, parlando pubblicamente fuori del Consiglio, ha detto a sia discolpa per non aver proposto Costantini che non sapeva che tipo di contratto ha con l’India e se può essere disponibile o no? E Di Folco mi viene a dire che Costantini per lui va in automatico e che c’è già la disponibilità che Massimo gli ha dato. Peccato che qualche consigliere di presunta opposizione non ne sappia una beneamata mazza, visto che ha detto di non sapere che tipo di contratto lui abbia con l’India!!! Ah, dimenticavo: Di Folco va a mangiare una carbonara con Costantini, ma non ha avvisato i 5 consiglieri. Ma quanto sono scemo a non capire tutto questo.

13) E chiudo con Di Folco con i suoi “complimenti” finali. Avrei fretta di bocciare i 5 consiglieri e questo avvantaggerebbe l’attuale presidenza? Ma a questo punto anche i Vanzina sono sprecati per Di Folco, bisogna passare come minimo a Totò e Peppino. Vuole provare il bell’addormentato a riscrivere la scena della lettera in “Totò, Peppino e la malafemmina”? Punto, due punti, punto e virgola, consigliere, doppio consigliere, presidente di commissione e il Drago Rosso servitore del presidente Di Napoli, ma sì, abbondiamo! Certo, mi corre l’obbligo di fare un bell’esame di coscienza perché ogni volta dimentico che il Di Folco che mi accusa di voler favorire Di Napoli e di tirare la candidatura a Bosi (lui non ha nemmeno il coraggio di nominarlo!) è lo stesso Di Folco che per 6 lunghi anni è stato in Consiglio federale con Sciannimanico presidente e Di Napoli vicepresidente. E’ lo stesso Di Folco che, dopo 4 anni in Consiglio federale con Sciannimanico e Di Napoli, ha scelto di ripresentarsi candidato nella loro cordata, per poi svegliarsi un giorno, baciato da chissà quale Biancaneve o Principessa azzurra, e riscoprirsi “eroe della resistenza”. Come posso io sostenere il confronto con cotanto prode guerriero? Ha ragione Di Folco quando dice che per lui il tennistavolo è altro. Sicuramente il suo tennistavolo non è il mio tennistavolo e devo ringraziare il cielo per questo.
Passiamo alle dediche ad altri due fuoriclasse. Comincio da Gabba. Visto che, secondo te, non me ne può fregare di meno del tennistavolo, posso solo consigliarti di aggiornare un po’ le tue conoscenze e di informarti meglio. Non che io mi preoccupi tanto se pensi che non mi importi uno stracazzo di niente del tennistavolo, ma, giusto per essere precisi, quello che mi frega assai è di essere libero e di non fare il servo di qualcuno. Non sono sicuro che tu mi possa capire. Tu, però, continua a gongolare perché paparino Di Folco è corso in tuo aiuto e ha detto che io sono un cattivone. Contento? Per tua informazione, comunque, ti dico soltanto che, visto che non mi frega niente del tennistavolo, per seguire tutte le gare che contano (dal 1989 tutti i Mondiali, dal 1995 quasi tutte le Coppe del Mondo, dal 1996 tutti i Campionati nazionali cinesi, più una quarantina di Open internazionali dal 1993 a oggi, più un altro centinaio di tornei vari fra Olimpiadi, Olimpiadi giovanili, Europei, Europei giovanili, Top 12, Universiadi, Giochi del Mediterraneo, Coppa Campioni, Coppe internazionali varie, Trofeo dell’Adriatico (un vecchio torneo in cui ho anche giocato), Campionati nazionali italiani a cominciare dal 1973 e Tornei nazionali, oltre a tutti quelli regionali in cui ho giocato, e altro ancora, beh, per seguire tutto questo, nel 99% dei casi a spese mie, ho consumato circa 400.000 euro (quattrocentomila, probabilmente anche di più ) e tutte le mie ferie. So benissimo che aver visto tutto questo tennistavolo (ho avuto la fortuna di avere uno stipendio che me lo ha permesso) non mi dà automaticamente il diritto di avere ragione su qualsiasi argomento che riguardi il tennistavolo, ma sicuramente mi dà il diritto di mandare a cacare chi dice che non mi frega niente del tennistavolo.
E passo a Zagli. Ho premesso che tutte le cose che pensi io non abbia fatto le ho invece cominciate a farle quando tu indossavi ancora i calzoncini corti e questo già dovrebbe bastarti. Devo però aggiungere qualcosa e poi, alla fine, andare al vero nocciolo della questione. Quindi, per tua informazione: giocatore, dirigente di società, arbitro, tecnico federale e allenatore nella società, consigliere regionale e responsabile delle classifiche regionali (quando non c’era ancora il computer, un tecnico assegnava le classifiche 3/3, 3/4 e 3/5, mentre i 3/1 e 3/2 dipendevano dalle classifiche nazionali) e poi, come esperienze politiche, Assemblee nazionali dal 1972, quelle che duravano due giorni e al cui confronto quella di Terni, con tutte le sue polemiche, sembra la riunione degli ex alunni con baci e abbracci, con quella di Pescara 1974 in cui si arrivò quasi alle botte. Quindi, le vostre “grandi esperienze” mi suonano poco significative per “giudicare” se io sono all’altezza o no di parlare di certi argomenti. Ma non ho finito, perché manca ancora all’elenco la parte internazionale. Per tua informazione, visto che Di Folco ti ha risposto dicendo che di tecnica e Cina capisco, preciso soltanto che la sua indicazione è giusta, ma