Perché i cinesi sono i più forti

4 Ottobre 2008 da Ping Pong Italia · 12 Commenti 

Al di là delle questioni politiche che vengono influenzate da questioni economiche che a loro volta vengono influenzate da questioni di sponsorizzazioni, etc, etc, vorrei analizzare quello che mi sta più a cuore, la questione tecnica.
Si è sempre parlato di supremazia cinese in termini generici, a volte cercando di dare peso e senso ai concetti quali: la miglior preparazione, la miglior organizzazione, la miglior tecnica, le migliori gambe etc, a volte cercando di dare spiegazioni sociologiche al fenomeno: selezione naturale, scuola, sistema politico. Ma, in realtà non ho mai sentito né letto del perché i cinesi siano i migliori. E’ la stessa banale domanda, ma fino ad un certo punto, che i non addetti ai lavori ti pongono: perché i cinesi sono i più forti?
Si discute come se si fosse di fronte ad una sorta di postulato, un dato di fatto, quasi una rassegnazione. Questo sentimento l’ho percepito anche parlando con allenatori, fra i più quotati del mondo: gli europei entrano in campo con qualche punto di svantaggio ancora prima di cominciare.
Allora provo a dare una spiegazione tecnica, sperando di alimentare un dibattito che non potrà altro che essere utile al nostro movimento.

Innanzitutto, penso che non si rifletta mai abbastanza su come migliorare la tecnica dei colpi e lo
sviluppo del gioco. Potrà sembrare esagerato, ma è così. Pertanto, il più delle volte, l’allenamento è finalizzato a migliorare la capacità di commettere meno errori possibili, dimenticando che, anche in presenza di allenamenti di routine, la vera qualità da ricercare è la tecnica ed il suo studio approfondito.

Prima di entrare nel merito occorre fare una breve premessa per affrontare meglio l’argomento.

Il ping-pong è uno sport tecnico, assolutamente ed esasperatamente tecnico.
L’impostazione tecnica e la sua evoluzione devono essere presi in serissima considerazione per tutta la durata della carriera di un giocatore, dai primi momenti di gioco fino a quelli più professionistici.

Quando incappiamo in un errore, qualunque esso sia, le cause possono essere 2: errata valutazione della palla (oggettivo) o errore tecnico (soggettivo). Attenzione, le scelte che si compiono in gara, o anche in allenamento, derivano sempre da uno stimolo visivo e dunque il risultato delle nostre scelte dipendono esattamente da cosa in realtà vediamo e percepiamo. Bisogna essere molto onesti ad affermare che il più delle volte non abbiamo visto la palla, abbiamo quindi operato una valutazione errata con le sue conseguenze negative perdendo il punto.

Il gioco, l’allenamento, l’esperienza empirica, il tran-tran quotidiano ci permettono di migliorare in automatico la percezione (oggettività) e quindi la valutazione della palla avversaria facendoci compiere, di volta in volta, le scelte sempre più appropriate. 
La nostra partecipazione attiva ed il nostro senso critico ci permettono invece di considerare gli errori tecnici, lavorarci con coraggio e determinazione e, di volta in volta, rimetterci in gioco arricchendo il bagaglio tecnico.

Era importante sottolineare questi aspetti perché, come vedremo, saranno il pane quotidiano del nostro migliorare.

L’Europa sta pagando a caro prezzo 2 errori, uno grave e l’altro lieve: quello grave riguarda la pigrizia al lavoro che si è accumulata a cominciare dalla metà degli anni ’80. L’aver importato tantissimi giocatori ha indebolito la storia continentale al contrario di quello che si credeva e cioè che l’arrivo di tanti stranieri avrebbero arricchito il tasso tecnico. Sarebbe interessante conoscere il numero di cinesi, più in generale, di orientali, che si sono riversati in Europa, uno sproposito. Invece di arricchirsi tecnicamente facendo crescere i tecnici locali per una cultura dell’allenamento e dello studio della tecnica, si è preferito puntare a migliorare i vari club e successivamente le nazionali tranciando il ciclo della crescita tecnica dei giocatori alla sua radice. Oggi viviamo il dramma dell’illusione che per più di 20 ci sta accompagnando.

Il secondo errore, questa volta lieve, è il rovescio.

Con questo concetto su base tecnica, inizia la mia analisi.
Vi dico subito che l’idea di scrivere questo post mi è venuta guardando le ottime fotografie del Drago Rosso e naturalmente leggendo il suo pezzo. 
E’ indubbio, che negli ultimi 20 anni, il gioco, non solo, è diventato più veloce, ma è diventato anche molto più potente, grazie alle colle, ma grazie anche a metodologie di allenamento sempre più perfezionate. Ecco allora che il gap tra Asia e Europa si è evidenziato ancora di più perché, mentre i cinesi, tradizionalmente penholder, che hanno fatto sempre a meno del rovescio, hanno sviluppato la tecnica del movimento delle gambe al servizio di un più efficiente ed efficace gioco di diritto; gli europei hanno invece continuato a ricercare l’equilibrio tra rovescio e diritto così da credere che una posizione centrata al tavolo fosse più vincente rispetto a quella asiatica, decisamente più spostat nell’angolo del rovescio.
Ovviamente, anche in Europa si parla di tradizione, ma coloro che sono andati contro corrente ed hanno promosso situazioni di gioco diverse sono stati premiati, gli ungheresi nel’79 con il gioco corto e colpi di potenza tanto di diritto quanto di rovescio a braccia pressoché tese; gli svedesi, negli anni successivi, con una gestione della gara psicologicamente perfetta unita a caratteristiche individuali davvero uniche (Waldner, Appelgren, Lindh, Persson). Ancora, Gatien con il suo gioco esageratamente di diritto. E poi, un ultimo esempio, fra i vari giocatori europei che hanno resistito alla potenza asiatica troviamo JM Saive che a 40 anni continua con il suo gioco preponderante di diritto.

