Come vanno le cose in India

22 Luglio 2010 da Ping Pong Italia · 11 Commenti 

Cari amici pongisti, finalmente torno tra voi dopo una discreta pausa. Non mi decidevo mai di prendere in mano la “penna” e scrivere qualcosa; non sembra, ma la lontananza dal pingpong casareccio ha rallentato la mia spinta di divulgare e rendervi partecipi di tante circostanze che il nostro sport ci offre. L’occasione quindi, molto gradita, si è presentata grazie ad alcune domande poste a margine di un commento da “about blank”.

Beh avete letto delle imprese di Sharath Kamal ai recenti tornei, quello in USA e in Egitto. Proprio oggi ho rilasciato un’intervista a Indian Express e stavo appunto sottolineando come i risultati di Sharath non sono altro che la punta di un iceberg dove al di sotto del quale ci sono tanti altri giocatori che stanno progredendo in classifica mondiale grazie in risultati internazionali. Ma questo gigantesco movimento indiano non si ferma ai senior, ha fatto bene “about blank” a ricordare dei due qualificati per gli YOG e, la notizia forse più bella, è arrivata oggi: a Bangkok i nostri junior hanno conquistato il posto ai mondiali di Bratislava finendo tra le prime 4 nazioni d’Asia, Sathyian, Ghosh e Harmeet hanno infatti battuto i fortissimi nord coreani e domani giocano la semifinale contro la Cina che ha già annunciato di temere i nostri giovani indiani. Insomma risultati confortanti che danno sostegno al lavoro davvero duro ed impegnativo, se vi ho trascurati nell’ultimo anno e mezzo, è proprio per questo motivo.

La cosa che mi fa piacere è che il blog, nonostante le pause di riflessione, continua ad avere il suo pubblico di affezionati e di curiosi mantenendolo vivo e vegeto perciò è mio dovere ringraziare tutti. In aggiunta, ultimamente mi è stata segnalata una discussione sul forum di tennis-tavolo.com che riguardava i risultati di Sharath ed il lavoro che sto compiendo con questo campione di razza. Anche in questo caso devo menzionare coloro i quali auspicano un mio rientro in Italia, grazie er la solidarietà.
Ho letto cose molto sensate, logiche. Mi ha colpito un commento nel quale, a ragione, si evidenziava uno dei difetti di Sharath su cui sto e stiamo lavorando. Complimenti un ottimo osservatore. Ci sono stati altri commenti e qualche sparata che, affermati senza conoscere le situazioni, faccio fatica a comprendere ma certamente non faccio nessuna fatica a rispettare.

Nel precedente post sui mondiali di Mosca, il Drago Rosso ha indicato brevemente quelle che sono le difficoltà che ho incontrato in questi 17 mesi, ma a me piace elencare anche le condizioni favorevoli in cui mi trovo, ad esempio la disponibilità degli atleti a recepire i suggerimenti, poi, che riescano ad adottarli o meno, è un discorso che rientra nella sfera delle abilità individuali. È facile lavorare in un ambiente dove il rispetto altrui è fondamentale, dove la disciplina viene prima di tutto, dove la storia determina il presente ed il presente è il momento in cui investire nel futuro. Tanto per darvi un’idea, in India non mi chiamano Massimo o Mr. o Costantini e nemmeno Max, in India mi chimano Sir, dal più giovane al più anziano, perfino gli alti dirigenti della Federazione o del Governo.

La premessa appena fatta vi aiuta a vedere meglio il quadro della situazione. I risultati di Sharath, storici per lui e per l’India, sono frutto di diversi aspetti: tecnico, tattico, intesa e ritrovata fiducia.

TECNICO

Effettivamente nell’arco di un anno ho lavorato troppo poco a causa dei suoi impegni in Spagna, non potendo agire sulla tecnica ho solo pensato a conoscere il giocatore a farmi conoscere da lui. Non appena ha concluso il campionato spagnolo e si è unito stabilmente alla squadra abbiamo iniziato a lavorare sul serio. Per prima cosa ho dovuto fargli capire che i colpi andavano giocati con diverso impatto sulla palla; bravo è stato lui a provare le mie indicazioni e vedere che la cosa funzionava. Ritrovare il senso del colpo ha dato modo a Sharath di giocare con più disinvoltura e sicurezza. Abbiamo poi analizzato con il supporto video quale poteva essere la carenza maggiore, è risultato che nonostante un ottimo servizio la terza palla non venire sfruttata a dovere, quindi ci siamo messi al cesto e abbiamo lavorato sull’automatismo cosidetto “in/out”, un azione che ti fa gestire la palla corta e conseguentemente la palla lunga. A questo punto mancava il completamento del suo gioco. È vero, deve legare i colpi, la causa è la disabitudine a pensare di giocare scambi lunghi. Ma, a parte questo aspetto, avevo notato in questo ultimo anno che tutti gli opinionisti, colleghi e giocatori, indicavano in Sharath un giocatore di assoluta potenza. Paradossalmente questa etichetta lo ha distolto dall’obiettivo che ogni giocatore dovrebbe avere: costruire lo scambio, lavorare la palla, creare le occasioni di gioco. Ecco cosa mancava, la base di tutti gli stili. Una volta fatta brillare la scintilla di impostare il gioco in un determinato modo ecco che il gioatore si è completato in men che non si dica. Per dimostrare ciò che affermo è importante seguire il prossimo paragrafo, quello sulla tattica.