un po’ riduttiva, perché non è solo della Cina che sono esperto, ma di tutto il mondo. Quindi: tecnico della Nazionale svedese che scrive un articolo sull’allora rivista dell’Ittf e dice che sull’impostazione di base loro hanno torto e io ho ragione, per cui devono cominciare a rivedere alcune cose; giocatori e giocatrici fra i primi 20 della classifica mondiale che, in alcuni tornei in cui si sono trovati senza tecnico al seguito, hanno chiesto a me di andare in panchina; giocatrice non cinese che, dopo aver vinto una partita senza tecnico in panchina nelle Finali Pro Tour dichiara che ha vinto grazie ai consigli che ha avuto da me prima della partita e ai segnali che le ho lanciato durante la partita, visto che in quell’occasione non potevo sedere in panchina; segretario della Federazione cinese che dice pubblicamente che io conosco più giocatori cinesi di quanti ne conosca lui; tecnico cinese di un campione olimpico cinese che dice che io ero stato l’unico a pronosticare la carriera del suo giocatore quando aveva 14 anni; c.t. della Nazionale cinese che dice ai giornalisti cinesi che io sono l’unico a capire e a indovinare i pronostici; campionessa olimpica cinese che ai giornalisti cinesi dice di dedicare l’oro olimpico a me, cosa che ripete in una trasmissione tv nazionale quando le assegnano il titolo di sportiva assoluta dell’anno e alla quale intervengo anche io come ospite d’onore; comitato organizzatore di un’Olimpiade chiede all’Ittf un contatto con giornalisti, preferibilmente cinesi, per il libretto di presentazione del tennistavolo ai Giochi (previsto uno per ogni sport) e l’Ittf risponde che per quanto riguarda la Cina è meglio chiedere a me, gli organizzatori non ci credono, poi accettano, mezzo libro di 48 pagine è scritto da me; giornalisti cinesi che in ogni campionato mondiale, prima delle gare, scrivono un apposito articolo sui miei pronostici per poi scriverne uno alla fine e confermare che avevo ragione, con exploit nel 2001, quando pronostico la finale con andamento, ordine dei set vinti e vittoria finale: 2-0 per Kong Linghui e 3-2 per Wang Liqin, esattamente quello che succede due settimane dopo il mio pronostico; campione cinese che riconosce che nel 1993, quando l’ho visto 15enne per la prima volta, gli ho pronosticato una classifica da n.1 del mondo per 6 anni dopo, cosa avvenuta esattamente nei termini da me indicati; campionessa cinese che riconosce che le ho pronosticato un titolo mondiale entro 4 anni quando l’ho vista per la prima volta quando aveva poco più di 10 anni, titolo mondiale arrivato esattamente nei termini da me previsti; unico a pronosticare Kong Linghui campione mondiale nel 1995, dopo che un anno prima, intervistato dalla Tv di stato cinese, il telecronista mi aveva riso in faccia quando avevo parlato di Kong Linghui campione. Mi fermo qui, ma potrei continuare fino a domani e oltre ancora.
Ecco, Zagli, vuoi ridere pure tu in faccia a me? Sai già che fine farai. Ma, vedi, non è questo il punto. Il punto è: chi può parlare di tennistavolo? Hai fissato tu le regole, con l’elenco delle cose da fare. Poi, quando Di Folco ti ha detto che capisco di tecnica, hai ribattuto che me ne dovevo stare buono e tranquillo a occuparmi di quelle cose e, praticamente, di non rompere i coglioni. E adesso che ti ho fatto gli elenchi sia delle cose che tu ritieni necessarie per parlare di tennistavolo, sia delle cose di esclusiva pertinenza tecnica, dovrei essere autorizzato a parlare di tennistavolo, non puoi impedirmelo, ho rispettato le regole fissate da te.
E allora, andiamo alla sostanza. Siete voi il male del tennistavolo, voi che vi create un miserabile piccolo mondo in cui vi conoscete tutti e nel quale non ammettete “estranei”. Come mi permetto di parlare di tennistavolo io che non so nemmeno tenere una racchetta in mano, che non carico un tavolo sul camion e via dicendo? Non vi importa se quello che dico è giusto o no, se non ho montato il tavolo sul camion non posso parlare. E adesso che ti ho detto che l’ho montato e ho fatto le altre cose richieste da te vuol dire che tutto quello che ho detto diventa vero e giusto? Ti rendi conto dell’assurdità? Il peggio è che niente è cambiato da quando entrai in questo mondo, quasi 50 anni fa. I giocatori, persino i Terza categoria (allora c’erano solo 3 categorie) si atteggiavano a chissà quali campioni. Provavo a parlare con qualcuno, giocatore o tecnico, per apprendere le prime cose, nessuna risposta. Un mondo chiuso. Le uniche persone ad avere un atteggiamento diverso erano dirigenti, tecnici e giocatori di Senigallia, a cominciare da Pettinelli e Ubaldi, per poi passare ai giocatori, da Manoni fino a Costantini nel tempo. Grazie a loro cominciai a conoscere davvero questo sport.
Ma dopo tanti anni, il tennistavolo italiano è rimasto là: che cazzo vuoi tu che non sai tenere nemmeno una racchetta in mano? Bravissimi. Siete poveracci e resterete poveracci, ma quel che è peggio è che sarà il tennistavolo italiano a restare povero. Continuate così e vantatevi pure, nemmeno vi rendete conto dello spettacolo che date