Che danni produce il rovescio? Quelli di mantenere una posizione del braccio quasi sempre più flesso del dovuto, di avere una posizione di attesa che, proprio per le caratteristiche di equilibrio tra il gioco di diritto e quello di rovescio, crea problemi di reattività. 
La conseguenza di un braccio troppo flesso porta ad eseguire il diritto in modo bloccato, cioé non permette alla spalla, vero motore propulsore del pingpong, di fare il suo dovere di spinta. Inoltre, un braccio flesso impoverisce quella che è definita velocità periferica, contraendo il colpo riducendolo a poco più che un’apertura di topspin. Provate a pensare ad un lanciatore del disco che sferri il suo lancio con il braccio flesso, la sua potenza diminuirà di un buon 50%.
Vi invito ad osservare i momenti d’impatto sulla palla dei cinesi, ma aggiungerei anche dei coreani, inutile dire dei cinesi di Hong Kong o quelli di Singapore perché hanno tutti la stessa matrice di origine. Sono caratterizzati da un comune denominatore tecnico, ossia l’assenza del rovescio nella loro storia pongistica. Lascerei fuori i giapponesi che ultimamente si sono europeizzati, forse troppo, in virtù dell’importante lavoro che sta svolgendo Mario Amizic. 
Portando il vostro interesse sulle foto, che a mio parere sono più istruttive dei video, è importante sottolineare come la posizione delle gambe, il busto, la spalla nel gioco cinese, siano elementi fondamentali per potere sprigionare quanta più potenza possibile. Ci sono alcuni esempi in cui addirittura la palla sembra aver oltrepassato la linea del corpo, in realtà è un modo di preparare il corpo per un’azione di pura potenza, utilizzando l’effetto frusta del corpo. 
Al contrario, il comune denominatore tecnico degli europei è una posizione del braccio troppo flessa per poter disporre della massima potenza, ecco perché questa azione non si potrà compiere se siamo preoccupati di giocare di rovescio. Inoltre, proprio per la posizione flessa, la spalla agisce da elemento di sollevamento del braccio verso l’alto e non come elemento di spinta.

C’è ancora una cosa da indicare nell’assenza del rovescio nei cinesi. Non dobbiamo dimenticare che nel momento che giocano un block, il braccio si distende quasi completamente preparando in automatico il colpo di diritto dopo aver effettuato un passo-giro (step-around). Il block degli europei quasi mai è giocato con il braccio teso, il movimento si ferma prima e l’apertura del braccio per il gioco di diritto risulterà più flessa. Guardate le posizioni di Samsonov e vi renderete conto che i suoi colpi, raramente sono di potenza ma di piazzamento.

Quindi, la tradizione del gioco di diritto, ha portato e sta portando un notevole beneficio in tutte le situazioni in cui la potenza è risultata determinante per vincere, come negli ultimi 20 anni di gioco. 
Tornando alla motivazione principale, si può affermare che per gli europei il rovescio è stato un limite di gioco e non una risorsa, non foss’altro per il tempo da dedicare ai singoli schemi, ma, al di là di questo, come abbiamo visto poco sopra, la questione è puramente tecnica.

Sebbene il campione olimpico ed il finalista siano penholder ma con la possibilità di colpire la palla con entrambe le facce, si potrebbe pensare che il loro gioco sia più equilibrato, più europeo. Ancor più potremo pensare a giocatori quali Wang Liqin o Chen Qi, per non parlare di Ma Long, ebbene, in tutti i casi, il gioco cinese ha una percentuale dei colpi di rovescio molto ridotta rispetto a quelli di diritto. Inoltre, se dovessimo fare un computo sui singoli punti vinti, vedremo che su 11 punti conseguiti almeno il 60% derivano da diritto, un 15% dal rovescio ed un 25% da errori dell’avversario.


L’Europa è rimasta indietro perché non ha saputo intuire o non ha voluto, quello che era il sistema più facile e semplice per ottenere il punto, cioè colpire la palla con il diritto. Il gioco di diritto richiede naturalmente al fisico uno sforzo davvero importante. 
In questo contesto vorrei includere anche l’Italia. Nemmeno noi abbiamo avuto lo spirito giusto per seguire le idee cinesi, forse negli anni ’80 ci sembravano troppo esagerate per il nostro sistema di gioco. 
Fatto sta che oggi l’Europa non ha scampo contro l’Asia. Noi abbiamo movimenti corti, contratti, con poca partecipazione della spalla e del tronco, loro hanno movimenti ampi con il supporto totale della spalla e con la spinta del corpo. Noi lavoriamo con brevi passi e quando ci avventiamo sulla palla il corpo è troppo scarico per trasferire energia/potenza. Loro lavorano su grandi spostamenti e quando si buttano sulla palla il corpo li aiuta a colpire con maggior potenza e determinazione.


Nel sistema cinese ed in qualche altro caso, quello del lavoro fisico al tavolo portato ad altissimi carichi ha avuto e ha 2 diversi obiettivi migliorativi: la specializzazione e la forza di volontà.

Spieghiamo. La specializzazione significa operare un sistema di allenamenti in cui l’obiettivo principe è quello di terminare il gioco con un colpo di diritto, non ha importanza in quale situazione ci si trovi, né il contesto di gioco; il colpo di rovescio è considerato un’eccezione di gioco ed un fastidio per l’avversario. 
Per ottenere questo obiettivo ci servono ottime gambe, ma non solo in quanto a potenza, tono, reattività, esplosività, ma soprattutto come azione precisa di ciò che si vuol fare, i giusti passi.

Faccio un esempio banale.

Un europeo che si trova a recuperare una palla sul proprio diritto e, dopo aver colpito, gli ritornasse la stessa sulla ¾ del rovescio, certamente deciderebbe per un rientro al tavolo con il rovescio, magari lavorando e piazzando la palla con la rotazione oppure decidere di rischiare un colpo di potenza (poco probabile). Un cinese che si trova nella stessa condizione andrebbe a ricercare ancora un colpo di diritto e, se è possibile, giocandolo con maggior potenza. 
Per fare questo, come si è detto poco sopra, non solo abbiamo bisogno di gambe ma abbiamo bisogno dei passi correttamente eseguiti, ma non basta, oltre alle gambe e alla loro tecnica serve anche una forza mentale supplementare, che solo l’allenamento specifico può dare.
 Tornerò nella parte finale sull’aspetto mentale.

