I Mondiali a squadre a Shah Alam in Malesia

14 Marzo 2016 da Ping Pong Italia · 21 Commenti 

del Drago Rosso

I Mondiali a squadre sono davvero diventati la gara più stupida e scontata che ci possa essere. In Malesia se ne è avuta l’ennesima riprova, con match brutti dal punto di vista spettacolare e banali da quello del risultato. Tra l’altro, quello che gli appassionati hanno potuto vedere grazie alla Ittv, sul sito della Federazione internazionale, è solo la minima parte, relativa strettamente alle partite, di ciò che è accaduto. Conoscerlo nella sua interezza può far capire tante cose, a cominciare dal fatto che la via imboccata dall’Ittf rischia di portare alla distruzione il tennistavolo. Ovviamente, si tratta di cose che non potrete mai leggere sul sito dell’Ittf, né su quelli delle varie Federazioni nazionali, tutte d’accordo a esaltare una gestione fallimentare. Andrò comunque con ordine per cercare di spiegare tutto. Prima, però, devo rivolgere un ulteriore saluto al bell’addormentato nel bosco, quel Di Folco che sul forum di Giorno continua a compiere prodezze dialettiche, una delle quali, ancora una volta, produce sensazioni negative sul futuro di Costantini.

DIMENTICARE MAX

In una discussione sulla Nazionale azzurra, qualcuno si è chiesto, giustamente, come mai ex giocatori come Costantini e Mondello non siano tenuti in considerazione per i ruoli di tecnici dell’Italia. Di Folco, che ha aspettato ben sei anni per accorgersi che nel Consiglio nazionale della Fitet i consiglieri non contano una mazza e che fa tutto il presidente, per poi fare il bel gesto di dimettersi e riscoprirsi feroce critico di decisioni prese proprio nei sei anni in cui lui è stato in Consiglio (di qui l’onorificenza di “bell’addormentato”), è intervenuto per esprimere un parere, ma col tono di chi la sa lunga. E ha detto che per Mondello sicuramente ci sarà un futuro nei ruoli tecnici della Nazionale. E per Costantini? Chi aveva introdotto l’argomento aveva parlato di Mondello e Costantini, perché Di Folco si limita a dare un’indicazione solo per Mondello? Avrebbe potuto anche dire che non aveva informazioni su Costantini, qualsiasi cosa. Invece, nemmeno una parola. Costantini per Di Folco non esiste, così come non esiste per Sciannimanico. Il bello è che Di Folco si presenta come futuro protagonista di almeno una cordata che punta a vincere le elezioni federali, quindi il suo silenzio ha un significato ancora più profondo. Beh, possiamo star certi che Costantini dovrà rimanere ancora a lungo lontano dall’Italia. A Di Folco, ma soprattutto ai cosiddetti portatori di “nuove idee” nella gestione della Federazione e del settore tecnico (e non mi riferisco certo a Vermiglio, che su questo punto è sempre stato molto chiaro), possiamo solo fare i complimenti per l’annuncio di una “nuova fase” nella quale, come al solito, trionferà l’ostracismo, frutto di invidia e meschinità, verso un tecnico ammirato e stimato in tutto il mondo tranne che in Italia. Applausi a Di Folco.

MA QUALE KUALA LUMPUR

Torniamo quindi all’argomento principale, i Mondiali di Kuala Lumpur. Ma cominciamo subito a mettere in evidenza le grandi cazzate dell’Ittf. I Mondiali dovevano svolgersi a Kuala Lumpur, ma non è stato così. Si sono svolti a Shah Alam, città a 30 chilometri da Kuala Lumpur, capitale del Selangor, stato-provincia della Malesia. Gli organizzatori hanno dovuto spostarli perché il palazzetto dello sport, quello dei Mondiali a squadre del 2000, quello in cui l’Italia conquistò il bronzo, non era più disponibile, bisognava ammodernarlo in vista dei Giochi del Sud-Est asiatico (una specie di Giochi del Mediterraneo, quindi una cacata maestosa). Perciò, il Governo malese ha mandato affanculo la locale Federazione tennistavolo dicendo che non gliene poteva fregare di meno di questo “ping pong” e privilegiando l’altra manifestazione, anche se questa coinvolge solo il Sud-Est asiatico invece che tutto il mondo. Capite quindi quale considerazione ha il tennistavolo? La Malesia prepara i Mondiali e all’ultimo momento viene “sfrattata”. Bella figura di merda per il tennistavolo. Ovviamente, l’Ittf ha continuato a dire che i Mondiali si disputavano a Kuala Lumpur! Così, in poco tempo si è stati costretti a cambiare tutto: palazzetto dello sport a Shah Alam, alberghi per delegazioni, arbitri, stampa e così via, tutto spostato da Kuala Lumpur a Shah Alam, un casino inenarrabile.

