Perché i cinesi sono i più forti

4 Ottobre 2008 da Ping Pong Italia 

Al di là delle questioni politiche che vengono influenzate da questioni economiche che a loro volta vengono influenzate da questioni di sponsorizzazioni, etc, etc, vorrei analizzare quello che mi sta più a cuore, la questione tecnica.
Si è sempre parlato di supremazia cinese in termini generici, a volte cercando di dare peso e senso ai concetti quali: la miglior preparazione, la miglior organizzazione, la miglior tecnica, le migliori gambe etc, a volte cercando di dare spiegazioni sociologiche al fenomeno: selezione naturale, scuola, sistema politico. Ma, in realtà non ho mai sentito né letto del perché i cinesi siano i migliori. E’ la stessa banale domanda, ma fino ad un certo punto, che i non addetti ai lavori ti pongono: perché i cinesi sono i più forti?
Si discute come se si fosse di fronte ad una sorta di postulato, un dato di fatto, quasi una rassegnazione. Questo sentimento l’ho percepito anche parlando con allenatori, fra i più quotati del mondo: gli europei entrano in campo con qualche punto di svantaggio ancora prima di cominciare.
Allora provo a dare una spiegazione tecnica, sperando di alimentare un dibattito che non potrà altro che essere utile al nostro movimento.

Innanzitutto, penso che non si rifletta mai abbastanza su come migliorare la tecnica dei colpi e lo
sviluppo del gioco. Potrà sembrare esagerato, ma è così. Pertanto, il più delle volte, l’allenamento è finalizzato a migliorare la capacità di commettere meno errori possibili, dimenticando che, anche in presenza di allenamenti di routine, la vera qualità da ricercare è la tecnica ed il suo studio approfondito.

Prima di entrare nel merito occorre fare una breve premessa per affrontare meglio l’argomento.

Il ping-pong è uno sport tecnico, assolutamente ed esasperatamente tecnico.
L’impostazione tecnica e la sua evoluzione devono essere presi in serissima considerazione per tutta la durata della carriera di un giocatore, dai primi momenti di gioco fino a quelli più professionistici.

Quando incappiamo in un errore, qualunque esso sia, le cause possono essere 2: errata valutazione della palla (oggettivo) o errore tecnico (soggettivo). Attenzione, le scelte che si compiono in gara, o anche in allenamento, derivano sempre da uno stimolo visivo e dunque il risultato delle nostre scelte dipendono esattamente da cosa in realtà vediamo e percepiamo. Bisogna essere molto onesti ad affermare che il più delle volte non abbiamo visto la palla, abbiamo quindi operato una valutazione errata con le sue conseguenze negative perdendo il punto.

Il gioco, l’allenamento, l’esperienza empirica, il tran-tran quotidiano ci permettono di migliorare in automatico la percezione (oggettività) e quindi la valutazione della palla avversaria facendoci compiere, di volta in volta, le scelte sempre più appropriate. 
La nostra partecipazione attiva ed il nostro senso critico ci permettono invece di considerare gli errori tecnici, lavorarci con coraggio e determinazione e, di volta in volta, rimetterci in gioco arricchendo il bagaglio tecnico.

Era importante sottolineare questi aspetti perché, come vedremo, saranno il pane quotidiano del nostro migliorare.

L’Europa sta pagando a caro prezzo 2 errori, uno grave e l’altro lieve: quello grave riguarda la pigrizia al lavoro che si è accumulata a cominciare dalla metà degli anni ’80. L’aver importato tantissimi giocatori ha indebolito la storia continentale al contrario di quello che si credeva e cioè che l’arrivo di tanti stranieri avrebbero arricchito il tasso tecnico. Sarebbe interessante conoscere il numero di cinesi, più in generale, di orientali, che si sono riversati in Europa, uno sproposito. Invece di arricchirsi tecnicamente facendo crescere i tecnici locali per una cultura dell’allenamento e dello studio della tecnica, si è preferito puntare a migliorare i vari club e successivamente le nazionali tranciando il ciclo della crescita tecnica dei giocatori alla sua radice. Oggi viviamo il dramma dell’illusione che per più di 20 ci sta accompagnando.

Il secondo errore, questa volta lieve, è il rovescio.