Si è detto che il rovescio europeo porta come conseguenza una preparazione del diritto con la posizione del braccio più flessa, come possiamo uscire da questo handicap, perché è di questo che si discute. 
A mio avviso ci sono 2 strade da tentare, la prima è quella di sbilanciare il corpo protendendosi verso l’angolo del rovescio e aumentare la capacità di coprire più della ¾ del tavolo con il diritto. L’altra possibilità è più tecnica (è quella che mi piace di più). Occorre allungare il colpo di rovescio quasi fosse di preparazione al diritto, ma nel momento che allunghiamo il colpo subiamo una perdita di tempo effettiva, quindi serve migliorare anche la velocità di esecuzione. 
Per economizzare i colpi e avvalersi di una migliore velocità, si dovrebbe usare il rovescio in modo attivo, quasi una contrapposizione. Non un braccio molle e ponto allo scatto, ma un braccio che abbia una tensione muscolare tale da costituire di per sé un potenza contrapposta. In questo modo ci troviamo con il braccio quasi disteso con il blocco spalla-gomito-polso come fossero una cosa sola.
 Dal momento in cui ci troviamo con il braccio semidisteso servirà solamente effettuare una rapida torsione del tronco e quindi prepararsi al diritto. Vorrei chiarire un concetto. Quando parlo di colpo di diritto che sfrutti la potenza periferica, non mi riferisco ad una posizione del braccio completamente distesa, il cosiddetto “braccio teso”, in voga non solo in Italia nei primi anni ’70, mi riferisco ad una posizione in cui la spinta del corpo e della spalla siano una sorta di pre-colpo, ossia che anticipano l’azione, caricando ulteriormente il braccio.
Mi spiego, per colpire con maggior potenza mi serve che il braccio si muova dopo che il corpo e la spalla si siano mossi andando incontro alla palla. In tutti i casi in cui il braccio esegue un colpo senza il corpo ci troveremo di fronte ad un colpo frenato.
Ecco una piccola galleria di foto di giocaotri asiatici che vi renderanno meglio l’idea.
foto del Drago Rosso


Di seguito vi propongo un’altra galleria di foto di giocatori europei, fra tutti si distingue chiaramente Kreanga i cui colpi di diritto si avvicinano a quelli cinesi ma svuotati della potenza del corpo e delle gambe.
foto del Drago Rosso

Lavorare con le gambe si è visto che, oltre a coinvolgere la parte più faticosa dell’allenamento, coinvolge anche la parte mentale. Questa è una prerogativa tutta asiatica, perché, con questa tipologia dell’allenamento, bisogna includere anche i giapponesi, veri maestri.
L’allenamento delle gambe influisce sullo stato mentale perché richiede al corpo di “cercare” la pallina. Essere i fattori determinanti dei colpi che si vogliono eseguire. Diventare i protagonisti di una gara significa sviluppare un potenziale di gioco di gambe notevole. Le cose succedono perché noi vogliamo che succedano, quindi protagonisti attivi e non passivi del gioco.
Dopo aver fatto allenamenti di gambe con carichi pesanti si ha la sensazione di dominare lo spazio a nostra disposizione con assoluta sicurezza.

Concludo dicendo che l’Europa si deve interrogare e farsi una seria autocritica. Riprendere in mano la gestione della tecnica facendo tesoro delle innumerevoli sconfitte subite.
Come si può fare? Intanto sfruttare una buona occasione di confronto, che non sono le gare tra europei e asiatici ma semplicemente essere spettatori ai Campionati Nazionali Cinesi, essere curiosi, essere attenti osservatori e soprattutto non accontentarsi di quello che si crede di sapere.

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Ottobre

3 Ottobre 2008 da Ping Pong Italia · 2 Commenti 

La foto di copertina (courtesy by ITTF) questa volta è dedicata a Tan Wenling Monfardini, infatti il 28 di questo mese compie 36 anni.
Contrariamente alla tradizione, gli Europei si disputano in questo mese, esattamente dal 4 al 12 in Russia a San Pietroburgo. Sarà un ulteriore banco di prova per Bobocica e l’esordio assoluto di Paolo Bisi e Marco Rech Daldosso, ma anche per le ragazze. Ancora una volta assente Massimiliano Mondello.
Ecco l’elenco degli azzurri:
All. Csilla Batorfi HUN
Tan Wenling Monfardini
Nikoleta Stefanova
Laura Negrisoli
Tian Jing
Wang Yu
All. Lorenzo Nannoni
Mihai Bobocica Razvan
Stefano Tomasi
Mattia Crotti
Paolo Bisi
Marco Rech Daldosso

Ottobre è anche il mese di altri appuntamenti internazionali come la Champions League e il Pro Tour di Serbia, quello dell’India, alcuni campionati veterani, eppoi Ottobre coincide anche con l’inizio dei campionati a squadre. Per l’attività individuale da segnalar solo il 1′ torneo giovanile che si gioca in diverse sedi.
Buon pingpong

World Cup 08 di Liegi

29 Settembre 2008 da Ping Pong Italia · 3 Commenti 

del Drago Rosso

Wang Hao conferma la vittoria dello scorso anno nella più brutta e scarsa Coppa del Mondo che sia mai stata disputata. Brutta per lo spettacolo, argomento di cui ho già parlato, scarsa per la partecipazione, dovuta a più cause, naturali e innaturali. Così, si va tranquillamente avanti verso la distruzione del tennistavolo, con Eurosport che riduce sempre di più gli spazi in Tv e il palazzetto di Liegi desolatamente vuoto nella prima giornata e nella seconda giornata, persino quando ha giocato Saive, e poi solo mezzo vuoto per semifinali e finali. Insomma, uno scenario squallido. Ma andiamo con ordine.

