Il Drago Rosso e la politica del Consiglio Federale

1 Ottobre 2005 da Ping Pong Italia 


lettura di 6 min

Avviso ai naviganti: in questo mio intervento parlo di politica, in particolare di politica sportiva, più in particolare della politica della Federazione italiana tennistavolo e del ruolo svolto da presidente e consiglieri federali, ancora più in particolare degli esoneri di Massimo Costantini e Maurizio Errigo dalla guida delle nazionali maschile e femminile. Ma c’è un altro avviso importante che devo fare: rispetto ai miei precedenti articoli, non c’è alcun cambiamento, perché, caso mai qualcuno non se ne sia accorto, anche quando parlavo di risultati e di tecnica, nello stesso tempo parlavo anche di politica. Ma, attenzione, questa non è una prerogativa dei miei interventi. In ogni discorso c’è un aspetto politico, anche quando si parla semplicemente di tavoli, di palline e di topspin.
LA POLITICA
E’ opportuno che, prima di parlare della Fitet, spieghi il motivo di questa mia premessa. Sono rimasto davvero sorpreso da alcuni commenti ai chiarimenti che Costantini ha fatto sulle contraddizioni che hanno accompagnato il suo esonero. Il dato più sconcertante è l’accusa fatta a Costantini di “essersi ridotto a fare politica” nel suo blog, insieme alla considerazione che è meglio parlare di tennistavolo e basta. Non faccio riferimento alle singole persone che hanno sostenuto questa tesi, non mi interessa e non è questo l’aspetto importante, preferisco pensare al problema in generale, alle questioni di principio, andando oltre il semplice tennistavolo. Più volte, soprattutto in questi ultimi tempi, si è sentito il ritornello sulla necessità di non buttarla sempre in politica, e mi sto riferendo alla vita sociale, non allo sport in particolare. Il concetto che ne viene fuori è, più o meno: la politica è una cosa brutta, sporca, falsa, infida. Di conseguenza, solo chi non la utilizza nei suoi discorsi può essere considerato un “puro”. Chi vi ricorre, invece, lo fa sempre per interessi personali. Tornando per un attimo al tennistavolo, Costantini si mette a fare discorsi politici perché gli è rimasto in gola l’esonero, magari perché vuole vendicarsi di chi lo ha esonerato, magari perché vuole usare il blog per tornare alla guida della nazionale italiana. Profondissimi ragionamenti.
E allora torno un po’ indietro per tentare di comprendere meglio la situazione, diciamo di oltre un paio di migliaia di anni. Il termine “politica” deriva da quello del greco antico “polis”, che non significa tanto “città”, ma più specificatamente l’insieme della società che vive nella città. Politica, nel senso più vero del termine, sta a descrivere i rapporti che si instaurano necessariamente all’interno di una comunità, fra tutti i cittadini, per poter vivere secondo principi civili e sociali. La politica è il mezzo col quale i cittadini discutono e prendono decisioni. Purtroppo, durante il Fascismo, gli scagnozzi del regime cominciarono a propagandare la favola della “politica sporca”. L’obbiettivo era chiarissimo: allontanare la gente della politica e lasciarla nelle mani di pochi, che in questo modo prendono decisioni al posto degli altri e con un consenso falso. Il semplice cittadino che si convince che la politica “è sporca” e che se ne allontana, lascia il potere al dittatore di turno, in ogni campo.
L’aspetto paradossale è che persino chi decide di non “fare politica”, nello stesso momento in cui decide di distaccarsi dalla politica, prende una decisione “politica”. Chi decide di disinteressarsi di una qualsiasi cosa, prende una decisione “politica”. E non si tratta di un gioco di parole, ma di qualcosa che è profondamente vero. Perciò, gli appelli a non fare politica, sul blog di Costantini o da qualsiasi altra parte, sono a loro volta un’espressione di volontà politica che tende a escludere la discussione su problemi importanti. La mancanza di coscienza e la mancanza di conoscenza diventano tutt’uno. Credete davvero che i risultati tecnici non dipendano dalla politica voluta dal Consiglio federale? Che i risultati delle nazionali, che l’aumento del numero delle società e degli atleti, che le medaglie, che la presenza o no di campioni in una nazione non dipendano dalla politica sportiva portata avanti dalla Federazione? E vi illudete di essere puri ed estranei alla politica quando dite di pensare solo a indossare la maglietta, impugnare la racchetta e giocare a ping pong? E, per concludere, non vi rendete conto che è proprio questo atteggiamento a non aver permesso la crescita del tennistavolo italiano? Ben altro si sarebbe ottenuto negli ultimi 40 anni con la partecipazione di tanta gente qualificata (e non sto parlando solo di Costantini) che invece è stata discriminata dai dirigenti federali e abbandonata da tutti gli altri, secondo i quali, l’unica cosa importante è sapere come si fa il topspin. E sbagliano anche in questo perché gliel’hanno insegnato nella maniera sbagliata gli incapaci scelti al posto di quelli veramente bravi.