TATTICA

Non appena abbiamo completato il lavoro tecnico siamo passati sul campo pratico e uno dietro l’altro i risultati sono arrivati, dalla semifinale al Pro Tour Indiano alla vittoria degli US Open fino al coronamento finale del Pro Tour di Egitto. Abbiamo pianificato in ogni dettaglio ogni incontro, con Sharath bisogna essere brevi e concisi, è un ragazzo intelligente e sa dove vuole arrivare. La parola d’ordine è sempre stata prendere l’iniziativa per primi senza tentativi di fare dei palleggi lunghi di sorpresa che ormai non sorprendono più nessuno, quindi una e unica sola risposta: corta. Giusto occasionalmente un flip di rovescio. Vedete, la forza di una strategia associata alla giusta tattica è data dal fatto che un avversario non si potrà mai abituare ad una determinata tendenza di giocare. Riprendendo il discorso della risposta, abbiamo anche pensato a come gestire l’eventuale errore, se di errore si può parlare, ossia che la risposta non sia corta ma lunga. La contromossa è bloccare senza rischiare con il rovescio ed essere attivi nel colpo di diritto. Ma la vera sorpresa degli avversari è stata quella di vedersi arrivare anche palle lente con rotazione anche giocate sul diritto. Da Sharath tutti si aspettano la bomba e oggi lui la gioca solo quando la situazione è più favorevole. Un piccolo aggiustamento per un grandissimo passo avanti.

INTESA

Questo aspetto è il più gratificante per un allenatore ed un ottimo mezzo per far sentire al sicuro e protetto il proprio giocatore. Non tutti in campo reagiscono allo stesso modo, ci sono quelli che non ti guardano nemmeno e quelli che aspettano che gli dai il suggerimento della vita. L’intesa perfetta è quando il tuo giocatore esegue la stessa idea di gioco che tu hai dalla panchina e, l’incrociarsi degli sguardi, ne sancisce la bontà dell’azione in precedenza studiata a tavolino. Con Sharath sta avvenendo esattamente ciò: riesco quasi ad anticipare il colpo che di lì ad un attimo lui eseguirà. Ecco il perché della gioia reciproca a fine gara, gli abbracci ed i gesti di gratitudine. Pura intesa.

FIDUCIA

L’esperienza che Sharath ha maturito in Europa giocando il campionato spagnolo gli ha dato modo di conoscere come funzionano le cose in Europa, la frequenza delle partite, la necessità di essere sempre ai massimi livelli ogni sabato, la frustrazione di non poter lavorare sulla tecnica ma solo su certi aspetti del gioco, a casua del limitato tempo a disposizione per gli allenamenti. Purtroppo il periodo precedente ai mondiali Sharath ha giocato il ruolo di sparring partner con i suoi compagni di squadra. L’impossibilità di disputare i playoff e l’impossibilità di unirsi alla squadra in Cina, lo hanno fatto sentire troppo solo e abbandonato. Ogni giocatore, nessuno escluso, ha bisogno di un allenatore. Pertanto è arrivato a Mosca senza la giusta motivazione, tutti noi pensavamo che Sharath in qualche modo ci potesse dare una mano determinante ma non è stato così. Certo abbiamo sciupato la possibilità di salire in prima divisione ma si sono comunque aperti altri scenari positivi per la squadra, il fatto di aver utilizzato un giocatore come Amalraj che ha giocato 7 partite vincendole tutte facendolo progredire, anche con altri risultati, di cento posizioni in pochi mesi in una fascia quella dei 200-300 difficile da sfondare.
Tornando a Sharath, la priorità, oltre quella tecnica, era di ritrovare la fiducia dei suoi mezzi. Merito suo e della sua umile disponibilità a seguirti in tutto e per tutto.

Il prossimo futuro è tutto rivolto alla preparazione finale ai Commonwealth Games (Delhi 3-14 Ottobre). I risultati danno molta fiducia a tutti i componenti e tutti credono di poter fare del loro meglio, io non chiedo di più.

Successivamente ci saranno gli Asian Games (Guangzhou 12-29 Novembre) dopo di che il 30 Novembre il mio contratto scadrà. Cosa accadrà dopo, non si sa. In India in questo momento c’è molta euforia e fiducia sul mio operato. La possibilità di rinnovare il mio contratto non è in mano della Federazione ma del Governo, la Federazione può solo raccomandare un determinato nome ma la decisione è ad un altro livello. Tanti vogliono che ritorni in Italia, altri mi vogliono all’estero. Di sicuro la mia disponibilità a mettermi al serviizio dell’Italia non è in discussione. A questo punto lavorare in Italia sarebbe un sogno, magari, ogni tanto, concentrandosi bene, chiudendo gli occhi, i sogni si avverano.

Buona vacanze.

Vi abbraccio tutti

I Mondiali di Mosca

14 Luglio 2010 da Ping Pong Italia · 13 Commenti 

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