PARTECIPAZIONE

Parlavo di cause naturali e innaturali, a proposito dello scarso livello della partecipazione (fra l’altro, i cinesi sono arrivati senza Liu Guoliang in panchina, compito delegato a Qin Zhijian, che non è nemmeno il vice di Liu Guoliang). Le cause naturali sono quelle che sono alla base dell’assenza di Samsonov, tanto per fare l’esempio più illustre. Samsonov ha detto esplicitamente agli organizzatori di rinunciare perché non si è ancora abituato al gioco senza colla. Mettiamoci anche l’infortunio di Monteiro, ma in questo caso il livello sarebbe rimasto comunque scarso, anche con la sua presenza, e lo è rimasto anche grazie a chi lo ha sostituito, Maze, un ex giocatore, come già avevo detto tempo fa. E arriviamo alle cause innaturali. Nelle regole della Coppa del Mondo, da alcuni anni c’è anche quella che limita a due i giocatori per ogni nazione. Ma nessuno ha applicato questa regola nelle ultime edizioni, principalmente per un motivo:
per avere quanti più campioni in gara e rendere interessante la Coppa del Mondo. Così, si potevano avere 3 cinesi e 3 sudcoreani. Quest’anno, è arrivata una indicazione dall’alto: bisogna rispettare quella regola. Stranamente, è arrivata proprio dopo la famosa intervista di Sharara, apparsa e scomparsa dopo 2 giorni sul sito dell’Ittf, in cui il presidente della federazione internazionale diceva che avere 3 cinesi sul podio olimpico è un danno per il tennistavolo. Sempre in quella intervista, Sharara arrivava a fare alcune ipotesi per il futuro, fra cui anche quella di limitare la partecipazione per nazione. Ed ecco, che strana coincidenza, l’ordine di far rispettare il limite di 2 giocatori al massimo per ogni nazione in Coppa del Mondo. Attenzione però: per quella femminile, che si è disputata a Kuala Lumpur, l’ordine non valeva, potevano esserci 3 giocatrici per nazioni, tant’è vero che c’erano 3 cinesi iscritte. Poi, Zhang
Yining ha rinunciato e la Cina ha preferito non sostituirla, ma rimane la disparità: per la Coppa del Mondo femminile, l’ordine non valeva, ma sarebbe scattato solo dall’anno prossimo. E certo: lì non ci sono europee in grado di lottare per il podio, quindi l’Ittf non ha voluto forzare la mano, preferendo dare indicazioni per il 2009. In quella maschile, invece, c’è la possibilità che qualche europeo arrivi al podio, così è scattato subito il diktat: solo 2 giocatori per nazione. Così, si è rivisto Boll in finale, favorito, oltre che dal suicidio sportivo di Ma Long in semifinale, anche dal fatto di non incontrare praticamente nessuno di quelli che lo hanno sonoramente battuto negli ultimi anni. Ha perso con Kreanga, poi si è trovato Yoo Seung Min (ci ha sempre vinto, tranne che ai Mondiali di Zagabria) ed ecco in semifinale. Vedremo dopo cosa è successo dal punto di vista tecnico, ma nel discorso che sto affrontando adesso è evidente l’importanza della limitazione dei giocatori. Un sudcoreano in meno significa che Oh Sang Eun non ha potuto partecipare, vedi caso proprio quello che ha battuto Boll all’Olimpiade di Pechino. Insomma, tanto per non prenderci in giro, solo con questi mezzucci si può tentare di portare avanti gli europei. Il risultato è che, per garantire un miserabile posto sul podio agli europei, si sacrifica il livello tecnico della gara. Perciò, secondo l’Ittf, le gare dovranno avere sempre meno campioni, pur di far vincere qualcosa a quelli più scarsi. Congratulazioni, ecco a cosa siamo arrivati, oltre all’ipotesi della pallina di 42 millimetri, alla rete più alta di un centimetro, alla gara di doppio all’Olimpiade con una sola coppia per nazione e a tante altre assurdità. Invece di creare entusiasmo per i campioni, si pensa a distruggere la partecipazione degli stessi campioni: gare sempre più brutte e di basso livello tecnico, pur di non far vincere gli odiati cinesi. Evviva l’Ittf!

DOMANDE SENZA RISPOSTA

A proposito dell’Ittf, si è verificata una strana situazione a Liegi: molti giornalisti volevano parlare col presidente Sharara ma non ci sono riusciti. Tre anni fa, proprio a Liegi, Sharara aveva fatto una conferenza stampa per confermare le «innovazioni» da lui volute nel tennistavolo. Fra l’altro, quella edizione della Coppa del Mondo si distinse anche per il comportamento fortemente scorretto di un alto dirigente dell’Ittf (non Sharara) che, in prima fila, faceva platealmente il tifo per Boll, che vinse quella Coppa del Mondo. Un modo spudorato di far intendere che alcuni dirigenti non sono al di sopra delle parti, ma sperano che la Cina perda. Niente altro che una conferma a tutto quello che già si sapeva. Comunque, torniamo a quest’anno e a Sharara. I giornalisti hanno chiesto agli organizzatori, sabato, se fosse possibile organizzare una conferenza stampa con Sharara, perché ci sono molte questioni di cui discutere, a cominciare dalla famosa intervista apparsa e scomparsa dal sito dell’Ittf. Gli organizzatori sono tornati poco dopo con la notizia: Sharara è partito stamattina. La sorpresa è stata notevole: il presidente dell’Ittf arriva a Liegi per la Coppa del Mondo, rimane solo il venerdì, per i primi due turni dei gironi, e poi se ne va sabato mattina? Una cosa stranissima. E ancora più strano è stata la risposta del responsabile del sito dell’Ittf alla domanda: «Perché l’intervista a Sharara è scomparsa dopo due giorni dal sito?». La risposta: «Intervista a Sharara? Non ne so niente». Non solo non sapeva che era scomparsa, non sapeva nemmeno che fosse mai esistita una intervista. Alcuni giornalisti tedeschi si sono messi a ridere, perché il sito della federazione tedesca ha preso quell’intervista e l’ha tradotta, stessa cosa che ha fatto il sito della federazione spagnola. Per cui, quell’intervista sta, oltre che nel blog di Costantini, almeno sui siti delle federazione di Germania e Spagna (in quest’ultima con la doppia versione: inglese e spagnola), ma il responsabile del sito dell’Ittf non ne sa una mazza. E’ tutto molto interessante e, per chi vuol capire, molto chiaro e indicativo di cosa sta succedendo. Comunque, tornerò su quell’intervista con un apposito articolo nei prossimi giorni.

IL COSIDDETTO SPETTACOLO

E’ stata la più brutta Coppa del Mondo non solo per la scarsa partecipazione, ma anche per il gioco che si è visto. Soprattutto adesso che non si può più incollare, si capisce la vera portata dell’introduzione della pallina da 40 millimetri, un autentico obbrobrio per il tennistavolo, un cambiamento che ha portato a una regressione tecnica mai vista in tutta la storia di questo sport. Purtroppo, sono gli stessi rappresentanti del tennistavolo, dal semplice appassionato ai giocatori, di tutti i livelli, a farsi l’autolavaggio del cervello e a convincersi che la pallina da 40 millimetri è «cosa buona e giusta». Faccio una semplice proposta: diciamo che io ho torto, che la pallina da 40 millimetri è buona. Bene, andate a rivedervi i filmati delle partite con la pallina da 38 millimetri, ma dovete andarveli a rivedere sul serio, e poi dite a voi stessi cosa vi piace di più: il vecchio gioco, con le controschiacciate lontano dal tavolo e con i difensori lontani dal tavolo (quelli attuali stanno a due, massimo tre metri, per ovvi motivi), con gli scambi veloci e le traiettorie tese, o vi piace di più il nuovo gioco, con la sparizione della controschiacciata (la pallina si affloscia, come nel badminton se si prova a controschiacciare lontano dal tavolo), con lo scambio «veloce» sul tavolo che somiglia, con le dovute proporzioni, a quelli dell’oratorio, con la pallina che deve alzarsi molto di più rispetto a quella da 38 millimetri e che non può avere la stessa velocità, insomma, come uno scambio lento fra due principianti (di quando la pallina era di 38 millimetri)? Fatevi un esame di coscienza e poi decidete se vi piace il vero tennistavolo o se siete pronti per andare a giocare a bocce o a calciobalilla, o persino per i tornei di scopone.

