Il settore giovanile visto dal D.R.

29 Gennaio 2007 da Ping Pong Italia 

E’ da qualche tempo che il Drago Rosso mi ha fatto pervenire il suo pensiero sui giovani, peraltro sollecitato da alcuni di voi, ho colto l’occasione vista la partecipazione dei nostri migliori giovani al Pro Tour di Slovenia che ha fatto tanto discutere.

del Drago Rosso

Nella scia dei miei interventi in ritardo, arrivo a mantenere anche la promessa per un articolo sul settore giovanile in Italia. Una piccola premessa: non parlerò di questo o quel giocatore, tranne pochissimi riferimenti, perché le cose di cui mi interessa parlare sono il sistema generale, gli allenatori, i metodi di insegnamento e, non meno importante, le direttive politiche della Federazione.
Una parte delle considerazioni che farò in questo intervento sono già contenute in quello sui Seconda categoria ai campionati nazionali a Jesolo. Quindi, leggersi quell’articolo prima di passare a questo potrebbe essere molto utile. Naturalmente, tante altre cose meritano di essere sviluppate, cerco perciò di andare subito alla sostanza.
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Al di là di alcuni buoni risultati ottenuti dagli azzurri in alcuni tornei giovanili internazionali di seconda fascia, il livello generale è molto basso. Agli Europei giovanili l’Italia non riesce ad arrivare fra le prime dieci nazioni, e in qualche caso va anche peggio; nelle classifiche internazionali under 18 e under 21, le posizioni degli azzurri sono pessime, non faccio l’elenco perché mi sembrerebbe di cattivo gusto nei confronti di ragazzi e ragazze che, sono sicuro, mettono tutto il loro impegno in questo sport e non meritano di essere messi alla berlina. Segnalo solamente che negli under 21, ci sono solo Bobocica e Stoyanov nei primi 100, 23 il primo, 71 il secondo, e che fra le ragazze bisogna andare al numero 182 per trovare la prima azzurra e poi al 234 per trovare la seconda azzurra; fra gli under 18, il primo azzurro è al n. 79, la prima azzurra al n. 61. Comunque,
ragioniamo piuttosto sulle linee generali.
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Negli ultimi anni i soli giovani che si sono messi in evidenza sono Nikoleta Stefanova, Mihai Bobocica e Niagol Stoyanov. Guarda caso, come ho già messo in evidenza più volte, stranieri, figli di stranieri, che hanno cominciato a giocare allenati dai loro genitori o da allenatori stranieri. Ripeto, nessuna polemica sul fatto che siano azzurri e che Niko abbia anche il passaporto italiano, ma la realtà tecnica è questa: sono stranieri. Se poi vogliamo precisare ancor di più questa realtà, bisogna dire che Bobocica e Stoyanov rappresentano l’Italia, senza il passaporto, e che in qualsiasi momento potrebbero scegliere un’altra nazionalità, e questo è un altro degli sconcertanti aspetti delle scelte di questa Federazione. Comunque, tornando all’aspetto prettamente tecnico, la situazione è questa: l’Italia non “produce” più giocatori. Al massimo, posso ricordare Simone Spinicchia, che però è stato stroncato dalle decisioni del presidente federale Sciannimanico, e qui si entra nelle responsabilità politiche. Inoltre, è giusto menzionare Paolo Bisi, unico giovane veramente forte, ma anche in questo caso restiamo in un ambito già conosciuto: figlio di grande giocatore, avviato tecnicamente dal padre. E infine, fra i più piccoli, c’è da considerare Marco Rech Daldosso, ma anche lui rientra in un ambito già considerato: avviato a questo sport da un tecnico straniero, sloveno per l’occasione e ancora Mutti anch’egli impostato tecnicamente da stranieri, Bobocica e Negrila, rumeni.
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Cosa possiamo ricavare da queste prime indicazioni? Non solo che non c’è una scuola italiana, composta da allenatori italiani che abbiano una base comune e un indirizzo tecnico simile, ma non ci sono neanche realtà isolate, nemmeno nei club più importanti e vittoriosi, che costruiscano giocatori impostati bene tecnicamente e in grado di competere ad alti livelli. Faccio un altro esempio, per essere ancora più chiaro. La giovane giocatrice italiana con la migliore impostazione tecnica e i movimenti più belli è Ileana Irrera, siciliana. Chiarisco subito che avere la migliore impostazione tecnica e i movimenti più belli non vuol dire automaticamente che lei diventerà la migliore. Questo dipende da tante altre cose, come la costanza e l’impegno negli allenamenti, le ore dedicate al tennistavolo, la capacità di affinarsi ulteriormente, insomma, molto altro da acquisire nel corso degli anni. Irrera, quindi, potrebbe anche avere risultati deludenti, dipenderà da lei, ma non è questo il punto. Il punto è: chi l’ha impostata tecnicamente? La risposta non è sorprendente: Stefan Stefanov, il padre di Nikoleta. Anche in questo caso, non un tecnico italiano, ma uno straniero. Devo fornire altre dimostrazioni?