LA FEDERAZIONE ITALIANA
Uno dei dubbi che mi ha sempre assillato, osservando il comportamento di tanti Presidenti e Consigli federali, partendo da Sineri per arrivare a Sciannimanico, è questo: quanto contano i consiglieri federali, che lavoro svolgono effettivamente, che decisioni prendono veramente? Per chi ha potuto seguire il mondo del ping pong italiano in tutti questi anni, è difficile sfuggire alla sensazione che i consiglieri federali stiano lì solo per far numero quando si tratta di prendere decisioni, già decise dal presidente federale. In effetti, abbiamo sempre avute figure “forti” di presidente, a eccezione del velocissimo intermezzo di Sagrestani che, infatti, è durato appena un anno. Qualcuno è in grado di sostenere che Penna o Bosi abbiano mai dovuto cambiare idea su qualche punto a causa della pressione esercitata dai consiglieri? Quello che è accaduto sotto le loro presidenze è chiaro a tutti: dominavano il Consiglio federale e, dal loro punto di vista, avevano anche ragione, visto che nessuno provava a contrastare le loro idee. Uno dei tanti argomenti che molti degli attuali consiglieri federali portavano avanti nell’ultimo periodo della presidenza Bosi era che, col nuovo presidente che sarebbe stato eletto dopo Bosi, ci sarebbe stata più compartecipazione, insomma, che le decisioni sarebbero state prese in maniera più collegiale rispetto al passato. E’ bastato pochissimo tempo per accorgersi che le cose non sono andate così, e il caso degli esoneri di Costantini ed Errigo è illuminante.
I C.T. AZZURRI
Da questo momento in poi, faccio riferimento a fatti e dati ufficiali, riportati dai giornali, riconosciuti dagli stessi protagonisti, mai smentiti. Vale a dire, la “fredda cronaca”. Maurizio Errigo, alla guida della nazionale femminile, ha vinto un oro e un bronzo europei a squadre, un argento e un bronzo europei nel singolo, un bronzo europeo nel doppio, il nono posto ai Mondiali a squadre, per citare i risultati più importanti. Massimo Costantini, partito da una situazione diversa, ha riportato in nazionale, per sua esclusiva iniziativa e impegnandosi personalmente anche nel far accettare le loro richieste al Consiglio federale, gli azzurri che l’avevano abbandonata per protestare contro l’esonero di Patrizio Deniso, ha ricostruito da zero un ambiente che, dopo quell’episodio, era letteralmente a zero. Non ha conquistato medaglie europee perché la portata della nazionale maschile è diversa rispetto a quella femminile, ma ha comunque guidato gli azzurri all’ottavo posto ai Mondiali a squadre. Sempre ai Mondiali l’Italia ha ottenuto un altro grande risultato: entrambe le squadre in prima categoria (una delle poche nazioni al mondo) ed è risultata secondo in Europa, dopo la Germania, nel quadro totale. Insieme, Costantini ed Errigo hanno concluso la loro avventura azzurra con l’oro di Yang Min, l’argento di Tan Wenling Monfardini e il bronzo di Nikoleta Stefanova ai Giochi del Mediterraneo, con l’Italia prima nel medagliere del tennistavolo, sia pure con la presenza di una nazione potenzialmente più forte come la Croazia. In quel momento, il loro destino era già deciso, tant’è vero che proprio il presidente Sciannimanico, intervistato dai giornalisti ad Almeria, in Spagna, ha confermato che era sua intenzione cambiare i c.t. azzurri. C’è un paradosso anche in questo caso: nessuno aveva detto a Costantini ed Errigo che i loro contratti non sarebbero stati rinnovati dopo il 31 luglio. Errigo ha un contratto anche come allenatore di club, quindi non aveva bisogno di cercarsi un altro lavoro, fermo restando che viene comunque danneggiato, economicamente e moralmente, e che comunque potrebbe anche decidere, nel caso gli fosse comunicata per tempo la fine del rapporto con la Federazione, di fare altre scelte. Costantini, invece, si ritrova in mezzo a una strada senza poter