LA GARA - I GIRONI

Sono davvero pochi gli incontri interessanti nei gironi. Il migliore è quello fra Ma Long e Joo Se Hyuk, vinto dal cinese con un po’ d’affanno. Ai Mondiali individuali di Zagabria, nel 2007, Ma Long aveva perso con Joo Se Hyuk, stavolta vince, anche se deve andare al settimo set. Comunque, non deve mai rincorrere l’avversario. Joo Se Hyuk conferma l’assurdità della decisione dei dirigenti sudcoreani di fare una eliminatoria interna per il terzo uomo all’Olimpiade, da lui persa, perché con lui in squadra la Corea del Sud sarebbe arrivata facilmente in finale. Ma Long appare più maturo, attacca sempre sparato, ma ha ancora qualche indecisione, che risulterà più grave nella semifinale contro Boll, e sbaglia molte volte i movimenti laterali, fatto davvero strano per un cinese. Diciamo che, più che sbagliarli, si fa prendere in contropiede e va fuori tempo quando, una volta preparatosi per l’attacco di diritto dal lato del rovescio,
l’avversario riesce a indirizzare la palla dall’altra parte, in quei casi Ma Long nemmeno riesce a raggiungere la palla e si vede chiaramente che rinuncia addirittura a inseguirla. Probabilmente, è una fase di evoluzione del suo gioco che gli porta qualche scompenso tattico. Resta il fatto che Ma Long è il cinese che attacca più di tutti i suoi compagni di nazionale. La partita con Maze nemmeno si può commentare, enorme la sproporzione, col danese che appare di almeno due categorie (e sono pietoso nei suoi confronti) inferiore. Stessa cosa fra Joo Se Hyuk e Maze. Poi, sia pure in maniera confidenziale, capita di parlare con i giocatori asiatici e il loro commento è uno solo: «Ma in Europa non ci sono più giovani forti». L’unico potrebbe essere Ovtcharov. Dico «potrebbe» perché, come ho già fatto notare, le sue qualità di base sono rese vane da uno sviluppo tecnico inesistente. In pratica, Ovtcharov dà fastidio agli avversari solo quando riesce a fare un gioco di potenza, con mazzate di diritto e rovescio. Non appena l’avversario accorcia il gioco o attacca per primo, con palle veloci, ecco che Otcharov non sa più cosa fare, chiaro segno che gli manca un tecnico in grado di addestrarlo nel gioco corto, nel cambio di velocità. Resta il fatto che contro Yoo Seung Min si prende un’altra bastonata, 0-4, dopo quella in Coppa Campioni di una settimana prima. Poi, riesce a qualificarsi, a stento (due 4-3), contro due vecchietti come Saive, contro il quale rischia davvero di perdere, e Li Ching. E questo è il miglior giovane europeo. Ma il discorso è sempre lo stesso: non solo non ci sono tecnici bravi, non solo non c’è voglia di sacrificarsi, ma se l’Ittf ogni tanto escogita una regola per favorire gli europei contro i cinesi ecco che i giovani europei dicono: «E chi me la fa fare di lavorare, c’è l’Ittf che penserà a regalarmi una medaglia». Non sto esagerando, è proprio così. Brutte partite, insomma, nei gironi. Wang Hao appare in pessima forma ed è lui stesso a dire che, dopo l’Olimpiade, praticamente non si è allenato più. Tutti i campioni olimpici cinesi di tutti gli sport, infatti (Wang Hao è olimpionico a squadre), per un mese sono andati in giro per la Cina fra feste, cerimonie e premiazioni. Davvero non hanno avuto il tempo per allenarsi, e nemmeno la voglia. Vince, ma ha problemi con Schlager, non è veloce negli attacchi e controlla male la palla. In più, non essendosi allenato quasi mai, è ancora più penalizzato dalla mancanza della colla, perché ha fatto solo una gara con questo sistema, gli Open di Cina a Shanghai, perdendo nettamente da Hao Shuai. Comunque, è troppo più forte e vince anche se gioca male. Schlager, grazie alla sua esperienza, si qualifica battendo Chuan Chih Yuan. Nel girone di Boll, è Kreanga a dare spettacolo, battendo il tedesco, mentre Toriola, già in luce a Pechino, appare a suo agio senza la colla: veloce nel colpi senza essere potente, sfrutta al massimo la ridotta potenza degli avversari, ribatte tutto e, grazie alla rapidità negli spostamenti, va in anticipo nella chiusura dell’azione. Lo stesso Kreanga, contro di lui, è in difficoltà, non riesce a chiudere e deve inseguire la pallina dopo essersi sbilanciato con i suoi colpi d’attacco, sbilanciamento maggiore proprio perché Kreanga si deve «sbracciare» più di prima per dare forza alla pallina. Alla fine, batte Toriola, ma è una vera sofferenza. Gao Ning, invece, proprio perché è un giocatore potente, non riesce proprio a giocare e perde tutti gli incontri.

LA GARA - IL TABELLONE PRINCIPALE

Wang Hao si trova di fronte Ovtcharov e ha un problema preliminare: ben due racchette non passano il controllo, non perché viene trovata colla, ma perché lo spessore è eccessivo. La terza racchetta, infine, viene giudicata buona. Buon per lui che se ne è portate tre. E’ stato previdente perché i giocatori sono solo due, uno pennaiolo e uno all’europea. Così, Wang Hao non poteva sperare di prendere in prestito, eventualmente, la racchetta di Ma Lin. Perciò, se ne è portate tre. In proposito, ricordo una cosa curiosa e interessante. Agli Open di Svezia di una decina di anni fa, Wang Liqin rimase senza racchetta perché entrambe quelle che aveva furono bocciate dagli arbitri. Non gli restò altro da fare che prendere la racchetta di Feng Zhe, pennaiolo, per giocare contro il danese Monrad. Quindi, provate a immaginare Wang Liqin, che fa un topspin tutto di potenza, impugnare una racchetta col manico corto, visto che era di un pennaiolo, che gli sfuggiva di mano quando forzava i colpi. Fu un supplizio per lui, ma riuscì comunque a vincere. Torniamo al presente. Wang Hao gioca con la terza racchetta, che non aveva provato per niente, ed è in condizioni di forma pessime, si trova in difficoltà all’inizio, vince a stento il primo set, facile il secondo, perde il terzo e poi chiude. Ovtcharov, nonostante Wang Hao abbia tutte queste difficoltà, non riesce mai a imporre il suo gioco, subisce l’iniziativa e va avanti grazie agli errori di Wang Hao e a qualche palla potente che riesce a mandare dall’altra parte quando Wang Hao non controlla il palleggio: davvero troppo poco per il «miglior» giovane europeo. Schlager riesce a imbrigliare Ma Long nel secondo e nel terzo set, ma poi deve cedere agli attacchi veloci del cinese. Boll, contro uno Yoo Seung Min meno veloce del solito, ha vita facile, e comunque, come dicevo prima, è un giocatore contro il quale si è sempre trovato bene, tanto da averci perso solo una volta. Kreanga continua a dare spettacolo, stavolta contro Joo Se Hyuk, un’altra delle pochissime belle partite di questa Coppa del Mondo.