Con questo concetto su base tecnica, inizia la mia analisi.
Vi dico subito che l’idea di scrivere questo post mi è venuta guardando le ottime fotografie del Drago Rosso e naturalmente leggendo il suo pezzo. 
E’ indubbio, che negli ultimi 20 anni, il gioco, non solo, è diventato più veloce, ma è diventato anche molto più potente, grazie alle colle, ma grazie anche a metodologie di allenamento sempre più perfezionate. Ecco allora che il gap tra Asia e Europa si è evidenziato ancora di più perché, mentre i cinesi, tradizionalmente penholder, che hanno fatto sempre a meno del rovescio, hanno sviluppato la tecnica del movimento delle gambe al servizio di un più efficiente ed efficace gioco di diritto; gli europei hanno invece continuato a ricercare l’equilibrio tra rovescio e diritto così da credere che una posizione centrata al tavolo fosse più vincente rispetto a quella asiatica, decisamente più spostat nell’angolo del rovescio.
Ovviamente, anche in Europa si parla di tradizione, ma coloro che sono andati contro corrente ed hanno promosso situazioni di gioco diverse sono stati premiati, gli ungheresi nel’79 con il gioco corto e colpi di potenza tanto di diritto quanto di rovescio a braccia pressoché tese; gli svedesi, negli anni successivi, con una gestione della gara psicologicamente perfetta unita a caratteristiche individuali davvero uniche (Waldner, Appelgren, Lindh, Persson). Ancora, Gatien con il suo gioco esageratamente di diritto. E poi, un ultimo esempio, fra i vari giocatori europei che hanno resistito alla potenza asiatica troviamo JM Saive che a 40 anni continua con il suo gioco preponderante di diritto.

Che danni produce il rovescio? Quelli di mantenere una posizione del braccio quasi sempre più flesso del dovuto, di avere una posizione di attesa che, proprio per le caratteristiche di equilibrio tra il gioco di diritto e quello di rovescio, crea problemi di reattività. 
La conseguenza di un braccio troppo flesso porta ad eseguire il diritto in modo bloccato, cioé non permette alla spalla, vero motore propulsore del pingpong, di fare il suo dovere di spinta. Inoltre, un braccio flesso impoverisce quella che è definita velocità periferica, contraendo il colpo riducendolo a poco più che un’apertura di topspin. Provate a pensare ad un lanciatore del disco che sferri il suo lancio con il braccio flesso, la sua potenza diminuirà di un buon 50%.
Vi invito ad osservare i momenti d’impatto sulla palla dei cinesi, ma aggiungerei anche dei coreani, inutile dire dei cinesi di Hong Kong o quelli di Singapore perché hanno tutti la stessa matrice di origine. Sono caratterizzati da un comune denominatore tecnico, ossia l’assenza del rovescio nella loro storia pongistica. Lascerei fuori i giapponesi che ultimamente si sono europeizzati, forse troppo, in virtù dell’importante lavoro che sta svolgendo Mario Amizic. 
Portando il vostro interesse sulle foto, che a mio parere sono più istruttive dei video, è importante sottolineare come la posizione delle gambe, il busto, la spalla nel gioco cinese, siano elementi fondamentali per potere sprigionare quanta più potenza possibile. Ci sono alcuni esempi in cui addirittura la palla sembra aver oltrepassato la linea del corpo, in realtà è un modo di preparare il corpo per un’azione di pura potenza, utilizzando l’effetto frusta del corpo. 
Al contrario, il comune denominatore tecnico degli europei è una posizione del braccio troppo flessa per poter disporre della massima potenza, ecco perché questa azione non si potrà compiere se siamo preoccupati di giocare di rovescio. Inoltre, proprio per la posizione flessa, la spalla agisce da elemento di sollevamento del braccio verso l’alto e non come elemento di spinta.

C’è ancora una cosa da indicare nell’assenza del rovescio nei cinesi. Non dobbiamo dimenticare che nel momento che giocano un block, il braccio si distende quasi completamente preparando in automatico il colpo di diritto dopo aver effettuato un passo-giro (step-around). Il block degli europei quasi mai è giocato con il braccio teso, il movimento si ferma prima e l’apertura del braccio per il gioco di diritto risulterà più flessa. Guardate le posizioni di Samsonov e vi renderete conto che i suoi colpi, raramente sono di potenza ma di piazzamento.