MA CHE FREDDO FA

Il peggio è che il nuovo palazzetto non era grande abbastanza per metterci tutti i tavoli, come era stato annunciato invece per quello originario, così hanno “rimediato” con due tendoni a 100 metri del palazzetto, dove sono state piazzate altre due sale di gioco e altre due di riscaldamento. Il problema è che, col clima equatoriale della Malesia, i tendoni si sarebbero trasformati in autentici forni, quindi è stato necessario provvedere con potenti macchinari per l’aria condizionata, così potenti che nelle due sale c’era un rumore incredibile e continuo dovuto proprio a alle macchine che non potevano smettere un attimo di pompare aria fredda. L’ulteriore problema è stata l’incapacità degli organizzatori di regolare la temperatura in queste due sale, un freddo incredibile, fuori 35 gradi, dentro bisognava stare con i maglioni. Ancor più paradossale il fatto che, le due sale, pur essendo comunicanti, avevano temperature differenti, una meno fredda, l’altra più fredda, ma comunque fredde. A tutto questo si aggiungono altre due cose che davano fastidio. Lo spazio in cui sono stati messi questi tendoni era riservato a una specie di mercato del fine settimana, con centinaia di bancarelle che sono rimaste comunque lì attorno e addirittura con un piccolo palcoscenico sul quale si esibivano gruppi musicali e dj, tanto che all’interno dei tendoni, dove si giocavano le partite, c’era l’accompagnamento (nei fine settimana) di musica ad alto volume. Infine, a Shah Alam per tutto il periodo dei Mondiali si sono scatenati acquazzoni ogni giorno dalle 5 alle 7 del pomeriggio, con precisione svizzera. Il problema è che all’interno cominciava a gocciolare, sia per la condensa, sia perché c’era qualche buco nei tendoni, tanto che bisognava mettere i secchi per raccogliere l’acqua. Un macello. Il giorno in cui l’Italia maschile ha giocato con la Germania, non si riusciva a trovare un’area di gioco asciutta. Italiani e tedeschi si sono messi a cercarne una testando il pavimento, saltandoci sopra e vedendo se non si spostava. Ne hanno trovata una in fondo alla sala, l’incontro è cominciato con mezzora di ritardo. A tutto questo bisogna aggiungere l’altra vergogna dei bagni. Ovviamente, non potevano essercene nei tendoni. Ne hanno piazzati alcuni fuori, di quelli provvisori. Quando si sono accorti che erano pochi, perché dovevano servire a tutti, anche agli spettatori, ne hanno aggiunti altri 6 “solo per i giocatori”. Uno squallore senza fine. E infine, come ci si doveva aspettare, ecco le palline che prendono traiettorie inaspettate perché “spinte” dai getti di aria condizionata. Il peggio è che questo non si è verificato solo nei tendoni, ma anche nel palazzetto, dove non si è riusciti a regolare nemmeno lì il getto d’aria, col risultato che su molti tavoli i giocatori impazzivano e le loro proteste a nulla valevano perché gli arbitri allargavano le braccia e dicevano di non poterci far niente.

L’IMBROGLIO DEL PALAZZETTO PIENO

Ripeto, sono tutte cose che non si vedono dall’esterno, quindi l’Ittf e gli organizzatori locali pensano di avere l’impunità. C’è però un altro aspetto che può testimoniare il fallimento di una manifestazione ed è l’afflusso del pubblico. Qui non si può bluffare perché nelle immagini televisive si nota se un palazzetto è pieno o vuoto. Quello di Shah Alam, infatti, è stato desolatamente vuoto per quasi tutti i Mondiali, a parte un 200 spettatori per la gara della Malesia, inserita in Prima divisione solo perché giocava in casa. Ce ne sono stati un migliaio, in un palazzetto da 13.000 posti, nel terzultimo e penultimo giorno, ma dove l’Ittf ancora una volta ha superato se stessa è stato il giorno delle finali. In quel giorno il palazzetto era quasi pieno, circa 8000 spettatori, ma qui c’è stato il grande imbroglio. Se qualcuno ha visto sul sito dell’Ittf le finali avrà notato sia il palazzetto pieno, sia la stranezza dei tifosi cinesi (erano circa 6000), tutti con magliette bianche o rosse, nessun altro colore. La verità è che quei 6000 spettatori erano gli impiegati cinesi dell’azienda Perfect, malese ma anche con capitali cinesi, sponsor principale dei Mondiali, ai quali dava il nome. Tutti quei cinesi sono emigrati o figli di emigrati, tant’è vero che in Malesia circa il 25 per cento della popolazione è cinese. Inoltre, il proprietario della Perfect ha fatto preparare le magliette dei due colori per ottenere un effetti visivo particolare. Se guardate le mie foto o quelle sul sito dell’Ittf potete accorgervi che i tifosi cinesi sono piazzati scientificamente nei posti in modo da formare giganteschi caratteri, in cinese e in inglese, col nome dell’azienda, Perfect (lo si vede in inglese nella fila più in basso), e con un incitamento (solo in cinese) per i giocatori. Capito il trucchetto? Tutti quegli spettatori erano falsi. Quelli veri erano circa un migliaio, tutti nella tribuna dalla parte opposta. Ovviamente, si potrebbe obbiettare che qualche cinese non impiegato della Perfect è andato a vedere la finale o qualcuno degli impiegati della Perfect ci sarebbe andato comunque. E’ vero, ma il punto è che non c’erano tifosi cinesi vestiti normalmente o in altri posti del palazzetto, c’erano solo gli impiegati della Perfect. Inoltre, nei giorni precedenti, anche nelle semifinali, i tifosi cinesi erano poche decine, segno che di questi Mondiali non fregava una mazza a nessuno. Ma l’Ittf se ne viene fuori col grande imbroglio del palazzetto pieno! In un’altra mia foto potete constatare che è vuoto, foto prese nei giorni dei quarti di finale e delle semifinali. Ancor più squallido che l’Ittf se ne venga fuori col dato dei 178 milioni di spettatori televisivi, tutti in Cina ovviamente e in netto calo rispetto al passato (ma questo l’Ittf non lo dice). Che Eurosport non trasmetta quasi più il tennistavolo non sembra interessare l’Ittf. Che, dopo i Mondiali, se ne viene fuori di nuovo con l’ipotesi di ridurre il numero delle squadre. In un comunicato è stato annunciato che ad Halmstadt (Svezia) nel 2018 le squadre non potranno essere più di 72, ma che si stanno studiando ulteriori riduzioni. La verità è che si vogliono ridurre al minimo le squadre perché gli organizzatori non hanno più soldi da spendere e si trova la scusa dei problemi di gigantismo. Ma tutti i problemi che ho segnalato non dipendono dal numero delle squadre, bensì dalla cattiva organizzazione. Per l’Ittf l’ideale sarebbe un Mondiale con sole 24 squadre, ma anche in quel caso state sicuri che combinerebbero un mare di casini. Sempre più ridicoli, sempre più devastanti per il tennistavolo.