Anatomia dell’allenatore

8 Gennaio 2017 da Ping Pong Italia · 2 Commenti 

Questo post nasce dall’analogia sullo studio di come un elemento è formato e le sue funzioni, è pertanto suddiviso in due parti:
Anatomia dell’allenatore, come è composto (parte prima)
Fisiologia dell’allenatore come funziona (parte seconda)

Anatomia dell’allenatore.

Quanti tipi di allenatori conosciamo? Svariati, molti, moltissimi, forse infiniti.
Ecco un casuale elenco approssimativo di diverse tipologie:
l’allenatore manovale,
l’allenatore giocatore,
l’allenatore asceta,
l’allenatore pratico,
l’allenatore di sintesi,
l’allenatore individuale,
l’allenatore formatore,
l’allenatore filosofo,
l’allenatore analista,
l’allenatore chiacchierone,
l’allenatore tuttofare,
l’allenatore di squadra,
l’allenatore psicologo,
l’allenatore organizzatore,
l’allenatore trainer,
l’allenatore di panchina,
l’allenatore motivatore,
l’allenatore correttore,
l’allenatore di gruppo
,
l’allenatore genitore,
l’allenatore amico,
l’allenatore severo,
l’allenatore dirigente 
e molti altri, insomma un bel campionario di elementi, magari se ne avete altri in mente, aggiungeteli pure.
In un modo o in un altro l’allenatore è unico, perché se è vero che ha la sua indole è altrettanto vero che ha delle doti uniche riferite al materiale umano che si trova a dover trattare. Nello sport in genere è davvero difficile dire uno è migliore o peggiore di un altro, poiché il riferimento sono gli atleti con cui ha e ha avuto a che fare, la comunicazione che riesce a trasmettere, il carisma che mostra, etc. Non ci sono fattori oggettivi determinanti, per i quali senza ombra di dubbio si direbbe: Tizio è un grande allenatore, Caio non ci capisce nulla; poiché come abbiamo visto sopra le tipologie sono tante. Si, so quello che pensate, i risultati sono i fattori oggettivi, certamente ma quali? A cosa ci si riferisce? E quanto dura l’effetto risultato?
 A tal proposito mi viene in mente la parabola svedese, allora, svariati anni passati, avevamo una venerazione per i grandi atleti ma anche per l’allenatore che li guidava, finito il momento magico, nulla è rimasto, nemmeno l’eredità dell’allenatore, e la Svezia è caduta nell’oblio. Dunque, su cosa dobbiamo basare il nostro futuro? Sperando nel talento e basta, e poi ci affrettiamo a dire che siamo grandi allenatori? Troppo facile e riduttivo. Il problema è che non abbiamo un background, una storia e, peggio, non facciamo storia, come possono dunque le nuove generazioni a crescere senza punti di riferimento? Ci serve un lavoro di squadra, un lavoro che permetta ai giovani allenatori di contare sulle esperienze di chi li ha preceduti e di portare nuovi contributi, energie, idee. Si, ci serve una squadra con qualcuno a capo che guidi il settore e lo illumini, non esiste solo l’alto livello, esiste la base (in genere smarrita, sparpagliata e improvvisata), un capo capace di ascoltare e di farsi ascoltare, di guidare e di farsi guidare dal movimento pongistico.