LA GARA - LE SEMIFINALI

In semifinale, arriva una sorpresa, quella di Boll contro Ma Long. Intanto, Wang Hao, sempre lento e impacciato in molte occasioni, deve prima prendere le misure a Kreanga, poi, una volta preso il giusto ritmo, anticipa costantemente l’avversario e non c’è più storia. Kreanga ha comunque movimenti più larghi, Wang Hao col suo block spezza il ritmo, la partita si decide così. Diversa la situazione di Ma Long, che, al contrario di Wang Hao, ha avuto più tempo per abituarsi al gioco senza colla, non avendo partecipato all’Olimpiade, ha continuato ad allenarsi e, soprattutto, ha più fame di vittoria rispetto al compagno di nazionale. Anche se perde il primo set con Boll, mostra un gioco nettamente superiore al tedesco. E’ quasi sempre lui il primo ad attaccare, anche se non prende le misure giuste all’inizio. In particolare, invece di variare gli attacchi sui due lati, insiste quasi sempre sul rovescio di Boll (che è il suo colpo migliore, come ho sempre sostenuto) che può contraccare facilmente. In effetti, Boll vince il primo set tutto di contrattacco e tutto con palle piazzate nell’angolo opposto a quello sul quale si è sbilanciato Ma Long nel sua frenesia offensiva. Poi, Ma Long comincia a forzare la prima palla d’attacco, va anche nella direzione del diritto di Boll e comunque continua con una pressione costante. Poco alla volta, Boll cede, la sua difesa si sgretola e Ma Long ha il dominio del gioco. In vantaggio 3-1, però, Ma Long impazzisce, sparacchia alcune palle d’attacco, si ritrova sotto, si innervosisce e riprende con i soliti errori di inizio partita. Boll non si fa pregare, ricomincia a piazzare palle di contrattacco e alla fine riesce ad attaccare lui per primo. Ma Long, che poteva e doveva chiudere 4-1 senza problemi, si ritrova sconfitto. Una lezione per lui, anche se il significato tecnico non cambia: sul piano del gioco e della tecnica, è di un altro livello rispetto a Boll.

LA GARA - LE FINALI

La finale per il terzo posto è una formalità. Ma Long liquida Krenga senza problemi. A gioco aperto, lui è più veloce e ha movimenti più corti che gli permettono traiettorie più angolate e anticipi che mandano fuori tempo Kreanga. La finale per il titolo è molto brutta. Wang Hao conferma il cattivo stato di forma, ma, nonostante ciò, potrebbe chiudere 4-0 senza storia. Sciupa vantaggi e setball nel terzo set, poi va avanti quasi senza problemi, tranne che nel finale, quando rischia di sprecare ancora, con alcuni errori clamorosi che fanno riavvicinare un già rassegnato Boll. Comunque, Wang Hao si mostra nettamente più forte, pur giocando una delle sue peggiori partite. E’ il segno di una abissale differenza di valori. Boll si accontenta del secondo posto, ottenuto grazie al «taglio» delle partecipazioni voluto dall’Ittf e al suicidio tattico di Ma Long. Resta la realtà di un tennistavolo sempre più brutto, di una Coppa del Mondo che di
questo passo sarà ridotta a un torneo di esibizione di terza categoria solo per assecondare la volontà dell’Ittf di regalare podi immeritati e squallidi ai giocatori europei, di una situazione in cui la Cina diventa sempre più una nazione da odiare, invece che un movimento sportivo da studiare e da tentare di imitare (là dove è possibile, senza stravolgere specifiche realtà nazionali), invece che un paese che produce campioni anche da amare, come accade in tanti altri sport in cui gli appassionati sanno amare i campioni indipendentemente dalla nazionalità. Nel tennistavolo, sempre più, c’è spazio solo per l’odio contro i cinesi. Congratulazioni. A soffrirne non saranno i cinesi, ma il tennistavolo.

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A due mesi dalle elezioni

28 Settembre 2008 da Ping Pong Italia · 3 Commenti 

di Spin Doctor
Mancano due mesi all’Assemblea Elettiva di Sangemini e pare opportunoriconsiderare in termini Leggi

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Coppa del Mondo 08

26 Settembre 2008 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

del Drago Rosso

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Allenare il servizio

25 Settembre 2008 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

Il servizio rappresenta una fase di gioco importante, forse la più importante, perché ne determina il suo procedere stesso, vale a dire la strategia di gioco.
E’ un elemento del bagaglio tecnico vivace e dinamico, mai come in questa fase il giocatore ha pieno possesso delle proprie capacità. La caratteristica d’essere vivace e dinamico sta nel fatto che ha molteplici variazioni in termini di rotazione, di velocità, di direzione, di posizione, di profondità e, al contrario d’altri colpi, non è influenzato da nulla se non dall’atleta stesso nel momento in cui lancia la pallina.
Il servizio porta con sé diversi elementi di natura tecnica, tattica e psicologica. In altre occasioni ho espresso la seguente definizione: il servizio è uno stato mentale. Infatti, la componente psicologica, estremamente presente nel ping pong, qui trova la sua massima espressione, basti pensare a quei momenti particolarmente delicati della partita come, ad esempio, il finale di partita o dell’incontro.

Prima di analizzare il servizio dal punto di vista tecnico e tattico, è bene ricordare che il regolamento impone l’esecuzione del servizio in modo corretto altrimenti sanzionato con un avvertimento o peggio con l’assegnazione del punto all’avversario.
Caratteristiche del servizio regolare:
- la palla deve essere posizionata al centro della mano, con il palmo completamente aperto
- nel momento in cui la palla è colpita, essa deve rimbalzare, prima, nel proprio campo e poi, superata la rete, deve rimbalzare nel campo dell’avversario.
- la palla deve essere lanciata verso l’alto in modo verticale senza imprimere rotazioni e deve essere lanciata per un’altezza di almeno 16cm.
- dal momento in cui inizia il servizio, la palla non deve essere nascosta in alcun modo.
- non appena la palla è lanciata, la mano libera non deve frapporsi tra la palla stessa e la rete così da renderla visibile all’avversario.