Quindi, la tradizione del gioco di diritto, ha portato e sta portando un notevole beneficio in tutte le situazioni in cui la potenza è risultata determinante per vincere, come negli ultimi 20 anni di gioco. 
Tornando alla motivazione principale, si può affermare che per gli europei il rovescio è stato un limite di gioco e non una risorsa, non foss’altro per il tempo da dedicare ai singoli schemi, ma, al di là di questo, come abbiamo visto poco sopra, la questione è puramente tecnica.

Sebbene il campione olimpico ed il finalista siano penholder ma con la possibilità di colpire la palla con entrambe le facce, si potrebbe pensare che il loro gioco sia più equilibrato, più europeo. Ancor più potremo pensare a giocatori quali Wang Liqin o Chen Qi, per non parlare di Ma Long, ebbene, in tutti i casi, il gioco cinese ha una percentuale dei colpi di rovescio molto ridotta rispetto a quelli di diritto. Inoltre, se dovessimo fare un computo sui singoli punti vinti, vedremo che su 11 punti conseguiti almeno il 60% derivano da diritto, un 15% dal rovescio ed un 25% da errori dell’avversario.


L’Europa è rimasta indietro perché non ha saputo intuire o non ha voluto, quello che era il sistema più facile e semplice per ottenere il punto, cioè colpire la palla con il diritto. Il gioco di diritto richiede naturalmente al fisico uno sforzo davvero importante. 
In questo contesto vorrei includere anche l’Italia. Nemmeno noi abbiamo avuto lo spirito giusto per seguire le idee cinesi, forse negli anni ’80 ci sembravano troppo esagerate per il nostro sistema di gioco. 
Fatto sta che oggi l’Europa non ha scampo contro l’Asia. Noi abbiamo movimenti corti, contratti, con poca partecipazione della spalla e del tronco, loro hanno movimenti ampi con il supporto totale della spalla e con la spinta del corpo. Noi lavoriamo con brevi passi e quando ci avventiamo sulla palla il corpo è troppo scarico per trasferire energia/potenza. Loro lavorano su grandi spostamenti e quando si buttano sulla palla il corpo li aiuta a colpire con maggior potenza e determinazione.


Nel sistema cinese ed in qualche altro caso, quello del lavoro fisico al tavolo portato ad altissimi carichi ha avuto e ha 2 diversi obiettivi migliorativi: la specializzazione e la forza di volontà.

Spieghiamo. La specializzazione significa operare un sistema di allenamenti in cui l’obiettivo principe è quello di terminare il gioco con un colpo di diritto, non ha importanza in quale situazione ci si trovi, né il contesto di gioco; il colpo di rovescio è considerato un’eccezione di gioco ed un fastidio per l’avversario. 
Per ottenere questo obiettivo ci servono ottime gambe, ma non solo in quanto a potenza, tono, reattività, esplosività, ma soprattutto come azione precisa di ciò che si vuol fare, i giusti passi.

Faccio un esempio banale.

Un europeo che si trova a recuperare una palla sul proprio diritto e, dopo aver colpito, gli ritornasse la stessa sulla ¾ del rovescio, certamente deciderebbe per un rientro al tavolo con il rovescio, magari lavorando e piazzando la palla con la rotazione oppure decidere di rischiare un colpo di potenza (poco probabile). Un cinese che si trova nella stessa condizione andrebbe a ricercare ancora un colpo di diritto e, se è possibile, giocandolo con maggior potenza. 
Per fare questo, come si è detto poco sopra, non solo abbiamo bisogno di gambe ma abbiamo bisogno dei passi correttamente eseguiti, ma non basta, oltre alle gambe e alla loro tecnica serve anche una forza mentale supplementare, che solo l’allenamento specifico può dare.
 Tornerò nella parte finale sull’aspetto mentale.