Piccoli passi

In molti paesi sono istituiti dei premi, negli Stati Uniti ad esempio ogni anno viene assegnato il premio Coach of the Year e ci sono 5 categorie: National Coach (riservato a chi allena atleti di alto livello), Developmental Coach (chi si occupa di crescere giovani promettenti), Paralympic Coach (per allenatori che lavorano con i disabili), Volunteer Coach (chi allena per puro gusto di allenare senza un ritorno economico), Doc Counsilman (Technology) (allenatore che utilizza per il suo lavoro strumenti tecnologici creando soluzioni innovative). Un atto bipartisan di questa federazione 2016 proposto magari dal consigliere tecnico (in teoria sarebbero tutti tecnici ehehe) o da uno dell’opposizione sarebbe quello di istituire immediatamente un riconoscimento per allenatori. Ricordo negli anni ’70 c’era un premio analogo al Developmental americano, era il “Premio Fiuggi Giovinezza” e veniva consegnato agli allenatori emergenti durante i campionati italiani di Fiuggi, era una bella cosa, la ricordo con piacere. Attraverso un riconoscimento ufficiale federale gli allenatori possono far tesoro e poter esibire il proprio titolo, che so, nelle palestre, utilizzarlo per il proprio lavoro, per ottenere sponsorizzazioni per la squadra, accedere a dei bandi di concorso internazionali, insomma un attestato di merito, non mi sembra tanto difficile istituirlo. Vedremo.

Dove non arriva la tecnica, arriva l’abilità individuale

Quindi, come dicevo, occorre distinguere bene il tipo di allenatore di cui si analizzano le sue qualità, di una cosa sono fermamente certo: io credo sia arrivato il momento di superare l’idea di tecnica pura, e lo dice uno che è fautore di questa teoria, da sempre, ma con la spinta e la forza di evolversi, ne comprendo e ne accetto i suoi limiti, poiché dove non arriva la tecnica, arriva l’abilità individuale. 
Non posso pertanto dar ragione e nemmeno dar torto a chi dice topspin col braccio teso o top col braccio flesso; gamba destra avanti o gamba destra dietro, impugnatura del diritto o impugnatura del rovescio o impugnatura mobile, rovescio con o senza polso, perché il pingpong è tutto e il contrario di tutto, anzi un grande giocatore utilizza tutte queste cose e altre ancora, anche se non gliele hai mai insegnate, è spinto da una necessità intrinseca, quella di ribattere una palla di qualità nell’altra parte del campo e possibilmente fare punto, senza preoccuparsi di quale mezzo tecnico debba usare. Il gioco di oggi è molto più concreto di quanto si possa pensare rispetto ai decenni scorsi.

 Andando quindi oltre, possiamo metaforicamente parlando come Einstein e dire che esiste tanto una tecnica generale quanto una tecnica relativa. Se poi mi si chiede quale sia il mio ideale, beh naturalmente ho le mie idee, vi anticipo solo che prima di imporre la mia visione del gioco, cerco di capire quali sono le potenzialità del soggetto con cui dovrò lavorare, un po’ come quello che succede tra un medico e il suo paziente, prima di tutto c’è l’anamnesi e quindi pensare e passare alla terapia, ad esempio se conviene curare più i difetti o esaltare le abilità, se ci sono predisposizioni speciali o tendenze particolari.
 Secondo me è tempo di iniziare una nuova fase, un nuovo modo di intendere l’allenatore, una sorta di nuovo rinascimento dove, al centro dell’interesse, non ci sta l’allenatore ma il giocatore. È l’allenatore che ruota attorno al giocatore e non viceversa.

Confronto e condivisione

In genere gli allenatori tendono a catalizzare il proprio ego, imponendo un carisma reale o virtuale, molto spesso vorrebbero vedere i propri atleti giocare a loro immagine e somiglianza, eseguire i colpi esattamente come loro. Questo modo di fare fatalmente porta a essere uno e tutti, sintesi e analisi al tempo stesso; di conoscere la tecnica generale e la tecnica relativa; di sapere tutto e di tutto. Se da una parte questo nobilita, dall’altra purtroppo limita poiché ognuno crede di avere la verità totale incorporata, una soluzione tecnica del gioco e dei risultati, millantando metodologie e sistemi assolutamente non verificabili e il più delle volte improvvisati. Dico purtroppo perché in molti altri campi succede la stessa cosa, forse è la natura stessa dello sport.
Sapete perché nel settore tecnologico tutto funziona, almeno credo, in modo ottimale? Sapete perché le cose progrediscono a velocità incredibile?  Perché c’è un interscambio di informazioni, una condivisione di dati, un modo di fare aperto dove ognuno migliora l’altro in una continua corsa e rincorsa dell’altro, proprio come avviene nello sport giocato; ognuno interagisce con l’altro in un continuo scambio di feedback. 
In palestra sono i nostri ragazzi a mettere in pratica questo processo confrontandosi fra loro, ma fuori, noi allenatori non siamo così aperti come dovremmo essere. 
Io non so se questo sarà realizzabile nel pingpong ma sono convinto che è la strada per crescere e per far crescere in fretta i nostri ragazzi, ma bisogna saper ascoltare e essere umili. Avete mai fatto caso che quando due allenatori parlano in realtà nessuno ascolta l’altro? Ci si preoccupa di affermare il proprio pensiero senza elaborare il pensiero altrui, si alza un muro volontario o involontario. Mi è capitato moltissime volte di vedermi esporre un problema, propongo una soluzione e immediatamente ti dicono: ah si certo io glielo dico sempre al mio studente; come dire che la colpa è dell’atleta che non capisce. Alibi perfetto. O in altri casi ti pongono subito un’altra domanda che nulla ha a che vedere con la precedente.
Da oggi in poi evitiamo gli alibi e scambiamoci più idee, più informazioni, teniamo aperti i nostri dubbi e lasciamone entrare altri, studiamo, verifichiamo e testiamo in palestra il lavoro e l’eventuale risultato.