Caratteristiche tecniche del servizio:
Sia che è giocato con il rovescio, sia con il diritto, il servizio è un colpo come qualsiasi altro, pertanto, per migliorarlo bisogna allenarlo e bene, tanto quanto il topspin o altri elementi del gioco; per una buona esecuzione tecnica, il servizio segue le stesse regole tecniche degli altri colpi ossia preparazione, avvicinamento alla palla, accelerazione e movimento finale.
Ci sono vari modi per eseguire un servizio efficace uno dei quali è l’abilità nel mascherare l’effetto attraverso un movimento quanto più simile possibile.
Per eseguire un servizio efficace occorre tener presente alcuni obiettivi tecnici e tattici, poi vedremo come la parte psicologica andrà ad influirne la qualità.
Il lancio della palla deve essere preciso e senza esitazioni. Un lancio sbagliato potrebbe comprometterne la buona riuscita. Particolarmente importante è il momento del contatto sulla palla. Molti giocatori tendono a lanciare la palla ben oltre i 16cm, talvolta si arriva a vette anche di 2-2.50m (sin dai primi anni ’70, i maestri in questo tipo di lancio sono i cinesi), l’obiettivo è duplice: allungare il tempo di osservazione all’avversario possibilmente distraendolo e sfruttare la velocità di caduta che, unita alla rapidità del gesto tecnico, rende la palla ancor più difficile da “leggere”. Quindi, in questo modo, nel momento del contatto della racchetta sulla pallina, si potrà avere un miglioramento delle qualità del servizio.
L’importanza del momento del contatto è data dalla rapidità con cui si colpisce la palla, tanto più il contatto ed il movimento sono rapidi, quanto più sarà difficile capire il tipo di effetto da parte dell’avversario. Chi serve tenterà, come accennato prima, di confondere l’avversario inducendolo all’errore o rinviando una palla facilmente giocabile.
Se è vero che un avversario può essere confuso dalla qualità (tipo di effetto), è altrettanto vero che può essere confuso anche dalla quantità (rotazione). Ma c’è di più. Colpire la palla in maniera rapida permette anche di inviare la palla in modo inaspettato in una parte o altra del tavolo; infine, ultima caratteristica, dare più o meno profondità al colpo.
In ogni caso un servizio ha 2 obiettivi: riuscire a vincere il punto direttamente con la risposta sbagliata dell’avversario, impostare il proprio gioco.
Per ottenere il miglior servizio possibile è importante l’utilizzo del polso. Proprio per la sua caratteristica molto flessibile, il polso ben si presta a quella rapidità necessaria di cui si diceva poco sopra, infatti nel momento del contatto il polso può rappresentare quella variazione in più delle qualità del servizio tale da renderlo decisamente efficace.
Dovendo quindi gestire la strategia di gioco ci si potrà avvalere di un notevole potenziale tattico quale appunto il servizio con le sue numerose variabili.
L’influenza psicologica gioca un ruolo importante nell’esecuzione del servizio perché potrebbe vanificare la sua efficacia in termini di qualità, quantità dell’affetto, in termini di profondità e di direzione.
Naturalmente allenando l’azione del servizio noi creiamo una sorta di condizionamento muscolare ma, in tutti i modi, la questione nervosa e quindi una pressione psicologica elevata, spesso e volentieri ci fa atteggiare nel modo meno opportuno o quanto meno ridurre in efficacia le qualitàstesse del servizio.
Poco fa accennavo al fatto che un servizio non deve presentare esitazioni, la conseguenza, oltre all’inefficacia, quindi scarsa qualità, è quella di facilitare l’avversario a prendere l’iniziativa di gioco.

Allenare il servizio è importantissimo. Il servizio permette a ognuno di noi di esprimersi nel modo più esclusivo e fantasioso possibile. Al di là del gesto tecnico, il mio consiglio è quello, inizialmente, di tenere conto di 2 aspetti o obiettivi qualitativi: l’intensità del servizio in termini di rotazione e la profondità del servizio in termini di lunghezza sul tavolo.
Unito a questi due aspetti bisogna pensare, organizzare e allenare il servizio contestualizzandolo all’azione di gioco che si intende proseguire. Un modo non utile o parzialmente utile è quello di allenare il servizio come un’azione a sé stante, distaccate dal resto del gioco.
Per rendere l’azione del servizio unita alle azioni successive e dunque allo sviluppo del gioco, il ruolo delle gambe e l’azione che seguono dopo aver servito diventano fondamentali. Infatti, subito dopo aver eseguito il servizio, è necessario prendere la propria posizione al tavolo ed essere immediatamente reattivi in base alla risposta dell’avversario e alle intenzioni che ci eravamo prefisse.
Potete vedere qui di seguito la sequenza fotografica tratta da Table Tennis Illustrated dell’ITTF. Potete facilmente vedere che chi serve, in questo caso il coreano Oh Sang Eun, prima ancor che il suo avversario colpisca la palla, si trova già in posizione di attesa, pronto a prendere le decisioni necessarie.

Il movimento delle gambe o dei giusti passi da compiere è considerato davvero importante, poiché un passo sbagliato porta ad una posizione sbagliata e quindi sbilanciata rispetto allo sviluppo del gioco.
Quando vi apprestate ad allenare il servizio potete usare tutta la fantasia che volete tenendo sempre ben presente quelli che sono gli aspetti basilari che sono stati espressi sopra.
 Cercate di ricreare i tempi del servizio, le sue pause, la riflessione che fate durante la gara, questo vi aiuterà a rendere l’allenamento del servizio più proficuo possibile.