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Una domanda lecita, a questo punto, è: i tecnici italiani sono incapaci, scarsamente preparati? E’ chiaro che non si può generalizzare, perché ci sono i tecnici bravi, ma, fatti salvi i singoli casi, è possibile scoprire in tutti questi anni (e intendo gli ultimi 30 anni) un elemento comune: il rifiuto di confrontarsi con le esperienze straniere e di studiare la tecnica straniera. Per evitare subito le solite accuse di avere come modello solo il tennistavolo cinese, chiarisco che, oltre alla tecnica e agli insegnamenti cinesi, io pongo come riferimenti tecnici i modelli dell’est europeo, in particolare la Romania, e della Svezia, vale a dire la grande tradizione e la moderna evoluzione. E poi, piccola parentesi per la Cina: se io fossi un allenatore di basket e volessi avere un riferimento tecnico, dove pensate che dovrei andare? Negli Stati Uniti, senza alcun dubbio. Ed è pur vero che ci sono altre grandi scuole, come la ex Jugoslavia, prima di tutto, ma se devo scegliere la prima in assoluto, bene, non c’è alternativa: gli Stati Uniti. Nel basket, gli allenatori e, in genere, gli appassionati, non sono stupidi come quelli del tennistavolo, che dicono “uffa, basta con questi cinesi”.
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Torniamo al discorso che stavo affrontando. In Italia, purtroppo, si è andati da un estremo all’altro negli ultimi 40 anni. Una volta, si vedevano i vecchi cinesi a penna, che giocavano tutti spostati sul rovescio, e si impostavano anche gli italiani, con l’impugnatura all’europea, nello stesso modo: rovescio inesistente perché giudicato inutile. E sto parlando di allenatori che sono stati anche nei quadri della nazionale e che tuttora sono in circolazione (non nella nazionale). Insomma, la stupidità assoluta. Poi, si è passati dalla parte opposta: ignorare totalmente gli stranieri. E se vi chiedete perché mai abbiamo tanti tecnici stranieri in Italia, soprattutto dell’Est europeo, la risposta è semplice: perché vengono pagati pochissimo, a dispetto della loro bravura che meriterebbe ben altro riscontro. La mancanza di confronto con le grandi scuole straniere ha portato come conseguenza l’impoverimento delle conoscenze tecniche da parte dei nostri allenatori. Così, cosa mai ci saremmo potuti aspettare dai giovani venuti fuori negli ultimi anni?
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E allora, quali sono le pecche più evidenti dei giovani giocatori italiani? Mi limiterò a due pecche, che per me sono le più importanti, anche se potranno sembrare banali: la mancanza di scioltezza nei movimenti, la mancanza dei fondamentali negli appoggi a terra. Da questi due aspetti, secondo me, derivano i difetti più gravi, dalla scarsa efficacia nel tocco di palla fino alle difficoltà negli spostamenti, soprattutto quelli laterali. Non devo scrivere un trattato di tecnica, e magari troverei il solito cretino che dice che io non ne capisco niente, perciò credo che un esempio concreto serva molto di più.
L’anno scorso sono entrato nella più grande scuola di tennistavolo di Guangzhou (Canton come è conosciuto meglio dagli italiani) e ho potuto osservare alcune lezioni a ragazzini “promettenti”, e metto le virgolette giusto per osservare che i due ragazzini da me osservati, di 10 e 9 anni, sarebbero già in grado di battere i seconda categoria italiani, e non sto esagerando per niente. Quindi, posso osservare Shen Yaohuan, 10 anni, e Deng Haoming, 9 anni, entrambi destri e con impugnatura all’europea. Shen Yaohuan ha un movimento più largo col braccio, ma, nonostante questo, ha una velocità impressionante, riesce a eseguire una serie di almeno una ventina di topspin di diritto consecutivi sul block spinto dell’avversario, sia nello stesso punto del tavolo, sia con colpi alternati nei due angoli. L’unico difetto che riesco a cogliere è che, per l’eccessiva irruenza che mette nei colpi, quando esegue il topspin di diritto fa un saltello in aria, pur partendo nella posizione corretta a ogni colpo, con il piede destro saldo a terra e con il caricamento eseguito con tutta la parte destra del corpo. Deng Haoming ha un movimento più stretto nel topspin di diritto, quindi appare un po’ più “imballato”, anche se il colpo è eseguito correttamente.