Infine…tu che tipo di allenatore sei?

Coach Max

È ancora la F.I.Te.T di Sciannimanico

5 Gennaio 2017 da Ping Pong Italia · 7 Commenti 

del Drago Rosso

Tutte le maschere sono già cadute, il nuovo Consiglio federale, a guida Di Napoli, è ufficialmente il doppione di quello targato Sciannimanico. Anzi, è peggio. Perché quello era costituito interamente da consiglieri eletti dalla maggioranza, questo avrebbe 5 consiglieri di opposizione che ormai hanno sfanculato Di Folco, il loro leader politico che li aveva inseriti nella propria lista, e sono passati mani e piedi con Di Napoli. Ormai, non fanno più neanche finta di essere oppositori, si godono beatamente il “privilegio dei poveracci”, cioè quello di sentirsi importanti perché sono nientemeno che “consiglieri nazionali” e non hanno nemmeno il coraggio di dire “ma” o “ba” quando Di Napoli impone i suoi diktat. Tutti prostrati ai suoi piedi. Complimentoni! Intanto, il tennistavolo italiano regredisce sempre più e le brutte notizie si accavallano. Di Napoli annuncia il rinnovo del contratto a Deniso, gli oppositori belano e accettano (facendo finta di mettere in discussione la scelta), Niko Stefanova si ritira, completando il triste quadro della fine della bella squadra vincitrice degli Europei 2003, il settore tecnico è in sfacelo e, per concludere, non si vede l’annunciata fervente attività di ricorsi per invalidare l’assemblea elettiva del 2016. Insomma, il deserto assoluto.