fare alcunché, visto che fine luglio è troppo tardi per cercare un altro lavoro come tecnico, perché in quel momento tutte le squadre, di club o nazionali, hanno già deciso per l’anno successivo (tranne l’Italia…ma su questo punto tornerò dopo). Ai danni economici e morali, si aggiunge la beffa. E, infine, la domanda più importante: Sciannimanico ha deciso di cambiare i tecnici della nazionale. Lo ha deciso da solo? E i consiglieri federali cosa stanno a fare. Che lo abbia deciso da solo lo si deduce dal fatto che in nessun Consiglio federale si è discusso di questa ipotesi. L’unica volta in cui se ne era parlato, si era deciso di arrivare con i contratti di Costantini ed Errigo fino al 31 luglio, per poi fare una valutazione e decidere. Appunto, i consiglieri federali non hanno più discusso di questa situazione, non hanno fatto alcuna valutazione. Ma Sciannimanico, autonomamente, annuncia che i c.t. azzurri cambieranno. Chi gli dà la sicurezza che i consiglieri federali saranno della stessa opinione?
IL PRESIDENTE FEDERALE
Franco Sciannimanico, prima di diventare presidente federale, era il presidente del Castel Goffredo. Una volta eletto a capo del tennistavolo italiano, si dimette da massimo responsabile del Castel Goffredo (salvo farsi fotografare con la squadra quando vince lo scudetto femminile 2005: se l’ha fatto come presidente federale, perché non si è messo in posa anche con il Pieve Emanuele quando ha vinto lo scudetto maschile?). Da presidente federale, ammette la compatibilità di incarichi come tecnico di club e della nazionale per Errigo, che si trova nello stesso tempo a guidare la nazionale femminile e il Castel Goffredo (poco importa che le due realtà coincidano, visto che le prime tre giocatrici sono le stesse, è il principio che conta: è inammissibile la compatibilità). E’ da chiarire subito che non è Errigo a chiedere il doppio incarico, ma è Sciannimanico a idearlo, facendo trasferire Errigo da Terni (dove lavora nel Centro federale) a Castel Goffredo. Tutto questo è possibile constatarlo dalle dichiarazioni ufficiali e pubbliche di entrambi, quindi non sto parlando di interpretazioni, ma della verità riconosciuta ufficialmente. E’ sempre Sciannimanico, quest’anno, che decide di tornare all’incompatibilità. In teoria, questo è il motivo per il quale Errigo non può più essere il c.t. azzurro. Ma, attenzione, potrebbe anche non essere il tecnico del Castel Goffredo e restarlo della nazionale. Insomma, non è un discorso politico lineare quello che fa il presidente. E soprattutto, non si può decidere un giorno sì e l’altro no che l’attività di c.t. della nazionale è compatibile o meno con quella di tecnico di club.
Per quanto riguarda Costantini, tutti questi discorsi non esistono. Sciannimanico comincia a parlare di cambio del c.t. della nazionale maschile prospettando l’esigenza di avere un tecnico straniero di grande fama alla guida degli azzurri. Anche in questo caso, il presidente federale stabilisce linee politiche e tecniche senza che i consiglieri federali diano notizie di se stessi. O meglio: qualche scambio di opinioni c’è stato. Alcuni consiglieri federali (comunque sempre fuori della sede ufficiale del Consiglio) fanno notare che non si capisce perché ci sia bisogno di cambiare Costantini. Sciannimanico ribatte con l’asso nella manica del grande allenatore straniero. E infatti contatta il migliore dei tecnici europei, Leo Amizic, che, però, rifiuta. Il suo “no” è forse la migliore analisi, ristretta in una sola parola, sulla credibilità politica del tennistavolo italiano. Naturalmente, questo per chi sia eventualmente scettico sulla ricostruzione dei fatti, è lo stesso Amizic a confermare di essere stato contattato e di avere rifiutato. Sciannimanico contatta anche un tecnico per la squadra femminile, lo sloveno Joze Uhr. Sorpresa: anche lui rifiuta. Ma non è poi una sorpresa. Uhr, come Amizic, non condivide il progetto tecnico e, soprattutto, non se la sente di prendere il posto di un amico come Errigo. In effetti, i tecnici stranieri, francesi, croati, tedeschi e via di questo passo, quando vengono a conoscenza della volontà di sostituire Costantini ed Errigo non vogliono crederci, tanto assurda appare loro questa decisione. Comunque, si arriva all’appuntamento con la seduta del Consiglio federale con Sciannimanico che ha incassato i rifiuti di Amizic e Uhr e che non ha più alcun tecnico straniero di fama da proporre come c.t. della nazionale.
