Il Drago Rosso e Zhang Yining
5 Ottobre 2005 da Ping Pong Italia
Ventiquattro anni fa, il 5 ottobre 1981, nasceva a Pechino la più grande giocatrice di tutti i tempi, Zhang Yining. La definizione è mia e risale a ben prima che lei vincesse Olimpiade e Mondiali in singolo e doppio.
Non c’era bisogno di aspettare per assegnarle questo riconoscimento. Basta guardare come gioca per rendersi conto che si è di fronte a un angelo sceso dal paradiso del tennistavolo sulla terra per mostrare a noi mortali quanto meraviglioso possa essere questo sport. Già ho parlato di lei, spiegando le caratteristiche che la rendono unica, ma, giusto per riassumere in poche parole la sua grandezza, basti dire questo: nessuna giocatrice mai ha avuto la sua tecnica, la sua velocità, il suo tocco di palla, la sua perfezione nei movimenti delle gambe, la sua capacità di distruggere le difese e, a dispetto delle sue braccine esili, la sua potenza.
Questo è il suo primo compleanno da campionessa del mondo di singolo. Non voglio tornare sul fatto che lo sarebbe diventata molto prima se non fosse stata obbligata a perdere in precedenti edizioni dei Mondiali, lasciamo perdere. Quello che è giusto far notare è la sua grandezza non solo come giocatrice, ma come persona. Contrariamente a quanto avveniva per tante altre campionesse che avevano una posa da primadonna, che si facevano subito notare per i loro atteggiamenti, che facevano capire di essere la numero 1 del mondo nel momento in cui entravano nel palazzetto o quando giocavano, è difficile che qualcuno si accorga di Zhang Yining. Sul tavolo e lontano da esso, lei non si comporta mai come un essere che si crede speciale, anzi, è persino difficile distinguerla fra le compagne di club o di nazionale, tanto lei si nasconde, col suo atteggiamento pieno di umiltà, che le deriva dagli ostacoli superati nella sua vita. La sua era una famiglia modesta, che doveva affrontare tante difficoltà. Zhang Yining, con le sue vittorie, è diventata ricca e famosa, ma non ha preso i difetti di chi, una volta arricchito, ripudia il suo passato, quasi se ne vergogni. In lei, invece, è rimasto l’insegnamento di quel periodo, che la porta a saper riconoscere le cose davvero importanti. Ed è bello vedere sua madre, confusa fra gli spettatori, che la segue amorevolmente, con un sorriso che è la copia esatta di quello di Zhang Yining.
Attenzione, però, l’umiltà non significa arrendevolezza o debolezza. Al contrario, il carattere di Zhang Yining è uno dei più forti che abbia mai visto. Quando deve obbedire agli ordini, lo fa, ma con un atteggiamento tipo “mi spezzo, ma non mi piego”. E ha il coraggio di affrontare anche persone potenti per difendere un’amica. C’è un episodio significativo al riguardo. Tre anni fa, in un campo militare durato 15 giorni (tutti i giovani cinesi sono obbligati a farlo, anche le donne, e anche i campioni di ping pong) la sua grande amica Li Nan fu richiamata ingiustamente da un ufficiale. Zhang Yining, per solidarietà, quello stesso giorno si rifiutò di eseguire un ordine. Questo provocò un incidente diplomatico perché i militari avrebbero dovuto punirla, ma non ne avevano il coraggio. Ripetevano l’ordine e lei, irremovibile, continuava a rifiutarlo. Alla fine, vinse lei, i militari rinunciarono a proseguire.
Nel giorno del suo compleanno, per concludere, mi piace ricordare, più che le sue vittorie, i suoi momenti dolorosi. Tante volte, Zhang Yining è rimasta completamente sola, abbandonata da tutti, dai suoi stessi allenatori: quando le è stato ordinato di perdere e lei si è presentata sul podio in lacrime, quando è stata processata dai giornalisti perché non diceva quello che loro si sarebbero aspettati, quando è stata squalificata per 3 mesi dalla Federazione cinese per “comportamento inadeguato”, quando è stata pubblicamente disprezzata da persone abituate a rispettare solo chi si comporta “diplomaticamente”, le stesse che l’hanno idolatrata quando è diventata campionessa olimpica, le stesse che si sono vantate di averla aiutata nella sua scalata. Tutte queste volte, l’ho vista rinchiusa in se stessa, con gli occhi pieni di una tristezza senza fine. Ma proprio in quei momenti di solitudine lei costruiva i suoi successi, la sua grandezza. Quando entra in campo, con l’atteggiamento quasi dimesso, col fisico che può apparire gracile, con l’espressione seria, potreste confonderla con una giocatrice qualunque, potreste giudicare che non ha una forte personalità, potreste pensare di trovarvi di fronte a una delle tante campionesse cinesi di cui un domani sarà facile dimenticare il nome e il volto. Ma, credetemi, Zhang Yining non è così: nelle sue vene scorre il sangue di mille draghi.
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