ARBITRI

Un paio di cose sugli arbitri. Non è stato fatto notare dall’Ittf, ma c’è stata una grande novità nelle semifinali e nelle finali: gli arbitri erano 3 e non più 2. Purtroppo, nella presentazione, ne venivano annunciati solo due, così gli stessi spettatori non hanno capito bene cosa stesse avvenendo, magari pensavano che uno si fosse sentito male. L’alternanza si svolgeva in questo modo: il primo arbitro dell’incontro inaugurale andava via, quello che aveva svolto il ruolo di secondo passava a quello principale, il terzo entrava e andava a svolgere i compiti da secondo; e così via a ogni incontro. Il settore tecnico e arbitrale dell’Ittf ha spiegato questa novità con l’esigenza di avere arbitri mentalmente più freschi e riposati, evitando, vista la tensione della gara, uno stress ulteriore dopo magari una partita tesa. Secondo me, l’idea non è male, anche perché in questo modo si evita che un arbitro, magari protagonista di contestazioni, giuste o no, da parte di un giocatore o di un allenatore, si ritrovi subito dopo in un’altra situazione di stress o che possa essere condizionato, in positivo o in negativo, dal timore di intervenire nuovamente contro la stessa squadra. In questo modo si può anche stemperare qualche tensione. A questo proposito, c’è da notare il ritorno di Paola Bongelli a gare di rilievo, dopo un’assenza non breve. Come si ricorderà, la Bongelli, italiana ma ora registrata come austriaca, era stata ferocemente contestata dai cinesi per le sue decisioni nella finale olimpica di singolo femminile a Londra 2012, quando tolse un punto su servizio a Ding Ning e immediatamente dopo diede alla stessa Ding Ning un punto di penalizzazione. Già ho fatto notare che entrambe le decisioni erano sbagliate e, soprattutto, che in quel modo una finale olimpica era stata rovinata per eccesso di pignoleria con l’unico risultato di una brutta figura galattica per il tennistavolo proprio nell’occasione più importante. Dopo quella disavventura, la Bongelli era stata messa da parte. Ora è stata ripescata, ma pare che il suo modo di vedere le cose non sia cambiato. In una partita della Cina maschile è stata capace di chiamare un servizio a Fan Zhendong che le dava le spalle, quindi intervenendo senza poter vedere bene cosa era successo, invece di lasciare la decisione al secondo arbitro, che era nella posizione ideale per giudicare se il servizio di Fan Zhendong fosse corretto, e infatti il secondo arbitro lo aveva giudicato corretto. Al di là del singolo episodio, quello che fa discutere è la decisione della direzione arbitrale di assegnare nuovamente alla Bongelli un incontro della Cina, quasi a voler dire che gli arbitri sono al di sopra di tutto e fanno quello che vogliono: “Ci avete imposto la sospensione della Bongelli? Adesso riprendiamo da dove aveva smesso, con la Cina”. Insomma, un vero atto di arroganza, come è solito nel mondo degli arbitri, ma soprattutto nel mondo dei dirigenti arbitrali, perché arbitri bravi ce ne sono tantissimi, che non usano il loro potere per mettersi in mostra o “vendicarsi” di qualche giocatore che sta loro sulle palle. A maggior ragione, considerato il livello molto alto di tanti arbitri, non si capisce perché tanti dei migliori siano stati relegati a incontri di scarsa importanza, quasi non avessero “raccomandazioni” eccellenti, mentre alla Bongelli sono stati assegnati molti incontri di rilievo, sempre nella sala principale e mai nei “tendoni da circo”. Non resta che sperare in un ricambio dei dirigenti arbitrali, altrimenti vedremo ancora tante nefandezze fuori dei tavoli.