IL CONSIGLIO FEDERALE
La seduta del Consiglio federale in cui si dovrebbe decidere la sorte dei due c.t. azzurri è bollente. La descrizione di quanto vi accade è riportata anche da qualche giornale ed è possibile leggerla nella Rassegna stampa di questo blog. Comunque, cerco di approfondire. Il responsabile dell’area tecnica, Matteo Quarantelli, legge la sua relazione che promuove senza discussioni l’operato di Costantini ed Errigo e propone la loro conferma. Sciannimanico ignora totalmente la richiesta di Quarantelli e chiede il cambio dei due tecnici. Non ha alcun nome straniero di grido, come aveva promesso quando aveva cominciato a parlare della sostituzione dei due c.t., ma insiste per mandarli via. Comincia la discussione e alcuni consiglieri federali insistono per la conferma di Costantini ed Errigo. A questo punto, Sciannimanico pone l’aut aut: o Costantini va via, o lui si dimette da presidente federale. Fermiamoci per un momento.
Se un presidente arriva al punto da chiedere al Consiglio di scegliere fra lui e un c.t. della nazionale, dà la fortissima sensazione che non si stia parlando più di motivi tecnici, ma di problemi personali. Un presidente ha pure il diritto di chiedere la sostituzione del c.t. ma deve motivarla e, soprattutto, se vede che i consiglieri non sono tutti d’accordo con lui, dovrebbe riflettere e chiedersi se davvero il suo desiderio di cambiare sia fondato o se non si stia sbagliando. Ma tutto questo passa in secondo piano. Sciannimanico dice che Costantini se ne deve andare. E non ha nemmeno il grande tecnico straniero per sostituirlo. Qualcuno che non ama parlare di politica potrebbe spiegare tale atteggiamento? E gli stessi consiglieri federali, vedendo questo comportamento, non si pongono qualche interrogativo, non si chiedono come mai l’esonero dei c.t. sia diventata una questione di vita o di morte dello stesso presidente e quindi del Consiglio federale? L’aspetto più inquietante è che ai due c.t. non viene mosso alcun appunto, non una critica al loro modo di condurre la nazionale, non una critica ai risultati, niente. Ancor più i consiglieri federali (ma, aggiungo, tutto il mondo del tennistavolo italiano) dovrebbero chiedersi cosa sta succedendo.
Invece, non succede niente di tutto questo, non c’è una riflessione, non c’è una presa di coscienza. Niente. Viene invece fuori un’altra proposta. Il Consiglio federale delega la discussione del problema (attenzione, la discussione, non la decisione) al Consiglio di presidenza. In pratica, un ristretto numero di consiglieri, col presidente, discuterà delle stesse cose di cui si sta discutendo nel Consiglio federale al completo. Qualcuno sa dire con quale logica? Il bello è che anche i consiglieri contrari all’esonero dei due c.t. accettano la proposta. In teoria, il Consiglio di presidenza dovrà discutere l’argomento, poi riportarlo in Consiglio federale per la decisione. Su questo punto, però, nasce una interpretazione diversa: il Consiglio di presidenza discute e decide. Ed è questa la versione che sarà accettata da tutti i consiglieri.
Il paradosso conclusivo, quindi, è questo: i consiglieri federali discutono, alcuni di loro vogliono la conferma dei due c.t. ma poi accettano che la questione venga discussa solo da una parte di loro e rinunciano a decidere. Questi consiglieri sono in grado di fornire una spiegazione che abbia un senso? Possono spiegare cosa stanno a fare in Consiglio federale?
I NUOVI C.T. AZZURRI
Fermi restando gli interrogativi sull’interpretazione della delega affidata al Consiglio di presidenza e i dubbi sul comportamento dei consiglieri federali, andiamo avanti e scopriamo nuove incongruenze. Subito dopo il Consiglio federale, e prima che si riunisca il Consiglio di presidenza per la discussione del problema, Sciannimanico contatta altri tecnici per l’incarico di c.t. delle due nazionali. E qui si ripropone la domanda: se il Consiglio di presidenza ne deve ancora discutere, può il presidente contattare nuovi tecnici? E se il Consiglio di presidenza dirà che Costantini ed Errigo devono restare, cosa succederà? Sciannimanico potrebbe riproporre l’alternativa: via Costantini o io mi dimetto. In ogni caso, non può comportarsi come se avesse già l’approvazione del Consiglio di presidenza. E invece, va tutto avanti come se il parere degli altri consiglieri non contasse niente. Ed ecco che spunta la candidatura di Lorenzo Nannoni, c.t. delle giovanili, per la nazionale maschile. Nannoni accetta. Per un po’ rimane misterioso il nome del c.t. delle donne, ma poi spunta il nome del croato Roman Plese. Si arriva alla riunione del Consiglio di presidenza, che “decide” il cambio e ufficializza i nomi nuovi. Dei pareri contrari di alcuni consiglieri federali non c’è più traccia.
