Il punto di vista del Drago Rosso sul Master

7 Dicembre 2005 da Ping Pong Italia 


Riceviamo un intervento del Drago Rosso sul Master di Fuzhuo

Il Master di quest’anno, in programma a Fuzhou (capoluogo della Provincia del Fujian, in Cina) dal 9 all’11 dicembre, diventerà sicuramente un “caso”, anche se l’Ittf si ostina pervicacemente a far finta che niente stia succedendo. Per la prima volta da quando è stato istituito (prima edizione nel ’96 a Tianjin), il Master avrà solamente un giocatore cinese per ogni gara. Per uno sport dominato dalla Cina, è sicuramente una cosa ridicola. Il Master 2005, quindi, si avvia a essere una vera barzelletta, che però ha una sua spiegazione e motivi ben precisi dietro una partecipazione apparentemente strana. E allora, cerchiamo di saperne di più.
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Per partecipare alle Finali del Pro Tour bisogna aver ottenuto punti sufficienti a entrare fra i primi 16 della classifica finale, a condizione però di aver partecipato ad almeno 6 tornei o a un numero indefinito di tornei (naturalmente almeno 3) in 3 continenti. In teoria, quindi, ci si potrebbe qualificare (avendo i punti necessari ovviamente) anche giocando solo 3 tornei in 3 diversi continenti.
I cinesi, in ogni edizione, sin dalla prima, si sono qualificati con molti giocatori a queste finali, che io chiamo Master, e hanno vinto quasi sempre. Nel singolo maschile fanno eccezione solo le vittorie di Samsonov nel ’97 e di Chuan Chih Yuan nel 2002. Per il resto, dominio cinese. Ora all’improvviso, ci troviamo con un solo giocatore cinese qualificato per il Master: Ma Long nel singolo maschile. Nelle altre tre gare (singolo femminile e doppi) nemmeno un cinese è qualificato. Ci sarà comunque un rappresentante della Cina perché il Paese ospitante ha diritto a un posto nel caso neanche un suo giocatore sia riuscito a qualificarsi. Così, la Cina, barzelletta nella barzelletta, avrà rappresentanti nel singolo femminile e nei doppi solo perché è la nazione ospitante, una prerogativa riservata ai paesi sottosviluppati tecnicamente.
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Perché i cinesi non si sono qualificati? Chiarisco subito che si tratta di una volontà precisa dei dirigenti cinesi, che in questo modo intendono protestare (in stile cinese) contro le regole del Pro Tour. Così hanno scientificamente fatto in modo da evitare che i loro giocatori raggiungessero il numero minimo di tornei per qualificarsi.
Due soli esempi: Wang Liqin nel singolo maschile e Guo Yue in quello femminile avevano 4 tornei all’attivo prima degli ultimi 3 (Russia, Germania e Svezia). Sarebbe bastato partecipare a due di questi ultimi per qualificarsi. Ebbene, Guo Yue nemmeno è stata iscritta, Wang Liqin, dopo essere stato iscritto a Germania e Svezia, è stato cancellato. Per gli altri, si era pensato prima a limitare il numero di tornei, come per Zhang Yining, che ha partecipato a uno solo dei due Open di Cina, fatti in due settimane consecutive. Se li avesse giocati entrambi, con quello del Giappone cui ha partecipato la settimana dopo e 2 in Europa si sarebbe qualificata. Anche per lei è stato accuratamente evitato che ciò avvenisse.
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L’Ittf fa finta di ignorare questa realtà e dice che i cinesi erano impegnati negli incontri a squadre della Lega nazionale. La verità è che i dirigenti hanno scelto questa strada per protesta. Il loro ragionamento, che venga giudicato giusto o sbagliato dai diversi osservatori, è questo: obbligare i giocatori a un numero minimo di tornei è sbagliato, almeno per quel che riguarda la Cina. Infatti, questa è la tesi dei cinesi, le nazioni europee hanno pochi giocatori veramente forti e mandano quasi sempre loro, sempre gli stessi, ai tornei. I cinesi, invece, hanno fin troppi giocatori di altissimo livello e, se devono mandare i più forti ad almeno sei tornei, non c’è più spazio per gli altri, in particolare per i più giovani che hanno bisogno di fare esperienza. In effetti, se si vanno a guardare i tornei internazionali degli ultimi anni, si nota che i cinesi hanno partecipato, molte più volte di quanto avveniva nel passato, con i migliori. Chi ha un po’ più di anni sulle spalle, sicuramente ricorderà che una volta avere i cinesi più forti nei tornei internazionali, quelli che si trovavano ai primi posti della classifica mondiale, era un caso eccezionale e si verificava solo per alcuni tornei di grandissima tradizione (Jugoslavia, Svezia e pochi altri).