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La differenza più grande con l’altro ragazzino, però, è un’altra: ha i piedi sempre ben piantati per terra, cosa che dà la sensazione che si muova con maggior lentezza. In generale, anche perché ha un anno di meno, mostra di essere meno forte dell’altro, anche se io penso che sarà lui a diventare il più forte. In entrambi i casi, la tecnica di base è ottima, l’allenatore, che si chiama Jia Jia e che è un ex giocatore (fino all’anno prima ha sempre partecipato ai Campionati nazionali) è attento a far notare loro ogni minima deviazione. In particolare, dice loro di non sbilanciarsi rispetto all’asse che divide il corpo in due.
Dopo aver visto l’allenamento, parlo un po’ con l’allenatore e lui mi racconta qualcosa di molto interessante. Nelle partite di allenamento fra questi due giocatori, a vincere nel 90% delle volte è Shen Yaohuan, quello più veloce. L’allenatore, però, ha più appunti da fare proprio a lui, in particolare per quei saltelli, che provocano uno spreco enorme di energia. Shen Yaohuan ribatte che lui batte quasi sempre Deng Haoming, ma l’allenatore gli risponde che sarà proprio Deng Haoming a diventare più forte, perché ha i piedi ben piantati per terra, perché non spreca energie, perché il movimento del braccio è più efficace, perché non si ritrova sbilanciato dopo il colpo e non deve accelerare, consumando più energie, per ritrovarsi nella posizione giusta per il colpo successivo.

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Spero che questo esempio concreto serva a capire meglio il principio cui si ispira un vero allenatore, cinese e no, e cosa davvero bisogna insegnare ai ragazzi. Ripeto: non sto dicendo che bisogna copiare da questo o da quello, dico che bisogna aver ben chiari i fondamentali e che ogni colpo, ogni movimento ha una tecnica ben precisa. Il ragazzo, crescendo, potrà sviluppare movimenti anche diversi, personalizzarli, inventarne nuovi, ma durante la crescita ha bisogno di riferimenti sicuri e precisi. Osservando i giovani italiani, purtroppo, si nota che manca uno “stile” che li caratterizzi, manca un riferimento preciso a una tecnica ben definita. Il che non vuol dire che debbano essere tutti uguali, vuol dire soltanto che devono essere “riconoscibili” nella loro tecnica di base, esattamente quello che non succede per i giovani italiani e che succedeva, tanto per fare un altro esempio concreto, nel miglior momento della “scuola di Senigallia”. Ma non sto facendo questioni di migliori e peggiori, semplicemente faccio notare la differenza fra una scuola che c’è e una che non c’è.