Tatticamente il servizio può essere utilizzato per forzare o obbligare l’avversario l’apertura del gioco, ad esempio eseguendo un servizio con rotazione positiva (topspin). Un’altra possibilità è quella di servire con rotazione negativa (backspin) per evitare che l’avversario apra il gioco oppure per invitare l’avversario ad una risposta corta. In ogni caso la profondità o lunghezza della palla è fondamentale: un servizio risulta efficace se il secondo rimbalzo sul campo dell’avversario è, groso modo, sulla linea di fondo. Un’altra terminologia della stessa azione è quando si dice che il servizio esce e non esce, oppure ancora mezzo lungo, nela terminologia inglese viene chiamato “half long or just out”. Questo tipo di servizio indipendentemente dal tipo di effetto non permette all’avversario di prendere l’iniziativa in top ma lo costringe al palleggio o eventualmente al flip.
Ecco un semplice disegno per destri e per mancini che può darvi un’idea,

Un altro utilizzo tattico potrebbe essere rappresentato dal servizio lungo-veloce. Questo tipo di servizio ha 2 finalità: obbligare l’avversario ad un gioco immediatamente aperto, sorprendere l’avversario con un servizio improvviso, rapido, veloce e profondo. Molti giocatori utilizzano questo elemento tattico verso il finale di set quando la tensione nervosa è ai massimi livelli e la pressione psicologica potrebbe fare brutti scherzi.

Per tutte le aplicazioni tattiche, occorre dire che la tipologia della rotazione è determinata dall’impatto della racchetta sulla palla.
La rappresentazione iconografica del tipo di effetto è data dal fatto di immaginare la palla come un orologio, quando la palla è colpita nelle ore 4,5,6 indica un effetto di rotazione sotto, ossia tagliato con diverse intensità.
Se è colpita alle ore 3 la palla assumerà un effetto neutro o nullo.

Un’altra rappresentazione può essere data immaginando la palla come un mappamondo (ai bambini piace più dell’orologio) quindi diremo che se la racchetta colpisce l’equatore avremmo una rotazione pressoché nulla, per contro se colpisce il Polo Sud la palla sarà molto tagliata.

Quando allenate il servizio in modo individuale, analitico, evitate di giocare tanti servizi come se il miglioramento dipendesse dalla quantità ossia dal numero dei servizi giocati. Eseguite il servizio con i tempi ed i movimenti che poi farete in gara. Meglio allenare pochi servizi di qualità piuttosto che tanti servizi di scarsa qualità.

La prossima puntata sulla preparazione tecnica sarà dedicata alla risposta al servizio.

Buon allenamento

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Eccoci qua…

24 Settembre 2008 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

di Ady Gorodetzky
…è ricominciata la stagione dopo circa 3 Leggi

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Chi è la miglior racchetta?

23 Settembre 2008 da Ping Pong Italia · Lascia un commento 

Gentile sportivo,

sabato e domenica 27-28 settembre a Romagnano Sesia, presso il centro polisportivo L’INCONTRO,
la neonata F.I.Ra. (Federazione Italiana Racketlon), in collaborazione Tetasport.com, organizzerà il primo torneo ufficiale di racketlon della sua recente storia.

In particolare:
Sabato 27 Settembre: torneo categoria Beginner
Domenica 28 Settembre: torneo categoria Pro

Il racketlon è l’affascinante disciplina che vede gli appassionati confrontarsi su 4 sport contemporaneamente (Tennis Tavolo, Badminton, Squash e Tennis) e presenta la dinamicità e la poliedricità come sue principali caratteristiche. Oltre naturalmente ad un divertimento assicurato dai continui cambi di… racchetta.
Un incontro di racketlon infatti è composto di quattro sets, uno per ciascuno sport. Ogni set si gioca al 21 senza cambio palla e il vincitore dell’intero incontro è colui che somma il maggior numero di punti totali (e non chi vince il maggior numero di sets).

Il tabellone in entrambe le categorie sarà ad eliminazione diretta e avrà inizio con il ritrovo alle ore 09.00 e terminerà con la finale prevista per le 18.00 in ciascuna giornata. Ci sarà un tabellone di recupero e verranno garantiti almeno due incontri a tutti i giocatori. La manifestazione avrà luogo anche in caso di pioggia.
Oltre al torneo, per tutta la sua durata, esperti di ognuno dei 4 sport saranno a disposizione per delle prove gratuite con materiale fornito dall’organizzazione.
Per gli accompagnatori dei giocatori ci sarà possibilità di un ingresso nella zona piscina e relax del centro sportivo L’INCONTRO.

Per informazioni e iscrizioni:
Gianpaolo Martire
+39.393.91.33.883
iscrizioni@federazioneracketlon.it
Sito di riferimento: www.federazioneracketlon.it

Indicazioni Centro Sportivo
L’ INCONTRO
Via dei Martiri 162
28078 Romagnano Sesia (NO) - Piemonte
Tel. 0163.835.444

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Champions League 08-09

20 Settembre 2008 da Ping Pong Italia · 8 Commenti 

E’ iniziata la Champions League 2008-2009. Come al solito il livello è altissimo e le partite sono tutte difficili da pronosticare.
Per la prima volta volta l’Italia schiera 4 squadre, 2 maschili e 2 femminili appartenenti a due società: Il Circolo e lo Sterilgarda e, sempre per la prima volta una squadra maschile e una femminile hanno schierato tutti atleti non italiani, un record per l’Italia.
Vediamo il dettaglio.
Nel maschile una vinta e una persa. Lo Sterilgarda di Yang Min ha facilmente vinto contro i tedeschi del Frickenhausen mentre Il Circolo Milano di Patrizio Deniso è stato battuto dalla squadra 100% danese del Roskilde per 3 a 2, beffati in finale di gara quando, nella sfida dei 40enni, un non irresistibile Bentsen superava il super player, conteso da mezza Europa, Ma Wenge 11 a 9 nel quinto set. Una sconfitta pesante che potrebbe pregiudicare il proprio cammino.
Nel femminile Il Circolo San Donato di Maurizio Errigo ha perso contro le tedesche del Kroppach. Per Maurizio Errigo che per 4 anni è stato alla guida dello Sterilgarda vincendo 2 Champions League femminili, è stato il primo stop dopo 16 vittorie consecutive vinte appunto in Champions league
Ecco il dettaglio degli incontri


Roskild DEN-Il Circolo Milano 3-2
Maze-Ma Wenge 11-4, 11-7, 9-11, 11-9
Bentsen-Tokic 9-11, 6-11, 2-11
Tugwell-Tosic 4-11, 6-11, 13-11, 9-11
Maze-Tokic 11-6, 11-6, 11-4
Bentsen-Ma Wenge 11-9, 11-6, 7-11, 11-13, 11-9

Muller Frickenhausen-Sterilgarda Castelgoffredo 0-3
Tan Ruiwu-Guo Jin Hao 11-6, 9-11, 11-7, 7-11, 7-11
Steger-Monteiro 15-13, 5-11, 7-11, 12-14
Matsudaira-Bobocica 9-11, 7-11, 11-9, 7-11

Da Sport Week del 20/9

20 Settembre 2008 da Ping Pong Italia · 5 Commenti 


di Gianluca Gasparini
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