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Per la cronaca, uno dei primi tornei con la squadra cinese al completo, furono gli Open d’Italia del ’98, macchiati purtroppo dall’assurda squalifica di Wang Liqin, causata non da una infrazione per eccessiva colla (secondo la versione ufficiale e sbagliata della Fitet), ma per un ritardo di 4 minuti nel presentarsi al tavolo.
Comunque, da quel momento, la Cina ha privilegiato la partecipazione dei più forti, con la conseguenza che i più giovani hanno avuto meno spazio. I dirigenti cinesi, quest’anno, hanno deciso che non era più conveniente per loro e hanno cambiato politica. Inoltre, è anche vero che i cinesi hanno un’attività così lunga e impegnativa, fra calendario nazionale e internazionale, che arrivano a fine anno in condizioni fisiche disastrose. Si spiegano così le assenze dei cinesi che qualcuno, in questo blog, aveva notato e messo in evidenza.
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Il risultato è che il Master, che aveva un valore tecnico inferiore solo a Mondiali e Olimpiadi, quest’anno sarà una gara di livello molto basso, con alcune partecipazioni imbarazzanti di gente che mai si sarebbe potuta sognare di esserci.
A difesa del regolamento che prevede il minimo di 6 tornei c’è da dire che è stato voluto per tentare di garantire agli organizzatori il più alto numero possibile di giocatori forti, costretti a partecipare per qualificarsi al Master. Ma ci sono anche le controindicazioni. Intanto, i tornei che si svolgono in America sono davvero miseri dal punto di vista organizzativo e questo non invoglia i migliori ad andarci. Cade così la possibilità dei 3 continenti. Inoltre, arrivano in un periodo dell’anno, l’estate, in cui i giocatori tentano di avere una pausa. In particolare, quest’anno, i cinesi e gli asiatici hanno avuto una difficoltà in più, perché i Campionati Asiatici, che erano previsti in primavera, a causa di difficoltà organizzative del Paese ospitante, la Corea del Sud, sono stati spostati ad agosto, col risultato di scombussolare ulteriormente i piani dei giocatori. null
Altro elemento negli argomenti portati dai cinesi a sostegno della loro decisione: è vero che gli organizzatori meritano di avere i migliori, ma loro portano comunque giocatori fortissimi, in grado di lottare per la vittoria e di garantire spettacolo, come si è visto agli Open di Germania e di Svezia, con le seconde linee che hanno vinto o sfiorato la vittoria.
Che i cinesi abbiano o no ragione, rimane il fatto che il problema esiste e viene alla luce in maniera clamorosa. Tra l’altro, loro hanno deciso di porlo quest’anno perché organizzano le finali: quindi hanno comunque un posto riservato in ogni gara come Paese ospitante e non possono essere accusati di danneggiare gli organizzatori con la mancata partecipazione dei più forti, perché gli organizzatori sono loro stessi.
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L’Ittf, come ho già messo in evidenza, invece di riconoscere il problema, magari anche per dire che la Cina ha torto, preferisce ignorarlo e, ripeto, dice che i cinesi privilegiano la Lega nazionale. Alla fine, verrà fuori che il problema non esiste e che il Master muore per motivi misteriosi.

Commenti

2 risposte per “Il punto di vista del Drago Rosso sul Master”

  1. siciliano ha scritto il 8 Dicembre 2005 08:48

    Caro Max, i tuoi appunti sono sempre molto interessanti da leggere e ci aiutano a conoscere meglio un mondo, quello del tennistavolo internazionale, che ci consente di allargare gli orizzonti un po’ ristretti della cultura pongistica nazionale.

  2. il Conte ha scritto il 9 Dicembre 2005 20:25

    Caro Max,
    per me rimani e rimarrai per sempre il numero 1..te lo dice il più grande intenditore di questo sport…il Conte

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