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Devo avviarmi alla conclusione e mi manca ancora l’aspetto della politica federale, che è ugualmente importante perché contribuisce a distruggere il settore giovanile. Non mi dilungo perché ho già parlato molte volte di questo aspetto. Ricordo che negli ultimi 30 anni, tanti giovani interessanti sono stati stroncati solo perché hanno rifiutato di andare nei famigerati Centri federali, che servivano a perpetuare il potere di chi era al comando. E adesso che i Centri federali sono scomparsi il principio è rimasto lo stesso, ma trasferito ai club, soprattutto a quelli più potenti. Chi non gioca per un club del grande giro non ha spazio in nazionale, così come, prima, chi non andava nei Centri federali non esisteva per i tecnici della nazionale. L’aggravante è che in alcuni di questi club l’insegnamento tecnico non è all’altezza e che alcuni tecnici stranieri, molto bravi, sono stati cacciati. I risultati si vedono chiaramente. Certo, si può giustamente far notare che un tecnico ha sempre la libertà di convocare chi vuole, ma questo non attenua la responsabilità politica. Così, alla fine, in nazionale non vanno i migliori. E poi, esempio clamoroso, appena un allenatore convoca chi vuole lui e non chi vuole il presidente federale, è cacciato, come è successo a Costantini. E poi succede di sentire analisi tecniche fatte dal presidente federale Sciannimanico che, un paio di anni fa, dichiara che la giovane Steshenko è la speranza azzurra per l’Olimpiade di Pechino 2008. Non posso nemmeno chiedere se stava scherzando, tale è l’assurdità di questa analisi “tecnica”.

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Ho finito, spero di aver illustrato bene soprattutto i principi cui si dovrebbe ispirare un settore giovanile e di aver spiegato perché, secondo me, quello italiano, per motivi tecnici e politici, è una vergogna, di cui gli unici a non avere responsabilità sono i giocatori.

Commenti

19 risposte per “Il settore giovanile visto dal D.R.”

  1. marco bonf.BG ha scritto il 29 Gennaio 2007 17:24

    Per poter avere domani Atleti competitivi bisogna cominciare ad allevarli a 9,10 anni.
    Quali sono le Società che possono permettersi di dare il supporto di un Allenatore e la palestra disponibile tutti i giorni della settimana per tante ore?
    Solo le grosse Società. Ciò che ho detto a Quarantelli e Sciannimanico a Bergamo alla presentazione del “progetto giovani”.
    Pertanto o la Federazione affiancherà con Tecnici capaci queste Società già dotate o dovrà pensare a ricostituire i Centri Federali!
    Non vedo alternative.
    Pertanto le altre Società che non hanno Allenatori e disponibilità di Palestre saranno purtroppo sempre più emarginate.
    Comunque sono sempre più convinto che difficilmente in Italia ci sia un genitore disposto ad affidare il figlio per tante ore giornaliere ad una Società di Tennistavolo!

  2. Sbarello x te ha scritto il 29 Gennaio 2007 18:51

    Ma chi è quel deficiente di un genitore, senza sale in zucca , che fa iniziare a giocare seriamente il suo piccolo bambino a tennistavolo in Italia ? Che si faccia furbo, prima di commettere una grossa cazz… se abitasse in Francia o in Germania o in Spagna o in Austria o in Svizzera o in Olanda o in Danimarca o in Svezia o in Inghilterra o in Lussemburgo o in … ecc. ecc. insomma in qualsiasi altra nazione , invece sarei d’accordo. In Italia è una barzelletta iniziare a giocare per diventare qualcuno , neanche a parlarne di professionismo perchè in Italia non esiste ( a parte solo Mondello e qualche straniero). In Italia la federazione è un circo ………… come si fa? Ho sentito perfino che qualche genitore ha fatto smettere il proprio figlio di andare a scuola ! di non finire le scuole superiori per concedersi tutto al tennistavolo !!!!!!!!!!!! LA più grossa cazz….. della loro vita !!!!!!!!!!!!!!!!! Ma cosa hanno in testa ? Cosa pensano che diventi il proprio figlio ? Se ne accorgeranno tra qualche anno ……… un numero 5 o 10 o 15 o 20 chi è ? Nessunooooooooooooo !!!!!!!!!!!! Non potrà mai campare con il tennistavolo e si scoglionerà sicuro e smetterà di giocare . Questa è la realtà in Italia , nessuno lo capisce , ma il tennistavolo in Italia non è considerato uno sport ma un hobby o passatempo , venisse anche Gesù Cristo in terra come presidente !!!!!!!!!!!!! Meditate gente , meditate

  3. So di non sapere ha scritto il 29 Gennaio 2007 19:36

    giocatori ed ex-giocatori.