RINNOVO PER DENISO

Se qualcuno aveva ancora dubbi sul fatto che questo Consiglio fosse la fotocopia morale e materiale di quello precedente adesso è arrivata la prova che Di Napoli mette i piedi precisamente sulle orme di Sciannimanico, cominciando naturalmente dalla conferma di Deniso, a dispetto del clamoroso fallimento tecnico degli ultimi anni. Se qualcuno, però, volesse sapere cosa sta succedendo in tema di settore tecnico avrebbe qualche difficoltà ad avere notizie. I messaggi che arrivano da siti e forum sono criptici o fuorvianti. E anche in questo caso si può notare come i consiglieri presunti oppositori si dissociano da quello che sostiene il loro leader politico Di Folco. Andiamo con ordine. Di Folco, sul suo profilo facebook, aveva scritto un articolo in cui esprimeva duramente la sua opposizione a un rinnovo dell’incarico di d.t. a Deniso. Di quell’articolo cito la parte più importante, relativa agli obbiettivi fissati da Deniso e al mancato raggiungimento degli stessi.
Ecco il testo: “Vado ad elencare gli obiettivi dati: · Inserimento dell’atleta Bobocica nei primi 50 giocatori in classifica mondiale; · Conquista di una medaglia agli Europei Assoluti del 2014 · Partecipazione alle Olimpiadi di Rio 2016 Il Direttore Tecnico inserì anche un obiettivo a lungo termine, spingendosi a scrivere anche di una partecipazione con possibilità di medaglia alle Olimpiadi di Tokio 2020. I risultati? Bobo, che era n° 84 al momento della fissazione degli obiettivi, ora è 104 e non è mai entrato in questi ultimi 3 anni nei primi 50 giocatori del mondo ma, soprattutto, come quasi tutti i migliori Atleti italiani vive, si allena e gioca all’estero. Agli Europei Assoluti in Portogallo del 2014 a squadre siamo arrivati 16imi, ultimi, nella prima divisione, retrocedendo e siamo rimasti nella seconda divisione nel femminile. Aggiungo che con la squadra maschile siamo retrocessi anche ai recenti Mondiali. Alle Olimpiadi di Rio non ci siamo qualificati nel maschile e nel femminile. Ai recenti Mondiali a squadre siamo retrocessi pur avendo avuto la possibilità di salvarci per una scelta tecnica più che discutibile nell’incontro decisivo. C’è stata una gestione della mancata convocazione alle qualificazioni olimpiche della Stefanova a dir poco imbarazzante, che ha avuto una risonanza mediatica negativa nei confronti del nostro movimento. Il recupero sportivo della Stefanova era uno degli obiettivi dati a Deniso nel quadriennio perché era evidente già nel 2013 che avesse delle serie opportunità per Rio 2016. In Europa siamo state tra le poche nazioni NON presenti a Rio insieme ad Albania, Lussemburgo e Svizzera, che, con tutto il rispetto, hanno una tradizione pongistica e sportiva in genere, ben diversa dalla nostra”.
Più chiaro di così! In base a questa analisi, i consiglieri eletti della lista Di Folco avrebbero dovuto avere un comportamento quantomeno ispirato alle considerazioni contenute nell’articolo. Ricordo ancora una volta che Di Folco non può essere il padre-padrone dei 5 consiglieri di una lista guidata da lui e che si opponeva a Di Napoli e al suo programma, ma ha il diritto di chiedere a quei 5 consiglieri di rispettare le linee guida del programma che loro stessi avevano condiviso e presentato nell’assemblea elettiva. Insomma, un minimo di coerenza. Invece, i 5 se ne vanno per conto loro, invocando una libertà che non è libertà, ma arbitrio, perché non rispettano il programma in base al quale sono stati votati. Ma si vede che questo principio è un po’ ostico per il loro modo di pensare. Ad ogni modo, dopo la seduta di fine anno del Consiglio federale in cui si discute, fra le altre cose, del settore tecnico e della relativa nomina dei responsabili, vengono fuori due informazioni, una ufficiale dalla Fitet, una personale da Luca Malucchi, consigliere della lista Di Folco.
Ecco il testo della Fitet: “In base ai curricula presentati in occasione del bando pubblico indetto dalla FITeT, sono stati nominati il nuovo Procuratore Federale, il Tribunale Federale, la Corte Sportiva e Federale d’Appello, il Giudice Sportivo Nazionale e il Segretario delle Commissioni. Sono poi stati proposti alcuni criteri alternativi per la nomina dei responsabili tecnici e il presidente si è riservato di decidere in merito”. Due righe per dire che il presidente deciderà sul responsabile del settore tecnico dopo la proposta di criteri alternativi. C’è stata discussione? Quali sono i criteri alternativi proposti? Chi li ha proposti? E se sono stati proposti criteri alternativi, quali sono quelli ufficiali? Sono stati fatti nomi? Nessuna informazione. Eppure, qualcosa è successo quando si è discusso dei ruoli tecnici, ma dal comunicato ufficiale non viene fuori una beneamata mazza.

IL RUGGITO DEL CONIGLIO

E passiamo a quanto scrive Malucchi su facebook. Ecco i passi principali (ho corretto i refusi e qualche punteggiatura ballerina): “Ho letto i vostri pensieri pubblicati sul tema del rinnovo degli incarichi dei tecnici federali in scadenza e dei vari contributi arrivati su una tematica così importante che è il fulcro dell’attività di una Federazione in termini di linee tecniche sportive di sviluppo del nostro movimento. (…) Vi invito a leggere attentamente il verbale che verrà pubblicato dell’ultimo Consiglio federale, dove insieme agli amici del cammino intrapreso da Bruno abbiamo fatto mettere integralmente agli atti una proposta pluralista trasparente e di confronto che veda, ancora prima dei nomi, dare a tutti pari opportunità di accesso, possibilità di presentare avendone i requisiti minimi tecnici necessari un progetto di sviluppo e crescita dell’area tecnica, al fine di determinare una rosa di candidati alle cariche federali in scadenza, sulla quale nel rispetto di uno statuto che, piaccia o meno, riconosce Renato come unico soggetto dotato del poteri decisionali di scelta. Auspichiamo un cambio di rotta nel rispetto dello statuto. Vediamo se vorrà decidere motu proprio o meno. I criteri di scelta ancor prima delle persone sono la base democratica di accesso e di misura del livello e del valore delle proposte tecniche, questo è fondamentale. Noi manterremo senso di responsabilità e spirito di servizio”.
E allora, diciamo subito che l’auspicio di Malucchi (“vi invito a leggere attentamente il verbale dell’ultimo Consiglio federale”) è caduto nel vuoto pneumatico, altro che pubblicazione di quello che è avvenuto e delle proposte fatte! Due righe, quelle riportate sopra, che non fanno capire alcunché. Dalle parole di Malucchi si intuisce poco di più: Di Napoli, in base allo statuto, può decidere da solo chi è il d.t. della Nazionale, ma gli “oppositori” hanno ottenuto che vengano esaminati i curriculum di eventuali candidati e sperano che Di Napoli, bontà sua, rinunci a decidere da solo. Ma che capolavoro! Magari, ci si aspetterebbe un po’ più di chiarezza e di precisione da parte di Malucchi, oltre che da altri “oppositori”, ci si aspetterebbe che ci dicesse cosa è davvero avvenuto in Consiglio, cosa è stato detto chiaramente, se Di Napoli ha proposto la conferma di Deniso, se qualcun altro ha proposto nomi diversi. Niente di tutto questo. Malucchi, con un coraggio da leone, suggerisce di andare a leggere il verbale della seduta del Consiglio per capire quanto sono stati bravi gli “oppositori”. Di cosa ha paura? Di essere redarguito per aver rivelato segreti inconfessabili? Fa riferimento al divieto di raccontare cosa accade in Consiglio? Ma quel divieto si riferisce a particolari “privati” o a posizioni precise assunte da consiglieri citati con nome e cognome. Non è vietato dire che la maggioranza ha proposto Deniso e la minoranza ha fatto un altro nome. Ma probabilmente i concetti di maggioranza e minoranza sono spariti dal Consiglio della Fitet. E Malucchi scarica qualsiasi responsabilità sui verbali ufficiali, che non fanno capire una mazza di quanto realmente accaduto.