IL NEMICO NUMERO 1

Altra questione di non primaria importanza, ma che dà qualche indicazione precisa sul modo di pensare dei dirigenti Ittf, è la difficoltà sempre più marcata di fare fotografie belle. Ormai, per i fotografi è un percorso a ostacoli, sembra proprio che l’Ittf abbia scoperto che siano loro il nemico pubblico numero 1 del tennistavolo. Pochi spettatori? Colpa dei fotografi. Eurosport non trasmette più il tennistavolo? Colpa dei fotografi. La tesi dell’Ittf è che le immagini televisive vengano “sporcate” dalla presenza dei fotografi attorno al tavolo, perciò si limitano all’inverosimile gli spazi per loro fino ad arrivare ad assurdità estreme. Naturalmente le limitazioni non valgono per i fotografi dell’Ittf e di poche agenzie, con la scusa che se un giornale vuole le foto può prenderle dalle agenzie. Il punto è che, oltre a dover pagarle, le agenzie, un giornale non ha più libertà di scelta, né di affidare a un fotografo di sua fiducia il compito di fare quelle che gli pare, anche come temi da scegliere. Avete mai visto sul sito dell’Ittf o nelle foto di agenzie i vuoti delle tribune? Per far capire ancora meglio ciò che voglio dire, ho scattato una foto rispettando i limiti imposti dall’Ittf ai normali fotografi: posizione, uso di seggiolino portatile non superiore a una certa altezza e via così. Ecco la foto che ne è venuta fuori. Non è uno scherzo, è proprio quello che si poteva vedere dalla posizione “autorizzata” per i fotografi “normali”. Il paradosso più grande, però, è stato un comunicato dell’ufficio stampa dell’Ittf, in cui si comunicava ai fotografi che, dopo aver constatato la situazione sul campo di gara, la tv Astro, detentrice dei diritti come Tv ufficiale dei Mondiali, aveva deciso di cambiare le posizioni dei fotografi. Quindi, in un documento ufficiale dell’Ittf, per la prima volta si dice che a decidere le posizioni dei fotografi e quant’altro non è l’Ittf, ma la Tv che detiene i diritti dei Mondiali. Insomma, l’Ittf si consegna mani e piedi alla Tv ricevendone in cambio cosa? Un beneamato cazzo!!! La scusa delle immagini “sporcate” dalla presenza di gente sul campo di gara non ha alcun senso. Intanto, perché più del 90 per cento delle immagini è ristretto al tavolo da gioco e area di competenza, quindi si vedono i giocatori e di straforo gli arbitri, niente altro. Poi, perché i dintorni del tavolo si notano solo nei replay (e che cazzo di fastidio può fare la presenza di qualche fotografo in più in quelle immagini) e comunque un bel po’ di gente c’è in ogni caso, fra operatori Tv, più ingombranti dei fotografi con le loro grandi telecamere, fotografi dell’Ittf e delle agenzie, più il personale dell’Ittf, fra competition manager e roba varia. E alla fine di tutto, dopo essersi appecoronati di fronte alle richieste insensate della Tv, non si ottiene nemmeno il risultato di avere le gare sulle Tv europee e occidentali in genere: giusto un po’ in Malesia (ma solo perché è il Paese ospitante), in Cina e in Giappone. Certo, in questo caso il mio interesse è anche personale, ma vi invito a confrontare le foto che ho sempre fatto quando ne ho avuto la possibilità e quelle che appaiono sul sito dell’Ittf e qui e là nei siti dei giornali, dopodiché potete pure dire che fanno bene l’Ittf e le Tv a impedire (a me e a tanti altri bravissimi fotografi, i migliori sono i giapponesi) di fare le foto che voglio io e non quelle che vogliono loro. Oppure pensare che ognuno di voi ha il diritto di scegliere e di decidere quale sia la foto migliore. Intanto, in questo articolo non ci sono foto di gioco perché non ho potuto farle e, quando magnanimamente me n’è stata concessa la possibilità, ero così rotto di coglioni che ho mandato affanculo l’Ittf.

CHE PALLE!

Il titolino di questo paragrafo potrebbe tranquillamente riferirsi alla noia per Mondiali senza più interesse, ma nello stesso tempo va bene per la questione delle palline di plastica. Brevemente l’antefatto: l’Ittf sostiene che la celluloide è pericolosa perché infiammabile, si rischia nei trasporti di palline, in treno o in aereo, quindi si passa alla plastica. Commento: avete mai sentito notizie di incendi sviluppatisi a causa di combustione di palline di celluloide? La storia dell’infiammabilità valeva per le pellicole cinematografiche (e lì si che il pericolo esisteva), tant’è che, prima ancora di passare al digitale, la celluloide era stata sostituita, sin dal 1954, dal triacetato di cellulosa e poi dal poliestere. Per quanto riguarda il tennistavolo, invece, è solo una gigantesca bufala per favorire le aziende del tennistavolo, ormai lo hanno capito tutti. Le conseguenze però le pagano i giocatori. A questi Mondiali si è avuta l’ulteriore conferma che i danni sono sia tecnici che fisici. La pallina gira molto di meno, c’è bisogno di una spinta maggiore, ovviamente non si può dosare la forza che si mette nel colpo quando si deve tirare al massimo e il corpo è sottoposto a uno stress sempre più grande. Quindi, difensori sempre più in difficoltà, variazioni di effetti e di stile che vanno scomparendo, giocatori con infortuni sempre più seri a spalle e schiena. Tutti protestano, ma inutilmente. Complimentoni all’Ittf!