    Anche se sistemassimo l’aspetto tecnico e quello politico, avremmo sempre gli altri due aspetti a limitare la crescita del movimento giovanile, e viceversa ovviamente.

  4. Rimedio ha scritto il 29 Gennaio 2007 21:18

    per risolvere il problema un solo rimedio: costantini in nazionale.

  5. Manu/Ori ha scritto il 29 Gennaio 2007 21:59

    9-10 anni?

    drago rosso nel suo post parla di ragazzini cinesi di 9 anni al livello dei nostri seconda e noi aspettiamo che sono belli e vaccinati per crescerli???

    nello sport qualunque esso sia bisgona essere allevati appena possibile,ecco perchè secondo me ogni attività sportiva per i bambini dovrebbe cominciare intorno ai 5 anni…li si vede se un ragazzino migliora velocemente ed è portato…a 10 anni se cominci a 5 hai già 5 anni di allenamento e cavolo allora se diventi forte…ovviamente la scuola deve essere buona…

    me ne accorgo perchè io ho cominciato a 13 e ora ne ho 18 e vedo la differenza con un mio compagno che ne ha 14 ed ha cominciato ad 8(secondo me tardi)ed è di gran lunga più bravo contando poi che deve ancora aumentare il suo sviluppo fisico…per non parlare poi quando gioco con i seconda della mia età…un altro pianeta per me ma troppo basso il livello per diventare grandi…

    qualcuno di voi ha mai visto un video di timo boll che si allenava a 6 e 7 anni???tutti i nostri terza li faceva fuori e sicuramente qualche seconda…

  6. silvino ha scritto il 30 Gennaio 2007 09:11

    molte delle cose dette sono valide e serie, però dobbiamo anche considerare quale è il servizio che la Federazione da a questi nostri giovani, durante l’anno sportivo
    un paio di tornei regionali, dove in certe categorie sono in due o tre a giocare, tre tornei nazionali e le finali dei campionati italiani
    non vi sembra un po poco ?
    andate a vedere in Francia, Germania, ecc. quante possibilità di giocare ha un giovane nel corso della stagione.
    i giovani dovrebbero giocare ogni settimana e non parliamo di campionato dove fanno 1 o 2 partite !, si intende tornei competizioni dove un giovane ha la possibilità di fare 6/8/10 incontri come minimo

    silvino

  7. IlMoralizzatore ha scritto il 30 Gennaio 2007 10:47

    Dubito seriamente che a 6 anni timo boll fosse a livello dei terza Italiani, o ancor piu’ dei seconda. Non scherziamo dai..

  8. tell me why........ ha scritto il 30 Gennaio 2007 11:38

    Ma perché la scuola di senigallia si è fermata agli anni 80???
    ed è diventata una università della 3 età???
    il cui giocatore più giovane ha 69 anni???

  9. Manu/Ori ha scritto il 30 Gennaio 2007 15:16

    @ il moralizzatore…

    se non hai mai visto i suoi video di allenamento da piccolo non puoi parlare,io ho quei video e ti assicuro che è veramente forte…

    poi c’è un rapporto da fare…se tanti cinesi sono forti come i nostri seconda anche in età fanciullesca e poi magari non diventano famosi perchè si perdono o perchè scavalcati,figurati se il N° 2 del mondo a 7 anni non le dava ai nostri terza…