CRONACHE DAL CONSIGLIO FEDERALE

Perciò, andiamo a vedere cosa è davvero successo in Consiglio federale. La cosa più importante è che alla seduta di fine anno è intervenuto Patrizio Deniso, che ha dato la sua versione dei risultati tecnici giudicati fallimentari. In poche parole, Deniso ha sostenuto che: l’unico fallimento è stata la mancata qualificazione di azzurri all’Olimpiade di Rio; che gli altri risultati sono positivi a cominciare dalle medaglie agli Europei giovanili; che coloro che lo criticano valutano il suo carattere e non le sue qualità. Ovviamente, Deniso ha diritto a difendersi. Il punto è che i consiglieri, soprattutto quelli di presunta opposizione, hanno altrettanto diritto di contestare le sue affermazioni. Fra l’altro, avevano a disposizione una “traccia” chiara e precisa: il post che Di Folco aveva messo su facebook e che ho riportato all’inizio di questo articolo. Bastava prendere quelle frasi, quelle indicazioni e fare le opportune domande e le opportune contestazioni a Deniso. Ma i consiglieri di “opposizione” se ne sono stati zitti, muti, Deniso ha detto che il suo non è stato un fallimento tecnico e loro, buoni buoni, mogi mogi, hanno abbassato la testa, non hanno ribattuto a neanche una delle spiegazioni fornite da Deniso. I casi sono due: sono stati convinti da Deniso e hanno deciso che le tesi portate avanti da Di Folco non valgono un beneamato stracazzo; oppure avevano qualche dubbio, ma non hanno avuto il coraggio di rinfacciarlo a Deniso. In entrambi i casi, vale la stessa considerazione: ma che stanno a fare in Consiglio federale? Certo, quest’ultima domanda ha senso se pensiamo a questi 5 come consiglieri di una lista di opposizione, ma se li consideriamo come componenti, a tutti gli effetti, della maggioranza allora il senso c’è, eccome se c’è. Ma questi intrepidi consiglieri mica accettano di passare per venduti a Di Napoli o per pusillanimi, assolutamente no! Loro rivendicano il loro coraggio da leoni e, dopo il Consiglio federale, spiegano che hanno ottenuto un altro grande successo, della serie “faremo le barricate, ma Borella non sarà mai vicepresidente” (!!!). Il grande successo che hanno ottenuto è questo: Di Napoli ha accettato una pausa di riflessione prima di decidere chi sarà il d.t. della Nazionale. Inoltre, se proprio Di Napoli deciderà di rinnovare il contratto a Deniso, loro chiedono che duri 2 anni e non 4. E si vendono tutto questo come una grande “conquista” della loro incisiva azione politica!
Chiariamo allora un paio di cose. E’ vero che il presidente federale può decidere da solo, anche col parere contrario di tutti i 10 consiglieri, di assegnare l’incarico di responsabile della Nazionale, ma è anche vero che i consiglieri a quel punto possono sfiduciarlo, dimettersi per farlo decadere o discutere lo stipendio del tecnico scelto dal presidente. Considerato che l’ipotesi delle dimissioni del Consiglio, in opposizione alla scelta autonoma del presidente, è roba da fantascienza, non solo perché Di Napoli avrebbe comunque i suoi 5 consiglieri di maggioranza, ma anche quasi tutti quelli di “opposizione” dalla sua parte, la possibilità di discutere dello stipendio del c.t. è concreta. Ma, in quest’ultimo caso, servirebbe comunque una opposizione seria in Consiglio federale. C’è questa opposizione? Sì, e io sono il sosia di George Clooney! I presunti “oppositori” hanno timidamente chiesto il curriculum dei tecnici candidati, ben sapendo che Di Napoli può scegliere a suo piacimento a prescindere dal curriculum, e si sono guardati bene dal fare una proposta precisa. La cordata Di Folco, in tanti colloqui, aveva fatto intendere che avrebbe puntato almeno su un nome come quello di Costantini. All’atto pratico, i 5 consiglieri della cordata Di Folco non hanno fatto alcun nome, zero assoluto. Poi, in altri colloqui esterni, qualcuno di loro si è giustificato dicendo che non l’hanno fatto perché non sanno se Costantini è disponibile o meno, visto che al momento sta guidando la Nazionale dell’India. E qualcun altro ha ripreso il vecchio discorso del compenso di Costantini, riprendendo il discorso fatto a suo tempo da Di Folco, in base al quale Costantini “chiede troppi soldi”! E poi Di Folco si chiede quali danni mai avrebbe provocato quella sua uscita!!! Ma che bravi, tutti quanti! Ma chiedere direttamente a Costantini se è libero di firmare un contratto con la Fitet? Nooooooooo? Meglio dare per scontato che non può e avere così la scusa per non proporlo! Così nessuno può accusare questi prodi consiglieri di “opposizione” di non aver avuto il coraggio di proporlo. E chiedere direttamente a lui quanto chiede per lavorare “a tempo pieno” per poi confrontarlo con chi lavora “a mezzo servizio”? Nooooooooo? Ma che fuoriclasse che sono questi 5 consiglieri di “opposizione”, che sfanculano senza problemi anche il loro “punto di riferimento” Di Folco. La verità è che sono senza palle, che non possono nemmeno permettersi di proporre Costantini come c.t. della Nazionale e si limitano a chiedere di esaminare i curriculum sapendo che questi curriculum saranno buttati nel cesso. Se facessero davvero gli oppositori magari si perderebbero la presenza a qualche torneo, qualche convegno, qualche premiazione, magari qualche viaggio premio a manifestazioni varie, sempre con l’ideale “divisa” di Consigliere federale, presenze distribuite dalla presidenza ai fedelissimi. Trooooooppo eccitante. E facciamoglielo un applauso gigante a questi “oppositori”. A fine gennaio Di Napoli dirà di aver deciso il rinnovo del contratto a Deniso e loro si rassegneranno dicendo che hanno fatto tutto il possibile, che hanno combattuto contro il potere e hanno portato a casa qualche piccolo risultato da “sindacalisti de noantri”. Poveracci! Ma poveracci ancor di più tutti quelli che continuano a sostenerli. E poveraccio ancor di più tutto il tennistavolo italiano, nelle mani di profittatori, di pecore e di vigliacchi.