Ma, soprattutto, non c’è più traccia del grande nome straniero. Sciannimanico aveva cominciato dicendo che ci voleva un tecnico straniero di grande fama per sostituire Costantini. Ha proseguito dicendo che se Costantini non andava via lui si dimetteva. Conclude scegliendo Nannoni come c.t. azzurro. E non fa certo un favore a Nannoni, che appare come l’ultima scelta dopo che altri più famosi hanno rinunciato. Insomma: chiunque purché Costantini vada via. Non credo che Nannoni meriti questo. Non va meglio per le donne. Se devi mandare via un tecnico che ha vinto l’oro europeo a squadre (e le altre medaglie che ho già ricordato), ne devi prendere uno che ha almeno un po’ più esperienza internazionale rispetto a lui. Invece, arriva Roman Plese, che nella sua carriera ha guidato il club del Mladost Zagabria e, come nazionale, è stato selezionatore dell’Egitto. E’ vero che è stato anche responsabile, per conto dell’Ittf, di tantissimi corsi di addestramento, specialmente in Africa, ma, con tutto il rispetto, per una squadra che vanta un titolo europeo e altre medaglie, ci si aspetta un tecnico che abbia guidato nazionali più forti, non l’Egitto. Anche in questo caso, la sensazione che se ne ricava è: chiunque purché non Errigo.
E’ pur vero che Sciannimanico, come ulteriore giustificazione per queste scelte, ha dichiarato ai giornali che voleva allenatori in grado di lavorare con i giovani, ma anche in questo caso c’è qualcosa che non va, a cominciare dal fatto che se la tua nazionale ha risultati sempre deludenti agli Europei giovanili non è logico affidare la nazionale maggiore proprio al tecnico delle giovanili. Quando Costantini ha convocato due giovani, Spinicchia e Bobocica, per i Mondiali di Shanghai, il Consiglio federale ha cancellato la convocazione, dicendo che l’impegno era troppo duro, ci dovevano andare solo quelli in grado di fare qualche risultato. Spinicchia e Bobocica, arrivando in finale e in semifinale ai campionati italiani, dopo i Mondiali di Shanghai, hanno dimostrato che la scelta di Costantini era giusta. Ma, ancora di più, la decisione di Sciannimanico e del Consiglio di cancellare le loro convocazioni significava che i giovani possono fare solo i tornei minori? Sarebbe pure una presa di posizione da rispettare, senonché contrasta con quello che accade in tutto il mondo e in Europa. I giovani delle altre nazioni vengono portati nelle competizioni più importanti perché solo lì si può vedere di che pasta sono fatti. Il presidente e i consiglieri federali italiani credono di capirne di più di tanti tecnici europei e mondiali? E’ una loro legittima aspirazione. Ognuno se ne faccia l’idea che vuole e si fidi della competenza di chi vuole. E comunque, perché con Costantini le convocazioni dei giovani sono cancellate e poi si dice di volere un c.t. che sappia lavorare con i giovani?
CONCLUSIONE
Da tutta questa storia, di là dei vecchi e dei nuovi c.t. azzurri, di là delle simpatie e antipatie personali, un dato viene fuori chiaro e lampante, e riguarda i consiglieri federali. Hanno rinunciato a decidere, hanno rinunciato a esprimere un’opinione dopo il tentativo di difesa di Costantini ed Errigo, hanno rinunciato al loro ruolo. Il problema è proprio questo: qual è il loro ruolo? Per come è andata questa vicenda, sembra essere quello di persone il cui pensiero non conta. Il presidente federale ha cominciato a contattare nuovi tecnici della nazionale senza che l’argomento fosse stato loro sottoposto. Dopo la loro parziale opposizione in Consiglio, hanno accettato di delegare la discussione al Consiglio di presidenza. Prima della riunione del Consiglio di presidenza, il presidente ha ricominciato a contattare altri tecnici, come se anche in questo caso il parere dei consiglieri che ne fanno parte non conti alcunché. Infine, hanno accettato senza discutere i nuovi c.t. della nazionale. Domani, domenica 2 ottobre, c’è un’altra riunione del Consiglio federale. Vale la pena che vi partecipino? Per fare cosa? Per sentirsi dire quello che una sola persona ha già deciso al posto loro? Se è così, complimenti.