  10. X Drago Rosso ha scritto il 30 Gennaio 2007 18:19

    Ho letto attentamente la tua analisi e sarei interessato a sapere cosa pensi delle giovani ragazze allenate da Gatti, tanto bistrattato su forum e blog, che però fa stage con le nazionali di Romania, Croazia e via dicendo che tu hai citato anche prima, paesi che hanno una cultura pongistica molto maggiore rispetto alla nostra, e da cui credo lui stia cercando di apprenderla, a differenza di molti altri tecnici relegati nel loro piccolo mondo italiano.
    Solo per fare un esempio cosa ne pensi di Elisa Trotti, che ha 12 anni e sta già vincendo con diverse 2^ categoria e anche qualche partita a livello internazionale? (se non erro ha battuto anche una bambina croata che è campionessa europea dei minicadet in un recente torneo)
    Pensi sia impostata male o bene? E di conseguenza cosa pensi di come lavora il suo coach?
    Grazie

  11. fottuti di testa ha scritto il 30 Gennaio 2007 18:33

    SAREMO FOTTUTI ,MA MAI QUANTO TE. CARO ADRIPONG SPERO CHE TU SAPPIA QUALE SIA LA DIFFERENZA TRA UN CLUB E UNA NAZIONALE. PENSO CHE I CLUB POSSANO SCHIERARE 2 STRANIERI MENTRE NOI COME NAZIONALE NE SCHIERIAMO 4. E NON DITEMI CHE LA TAN, LA WANG,LA STEFANOVA,LA DING CHE IN PASSATO HA GIOCATO IN NAZIONALE,O L ULTIMO ACQUISTO TIAN JIN ABBIANO QUALCOSA A CHE FARE CON L ITALIA. PER NON PARLARE DELLA MASCHILE DOVE TROVIAMO ALTRI PEZZI. QUINDI NON FARE ESEMPI STUPIDI PERCHE FAI CAPIRE CHE DI TENNISTAVOLO SEI MOLTO IGNORANTE. E CHI LO DICE NE HA FACOLTA’.

  12. Istruttore Fitet ha scritto il 30 Gennaio 2007 21:55

    Cinque anni fa sono diventato Istruttore Fitet dopo un corso di 3 giorni ed esamino finale facile -facile.
    In questi cinque anni se avessi voluto migliorare il mio scarso bagaglio di conoscenze tecniche sarei dovuto arrivare fino a Terni o a Jesolo e star lì dei giorni.
    Ma se invece la Federazione incaricasse i suoi migliori tecnici di andare in giro per le Regioni a tenere corsi - conferenze - stage per tecnici e istruttori?
    Non spenderebbe i soldi molto più seriamente che per ingaggiare “madrine” ?

  13. Figli di un Dio minore ha scritto il 31 Gennaio 2007 00:28

    Caro Drago,
    La storia sui figli d’arte è nota da tempo e sotto gli occhi di tutti .Sono un capitolo a parte e meriterebbero un post a parte.
    In qualsiasi professione il figlio d’arte ha la strada semplificata nel suo processo di formazione tecnica ,oltre ad avere evidentemente una predisposizione genetica ed ambientale.
    E’ chiaro che ,nel nostro piccolo mondo sportivo ,il gap da colmare per chì non ha il papà ex campione è enorme.
    Gli anni sprecati ad eseguire movimenti scorretti o ad ignorare l’esistenza di certi colpi sono solo una parte di ciò che un padre campione può dare.
    Imparano anche a “Vincere presto e guardare avanti” qualità determinante per diventare un numero 1.
    Per questo nel tuo post sei stato fin troppo benevolo: per fare una giusta analisi del movimento giovanile in Italia dei figli d’arte non bisognerebbe neanche parlare…loro non fanno parte del movimento, sono al di fuori del normale percorso di formazione che hanno a disposizione gli altri ragazzini.
    La verità che tutti conosciamo è che abbiamo pochi impianti dignitosi ,poco materiale umano , la maggioranza delle società senza tecnici , dirigenti giustamente per lo più dilettanti.
    Le alternative costano e soldi nel ping pong ce ne sono pochi e spesso spesi per traguardi fatui ,miopi ed improduttivi.
    Questo è il ping pong in Italia.