Si è detto che il rovescio europeo porta come conseguenza una preparazione del diritto con la posizione del braccio più flessa, come possiamo uscire da questo handicap, perché è di questo che si discute. 
A mio avviso ci sono 2 strade da tentare, la prima è quella di sbilanciare il corpo protendendosi verso l’angolo del rovescio e aumentare la capacità di coprire più della ¾ del tavolo con il diritto. L’altra possibilità è più tecnica (è quella che mi piace di più). Occorre allungare il colpo di rovescio quasi fosse di preparazione al diritto, ma nel momento che allunghiamo il colpo subiamo una perdita di tempo effettiva, quindi serve migliorare anche la velocità di esecuzione. 
Per economizzare i colpi e avvalersi di una migliore velocità, si dovrebbe usare il rovescio in modo attivo, quasi una contrapposizione. Non un braccio molle e ponto allo scatto, ma un braccio che abbia una tensione muscolare tale da costituire di per sé un potenza contrapposta. In questo modo ci troviamo con il braccio quasi disteso con il blocco spalla-gomito-polso come fossero una cosa sola.
 Dal momento in cui ci troviamo con il braccio semidisteso servirà solamente effettuare una rapida torsione del tronco e quindi prepararsi al diritto. Vorrei chiarire un concetto. Quando parlo di colpo di diritto che sfrutti la potenza periferica, non mi riferisco ad una posizione del braccio completamente distesa, il cosiddetto “braccio teso”, in voga non solo in Italia nei primi anni ’70, mi riferisco ad una posizione in cui la spinta del corpo e della spalla siano una sorta di pre-colpo, ossia che anticipano l’azione, caricando ulteriormente il braccio.
Mi spiego, per colpire con maggior potenza mi serve che il braccio si muova dopo che il corpo e la spalla si siano mossi andando incontro alla palla. In tutti i casi in cui il braccio esegue un colpo senza il corpo ci troveremo di fronte ad un colpo frenato.
Ecco una piccola galleria di foto di giocaotri asiatici che vi renderanno meglio l’idea.
foto del Drago Rosso


Di seguito vi propongo un’altra galleria di foto di giocatori europei, fra tutti si distingue chiaramente Kreanga i cui colpi di diritto si avvicinano a quelli cinesi ma svuotati della potenza del corpo e delle gambe.
foto del Drago Rosso

Lavorare con le gambe si è visto che, oltre a coinvolgere la parte più faticosa dell’allenamento, coinvolge anche la parte mentale. Questa è una prerogativa tutta asiatica, perché, con questa tipologia dell’allenamento, bisogna includere anche i giapponesi, veri maestri.
L’allenamento delle gambe influisce sullo stato mentale perché richiede al corpo di “cercare” la pallina. Essere i fattori determinanti dei colpi che si vogliono eseguire. Diventare i protagonisti di una gara significa sviluppare un potenziale di gioco di gambe notevole. Le cose succedono perché noi vogliamo che succedano, quindi protagonisti attivi e non passivi del gioco.
Dopo aver fatto allenamenti di gambe con carichi pesanti si ha la sensazione di dominare lo spazio a nostra disposizione con assoluta sicurezza.

Concludo dicendo che l’Europa si deve interrogare e farsi una seria autocritica. Riprendere in mano la gestione della tecnica facendo tesoro delle innumerevoli sconfitte subite.
Come si può fare? Intanto sfruttare una buona occasione di confronto, che non sono le gare tra europei e asiatici ma semplicemente essere spettatori ai Campionati Nazionali Cinesi, essere curiosi, essere attenti osservatori e soprattutto non accontentarsi di quello che si crede di sapere.

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Commenti

12 risposte per “Perché i cinesi sono i più forti”

  1. Carlo Pandolfini ha scritto il 5 Ottobre 2008 07:38

    Articolo bellissimo, pieno di spunti tecnici uno più interessante dell’altro. Il più bello di quelli che ho letto sul tuo blog.
    Questo è fare DIDATTICA di alto livello. Rendere un servizio a tutti, senza tenersi ben stretti i “segreti” del mestiere.
    Grazie Max a nome di tanti appassionati di tennistavolo che a leggere queste note non possono che accrescere la loro conoscenza di questo sport.
    E spero proprio che di questo ti renda merito anche la Federazione.

  2. gommalacca ha scritto il 5 Ottobre 2008 15:17

    Caro Max l’articolo è preciso sotto tutti i punti di vista. Ti dico anche che nelle sessioni di allenamento che ho fatto q New York (a SoHo: l’allenatore è cinese come tutti i giocatori più forti) questi concetti sono la loro bibbia.
    Il braccio per colpire di dritto si muove dopo che la spalla è partita incontrando la direzione della palla ed impone al corpo di fare lo stesso, quindi tocca al braccio seguire obbligatoriamente il movimento: il risultato è un tipo di palla che tutti abbiamo modo di vedere solo guardando la scuola orientale.
    Oltre a questo è molto importante l’anca che si porta in avanti anticipando , addirittura la spalla: anca, spalla, peso (corpo), braccio.
    Il dritto copre i 3/4 del tavolo, solitamente, ma spesso capita che “tirino” a tutto braccio dallo spigolo del rovescio cercando il tavolo lungo (per ragioni di spazio e maggior sicurezza di risultato)……e con che forza.
    Complimenti, finalmente apriamo il fronte dei limiti tecnici che la scuola occidentale indubbiamente possiede.