ADDIO THRILLING

La questione delle palle di plastica si riconnette a quella dei cambiamenti partiti nel 2000 con la pallina da 40 millimetri, proseguiti con il set a 11 dal 2001 e poi con nuove regole che, nelle intenzioni dell’Ittf avevano un solo scopo: distruggere il dominio dei cinesi. Hanno ottenuto un solo risultato: la distruzione di tutti tranne che dei cinesi, quindi la distruzione del tennistavolo. Non a caso, l’ultima vera emozione dei Mondiali a squadre (diventati la gara più stupida, come ho ricordato all’inizio) si ebbe nel 2001, nella semifinale fra Cina e Sud Corea. Sul 2-2, Kim Taek Soo ebbe 7 matchball contro Liu Guozheng, 3 nel secondo set e 4 nel terzo, prima che Liu Guozheng chiudesse sul 25-23. Da allora, la gara a squadre è stata solo una marcia trionfale per la Cina (a parte la sconfitta delle donne con Singapore nel 2010, ma quella era Cina A contro Cina B, tutte cinesi), con appena un paio di match individuali emozionanti, come quello fra Wang Liqin e Boll in semifinale a Brema nel 2006, ma senza che mai la Cina come squadra rischiasse di perdere. E’ solo una coincidenza che ciò sia avvenuto dopo l’introduzione delle nuove regole? Per me ne è solo la logica conseguenza. E adesso l’Ittf non sa più che fare, visto che dall’Europa, ma ormai anche da Sud Corea e Giappone, gli unici Paesi che davano ancora segnali di vita, non arrivano nuovi giocatori. La situazione è davvero tragica se si pensa che l’Inghilterra ha conquistato il bronzo con un giocatore e mezzo! Già, perché se Pitchford merita di essere considerato come un potenziale futuro campione d’Europa, non altrettanto bene si può dire di Drinkhall, rozzo tecnicamente anche se capace di buoni risultati quando il gioco è meno raffinato, lasciando da parte Walker che ha tanta buona volontà ma limiti evidenti. Ma cerchiamo di analizzare meglio la situazione complessiva.

INGHILTERRA: SIAMO RIMASTI IN TRE

Come nella divertente canzone di un musical italiano del 1960, “Rinaldo in campo”, in cui si parla di tre briganti che “sono rimasti in tre” (con l’aggiunta di tre somari), lo stesso si può dire dell’Inghilterra, che si presenta con soli tre giocatori, quelli citati, e addirittura con il tecnico Alan Cooke, 50 anni, iscritto anche lui come giocatore nel caso ce ne fosse stato bisogno per infortuni o altri accidenti vari. Con tutto il rispetto per l’Inghilterra, ma vi pare una cosa seria per i Mondiali che una nazione con la storia e le tradizioni dell’Inghilterra nel tennistavolo si riduca così? Non sono riusciti a trovare nemmeno un altro giocatore degno sia pure di fare la riserva. E sono arrivati in semifinale, ulteriore segnale di quanto siano caduti in basso i Mondiali. Piccola parentesi: magari qualcuno può dire che anche nel 2000, con l’Italia in semifinale ci fosse un abbassamento del livello tecnico. Che non fosse il massimo è vero, ma comunque Yang Min e Mondello (con Piacentini e Giardina un po’ dietro) garantivano un livello alto. Inoltre, in quel caso l’Italia fu una sorpresa, ma il livello tecnico generale non ne fu inficiato perché quella sorpresa fu legata molto a una formula stramba che consentiva alla vincente del girone di andare direttamente ai quarti di finale e provocava molti sconquassi nel quadro generale, tanto che l’Italia si ritrovò nei quarti l’Olanda di Heister e Keen, con un terzo giocatore praticamente nullo, e le bastò vincere quell’incontro, da favorita, per conquistare il bronzo. Adesso, invece, il vantaggio dell’Inghilterra non è dovuto a formule strane, ma al caso, perché si ritrova nel girone della Germania, che gioca senza Ovtcharov e con Boll ammalato, e supera proprio i tedeschi per assicurarsi il passaggio al turno successivo, dopo essere stata battuta da Svezia e Francia. E proprio contro la Francia, che si ritrova di fronte nei quarti di finale, l’Inghilterra dimostra di meritarsi il podio, affievolendo così la sensazione di Mondiali fortunati. In ogni caso, il quadro tecnico non cambia. Pitchford, che aveva suscitato in me una favorevole impressione tecnica sin da quando era un ragazzino, ma con qualche dubbio sulla sua tenuta fisica e sulla sua evoluzione nel gioco, ha dimostrato progressi notevoli, una tecnica di alto livello e un bel gioco. L’unico limite, almeno in questo momento, è la tenuta mentale quando si arriva agli scontri con i più forti, ma questo secondo me è dovuto più a una scarsa abitudine a questi confronti che a una sua incapacità a reggere dal punto di vista nervoso. Gli serve più esperienza in “battaglie” con i primi della classifica mondiale e poi potrebbe davvero fare un ulteriore salto di qualità. Drinkhall, invece, non mi ha mai impressionato, l’ho sempre giudicato scarso tecnicamente e tuttora la penso così. Ai Mondiali ha ottenuto qualche buon risultato perché è un combattente, ma appena si trova davanti uno bravo tecnicamente mostra tutti i suoi limiti (due volte 0-3 con Gauzy, 0-3 con Mizutani, 0-3 e 1-3 con i due svedesi Karlsson). Il terzo, Walker, è niente di speciale, anche se si ritrova con una vittoria sul tedesco Franziska, dovuta soprattutto al fatto che Franziska è una pippa, anche se i soliti incompetenti lo hanno descritto come uno bravo, ma sulle seconde linee tedesche torno dopo per farmi quattro risate. In definitiva, all’Inghilterra è andata bene, ma nessuna indicazione positiva per il futuro a eccezione di Pitchford.