    I

  14. PER UNA (SERIA) DIFFUSIONE DEL PING PONG ha scritto il 31 Gennaio 2007 18:00

    , che per di più alimentavano un illegittimo meccanisimo di potere elettorale; si può obiettare che anche oggi quelle grandi società godranno di un grande peso, ma a differenza di quello che avveniva nei Centri, questo potere è gran parte giustificato, perché è frutto delle proprie risorse e non delle casse federali. Anzi, a ben vedere sono queste società, con la loro attività, che preparano gli atleti che poi vanno a vestire la maglia azzurra. E la federazione fa ben poco per queste società (e per le altre ancora meno), che fino ad oggi non hanno tratto alcun beneficio dai fondi e dalla organizzazione federale centrale.
    Stando così le cose, Deniso ed Errigo, unanimemente reputati bravi tecnici (e che comunque hanno acquisito popolarità e prestigio con le imprese del 2000 e del 2003), riescono così con il loro lavoro quotidiano a dare un contributo alla crescita in un contesto più naturale rispetto a quello dei Centri.
    Ecco quindi che se ci fossero altre realtà come quelle che ho indicato allora anche i risultati a livello giovanile non tarderebbero ad arrivare.

  15. Per la (triste) situazione del Ping Pong in Italia ha scritto il 31 Gennaio 2007 18:13

    Ci sono figli d’arte e figli d’arte.
    Ad esempio, Ricky Tognazzi non potrà mai essere galattico come il grande Ugo, nè Gassman come come il mitico padre suo.
    E non vorremo mica parlare di Christian De Sica (seppur divertente) così superficialino rispetto a Vittorio (ricordate il Barone che perdeva a scopa col figlio del portinaio…?).
    Sarà per questo che Albertone Sordi, dopo esser stato un grande, ma aver portato alla rovina il cinema italiano moderno da produttore, abbia deciso di non procreare mostriciattoli che non avrebbero potuto ripetere le gesta “naturali e casalinghe”, doti tipicamente italiane dei loro padri.
    Nell’intervento di Luca Pancani, mi è sembrato di cogliere in un passaggio, persino l’inutilità ad aver prodotto alcuni campioni, internazionalmente più o meno validi (Nannoni, Manneschi, Bosi, ecc…ecc…).
    L’Italia si ferma forse quando trova il talento e non lo sfrutta, usa, indirizza, per creare una scuola?
    Quando l’Olanda ha creato il “calcio totale”, che non ha mai vinto nulla, ma ha sparso talenti e giovani in tutto il mondo aiutando a vincere tanto a tutti, non aveva avuto fenomeni del nome e spessore di Puskas, Di Stefano, Eusebio, Pelè, Meazza, Piola, ecc…ecc…. Però ha creato una scuola ed un sistema che ancora oggi funziona con isuoi fisiologici alti e bassi.
    Siamo solo noi, il nostro Paese, il nostro Popolo, che ha bisogno di gonfiare, pompare, ingigantire il prodotto, scarso o buono che sia, che ci troviamo in mano.
    Sembra quasi che il nostro talento sia non tanto nel creare, formare, organizzare, ordinare, quanto nel informare, divertirsi, mentire, sparare balle, inventare, eccetera, eccetera.
    O mi sbaglio?
    Il figlio di Stoyanov batterà mai Waldner e Appelgren?
    Il figlio di Bisi vincerà mai un europeo giovanile?
    Il figlio di Gatti allenerà mai una qualche nazionale?
    Il figlio di Mondello batterà mai il record di ragazze del padre? (probabilmente si piuttosto che vincere 11 titoli italiani di singolo)
    E un nipote di Bosi o di Scianni cosa potrà diventare?