  3. eugenio bertagna ha scritto il 5 Ottobre 2008 21:46

    Ho letto il lungo articolo appena postato da Max e non ho subito commentato per non essere il solito “tempestivo”. Dopo aver letto il commento di Pandolfini e di Gommalacca credo di non avere parole migliori per condensare il mio plauso.

    Mi chiedo però: se un giocatore, anche in giovane età ma già impostato tecnicamente, dovesse sovvertire il proprio “stare al tavolo” e il proprio repertorio potrebbe ricreare un percorso simile a quello dei cinesi senza perdere del tempo? Anche se la disamina è corretta non sarebbe da riconsiderare come un nuovo corso nella Scuola Occidentale tale da essere impiantato ex novo?
    Spesso noto come il mio ragazzo, al quale piace tirare il dritto dalla parte del rovescio, si sbilanci troppo e subisca il contrattacco sul suo dritto, forse perchè ancora non ha la forza per chiudere da quella posizione. Senza un poderoso lavoro di gambe non è meglio che stia centrale a coprire il tavolo anche col rovescio? Grazie Max per i tuoi preziosi regali.

  4. eugenio bertagna ha scritto il 5 Ottobre 2008 21:51

    Dimenticavo: E se Denisa lo traducesse per il Magazine Tecnico dell’ITTF, non sarebbe una buona idea?

  5. Ping Pong Italia ha scritto il 6 Ottobre 2008 00:29

    Durante gli ultimi 20 anni, l’Europa ha avuto l’opportunità di creare un suo stile occidentale, ma non lo ha potuto realizzare a causa dei cosiddetti “nazionalismi”. In buona sostanza, ogni paese ha cercato di avere la propria “scuola” e nessuno si è mai sentito di dover condividere un feeling tecnico, una sorta di tutti contro tutti. Oggi, lo vediamo anche attraverso il MAG dell’ETTU, i convegni, le tavole rotonde, si comincia a pensare su come far crescere i talenti europei proprio per contrastare lo strapotere asiatico.
    Venendo alla tua richiesta, direi che un giocatore è tanto più efficace quando trova la sua specializzazione di gioco o, possiamo chiamarlo, il suo sistema di gioco. L’importante in tutto ciò è avere la coerenza, la costanza a perseguire sempre il suo obiettivo. L’esperienza in campo è il miglior indicatore della bontà di ciò che si riesce a fare, compito dell’allenatore è fornirgli tutti i mezzi (preparazione al tavolo, preparazione fisica e preparazione psicologica) disponibili per mettere in pratica il proprio progetto di gioco.
    Vorrei infine fare una similitudine con quanto avviene nella ginnastica artistica. Gli atleti che commettono errori e fatalmente si trovano a picchiare dei colpi (anche forti) negli attrezzi oppure ritrovandosi a terra, eseguono immediatamente lo stesso esercizio, perché? Per non avere effetti psicologici negativi sulla prestazione.
    Nel pingpong fortunatamente non c’è nessun rischio fisico, ma quello psicologico è molto presente e subdolo. La forza di ogni giocatore sta nell’insistere, nel non fermarsi ai primi fallimenti, a continuare a credere in ciò che si fa.

  6. eugenio bertagna ha scritto il 6 Ottobre 2008 10:33

    Grazie mille Max .
    P.S.: scusa, ho scritto Magazine ITTF ma pensavo al MAG ETTU (che non è un piccolo mago sardo :-) )

  7. gommalacca ha scritto il 6 Ottobre 2008 13:48

    Il discorso dei “lunghi passi” è una questione di tecnica. Dico una cosa ovvia ma muovere le gambe correttamente per impattare la palla nel giusto tempo si impara nella crescita. Sicuramente la fatica fisica fatta da un atleta che sa muoversi usando la tecnica corretta è decisamente inferiore a chi - pur volenteroso - cerca di tirare il dritto dal rovescio (per esempio) non conoscendo il metodo corretto. Credo però che sia possibile correggere il tiro entro una certa età e non sottovaluterei il discorso dell’anca che viene usata come catapulta….