IL TRAMONTO DI NIKOLETA

E chiudiamo con la malinconica notizia dell’addio di Nikoleta Stefanova alle gare. Dopo la grande delusione olimpica, discriminata nel suo tentativo di qualificarsi per Rio de Janeiro con la falsa accusa di non essere giocatrice “a tempo pieno” in una federazione col c.t. “a mezzo servizio”, Niko ha deciso di ritirarsi. Ad aprile compirà 33 anni, potrebbe andare avanti per un altro bel po’, ma è in attesa del terzo figlio e ha preferito smettere. Resto convinto che in un altro ambiente, in una Federazione diversa, con persone diverse, Niko avrebbe potuto continuare, sia pure come mamma di tre bambini, ma in questa Fitet, in questo ambiente, non c’è speranza di poter trovare l’aiuto, tecnico e umano, per sostenere uno sforzo supplementare, come giocatrice e come mamma, per qualche altro traguardo. Non resta che augurarle tanta felicità con la sua famiglia, magari con la prospettiva, quando i suoi piccoli saranno un po’ meno piccoli, di dare una mano al tennistavolo come allenatrice. Ma rimane il disappunto per un addio che completa la fine della squadra che nel 2003 seppe entusiasmare tutta l’Italia, non solo pongistica, con la grande impresa dell’oro a squadre (oltre all’argento e al bronzo nel singolo) delle ragazze azzurre agli Europei. L’anno scorso aveva smesso Laura Negrisoli. Prima ancora se n’era andata dall’Italia Tan Wenling, emigrata in Germania. Tutte e tre deluse da una Federazione che le aveva sfruttate nei momenti belli e abbandonate quando aveva ritenuto che non servissero più, insieme ai tecnici di quel periodo incredibile, Maurizio Errigo che aveva guidato la Nazionale femminile e Massimo Costantini che aveva la responsabilità di tutte le Nazionali, cacciati da vincitori e sostituiti da tanti tecnici che non hanno più ottenuto gli stessi risultati. Ecco, la smerdata colossale del tennistavolo italiano, su tutti i mezzi di informazione, per la mancata occasione data alla Stefanova per Rio 2016, è il succo di tutto quello che è successo negli ultimi anni, la distruzione, da parte di incompetenti, di un patrimonio che tanta gente appassionata aveva contribuito a creare.

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