I SOLITI VECCHIETTI

Oltre a Pitchford, non è che ci siano molte altre piacevoli novità. Il bielorusso Khanin, che mi era piaciuto nel 2014 e 2015, mostra segni di stasi tecnica, mi auguro che sia solo un momento e che si riprenda. Il polacco Dyjas prometteva molto di più di quello che sta facendo vedere. Anche Gauzy non ha fatto il salto di qualità che mi aspettavo. Una impressione migliore mi hanno fatto in questi Mondiali gli svedese Karlsson, Mattias e Kristian, ma stiamo sempre su livelli medio-alti, non di eccellenza assoluta. Il guaio è che non si vedono giovani interessanti nemmeno nelle nazioni asiatiche. La Corea del Sud sta precipitando in una crisi preoccupante, sia con gli uomini che con le donne. Fra gli uomini, Jung Youngsik, sia pure col suo rovescio formidabile, sta tradendo le attese. Alla fine, l’unica certezza per i sudcoreani resta Joo Seehyuk, che però non può più garantire (per l’età e per la merdosa pallina di plastica) i risultati cui ci aveva abituato. Il Giappone sembra presentare nuovi volti, ma nella realtà si tratta di giocatori limitati. A parte il fatto che si sta dimostrando che i presunti “nuovi prodigi” come Niwa e i Matsudaira, indicati all’epoca come tali dagli “esperti” dell’Ittf, sono semplicemente giocatori di medio livello, come avevo sempre detto io, anche gli ultimi arrivati mostrano limiti evidenti. Da Taipei stesse notizie scoraggianti, non c’era nemmeno Chuan Chih Yuan, da Hong Kong stessa musica, con Tang Peng unico baluardo, ma anche lui è un vecchietto ormai (vinse i campionati nazionali cinesi nel 2002, ben 14 anni fa!), così come lo sono Tie Yana e Jiang Huajun nella squadra femminile di Hong Kong. E anche la Corea del Nord sta lì a battersi, ma più di tanto non può fare. Brutte notizie anche da Singapore, uomini e donne senza nuovi volti e sempre più in basso. Così, va a finire che lo “spettacolo” (lo dico ironicamente, ma senza mancanza di rispetto per gli interessati) è vedere i vecchietti europei ancora in campo. L’assurdo lo si è raggiunto con Schlager, costretto a tornare a giocare perché l’Austria non era in grado di portare altri giocatori ai Mondiali. E poi via con Kreanga, con Primorac schierato da titolare, sia pure come numero 3, nella Croazia. Samsonov rimane al di sopra come livello tecnico, ma anche lui ormai sta raggiungendo evidenti limiti di età. Fra le donne, poi, gioca ancora Ni Xialian col Lussemburgo: ha 53 anni! Insomma, è una situazione ridicola.

DEUTSCHLAND UNTER ALLES

E arriviamo alla Germania. Invece di Deutschland uber alles (la Germania sopra tutti, oppure prima di tutto) bisogna parlare di Germania “sotto” tutti. Bella figura di merda hanno fatto i giovani tedeschi considerati di alto livello. Con Ovtcharov e Boll fuori, ecco che i poverini hanno mostrato tutta la loro debolezza, a dispetto dei tanti incompetenti che li hanno osannati in questi anni. A parte Steger, che non può essere considerato giovane, eccola qua l’accozzaglia di impediti creati dai falegnami e dagli scarpari tedeschi che si spacciano per allenatori. Da vergogna. Tutti i limiti tecnici sono venuti fuori una volta che hanno avuto la responsabilità didover fare risultato. Magari, giocando una partita insieme a Boll e Ovtcharov, contro avversari di medio livello, si sono esaltati in passato e sono stati glorificati, ma quando hanno dovuto fare sul serio hanno mostrato quanto sono scarsi: Mengel, Franziska, Filus. Lo stesso Rosskopf, tecnico della Germania, ha dovuto cazziarli pubblicamente quando ha detto che “se c’è un’occasione devi sfruttarla”, a proposito delle loro brutte figure. Devono solo ringraziare il cielo e gli errori (soprattutto mentali) degli azzurri se sono riusciti a evitare la sconfitta clamorosa con l’Italia. Ma la vera questione è perché giocatori così pieni di difetti e scarsi tecnicamente abbiano una classifica mondiale così alta. Stesso discorso per i giapponesi, con Yoshimura e Oshima chiaramente sopravvalutati. Dovendo restringere il discorso ai minimi termini, faccio un esempio paradossale: diciamo che in tutto il mondo ci siano solo due giocatori di tennistavolo, io e Ma Long. Ovviamente, Ma Long vince tutte le partite, i tornei, i Mondiali e le Olimpiadi ed è numero 1 della classifica mondiale. Io le perdo tutte ma sono numero 2 della classifica mondiale. E allora, se sono numero 2 del mondo vuol forse dire che sono forte, quando invece non sono in grado di buttare la pallina dall’altra parte? Arriviamo così al nocciolo della questione: il vertice della classifica mondiale non equivale necessariamente al massimo livello tecnico. Se sono spariti, poco alla volta, giocatori di alto valore, i numeri 5, 6, 7 e così via, dove è scritto che i nuovi 5, 6, 7 e così via siano dello stesso livello tecnico? La comparazione non è semplice, ma quando la differenza fra i numeri 1 attuali, i cinesi, e i numeri 5 e via dicendo diventa imbarazzante sul campo, al contrario di quanto accadeva prima, con il numero 1 che doveva faticare per battere, e non sempre ci riusciva, il numero 5, allora si ha un quadro più chiaro. Adesso, basta fare tanta attività per salire in classifica, senza che questo comporti automaticamente una crescita del livello tecnico. Così abbiamo i Franziska, i Mengel, gli Oshima e tribù varia che imperversano nelle classifiche, ma sono dei pipponi spaventosi. Ulteriore esempio per intenderci meglio. Vediamo quanti cinesi, quanti giapponesi e quanti tedeschi (uomini e donne) ci sono nell’attuale classifica mondiale. Uomini: 12 cinesi, 31 giapponesi, 25 tedeschi. Donne: 16 cinesi, 31 giapponesi, 25 tedesche. Giappone e Germania hanno il doppio o quasi il triplo di giocatori rispetto alla Cina nella classifica mondiale. Per far risaltare ancora di più questa incredibile situazione, cito anche il numero degli italiani nel ranking: 15 uomini e 12 donne. Quindi, ci sono più italiani che cinesi nella classifica mondiale e le italiane sono solo 4 di meno rispetto alle cinesi! Ma ci rendiamo conto dell’assurdità? Al netto di qualche giocatore che vi compare ancora ma non fa più attività internazionale (ma questo vale anche per qualche cinese) il paragone è improponibile. I cinesi mandano fuori il numero minimo di giocatori, e questo già falsifica le classifiche perché nelle competizioni mancano moltissimi dei più forti, tanto che i meno forti conquistano punti con relativo sforzo; altri mandano i migliori a quasi tutti i tornei e comunque molti altri in giro per il mondo, così che accumulano punti e stanno davanti agli altri. Ma il livello tecnico poco alla volta si è abbassato e il ridicolo comportamento della “nuova” Germania in Malesia, ma anche di tanti altri giocatori in alto nelle classifiche e deludenti sul tavolo, è l’inevitabile conseguenza di tutto questo.