  16. Drago Rosso ha scritto il 1 Febbraio 2007 19:51

    non rientra nei mio modello preferito di giocatrice, ha una base molto buona, secondo me, per progredire. Tanto per chiarire sul mio modello preferito, almeno adattato alla realtà italiana: vidi giocare da allieva Giorgia Zampini, aveva una tecnica e una naturalezza nell’esecuzione dei colpi che non ho più rivisto in alcuna altra giocatrice. Per me la Zampini rimane, almeno dal punto di vista tecnico, la più forte giocatrice italiana di sempre. Torno alla Trotti. Il prossimo passo importante per lei sarà “sciogliere” i movimenti, che sono ancora un po’ rigidi, e coordinare questi movimenti più sciolti con una velocità sempre maggiore nell’esecuzione dei colpi. Non è una cosa semplice, ma credo che lei ci possa riuscire e possa diventare davvero forte.
    Voglio aggiungere solo un’altra cosa a proposito della sua partecipazione, a 12 anni, a un Pro Tour. In generale, io non sono d’accordo sui giovanissimi a un Pro Tour o a qualsiasi altra gara di livello superiore per un motivo molto semplice: un ragazzo o una ragazza che arrivi così presto a giocare gare importanti potrebbe perdere la “voglia di conquista”, nel senso che correrebbe il rischio di sentirsi appagato. So che sto parlando di complessi meccanismi psicologici, ma, nella mia esperienza in giro per il mondo, ho solo avuto conferme a questa mia convinzione. Perfino in Cina, dove le ragazzine terribili sono moltissime, dirigenti e allenatori limitano al massimo la partecipazione delle più piccole ai Pro Tour. Preferiscono farle crescere attraverso le gare di categoria, per poi lanciarle in quelle più difficili. L’unica eccezione è stata Guo Yue, che ha partecipato a un Pro Tour a 13 anni e mezzo, ma stiamo parlando di un autentico fenomeno, che ha poi confermato la sua classe, ma che tuttora provoca qualche problema, tanto che alla fine dell’anno scorso l’alenatore della nazionale femminile l’ha sospesa dalle gare per alcni mesi perché riteneva che non si stesse impegnando.
    Il concetto di base è: se io ottengo tutto e subito, penso che non dovrò faticare per ottenerlo. Questo non significa che la piccola Trotti o chiunque altro debbe per forza pensare e comportarsi in questo modo, significa soltanto che un ragazzino è esposto a questo pericolo. Poi, magari, c’è l’eccezione, di un ragazzino che non si crede arrivato perché partecipa a un Pro Tour a 12 anni, ma il rischio, in linea di principio, c’è. Così, tanto per fare un esempio, non ho condiviso che Piacentini abbia partecipato a un Mondiale quando aveva 14 anni (Goteborg 1993). Il mancato sviluppo della sua carriera, dopo, secondo me è stato anche una conseguenza di quella partecipazione. Uno può sentirsi “arrivato” e smettere di impegnarsi.
    Quindi, penso che sia meglio non portare i ragazzini a gare così impegnative, ma spero che questo mio pensiero non sia un pretesto per fare una polemica sulla Trotti e che non sia interpretato in altre maniere. Le mie parole significano esattamente quello che ho detto, niente di più. Alla piccola Trotti auguro sinceramente di continuare a lavorare bene e di non fermarsi mai nella sua crescita tecnica, visto che ha le potenzialità per diventare molto forte.

  17. Adripong ha scritto il 2 Febbraio 2007 11:31

    Per “saremo fottuti”:
    … non ho capito che centro col tuo commento…se mi spieghi posso anche pensare di rispondere.

  18. Giorgia Zampini ha scritto il 21 Febbraio 2007 00:11

    Bello il tuo complimento. Grazie Massimo.

    …”Tanto per chiarire sul mio modello preferito, almeno adattato alla realtà italiana: vidi giocare da allieva Giorgia Zampini, aveva una tecnica e una naturalezza nell’esecuzione dei colpi che non ho più rivisto in alcuna altra giocatrice. Per me la Zampini rimane, almeno dal punto di vista tecnico, la più forte giocatrice italiana di sempre. Torno alla Trotti…”

  19. Amministratore ha scritto il 21 Febbraio 2007 22:59

    Devo precisare ai lettori e alla mia ex compagna di nazionale Giorgia Zampini, che il complimento esternato nel post sul settore giovanile, è del Drago Rosso e non mio. Ringrazio Giorgia per l’intervento e colgo l’occasione per salutarla con affetto.

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