  8. oldmago ha scritto il 6 Ottobre 2008 15:11

    E’ romeno non sardo,…sono loro che hanno fatto le ultime magie con le donne, Samara ecc…..eheheh
    Io credo che il dritto diventerà ancora più importante, senza le colle c’è bisogno di più potenza, anche se forse l’ultima rilevante innovazione dei cinesi è il rovescio a penna. Sono curioso di vedere se lo svilupperanno tatticamente, magari non come colpo decisivo alla Kreanga (trovo giusta l’osservazione dell’articolo) ma per flip, apertura e piazzare anticipando e spostando l’avversario, da usare quindi abbastanza vicino al tavolo per preparare poi il dritto.

    Io pure credo da sempre al top più…”cinese” a braccio quasi teso per poi “chiudere” con accelerazione di avambraccio e loscambio/block di r. stendendo il braccio (visto da allenatori Jugoslavi già tanti anni fa) senza parlare che ogni colpo deve partire con la sequenza spinta dei piedi, gambe, tronco spalla ecc, sembra così logico, invece molti allenatori europei…bah…credo che sia importante guardare filmati dei gesti tecnici dei cinesi e, secondo me, della differenza fondamentale… il gioco di gambe e il modo di allenarsi.

    Quello che per anni mi raccontava Liang Geliang è molto diverso dal sistema che ho visto in Europa.

    Le nazioni,…si forse sarebbe stata una buona politica unirsi perchè i cinesi sono di più e più preparati di tutta l’Europa assieme; è chiaro che ognuno voleva fare per sè e posso capirlo, ognuno voleva far vedere che la “sua” scuola era migliore, come i cinesi da soli hanno dimostrato essere meglio e di aver superato i giapponesi, una volta leader..magari invece si poteva essere più umili e migliorarsi, studiare nuove tecniche, imparare di più (dai cinesi per es.).

  9. tabletennisfuture ha scritto il 11 Ottobre 2008 14:31

    Bellissimo articolo!
    Mi sarei aspettato un commento sul caratteristico rovescio di Ma Lin e Wang Hao .
    E’ veramente un’arma in più?
    Mi sembra che Ma Lin utilizzi sia il rovescio da pen holder tradizionale che il rovescio anomalo,invece Wang Hao utilizza solo il rovescio anomalo.
    E’ un caso che i migliori del mondo,oltre ad avere un diritto migliore,
    giochino con questa nuova tecnica di rovescio?

  10. Ping Pong Italia ha scritto il 11 Ottobre 2008 20:15

    x tabletennisfuture
    non ho approfondito il discorso sul rovescio di Ma Lin e Wang Hao di proposito. L’argomento merita un post tutto suo. In ogni caso, una risposta alla tua domanda è doverosa. Il rovescio con l’impugnatura a penna ha una sua efficacia perché è giocato in modo del tutto inaspetttato da gran parte dei giocatori. Anche gli europei si stanno organizzando per giocare un rovescio di polso, per lo più sul tavolo. La differenza di utilizzo però è sostanziale: i cinesi giocare di rovescio ha due obiettivi, il primo di prendere in mano il gioco con colpi di potenza ma anche di rotazione, il secondo è giocare di rovescio per praparare il colpo di diritto che rimane prerogativa prinicpale degli asiatici. Per gli europei il gioco di rovescio è funzionale all’idea di controllo ossia di costringere all’errore l’avversario. In buona sostanza, per gli asiatici il rovescio è un momento di arricchimento tecnico, dopo gli innumerevoli anni di frustrazione tecnica, per gli europei è un impoverimento della tecnica perché non riescono ad uscire dall’angolo del rovescio con colpi di potenza.

  11. Qinjing ha scritto il 13 Ottobre 2008 16:47

    Caro PingPong Italia
    Io sono studentessa cinese che sto studiando a pisa. Ghioco Pingpong per sette anni.Adesso voglio fare qualche esercizi e essere un ghiocatore d’italia.Questo e possibile? Grazie per rispondere!

  12. eugenio bertagna ha scritto il 15 Ottobre 2008 14:55

    Cara Qinjing, diventare giocatore d’Italia non è difficile…. basta che tu sposi Ady Goro. Chi è Ady Goro? Voltati… è già lì. :-)

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