LA CINA E IL CASO ZHANG JIKE

La Cina non ha più avversari, quindi i problemi li ha solo in casa. Per il resto, deve solo fingere di avere paura di avversari ormai inesistenti. E Liu Guoliang ormai chiama i timeout (in certi casi davvero assurdi e completamente inutili) solo per farsi inquadrare dalla Tv e mostrare il suo potere ai telespettatori cinesi. Fra l’altro, vedere la panchina cinese che salta in piedi e applaude all’1-0 del primo set della prima partita della finale maschile contro il Giappone fa davvero venir voglia di dire: ma andate a cacare, siete ridicoli. L’unico aspetto critico riguarda Zhang Jike, che è vistosamente al di sotto della sua condizione migliore. In Malesia è stato utilizzato come terzo nei match importanti ed è apparso in difficoltà anche contro avversari di livello molto più basso. Zhang Jike è lento e negli scambi veloci e potenti, nei quali prima dominava, dopo due-tre colpi si mostra in ritardo, di pochissimo, millimetri e centesimi di secondo, ma in ritardo. Cosa è successo veramente? La verità è che Zhang Jike, dopo tante grandi vittorie (2 titoli mondiali, uno olimpico e 2 Coppe del mondo di singolo, oltre a quelli a squadre et similia) si è convinto di essere così superiore da non dover poi faticare più tanto in allenamento. Non sto scherzando, perché le notizie dall’interno della squadra cinese (e non sono bisbigli di giocatori invidiosi, ma informazioni di prima mano da alcuni allenatori) sono di un progressivo rilassamento di Zhang Jike. Più volte, ha abbandonato gli allenamenti dicendo di essere stanco, ha poi preso impegni mondani sempre più numerosi e infine si è dedicato a un altro sport (se così si può chiamare): il golf. Ripeto che non sto scherzando. Il suo allenatore personale è letteralmente impazzito perché, contrariamente a quel che si crede, la supremazia dei tecnici sui campioni non è più quella di una volta all’interno della squadra cinese. Zhang Jike ha quasi conquistato una sorta di immunità con le sue vittorie, per cui ha visto che può permettersi di snobbare i tecnici. Il punto è che, come Siddharta, protagonista del romanzo di Herman Hesse, Zhang Jike crede che tutto possa continuare a riuscirgli facilmente senza continuare nella disciplina che gli ha permesso di arrivare fin lì e non si accorge che, giorno dopo giorno, non è più lo stesso di prima. La differenza sta in quei millimetri e in quei centesimi di secondo che fanno la differenza. Liu Guoliang e i tecnici cinesi ne stanno discutendo, i dirigenti hanno chiesto più disciplina e lo stesso Zhang Jike ha capito, a prescindere dalla disciplina, che potrebbe perdere l’occasione dell’Olimpiade. In questo momento, l’orientamento dei cinesi è di portare Ma Long (che non sarebbe in discussione nemmeno se Zhang Jike fosse al massimo della forma) e Xu Xin per il singolo a Rio de Janeiro, Zhang Jike come terzo per la gara a squadre e Fan Zhendong come accompagnatore perché, data la sua età, viene considerato troppo giovane per un’Olimpiade e quindi a rischio di problemi dovuti a inesperienza ed emozione. Ovviamente, si sta cercando di recuperare Zhang Jike per il singolo, con spostamento di Xu Xin nella gara a squadre, quindi è ancora tutto in discussione, ma tutto dipende principalmente da Zhang Jike, se si rimette in forma o no.