Commenti

4 risposte per “Il Drago Rosso e la politica del Consiglio Federale”

  1. marco ha scritto il 1 Ottobre 2005 16:12

    Le proprie verità, anche se scomode ad alcuni, è bene che vengano riportate; c’è sempre diritto di replica!
    Concordo che essere “critici costruttivi” possa aiutare la ns/ disciplina. I “pecoroni” non servono, piacciono solo al potere.
    Sui Dirigenti Federali “impotenti” verso il Presidente viene il dubbio che vengano scelti in campagna elettorale proprio così (disturbano meno il Presidente eletto).
    Buon lavoro

  2. zio Gae ha scritto il 3 Ottobre 2005 18:41

    Mi piacerebbe sentire il parere di qualche consigliere…

  3. Antonio ha scritto il 5 Ottobre 2005 12:19

    Bè..Questo articolo analizza precisamente ciò che sta accadendo ai vertici dell’Italia Pongistica…Il problema è che pian piano ci stiamo accorgendo tutti del declino a cui andiamo incontro apparentemente mascherato da nuovi contratti di sponsorizzazione e mini spazi televisivi e radiofonici….

  4. Fede ha scritto il 6 Ottobre 2005 12:19

    Dal sito della fitet pare che sul raisat le partite andranno in onda in una sintesi di mezz’ora….

    Come mai allora tutto il casino per spostare la serie A al venerdi’ sera? Io avevo capito che era per farle vedere in diretta…

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