RIO DE JANEIRO

L’appuntamento olimpico crea tensioni anche nella squadra femminile, con interventi “dall’alto” per sponsorizzare questa o quella giocatrice. Favorite per il singolo sono Ding Ning e Liu Shiwen, con la campionessa di Londra, Li Xiaoxia, spostata nella gara a squadre, ma la situazione è complessa perché proprio Li Xiaoxia non appare in grado di garantire un rendimento adeguato, ormai è la più “vecchia” della squadra, appare stanca e non più in grado di reggere ai massimi livelli. La riprova la si è avuta ai Mondiali dove, paradossalmente, Li Xiaoxia è stata premiata come miglior giocatrice, altra buffonata dell’Ittf dietro la spinta di alcuni dirigenti cinesi che sostengono Li Xiaoxia e hanno premuto perché questo premio fosse assegnato a lei, in modo da costituire una specie di viatico per Rio, ai danni di Zhu Yuling e Chen Meng, nettamente più in forma e comunque più forti di lei. Basta guardare i risultati per capirlo. Ding Ning ha giocato 6 partite, con 18 set vinti e 3 persi, rischiando di essere battuta da Li Jie (difesa cinese dell’Olanda, contro le difese Ding Ning è scarsa), 3-2 e 12-10 al quinto set; Liu Shiwen ha giocato 5 partite, 15 set vinti e uno solo perso, è lei la più in forma di tutte; Zhu Yuling 4 partite e 12 set vinti, nemmeno uno perso; Li Xiaoxia ha giocato più di tutte, 7 partite, ha vinto 21 set e ne ha persi 7, ma soprattutto ha rischiato di subire sconfitte da avversarie nettamente di categoria inferiore: 3-2 con la Pergel (Austria), 3-2 con la Szocs (Romania) rimontando da 1-2, 3-1 con la Eerland (Olanda), 3-2 con la Ishikawa (Giappone, unica avversaria pericolosa, ma nemmeno poi tanto) rimontando da 0-2. Un comportamento assolutamente inadeguato per una cinese, ma a lei è andato il premio come miglior giocatrice, a dimostrazione che già la sola convocazione è importante per i cinesi perché almeno l’oro olimpico a squadre è assicurato e gli ori olimpici, in Cina, contribuiscono a fare classifica fra le diverse Province con gli atleti che le vincono. Insomma, tanti interessi che nemmeno possiamo immaginare, di qui i casini all’interno del tennistavolo per convocare atleti che vinceranno sicuramente quattro ori in totale (8 distribuiti fra 6 atleti se si considera poi la classifica nazionale per Province) e molto probabilmente anche due argenti nel singolo.

ITALIA A MARCIA INDIETRO

Concludo con l’Italia, che ha subito una doppia retrocessione, peraltro annunciata, a dispetto dei grandi proclami lanciati sul sito della Fitet. E’ andata bene che ci sia stata la vittoria con la Russia, per il suicidio dei russi, per il resto non c’erano speranze e così è stato, sia per gli uomini che per le donne. Di positivo ci sono alcune buone prestazioni, a cominciare da quelle di Rech, non utilizzato dall’inizio ma poi sempre in grado di mostrare il suo valore: sfiora la vittoria contro uno scorrettissimo Primorac contro la Croazia, matchball nel quarto set, poi vince con Szocs (Romania), Barabanov (Bielorussia) e infine con il pompatissimo Mengel. E’ un Rech più convinto nei propri mezzi, con più confronti internazionali potrebbe acquisire quella sicurezza che finora gli è mancata. Bobocica è partito bene, ma poi si è perso. Stoyanov è sempre stato a un passo dalla vittoria, ma ha sciupato molto. Mutti ha cominciato come titolare, ha sprecato una grande occasione con Vlasov, 8-3 al quinto set, è finita 8-11, ma è anche vero che dalla panchina gli è arrivata eccessiva pressione e si è innervosito, continuo a pensare che questo modo di guidare i giocatori non sia buono. Si torna in Seconda divisione, anche se c’è la possibilità di ripescaggio grazie alle classifiche mondiali a squadre, ma per gli uomini questa è una ipotesi molto improbabile. Il ripescaggio tramite classifica, invece, è possibile per le donne, retrocesse in Terza categoria. Il paradosso è che, con la Stefanova in squadra, avrebbero lottato per la promozione in Prima divisione, ma il nome di Niko non si può nemmeno pronunciare in questa Federazione. Quello che è certo è che l’indicazione di non convocare la Stefanova non arriva dal c.t. delle donne, Gatti, ma è una linea imposta dalla Federazione e dal responsabile di tutte le Nazionali, Deniso. A quanto mi risulta, quando la Stefanova è stata convocata in Federazione per parlare della sua posizione, c’erano solo Sciannimanico e Deniso all’incontro, non Gatti, che non era stato nemmeno convocato. La Fitet e il responsabile tecnico hanno deciso di puntare sulle giovani, ma è un programma incomprensibile, considerando l’età di Niko, che non è una vecchietta, e le potenzialità dell’Italia con lei in squadra, considerando tra l’altro che se ne avvantaggerebbero anche le più giovani, sia con una promozione in Prima divisione, sia con la possibilità di incontri di più alto livello tecnico. Insomma, a chi conviene questo “suicidio”? E io continuo a riflettere sulle coincidenze sospette: perché Niko è diventata improponibile per la Nazionale solo dopo che ha lasciato Castel Goffredo? Infine, Niko potrebbe ancora puntare a Rio, ma così ne resta fuori, della famosa serie “tagliarsi le palle per far dispetto alla moglie”. Per l’Olimpiade non resta che sperare in Bobocica e Stoyanov, anche perché l’ennesimo cambio di regolamento ha dato loro una possibilità notevole di qualificazione, col vecchio regolamento sarebbe stato molto difficile. Il significato globale comunque non cambia: il tennistavolo mondiale va verso la distruzione, quello italiano lo anticipa di parecchio.

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